Si va ad incominciare - Istituto Comprensivo Ceretolo

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Si va ad incominciare - Istituto Comprensivo Ceretolo
Numero IV Dicembre 2020                                                                    Rivista mensile di
                                                                    attualità e cultura della S.M.S “Moruzzi”

Si va ad incominciare …
                                         di Alice De Donno

                                             ( classe III B)
La ripresa degli studi, dopo le vacanze estive, di solito rappresenta per noi alunni una restrizione delle
nostre libertà, quali alzarsi con comodo, andare a letto più tardi la sera, avere tempo libero, non
studiare, poter uscire, quando si vuole e via dicendo. Quest’anno, però, come non mai, aspettavo con
ansia, e con me tanti altri compagni, la ripresa delle lezioni e il suono della campanella. Com’è stato
emozionante sentirlo un’altra volta, dopo tanti mesi, perché non dimentichiamoci che non entravamo
in un’aula scolastica dal mese di febbraio. Certo, fuori dall’ edificio scolastico eravamo tutti distanziati,
ci salutavamo da lontano, forse sorridevamo pure ma le mascherine coprivano i nostri sorrisi e anche
la nostra gioia di ritrovarci tutti insieme sani e salvi. Sicuramente, non sarà un anno facile questo che
abbiamo già iniziato a frequentare, perché la pandemia è ancora presente in modo massiccio in tutta
Italia, ma io voglio guardare al futuro con ottimismo e speranza. Senza dubbio, la classe che frequento
richiede molto impegno quotidiano ed attenzione per tutto ciò che si fa in aula, serietà nello studio, nel
comportamento e nel seguire le lezioni; tutto ciò serve per arrivare a giugno, quando sosterremo gli
esami che, a dire il vero, io vedo come lo spauracchio finale. Spesso, però, mi domando se potremo
finire l’anno in presenza o se dovremo, come è già accaduto, continuare da casa. Io faccio gli scongiuri e
mi auguro di vedere in cattedra ogni giorno i miei professori, perché sento il bisogno di avere un
dialogo con loro; sento la necessità, alcune volte, di chiedere anche ulteriori spiegazioni e, spesso, il
loro parere. La presenza degli insegnanti mi fa sentire più sicura e protetta ed è come se essi mi
impedissero di sbagliare. Quindi la mia paura più grande è proprio quella di non avere la possibilità di
portare a termine l’anno scolastico con calma, serenità, serietà e continuità nelle lezioni. Io voglio
frequentare la scuola, perché essa, secondo me, ci aiuta molto nello sviluppo della nostra personalità,
nell’arricchimento delle nostre idee e anche nelle nostre scelte; infatti noi, tra qualche mese, dovremo
decidere quale istituto superiore frequentare per raggiungere gli obiettivi che ognuno di noi si è
prefissato. Io penso che scegliendo bene, secondo le nostre inclinazioni, i nostri progetti e i nostri
desideri, cominceremo a mettere insieme i mattoncini che poi costruiranno il nostro futuro.
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Le interviste impossibili:
                              San Francesco d’Assisi
                                  di ALICE ANSALONI ( classe II C)

Intervistatrice (I): Bongiorno San Francesco, come sta?

San Francesco (SF):Tutto bene, oggi mi sento molto bene, tu come stai?

I: Anch’io mi sento bene, però adesso cominciamo con questa intervista. Lei quando è nato?

SF: Non mi dia del lei! Sono nato ad Assisi intorno il 1182.

I: Chi è tuo padre?

SF: Mio padre è Pietro Bernardone, un ricco mercante.

I: Come fu la tua giovinezza?

SF: La mia giovinezza fu spensierata e mondana.

I: Cosa hai fondato?

SF: Ho fondato l’Ordine Francescano dei Frati Minori.

I: Qual è la regola fondamentale di questo ordine monastico?

SF: La regola fondamentale è la povertà.

I: Quando è perché sei andato in Oriente?

SF: Sono andato in Oriente nel 1219 (Egitto e Palestina), perché volevo provare a diffondere la
religione cristiana, ma non ci sono riuscito.

I: Quando sei tornato in Italia, dove ti sei ritirato?

SF: Sono andando in Toscana sulla montagna della Verna,dove ho condotto una vita di preghiera e
di penitenza.

I: Perché l’anno del 1224 è così importante?

SF: Perché in quell’anno ho ricevuto le sacre stigmate.

I: Purtroppo questa sarà l’ultima domanda di questa bellissima intervista: vorresti diventare santo?

SF: Sì, è il mio sogno più grande. Grazie infinite per questa meravigliosa intervista.

I: Grazie anche a te e ci vediamo la prossima volta per un'altra “Intervista impossibile”!
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Terza pagina
Il dIrItto all’IstruzIone e progettI per un futuro
migliore...
                     di angelica rosito ( classe i d)
L’istruzione è per ognuno di noi una strada obbligatoria ma piacevole e piena di bellissimi paesaggi da
conoscere per lungo e per largo (materie e conoscenze nuove); questo vuole dire che essa è sia un diritto sia
un dovere.
La scuola è cibo per la vita, come acqua che ci disseta (in questo caso di conoscenze), come una gara: c’è chi
è più avanti e chi più indietro ma tutti, chi prima e chi dopo, dovremo arrivare al nostro traguardo, quello di
avere un lavoro e una mente colma di esperienze.
Ogni sapere è un mattone, fondamentale per costruire la bellissima casa che andremo ad abitare: il nostro
futuro.
Ogni approfondimento è come un decoro da aggiungere alle sue pareti.
Ma dove manca qualche mattone, ovvero qualche sapere, la casa crolla e viverci in futuro sarà difficile.
Infine, l’istruzione serve a costruirsi un futuro, perciò a trovare un lavoro che possa piacerci e, di
conseguenza, una casa e del cibo.
Ma, sopra ogni cosa, serve a stare bene con se stessi e con la società, perché sapere le cose dà soddisfazione
ed è fondamentale per vivere bene in comunità e quindi con gli altri.

Purtroppo oggi non tutti hanno accesso a un’istruzione completa e di qualità e a qualcuno è addirittura
vietata.
Questo è un punto debolissimo dell’umanità, perché più persone non hanno il diritto di conoscere più il
mondo diverrà complicato e pieno di disoccupati.
Continuando così, andrà a finire che le prossime generazioni non avranno un futuro sicuro e scontato.
Molte persone stanno lottando per il diritto alla scuola, ma chi è al governo di questo mondo non ha ancora
capito che la scuola è più importante di una guerra o dei soldi e che, a differenza del patrimonio concreto, è
fondamentale per la vita e la cultura.

Al tempo d’oggi essere analfabeta vuol dire non avere accesso a una vita dignitosa; ovvero non potersi
permettere un lavoro decente, non poter usufruire di cibo in abbondanza e non poter possedere beni e
ricevere servizi.
Insomma vuol dire non avere un futuro.
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Progetti per il futuro:
Perciò dobbiamo impegnarci a dare accesso all’istruzione a tutti gli abitanti del mondo.
Anzitutto dobbiamo comprendere quanto siamo privilegiati ad avere il diritto all’istruzione, per poi capire in
che condizioni sono bambini della nostra età, che non hanno questo privilegio e, di conseguenza ,non star lì
ad aspettare che i superiori agiscano, ma agendo noi stessi nel meglio possibile, mettendoci tutto il nostro
impegno.
Solo così, il nostro futuro e quello di tanti altri nostri coetanei, e non solo ,potrà essere sicuro.

