SCHEDA PAESE CINA gennaio 2022 - Agenzia ICE
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Scheda Paese Cina 1.1) La congiuntura economica Il successo della Cina nel contenimento della diffusione del Covid-19, grazie ad una combinazione di provvedimenti emergenziali, quali test di massa e tracciamenti, unitamente a draconiane misure di lockdown, ha consentito una ripresa più veloce e con minore supporto di politiche economiche rispetto alle altre grandi economie. La crescita del PIL per l’intero anno 2020 si è attestata al 2,3% che, sebbene si sia rivelato il tasso più basso registrato negli ultimi decenni (precisamente dal 1976, al termine della Rivoluzione Culturale, quando il PIL subì una contrazione dell’1,6%), ha qualificato la Cina quale unico paese in espansione economica tra le principali economie mondiali del G20. Tale crescita è stata sospinta dall’incremento dell’attività manifatturiera e delle esportazioni e grazie allo stimolo esercitato dai robusti investimenti infrastrutturali. Cina: Prodotto Interno Lordo (variazioni percentuali sull’anno precedente) 18.3% 7.9% Fonte: National Bureau of Statistics - Caixin Le principali motivazioni alla base del rilancio dell’economia cinese risiedono nella rapida reazione di politica economica all’emergere della crisi, grazie al varo di una serie di provvedimenti di stimolo fiscale e monetario, nella rigorosa strategia di controllo dell’epidemia e nel rapido reindirizzamento delle priorità degli obiettivi macroeconomici. Il 2020 è stato l’ultimo anno del XIII Piano Quinquennale (2016-2020) ed ha sancito il raggiungimento di tutti gli obiettivi nazionali ad esso ascritti. Il PIL totale ha raggiunto il livello di 14,7 trilioni di dollari, pari al 17% del PIL mondiale nel 2020, ed il PIL pro capite ha superato il livello di 10.000 dollari per due anni consecutivi, nel 2019 e nel 2020, ancorché 1
mantenendosi ancora inferiore rispetto alla media mondiale. Secondo alcune stime, il divario della Cina rispetto all’economia degli Stati Uniti si sarebbe ridotto ulteriormente e nel 2020 la proporzione del PIL cinese rispetto a quello statunitense avrebbe raggiunto il 70,8% rispetto al 66,7% del 2019. Secondo gli economisti di Nomura, sulla base di ragionevoli previsioni di dinamica del PIL cinese e di quello statunitense, la Cina potrebbe superare gli Stati Uniti nel 2028, in anticipo rispetto a quanto precedentemente ipotizzato. Nel primo semestre 2021, l’economia cinese ha guadagnato ulteriore trazione. Il PIL ha registrato un’espansione del 12,7%, rispetto al primo semestre 2020, anche se occorre considerare che si tratta prevalentemente di un effetto statistico indotto dalla contrazione del 1,6% verificatasi nel periodo di riferimento, a causa del lockdown in cui il paese si trovava costretto. Tuttavia, dal primo al secondo trimestre 2021 si è verificato una decelerazione del ritmo di crescita del PIL, passato da un tasso del 18,3% del primo trimestre al 7,9% del secondo. La media geometrica della crescita nei primi semestri del 2020 e del 2021 è risultata del 5,3%, inferiore di un punto percentuale rispetto al primo semestre 2019. Tuttavia, nella seconda parte dell’anno, l’attività economica ha mostrato un progressivo rallentamento. La crescita del PIL reale ha fatto registrare un’ulteriore decelerazione al 4,9%, sulla base della dissipazione degli effetti di base statistica ma anche a causa della riduzione degli stimoli fiscali, precedentemente introdotti per fronteggiare l’emergenza epidemiologica, e dell’imposizione di una serie di vincoli regolamentari ai settori finanziario e immobiliare, finalizzati a contenere i rischi da eccessivo indebitamento e le tensioni sul mercato immobiliare associati alla crisi debitoria del colosso Evergrande. Dall’altro lato, lo scoppio ricorrente di focolai di Covid-19 ha ulteriormente complicato il processo di normalizzazione di molte attività di servizio legate ai contatti interpersonali. La Cina ha continuato a perseverare nella propria politica di “tolleranza zero” nei confronti del Covid, inducendo periodiche interruzioni alle attività economiche in risposta ai focolai di contagio che, data l’elevata trasmissibilità della variante delta, sono diventati sempre più frequenti e diffusi territorialmente, nonostante il netto incremento del tasso vaccinale che ha raggiunto circa l’80% della popolazione alla fine di novembre 2021. In ogni caso, grazie soprattutto alla forte spinta iniziale, il prodotto ha comunque registrato un’espansione aggregata del 9,8% nei primi nove mesi dell’anno. Fattori dal lato della domanda hanno particolarmente contribuito al rallentamento della crescita nella seconda metà del 2021. In particolare, le restrizioni fiscali e i provvedimenti regolamentari adottati nell’ambito dei settori finanziario ed immobiliare hanno determinato una sensibile decelerazione degli investimenti fissi lordi, cresciuti del 5,2% nel periodo gennaio-novembre rispetto allo stesso periodo del 2020, dopo che avevano fatto registrare un’impennata del 35% nei primi due mesi dell’anno. Inoltre, le frequenti restrizioni alla mobilità correlate al Covid-19 hanno influenzato le aspettative dei consumatori, inducendo elementi di cautela nei propri comportamenti di acquisto, a causa delle prevalenti condizioni di incertezza, con effetti calmieranti sulle vendite al dettaglio, 2
cresciute soltanto del 3,9% nel mese di novembre, rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Dal lato dell’offerta, anche la crescita della produzione industriale ha mostrato un andamento più moderato. Nel mese di novembre il tasso di incremento del valore aggiunto manifatturiero è stato pari al 3,8%, rispetto al picco del 35,1% del bimestre gennaio- febbraio. Investimenti fissi lordi, vendite al dettaglio e produzione industriale (variazioni percentuali) Investimenti fissi lordi * Vendite al dettaglio ** Valore aggiunto della produzione industriale ** * Variazioni tendenziali aggregate (gen-nov 21/ gen-nov 20) ** Variazioni tendenziali mensili Fonte: National Bureau of Statistics - Caixin Quale elemento di recente ottimismo, si cita l'indice ufficiale dei responsabili degli acquisti nel settore manifatturiero (PMI) della Cina che è passato da 50,1 a novembre a 50,3 a dicembre (valori superiori a 50 indicano un'espansione dell'attività) che rappresenta il valore più elevato dal mese di luglio. Nei primi dieci mesi del 2021, la Cina ha creato circa 11,3 milioni di posti di lavoro, superando l’obiettivo annuale di 11 milioni di unità. Il tasso di disoccupazione urbano, sottoposto a misurazione, è stato costantemente pari al 5% a partire dal mese di luglio, livello più basso dal 2019 ed inferiore all’obiettivo governativo del 5,5% per il 2021. Grazie alla stabilizzazione delle condizioni del mercato del lavoro, nei primi tre trimestri del 2021, sia pur perdendo trazione sequenziale nel corso dell’anno, i redditi disponibili delle 3
