Sommario - Amici dell'Ambiente di Sabbioneta ONLUS
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Bando Fondazione Cariplo 2016 Cerchio d’Acqua Comunità resilienti per la riscoperta degli arginelli fluviali di Sabbioneta Attività 1.3 – Approfondimento dell’assetto idrogeologico e della pericolosità idraulica, con mappatura elementi geomorfologici attuali dell’area interessata dagli Arginelli Consortili, e analisi delle condizioni degli arginelli e individuazione di potenziali dissesti arginali. di Andrea Anelli, geologo Sommario PREMESSA.........................................................................................................................2 1. ANALISI GEOMORFOLOGICA ED IDRAULICA .............................................................2 2. DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA ............................................................................6 3. CRITICITA’ E CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE .........................................................12 ALLEGATO 1 – Carta Geomorfologica con stato di conservazione arginelli ed elementi di criticità idraulica. 1
PREMESSA Di seguito viene descritto il primo rilievo geologico tecnico ed idraulico eseguito sull’area degli Arginelli Consortili di Sabbioneta. Viene riportata la documentazione fotografica e una prima mappatura delle evidenze da rilievo mettendo in evidenza le criticità e i dissesti arginali riscontrati (erosione, sormonto, sifonamento, franamento, sfiancamento…). Nella cartografia prodotta (Allegato 1) oltre ad elementi di carattere geomorfologico, è riportata una valutazione preliminare ed indicativa dello stato di conservazione degli argini e delle criticità idrauliche presenti localmente. 1. ANALISI GEOMORFOLOGICA ED IDRAULICA L’esecuzione degli arginelli consortili del territorio di Sabbioneta viene iniziata nel XII secolo per poi essere completata con la dominazione gonzaghesca; gli ultimi interventi di rettifica delle sommità arginali risalgono alla prima metà dell'Ottocento. Nel 1873 il Comune di Sabbioneta sotto il Regno d’Italia interveniva per aumentare l’altezza degli arginelli al fine di proteggere il territorio dalle inondazioni del Po e dell’Oglio dovuta alla rottura dei relativi argini e prendendo come quote di riferimento l’allora argine di Casalmaggiore e la massima piena del fiume Oglio in prossimità dell’alveo fluviale. Nella relazione tecnica dell’epoca è citata anche una massima piena del Po avvenuta nel 1868. Dalla disposizione degli argini e dalle quote considerate si riscontra un timore di alluvione sia per innondazioni provenienti dal fiume Po che dal fiume Oglio. Analisi geomorfologica ed idraulica: il territorio di Sabbioneta, inserito completamente nella valle alluvionale olocenica del fiume Po, delineata dai piani di divagazione dei corsi d’acqua attivi o fossili, è caratterizzato dall’alternanza di dossi fluviali, paleoalvei e aree di transizione. Questa condizione è tipicamente di origine fluviale, con un’importante componente neotettonica che ha influito sull’andamento dei corsi d’acqua principali. I dossi hanno una morfologia allungata e sono di qualche metro più rilevati rispetto alle aree circostanti. Anche il vecchio nucleo storico di Sabbioneta è stato edificato su un dosso fluviale rilevato di almeno 1,5-2,00 m rispetto alle zone circostanti caratterizzate da paloealvei e zone di transizione a conche fluviali (fig. 1). 2
I dossi fluviali hanno forma generalmente allungata, poco rilevati e dolcemente raccordati alle superfici adiacenti, caratterizzate da superficie modale subpianeggiante o meandri di tracimazione. Inoltre sono presenti e identificabili come paleomeandro (unità geopedologica 4, vedi All. 1), alcune superfici sede di passata attività fluviale sovradimensionati rispetto ai corsi d’acqua che vi scorrono attualmente e conche lacustri o palustri parzialmente bonificate, caratterizzate da marcati fenomeni di idromorfia rappresentato dal complesso idrografico della Roggia Gambina (fig. 2). Il flusso di scorrimento idrico superficiale è orientato generalmente da ovest a est fino ad arrivare alla roggia Navarolo, che scorre al confine nord orientale del territorio comunale, raccogliendo buona parte delle acque provenienti dal territorio comunale. La provenienza delle acque del Navarolo è prevalentemente meteorica e di scarico; l’unica sua derivazione è rappresentato dalla roggia Cumula. Il Navarolo