Corrosione sotto sforzo (Stress Corrosion Cracking SCC)

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Corrosione sotto sforzo (Stress Corrosion Cracking SCC)
Corrosione sotto sforzo

                     Corrosione sotto sforzo
                (Stress Corrosion Cracking SCC)

                                  F. Iacoviello
                       Università di Cassino- Di.M.S.A.T.

                   Via G. di Biasio 43, 03043 Cassino (FR)
                              Tel. 07762993681
                              Fax. 07762993733
                        E-mail: iacoviello@unicas.it

Francesco Iacoviello                                         Università di Cassino
Corrosione sotto sforzo (Stress Corrosion Cracking SCC)
Corrosione sotto sforzo

       La corrosione sotto sforzo è quella modalità di danneggiamento che comporta la rottura fragile del
componente per sollecitazioni di trazione piuttosto basse , nel caso in cui il manufatto sia esposto ad
alcuni ambienti, anche non particolarmente aggressivi. I principali meccanismi sono:
• Scorrimento-dissoluzione: l’avanzamento della cricca avviene grazie ad una dissoluzione anodica
estremamente localizzata. Le pareti della cricca sono protette da un film (solitamente ossido) che, a causa
della deformazione del metallo, risulta interrotto all’apice della cricca.
                                             Superficie ricoperta
                                             da film di ossido                      Superficie ricoperta
                                                                                    da film di ossido
                     Piano di scorrimento attivo
                                                    Piano di scorrimento attivo

                             INNESCO                                       PROPAGAZIONE
• Clivaggio indotto nel film: in questo modello la cricca avanza con velocità molto elevate per distanze
piccole (100 nm) grazie alle caratteristiche particolari di un film superficiale che presenta una
nanoporosità o una modifica della composizione chimica.
                  Cricca da
                  tensocorrosione                     Cricca fragile

               Strato nanoporoso                              Arrotondamento
                                                              plastico dell’apice   Segno di arresto della
                                                                                    cricca (striatura)

• Infragilimento da idrogeno.

Francesco Iacoviello                                                                               Università di Cassino
Corrosione sotto sforzo (Stress Corrosion Cracking SCC)
Corrosione sotto sforzo

       I fenomeni di corrosione sotto sforzo “classici” (ad esempio ottone in ambienti umidi
contenenti ioni ammonio) avvengono per basse sollecitazioni e ad elevate velocità di
avanzamento (da 10-9 a 10-6 m/s, ovvero da 0,1 a 100 mm/giorno. La velocità di avanzamento
della cricca varia con il KI applicato secondo l’andamento in figura.

Si evidenzia la presenza di un valore di soglia
del KI, denominato KISCC, e la velocità di
avanzamento nella regione II, praticamente
costante.
Gli acciai inossidabili austenitici hanno, in
ambienti contenenti cloruri a temperatura
superiore a quella ambiente, un valore molto
basso di KISCC (inferiore ad 1 MPa√m), mentre
gli acciai inossidabili austeno-ferritici (duplex)
sono caratterizzati da un valore di KISCC da 3 a
10 volte più elevati.

Francesco Iacoviello                                                      Università di Cassino
Corrosione sotto sforzo (Stress Corrosion Cracking SCC)
Corrosione sotto sforzo

      Le rotture per corrosione sotto sforzo sono macroscopicamente fragili. L’analisi al
microscopio elettronico a scansione mostra che le cricche possono essere sia intergranulari, che
transgranulari con clivaggio.

                                        Frattura intergranulare

Francesco Iacoviello                                                      Università di Cassino
Corrosione sotto sforzo (Stress Corrosion Cracking SCC)
Corrosione sotto sforzo

      Le rotture per corrosione sotto sforzo sono macroscopicamente fragili. L’analisi al
microscopio elettronico a scansione mostra che le cricche possono essere sia intergranulari, che
transgranulari con clivaggio.

                                        Frattura transgranulare

Francesco Iacoviello                                                      Università di Cassino
Corrosione sotto sforzo (Stress Corrosion Cracking SCC)
Corrosione sotto sforzo

      Le rotture per corrosione sotto sforzo sono macroscopicamente fragili. L’analisi al
microscopio elettronico a scansione mostra che le cricche possono essere sia intergranulari, che
transgranulari con clivaggio.

              Acciaio duplex con rottura per clivaggio della ferrite e morfologia duttile per l’austenite

Francesco Iacoviello                                                                           Università di Cassino
Corrosione sotto sforzo (Stress Corrosion Cracking SCC)
Corrosione sotto sforzo

      Le rotture per corrosione sotto sforzo sono macroscopicamente fragili. L’analisi al
microscopio elettronico a scansione mostra che le cricche possono essere sia intergranulari, che
transgranulari con clivaggio.