famiglie hanno mostrato una ripresa rispetto al 2020, recuperando le perdite indotte dalla crisi pandemica, che ha consentito di registrare un incremento reale del 9,7%, rispetto allo stesso periodo del 2020, e del 14,8%, rispetto all’anno 2019 pre-pandemico. Di conseguenza, la spesa per consumi pro capite ha fatto registrare una crescita aggregata reale del 15,1%, superiore dell’11,7% rispetto al 2019. A trainare questa dinamica espansiva sono stati soprattutto i consumi delle famiglie rurali, a fronte di un atteggiamento improntato a maggior cautela da parte delle famiglie urbane. L’inflazione al consumo, che si è mantenuta stabile per la maggior parte dell’anno, ha subito un’accelerazione soltanto negli ultimi mesi dell’anno. Il tasso di incremento dei prezzi al consumo è stato pari al 2,3% nel mese di novembre 2021, raggiungendo il livello più elevato negli ultimi 15 mesi, mantenendosi tuttavia inferiore all’obiettivo ufficiale del 3% annuale, a riflesso di una dinamica relativamente debole della domanda. Al contrario, i prezzi alla produzione hanno fatto registrare incrementi consistenti, mantenendosi al di sopra del 9% nella seconda metà dell’anno. In particolare, il forte incremento dei prezzi energetici, dei prodotti minerari e delle altre materie prime, unitamente ai provvedimenti governativi di taglio alle emissioni inquinanti, hanno sospinto il tasso di crescita dei prezzi alla produzione al 13,5% nel mese di ottobre, livello più elevato dal 1995, prima di mostrare un’attenuazione al 12,9% nel mese di novembre, grazie alle contromisure del governo finalizzate ad aumentare la produzione di carbone, le cui quotazioni sono aumentate considerevolmente, a causa dei tagli alla produzione originariamente decretati per cercare accelerare i processi di decarbonizzazione. La notevole divergenza fra l’andamento dei prezzi al consumo e alla produzione ha generato forti pressioni sui margini di profitto delle imprese al centro e a valle delle catene del valore, ad ulteriore dimostrazione di una ripresa cinese guidata principalmente dagli investimenti. Una forte espansione delle esportazioni ha contribuito ad attutire gli effetti del rallentamento dell’attività economica negli ultimi mesi del 2021, trainata dalla robusta domanda internazionale indotta dalla solida ripresa economica delle economie avanzate. Nei primi undici mesi dell’anno, il valore in dollari delle esportazioni di merci è aumentato del 31,1% rispetto allo stesso periodo del 2020, favorite sia dall’aumento dei prezzi all’esportazione sia da un repentino aumento degli ordini provenienti dai paesi Asean, affetti da interruzioni produttive associate alla pandemia. Le importazioni, dopo aver fatto registrare una forte impennata nella prima metà dell’anno, sospinte dalla ripresa della domanda interna e dalla ricomposizione delle scorte, hanno perso trazione sequenziale negli ultimi mesi, a causa del deterioramento della domanda interna legata agli effetti del Covid-19 e al forte incremento dei prezzi, legato all’andamento delle quotazioni delle materie prime, a sua volta associato alle problematiche delle catene logistiche. Nel complesso, tuttavia, il valore delle importazioni è aumentato del 31,4% nei primi undici mesi del 2021, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Il surplus mercantile è stato quindi pari a 582 miliardi di dollari, pari a circa il 3,5% del PIL annuale, rispetto ad un avanzo di 448 milioni di dollari dello stesso periodo del 2020 (pari al 3% del PIL 2020). 4
Contestualmente, il deficit della bilancia dei servizi si è ridotto allo 0,6% del PIL nei primi nove mesi del 2021, rispetto all’1,1% dello stesso periodo del 2020, prevalentemente a causa del blocco delle attività di turismo internazionale, indotto dalle forti restrizioni ai viaggi all’estero. In particolare, nei primi nove mesi dell’anno, le esportazioni di servizi sono aumentate di circa il 40%, grazie soprattutto all’aumento dei servizi di trasporto, associato alle robuste esportazioni di merci. Dopo essere aumentato sensibilmente nel 2020, il surplus delle partite correnti si è mantenuto elevato nel 2021, grazie al consistente avanzo mercantile che ha più che bilanciato il deficit nella bilancia dei servizi e dei redditi. Nei primi tre trimestri del 2021, è stato pari all’1,6% del PIL, all’incirca lo stesso valore dei primi nove mesi del 2020. In sequenza temporale, ha registrato un’espansione nel terzo trimestre, favorito dal miglioramento delle ragioni di scambio (dinamica dei prezzi all’export superiore di quella all’import) e dal rallentamento dei volumi importati. Il conto finanziario della bilancia dei pagamenti ha registrato un surplus dello 0,3% del PIL nella prima metà del 2021, rispetto ad un deficit dello 0,5% dello stesso periodo del 2020. Il miglioramento è stato principalmente indotto dall’incremento dei flussi di investimenti diretti esteri in entrata, accompagnato da un saldo positivo dei flussi di investimenti di portafoglio. Per effetto di tali dinamiche, la Cina mantiene una forte posizione esterna, detenendo un’accumulazione di riserve in valuta straniera pari a 3.200 miliardi di dollari (equivalenti a circa 14 mesi di importazione) alla fine di novembre 2021. Negli ultimi due anni, il renmimbi (RMB) ha manifestato un progressivo apprezzamento nei confronti del dollaro, dinamica che è continuata nel corso del 2021, favorita dai robusti afflussi di capitale e, nel terzo trimestre, dalla cospicua espansione del surplus delle partite correnti, nonostante le misure di rallentamento dei controlli sulla fuoriuscita di capitali, adottate dalle autorità monetarie, che hanno consentito di espandere i limiti agli investimenti da parte delle istituzioni della Cina continentale. Al fine di contenere il recente rapido apprezzamento, nel mese di dicembre Bank of China (PBOC) ha aumentato di 200 punti base al 9% il tasso di riserva obbligatoria in valuta estera. Nonostante il rallentamento dell’economia, la politica fiscale della Cina ha assunto un’impostazione relativamente restrittiva. Nei primi dieci mesi del 2021, il bilancio pubblico ha registrato un deficit del 2,1% del PIL, rispetto ad un disavanzo del 5,3% del PIL dello stesso periodo dell’anno precedente e contro un obiettivo stabilito dell’8% del PIL. Tale risultato è ascrivibile ad una forte crescita delle entrate fiscali, correlata alla ripresa economica, a cui ha fatto da contrappunto una contrazione della spesa, soprattutto in infrastrutture. La Banca Centrale (PBOC) ha mantenuto invariati i tassi di interesse di riferimento dal mese di maggio 2020. Tuttavia, recentemente è intervenuta il 20 dicembre 2021 per ridurre il Loan Prime Rate annuale (LPR) dal 3,85% al 3,80%, il livello più basso degli ultimi anni, mentre non ha effettuato modifiche al Loan Prime Rate quinquennale che è quindi rimasto stabile al 4,65%. Inoltre, sia nel mese di luglio che di dicembre 2021, ha ridotto rispettivamente di 50 5
