Toc e Patòc - Adov Genova
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Toc e Patòc «Lo vedi questo? È un pezzetto del Monte Toc». Così mi ha detto Guido l’altro giorno, mostrandomi un sassolino chiaro. Aveva gli occhi lucidi e, per la prima volta, mi è sembrato molto anziano. Sì, lo so, Guido e Adele sono anziani, ma quando ci parli e ti raccontano dei loro viaggi te ne dimentichi, è come se non avessero età. Invece, mentre Guido mi mostrava quel sassolino e sembrava sul punto di piangere, ecco, in quel momento mi sono ricordato che ha tanti anni più di me. «Il Monte Toc? Proprio la montagna che franò nel lago del Vajont?». Se la ricordano in tanti quella tragedia, anche gente che non era ancora nata. ADOV Associazione Donatori di Voce Genova_Pubblicazione ad uso esclusivo e gratuito di persone con PAGINA 110 Difficoltà Specifiche di Apprendimento ai sensi dell'art. 71bis del Decreto Legislativo 9 aprile 2003 n 86, riproduzione vietata
È successo qui in Italia, in un valle del Veneto, la valle del torrente Vajont, nell’ottobre del 1963. Un uomo molto ricco e prepotente, il conte Vittorio Giuseppe Sade Cinovolpe de Smisuratis, voleva costruire una diga gigantesca, la più grande mai vista, alta come quattrocento uomini uno sull’altro. «Verranno a fotografarla da tutto il mondo!», diceva. «Tutti parleranno della grande diga di quel grand’uomo del conte Sade Cinovolpe de Smisuratis!». Il problema era che la voleva costruire nel posto sbagliato, cioè contro il fianco di una montagna che a guardarla sembrava forte forte – “forte come una roccia” si dice sempre – e invece era debole debole, perché dentro era già tutta sbriciolata. ADOV Associazione Donatori di Voce Genova_Pubblicazione ad uso esclusivo e gratuito di persone con PAGINA 111 Difficoltà Specifiche di Apprendimento ai sensi dell'art. 71bis del Decreto Legislativo 9 aprile 2003 n 86, riproduzione vietata
Infatti il nome del monte, “Monte Toc”, metteva in guardia dal pericolo: da quelle parti, toc vuol dire “pezzo” e patòc vuol dire “marcio”. Tu la costruiresti una diga sotto un monte marcio che cade in pezzi? No, vero? Ma il conte Sade Cinovolpe de Smisuratis ormai si era fatto quell’idea e non sentiva ragioni: la diga si doveva costruire a ogni costo! Serviva per fermare l’acqua in quella gola, creare un lago dove prima non esisteva, far girare tutta quell’acqua nelle turbine di una centrale, velocissima, frrrrrrrrrrrrrrrr, e produrre corrente elettrica, proprio quella che accende le luci nelle case, e fa funzionare la radio, la televisione, il computer, l’asciugacapelli. Sì, il conte faceva questo: vendeva la corrente elettrica, e chiedeva anche un bel po’ di soldi! Se uno voleva leggere di sera, vedere la tv o asciugarsi i capelli col phon, doveva comprare la corrente da quell’uomo. ADOV Associazione Donatori di Voce Genova_Pubblicazione ad uso esclusivo e gratuito di persone con PAGINA 112 Difficoltà Specifiche di Apprendimento ai sensi dell'art. 71bis del Decreto Legislativo 9 aprile 2003 n 86, riproduzione vietata
Nella bolletta che arrivava a casa tutti i mesi c’era scritto: «Devi pagare centoquarantottantamila baiocchi al conte Vittorio Giuseppe Sade Cinovolpe de Smisuratis, altrimenti ti stacchiamo la luce!». A proposito: il conte era diventato ricco grazie ai Biechi Neri e al loro gran capo, Benito il Mascellone. Di lui abbiamo già parlato. Sade Cinovolpe de Smisuratis era suo amico, e Mascellone gli aveva fatto tanti favori. Solo che Mascellone era finito male, mentre il conte se l’era cavata dicendo: «Non è vero che ero amico di Mascellone! Facevo solo finta! In realtà mi è sempre stato antipatico!». In Italia spesso va così, basta dire che facevi finta, e tutti si dimenticano delle cose brutte che hai fatto. Sade Cinovolpe de Smisuratis non volle ascoltare nessun avvertimento, e fece costruire la diga. ADOV Associazione Donatori di Voce Genova_Pubblicazione ad uso esclusivo e gratuito di persone con PAGINA 113 Difficoltà Specifiche di Apprendimento ai sensi dell'art. 71bis del Decreto Legislativo 9 aprile 2003 n 86, riproduzione vietata
Per costruirla, fece togliere le terre a molti contadini dei dintorni, dicendo che quella terra serviva per metterci la diga e quindi per la “pubblica utilità”. Mandava le guardie coi fucili, e i contadini dovevano lasciare le loro case. Una donna coraggiosa che scriveva su un giornale e si chiamava Tina Merlin protestò, disse che quel che stava succedendo era brutto, grave e pericoloso. Disse: «Qui viene giù la montagna!». Ma nessuno la ascoltò, a parte gli abitanti dei due paesi più vicini, Erto e Casso, che protestavano perché non volevano la diga. Ma chi erano i poveri abitanti di Erto e Casso, chi era Tina Merlin, di fronte al potente e ricchissimo Vittorio Giuseppe Sade Cinovolpe de Smisuratis? La diga si fece, e l’acqua formò un nuovo lago. Poco tempo dopo, in Italia si decise che la corrente elettrica non la poteva più produrre né vendere il primo che passava, ADOV Associazione Donatori di Voce Genova_Pubblicazione ad uso esclusivo e gratuito di persone con PAGINA 114 Difficoltà Specifiche di Apprendimento ai sensi dell'art. 71bis del Decreto Legislativo 9 aprile 2003 n 86, riproduzione vietata
