SOLIDARIETÀ DIGITALE DALLA TECNOLOGIA AL PENSIERO - Note di Pastorale Giovanile

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SOLIDARIETÀ DIGITALE: DALLA TECNOLOGIA AL PENSIERO

                       SOLIDARIETÀ DIGITALE
               DALLA TECNOLOGIA AL PENSIERO
  Edoardo Mattei 1, G. Marco Salvati op 2, Daniele Aucone3 op, Marco Staffolani cp 4

Presentazione

          Durante il lockdown e le limitazioni sofferte nella pandemia, gli strumenti ed i dispo-
sitivi digitali hanno permesso la continuità dei rapporti sociale e amichevoli compresa la pos-
sibilità di contatto con le realtà più deboli e bisognose di aiuto 5. È stata un'occasione inaspet-
tata per vivere alcune dimensioni dell’esperienza di fede e la solidarietà in modo nuovo.
         La ricerca Solidarietà Digitale: dalla tecnologia al pensiero (Solidigit) ha voluto indagare
come il periodo di emergenza sia stato vissuto dalla comunità cristiana, in particolare seguire
l'evoluzione dei comportamenti e di giudizio verso la mediazione del digitale inteso come
supporto alla vita di fede e strumento di solidarietà.
         La ricerca Solidigit, inserita all'interno del programma "CRISI" della Pontificia Univer-
sità S. Tommaso d'Aquino - Angelicum di Roma, si è svolta nei mesi di gennaio e febbraio
2021. Il personale docente e non dell'Università è stato invitato a rispondere al questionario
anonimo online, sia in inglese che in italiano. La somministrazione del questionario è avvenuta
in modalità CAWI (Computer Assisted Web Interviewing). I questionari sono stati compilati di-
rettamente online dagli intervistati. I dati sono stati raccolti ed elaborati con sistemi di office
automation in modalità completamente anonima.
        Come era prevedibile, le risposte hanno evidenziato i benefici ricevuti dal digitale
durante la pandemia, specialmente durante le chiusure più rigide. I più scettici hanno dovuto
vincere la diffidenza e, in molti casi, questo ha permesso un'esperienza positiva in grado di
superare o mitigare il giudizio negativo precedente.
         Nonostante le difficoltà tecniche riscontrate e l'apprendimento un po' difficoltoso
dello strumento, il giudizio complessivo è stato positivo e ci si augura il mantenimento di
alcune "buone pratiche" consolidate in questi mesi. Anzi, emerge la sensazione dell'inizio di
una nuova fase pastorale e liturgica6.
         Guardando più da vicino i risultati, si evidenzia la disponibilità ad usare i mezzi digitali
per mantenere i rapporti personali e la vita di fede (preghiera, spiritualità, liturgia ma anche
solidarietà e studio). Una parte più entusiasta ne auspica l'utilizzo più frequente nel futuro e
considera la possibilità di un rinnovamento delle celebrazioni liturgiche 7.
        In molti hanno scoperto, grazie al digitale, zone sconosciute di disagio e la possibilità
di organizzare o partecipare alle iniziative di solidarietà. Un risultato più che positivo.
       Il desiderio di maggiori approfondimenti e documentazione evidenzia il bisogno di
dare sempre più fondamento alla propria fede, con richieste di studio, accesso ai testi ed
informazioni.
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          Questo tempo ha fatto nascere la consapevolezza di essere comunità ecclesiale anche
grazie al digitale. In un momento in cui la chiesa non è più al centro del villaggio, va consolidan-
dosi l'idea che la comunità non è necessariamente vincolata ad un luogo, a un ambito terri-
toriale; essa si realizza là dove i fedeli si incontrano ed hanno relazioni. Sono la relazione e
l'incontro delle persone a far nascere una comunità. Orbene, poiché il digitale consente di
mantenere attive le relazioni e di svilupparne di nuove, esso diventa occasione per sostenere
la vita e l'azione della comunità ecclesiale 8.
        Inoltre, il periodo di crisi, che ha spinto all'uso del digitale chiunque volesse conti-
nuare una vita sociale e di fede, ha permesso anche di scoprire situazioni di disagio non co-
nosciute, nonché una migliore organizzazione e partecipazione alle reti di solidarietà.
         In sintesi, il digitale, dopo l’esperienza della pandemia, si configura, anzitutto quale
occasione di ripensamento e riflessione sull'essere comunità; inoltre, costituisce una via fe-
conda per l’approfondimento personale dell’esperienza di fede; infine rappresenta un pre-
zioso strumento di solidarietà, poiché favorisce un esercizio più efficace dell’attenzione agli
ultimi e alle ‘periferie’ che oggi viene chiesta a quanti appartengono alla comunità ecclesiale.