punti base il tasso di riserva obbligatoria, al fine di scongiurare rischi di contagio emananti dal settore immobiliare, a causa della crisi debitoria di Evergrande e di altri importanti attori del mercato. La Banca ha inoltre introdotto una serie di schemi di rifinanziamento agevolato per sostenere le piccole e medie imprese e il processo di decarbonizzazione. Il rapporto debito-PIL della Cina, dopo aver raggiunto il livello massimo di 285.2% nel 2020, ha manifestato una riduzione del 4% a 281,2% del PIL nel terzo trimestre 2021, grazie agli effetti calmieranti indotti dalla ripresa economica. Tuttavia, si mantiene di circa il 20% superiore ai livelli pre-pandemici. 1.2) Previsioni Secondo le recenti stime della Banca Mondiale, la crescita dell’economia cinese dovrebbe attestarsi all’8% nel 2021, mezzo punto percentuale in meno di quanto precedentemente previsto, per poi rallentare al 5,1% nel 2022, in coerenza con il proprio profilo potenziale. Su tale dinamica influiranno i minori effetti di base statistica, la riduzione del sostegno derivante dalle esportazioni ed il continuo processo di riduzione dell’indebitamento. La previsione di crescita ipotizza che la strategia di contenimento della diffusione del contagio sia destinata a rimanere invariata per il 2022, per poi gradualmente allentarsi. La domanda interna dovrebbe tendere ad una lenta normalizzazione; in particolare, si prevede la crescita dei consumi reali lentamente tendere verso i livelli pre-pandemici, sostenuta da condizioni stabili nel mercato del lavoro e da un miglioramento delle aspettative. Alla debole intonazione degli investimenti nel settore immobiliare, influenzati dalla emergente situazione di rischio finanziario, tenderà a contrapporsi una ripresa di quelli infrastrutturali, grazie al maggiore supporto delle politiche fiscali. Il surplus delle partite correnti dovrebbe ridursi all’1,4% del PIL nel 2022, a causa del rallentamento della domanda internazionale, mentre l’inflazione al consumo dovrebbe manifestare una tendenza al rialzo, a causa del rafforzamento della domanda e di alcuni parziali trasferimenti dei prezzi alla produzione, ma rimanendo al di sotto dell’obiettivo del 3% fissato dalla PBOC. 2021 2022 2023 Previsioni economia cinese 2019 2020 stima prev. prev. Crescita PIL reale (%) 6.0 2.3 8.0 5.1 5.3 Indice prezzi al consumo (var. % media) 2.9 2.5 0.9 1.9 2.1 Saldo partite correnti (% del PIL) 0.7 1.9 1.6 1.4 1.2 Saldo bilancio pubblico (% del PIL) -4.6 -8.9 -5.4 -5.6 -5.2 Fonte: Banca Mondiale Tali previsioni sono comunque soggette al rischio di peggioramento della situazione pandemica che potrebbe comportare un ulteriore rafforzamento delle misure restrittive vigenti, provocando effetti negativi sulla dinamica delle attività produttive. Inoltre, un eventuale acuto deterioramento dell’attuale incerta situazione nel mercato immobiliare 6
potrebbe rischiare di riverberarsi al resto dell’economia. Altri rischi da annoverare riguardano l’eventuale peggioramento delle tensioni con i principali partner commerciali ed un drastico restringimento delle condizioni finanziarie internazionali che potrebbe generare criticità per le imprese maggiormente indebitate ed esacerbare i problemi del settore immobiliare. Nel medio periodo, la Cina deve affrontare la difficile transizione verso i nuovi paradigmi di sviluppo focalizzati sulla qualità della crescita e numerosi appaiono ancora i dilemmi di politica economica da risolvere se il paese intenda assicurare prosperità e sicurezza economica alla propria immensa popolazione, riducendo i rischi associati alla “trappola del medio-reddito”. 1.3) La bilancia commerciale Cina: interscambio commerciale (miliardi di dollari) 3.000 2.500 2.000 1.500 1.000 500 - 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 2019 2020 Esportazioni 1.578 1.899 2.050 2.211 2.343 2.281 2.135 2.263 2.487 2.499 2.590 Importazioni 1.394 1.741 1.817 1.949 1.963 1.602 1.525 1.844 2.136 2.078 2.063 Saldo 185 158 233 261 380 679 611 420 351 421 527 Fonte: China Customs Nel 2020, la Cina, nonostante la crisi pandemica, ha consolidato la prima posizione nella graduatoria degli esportatori mondiali, con una quota del 15,9% sul totale, registrando vendite estere totali di mercai per un valore di 2.590 miliardi di dollari, livello massimo storicamente raggiunto, con un incremento del 3,6% rispetto al 2019. Le importazioni hanno fatto registrare solo una lieve riduzione tendenziale dello 0,7%, per un valore complessivo di 2.063 miliardi di dollari. Il surplus commerciale è quindi aumentato a 563 miliardi di dollari, rispetto a 421 miliardi del 2019, segnando una dinamica espansiva per il terzo anno consecutivo. Gli Stati Uniti hanno continuato a rappresentare il principale mercato di sbocco per le esportazioni di merci cinesi con una quota del 17,4% sul totale ed un incremento del 7,9% rispetto al 2019. In seconda posizione si è collocata Hong Kong, con una quota del 10,5%, ma con valori in flessione del 2,3%, seguita dal Giappone, in sostanziale stazionarietà al 5,5% del totale. In quarta posizione si è posizionato il Vietnam verso il quale le vendite cinesi sono aumentate del 16,2%, consentendo di superare in graduatoria, con un’incidenza del 4,5%, la Corea del Sud la cui quota è invece leggermente diminuita, rispetto all’anno precedente, al 4,3%. Seguono tre paesi europei, segnatamente, in ordine di importanza per valore delle 7
esportazioni, la Germania, i Paesi Bassi e il Regno Unito, rispettivamente con quote del 3,4%, 3,1% e 2,8% sul totale ed incrementi pari rispettivamente all’ 8,8%, al 6,8% e al 16,3%. L’Italia si è collocata in diciottesima posizione della graduatoria dei mercati di sbocco delle esportazioni della Cina, con una quota rimasta sostanzialmente stabile negli ultimi tre anni e pari all’1,3%. Cina: principali paesi clienti (miliardi di dollari) 0 50 100 150 200 250 300 350 400 450 500 Stati Uniti 1 Hong Kong 2 Giappone 3 Vietnam 4 Corea del Sud 5 Germania 6 Paesi Bassi 2019 2020 7 Regno Unito 8 India 9 Taiwan 10 22 Italia Fonte: China Customs Cina: principali paesi fornitori (miliardi di dollari) 0 50 100 150 200 250 Taiwan 1 Giappone 2 Corea del Sud 3 Stati Uniti 4 Cina 5 Australia 6 Germania 2019 2020 7 Brasile 8 Vietnam 9 Malesia 10 18 Italia Fonte: China Customs Nel 2020, per il secondo anno consecutivo, Taiwan si è confermato il primo fornitore estero della Cina con una quota di mercato del 9,7% ed un incremento delle proprie vendite pari al 8