Dopodiché, dovremo convincere anche i più potenti che, come dice Malala: “un bambino, un maestro, una
penna e un libro possono cambiare il mondo”.
Potremmo costruire nuove scuole accoglienti e spaziose così da ospitare più alunni, assumere più insegnanti,
ma facendo scelte accurate così da garantire un’istruzione di qualità

IL MIO MOTTO:
“Questo è il compito della vita: pezzo dopo pezzo, con l’istruzione, costruire un futuro migliore”
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Narrativa
                                        Il libro
                     Di Elisa Andrea Orlandi ( classe II B)

Insieme alla mamma e a mio fratello, nelle sere d’estate, mi dilettavo ad andare a passeggiare sulla
spiaggia, nell’ora magica del tramonto, quando, cioè, il sole cominciava ad abbassarsi, la sabbia a
colorarsi d’oro, la luce a frangersi in mille frammenti a pelo d’acqua e le ombre ad allungarsi.
Tra sassolini, conchiglie e sabbia, rimanemmo colpiti da un vecchio libro aperto alla prima pagina.
La mamma lo raccolse e, impietrita, si lasciò cadere, sedendosi sulla sabbia. Io e mio fratello ci
avvicinammo a lei e rimanemmo colpiti da quello che era scritto sulla pagina di quel libro: una
dedica per noi da parte di un certo signor Henry Drew.
Non conoscevamo questo signore e, incuriositi, decidemmo di andare a cercarlo. Fummo spinti da
questo desiderio, perché all’interno di quel libro era narrata un’avventura sull’Isola Misteriosa.
Cercammo su Internet informazioni su quell’uomo sconosciuto, al fine di poterlo contattare.
Trovammo ben sette signor Drew e, quindi, decidemmo di metterci subito alla ricerca. Bussammo a
tante porte, ma tutti risposero che non conoscevano l’Isola Misteriosa e che non avevano mai
dimenticato alcun libro sulla spiaggia. Stremati dall’inutile ricerca ed affamati, decidemmo di
entrare in un bar per mangiare. Dopo aver ordinato, chiedemmo informazioni del signor Henry
Drew al barista. Un uomo seduto vicino a noi ci disse: .
Eccolo! Era lui, finalmente, l’avevamo trovato. Ci accolse con calore, come se ci stesse aspettando
da sempre.
Ci disse di essere stato un assistente di lavoro di nostro padre, morto a causa di una febbre
altissima,contratta durante una missione sull’Isola Misteriosa. Tra gli scavi avevano trovato un
tesoro e, quindi, il signor Drew ci aspettava per condividere con noi quella fortuna, così come aveva
promesso a nostro padre prima di chiudere gli occhi per sempre. Drew divenne parte della nostra
famiglia e ci raccontò molte cose di papà che non conoscevamo. Quello che c’è successo può
sembrare irreale, ma, in cuor mio, so chi ha fatto in modo che trovassimo quel libro. Adesso io e
mio fratello siamo pronti per diventare bravi archeologi come nostro padre.
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Le favole
                          della I D
LA LEONESSA E L’UCCELLO
                           di Angelica Rosito (classe I D)

Una leonessa affamata cercò tra gli alberi della savana una buona
preda.
Vide un nido con due uccellini abbandonati dalla madre, indaffarata a
procurare loro del cibo.
Data l’assenza della madre, la leonessa si arrampicò sull’albero e
sbranò i due uccellini.
La madre al suo ritorno, non vedendo i suoi uccellini, capì che la
leonessa li aveva divorati; andò alla sua tana, e visto che stava
dormendo, ne approfittò e la accecò con il becco.
La leonessa si svegliò ed inizio a girare, ma non sapendo dove andare,
cadde nel fiume e la corrente la portò via, mentre moriva affogata.
Questa storia insegna che il male che fai agli altri è come un’arma a
doppio taglio: lo fai ma ti ritorna indietro.
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IL PAVONE E LA VOLPE
                      di Daria Placinta (classe I D)

Un giorno,un pavone girava nel
bosco vantandosi delle sue
bellissime piume con tutti gli
animali che vivevano da quelle
parti.
All’improvviso    incontrò      una
volpe che moriva di fame.
Allora il pavone aveva iniziato
a ridere e a prendere in giro
la volpe.
Così lei,stufa di questi insulti,
disse al pavone:”Smettila di
prendermi in giro!” Ma il pavone
continuava a ridere e a
mostrare alla volpe le sue piume
e poi se ne andò.
Ma la volpe andò dietro al pavone
e iniziò a tirargli tutte le piume in
un modo aggressivo .
Il pavone iniziò a urlare e a
scappare,mentre la volpe rimase a
guardarlo.

Morale:

Non bisogna vantarsi davanti a quelli che soffrono perché non
hanno la possibilità di avere quello di cui hanno bisogno.
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I due lupi
               Di Federico Ricci ( classe I D)

  Un giorno c'erano due lupi, tutti e due tristi, perché non riuscivano a

             cacciare, iniziarono a litigare perciò si divisero;

Diego andò in un bosco buio e triste, come il suo stato d'animo, mentre Leo,

                  nonostante fosse giù di morale, andò in

   una radura fatata e li trovò un amico immaginario che gli insegnò a non

                  uccidere più per mangiare, ma a mangiare

                                 vegetali.

   Leo e l'amico immaginario iniziarono a coltivare la terra e, quando

incontrarono Diego, videro che era magrissimo e scontroso, infatti poco

                                dopo morì.

    "È meglio essere felici perché ciò ti aiuterà ad avere una vita
                              migliore".
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LA VOLPE E IL TOPOLINO
di Filippo Casanova ( classe I D)

Un giorno in una foresta fitta fitta, passeggiavano una volpe e un
piccolo topolino.
Passeggiando nella foresta, ad un certo punto si mise a piovere e i due
amici si ripararono dentro la grotta.
Dentro la grotta c’era un grande masso. Solo che il masso fece un
movimento,dopo aver capito che era un enorme leone il topolino saltò in
groppa alla volpe e si mise a correre .
La volpe, da gran furba quale era, sterzò e si mise dietro una grande
quercia.
Il leone confuso tornò indietro alla sua grotta.

                   La morale insegna che l’unione fa la forza
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Il coccodrillo e la tigre
                                  di Leon Dominguez

                                       (classe I D)

 C'era una volta una tigre molto vanitosa a cui piaceva prendere in giro un

 povero coccodrillo perchè era sporco. Il coccodrillo era sporco solo perché

 viveva in una palude, e non era colpa sua.

Un giorno il coccodrillo si stancò davvero delle prese in giro

e disse ai suoi amici che la tigre era cattiva con lui.

Il coccodrillo e gli amici andarono dalla tigre ma decisero non di esiliarla, ma

di diventare suoi amici!!!
MORALE

Parlare dei problemi con gli amici è qualcosa di bello non qualcosa di cui

vergognarsi.