Dati Individuali
         Sono stati invitati a rispondere tutti i docenti e tutti gli studenti dell'ISSR Mater Ec-
clesiae dell'Università. La ripartizione per età (Figura 1) mostra maggiore partecipazione, con
una certa progressione, nelle fasce di età più adulte. Gli uomini sono più presenti delle donne,
con una maggioranza schiacciante di italiani e di professori.

Figura 1- suddivisione per età

         La composizione del modello (Figura 2) vede la maggioranza assoluta (57,3%) di laici
con una piccola rappresentanza di religiose (13,2%), il resto sono seminaristi e sacerdoti reli-
giosi o diocesani.

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Figura 2- composizione del modello

          Questa ripartizione forse non rispecchia la composizione degli studenti e dei profes-
sori dell'Università. Una differenza che, se confermata, esprimerebbe già il disagio della par-
tecipazione ad una rilevazione sul digitale e, probabilmente, all'uso stesso.

Uso dei dispositivi digitali
          Il 77,9% degli intervistati pensa di aver aumentato l'uso dei dispositivi digitali contro
un 10,3% che pensa di aver mantenuto la stessa frequenza d'utilizzo. È il segno di una sacca
di resistenza al digitale ed ai suoi mezzi che troveremo spesso nel proseguo dell'indagine.
Infatti, come risulta dalle rilevazioni dell'AGCOM 9, con l'aumentare del contagio, quindi della

Figura 3- Traffico Internet nel Lockdown (Fonte AGCOM)

stanzialità forzata, il traffico Internet è conseguentemente aumentato (Figura 3). È possibile
ipotizzare con buona approssimazione che l'utilizzo è rimasto invariato solo per i resistenti
all'innovazione digitale. Il 25% degli intervistati dichiara di non aver modificato le modalità

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d'uso dei dispositivi digitali, quasi la stessa percentuale di chi afferma di farne un uso uguale
o poco differente 10.
       Riguardo la specializzazione d'uso, il cellulare si consolida come strumento personale
mentre il computer uno strumento di lavoro, al limite anche condiviso. Il pc ha un uso del
300% più frequente del cellulare per attività accademiche e del 163,2% per studio e lavoro.
Al contrario, si privilegia lo smartphone per social network (+216,6%) e messaggistica
(+300%) 11.
         I valori dell'accesso ai social network (7,6% da computer e 15,4% da telefono) sono
sospetti sia in termini assoluti sia in riferimento ai dati della sezione Comunicazione, dove i
valori relativi ai social network sono molto alti 12. Le possibili cause sono il pudore di confes-
sare la frequenza oppure, al contrario, il rifiuto ad usarli.

Bene Comune
          Durante il periodo di crisi, il 45,5% degli intervistati ha utilizzato un sistema digitale
per creare o supportare nuove iniziative di solidarietà 13, al contrario di poco più di un terzo,
il 33,8%, è indifferente o poco interessato alla promozione digitale della solidarietà (Figura
4). Il generale consenso si estende al desiderio di mantenere questi strumenti anche dopo la
pandemia con l'esclusione di quello zoccolo duro di resistenza che confida in un abbandono
dei sistemi digitali.
         La solidarietà via digitale si è espressa principalmente in due direzioni: la prima
nell'organizzazione e nella promozione della prossimità caritatevole, la seconda nell'organiz-
zazione di convegni e webinar, tendenza che può essere letta in riferimento al desiderio di
approfondimento dottrinale espresso nella sezione Mistero.
           I media digitali hanno aiutato la diffusione delle attività di prossimità.