                                Striature in una rottura transgranulare

Francesco Iacoviello                                                       Università di Cassino
Corrosione sotto sforzo (Stress Corrosion Cracking SCC)
Corrosione sotto sforzo

     Le principali variabili metallurgiche nel fenomeno della corrosione sotto sforzo sono:
 • Composizione della soluzione solida: questo fattore controlla la resistenza alla corrosione sotto
 sforzo negli ottoni, negli acciai inossidabili austenitici in soluzioni calde contenenti cloruri e nelle
 leghe di metalli nobili. In tutti questi sistemi la perdita selettiva di elementi di lega domina il
 meccanismo di SCC.
 • Segregazione a bordo grano;
 • Trasformazioni di fase e presenza di zone associate povere di soluto: La presenza di
 seconde fasi, spesso utilizzate per incrementare il comportamento meccanico della lega, ha una
 notevole influenza nel caso di infragilimento da idrogeno.
 • Strutture duplex: la differente composizione
 chimica delle due fasi presenti (ad esempio austenite e
 ferrite) comporta differenti valori ottimali del
 potenziale di SCC (più alto per γ, più basso per α); ciò
 implica che all’apice della cricca almeno una delle due
 fasi non si trova in condizioni critiche per la SCC
 • Lavorazione a freddo: la lavorazione a freddo
 riduce la duttilità e la tenacità a frattura, ma non
 necessariamente riduce il KISCC o aumenta la
 velocità di SCC.

Francesco Iacoviello                                                                Università di Cassino
Corrosione sotto sforzo (Stress Corrosion Cracking SCC)
Corrosione sotto sforzo

     Ci sono almeno 5 condizioni elettrochimiche che possono portare ad un attacco per SCC,
 a condizione che il materiale si trovi in una condizione metallurgica suscettibile:
 • Uno stato di imperfetta passività vicino ad una transizione attivo-passivo;
 • Uno stato di lento attacco localizzato indotto dalla presenza dei cloruri (negli acciai
 inossidabili, leghe di Al e di Ti);
 • Uno stato di superfiale impoverimento degli elementi di lega con un conseguente strato di
 ossido non continuo (ad esempio parecchie leghe a base di Au in molte soluzioni acquose);
 • La formazione di un film superficiale inusuale (per esempio nitruri che si formano su un
 acciaio in ammoniaca anidra).
 • Uno stato attivo in cui si ha la penetrazione di idrogeno (negli acciai altoresistenziali, oppure
 negli acciai a media resistenza in ambienti contenenti H2S)

                                                                       Zone di attacco
                                                                          per SCC

Francesco Iacoviello                                                          Università di Cassino
Corrosione sotto sforzo (Stress Corrosion Cracking SCC)
Corrosione sotto sforzo

Francesco Iacoviello    Università di Cassino
Infragilimento da idrogeno

                              Infragilimento
                                    da
                                 idrogeno

                                  F. Iacoviello
                       Università di Cassino- Di.M.S.A.T.

                   Via G. di Biasio 43, 03043 Cassino (FR)
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Francesco Iacoviello                                         Università di Cassino
Infragilimento da idrogeno

   Viti a testa cilindrica da una valvola a sfera che mostra una frattura da infragilimento da idrogeno.
   Esposta a condizioni atmosferiche in ambiente marino, si è avuto corrosione e frattura. La vite di
   sinistra è stata sottoposta ad infragilimento da idrogeno per tutta la sua sezione, mentre la vite di
   destra ha avuto un innesco dovuto ad infragilimento da idrogeno, seguito da una rottura per
   sovraccarico. Entrambe le cricche si innescano dalla parte bassa della foto.

Francesco Iacoviello                                                                 Università di Cassino
Infragilimento da idrogeno

Superficie di frattura della vite infragilita da idrogeno osservata al SEM (1000X). La frattura intergranulare e
la presenza di cricche secondarie sono caratteristiche dell’infragilimento da idrogeno. La presenza di un
attacco da pitting è dovuto alle operazioni di pulizia effettuate con l’obbiettivo di rimuovere l’ossido.

Francesco Iacoviello                                                                   Università di Cassino
Infragilimento da idrogeno

     Superficie di frattura di un’ancora per nave in acciaio ad elevato tenore in C, rotta per
   infragilimento da idrogeno in corrispondenza di una saldatura

Francesco Iacoviello                                                        Università di Cassino
Infragilimento da idrogeno

      Cricche da infragilimento da idrogeno in una saldatura di un’ancora per nave

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Infragilimento da idrogeno

    Deposizione di solidi e corrosione per attacco da idrogeno in un tubo per caldaia in
    acciaio al carbonio

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Infragilimento da idrogeno

 Foto con contrasto mediante interferenza Nomarski di un acciaio inossidabile 17-4PH
 ricoperto con carburo di tungsteno sinterizzato. L’infragilimento da idrogeno si è innescato
 all’interfaccia metallo base-strato di carburo.

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Infragilimento da idrogeno

   Superficie di frattura di una vite a testa cilindrica di durezza HRC 42 con innesco dovuto
   ad infragilimento da idrogeno . La vite lavorava in aria.

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Infragilimento da idrogeno
    Infragilimento da idrogeno della vite nella foto superiore. Le inclusioni sono particelle di
    ossidi di alluminio.