                         LA VOLPE E L’ELEFANTE
                     di Maddalena Costa ( classe I D)

In una notte di pioggia, una volpe non aveva da ripararsi perché era
lontana da casa; allora vide un elefante che dormiva e così si mise dietro
di lui e riposò. Passò la notte e la volpe si svegliò per prima, provò a
scappare ma non c’era niente da fare, l’elefante si era svegliato.
L’elefante chiese alla volpe:” Perché sei qui, questo non è il tuo posto?!”
e la volpe rispose:” Ma sai che io sono la regine della foresta!”
Poi arrivò il leone e la mangiò perché era lui il re della foresta, ed era un
amico dell’elefante; ma in questo caso il leone aveva tanta tanta fame e
quindi mangiò anche l’elefante.
La morale di questa favola è: la furbizia non aiuta, ma causa problemi
con le persone sconosciute.
Il valore dell’IstruzIone
 Riflessioni degli alunni
        della I D

                               Anna Beqiri
                         MALALA YOUSAFZAI
                               L’ISTRUZIONE
 Esistono nel mondo tantissimi ragazzi e ragazze che, per avere una
istruzione, rischiano la vita quotidianamente. Ciò che per noi è scontato
per molti altri, purtroppo, non lo è. Ancora ,nel mondo, esistono violenze
e battaglie per evitare che tutti vengano alfabetizzati, cioè viene proibito
l’insegnamento della scrittura e della lettura.
Come per Malala, che ha combattuto e ancora continua a farlo, per avere
diritto all’istruzione.
Malala è una ragazza del Pakistan, amava fin da piccola la lettura e la
scrittura così decise di cominciare a frequentare la scuola.
Un giorno, un gruppo di terroristi sorprese Malala sul pulmino diretto alla
scuola, e senza pensarci due volte le sparò.
Ora Malala è più forte di prima e combatte ogni giorno per l’istruzione di
tutti i bambini.
C'è tanta violenza contro chi va a scuola perché l’istruzione è come
una magia potentissima: senza di questa, senza cultura si è ignoranti,
ovvero si ignorano le cose, anche quelle che a noi sembrano più semplici,
non si conoscono i propri diritti e si può essere più facilmente sottomessi.
“Un bambino, un insegnante, un libro, una penna possono cambiare

mondo”
Questo è ciò che pensa Malala, ed è ciò che si dovrebbe sempre pensare.
Malala vinse il premio Nobel per la pace nel 2014 proprio per i suoi
discorsi emozionanti di storie che accadono realmente. Per me lei è una
ragazza dotata di un grande cuore; parlare, aiutare e diffondere il
messaggio non è una cosa che avrebbe fatto una normalissima ragazza di
20 anni come lei.
Inoltre noi tutti dovremmo alzare la testa e costruire un futuro migliore
fermando i diritti sottomessi e far capire che la scuola è ciò che apre la
mente, è ciò che insegna non solo le materie ma anche la vita: quindi la
scuola è un diritto non un dovere.

                                           Federico Ricci

                 Il valore dell'istruzione
    Attraverso l'istruzione l'uomo si rende libero perché è capace di comprendere, di prendere
  decisioni in autonomia sulle basi delle proprie conoscenze. Conoscenza e competenza sono tra
   l'altro fondamentali per inserirsi nel mondo lavorativo e decidere quindi del proprio futuro.
 Non dobbiamo pensare che il diritto allo studio sia una cosa scontata, perché in alcune zone del
mondo le scuole sono lontane e le famiglie sono troppo povere per permettersi di mandare i figli a
scuola, infatti la povertà è la causa maggiore dell'esclusione dalla scuola di questi bambini; spesso
 in questi paesi addirittura alle bambine è proibito andare a scuola e vengono quindi private del
                                diritto di imparare a leggere e a scrivere.
  L'analfabetismo non si è estinto, soprattutto nella parte meridionale del mondo. Ci sono stati
 progressi nel corso degli anni ma circa 70 milioni di bambini non hanno accesso all'educazione di
             base, la maggior parte vive in Africa e in Asia meridionale e occidentale.
  L'istruzione è un diritto fondamentale, un bene prezioso e questa è la più efficace difesa della
                                              libertà!
Per risolvere la situazione dobbiamo aiutare le associazioni benefiche a costruire le scuole vicino ai
 villaggi più isolati, formare insegnanti qualificati, fornire libri e materiali e aiutare le famiglie più
                                  povere a pagare le rette scolastiche.
IL VALORE DELL’ ISTRUZIONE
                                       di Giulio Parracino
Il valore dell'istruzione è un valore importante per il futuro e ci porterà a trovare un lavoro che ci servirà a
vivere. Senza istruzione non andremmo da nessuna parte perché se non sappiamo leggere e neppure
scrivere non possiamo esprimere i nostri sentimenti .Un esempio è stata la didattica a distanza perché se
non sapevamo leggere non potevamo capire gli altri sentimenti e, se non potevamo scrivere, gli altri non
potevano capire i nostri sentimenti. Secondo me, l’istruzione offre molti vantaggi come: scrivere, leggere,
socializzare, imparare a riflettere, ma anche a rivolgersi con chiarezza, imparare a contare ma la cosa più
importante IMPARARE.

Essere analfabeta vuol dire non saper leggere e scrivere, ma su queste parole mi voglio soffermare dicendo
che, secondo me, nessuno può essere analfabeta di natura, ma perché non riceve un'ISTRUZIONE adeguata.

Per ultima cosa voglio dire che l’istruzione è importante per tutti per crescere sia mentalmente ma anche
interiormente perché secondo me se impari una nuova cosa ti senti meglio con te stesso, sentendosi
grande non di anni e di statura ma di cuore e mente. Inoltre voglio dire che nessuno è un voto, ma il voto
vuol dire quanto siamo cresciuti mentalmente.

                                     Il valore dell’istruzione
                                          di Placinta Daria
Secondo me, il ruolo dell’istruzione nella vita di un essere umano è
quello di far conoscere a un bambino tutta la vita che si presenta in
questi giorni nel mondo.
L’educazione è una delle forme più importanti nell’istruzione perché
                                    ti fa capire come comportarti in
                                    questo mondo che all’inizio ci può
                                    sembrare sconosciuto ma poi con
                                    la mente lo riusciamo a scoprire
                                    un pezzo alla volta.

                                    Ognuno di noi può trarre molte
                                    informazioni e vantaggi
                                    dall’istruzione ,che è un diritto
da affrontare nella nostra vita.

Le informazioni e i vantaggi che possiamo prendere e racchiudere
nella nostra mente, possono essere materiali oppure cose astratte e
sono anche loro molto importanti come ad esempio:

  ● Lo studio che ci aiuta a costruire con dei “mattoni” il lavoro che
     ci aspetterà nel futuro per riuscire a vivere senza molte
     difficoltà.
  ● Il modo di comportarsi giusto, per riuscire a comunicare con le
     persone o con gli amici che ti possono stare accanto nei
     momenti di difficoltà che si trovano nel tuo cuore.
  ● Il luogo di studio (che sarebbe la scuola) per riuscire a studiare
     cosa c’è nel mondo e come reagire in questo mondo.
Nel mondo, purtroppo, ci sono anche delle persone che non hanno
avuto la possibilità di avere un'istruzione e sono diventate
analfabete, cioè che non sono riuscite ad entrare nel mondo delle
parole per riuscire a leggere oppure a scrivere.

Ma io dico (Come Malala Yousafzai, che è una ragazza che ha vinto il
premio Nobel per la pace è l’istruzione dei bambini e delle bambine)
perché non reagire, quando si sa che abbiamo dei fratelli e delle
sorelle che sono in difficoltà nel svolgere delle attività e noi stiamo
fermi (NON TUTTI) senza muovere un dito mentre roviniamo il
futuro e i sogni delle persone innocenti che vengono messe da parte.