Figura 4- Aiuto del digitale nella solidarietà

         Essa, però, è stata recepita solo in senso materiale senza estendersi a comprendere
la sfera morale o psicologica. Il bisogno materiale è una frazione, seppur importante, dei limiti
dell'umano e spesso si accompagna alla ricerca di senso e significato per capire, vivere e rea-
gire ad ogni evento dell'esistenza 14. L'inclinazione fatalista o, peggio, complottista è riequili-
brata laddove matura una comprensione degli avvenimenti. Invece, si è assistito al prolificare
di incontri online di catechesi sacramentali senza cogliere l'opportunità di arrivare, in modo
diretto, anche ai "frequentatori meno assidui" e di aver tempo e modo di affrontare dubbi e
argomenti altrimenti rimandati. Questo tipo di solidarietà digitale nasce, come ricorda papa

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Francesco, dallo stile della cura e del desiderio di ricercare modi e parole per farsi prossimi,
vicini all'altro anche nei bisogni meno materiali 15.
          Le risposte mostrano chiaramente la tendenza all'utilizzo più consapevole del digi-
tale, all'esplorazione dei contenuti e alla sperimentazione delle potenzialità, probabilmente
anche a vincere le paure ed i pregiudizi. La tendenza trova conferma nella grande percentuale
di chi si dichiara più familiare con gli strumenti digitali (60%). La resistenza al cambiamento,
invece, si esprime con la consapevole estraneità al digitale (6% dichiara di essere più estra-
neo).
         Come era prevedibile, le maggiori difficoltà sono state di natura tecnica (Figura 5).
L'uso dei mezzi digitali per studio, lavoro e lezioni universitarie certamente ha messo a dura
prova le piattaforme ed i dispositivi usati (obsoleti, non adatti, lenti…). Si rileva anche la de-
nuncia della scarsa naturalezza e della riduzione dell'attenzione durante le videoconferenze,
probabilmente dovute alla poca confidenza ed abitudine con il mezzo non soltanto da parte
degli Studenti, ma anche dei Docenti 16.

Figura 5- difficoltà sperimentate

        Si dichiara "più familiare" con il digitale circa il 60%, un numero alto spiegabile con la
probabile situazione iniziale di utilizzo base che l'uso intensivo ed esclusivo ha certamente
evoluto. I disagi provati sono la testimonianza di questo processo di miglioramento.
        Tra i vantaggi elencati, la rottura dell'isolamento (sia proprio che altrui) occupa un
posto di rilievo in ogni singola risposta. Subito dopo segue, ad ulteriore conferma, il supera-
mento dei pregiudizi sul digitale e la possibilità di avere nuove relazioni.

Formazione
         La possibile integrazione della DAD nelle normali attività registra, oltre alla fisiologica
contrarietà, una riflessione più attenta17. La domanda posta dal questionario vuole compren-
dere se possa esserci integrazione, cioè possibilità di utilizzo misto della didattica in presenza
e online. Le posizioni si fanno più sfumate: il 44,1% è in dubbio o indica delle condizioni. Tutti,
però, concordano nell'utilizzo in caso di condizioni di emergenza o necessità.

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Figura 6 - Competenze Digitali (ICT) dei docenti

          Nonostante ¼ degli intervistati denunci difficoltà tecniche o interazioni poco natu-
rali, circa l'82% non segnala particolari difficoltà nel passaggio alla DAD. Segno che non c'è
un'approvazione implicita o forzata del sopravvenuto sistema di formazione, ma l'esistenza
di skill adeguate (Figura 6) per affrontare la transizione, come la maggiore familiarità rilevata
in precedenza lascia intendere 18.

Figura 7- vantaggi della DAD

        Tra i vantaggi, quasi tutti apprezzano di non doversi spostare e confessano il benes-
sere sperimentato nella migliore modalità di lavoro.

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Figura 8 - svantaggi della DAD

         È un aspetto su cui riflettere: come si può apprezzare la modalità di lavoro in DAD,
ritenendola persino migliore a quella di presenza, e contemporaneamente denunciare la dif-
ficoltà di rapporti e la poca naturalezza? Si sta forse delineando una tendenza all'individuali-
smo? Probabilmente, il risultato apparentemente contraddittorio è il segno della riflessione
in atto sull'esperienza forzata di questo periodo. Le risposte conseguono il confronto fra pre-
giudizi e le aspettative con la realtà cui si è stati obbligati. Una presa di coscienza violenta ma
efficace per un raffronto spesso rinviato19.