16% rispetto al 2019. In seconda posizione si è collocato il Giappone, con una quota dell’8,5% ed un incremento annuale delle importazioni pari all’1,8%, precedendo la Corea del Sud con una quota stazionaria all’8,4%. In quarta posizione si sono collocati gli Stati Uniti che hanno fatto registrare un aumento delle proprie vendite pari a circa il 10% rispetto all’anno precedente, con una quota di mercato che è aumentata al 6,5% rispetto al 5,9% del 2019. In sesta posizione della graduatoria (considerato che la quinta è rappresentata da merci reimportate dalla Cina per lavorazioni o riparazioni), dopo l’Australia, si è piazzata la Germania, primo fornitore europeo della Cina con una quota del 5,1% sul totale, le cui vendite sono rimaste stazionarie rispetto all’anno precedente. Nel 2020 l’Italia è stato il diciottesimo paese fornitore della Cina (diciassettesimo se si considera la posizione occupata dalle reimportazioni cinesi) con una quota di mercato dell’1,1%, rispetto all’1% del 2019. Esportazioni di merci della Cina per prodotto (HS4) – 2018-2020 (milioni di dollari) Sottovoce Gennaio - Dicembre Quota di mercatoc Variazione Descrizione Rank SA (Valore: Mil USD) (%) 2020/2019 2018 2019 2020 2018 2019 2020 Ammontare % TOTALE Tutti i prodotti 2.486.696 2.499.457 2.590.016 100,0 100,0 100,0 90.559 3,6 Apparecchi elettrici 1 8517 per la telefonia 240.034 223.927 223.206 9,7 9,0 8,6 -721 -0,3 Macchine automatiche per l'elaborazione dell'informazione e 2 8471 loro unità. 153.847 148.419 170.182 6,2 5,9 6,6 21.764 14,7 3 8542 Circuiti integrati 85.037 102.103 117.087 3,4 4,1 4,5 14.984 14,7 Manufatti di materie tessili, 4 6307 confezionati 6.407 6.798 55.244 0,3 0,3 2,1 48.447 712,7 Apparecchi per 5 9405 l'illuminazione 30.027 32.911 37.604 1,2 1,3 1,5 4.693 14,3 6 8541 Pannelli fotovoltaici 28.985 34.563 35.683 1,2 1,4 1,4 1.120 3,2 7 9503 Giocattoli 25.065 31.137 33.483 1,0 1,3 1,3 2.346 7,5 Parti ed accessori di 8 8708 mezzi di trasporto 34.830 33.598 32.932 1,4 1,3 1,3 -666 -2,0 9 8528 Televisori 33.435 31.207 31.900 1,4 1,3 1,2 692 2,2 Parti ed accessori di macchine per 10 8473 elaborazione dati 45.311 32.427 31.537 1,8 1,3 1,2 -890 -2,7 Fonte: China Customs Il principale gruppo merceologico delle esportazioni della Cina nel 2020 è stato quello dei telefoni, per un’incidenza dell’8,6% sul totale, rimasto su valori stazionari rispetto al 2019, seguito dai computer e dai circuiti integrati, per una quota rispettivamente pari al 6,6% e al 4,5% del totale ed un incremento annuale per entrambi pari al 14,7%. Seguono, in quarta posizione, le confezioni di prodotti tessili (maschere chirurgiche) le cui vendite sono 9
aumentate in misura esponenziale, da 6,8 miliardi di dollari del 2019 a 55,2 miliardi del 2020, per effetto delle forniture per l’emergenza Covid-19. In quinta posizione si sono collocate le esportazioni di apparecchi per l’illuminazione, aumentate del 14,3% rispetto al 2019, seguite da quelle di pannelli fotovoltaici, in aumento del 3,2%, e di giocattoli, cresciute del 7,5%. Importazioni di merci della Cina per prodotto (HS4) – 2018-2020 (milioni di dollari) Sottovoce Gennaio - Dicembre Quota di mercato Variazione Rank Descrizione SA (Valore: Mil USD) (%) 2020/2019 2018 2019 2020 2018 2019 2020 Ammontare % TOTALE Tutti i prodotti 2.135.748 2.078.386 2.063.204 100,0 100,0 100,0 -15.182 -0,7 1 8542 Circuiti integrati 312.952 306.397 350.846 14,7 14,7 17,0 44.449 14,5 Oli di petrolio 2 2709 greggi 240.380 242.385 178.050 11,3 11,7 8,6 -64.335 -26,5 Minerali di ferro e 3 2601 loro concentrati 75.922 101.331 122.827 3,6 4,9 6,0 21.495 21,2 4 8703 Autoveicoli 49.596 47.057 44.924 2,3 2,3 2,2 -2.133 -4,5 Apparecchi elettrici 5 8517 per la telefonia 48.797 42.643 43.551 2,3 2,1 2,1 907 2,1 Gas di petrolio e altri idrocarburi 6 2711 gassosi 50.073 52.133 41.957 2,4 2,5 2,0 -10.177 -19,5 7 1201 Fave di soia 38.087 35.342 39.544 1,8 1,7 1,9 4.202 11,9 Minerali di rame e 8 2603 loro concentrati 31.935 33.909 35.742 1,5 1,6 1,7 1.833 5,4 Macchine automatiche per l'elaborazione dell'informazione e 9 8471 loro unità 30.908 30.538 33.920 1,5 1,5 1,6 3.382 11,1 Macchine ed apparecchi per la fabbricazione dei dispositivi a semiconduttori, dei circuiti integrati elettronici o dei dispositivi di visualizzazione a 10 8486 schermo piatto 30770 26433 31630 1,44 1,27 1,53 5.197 19,66 Fonte: China Customs Nel periodo gennaio-novembre 2021, le esportazioni cinesi sono aumentate ad un tasso del 31,1% rispetto allo stesso periodo del 2020. Dato che l’anno 2020 è da considerarsi “anomalo”, la crescita rispetto allo stesso periodo del 2019 è stata comunque rilevante, pari al 33,9%. Tutti i principali paesi clienti hanno fatto registrare incrementi molto consistenti delle vendite cinesi nei rispettivi mercati. Tra di essi, si registrano variazioni superiori alla media, in ordine di graduatoria per valori esportati, per Hong Kong (+31,5%) Corea del Sud (+34,5%), Germania (+33,2%), India (+49%, il tasso di crescita più elevato tra i principali mercati di sbocco) e taiwan 10
(+31,2%). Le esportazioni verso l’Italia sono aumentate del 32,8% rispetto ai primi undici mesi del 2020 e del 29,3% rispetto al corrispondente periodo del 2019. Esportazioni di merci della Cina per paese – gennaio-novembre 2019- 2021 (milioni di dollari) Gennaio - Novembre Quota di mercato Ord. Paese partner (Valore: Mil USD) (%) Variazione % 2019 2020 2021 2019 2020 2021 2021/2019 2021/2020 Mondo 2.260.819 2.308.264 3.026.661 100,0 100,0 100,0 33,9 31,1 1 Stati Uniti 384.093 405.242 520.023 17,0 17,6 17,2 35,4 28,3 2 Hong Kong 251.730 238.301 313.326 11,1 10,3 10,4 24,5 31,5 3 Giappone 130.836 129.182 151.279 5,8 5,6 5,0 15,6 17,1 4 Corea del Sud 100.902 100.741 135.446 4,5 4,4 4,5 34,2 34,5 5 Vietnam 87.863 100.809 125.811 3,9 4,4 4,2 43,2 24,8 6 Germania 72.215 77.312 102.983 3,2 3,4 3,4 42,6 33,2 7 Paesi Bassi 66.673 70.421 91.595 3,0 3,1 3,0 37,4 30,1 8 India 67.899 59.001 87.891 3,0 2,6 2,9 29,4 49,0 9 Regno Unito 56.612 64.567 78.782 2,5 2,8 2,6 39,2 22,0 10 Taiwan 49.807 53.942 70.771 2,2 2,3 2,3 42,1 31,2 22 Italia 30.332 29.526 39.214 1,3 1,3 1,3 29,3 32,8 Fonte: China Customs Importazioni di merci della Cina per paese – gennaio-novembre 2019-2021 (milioni di dollari) Gennaio - Novembre Quota di mercato Variazione % Ord. Paese partner (Valore: Mil USD) (%) 2019 2020 2021 2019 2020 2021 2021/2019 2021/2020 Mondo 1.886.996 1.860.066 2.444.315 100,0 100,0 100,0 29,5 31,4 1 Taiwan 157.244 180.316 227.508 8,3 9,7 9,3 44,7 26,2 2 Corea del Sud 158.685 157.135 193.936 8,4 8,5 7,9 22,2 23,4 3 Giappone 155.433 156.526 188.524 8,2 8,4 7,7 21,3 20,4 4 Stati Uniti 111.664 118.617 162.403 5,9 6,4 6,6 45,4 36,9 5 Australia 110.782 107.510 153.666 5,9 5,8 6,3 38,7 42,9 6 Cina 117.763 112.535 141.366 6,2 6,1 5,8 20,0 25,6 7 Germania 95.875 93.233 109.762 5,1 5,0 4,5 14,5 17,7 8 Brasile 72.819 78.776 104.076 3,9 4,2 4,3 42,9 32,1 9 Malesia 64.970 67.068 88.032 3,4 3,6 3,6 35,5 31,3 10 Vietnam 57.522 69.203 83.006 3,1 3,7 3,4 44,3 20,0 20 Italia 19.426 19.746 27.653 1,0 1,1 1,1 42,4 40,1 Fonte: China Customs Sempre nel periodo gennaio-novembre 2021, le importazioni di merci della Cina sono aumentate del 31,4% rispetto allo stesso periodo del 2020 e del 29,5% rispetto al 2019. 11