Per questo bisogna muoversi, e reagire per non perdere le persone.

Ma che cosa dobbiamo fare?

Innanzitutto dobbiamo fermare le guerre … le guerre in cui molti
bambini innocenti muoiono, i bambini vedono queste scene che li
possono traumatizzare in un modo violento.

                                 Stop alle
                                 guerre!
Dobbiamo smettere di usare i bambini per delle cose senza senso,
dobbiamo soprattutto far capire a loro che l’istruzione è una cosa
fondamentale per la vita e che non si sentano parole che dicano che
l’istruzione, le bambine non la possono avere perché è un atto
violento che in tutti le parti del mondo deve fermarsi per sempre!

L’istruzione dovrà sempre avere un valore
importante nella vita e nel mondo!
Il diritto all’istruzione
                        di Agnese Mariano

L’istruzione spesso viene considerata solo come un dovere
nei paesi in cui è un diritto riconosciuto, mentre in realtà
essere istruiti è il bene più prezioso che si possa avere dalla
vita.
La scuola è importante perché ti può dare gli strumenti per
essere tutto quello che vorrai in futuro e ti da tutto quello
che ti serve: la formazione per trovare un buon lavoro, ti
aiuta nei rapporti sociali, ti insegna la convivenza, la
cultura e la conoscenza rendono liberi, permettendo di
ragionare con la propria testa e non pensare sempre come
tutti.
Andare a scuola poi È UN DIRITTO per tutti, anche se,
purtroppo, non tutti possono accedervi.
Ancora oggi, in molti paesi, soprattutto del terzo mondo a
tanti ragazzi viene tolta l’opportunità di studiare.
Ad esempio, la Liberia è al primo posto in tutto il mondo
per analfabetismo (il 62% dei
ragazzi non ricevono un’istruzione).
Sarebbe molto urgente e importante che questa ingiustizia
finisse al più presto, così come le guerre e sarebbe
bellissimo se ci fosse pace nel mondo, in questo modo
tutte le bambine e i bambini potrebbero andare a scuola.
I paesi ricchi dovrebbero impegnarsi a raccogliere fondi
tutti i mesi e il ricavato usarlo per costruire delle nuove
scuole nei paesi in cui non c’è istruzione.
Essere analfabeti nella società contemporanea può essere
un grave problema perché è un grosso limite alla libertà di
scelta.
                            Il valore dell’istruzione
                                       di Riccardo Ruisi

Per me l’istruzione è la base di un popolo civile, fondamentale diritto che dovrebbe essere
riconosciuto a tutti.
Purtroppo non tutti possono godere di tale diritto e questa è una vera INGIUSTIZIA. L’istruzione è
la base di una vita dignitosa, consente di poter avere un lavoro e di essere quindi autonomi. E’ la
base di tutto, sulla quale si fonda una civiltà degna di esistere.
Negare questo diritto o non consentire a tutti di potersi istruire ai giorni nostri è davvero assurdo, in
un mondo dove si va sulla Luna e inoltre pensare che ci siano persone che non sanno né leggere né
scrivere è molto triste.
Invece di fare guerre inutili i capi del mondo dovrebbero fare guerra all’ignoranza.
E’ vero la scuola è un dovere ma anche un diritto, a noi a volte non piace e ci lamentiamo ma non
ci rendiamo conto di quanto siamo fortunati e del potere che abbiamo imparando sempre cose
nuove. L’istruzione dovremmo ricordarci che è un bene prezioso e non dobbiamo fermarci solo a
riceverla ma dovremmo anche coltivarla, dovremmo essere sempre curiosi e affamati di conoscere,
più sappiamo e meglio è.

Bisogna condannare quindi chi non si impegna per un’istruzione per tutti e dobbiamo premiare chi
si impegna invece perché ciò avvenga.

Dobbiamo ringraziare tutte quelle persone che lottano e anche i professori che ci insegnano e, se a
volte ci annoiano, ricordiamoci che non a tutti è data questa meravigliosa opportunità e che quindi
siamo molto fortunati rispetto ad altri.
Storia
                          al femminile
      LE DONNE NEL RISORGIMENTO ITALIANO
                   di Bianca Dalmonte e Enisa Skuka ( classe III B)

INTODUZIONE
Per secoli le donne furono escluse dalla politica perché ritenute “inadatte” e
subordinate all’operato maschile, eppure, parlando di Risorgimento, non si può non
leggere dell’operato di donne con personalità diverse l’una dall’altra, coraggiose al
pari degli uomini e devote ai loro ideali. Sono tantissime infatti, le donne che hanno
partecipato, in modi differenti, al processo di unificazione del nostro paese. Per
tradizione , la storia del Risorgimento è sempre stata declinata al maschile, ma il
ruolo delle donne, durante quegli anni delicati, rivestì una notevole importanza.
Numerose furono, dunque, le donne da ricordare e le donne che si distinsero al fianco
degli uomini che accompagnarono.
Virginia Oldoini
Virginia Oldoini aveva solo 17 anni quando divenne contessa, andando in sposa al
cugino di Cavour, il conte Francesco Verasis Asinari. In quegli anni, Camillo Benso
di Cavour era presidente del Regno di Sardegna e necessitava di uno strumento per
“perorare” la causa italiana nell’ imminente trattato di pace di Parigi, in vista di
un’alleanza sulla Francia per la liberazione del Lombardo -Veneto dalla dominazione
austriaca. Cavour non ci pensò due volte ad assumere Virginia come “ambasciatrice
galante” alla corte francese, affinché intercedesse in favore dell’Italia presso
Napoleone III, notoriamente sensibile al fascino femminile. La contessa accettò
l’incarico con entusiasmo e, nel novembre 1856, cedette al corteggiamento
dell’imperatore, divenendone l’amante per un anno, così riuscendo nel compito
assegnatole.
CRISTINA TRIVULZIO DI BELGIOJOSO

Un’altra delle figure di notevole spicco, completamente indipendente dall’influenza
maschile, ricordata per l’ampia portata del pensiero e l’influenza nella vita culturale e
politica dei decenni dell’unificazione del Paese, fu Cristina Trivulzio di Belgiojoso.
Questa dimostrò fin dall’infanzia una pura passione politica: fu in contatto con la
Carboneria, divenne giornalista, nel 1840 si stabilì a Trivulzio e, colpita dalle
condizioni di miseria dei contadini, si dedicò ai problemi sociali, con uno spirito da
vera riformista. Qui aprì asili e scuole per figli e figlie del popolo. Nel 1848–49
raggiunse Milano guidando la “Divisione Belgioioso”, formata da 200 volontari da
lei reclutati e trasportati a Milano.
ANITA GARIBALDI

Una donna lodata, invece, per la sua fedeltà al marito e agli ideali fu la moglie di
Giuseppe Garibaldi. Anita Garibaldi conobbe il generale nel periodo in cui lui era
rifugiato in America, poiché condannato a morte in Italia per avere partecipato ai
moti risorgimentali e per essersi iscritto all’organizzazione di Giuseppe Mazzini, la
Giovine Italia. Anita condivise gli stessi ideali rivoluzionari del marito e, dopo essersi
tagliata i capelli e vestita da uomo, decise di combattere insieme a lui. Quando
conobbe Garibaldi, Anita lasciò il marito in Brasile e lo accompagnò in quasi tutte le
sue battaglie. Da lui ebbe anche quattro figli e morì il 4 agosto 1849.