ma poteva farlo una sola azienda di proprietà pubblica, cioè (così si dice sempre) “di tutti gli italiani”, che venne chiamata ENEL. Il nome voleva dire “Ente Nazionale per l’Energia Elettrica”. Chi possedeva una centrale per produrre la corrente, ora doveva venderla all’ENEL. Lo fece anche Sade Cinovolpe de Smisuratis, che ci guadagnò un sacco di soldi, quindi gli andò comunque bene. Una sera, metà del Monte Toc si staccò e cadde in quel lago e alzò un’onda d’acqua gigantesca, alta come un palazzo di cinquanta piani e potente come due bombe atomiche. L’onda scavalcò la diga, si divise in due, da una parte colpì alcuni villaggi di montagna, dall’altra corse giù, a valle, brrrrruuuuuuuummmmmmmmmmm, e spazzò via un’intera cittadina, Longarone, e altri paesi dei dintorni. ADOV Associazione Donatori di Voce Genova_Pubblicazione ad uso esclusivo e gratuito di persone con PAGINA 115 Difficoltà Specifiche di Apprendimento ai sensi dell'art. 71bis del Decreto Legislativo 9 aprile 2003 n 86, riproduzione vietata
Era già ottobre, ma quella sera faceva caldo, a Longarone la gente era per strada a mangiare il gelato o nei bar a guardare una partita di calcio, Real Madrid contro Glasgow Rangers. Tre minuti dopo, al posto delle case, dei negozi, delle piazze non c’era più niente, solo una spianata di fango. Morirono duemila persone. Ma eravamo rimasti a Guido che mi mostrava quel sassolino, e a me che gli chiedevo se era proprio un pezzo di quel Monte Toc. «Sì, proprio quello», mi ha risposto Guido. «Io e Adele c’eravamo». «Quando? Proprio il giorno del disastro?». «Siamo arrivati il giorno dopo. Come tanti, volevamo aiutare quella gente, fare quel che si poteva… Ma ormai, quel che si poteva fare era poco. Avevo appena compiuto diciotto anni, Adele ne aveva sedici. Eravamo già fidanzati. ADOV Associazione Donatori di Voce Genova_Pubblicazione ad uso esclusivo e gratuito di persone con PAGINA 116 Difficoltà Specifiche di Apprendimento ai sensi dell'art. 71bis del Decreto Legislativo 9 aprile 2003 n 86, riproduzione vietata
Non me la dimentico più, quella mattina: non avevo ancora sentito la radio, è squillato il telefono ed era Adele, che viveva ancora coi suoi genitori. Stava piangendo, mi ha detto: “Hai sentito? Longarone non c’è più!”. A Longarone c’eravamo stati proprio quell’estate, l’avevamo passata camminando sui monti, nei boschi. La diga l’avevamo vista e ci aveva messi di malumore, in quel mostro di cemento c’era qualcosa che non andava… E adesso Longarone era distrutta. Mettemmo poche cose negli zaini e prendemmo il primo treno, poi una corriera fino al luogo del disastro… La gente che piangeva, il fango che copriva tutto… Fu uno dei giorni più terribili della mia vita». Non tutte le storie sono belle, ma certe storie brutte vanno raccontate. ADOV Associazione Donatori di Voce Genova_Pubblicazione ad uso esclusivo e gratuito di persone con PAGINA 117 Difficoltà Specifiche di Apprendimento ai sensi dell'art. 71bis del Decreto Legislativo 9 aprile 2003 n 86, riproduzione vietata
Il conte Vittorio Giuseppe Sade Cinovolpe de Smisuratis disse che non era stata colpa sua, e neanche della diga: «Non è mica venuta giù la diga! È venuta giù la montagna. Quindi è colpa della montagna. E poi, io non c’entro più niente, la diga l’avevo già venduta! Anzi, a dirla proprio tutta, quella diga mi è sempre stata antipatica. Dicevo di volerla costruire, ma facevo finta». E così, se la cavò pure quella volta. Spesso in Italia va in questo modo, finché non arriva un Dolcino, non arriva una Margherita che dice: «No, non deve andare così, i prepotenti non possono passarla sempre liscia! Tutti insieme possiamo farcela, e costruire un mondo dove queste cose non accadranno più». Per costruire quel mondo può servire anche un sasso, un sasso tenuto come ricordo di un giorno brutto, e di una storia brutta che va raccontata. A Tina Merlin, 1926-1991 ADOV Associazione Donatori di Voce Genova_Pubblicazione ad uso esclusivo e gratuito di persone con PAGINA 118 Difficoltà Specifiche di Apprendimento ai sensi dell'art. 71bis del Decreto Legislativo 9 aprile 2003 n 86, riproduzione vietata
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