Comunicazione
         Il campione si divide quasi a metà per quanto riguarda la scoperta di situazioni di
difficoltà, senza indicare se siano locali o remote.

Figura 9- Dove scoprire situazioni critiche

        Il 42% delle scoperte di situazioni di bisogno avviene sui social network (Figura 9).
Occorre ricordare che solo il 15% consulta i social sui cellulari ed il 7,6% su computer, senza
contare i servizi di messaggistica che occupano il 21% delle fonti di informazioni. Come già
detto, questi dati sembrano incongruenti perché da una parte restringono ad un'esigua mi-
noranza, cioè il 6,3%, il numero di persone attente alle situazioni di bisogno, mentre l'uso
della messaggistica autorizza a pensare a un maggiore interesse locale, al passa parola.
       Rimane, comunque, il segnale che i social network sono una preziosa fonte di infor-
mazione, capaci di far emergere le situazioni di difficoltà e sofferenza. Per questo motivo
dovrebbero essere più frequentati, con maggiore formazione e preparazione, dai cattolici 20.
         Interessanti sono i dati riguardo al fact checking (Figura 10), cioè il controllo e la ve-
rifica delle informazioni: solo il 7% afferma di non controllare le notizie.

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Figura 10 - Fact Checking

        Conforta (viceversa, preoccupa la necessità) che la quasi totalità degli intervistati non
è disponibile a dare fiducia ad una notizia appresa online senza ulteriore verifica (Figura 11).
Probabilmente, l'ambiente universitario in cui si è svolta l'indagine rappresenta una nicchia
sociale dove l'esercizio della critica è pratica consueta. Dobbiamo chiederci se il digitale sia
in grado di sviluppare lo spirito critico e, perciò, rappresenti un'opportunità da valorizzare 21.

Figura 11 - modalità di verifica

         Questi temi ci portano ad affrontare il tema dell'autorità. Infatti, la credibilità della
notizia si basa quasi sempre sull'affidabilità delle fonti. Quali sono queste fonti? Sono gli ac-
count social di persone o di enti affidabili e conosciuti? Sono specifici account di informazione
ritenuti credibili 22?
          C'è il rischio di muoversi in una bias di conferma, cioè un ambiente autoreferenziale
in cui si condividono le stesse idee e le si rafforzano. È il meccanismo alla base delle bolle 23.
All'interno di ogni bolla ci sono fonti ritenuti affidabili e credibili (ad esempio, le fonti cattoli-
che possono essere rifiutate dalle bolle anti-clericali o laicisti) che danno vita a gruppi imper-
meabili alle critiche esterne.

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Figura 12- Motivo di fiducia

         In ogni caso, l'adozione di misure di fact checking stanno a testimoniare positiva-
mente un diffuso senso critico o, in modo speculare, la consapevolezza della presenza inva-
siva di fake news.
        Il bene comune potrebbe coinvolgere anche la "solidarietà per la crescita umana" cioè
insegnare i criteri di discernimento del vero 24.

Mistero
          Poco più di un terzo ha risposto che il digitale non è stato di aiuto nel rapporto con
Dio, leggermente di meno rispetto a quanti ne hanno tratto beneficio. Sempre un terzo delle
risposta su Liturgia afferma di non aver trovato vantaggi nella partecipazione digitale. Il digi-
tale presuppone la comprensione del mistero e offre modi ed usi nuovi per parteciparvi 25.
Emerge una situazione ambigua: da una parte c'è la comprensione intellettuale del mistero,
dall'altra la presa di coscienza della difficoltà di comprensione del mistero ed il desiderio di
cogliere l'opportunità di colmare questa lacuna.
         Questo risultato non sorprende perché abbiamo visto come il passaggio al digitale
sia stato forzato per la maggior parte degli intervistati e solo durante questo processo hanno
scoperto nuovi strumenti ed iniziato a verificarne le possibilità.