Francesco Iacoviello                                                        Università di Cassino
Infragilimento da idrogeno

   L’infragilimento da idrogeno comporta una perdita di proprietà
   meccaniche di un metallo che può manifestarsi in modo diverso
   in relazione alle condizioni ambientali in cui si sviluppa.
   L’infragilimento da idrogeno può essere classificato in:

                       • Hydrogen Assisted Cracking
                       • Sulfide Stress Cracking
                       • Hydrogen Blistering
                       • Hydrogen Attack
                       • Stress Corrosion Cracking

Francesco Iacoviello                                       Università di Cassino
Infragilimento da idrogeno

 Hydrogen assisted cracking
 Si ha in seguito all’assorbimento dell’idrogeno nel metallo e alla
 concomitante azione di carichi o tensioni residue. Gli acciai più
 resistenti sono quelli più suscettibili. Gli effetti risultano reversibili
 Si manifesta con una riduzione di Rm, A% e Z%.
 Nel caso in cui l’idrogeno è inizialmente presente nel metallo
 (idrogeno “interno” si parlerà di “frattura differita”. La suscettibilità
 alla rottura diminuisce con l’aumento di T e si stabilizza sopra i
 70°C.
 Nel caso in cui l’idrogeno viene assorbito dopo la messa in opera si
 parlerà di “hydrogen induced cracking” (nel caso di idrogeno gassoso
 ad alta pressione) o di “stress corrosion cracking” (nel caso di errata
 protezione catodica).

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Infragilimento da idrogeno

 Sulfide Stress Cracking
 Si ha in seguito all’azione combinata di tensione e corrosione in
 ambiente contenente acido solfidrico. Si manifesta con la frattura
 fragile del materiale. In presenza di idrogeno solforato penetra una
 percentuale molto più alta di idrogeno rispetto ad ambienti
 debolmente acidi per effetto catalitico del solfuro di ferro.
 Fe + H2S → FeS + 2Hads
 La riduzione del pH aumenta la velocità di rottura, mentre
 l’incremento di temperatura la ritarda.
 Si ha nell’industria petrolifera, nell’estrazione e nel trasporto di gas e
 petrolio greggio, e nelle successive fasi di raffinazione.
 La frattura è spesso transgranulare con clivaggio.

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Infragilimento da idrogeno

 Hydrogen Blistering
 Si ha in seguito alla ricombinazione degli atomi di idrogeno assorbiti
 in corrispondenza di discontinuità come inclusioni, con formazione
 di H2 molecolare ad elevata pressione e conseguente delaminazione.
 Si manifesta nei serbatoi di stoccaggio di gas e di petrolio, nei
 reattori, nei processi di raffinazione, nelle tubazioni saldate (a
 contatto con miscele contenenti acido solfidrico).
 Si ha un insieme di fratture interne nelle quali cricche che si
 propagano lungo i piani di laminazione si uniscono a cricche
 trasversali.

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Infragilimento da idrogeno

 Hydrogen Attack
 Si manifesta con una decarburazione locale dell’acciaio, con
 perdita della resistenza dovuta ai carburi o formazione di cricche
 per l’azione del metano sotto pressione a bordo grano. Si può avere
 una diminuzione del 60% di Rm e del 30% della duttilità.
 A T>220°C si possono avere reazioni di decarburazione tipo:

 Fe3C + 2H2 → 3Fe + CH4
                        (gas)

 La soluzione del problema consiste nell’impiego di acciai
 bassolegati contenenti elementi suscettibili di formare carburi (Cr,
 Mo, Nb).

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Infragilimento da idrogeno

 Stress Corrosion Cracking
 Si ha nel caso di ambiente aggressivo in presenza di sollecitazioni di
 trazione. Il processo si svolge secondo tre fasi:
 • sviluppo della reazione di riduzione degli ioni idrogeno all’apice
 della cricca
 • assorbimento localizzato dell’idrogeno
 • Infragilimento del metallo con formazione di fasi martensitiche
 fragili

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Infragilimento da idrogeno

  L’idrogeno può penetrare nel metallo sia durante l’elaborazione,
  sia durante la posa in opera di una struttura metallica, sia durante il
  suo utilizzo. I quattro stadi fondamentali per analizzare il problema
  sono:
        • La penetrazione dell’idrogeno nel metallo
        • La sua diffusione
        • Il suo intrappolamento
        • L’infragilimento

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Infragilimento da idrogeno

   La penetrazione dell’idrogeno nel metallo
   Verranno qui ricordati i meccanismi di penetrazione in ambiente liquido
   (idrogeno catodico) e ambiente gassoso idrogenato.
   Per il momento è sufficiente conoscere i meccanismi di scarica elettrochimica
   del protone, scrivendo la semireazione catodica:
   H+ + e- → Hads (reazione di Volmer)
   L’atomo di idrogeno adsorbito sulla superficie penetra nel metallo secondo la
   reazione elementare di penetrazione:
   Hads → Habs