LUISA BATTISTOTTI SASSI

Luisa Battistotti, nata a Stradella il 26 febbraio 1824, si trasferì a Milano per il
matrimonio con l’artigiano Sassi. A ventiquattro anni, nel marzo 1848, fu
protagonista di diversi atti di coraggio durante le Cinque Giornate: il 18, allo scoppio
della rivolta milanese contro il governo austro-ungarico, riuscì a strappare la pistola
ad un soldato austriaco, a costringere alla resa lui e altri cinque suoi commilitoni e a
consegnarli ai finanzieri che, essendo tutti italiani, si erano schierati con gli insorti
.Da quel giorno, smesse le vesti femminili, indossò i panni del combattente,
contribuendo a innalzare le prime barricate (ne vennero costruite ben 2000) e non
abbandonando le armi per tutta la durata dell’insurrezione.
Eleonora Fonseca Pimentel
Eleonora Fonseca Pimentel è nata a Roma il 13 gennaio 1752 e morta a Napoli il 20
agosto 1799. Patriota e politica italiana, è stata una delle figure più importanti nella
Repubblica Napoletana del 1799. Apparteneva ad una famiglia portoghese. Poco
dopo la sua nascita, a causa della rottura dei rapporti diplomatici tra il Regno del
Portogallo e lo Stato Pontificio, la sua famiglia si è trasferita da Roma a Napoli. Ha
studiato Lettere ed ha composto diversi sonetti. Ancora giovane, è stata ammessa
all'Accademia del Filaleti e all'Accademia dell'Arcadia. Si è dedicata allo studio delle
discipline storiche, giuridiche ed economiche. Nel 1778, ha sposato Pasquale Tria de
Solis, capitano dell'esercito napoletano, da cui ha avuto un figlio, Francesco, morto
da bambino. Amica della regina Maria Carolina d'Asburgo-Lorena, ha curato la sua
biblioteca ed ha frequentato con lei i salotti degli illuminati napoletani affiliati alla
massoneria. Nell'ottobre 1798, Eleonora è stata arrestata con l'accusa di
giacobinismo. Liberata dopo qualche mese dai "lazzaroni", è diventata una
protagonista della vita politica della Repubblica Napoletana. I suoi scritti sulla
Repubblica hanno accentuato il malanimo dei Borbone nei suoi confronti, attirandole
addosso la loro vendetta, dopo che la Repubblica è stata rovesciata nel giugno 1799
ed è stata restaurata la Monarchia. Eleonora è stata arrestata e condotta in una nave
ancorata nel golfo di Napoli. E' stata poi condotta nel Carcere della Vicaria e
condannata a morte il ì17 agosto. Il 20 agosto è stata impiccata in piazza del Mercato
a Napoli.
ROSALIA MONTMASSON
Rose Montmasson, detta Rosalia, è conosciuta perché seguì Francesco Crispi, suo
marito, e i Mille travestita da uomo. Lo fece per amore, ma Crispi non le fu
riconoscente. Rose nacque il 12 gennaio del 1823 a Saint-Jorioz, un piccolo paese
dell'Alta Savoia situato sulla costa occidentale del lago di Annecy. La morte della
madre obbligò la giovane Rose a recarsi a Torino, dove lavorò come stiratrice a
partire dal 1849; la relazione tra i due si fece intima dall'inverno del 1850, quando
iniziarono a convivere. La vita di coppia dei due non fu agevole a causa della prima
compagna di Crispi, donna con cui il rivoluzionario aveva avuto un figlio. A causa
della gelosia di Felice Vella, la convivenza divenne turbolenta

Costanza D’Azeglio
Costanza d’Azeglio sposò nel 1814 Roberto Taparelli d'Azeglio, fratello del noto
Massimo, senatore del Regno di Sardegna e poi del Regno d'Italia. Da lui ebbe i figli
Melania (1814) e Vittorio Emanuele (1816, pure lui senatore). Fu, come il marito,
sostenitrice di un'apertura in senso liberale della monarchia, il che costrinse la
famiglia all'esilio all'estero nei più duri anni della Restaurazione (1821-1826).
Animava due piccoli salotti nei palazzi di Lagnasco e Torino, frequentati da diversi
patrioti, quali Cavour e Pellico. Ha lasciato il volume “Souvenirs historiques de la
marquise Constance D'Azeglio, née Alfieri, tirés de sa correspondance avec son fils
Emanuel, avec l'addition de quelches lettres de son mari le marquis Robert
D'Azeglio, de 1835 à 1861” (postumo, 1884), una corrispondenza di circa 300 lettere
tra lei e il figlio, considerata una preziosa fonte storica. Nelle lettere scritte nelle
estati a partire dal 1831 spesso la marchesa racconta le fasi della costruzione della sua
amata residenza estiva, realizzata sulle colline di Busca, il Castello del Roccolo
circondato da un ampio parco.
Le nostre recensioni

                       Marco Aime
                 UNA BELLA DIFFERENZA
                       Recensione
                     di Manuel Bruni
                       (classe III A)

TITOLO:         Una bella differenza
AUTORE:         Marco Aime
GENERE:         Saggio - Dialogo
PERSONAGGI      Chiara, Elena e il loro zio
PRINCIPALI:
ALTRI           Visto che il loro zio fa l’antropologo vengono nominati
PERSONAGGI:     nomi di altri suoi colleghi e di numerose tribù
STRUTTURA DEL   Diviso in capitoli, scritto in prima persona
LIBRO:
BREVE RIASSUNTO
La storia narra dello zio di Elena e Chiara, il quale si interessa di culture differenti e racconta le
proprie esperienze di antropologo. Infatti parla, in modo semplice, di tutte le popolazioni che ha
studiato e delle loro usanze. Appunto dice che nel mondo ci sono differenze nel modo di pensare e
di comportarsi, ma nessuno, per questo motivo, è inferiore alle altre persone.
Per far capire i concetti alle sue nipotine usa alcuni giochetti, ad esempio fa elencare alcuni animali
e chiede loro di nominarne le caratteristiche. Né Elena né Chiara gli citano l’uomo.
Lo zio spiega ad entrambe che tutti gli animali sono nati con determinate caratteristiche, ad esempio
l’uccello può volare, il pesce può nuotare e l’uomo ( anche lui è un animale), invece, ha la
caratteristica di saper comunicare e sapersi esprimere.
Introduce e racconta anche dell’evoluzione dell’uomo, della scimmia che ha iniziato a progredire,
da quadrupede è diventata bipede, ha sviluppato il pollice opponibile;l’uomo, poi, ha costruito
villaggi, si è spostato perché il cibo scarseggiava e ha iniziato a intrecciare relazioni.
Tutto ciò fino a quando qualcuno ha inventato l’agricoltura e l’allevamento, così le popolazioni non
avevano più bisogno di spostarsi e andare alla ricerca di altre terre.
In seguito, l'uomo ha deciso di andare a esplorare i mari. C’era qualcuno che diceva che il mare era
pieno di mostri, un altro sosteneva che c’erano altre terre e un altro ancora che non c’era niente :
avevano le idee molto confuse. Così partirono per mare e trovarono altre terre da conquistare in cui
si stanziarono.
Dalle conquiste dell'uomo nacquero i primi problemi perché i bianchi si consideravano superiori e
volevano sottomettere e rendere schiava la popolazione nera.