Figura 13 - Aspetti migliorati

        Le catechesi online sembrano una tappa di questo processo: se il 28% dichiara di
averne ricevuto benefici, solo il 14% le vorrebbe mantenere dopo la pandemia. La scoperta
maggiore e il principale desiderio per la post-pandemia, è la possibilità di approfondire i temi

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della fede (25%), quasi un desiderio di radicare la fede scossa da avvenimenti gravi ed ina-
spettati. Al contrario la preghiera si ferma al 17%. È la conferma di una difficoltà: mistero
compreso intellettualmente e difficoltà di contemplarlo oppure desiderio di comprenderlo
sfruttando il digitale, strumento sconosciuto di contemplazione. 26
         Le attività da mantenere dopo la pandemia sono: documentazione (26,5%), webinar
(19,1%), gruppi di discussione (14,8%) e catechesi (14,8%). La preghiera si ferma all'1,2%.
Possiamo ipotizzare il bisogno di una maggiore esigenza di confronto ed approfondimento
della fede, come se l'attuale formazione non sia in grado di rispondere alle sfide dell'attualità?

Figura 14 - Attività da mantenere dopo la pandemia

         I numeri nascondono una cifra importante di questa rilevazione. La pandemia e lo
strumento digitale sono state occasioni di fare e ripensare la comunità. Invece, ci si è mossi
principalmente in modo individuale riunendosi su opportunità; al termine delle attività ci si
scioglie senza difficoltà.
           Da rilevare una curiosità: l'1% è stato aiutato da ebook ma ben il 9,3% si augura di
trovarne nel dopo pandemia. Significa che l'attuale offerta non incontra la domanda dei pos-
sibili lettori, cioè sono pubblicati libri non ritenuti interessanti da 8 potenziali clienti su 9. Un
mercato tutto da riscoprire.

Liturgia
        Diciamo subito che un terzo di chi ha risposto non ha trovato particolare vantaggio
nella partecipazione liturgica attraverso i media digitali, mentre molti di più hanno gradito la
presenza dei mezzi digitali nella pastorale. Alta anche la percentuale di quanti non trovano
differenza sia nella partecipazione liturgica (30,8%) sia nella pastorale (39,7%).
        Come rilevato in precedenza, la catechesi online ha trovato molti estimatori (26,2%),
non tanti quanto quelli che hanno trovato conforto dalla possibilità di incontrarsi (49,1%).

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Figura 15 - Vantaggi nella Liturgia

         Le risposte risentono della difficoltà del momento e mostrano sia il conforto che le
difficoltà dell'utilizzo: il 22% ha maggiori facilità per la preghiera, il 38% cita la possibilità di
pregare insieme anche con chi è distante; di contro il 42,8% avverte la perdita del senso
comunitario ed il 25,7% quello della partecipazione "piena" alle celebrazioni. Penso che in
questa ottica va compreso il 39,2% che vede favorevolmente il digitale per aumentare la
partecipazione attiva ed il 16,2% per assolvere il precetto festivo 27.

Figura 16 - Svantaggi nella Liturgia

          Da sottolineare la presenza di un'avanguardia molto favorevole all'uso del digitale
nella liturgia (35,2%) e nella pastorale (45,5%) tanto da considerarlo un nuovo strumento di
catechesi ed evangelizzazione (26,2%) e fondamento per un ripensamento della liturgia
(17,6%).

Conclusioni
        Emerge il processo di formazione di una nuova idea di comunità, un modo nuovo di
intendere l'ekklesia che va oltre la pura presenza fisica.
        È un processo forte, nonostante alcuni denuncino il rischio della perdita del senso
della comunità tradizionale, un'eventualità legata al concetto, già più volte dibattuto, della