   Quest’ultima reazione è in concorrenza alle reazioni di ricombinazione della
   molecola di idrogeno che avvengono secondo due meccanismi:
   Meccanismo elettrochimico:
   Hads + H+ + e- → H2 (meccanismo di Heyrovsky)
   Meccanismo fisico-chimico:
   Hads + Hads → H2 (meccanismo di Tafel)

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Infragilimento da idrogeno

   La penetrazione dell’idrogeno nel metallo
   L’idrogeno gassoso ha una concentrazione CH nel gas proporzionale alla radice
   quadrata della sua pressione parziale:
                         CH = k (PH2)1/2 (legge di Sievert)

  Inoltre,      la     solubilità
  dell’idrogeno nel metallo
  aumenta con la temperatura,
  in assenza di trasformazioni
  di struttura.
  La                penetrazione
  dell’idrogeno gassoso nel
  metallo è un processo che
  necessita di pressioni elevate

Francesco Iacoviello                                           Università di Cassino
Infragilimento da idrogeno

Comportamento dell’idrogeno nel metallo: interazione metallo-idrogeno

                   • Idrogeno molecolare
                   • Idruri
                   • Metano (CH4)
                   • Protone schermato
La diffusione dell’idrogeno nel metallo
Se si considera l’idrogeno in un metallo non sollecitato avente una temperatura
costante e uniforme, la diffusione degli atomi di idrogeno potrà essere descritta
dalle leggi di Fick:
                       J = -D grad CH              (1° legge di Fick)
                      ∂CH
                       ∂t
                             = D ΔCH               (2° legge di Fick)

       J = vettore flusso d’idrogeno
       CH(x,y,z,t) = concentrazione in idrogeno
       D = coefficiente di diffusione

Francesco Iacoviello                                               Università di Cassino
Infragilimento da idrogeno

   La diffusione dell’idrogeno nel metallo
   Gli sforzi (esterni od interni) influiscono sulla concentrazione del metallo. Un
   campo uniforme di sforzi elastici aumenta la solubilità dell’idrogeno secondo la :
            Cσ = C0 exp (σ V/ RT) relazione di Beck
   C0 = concentrazione di idrogeno in assenza di sforzi
   σ = sforzo uniforme
   Cσ = concentrazione di idrogeno in presenza dello sforzo σ
   V = volume molare parziale di idrogeno

   Da ricordare che uno sforzo elastico uniforme non ha nessuna influenza sul
   coefficiente di diffusione.
   La presenza di un gradiente degli sforzi (all’apice di cricche, in corrispondenza di
   inclusioni tipo solfuri, in corrispondenza di dislocazioni mobili) può aumentare il
   flusso di idrogeno nel metallo. Nelle regioni ad elevata triassialità degli sforzi, il
   potenziale chimico dell’idrogeno è basso e questo implica un aumento della
   concentrazione CH.

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Infragilimento da idrogeno

   La diffusione dell’idrogeno nel metallo
   Il coefficiente di diffusione, come la solubilità, varia
                                                                                                               -1
   in funzione della temperatura secondo la:                                                  1000 / T [°K ]
                                                                    -3
                                                                              4              3                      2                   1
                                                                10
                                                                 1.E - 03

   D = D0 exp (-Q/RT)
   (legge d’Arrhenius)                                          10  -4
                                                                 1.E - 04

   D0 = fattore di frequenza                                    10  -5
                                                                 1.E - 05

   Q = energia di attivazione
                                                                    -6
                                                                10

                                               DH [cm 2 s-1]
                                                                 1.E - 06
                                                                                                       Ferritic
                                                                                                       materials
                                                                    -7
                                                                10
                                                                 1.E - 07

                                                                                                                           Austenitic
                                                                    -8
                                                                10
                                                                 1.E - 08                                                  materials

                                                                10  -9
                                                                 1.E - 09
                                                                                                   Duplex
                                                                                                   stainless steel

                                                               101.E-10- 10
                                                                                  10 20 40 60 80 100    150 200         300 400   600
                                                                                             Temperature [°C]

Francesco Iacoviello                                                                                    Università di Cassino
Infragilimento da idrogeno

   La diffusione dell’idrogeno nel metallo
 La diffusione interstiziale non è il solo modo di trasporto dell’idrogeno nel
 metallo. Sono noti due altri meccanismi:

 • Il trasporto mediante dislocazioni mobili:
               Si ha nel caso di una deformazione plastica locale (ad esempio
               all’apice di una cricca). L’idrogeno resta attaccato alla dislocazione
               mobile e si muove con essa. In una struttura ccc questo meccanismo
               comporta una velocità di trasporto fino a 104 volte superiore a quello
               per diffusione interstiziale

 • Il “corto circuito” di diffusione
               Questi sono dei siti del reticolo dove la diffusione è più rapida (i
               bordi grano in un acciaio austenitico, la ferrite in una struttura
               austeno-ferritica…)

Francesco Iacoviello                                                  Università di Cassino
Infragilimento da idrogeno

   Intrappolamento dell’idrogeno
   Nel caso di metalli incruditi, legati o microlegati, la diffusione dell’idrogeno non
   è più omogenea all’interno del reticolo del metallo. L’idrogeno può essere
   catturato da un difetto del reticolo denominato TRAPPOLA. I differenti tipi di
   trappole sono:

                                  Forza che agisce sull’atomo di idrogeno

                                  Esistenza di perturbazioni fisiche del reticolo

                                  Trappola attrattativa (di tipo elettronico, sforzo, variazione
                                  locale di temperatura)

                                  Trappola fisica (interfacce particelle-reticolo, bordi
                                  grano di tipo incoerente)

                                  Trappola mista (dislocazioni mobili)

Francesco Iacoviello                                                      Università di Cassino
Infragilimento da idrogeno

   Intrappolamento dell’idrogeno
                   Classificazione delle trappole negli acciai ferritici
     Tipo di trappola       Esempio         Energia di         Carattere a
                                           attivazione (eV)    T ambiente
     Siti di diffusione                         0.08           reversibile

     Trappole atomiche         Ni              0.08            reversibile
                               Ce              0.16
                               La              0.98           irreversibile

       Trappole            dislocazioni     0.31-0.35         reversibile
     unidimensionali       giunti tripli       0.8             prob.irr.

       Trappole             Interfacce
     bidimensionali        matr.-partic.
                               TiC           0.8-0.9            irreversibile
                              Fe3C           0.7-0.8              mista
                           bordo grano       0.3-0.6              mista

        Trappole             cavità             0.3              mista
     tridimensionali

Francesco Iacoviello                                                          Università di Cassino
Infragilimento da idrogeno

   Infragilimento da idrogeno: teoria della pressione interna
L’infragilimento da idrogeno viene legato alla formazione di idrogeno molecolare
ad alta pressione (106-108 atmosfere) all’interno di cavità nel metallo.
L’avanzamento delle cricche è possibile nel caso in cui la pressione raggiunge un
valore critico pari a :
                             2 G γs 1/2
                      P=  {          }
                             π (1-ν) l
                                                        (Criterio di Griffith)

    G = modulo di taglio
    ν = coefficiente di Poisson
    γs = energia di superficie
    l = lunghezza della cricca

Francesco Iacoviello                                             Università di Cassino
Infragilimento da idrogeno

   Infragilimento da idrogeno: teoria della decoesione del metallo
   Questo modello lega l’infragilimento da idrogeno non più
   all’adsorbimento ma all’assorbimento dell’idrogeno che
   diminuisce l’energia coesiva del metallo. In tale caso l’idrogeno si
   accumula nelle zone di triassialità degli sforzi all’apice della
   cricca, per esempio nelle zone di deformazione plastica.
   L’accumulo di idrogeno assorbito diminuisce l’energia di coesione
   del reticolo, permettendo l’avanzamento della cricca

   Nessun modello può spiegare da solo la totalità dei casi di
   infragilimento da idrogeno. Questi modelli permettono di
   evidenziare d’un lato il concetto di accumulo di idrogeno e la
   nozione di intrappolamento, e dall’altro il concetto di quantità
   minima d’idrogeno necessaria per innescare e propagare una
   cricca, ovvero il concetto di concentrazione critica CK.
Francesco Iacoviello                                      Università di Cassino
Infragilimento da idrogeno

   Intrappolamento e infragilimento da idrogeno

CH < CK niente cricca
in assenza di idrogeno la forza di
coesione è superiore alla sommatoria
degli sforzi residui ed applicati

CH > CK innesco e propagazione
in presenza di idrogeno possono
intervenire diversi meccanismi:
• le forze di coesione diminuiscono
• una pressione di idrogeno si può
formare in una eventuale microcavità

Francesco Iacoviello                                   Università di Cassino
Infragilimento da idrogeno

   Intrappolamento e infragilimento da idrogeno
   Questo meccanismo permette di ipotizzare dei metodi con i quali diminuire o
   evitare i rischi di infragilimento da idrogeno:
   • aumentare il valore di CK su tutti i difetti
   • diminuire il valore di CH nei difetti
 CK dipende dalla geometria e dalla forma
 del difetto, dalla microstruttura, dalla
 direzione di applicazione del carico, dalla
 presenza di impurezze (Sn, P…)
 CH di una trappola dipende dal tempo,
 dalla temperatura, dal tipo di sorgente di
 idrogeno (interna oppure esterna), dalla
 natura della trappola (fisica o chimica),
 dalla presenza o meno di un campo di
 sollecitazioni,    dalla    velocità     di
 spostamento delle dislocazioni mobili
 (legata alla velocità di deformazione
 plastica)

Francesco Iacoviello                                            Università di Cassino
Infragilimento da idrogeno

   Questi metodi possono essere classificati in due gruppi:
   • Metodi di studio dell’intrappolamento e di stima delle concentrazioni critiche
   • Metodi meccanici di valutazione e di stima dell’infragilimento