si sviluppa all’interno della valle del fiume Po in zona extragolenale e segue le naturali pendenze del terreno. Non ha rapporti con le acque di falda sia per la impermeabilizzazione spontanea dei terreni sia perché provvisto da alveo isolato artificialmente. Viene utilizzato prevalentemente come difesa idraulica e come canale di colo. Il territorio di Sabbioneta rientra nella fascia C del PAI (aree a rischio di esondazione molto basso). La fascia C comprende le aree alluvionali d’influenza fluviale da antica a medio-recente. Sono aree inondabili in caso di piene di eccezionale gravità o per cedimento delle opere di difesa. Nell'ambito di tali aree si potrebbero verificare allagamenti, localizzati particolarmente nelle zone più depresse e prossime ai corsi d'acqua, anche in occasione di piene eccezionali, a causa della difficoltà di smaltimento delle acque raccolte dal reticolo drenante superficiale e/o delle acque risorgive derivanti dai processi d’infiltrazione sotterranea innescati dalle piene. Il Piano Gestioni Rischio Alluvioni (Direttiva alluvioni 2007/60/CE - Revisione 2015) associa tutto il territorio comunale di Sabbioneta a pericolo alluvione presente con scenario raro. 3
Figura 2 – ricostruzione tridimensionale dossi – linee di drenaggio superficiali principali. Allo stato attuale nel territorio di Sabbioneta sono state individuate aree potenzialmente inondabili, determinate con criteri geomorfologici, possibili sovralluvionamenti, o allagamenti per sezioni di deflusso insufficienti di alcune rogge. Si segnalano quindi possibili problematiche di carattere idraulico in alcune aree nella porzione occidentale del paleoalveo (loc. Ponteterra e Breda Cisone, intersezione con Argini Consortili) per allagamenti per sezione di deflusso insufficienti in corrispondenza dei tratti tombinati della roggia Gambina di Sabbioneta (allagamenti indicativamente con tempi di ritorno inferiori a 20-50 anni). Inoltre sono segnalati possibili allagamenti in corrispondenza dell’alveo della roggia Navarolo soprattutto nel suo tratto più settentrionale. Senza dubbio la sicurezza idraulica primaria della zona di Sabbioneta resta dipendente dalla tenuta dalle opere di difesa golenali del fiume Po a sud e del fiume Oglio a nord est, ma in questo contesto geomorfologico ed idraulico gli Arginelli di Sabbioneta rappresentano ancora oggi un elemento di difesa idraulica seppur locale ma che per la loro posizione risultano avere ancora oggi una valenza strategica e storica. Il rilevamento geologico tecnico ha evidenziato localmente alcune aree con criticità idrauliche legate alla gestione di alcune rogge locali prossime agli Arginelli che sono state evidenziate nella cartografia allegata e nella documentazione fotografica che segue. 5
2. DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA Si riporta di seguito alcune immagini al fine di definire la condizione attuale degli arginelli e le criticità geomorfologiche e idrauliche emerse in via preliminare dal rilevamento geologico tecnico eseguito. Foto 1: Argine settore nord. Ben conservato con presenza di vegetazione arbustiva e alberi di media altezza. Possibile cedimento gravitativo locale. Foto 2: manufatto ben conservato, ponte su roggia Cavo, loc. Brugnolo. 6
Foto 3: roggia Cavo a nord dell’argine consortile. Presenza di vegetazione arbustiva e isolati alberi di media altezza al piede dell’argine in alveo roggia. Questa condizione può creare possibili instabilità alla base delle piante di maggior dimensione durante i periodi di piena irrigua. Foto 4: roggia Cavo in piena. Foto 5: locale servizio chiavica ben conservata su roggia Gambina. 7
Foto 6: Roggia Gambina, verso Breda Cisoni. Tratto con argine assente o mal conservato. Foto 7: alveo Roggia Gambina verso Breda Cisoni. Bordo argine mal conservato e alberato. Foto 8: Roggia Gambina a Breda Cisoni. Nodo idraulico critico, anche per la vicinanza alle abitazioni. 8
Foto 8 bis: locale di servizio chiavica loc. Breda Cisoni su roggia Gambina. La struttura presenta evidenti cedimenti strutturali probabilmente legati anche a cedimenti del terreno. Foto 9: gallerie e tane roditori su colmetto arginale mal conservato. Queste condizioni posso aumentare le filtrazioni superficiali e indebolire la stabilità del complesso arginale. 9
Foto 10: erosione da agenti atmosferici sponda arginello. Foto 11: quercia a ridosso dell’argine con riporto di materiale o cedimento gravitativi della sponda. 10