                       CONSIDERAZIONI PERSONALI
Nel testo sono presenti similitudini o paragoni e, a volte, lo zio cita delle frasi molto profonde: “Il
mondo è come un libro e chi sta a casa sua, finisce per leggere sempre la stessa pagina. Ecco, ogni
popolo ha scritto una pagina sua, ma sono tutte pagine dello stesso libro”. Questo vuol dire che ogni
popolo ha la propria cultura, ma se non viaggia e sperimenta non conoscerà mai altri modi di fare e
di pensare, leggerà sempre la solita pagina.
Come ho detto nel breve riassunto, lo zio cerca di fare capire alle bambine i concetti, utilizzando dei
piccoli giochetti e di questi me ne sono piaciuti due in particolare.
Il primo parla di una popolazione che si chiama Inailati che pensa che il loro corpo sia brutto e
cerca di migliorarlo ogni giorno : ad esempio gli uomini usano il osiosar e le donne usano il
ottessor. Questo popolo ha un'usanza che si chiama oroval e, grazie a questa, ottengono degli idlos,
che sono piccoli foglietti di carta colorati, con i quali si può avere da mangiare e risparmiare tempo.
Inoltre costruiscono carri che chiamano otua e parlano tutto il giorno con una scatola chiamata
iralullec.
Alla fine del gioco lo zio svela di che popolazione si tratta, infatti se si girano le parole al contrario,
si può leggere: Italiani, rasoio, rossetto, lavoro, soldi, auto e cellulari.
Il secondo giochetto riguarda gli oggetti stranieri, infatti lo zio ne elenca una serie che usiamo
abitualmente come: il lenzuolo di cotone quindi inizialmente prodotto in India, la coperta di lana
(Medio Oriente), le ciabatte (nord America), caffè (Abissinia), latte (Cina), lo zucchero (India), il
cacao (Messico) e infine la forchetta, che è stata inventata in Italia.
Quindi, come dice lo zio, siamo tutti un po’ stranieri!
Durante la storia si narra di un fatto che, secondo me, è molto strano: infatti un antropologo di nome
Nakwa nativo del Congo (antropologo), venuto a far visita allo zio appositamente per studiare gli
italiani, gli ha fatto alcune domande sulle nostre abitudini e usanze.
A volte quando alcune risposte sembravano strane o non le capiva, Nakwa smetteva di prendere
appunti e si innervosiva.
Questo episodio mi ha fatto capire che Nakwa aveva davvero una cultura molto differente dalla
nostra e che per lui eravamo noi ad essere “strani”.
Ho trovato molto interessante il personaggio dello zio perché ha raccontato le storie di vari popoli in
modo semplice e mi hanno coinvolto tanto, perché ho avuto modo di riflettere sulle culture degli
altri popoli.
Io consiglierei questo libro a chi ama esplorare il mondo perché lo zio racconta fatti interessanti e
allo stesso tempo anche divertenti, usando gli indovinelli.

                                IL MAGO DEI NUMERI
                               di Hans M. Enzensberger

                        recensione di Marco Colantuono (II A)

Roberto faceva brutti sogni, ma una notte incontrò il mago dei numeri che gli spiegò varie regole
della matematica. Per dodici notti andò avanti così. La prima notte Roberto lo incontrò sopra una
foglia, la seconda in una foresta piena di numeri uno enormi, la terza in una grotta, la quarta in una
spiaggia, la quinta in un deserto, la sesta in un campo di patate infinitamente grande, la settima in
una casa completamente bianca a forma di cubo, l’ottava in una scuola, la nona sognò che il mago
era nella sua camera, la decima al cinema...

La mia parte preferita è stata quando il mago dei numeri ha spiegato a Roberto come si trova la
radice quadrata, perché mi ha ricordato quando l’anno scorso stavo studiando le funzioni della
calcolatrice e avevo capito da solo come si trova la radice quadrata di un numero. Ad esempio, la
radice quadrata di trentasei è sei, perché sei per sei fa trentasei.
Ho scelto questo libro, perché la matematica è la mia materia preferita e mi ha affascinato molto
leggere un testo e. contemporaneamente. imparare delle regole sui numeri. Roberto, invece, non
ama la matematica, perché la trova incomprensibile e comincia anche a sognarla di notte. Alla fine,
però, scopre che il mondo dei numeri non è così brutto come pensava all’inizio.
Secondo me, attraverso questo pensiero, non bisogna credere che anche se una cosa è difficile, non
si possa comunque imparare e, magari, scoprire un mondo affascinante che all’inizio non si
pensava.

Questo libro presenta dodici capitoli e in ogni capitolo c’è Roberto che sogna il mago dei numeri,
ogni volta in un posto diverso.

Il mio personaggio preferito è il mago dei numeri, perché sa tutti i segreti della matematica, che è
come un labirinto, ma, mentre nel labirinto si riesce a trovare solo una via d’uscita, nella
matematica, nella maggior parte dei casi, le vie di uscita, ovvero le soluzioni, sono più di una.
Inoltre, nella matematica tutte le regole hanno sempre qualcosa in comune e questo la rende,
secondo me, perfetta.
Io, da grande, vorrei diventare proprio come il mago dei numeri e far capire agli altri che la
matematica non è poi così complicata come molti pensano ed è anche utile.

Consiglio questo libro a tutti quelli che non amano la matematica, ma a cui piace leggere così che
possano scoprire che questa materia è più magica di quello che credono.
Nicole Orlando
                                Vietato dire non ce la faccio
                           Recensione di Sara Guidicini (II A)

Questo libro parla della vita di una bambina , Nicole Orlando, che ha la sindrome di Down ed ha
imparato a vivere bene e ad apprezzarsi per quello che è.
Alessia Cruciani, una giornalista della Gazzetta dello Sport, si è occupata della stesura e Nicole, con
la sua famiglia, si è occupata dei racconti da inserire nel libro.
È stato pubblicato promosso dalla casa editrice Pickwick inserendo all’interno del libro otto pagine
con fotografie e didascalie rappresentanti momenti speciali nella vita di Nicole.
Il libro è formato da 155 pagine divise in 15 capitoli.
La lettura è molto scorrevole e il contenuto è spiegato in maniera eccellente.
Le persone più nominate nel libro sono:
Roberta (sua mamma)
Giovanni (suo papà)
Michael (suo fratello maggiore)
Caroline (sua sorella minore)
Nonno Sandro (nonno materno)
Nonna Fiorella (nonna materna)
Nonna Giovanna (nonna paterna)
Anna Miglietta (allenatrice di danza)
Stefano Oradei (amico conosciuto a Ballando con le stelle, programma televisivo)
Stefano e Roberto (ragazzi che le piacevano)
Nicole Orlando è un’ atleta paralimpica che ha vinto tantissime medaglie e inviti grazie alla sua
costanza, determinazione, voglia e alla regola: “vietato dire non ce la faccio”!
È una ragazza socievole, autoironica, affettuosa ed è molto legata alla famiglia; è la protagonista del
libro, e una persona che ammiro molto.
Lei non si vuole “nascondere” per la sindrome di Down, per le sue imperfezioni fisiche, anzi vuole
essere al centro dell’attenzione per poter dare un’idea diversa alle persone sulla sindrome di Down.
Il mio capitolo preferito è stato quello dedicato a sua nonna Fiorella defunta, perchè con parole
semplici è arrivata dritta al cuore, facendo capire il loro forte rapporto!
Di frasi che mi hanno colpita ce ne sono state tantissime, ma alcune in particolare mi hanno colpita
dritta al cuore:
“Sono cresciuta sommersa dalle sue coccole, lei è più di una nonna è un'amica, una complice,
una maestra è il conforto su cui posso sempre contare”

      Questa è una frase che mi ha commossa molto visto che anche io ho un legame stretto con
       mia nonna, e in questa frase ho trovato le parole che definiscono anche il nostro rapporto.