   Analisi dell’intrappolamento e stima delle concentrazioni critiche:
   • Metodo autoradiografico basato su l’analisi della distribuzione del trizio
   (emettitore β) caricato catodicamente.
   • Analisi mediante raggi X (permette di rilevare la presenza di idruri o la
   deformazione del reticolo con conseguenti possibili trasformazioni di fase)
   • Analisi del degasaggio di un campione preventivamente caricato (per ottenere
   la stima dell’energia di intrappolamento)
   • Misure di permeazione

Francesco Iacoviello                                                 Università di Cassino
Infragilimento da idrogeno

   Permeazione di un metallo all’idrogeno
 Φ = permeazione = D (C1 - C2)/e
 D = coefficiente di diffusione dell’idrogeno
 C1, C2 = concentrazione dell’idrogeno sulle superfici di ingresso e di uscita
 e = spessore della lamina considerata
 Esistono due metodi per rilevare la variazione di Φ con il tempo:
 • Metodo di Barrer (detto del “time lag, τ”)
 • Metodo di Devanathan e Stachurski

Metodo di Barrer:
per pressioni molto basse (≅ 10-5 Pa) si
registra la variazione di PH2 in funzione
del tempo. L’estrapolazione della parte
lineare fino a intersecare l’asse dei tempi
determina il valore di t che può essere
legato al coefficienti di diffusione secondo
la relazione D= e2/6τ .

 Francesco Iacoviello                                                 Università di Cassino
Infragilimento da idrogeno

Metodo di Devanathan e Stachursky:
utilizzato nel caso di idrogeno catodico, consiste nella misura della variazione della
corrente d’ossidazione di atomi di idrogeno con il tempo. La figura mostra l’evoluzione
di Φ/Φ∞ con il tempo t, ove Φ∞ è il valore di Φ in condizioni stazionarie. Nel caso in cui
Φ/Φ∞= 0.63, t = e2/6D. Se si effettua un degasaggio seguito da un nuovo caricamento si
possono ottenere ulteriori informazioni.

 Francesco Iacoviello                                                 Università di Cassino
Infragilimento da idrogeno

     Permeazione di un metallo all’idrogeno
τ1 = t necessario per raggiungere il valore di Φ/Φ∞= 0.63 durante il primo
caricamento
τ0 = t necessario per raggiungere il valore di Φ/Φ∞= 0.63 durante il primo
degasaggio
τ2 = t necessario per raggiungere il valore di Φ/Φ∞= 0.63 durante il secondo
caricamento

Francesco Iacoviello                                          Università di Cassino
Infragilimento da idrogeno

   Sorgenti di idrogeno negli acciai
    • Formazione di atomi di idrogeno nel sistema Fe-acqua secondo la reazione
    d’equilibrio:
     X Fe + Y H2O         FexOy + 2 Y H+ + 2 e-
    • Sotto protezione catodica (o caricamento catodico per simulare questa
    protezione):
    H+ + e -     H(ads) , 2 H(ads)    H2
    • La decarburazione dell’acciaio ad alta temperatura (>200°C) esposto
    all’idrogeno ad alta pressione provoca la formazione di bolle di metano:
      Fe3C      3Fe + C (sol. solida)
      C + 2 H2      CH4
    Il metano forma delle trappole energeticamente profonde e si localizza ai bordi
    grano.

Francesco Iacoviello                                                Università di Cassino
Infragilimento da idrogeno

   Metodi di prova per lo studio dell’infragilimento da idrogeno.
 • Applicazione dei concetti della meccanica della frattura su provini intagliati e
 precriccati sottoposti a sollecitazioni statiche;

 • Applicazione di una velocità di deformazione costante, ma lenta, su provini
 lisci oppure precriccati;

 • Applicare su un disco del metallo da analizzare una pressione di idrogeno sia
 costante sia crescente;

 • Prove basate sui concetti di concentrazione critica di idrogeno e sul
 meccanismo di drenaggio svolto dalle dislocazioni mobili rispetto all’idrogeno;
 si tratta di prove simili a quelle svolte in ambiente inerte.

Francesco Iacoviello                                                Università di Cassino
Infragilimento da idrogeno

 Metodi di prova per lo studio dell’infragilimento da idrogeno:prove a
 carico o deformazione costanti - impiego di provini non intagliati

Esiste un valore di soglia σH per il quale il tempo a rottura è molto lungo. Tale
valore aumenta con la diminuzione di CH.

Francesco Iacoviello                                             Università di Cassino
Infragilimento da idrogeno

Metodi di prova per lo studio dell’infragilimento da idrogeno: prove a
carico o deformazione costanti - impiego di provini intagliati e
precriccati
Permettono di eliminare le incertezze sulla
misura del periodo di innesco e sulla
conoscenza dello stato tensionale all’apice
della cricca. Si impiegano provini caricato
sia con idrogeno interno che esterno.

 Francesco Iacoviello                                   Università di Cassino
Infragilimento da idrogeno

Metodi di prova per lo studio dell’infragilimento da idrogeno: prove a
carico o deformazione variabili - impiego di provini non intagliati
   Queste prove vengono effettuate a velocità di deformazione costante, ma lente.
   La dispersione dei risultati è ridotta. Dalle curve ottenute si possono considerare
   le variazioni del limite di elasticità, la deformazione a rottura, la resistenza a
   rottura etc.