Foto 12: alveo roggia Brazzolo in sovralluvionamento. Foto 13: alveo Roggia Brazzolo a ridosso dell’argine. Sono evidenti i segnali di ristagno. 11
Foto 14: tane di animali su sponda argine. 3. CRITICITA’ E CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE Nella carta preliminare (Allegato 1), sono riportate le condizioni di criticità generali riscontrate durante il rilevamento, definendo 3 gradi di conservazione degli arginelli. Il grado di conservazione dipende dai seguenti parametri: - altezza argine; - larghezza argine; - presenza di vegetazione; - presenza di cedimenti o smottamenti; - presenza di cavità o tane legate alla presenza di roditori o altri mammiferi; - assenza o parziale obliterazione dell’argine per attività antropica. Sono state individuate 3 classi di conservazione: C0 – scarsa conservazione; C1 – media conservazione; C2 – buona conservazione. Il problema delle tane è diffuso su buona parte del percorso arginale. Le nutrie, ma soprattutto gli istrici, le volpi e i tassi scavano sugli argini le loro tane, che spesso creano 12
ingrottamenti di dimensioni anche rilevanti, con inevitabili ricadute per la sicurezza territoriale (vedi foto cap. 2). Le tane degli istrici e delle volpi mettono in pericolo direttamente gli argini dei corsi d’acqua, con ripercussioni gravi sul territorio circostante quando gli argini hanno una funzione diretta di protezione idraulica. Le tane delle nutrie possono innescare fenomeni di dissesto delle scarpate, con maggiori ripercussioni sui corsi d’acqua non arginati. Gli istrici creano tane principalmente sugli argini e quindi possono causare crolli anche in presenza di piene di modesta entità o durante periodi di intense piogge. Le nutrie generalmente scavano tane sulle scarpate dell’alveo, creando i presupposti per dissesti e crolli. Le nutrie non fanno tane negli argini, perché necessitano della vicinanza dell’acqua. Quasi sempre, le tane delle nutrie sono scavate nella sponda del corso d’acqua. Il loro impatto è principalmente sulle rive più vicine all’acqua. Le tane di istrici, volpi e tassi sono posizionate lontano dall’acqua, nascoste tra cespugli e canneti, in prossimità dell’argine. In particolare, le tane degli istrici sono composte da veri e propri labirinti, con varchi ampi e profondi, che ospitano colonie molto numerose, rappresentando un grave pericolo per la tenuta degli argini. Il primo e più importante intervento da effettuare per ridurre i danni da costruzione di tane, è la pulizia degli argini. La mancanza di copertura di alberi e cespugli, quindi di difese, scoraggerà la maggior parte di questi animali dal costruire una tana sulle sponde degli argini. Per garantire la sicurezza idraulica e la tenuta dell’argine, i buchi delle tane vanno prontamente tamponati, nei periodi autunnali, dopo gli sfalci di rito. A fine inverno si procede con la bonifica totale del sito, provvedendo, nel caso di tana abitata, alla cattura e all’allontanamento degli animali. Sono state individuate e definite aree con particolare criticità idraulica. Le principali criticità idrauliche individuate sono: - allagamento durante i periodi irrigui o particolarmente piovosi; - ristagni d’acqua dopo forti piogge; - cedimenti e locali micro debris/mud flow legati all’attività erosiva di agenti atmosferici sugli argini, in presenza di forte imbibizione; - meccanismi di rottura dell’argine per presenza di acqua al piede (liquefazione, assestamento, scalzamento per erosione, scivolamento della scarpata). Sono state individuate in via preliminare 2 classi di criticità idraulica: 13
I2 - minima; I3 - media. Nella carta allegata le criticità idrauliche sono rappresentate prevalentemente da allagamenti locali di rogge al piede degli argini e da ristagni locali. Queste condizioni insieme alla presenza di vegetazione con apparati radicali non particolarmente sviluppati possono creare dei potenziali ribaltamenti delle piante più pesanti come evidenziato in fig. 3. Figura 3 – esempio di dissesto su erosione idrica al piede di rilevato spondale con presenza di piante spontanee. Lo step successivo a questa attività (1.3) svilupperà i caratteri idraulici critici di alcune aree già segnalate in All. 1 con proposta di eventuali interventi di mitigazione. Questi aspetti partendo dai rilevamenti eseguiti per l’attività 1.3 verranno approfonditi nell’attività 2.6. Il Geologo Dott. Andrea Anelli Novembre 2017 14
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