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sostituzione tecnologica: l'attività umana non deve essere sostituita dalla tecnologia, ma si
deve avvantaggiare della complementarietà del progresso tecnico.
         Il digitale, quindi, accelera l'introduzione e la sperimentazione di nuove forme di so-
cialità come modi complementare di relazione ed unione. Questo, ci sembra, sia l'approccio
migliore al digitale.
         In questa visione, la nuova comunità digitale obbliga ad un nuovo livello di compren-
sione. Superata l'idea riduttiva del digitale, lo spezzare il pane della condivisione e della soli-
darietà riesce a dare alimento ai più lontani, sia nello spirito sia nello spazio, ed arrivare dove
altrimenti non si potrebbe.
        La paura di eventuali rischi può impedire l'esercizio della misericordia? Non bisogna,
al contrario, assumere i pericoli e trovare soluzioni?
         Abbiamo scoperto la ricchezza del digitale solo ora, in ritardo, frenati dalla paura della
novità. La chiusura imposta così a lungo, ha impedito una riflessione e un progresso di com-
prensione. La pandemia ci ha gettato in questa realtà facendoci sperimentare l'esserci nel
digitale. Sicuramente non è tutto buono e qualcosa deve essere cambiato o rifiutato, ma l'e-
sperienza della solidarietà e dell'essere comunità nel digitale rimane un dato che non potrà
essere ignorato o pensato come straordinario.

Note
1
  Consulente per l'innovazione tecnologica, docente di Teoria dei Media Digitali presso ISSR Mater Ecclesiae
2
  Docente ordinario di teologia dogmatica presso la Pontificia Università S. Tommaso d'Aquino (Angelicum),
  preside ISSR Mater Ecclesiae
3
  Docente invitato di teologia presso la Pontificia Università S. Tommaso d'Aquino (Angelicum) e Lumsa
4
    Docente presso la Pontificia Università Lateranense
5
    Tra le molte iniziative ricordiamo quella del Governo italiano tramite AGID di Solidarietà Digitale (https://soli-
    darietadigitale.agid.gov.it/iniziative/)
6
  Per un approfondimento sui diversi approcci e sentimenti verso il digitale nella liturgia e nella pastorale si
  rimanda ad alcuni testi: RIVISTA DI PASTORALE Liturgica, La liturgia tra nuovi media e fascino del passato, 311
  (Luglio / Agosto 2015); R. MARCHETTI, La Chiesa in internet. La sfida dei media digitali, Roma, Carucci, 2015; G.
  TRIDENTE, B. MASTROIANNI, La missione digitale. Comunicazione della Chiesa e Social Network, Roma, EDUSC,
  2016; F.C. BRAMBILLA, P.C. RIVOLTELLA, Tecnologie pastorali. I nuovi media e la fede, Brescia, Morcelliana
  Scholé, 2018; CREDERE OGGI, Teologia e Tecnologia, 233 (set/ott 2019); D.E. VIGANÒ, Testimoni e influencer,
  BolognaEDB, 2020; S. CAREDDU, Catechesi, è l'ora di strade nuove, in Avvenire, 9 febbraio 2021; A. LOBO AR-
  RANZ, Postumi Spirituali del Covid-19, in La Civiltà Cattolica, quad. 4097 (4.3.2021), pag. 437;
7
  Cfr. N. SINTOBIN, Celebrazioni digitali? Una domanda dall'esperienza, in La Civiltà Cattolica, quad. 4078
  (16.5.2020), pag. 396; L. PEYRON, Un'«agenda digitale» per la Chiesa, in Vino nuovo https://bit.ly/3i0pygd
8
  WECA - ASS. WEB CATTOLICI, La vita nel digitale è sempre relazione in Avvenire-LazioSette, 30 maggio 2021
9
  AUTORITÀ PER LE GARANZIE NELLE COMUNICAZIONI (AGCOM), Le comunicazioni nel 2020, giugno 2020
10
   La ricerca Digital 2021- Global Overview Report di WEARESOCIAL e HOOTSUITE (246 nazioni censite), riporta
  per i dati italiani da gen 2020 a gen 2021, un aumento di 1,1 milioni (+2,2%) di utenti internet e di 2,2 milioni
  (+5,7%) di utenti attivi sui social.