“Mi sto tuffando nella vita con coraggio devo superare scogli, correnti contrarie, squali, cioè
l'ignoranza della gente che mi considera una bambola rotta”

                 Mi fa molta tenerezza questa frase perché mi fa capire come le persone
                  giudichino i diversamente abili (e non solo) senza nemmeno conoscerli.

                        “Per questo mi chiamo Giovanni”
                                       di Luigi Garlando
                     recensione di Elisa Andrea Orlandi ( classe II B)

DATA DI PUBBLICAZIONE: 2004
GENERE: romanzo
PROTAGONISTI:
Giovanni, un bambino di 10 anni e Giovanni Falcone, un magistrato che ha lottato contro la mafia.
PERSONAGGI SECONDARI:
Papà, madre, zia Nuccia e Toni, compagno di scuola di Giovanni.
Francesca, moglie di Giovanni Falcone, Maria sorella di Falcone e Rocco, amico di Giovanni
Falcone.
EPOCA IN CUI È AMBIENTATA LA VICENDA: contemporanea.
LUOGHI IN CUI È AMBIENTATA LA VICENDA: Palermo e dintorni.
TRAMA

Giovanni è un bambino di 10 anni, che sta studiando nella sua cameretta, quando entra il padre,
proprietario di negozi di giocattoli a Palermo, il quale gli chiede cosa sia successo al suo compagno
di scuola, Simone, che si è rotto un braccio cadendo in modo non accidentale. Sfogliando l’album
delle figurine del figlio, si accorge che non è ancora finito, nonostante il bambino spenda la sua
paghetta ogni settimana per acquistarle. In occasione del suo compleanno, il padre di Giovanni lo
invita a fare una gita, solo loro due, per raccontargli la storia di Bum, il gorilla di peluche dai piedi
bruciacchiati, che Giovanni tanto adora e la storia di un magistrato che ha combattuto la mafia:
Giovanni Falcone.
La mattina seguente, il papà di Giovanni lo porta in via Castrofilippo, dove nacque Falcone e gli
racconta che, alla nascita, il futuro magistrato aveva i pugni chiusi e che entrò dalla finestra una
colomba. Ciò stava a significare che Falcone avrebbe lottato per la pace e per le ingiustizie; infatti
Giovanni aveva avuto una madre severa che lo aveva educato al senso del dovere e della giustizia.
Poi il padre porta Giovanni a vedere la scuola di Falcone e gli racconta le zuffe che faceva per
difendere i compagni più piccoli dai bulli.
Giovanni e il papà vanno, in seguito, al mare e il padre continua il racconto di Falcone con la sua
scelta di iscriversi all’accademia di Livorno, mostrandogli le tristi lettere dei genitori, che sentivano
la sua mancanza; gli racconta, inoltre, la scelta di studiare legge, i suoi primi casi, il suo sequestro
nel carcere di Favignana e il matrimonio con Rita, l’amore della sua vita. Dopo un bagno in
spiaggia, il padre spiega a Giovanni l’origine della parola “mafia” e della parola ”pizzo”.
Con l’esempio di un carciofo, le cui foglie si chiamano cosche, descrive come le famiglie mafiose
sono organizzate e come queste puniscono le persone che non obbediscono ai loro voleri.
Il racconto continua con Falcone che fa fatica a trovare a Palermo prove contro la mafia, perché tutti
hanno paura di parlare, ma, con altri magistrati come lui, inizia un grande lavoro di pulizia della
città di Palermo. Un suo grande amico magistrato, Rocco, viene ucciso e lui inizia la sua vita sotto
scorta, mentre la moglie lo lascia. Falcone conosce un magistrato, durante il suo lavoro, Francesca
della quale si innamora e la sposa in segreto per ragioni di sicurezza.
Il lavoro di Falcone riceve i suoi frutti : vengono arrestati decine di mafiosi e la mafia comincia ad
avere paura. È la prima grande vittoria del magistrato. La mafia, però, vorrebbe sgambettare
Falcone che, intanto, si è rifugiato con il suo collaboratore Borsellino all’Asinara. Molti uomini
d’onore vengono arrestati. L’11 febbraio 1986, nel tribunale di Palermo, viene allestita un’aula
bunker e inizia il maxiprocesso. A Palermo si avverte una nuova speranza, ma la mafia non si
ferma: comincia a mettere in cattiva luce Falcone e gli prepara un attentato, fortunatamente sventato
da un agente di scorta.
Falcone decide così di continuare il suo lavoro andando a Roma e facendo viaggi di lavoro in USA
per collaborare con l’FBI.
Un giorno, il magistrato riparte per Palermo, per assistere alla mattanza dei tonni a Favignana e lì
scatta un altro attentato contro Falcone, che la mafia aveva preparato accuratamente, mettendo
cinque quintali di tritolo in un cunicolo sotto l’autostrada che va dall’aeroporto a Palermo,
all’altezza di Capaci. Due mesi dopo, muore in un attentato l’amico di Falcone, Borsellino, sempre
ucciso dalla mafia. Nel giro di pochi giorni Palermo vive due grandi perdite e, per ricordare i due
magistrati, viene loro intitolato l’aeroporto e la torretta davanti alla casa di Falcone, accanto alla
quale sorge un grande albero, simbolo di ringraziamento, di ricordo e di speranza.
Dopo questo giro, il padre confessa a Giovanni che anche lui un tempo pagava il “pizzo” alla mafia,
come gli aveva insegnato suo padre e quando, dopo la morte di Falcone, si rifiutò e denunciò alla
polizia gli estortori, due picciotti gli incendiarono il negozio e minacciarono la sua famiglia. Ecco
svelati il segreto di Bum, che riuscì a salvarsi dall’incendio, e il motivo per il quale aveva chiamato
il figlio Giovanni.
Il giorno dopo Giovanni va a casa della signora Maria, sorella di Falcone e le riporta le lettere
mandate al fratello dai suoi genitori, quando era in accademia. Insieme a lei. parlano di come sia
importante combattere la mafia sin da bambini.
Giovanni, quando torna a scuola, trova il coraggio di rifiutarsi di dare al bullo della classe, Tonio, i
suoi soldi per le figurine e riceve un pugno in un occhio. Simone, al quale Tonio aveva rotto un
braccio, difende Giovanni. Insieme vanno dal preside a raccontare come erano andate le cose.

MESSAGGIO DELL’AUTORE

Non bisogna dimenticare le parole di Giovanni Falcone “Gli uomini passano, le idee restano e
continuano a camminare sulle gambe di altri uomini”. Le idee e le buone azioni, compiute da “eroi”
che si sono sacrificati per combattere la mafia, devono far nascere la speranza in un futuro migliore,
perché la speranza, una volta accesa, non si spegne più. Questo è dimostrato da tutte le foto di
Falcone e Borsellino, che abbiamo, nelle quali sorridono. L’autore si chiede: perché sorridono se
continuamente per la loro sicurezza hanno rinunciato alle cose a loro care? Che cosa ci sarà da
sorridere in una vita così sacrificata e rischiosa? La risposta è che sorridono di felicità vera, che
arriva da un grande ideale di legalità, di giustizia, volto a liberare la Sicilia dalla mafia. Forse, per
essere veramente felici, anche noi dovremmo trovare un ideale del genere.