Nell’ambito dei principali fornitori, variazioni superiori alla media sono state registrate dalle vendite degli Stati Uniti, aumentate del 36,9% (+45,4% rispetto ai primi undici mesi del 2019), dell’Australia (+42,9%), nonostante quest’ultima sia stata caratterizzata da frizioni commerciali di natura geo-politica con la Cina che hanno determinato l’imposizione da parte di quest’ultima di dazi proibitivi che hanno colpito, in particolare, le vendite di minerali e di prodotti alimentari e bevande, in particolare il vino, e della Malesia (+31,3%). Le importazioni dall’Italia sono aumentate del 40,1% rispetto ai primi undici mesi del 2020 e comunque del 42,4% se i valori vengono confrontati con lo stesso periodo del 2019. 1.4) L’interscambio con l’Italia Italia: interscambio di merci con l'Italia (milioni di euro) 40.000 30.000 20.000 10.000 0 -10.000 -20.000 -30.000 gen-set gen-set 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 2019 2020 2020 2021 Esportazioni 8.999 9.843 10.494 10.413 11.057 13.489 13.127 12.969 12.851 8.684 11.452 Importazioni 25.006 23.071 25.075 28.232 27.346 28.460 30.889 31.663 32.256 24.354 28.088 Saldo -16.008 -13.228 -14.581 -17.819 -16.289 -14.972 -17.762 -18.693 -19.405 -15.670 -16.635 Fonte: elaborazioni su dati Istat La Cina rappresenta per l'Italia un partner commerciale importante dell’Italia, anche se i rapporti economici bilaterali sono caratterizzati da due squilibri strutturali, uno riguardante i flussi di import/export, l'altro i flussi di investimenti. L’interscambio complessivo di beni con la Cina (nel 2020 ottavo paese cliente, per un valore del 3% delle esportazioni totali, e secondo paese fornitore avendo superato, nel 2020, la Francia, per una quota pari all’8,7% del totale) rappresenta il 5,6% del valore totale dell’interscambio internazionale, per una cifra complessiva che, nel 2020, ha superato, per la prima volta, 45 miliardi di euro (12,9 miliardi di esportazioni e 32,2 miliardi di importazioni). Il deficit commerciale italiano, in serie storica, è oscillato tra un minimo di 13,2 mld euro nel 2013 ed un massimo di 20,2 mld nel 2010. Secondo i dati Istat, nel 2020, nonostante le difficoltà associate alla pandemia, le esportazioni di merci italiane verso la Cina sono diminuite dello 0,9%, rispetto al 2019, dimostrando forte resilienza nei confronti delle difficoltà legate alla situazione pandemica internazionale, mentre le importazioni sono aumentate dell’1,9%. Il deficit di bilancia commerciale è quindi aumentato di 711 milioni di euro rispetto all’anno precedente, raggiungendo un valore pari a 19,4 miliardi di euro. I dati disaggregati merceologicamente mostrano i medicamenti quale principale categoria delle vendite italiane in Cina nel 2020, per un valore di 846 milioni di euro, in aumento del 12
10,3% rispetto al 2019, ed un’incidenza sul totale pari al 6,6% sul totale. In seconda posizione della graduatoria dei principali prodotti esportati dall’Italia verso la Cina figurano gli oggetti di rubinetteria, per 451 milioni di euro ed una quota del 3,5% sul totale, con un incremento tendenziale del 15,2%, seguiti dagli autoveicoli per il trasporto di persone (3,4% del totale) le cui vendite hanno subito una flessione del 2,8%, e dalle lavastoviglie (2,3% del totale, in flessione del 4,7% rispetto al 2019). In quinta posizione si sono collocati i macchinari specializzati (macchine lavorazione metalli, robot industriali, macchine lavorazione legno, ecc.), per un valore di 289 milioni di euro ed una riduzione dell’8,6%, seguiti dai mobili che hanno registrato una flessione del 13,7% rispetto al 2019. Altri principali prodotti esportati dall’Italia in Cina nel 2020 sono stati le preparazioni catalitiche (263 milioni di euro, valore quasi triplicato rispetto al 2019), le pompe per liquidi (228 milioni di euro pari all’1,8% del totale, in aumento annuale del 16,9%) nonché le calzature (217 milioni di euro, corrispondenti ad una quota dell’1,7%) le cui vendite hanno manifestato una lieve riduzione pari al 2% rispetto all’anno precedente. Italia: esportazioni verso la Cina per prodotto – 2018-2020 (milioni di euro) Sottovoce gennaio - dicembre Quota di mercato Variazione Rank Descrizione SA (Valore: Mil. EUR) (%) 2020/2019 2018 2019 2020 2018 2019 2020 Ammontare % TOTALE Tutti i prodotti 13.127 12.969 12.851 100,0 100,0 100,0 -118 -0,9 1 3004 Medicamenti 657 767 846 5,0 6,0 6,6 79 10,3 2 8481 Oggetti di rubinetteria 297 392 451 2,3 3,1 3,5 60 15,2 Valige borsette, portafogli, 3 4202 portamonete, ecc. 390 428 438 3,0 3,3 3,4 10 2,4 Autoveicoli per il trasporto di 4 8703 persone 524 447 434 4,0 3,5 3,4 -13 -2,8 5 8422 Lavastoviglie 169 304 290 1,3 2,4 2,3 -14 -4,7 6 8479 Macchine ed apparecchi 364 316 289 2,8 2,5 2,3 -27 -8,6 7 9403 Mobili e loro parti 317 327 283 2,4 2,6 2,2 -45 -13,7 Iniziatori di reazione, acceleranti di reazione e 8 3815 preparazioni catalitiche 88 89 263 0,7 0,7 2,1 174 195,8 9 8413 Pompe per liquidi 244 195 228 1,9 1,5 1,8 33 16,9 Calzature con tomaia di cuoio 10 6403 naturale 218 221 217 1,7 1,7 1,7 -4 -2,0 Fonte: elaborazioni su dati Istat Dal lato delle importazioni, al primo posto degli acquisti dell’Italia dalla Cina nel 2020 sono risultate le mascherine chirurgiche (manufatti di materie tessili) per un valore di circa 2,9 miliardi di euro, ovviamente a causa dell’emergenza Covid-19. In seconda posizione si sono collocate le importazioni di telefoni cellulari, per un’incidenza del 7,8% sul totale ed un aumento del 2,7% rispetto al 2019, seguite dagli acquisti di computer, per un valore di più di 1,2 miliardi di euro ed una quota del 3,9%, sebbene in flessione del 6,3% rispetto all’anno precedente. Seguono i prodotti della pelletteria, in flessione del 35%, e dagli indumenti confezionati con feltri, stoffe (non tessute) anche impregnati, spalmati, ricoperti o stratificati, e cioè gli indumenti di protezione sanitaria le cui importazioni hanno raggiunto un valore di 492 milioni di euro, registrando un incremento di oltre sei volte il valore del 2019. 13
