THE NEVER ENDING STORY - Waypath - Ricky Allman 21/12/2020

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THE NEVER ENDING STORY - Waypath - Ricky Allman 21/12/2020
OUTLOOK STRATEGY                  21/12/2020

                     Waypath - Ricky Allman
                              Cristiana Couceiro

  T HE N EVER E NDING S TORY
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OUTLOOK STRATEGY                                                             21/12/2020

THE NEVER ENDING STORY
                   Si avvia a conclusione l’anno più disruptive della storia dei mercati. La
                   crisi sanitaria ha spinto le banche centrali a violare i confini

2020
                   immaginabili della politica monetaria innondando i mercati per valori
                   riportati al GDP superiori al 126% nel caso della BoJ, del 55% BCE,
                   del 34,7 PBoC e del 32,9% Fed. Insieme le quattro banche
                   capitalizzano attivi per stimoli prossimi ai 30 trilioni di dollari.

Se le banche centrali hanno ritenuto necessario intervenire per stimolare i mercati,
significa che le basi su cui è stato costruito il rialzo degli attivi non sono del tutto
solide. Verosimilmente le loro criticità costituiscono i mattoni su cui detti rialzi sono
stati edificati.

Siamo tutti impressionati dalle risposte fin troppo accondiscendenti degli investitori.

Il ritorno della volatilità in apertura di settimana benché motivata dai rinnovati timori
sull’evoluzione del Covid, appare determinata dal bisogno di prendere beneficio dopo il
rally dell’ultimo mese. Ci sembra più appropriato pensare che i veri giochi si faranno il
prossimo anno sulla scorta degli effetti prodotti dalla diffusione dei vaccini, il Covid
rappresenta ormai un termine noto e scontato nei suoi aspetti dirompenti.

Soprattutto giocherà la sostenibilità della crescita in molte aziende che ad oggi
manifestano criticità sulla tenuta dei conti, sul livello di indebitamento e, come
conseguenza diretta, sulle insolvenze anche in alcune imprese statali (Cina) che gli
investitori avevano supposto fossero implicitamente garantite dal governo centrale.Il
rapporto di indebitamento statale, piuttosto contenuto, consente alla PBoC di
intervenire e di continuare ad immettere liquidità nel sistema.

In generale sono aumentate le aziende il cui livello di Ebit consente a fatica di
remunerare il servizio del debito.

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WLADEMIR BIASIA >                                                  CHIEF INVESTMENT ADVISOR

Il numero crescente delle cosiddette zombie firms, definite come imprese che non sono
in grado di coprire il servizio del debito con i margini correnti per un prolungato
periodo, sta attirando sempre più l'attenzione dei regulators del mondo accademico e
quello politico. Diversi dati da noi analizzati, tra cui le statistiche della Banca dei
Regolamenti Internazionale,     riportano per l’area OCSE che il 16% delle aziende
corrisponde a queste caratteristiche.

Sono aziende      per le quali l’incremento dei ricavi serve non per aumentare gli
investimenti, quanto piuttosto per sostenere il debito.

Il fenomeno non riguarda esclusivamente il mondo corporate, ha a che vedere
direttamente anche con i bilanci pubblici.

L’aumento dei disavanzi fiscali e dell’indebitamento ha superato di gran lunga i rapporti
che nel 2011 aveva scatenato la crisi dei debiti sovrani. Oggi oltre all’Italia soffrono
paesi come la Francia e la Spagna.

In conseguenza degli accadimenti di questo imprevedibile 2020, nella prima metà del
prossimo anno, la distribuzione del vaccino come antidoto alla crisi sanitaria, sarà
sicuramente al centro della scena. La ripresa economica sarà altrettanto al centro
dell'attenzione poiché le imprese , soprattutto le PMI, riprenderanno le attività più
fisiche legate alla socialità quali ad esempio i viaggi e il turismo.

Proprio come la crisi finanziaria del 2008 è stata un punto di svolta per l'economia, la
pandemia COVID-19 ha cambiato il corso della storia umana. Il caos può generare
opportunità anche se la disoccupazione ha raggiunto livelli record. Le cose torneranno
"normali"? Come hanno dimostrato i numerosi colpi di scena dello scorso anno, il
nostro mondo complesso e interconnesso è tutt'altro che statico. Il prossimo cigno
nero è sempre dietro l’angolo.

Certamente i mercati non esprimono correttamente i loro fondamentali. Le banche
centrali lo sanno, noi, mercato, lo sappiamo. Le banche centrali sanno che noi lo
sappiamo; noi sappiamo che loro sanno che noi sappiamo. E’ per questo che non hanno
esitato a farci sapere che loro faranno tutto il necessario per evitare crisi di liquidità nel
sistema. La storia degli stimoli rischia di rivelarsi infinita.

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WLADEMIR BIASIA >                                                 CHIEF INVESTMENT ADVISOR

Riprenderemo queste fondamentali interlocuzioni nell’outlook 20/21 che stiamo
elaborando e che pubblicheremo dopo Capodanno.

Questo report sarà quindi più sintetico rispetto ai precedenti.

Ci limitiamo quindi a delineare una conclusione di questo 20/20, limitando le nostre
valutazioni ad un quadro tecnico in cui prevarranno le prese di beneficio su tutte le
attività che hanno beneficiato del rialzo nell’ultimo trimestre. Sui mercati azionari
dovremmo assistere ad un consolidamento che farà leva sulla tenuta di area 3500 di
Standard & Poor 500 e di 3400/3350 di Eurostoxx 50. Il comportamento dei due indici
polarizzerà, per USA ed UE, l’andamento della tendenza dominante in preparazione per
il 20/21.

In un frangente governato da un’attività più conservativa anche l’euro dovrebbe
consolidare i guadagni. Contro dollaro ci aspettiamo che l’area 1,21/1,2070 faccia da
pavimento e definisca una prima linea di spartiacque tra l’attuale range e quello che
delimita la tenuta strutturale del trend positivo dell’euro definito da area 1,20/1,1950.

Il mercato potrebbe necessitare di correggere verso la parte inferiore del quadro
tecnico, stemperando l’eccesso di comprato per ristabilire l’equilibrio utile a ritrovare la
forza necessaria per tentare la scalata ai massimi del 2018. Le condizioni di
ipercomprato statistico imporrebbero questa mossa, favorendo un riassetto generale.

In ogni caso, fintantoché il sostegno 1,20/1,1950 conterrà le eventuali prese di
beneficio, dovremmo privilegiare la forza dell’euro nelle valutazioni strategiche. La BCE
che tanto aveva alzato la voce nei confronti dell’apprezzamento indesiderato del
rapporto sul dollaro, ha perso convinzione. Crediamo che la conseguente perdita di
competitività del manifatturiero dell’Eurozona si farà sentire e di conseguenza anche la
Banca Centrale. Questo processo alimenterà ulteriori aspettative e per stimoli monetari
e fiscali. Attendiamo la verifica del Recovery Fund e l’azione dei governi, anche se in
loro vece prevarrà ancora l’azione della BCE.

Di conseguenza pensiamo che a breve i bond continueranno a beneficiare della
domanda (mercato + QE). Sul tratto lungo della curva il 10 anni Germania dovrebbe
collaudare il nostro target 20/20 a -0,70%. Il 10 anni Italia, dopo una pausa attorno
quota 0,50%, tenderà a scendere verso lo 0% e questa non è più una novità.

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