Metodi di prova per lo studio dell’infragilimento da idrogeno: prove a
carico o deformazione variabili - impiego di provini intagliati e
precriccati
   In questo caso risulta difficile parlare di una velocità di deformazione costante,
   e si impone un aumento di K pari a 3 MPa m1/2 s-1, piuttosto elevata nel caso di
   idrogeno esterno

Francesco Iacoviello                                                  Università di Cassino
Infragilimento da idrogeno

Metodi di prova per lo studio dell’infragilimento da idrogeno: prove
di propagazione di cricche di fatica

     Schema di montaggio per il caricamento catodico durante le prove di
     propagazione in condizioni di fatica corrosione
Francesco Iacoviello                                       Università di Cassino
Infragilimento da idrogeno

Metodi di prova per lo studio dell’infragilimento da idrogeno: prove
di propagazione di cricche di fatica

                                                                  In aria

                                                 In condizioni di caricamento
                                                 catodico di idrogeno

Francesco Iacoviello                                      Università di Cassino
Infragilimento da idrogeno

     Resistenza alla propagazione di cricche di fatica in aria ed in
      condizioni di caricamento catodico di idrogeno di un acciai
           inossidabile austeno-ferritico (duplex) 22 Cr 5 Ni

Francesco Iacoviello                                       Università di Cassino
Infragilimento da idrogeno

     Resistenza alla propagazione di cricche di fatica in aria ed in
      condizioni di caricamento catodico di idrogeno di un acciai
           inossidabile austeno-ferritico (duplex) 22 Cr 5 Ni

Francesco Iacoviello                                       Università di Cassino
Infragilimento da idrogeno

     Resistenza alla propagazione di cricche di fatica in aria ed in
      condizioni di caricamento catodico di idrogeno di un acciai
           inossidabile austeno-ferritico (duplex) 22 Cr 5 Ni

Francesco Iacoviello                                       Università di Cassino
Infragilimento da idrogeno

     Resistenza alla propagazione di cricche di fatica in aria ed in
      condizioni di caricamento catodico di idrogeno di un acciai
           inossidabile austeno-ferritico (duplex) 22 Cr 5 Ni

Francesco Iacoviello                                       Università di Cassino
Infragilimento da idrogeno

     Resistenza alla propagazione di cricche di fatica in aria ed in
      condizioni di caricamento catodico di idrogeno di un acciai
           inossidabile austeno-ferritico (duplex) 22 Cr 5 Ni

Francesco Iacoviello                                       Università di Cassino
Infragilimento da idrogeno

     Resistenza alla propagazione di cricche di fatica in aria ed in
      condizioni di caricamento catodico di idrogeno di un acciai
           inossidabile austeno-ferritico (duplex) 22 Cr 5 Ni

Francesco Iacoviello                                       Università di Cassino
Infragilimento da idrogeno

     Recupero delle proprietà meccaniche dopo infragilimento da
         idrogeno di un acciaio inossidabile duplex a 200°C

                          1            2              3                   4
                         50                                          30       900
                                                                      Rm
                       QH
                         40                                      εm% [MPa]
                   [ppm]                                  εm%        20       800
                         30      Rm
                         20
                                                                     10       700
                         10
                                                          QH
                          0                                          0        600
                             0    1    2    3    4    5    6     7
                           10    10   10   10   10   10   10    10
                                       Durata del degasaggio [s]
Francesco Iacoviello                                                                 Università di Cassino
Prove meccaniche in ambiente aggressivo

                          Prove meccaniche in
                          ambiente aggressivo

                                  F. Iacoviello
                       Università di Cassino- Di.M.S.A.T.

                   Via G. di Biasio 43, 03043 Cassino (FR)
                              Tel. 07762993681
                              Fax. 07762993733
                        E-mail: iacoviello@unicas.it

Francesco Iacoviello                                            Università di Cassino
Prove meccaniche in ambiente aggressivo

Francesco Iacoviello                     Università di Cassino
Prove meccaniche in ambiente aggressivo

Francesco Iacoviello                     Università di Cassino
Prove meccaniche in ambiente aggressivo

Per analizzare la resistenza alla corrosione sotto sforzo (SCC ) di una
lega non è sufficiente conoscere separatamente la sua resistenza alla
corrosione o la sua resistenza meccanica, in quanto la SCC è un
fenomeno sinergico. Gli effetti delle condizioni elettrochimiche
applicate e delle sollecitazioni meccaniche si amplificano
reciprocamente e tendono ad accelerare la propagazione della cricca, o
comunque ad innescare il danneggiamento anche in condizioni in cui la
sola sollecitazione o il solo ambiente aggressivo sono inoffensivi.
Si possono seguire due differenti approcci:
• provocare l’innesco e/o la propagazione della cricca fino alla rottura
totale del pezzo o della provetta in studio;
• analizzare un processo particolare; in tal caso la scelta delle
condizioni di prova saranno estremamente importanti.