Italia: importazioni dalla Cina per prodotto – 2018-2020 (milioni di euro) Sottovoce gennaio - dicembre Quota di mercato Variazione Rank Descrizione SA (Valore: Mil. EUR) (%) 2020/2019 2018 2019 2020 2018 2019 2020 Ammontare % TOTALE Tutti i prodotti 30.889 31.663 32.256 100,0 100,0 100,0 593 1,9 Manufatti di materie tessili, 1 6307 confezionati 100 112 2.855 0,3 0,4 8,9 2.743 2.452,1 Apparecchi elettrici per la 2 8517 telefonia 2.535 2.443 2.508 8,2 7,7 7,8 65 2,7 Macchine automatiche per l'elaborazione 3 8471 dell'informazione 1.362 1.328 1.244 4,4 4,2 3,9 -84 -6,3 Valige, borsette, portafogli, 4 4202 portamonete, ecc. 841 856 560 2,7 2,7 1,7 -296 -34,6 Indumenti confezionati con feltri, stoffe (non tessute) anche impregnati, spalmati, 5 6210 ricoperti o stratificati 79 81 492 0,3 0,3 1,5 412 508,7 Macchine ed apparecchi per 6 8415 il condizionamento dell'aria 429 460 473 1,4 1,5 1,5 13 2,8 Scaldacqua elettrici; apparecchi elettrici per il 7 8516 riscaldamento ecc. 455 480 455 1,5 1,5 1,4 -25 -5,3 8 3926 Prodotti di materie plastiche 343 374 395 1,1 1,9 1,2 22 5,8 Parti ed accessori di mezzi di 9 8708 trasporto 373 412 384 1,2 1,3 1,2 -28 -6,8 10 8501 Motori e generatori elettrici 374 416 379 1,2 1,3 1,2 -37 -8,9 Fonte: elaborazioni su dati Istat Nei primi tre trimestri 2021, le vendite italiane sul mercato cinese sono aumentate del 31,9% rispetto allo stesso periodo del 2020 e del 23% se confrontate con lo stesso periodo del 2019. I medicamenti continuano a rappresentare la principale voce merceologica delle esportazioni italiane in Cina, tuttavia riducendo la propria incidenza sul totale (5,4%) a causa della limitata dinamica espansiva delle vendite, pari all’1,6% rispetto ai primi nove mesi del 2020. In seconda posizione della graduatoria si sono collocate le vendite di autoveicoli che, al contrario, hanno fatto registrare un incremento esponenziale, pari al 94,3% rispetto allo stesso periodo del 2020, per effetto della repentina ripresa della domanda successiva all’emergenza epidemiologica che ne aveva pesantemente depresso le vendite. Il confronto con le statiche di esportazione dello stesso periodo del 2019 mostra un incremento tendenziale comunque elevato, pari al 30%. Tra gli altri principali prodotti che hanno manifestato tassi di espansione delle esportazioni superiori alla media, si citano, in graduatoria per valore, i prodotti della rubinetteria (+38,6%), i prodotti della pelletteria (+62%), le turbine a gas (+240%), i compressori ad aria (+142%), le calzature (+58,8%) e gli sfridi di rame (+143,6%). 14
Italia: esportazioni verso la Cina per prodotto – gennaio-settembre 2019-2021 (milioni di euro) gennaio - settembre Quota di mercato Ord. Sottovoce SA Descrizione (Valore: Mil EUR) (%) Variazione % 2019 2020 2021 2019 2020 2021 2021/2019 2021/2020 TOTALE Totale 9.309 8.683 11.452 100,0 100,0 100,0 23,0 31,9 1 3004 medicamenti 471 600 610 5,1 7,0 5,4 29,5 1,6 autoveicoli per il trasporto di meno di 10 2 8703 persone 400 268 520 4,3 3,1 4,6 30,0 94,3 oggetti di rubinetteria e 3 8481 organi simili 274 332 460 3,0 3,8 4,0 67,9 38,6 valige e valigette, sacche da viaggio, borsette, portafogli, portamonete, 4 4202 ecc. 303 270 437 3,3 3,1 3,8 44,2 62,0 turboreattori, turbopropulsori e altre turbine a 5 8411 gas 98 79 269 1,1 0,9 2,4 174,5 239,6 pompe per aria o per vuoto, compressori di aria o di altri gas e ventilatori; 6 8414 cappe aspiranti 112 96 232 1,2 1,1 2,0 107,1 142,0 mobili e loro parti, n.n.a. (escl. mobili per sedersi e mobili per la medicina, la chirurgia, l'odontoiatria o 7 9403 la veterinaria) 233 185 230 2,5 2,1 2,0 -1,3 24,5 lavastoviglie; macchine ed apparecchi per riempire, chiudere, tappare o etichettare bottiglie, scatole, sacchi o altri 8 8422 contenitori 221 209 222 2,4 2,4 2,0 0,5 5,9 15
calzature con tomaia di cuoio 9 6403 naturale 163 135 214 1,8 1,6 1,9 31,3 58,8 cascami e 10 7404 avanzi di rame 117 80 196 1,3 0,9 1,7 67,5 143,6 Fonte: elaborazioni su dati Istat Italia: importazioni dalla Cina per prodotto – gennaio-settembre 2019-2021 (milioni di euro) gennaio - settembre Quota di mercato Ord. Sottovoce SA Descrizione (Valore: Mil EUR) (%) Variazione % 2019 2020 2021 2019 2020 2021 2021/2019 2021/2020 Totale Totale 24.170 24.354 28.088 100,0 100,0 100,0 16,2 15,3 apparecchi elettrici per 1 8517 la telefonia 1.604 1.619 1.821 6,6 6,7 6,5 13,5 12,5 macchine automatiche per l'elaborazione dell'informazione e loro 2 8471 unità 847 897 1.094 3,5 3,7 3,9 29,2 22,0 macchine ed apparecchi per il condizionamento 3 8415 dell'aria 418 439 520 1,7 1,8 1,9 24,4 18,5 valige e valigette, sacche da viaggio, borsette, portafogli, 4 4202 portamonete, ecc. 680 456 499 2,8 1,9 1,8 -26,6 9,6 composti eterociclici, con uno o più eteroatomi di solo 5 2933 azoto 186 234 484 0,8 1,0 1,7 160,2 106,6 scaldacqua e scaldatori ad immersione, elettrici; apparecchi elettrici per il riscaldamento dei locali, del suolo o per usi simili; apparecchi elettrotermici per parrucchiere, p.es. 6 8516 asciugacapelli, ecc. 354 312 465 1,5 1,3 1,7 31,4 48,7 prodotti di materie 7 3926 plastiche 286 292 419 1,2 1,2 1,5 46,5 43,2 motori e generatori elettrici (escl. gruppi 8 8501 elettrogeni) 321 280 402 1,3 1,2 1,4 25,2 43,5 trasformatori elettrici, convertitori elettrici 9 8504 statici 279 267 399 1,2 1,1 1,4 43,0 49,6 parti ed accessori di trattori, di autoveicoli per il trasporto di 10 8708 persone ecc. 324 291 382 1,3 1,2 1,4 17,9 31,2 Fonte: elaborazioni su dati Istat 16
Nel periodo gennaio-settembre 2021, le importazioni dell’Italia dalla Cina sono aumentate del 15,3% rispetto allo stesso periodo del 2020 e del 16,2% rispetto al primo semestre 2019. Nel periodo considerato, terminata la fase emergenziale associata alla crisi epidemiologica, i telefoni cellulari sono tornati a rappresentare la principale voce di importazione con valori in aumento del 12,5% rispetto ai primi nove mesi del 2020. In seconda posizione della graduatoria si sono collocate le importazioni di computer (+22%), seguite da quelle di condizionatori (+18,5%), di pelletteria (+9,6%) e di composti eterociclici azotati per l’utilizzo in preparazioni farmaceutiche (+106,6%). 1.5) Le esportazioni delle regioni italiane in Cina Esportazioni delle ripartizioni territoriali italiane verso la Italia meridionale Italia Provincie diverse Cina -2020 550 4% (milioni di euro e quote percentuali) e non specificate insulare 14 139 1% 0% Italia centrale 2013 16% Italia nord- Italia nord- orientale occidentale 4064 6108 32% 47% Fonte: elaborazioni su dati Istat Nel 2020, il 79% delle esportazioni italiane verso la Cina è provenuto da imprese del Nord del paese, rispettivamente il 47% dalle regioni del nord-ovest e il 32% dalle regioni del nord-est. Il 16% delle vendite in Cina è stato originato dalle regioni centrali della penisola, il 4% dalle regioni meridionali e l’1% dalle regioni insulari. Con circa 4,3 miliardi di euro è stata la Lombardia la principale regione esportatrice in Cina nel 2020, con un valore pari ad un terzo del totale, ancorché’ lievemente in contrazione (-1,5%) rispetto al 2019, seguita dall’Emilia Romagna, con circa 2,2 miliardi (16,7% del totale), in aumento del 4,5%, dal Piemonte (ca. 1,5 miliardi di euro pari all’11,3%) e dalla Toscana (1,4 miliardi di euro, corrispondenti al 10,8%) che ha di poco preceduto il Veneto in quinta posizione della graduatoria per un’incidenza del 10,6% ed una riduzione dell’8% rispetto all’anno precedente. Tra le principali regioni esportatrici è stata la Campania nel 2020 a far registrare il tasso più elevato di crescita delle vendite in Cina, rispetto all’anno precedente, pari al 37,8%, seguita dalla Toscana con il 20,9% mentre la Sicilia è stata tra le principali regioni a manifestare la flessione maggiore, pari al 35,1%, seguita dal Lazio (-33,6%) 17