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11
   La ricerca Digital 2021 - Global Overview Report registra, per l'Italia, un traffico internet generato per il 47%
  da cellulari (+20%), 50,6% da computer (-13%), 2,4% da tablet (-10%).
12
   La ricerca Digital 2021 - Global Overview Report afferma per l'Italia, che il 98,2% si collega a Facebook via
  cellulare, 1,8% via computer e solo il 24,8% con entrambi.
13
  Cfr. Cercatori di speranza, anche online in Avvenire 17 marzo 2021 pag. 16
14
  Vedi G. PALASCIANO, Teologia - COVID-19: il paradosso e la rivoluzione. Intervista al teologo austriaco Kurt Ap-
 pel, in Il Regno, 20/2020, pag. 593; P. TOMMASONE, Teologia - Dopo il COVID-19: la Chiesa è già fuori. Intervista
 a Roberto Repole. Il rischio di una teologia della pancia piena in Il Regno 14/2020, pag. 399; A. SPADARO, «Una
 Nuova Immaginazione Del Possibile» Sette immagini di Francesco per il post Covid-19, in La Civiltà Cattolica,
 quad. 4080 (20.06.2020), pag. 567
15
   «Le ricerche etnografiche condotte da Miller e dai suoi collaboratori sembrano suggerire che i social media
  non sono il prodotto delle intenzioni delle aziende che hanno creato le piattaforme, ma sono piuttosto conti-
  nuamente trasformati dalle intenzionalità e dalle pratiche degli utenti: le persone trovano il modo per far sì
  che i social media servano ai loro scopi, che non sono "globali" o omologati, ma spesso determinati da esi-
  genze legate al luogo e ai bisogni del momento.» A. BISCALDI, V. MATERA, Antropologia dei social media. Comu-
  nicare nel mondo digitale, Roma, Carocci, 2019, p. 40,
16
   Un utile riflessione viene dall'indagine etnografica compiuta da MILLER ET AL., Come il mondo ha cambiato i
  social network, Milano, Ledizioni, 2018, pp.97-113
17
   Il rapporto DESI 2020 (Digital Economy and Society Index) della Commissione europea riporta la posizione
  italiana per la digitalizzazione: è 17esima per connettività a Internet, ultima per competenze digitali dei pro-
  pri cittadini e al 26esimo posto per utilizzo di internet.
18
   Vedi Rapporto sulla Ricerca e lo Sviluppo di Observa - Annuario Scienza Tecnologia e Società, 2021
19
    Interessante la riflessione sulle abitudini dello smart working (in cui rientra la DAD) da perdere o mantenere
  dopo la pandemia sviluppate da P. DRUCKERMAN, La vita sociale del futuro, in Internazionale, 1404 (9.4.2021),
  pp. 84-88
20
   . Riguardo alle relazioni ed al linguaggio usato con le nuove generazioni, si consiglia A. MATTEO, Pastorale 4.0.
  Eclissi dell'adulto e trasmissione della fede alle nuove generazioni, Milano, Ancora, 2020;
21
  F. COLOMBO, Ecologia dei media. Manifesto per una comunicazione gentile, Vita e Pensiero, 2020, pp. 71-80.
22
  Una rapida lista dei motivi per cui si concede credibilità è in A. AVALLONE, People watching in Rete. Ricercare,
 osservare, descrivere con l'etnografia digitale, Firenze, Franco Cesati Editore, 2018, pp. 79-90
23
  Per il concetto di bolle rimandiamo al fondamentale testo di E. PARISER, Il filtro, Milano, Il Saggiatore, 2011
24
  Spesso le fake news non sono esclusivamente bugie tout-court, ma delle pretese verità della cultura tipica di
 un gruppo sociale più o meno vasto, dal trumpismo fino al terrapiattismo. Per questa analisi rimandiamo all'in-
 teressante testo di M. FERRARIS, Postverità e altri enigmi, Bologna, Il Mulino, 2017
25
   Cfr PONTIFICIUM CONSILIUM PRO LAICIS, Annunciare Cristo nell’era digitale, LEV, 2015
26
   Interessante che non ci siano stati riferimenti alla chiesa domestica. Alcuni riferimenti alla fede virtuale ed alla
  chiesa domestica in tempo di pandemia sono: omelia del S. Padre a Casa Santa Marta del 27.04.2020; Papa
  attenti a fede "virtuale". La Chiesa è con popolo e con sacramenti in Avvenire del 27.04.2020; F. COLAGRANDE,
  Una pastorale per il dopo pandemia, in Vatican News del 06.04.2020
27
   E. MATTEI, Cristiani nel digitale. Sfide ed opportunità per una cultura digitale cristiana, Roma, I4DS, 2019, pp.
  125-150

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