GIUDIZIO PERSONALE
Questo libro, una volta letto, rimane nel cuore. L’autore tratta con un linguaggio semplice e
coinvolgente, servendosi di metafore, l’atroce sistema mafioso, in modo tale da farlo facilmente
comprendere dal piccolo lettore.
Una storia commovente, che racconta la vita di un grande uomo come Giovanni Falcone, che fa
pensare e capire molte cose e soprattutto ci insegna a non arrendersi mai.
 Una storia che si intreccia a quella di un papà vittima di estorsione, che decide di raccontare la sua
storia al proprio figlio Giovanni, facendogli capire che sin da piccoli bisogna lottare per le cose
buone e giuste per non diventare vittime dei prepotenti.
Io conoscevo già la storia di Giovanni Falcone prima di leggere il libro, perché, quando vado a
trovare i cugini a Palermo,essi mi portano a vedere dove abitava il magistrato : davanti al portone
d’ingresso è rimasto il gabbiotto di vetri antiproiettile, dove vi si mettevano gli agenti di scorta.
Accanto al gabbiotto c’è un albero secolare pieno di bigliettini con frasi e lettere dedicate a Falcone
e tantissime foto. Leggendo il libro, mi sono ricordata che alcune cose me le aveva raccontate mio
cugino, che lavora nella polizia e quel periodo lo ha vissuto e se lo ricorda bene.
Per i Palermitani Falcone è stato e sempre sarà la speranza e l’esempio da seguire.
Musica, che passione!

                                      I MODÀ
                         di Beatrice Palmieri ( classe II B)

I Modà sono un gruppo musicale pop rock italiano formatosi nel 2002.
Agli inizi degli anni Duemila, il cantante Kekko Silvestre decide di formare un gruppo con i
musicisti Tino Alberti ed Enrico Palmosi.
In seguito, alla formazione, si aggiunge un amico d’infanzia di Silvestre, Paolo Bovi. Sotto il nome
di “Pop Doc”, il gruppo comincia ad esibirsi in alcuni locali del Nord Italia. Silvestre decide, poi, di
cambiare il nome del gruppo in “Modà’”, ispirandosi al nome di una discoteca a Erba.
Palmosi decide di non suonare più nella band, ma di assistere Silvestre come arrangiatore e coautore
dei brani del gruppo. Negli anni, alla formazione si aggiungono il chitarrista Diego Arrigoni, il
bassista Stefano Forcella e il batterista Manuel Signoretto.
Con la nuova formazione, svolgono un’intensa attività live e, verso la fine del 2003, vengono notati
all’Indian Saloon di Bresso (MI) da un direttore artistico, che li fa esibire nel loro primo importante
passaggio televisivo con una prima versione di “Ti amo veramente”, brano che diventerà il singolo
trainante dell’omonimo primo album.
I concerti promozionali nelle piazze italiane permettono ai Modà di farsi conoscere ad un pubblico
più vasto e di entrare nelle classifiche di vendita.
Nel 2004, ottengono il loro primo contratto discografico per il primo singolo “Ti amo veramente”.
Salgono alla ribalta con l’album “Viva i romantici”, che vende oltre 300.000 copie in Italia,
trascinato dai singoli di successo “La notte”, “Sono già solo” e “Come un pittore”, quest’ultimo in
duetto con Pau Donés dei Jarabe De Palo.
Nello stesso anno, i Modà partecipano al Festival di Sanremo 2011 con il brano “Arriverà”, in
duetto con Emma reduce dalla trasmissione Amici di Maria De Filippi,e conquistano il secondo
posto nella competizione.
Ancora oggi continua il successo.
COME UN PITTORE

SCRITTA DA JARABE DE PALO E MODÀ
Ciao, semplicemente ciao

Difficile trovare parole molto serie

Tenterò di disegnare

Come un pittore farò in modo

Di arrivare dritto al cuore

Con la forza del colore

Guarda, senza parlare

Azzurro come te, come il cielo e il mare

E giallo come luce del sole

Rosso come le cose che mi fai provare

Ciao, semplicemente ciao

Disegno l'erba verde come la speranza

E come frutta ancora acerba

E adesso un po' di blu, come la notte

E bianco come le sue stelle con le sfumature gialle

E l'aria, puoi solo respirarla!

Azzurro come te, come il cielo e il mare

E giallo come luce del sole

Rosso come le cose che mi fai provare
Si tratta di una canzone dedicata dal leader del gruppo alla figlia Gioia, in cui si illustra la bellezza
del creato, raccontata ad un bambino, sottolineando le cose positive della vita (cielo, mare, sole),
senza far riferimenti a quelle negative ("...Per le tempeste non ho il colore, con quel che resta
disegno un fiore..."), perché, quando si è giovani, bisogna pensare alle cose positive e avere
speranza. Si parte, allora, spiegando le cose semplici non con le parole ma con un disegno, come fa
un pittore, prendendo spunto dai colori della natura: azzurro come il cielo, giallo come il sole, verde
come il prato. L'aria....puoi solo respirarla. La canzone può essere anche un riferimento all'uomo di
oggi, che non si meraviglia più della bellezza della natura e di tutte le cose che ci circondano.

IO ho ascoltato questa canzone l’estate scorsa per caso, in macchina, e mi ha trasmesso serenità.
Inoltre mi piaceva tutto: il testo, la musica e le voci dei due cantanti; me la sentivo cucita addosso
come un bel vestito … forse perché ero in un momento della mia vita particolarmente felice e
vedevo la natura attorno a me piena di colori. Sicuramente, anche i colori permettono di esprimere
le nostre sensazioni, il nostro io, le nostre emozioni in un determinato momento della vita. Non
sono una pittrice, ma posso ugualmente dipingere le mie giornate in base a ciò che provo in quel
momento e all’ispirazione che nasce dentro di me, perché, secondo il mio parere, la semplicità è alla
base della felicità.
Aforismi scelti per voi

“I due giorni più importanti della vita sono il giorno in cui
sei nato e il giorno in cui scopri il perché”.(Mark Twain)

“Vieni, compiangiamoli quelli che stanno meglio di noi.
Vieni, amica, e ricorda che i ricchi han maggiordomi e
non amici,e noi abbiamo amici e non maggiordomi”.
(Ezra Pound)

“Nessuno è libero se non è padrone di se stesso”.
(Epitteto)
Ringraziamenti
Desidero esprimere la mia particolare gratitudine a tutti gli alunni delle classi II B, II A, II C, I D, III B e III
A, che hanno inviato racconti, articoli, recensioni ... ed hanno così reso possibile la realizzazione di questo
quarto numero del giornale scolastico.

Sentiti ringraziamenti alle Professoresse Baraldi e Terzi e al Professor Priori per la loro sensibilità e per la
loro disponibilità.

Tengo, infine, a precisare che tutti gli eventuali errori, fraintendimenti od omissioni sono da addebitare a
mie distrazioni.

                                                                                           Prof. Andrea Casadio
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