Esportazioni delle regioni italiane in Cina (2019-20) (milioni di euro) 0 1000 2000 3000 4000 5000 Lombardia 4260 Emilia-Romagna 2150 Piemonte 1461 Toscana 1395 Veneto 1363 Friuli-Venezia Giulia 418 Liguria 341 Lazio 299 Marche 253 Campania 240 Puglia 180 2019 2020 Trentino Alto Adige 133 Sicilia 129 Abruzzo 99 Umbria 66 Valle d'Aosta/Vallée… 46 Molise 14 Calabria 13 Sardegna 10 Basilicata 4 Fonte: elaborazioni su dati Istat Nei primi nove mesi del 2021, le esportazioni della Lombardia verso la Cina sono aumentate ad un tasso pari al 31,4%, rispetto al periodo gennaio-settembre 2020, lievemente inferiore a quello aggregato. In seconda posizione, l’Emilia-Romagna ha fatto registrare un incremento delle proprie vendite sul mercato pari al 35,2%, portando al 17% la propria incidenza sul totale. Tuttavia, è stata la Toscana ad aver manifestato il tasso di incremento più elevato delle esportazioni verso il paese asiatico, aumentato del 61,7% rispetto ai primi tre trimestri del 2020, per effetto del quale ha superato il Piemonte in terza posizione della graduatoria regionale delle esportazioni italiane in Cina, passando dal 10% al 12,2% del totale. Peraltro, anche il Piemonte ha mostrato una dinamica delle proprie vendite superiore a quella aggregata (+41,2%), aumentando la propria quota dal 10,9% all’11,7%. In quinta posizione, il Veneto ha visto ridurre la propria incidenza dal 10,6% al 9,4% per effetto della crescita delle proprie esportazioni rivelatasi ampiamente inferiore alla media (+17,2%). In sesta posizione, il Lazio ha invece fatto registrare una sensibile accelerazione delle vendite delle proprie imprese pari al 63,2% rispetto ai primi nove mesi del 2020. Tassi di espansione tendenziale superiori alla media sono stati conseguiti anche dalla Sicilia (+48,7%) e dal Trentino Alto Adige (+37,5%). In controtendenza, Friuli Venezia Giulia, Campania, Puglia e Molise hanno mostrato una contrazione delle proprie esportazioni verso la Cina nel periodo considerato, rispettivamente pari, in ordine di importanza per valori esportati, al 7,1%, al 32,4%, al 3,7% e all’1,9%. 18
Esportazioni delle regioni italiane in Cina – gennaio/giugno 2020-2021 (milioni di euro) Ord. Regione Valori Var. % Quote % gen-set 2020 gen-set 2021 2021/2020 2020 2021 1 Lombardia 2.944 3.868 31,4 33,9 33,8 2 Emilia-Romagna 1.442 1.949 35,2 16,6 17,0 3 Toscana 865 1.399 61,7 10,0 12,2 4 Piemonte 948 1.339 41,2 10,9 11,7 5 Veneto 923 1.081 17,2 10,6 9,4 6 Lazio 207 338 63,2 2,4 3,0 7 Friuli-Venezia Giulia 300 279 -7,1 3,5 2,4 8 Liguria 194 246 26,7 2,2 2,1 9 Marche 178 218 22,6 2,0 1,9 10 Sicilia 103 153 48,7 1,2 1,3 11 Campania 190 128 -32,4 2,2 1,1 12 Trentino-Alto Adige 92 126 37,5 1,1 1,1 13 Puglia 125 120 -3,7 1,4 1,1 14 Abruzzo 60 77 29,3 0,7 0,7 15 Umbria 41 54 30,5 0,5 0,5 16 Valle d'Aosta 34 36 6,5 0,4 0,3 17 Calabria 10 11 14,6 0,1 0,1 18 Molise 11 11 -1,9 0,1 0,1 19 Sardegna 7 9 23,5 0,1 0,1 20 Basilicata 3 3 2,4 0,0 0,0 Provincie diverse 9 8 -14,9 0,1 0,1 e non specificate ITALIA 8.684 11.452 31,9 100,0 100,0 Fonte: elaborazioni su dati Istat 1.6) La presenza di aziende italiane in Cina Secondo la rilevazione più recente dell’Istat, aggiornata al 31 dicembre 2018, le imprese a controllo italiano stabilitesi in Cina continentale, in varia modalità di presenza, erano 1.145, alle quali sono complessivamente riconducibili 137.934 addetti, di cui 80.994 in imprese industriali, pari al 58,7%, e 56.940 in imprese commerciali e di servizio (41,3%) per un fatturato pari a 17,7 miliardi di euro, di cui 11,5 miliardi (65%) derivanti dalle attività industriali e 6,2 da quelle commerciali e terziarie (35%). A tali dati occorre aggiungere le 303 imprese a capitale italiano presenti ad Hong Kong con 6.561 addetti che generano un fatturato di 5,3 miliardi di euro. Va tenuto presente che queste statistiche considerano esclusivamente le imprese cinesi controllate da investitori italiani e non tengono conto delle joint venture tra imprese italiane e cinesi in cui la quota dell’impresa italiana è paritaria o minoritaria. Negli ultimi anni, si è notevolmente ampliato lo spettro dei settori di attività delle imprese italiane in Cina. Mentre, infatti, negli anni novanta, gli investimenti si erano concentrati soprattutto nel settore automobilistico, nella meccanica strumentale e nelle attività 19
manifatturiere a medio-bassa intensità tecnologica dei settori tipici del modello di specializzazione dell’Italia, a partire dal nuovo millennio si sono registrate importanti iniziative di presenza in altri settori industriali, quali l’alimentare, i prodotti in metallo, i prodotti in gomma e plastica, i prodotti elettrici ed elettronici e la filiera medicale. Inoltre, si segnalano investimenti in altre attività quali il settore energetico, le costruzioni, il commercio al dettaglio nonché alcune attività di servizio, come la consulenza aziendale, i servizi legali o la logistica. Negli ultimi anni si segnalano investimenti significativi nell’ambito del comparto manifatturiero da parte del gruppo FCA, di Brembo, di UTI filters nell’ambito del settore automobilistico e della componentistica, di Prysmian Group nel settore dei cavi, di Ferrero nel settore alimentare. Nel paese sono anche attive ENI, Enel X, Leonardo e Fincantieri con importanti progetti di espansione. In particolare, nel settore della cantieristica navale e’ recentemente divenuta operativa la joint venture tra Fincantieri e il gruppo China State Shipbuilding Corporation (CSSC) per la costruzione della prima nave da crociera realizzata in Cina per il mercato cinese. Nel 2020, secondo i dati Istat, sono state 16.418 le imprese esportatrici in Cina per un valore medio unitario di 743.000 euro. 2.) Piani governativi di sviluppo 2.1) La “doppia circolazione” Tra i recenti indirizzi strategici delle politiche di sviluppo economico di lungo periodo della Cina si annovera il paradigma della “doppia circolazione”, termine utilizzato dal Presidente Xi Jinping il 14 maggio 2020, in occasione della riunione del Politburo del Partito Comunista cinese, e diventato una delle priorità del XIV piano quinquennale di sviluppo (2021-2025), destinato a forgiare la politica economica e gli obiettivi di medio periodo del paese. Il nuovo paradigma della “doppia circolazione” 20