Francesco Iacoviello                                         Università di Cassino
Prove meccaniche in ambiente aggressivo

Nel caso in cui una lega sia sensibile al processo di SCC, si dovrà
tenere in considerazione:
• Struttura e microstruttura
• condizioni elettrochimiche (potenziale, pH, condizioni di
passivazione…)
• Modalità di sollecitazione ed analisi degli sforzi residui

Le prove che possono essere eseguite possono essere classificate in
funzione del tipo di sollecitazione applicata. Ricordando che, secondo
la meccanica della frattura le modalità di sollecitazione rispetto al
piano della cricca sono fondamentalmente 3 (modi I, II e III), le prove
di SCC saranno classificate in funzione del parametro tenuto costante:
• deformazione;
• sforzo nominale;
• velocità di deformazione.

Francesco Iacoviello                                        Università di Cassino
Prove meccaniche in ambiente aggressivo

     Prove a deformazione imposta
 • Deformazione a trazione: vengono utilizzati dei fili o delle provette cilindriche; il calcolo della
 sollecitazione iniziale è semplice, ma, una volta innescata la cricca, la sezione efficace varia, ed è
 necessario calcolare l’intensità dello sforzo locale, cosa piuttosto delicata; si preferisce utilizzare delle
 prove di flessione.
 • Deformazione a flessione: alcuni tipi di provette necessitano di una “messa in forma”; in tal caso sarà
 necessario tenere conto di uno sforzo dovuto all’incrudimento del materiale

                                          Provette con messa in forma

                                         Provette senza messa in forma

Francesco Iacoviello                                                                   Università di Cassino
Prove meccaniche in ambiente aggressivo

     Prove a deformazione imposta

 • Provette precriccate: applicando i concetti di Meccanica della Frattura, nota l’apertura
 dell’intaglio, si ottiene il fattore di intensificazione degli sforzi all’apice della cricca

                                            arresto

Francesco Iacoviello                                                      Università di Cassino
Prove meccaniche in ambiente aggressivo

      Prove a carico totale imposto
 • Provette lisce: il carico applicato è di trazione; appena una cricca si innesca o propaga, la sezione utile
 diminuisce e, localmente, l’intensità dello sforzo cresce all’apice della cricca. Ai fini di minimizzare gli
 effetti della superficie, e conveniente non avere un rapporto volume/superficie troppo piccolo, evitando
 quindi fili troppo fini.
 • Provette criccate: Si utilizzano delle provette intagliate e precriccate, in modo da analizzare il
 comportamento del metallo in presenza di una sola cricca; la misura della lunghezza della cricca nel
 tempo permette di valutare l’evoluzione del fattore di intensificazione degli sforzi

                    Provino di trazione intagliato

                   Provino di flessione ASTM                Provino CT (Compact type)

Francesco Iacoviello                                                                    Università di Cassino
Prove meccaniche in ambiente aggressivo

      Condizioni elettrochimiche
 La scelta dell’ambiente e delle condizioni elettrochimiche è certamente essenziale per la
 caratterizzazione della resistenza alla SCC di una lega. Due scelte sono possibili:
 • Tentare di riprodurre l’ambiente e le condizioni all’interno delle quali il manufatto viene ad essere
 esercito; in questo caso si è più vicini alle reali condizioni di utilizzo del metallo, ma le prove saranno
 lunghe e costose.
 • Tentare di dedurre mediante condizioni considerate più severe ma standardizzate, la resistenza alla
 SCC del metallo. Ad esempio esiste una composizione chimica dell’acqua di mare standard (ASTM D-
 1141-52).
 Log I

                     Zona 1

                                          Zona 2

         Attività

                                                     V
                              Passività    Transpassività
     Immunità

Francesco Iacoviello                                                                   Università di Cassino
Prove meccaniche in ambiente aggressivo

      Condizioni elettrochimiche
 Oltre alla composizione chimica della soluzione ed al suo pH, si deve scegliere, e controllare, il
 potenziale al quale far svolgere la prova. Si possono svolgere le prove:
 • A potenziale libero, misurandolo durante lo sviluppo della prova; sono prove tipicamente molto
 lunghe;
 •A potenziale imposto, dove si effettuerà la prova nelle condizioni elettrochimiche per le quali la lega è
 sensibile alla SCC; dalla conoscenza delle curve di polarizzazione metallo/ambiente si possono mettere
 in evidenza tre differenti zone:

 Log I

                    Zona 1
                                                           - Potenziali fortemente catodici, ove l’idrolisi
                                                           dell’ambiente comporta la formazione di
                                                           idrogeno ed il conseguente infragilimento da
                                         Zona 2            idrogeno;
                                                           - Potenziali di transizione attivo/passivo (Zona
         Attività
                                                           1), dove le deformazioni meccaniche imposte
                                                           possono destabilizzare localmente          il film
                                                    V      passivante;
                                                           - Potenziali nella zona di vaiolatura (Zona 2),
                             Passività    Transpassività
                                                           ove il film passivo è localmente rotto da vaioli.
     Immunità

Francesco Iacoviello                                                                    Università di Cassino
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