In sintesi, la strategia della doppia circolazione si basa su un modello in cui la “circolazione interna” rappresenterà il perno prioritario delle politiche di sviluppo economico e la “circolazione internazionale” il suo complemento. Il fondamento logico è di promuovere maggiore crescita sostenibile nel lungo periodo rendendo la Cina meno dipendente da fattori al di fuori del proprio controllo. Più in dettaglio, la circolazione interna implica riforme strutturali ed obiettivi dal lato della domanda e dell’offerta dell’economia cinese. Dal lato della domanda, l’obiettivo è di promuovere i consumi interni e di aumentare gli investimenti in specifici progetti infrastrutturali (ad es. protezione ambientale, digitalizzazione, decarbonizzazione, ecc.). Dal lato dell’offerta, l’obiettivo è di incoraggiare le imprese industriali cinesi a diventare meno dipendenti da forniture e approvvigionamenti dall’estero. Allo stesso tempo, la circolazione internazionale significa che la Cina continuerà a promuovere i flussi esterni di merci e di capitali. Le esportazioni resteranno un driver addizionale di crescita, mentre proseguiranno le riforme per liberalizzare la bilancia dei pagamenti in conto capitale per attirare investimenti diretti e rafforzare il mercato dei capitali. È importante notare come i principi alla base della strategia della doppia circolazione non siano completamente nuovi. Il paese si è posto l’obiettivo di riequilibrare la propria economia verso il mercato interno per oltre un decennio, a partire dalla crisi finanziaria globale. Quello che differisce ora rispetto al riequilibrio precedente è che la Cina ambisce nel lungo periodo ad utilizzare la produzione interna per accrescere la domanda, piuttosto che le importazioni. Questa strategia è stata implementata a partire dal 2015, quando le autorità hanno introdotto il programma Made in China 2025 che si proponeva l’obiettivo di ammodernare la base manifatturiera e consentire ad alcuni settori di diventare progressivamente più autonomi rispetto agli input di provenienza estera. Mentre il Made in China 2025 non viene più nominato direttamente, in quanto rappresenta un punto di tensione con gli Stati Uniti, che lo hanno bollato come politica protezionistica, i principi della tecnologia indigena e dell’autonomia industriale permangono con la strategia della doppia circolazione ed il rischio è che l’orientamento verso l’autosufficienza sia destinato a perdurare a scapito dei partner commerciali. 2.2) Il XIV Piano Quinquennale e la “China Vision 2035” Nel mese di marzo 2021, i delegati del Congresso nazionale del popolo cinese hanno approvato il XIV Piano Quinquennale e la strategia di lungo periodo fino al 2035. Il Piano Quinquennale stabilisce i principali obiettivi e le priorità di politica economica per i prossimi cinque anni (2021-2025). Il piano indica anche le priorità di politica estera e fornisce indicazioni ai governi locali sulla tipologia di progetti di investimento da attuare in futuro. Al contrario, la strategia di lungo periodo al 2035 è meno specifica e si limita ad affermare gli obiettivi desiderati per i prossimi 15 anni, nella speranza di aver completato il processo di modernizzazione e di aver raggiunto lo status del medio reddito. Il XIV Piano Quinquennale contiene un insieme di 20 indicatori che sottolineano le priorità e le ambizioni del governo cinese. Un cambiamento rilevante, rispetto al precedente Piano Quinquennale, è la mancata enunciazione di obiettivi di crescita del PIL. Mentre nella precedente edizione veniva stabilito un obiettivo di crescita annuale del 6,5%, il quattordicesimo Piano Quinquennale stabilisce semplicemente che gli obiettivi di espansione annuale devono essere ragionevoli e stabiliti a 21
seconda delle circostanze. Ciò non significa che il governo cinese abbia rinunciato agli obiettivi di crescita – peraltro per il 2021 gli stessi sono fissati al 6% - ma si sottintende che i responsabili della politica economica desiderino avere più ampi margini di manovra per allineare le proprie priorità a seconda degli sviluppi della situazione interna ed internazionale. Scienza e tecnologia sono in cima alle priorità del 14° Piano Quinquennale che si pone l’obiettivo di migliorare le capacità tecnologiche della Cina in sette pilatri principali, riducendo la dipendenza del paese dalle forniture di componenti e dalle catene di approvvigionamento straniere. I sette pilastri sono i seguenti: Intelligenza Artificiale, tecnologia quantistica, circuiti integrati, neuroscienze e reti neurali, genomica e biotecnologie, scienze della salute, esplorazione spaziale, marittima e polare. Per il 2025 questi ed altri settori emergenti dovrebbero rappresentare il 17% del PIL cinese. Per raggiungere tali obiettivi, il Piano prevede la promozione di Pechino, Shanghai, Greater Bay Area e la capitale dell’Anhui , Hefei (centro di ricerca cinese per la fisica quantistica) in centri internazionali per la scienza e la tecnologia, assorbendo l’8% dei finanziamenti complessivi. Il XIV Piano quinquennale del governo cinese 13o PQ 14o PQ 2020 (fino al 2020)* (fino al 2025) > 6.5%/anno 2.3% Ragionevolmente alto ma a Crescita del PIL (%) seconda della situazione Sviluppo economico Crescita produttività del lavoro (%) >6.6%/anno > crescita PIL 2.5% 60% 65% 60.5% Tasso di urbanizzazione della popolazione permanente (%) Crescita della spesa in R&S (%) 2.5% >7%/anno 2.4% 12 12 6.3 Numero brevetti per invenzioni ad elevato valore per 10.000 abitanti (unità) Innovazione N/A 10% 7.8% Valore aggiunto dei settori di economia digitale In percentuale del PIL (%) Crescita del reddito disponibile pro capite >6.5% = crescita PIL (%) 2.1 Tasso di disoccupazione urbano (%) N/A
2.5 3.2 2.9 Numero di medici per Benessere migliaia di residenti (persone) 90% Tassi di partecipazione alla pensione 95% minima di base (%) 91% Numero di asili per bambini al di sotto dei 4.5 3 anni per migliaia di residenti N/A 1.8 Aspettativa media di vita (anni) + 1 anno + 1 anno 77.3* -13.50% N/A Riduzione del consumo di energia per unità di PIL (%) -15% -18% N/A Riduzione emissioni di biossido di carbonio -18% per unità di PIL (%) 87.50% 87% Ambiente Proporzione dei giorni con buona qualità dell’aria a livello di prefettura e di città di >80% fascia alta (%) 85% 83.40% Proporzione della superficie idrica >70% classificata a livello III o migliore (%) Tasso di copertura forestale (%) 23.04% 24.10% 23.2%* 664 N/A > 650 milioni/anno milioni* Capacità di produzione di alimenti Sicurezza (tonnellate) alimentare ed Capacità di produzione di energia N/A >4.6 miliardi/anno N/A energetica (tonnellate equivalenti) • dati 2019 Per quanto il Piano non contempli l’attuazione della promessa fatta dal Presidente Xi Jinping alle Nazioni Unite, nel mese di settembre 2020, di voler raggiungere la completa decarbonizzazione per il 2060, le principali priorità riguardano il miglioramento dell’efficienza energetica, l’espansione delle fonti di energia rinnovabile e la modernizzazione della rete di trasmissione e distribuzione. Di conseguenza il Piano stabilisce la riduzione dei consumi di energia e le emissioni di biossido di carbonio per unità di PIL rispettivamente del 13,5% e del 18% per i prossimi cinque anni. Allo stesso tempo, le fonti di energia rinnovabile (eolica, solare, idroelettrica e nucleare) dovrebbero aumentare al 20% del mix energetico rispetto al 16% del 2019. A tal fine, la Cina ambisce a creare una rete nazionale di trasmissione 23
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