Realizzazione del prototipo strumentale e prove su un simulatore di effetto corona - L. De Maria, D. Bartalesi, P. Serragli, R. Marini

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Realizzazione del prototipo strumentale e prove su un simulatore di effetto corona - L. De Maria, D. Bartalesi, P. Serragli, R. Marini
Realizzazione del prototipo
                    strumentale e prove su un
                    simulatore di effetto corona

                    L. De Maria, D. Bartalesi, P. Serragli,
                    R. Marini

Febbraio 2008   Area: Trasmissione e Distribuzione
Realizzazione del prototipo strumentale e prove su un simulatore di effetto corona - L. De Maria, D. Bartalesi, P. Serragli, R. Marini
CESI RICERCA                                                                                        08000652
                                         Rapporto                                                       TTD Tecnologie T&D                                                                       Pag. 1/27

                                         Contratto              Accordo di programma con il Ministero dello Sviluppo Economico ai sensi dell’art. 3
                                                                comma 2 del D.M. 23 marzo 2006 per le attività di ricerca e sviluppo di interesse generale
                                                                per il sistema elettrico.
                                                                Piano Annuale di realizzazione 2007.

                                         Oggetto                Realizzazione del prototipo strumentale e prove su un simulatore di effetto corona

                                         Area                   Trasmissione e Distribuzione
                                         Progetto               Tecniche di valutazione delle condizioni, della vita e delle funzionalità residue di
                                                                componenti elettrici mediante metodiche sotto tensione
                                         Deliverable            2.2 – Rapporto Aggiuntivo
                                         Note
PUBBLICATO 08000652 (PAD - 779816)

                                         La parziale riproduzione di questo documento è permessa solo con l'autorizzazione scritta del CESI RICERCA.

                                         N. pagine              27                                  N. pagine fuori testo

                                         Data                   28/02/2008

                                         Elaborato              TTD – L. De Maria, D. Bartalesi, P. Serragli, R. Marini
                                         Elaborato                   De Maria Letizia (TTD), Bartalesi Daniele (TTD), Serragli Paolo (TTD), Marini Remo (TTD)
                                                                     08000652 436474 AUT                08000652 436375 AUT                    08000652 436685 AUT         08000652 436587 AUT

                                         Verificato             TTD – G. Rizzi
                      Mod. RPRDS v. 01

                                         Verificato                  Rizzi Giuseppe (TTD)
                                         Approvato              TTD – C. Cherbaucich
                                                                     08000652 436548 VER

                                         Approvato                   Cherbaucich Claudio (TTD)
                                                                     08000652 436446 APP

                                                          CESI RICERCA S.p.A.              Via R. Rubattino 54                Capitale sociale 1 100 000 Euro
                                                                                           20134 Milano - Italia              interamente versato
                                                                                           Telefono +39 023992.1              Registro Imprese di Milano,
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SOMMARIO............................................................................................................................................. 4

1      INTRODUZIONE ............................................................................................................................ 5

2      REQUISITI FUNZIONALI DEL SISTEMA DIAGNOSTICO .................................................. 6

3      REALIZZAZIONE DEL NUOVO SISTEMA DIAGNOSTICO ................................................ 7
    3.1 Schema generale............................................................................................................................... 7
    3.2 Caratteristiche del sistema diagnostico ........................................................................................... 8
    3.3 Caratterizzazione dei microfoni ottici .............................................................................................. 9
    3.4 Sensore di ozono............................................................................................................................. 10
    3.5 Progetto e realizzazione del dispositivo di sincronismo ................................................................ 12
    3.6 Sviluppo del software di gestione ................................................................................................... 14
4      MISURE DI PRESCARICA IN ARIA (EFFETTO CORONA)................................................ 18
    4.1    Descrizione del simulatore dell’effetto corona in aria............................................................. 18
    4.2 Prove e risultati .............................................................................................................................. 19
5      CONCLUSIONI ............................................................................................................................. 26

BIBLIOGRAFIA .................................................................................................................................... 27

© Copyright 2008 by CESI RICERCA. All rights reserved - Activity code 10311J
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STORIA DELLE REVISIONI

Numero      Data         Protocollo              Lista delle modifiche e/o dei paragrafi modificati
revisione
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SOMMARIO

Il presente Rapporto è parte integrante della documentazione delle attività di Ricerca di Sistema previste
dal “Piano Annuale di Realizzazione 2007” rev. 1 del 3/12/2007 nell’ambito del progetto “Tecniche di
valutazione delle condizioni, della vita, e delle funzioni residue di componenti elettrici mediante
metodiche sotto tensione” e costituisce Rapporto aggiuntivo per il Deliverable 2.2.

I guasti dei componenti elettrici di cabine di Media Tensione (MT) sono una delle principali cause di
indisponibilità della rete di distribuzione. Ai fini di una maggiore ottimizzazione dell’efficienza della
rete è importante effettuare un controllo da remoto di questi componenti.
Nell’ambito del Progetto “Tecniche di valutazione delle condizioni, della vita e delle funzionalità
residue di componenti elettrici mediante metodiche sotto tensione”, si intende valutare la fattibilità di un
sistema diagnostico basato sull’impiego di sensoristica innovativa e a basso costo in grado di rilevare
tempestivamente e da remoto l’insorgere di fenomeni di prescarica nei componenti di cabine di
distribuzione.

L’attività svolta nel 2007 rappresenta la naturale evoluzione di quella effettuata nel 2006 nell’ambito del
WP 4.1. ed è stata articolata nelle seguenti fasi principali:

        Progetto, realizzazione e caratterizzazione di un sistema per la misura dell’ozono.
        Sviluppo di un sistema per l’acquisizione contemporanea e l’elaborazione dei segnali d’uscita
        dai sensori utilizzati per la rilevazione dei segnali acustici, luminosi e dell’ozono associati ai
        fenomeni di prescarica in aria.
        Effettuazione di prove sperimentali per la verifica della correttezza di funzionamento dei tre
        sensori in presenza di fenomeni corona generati in un ambiente controllato.

I risultati ottenuti, pur evidenziando la necessità di affinare ulteriormente alcuni aspetti strumentali
ancora critici, confermano la funzionalità dell’implementazione strumentale realizzata.
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1    INTRODUZIONE

La liberalizzazione e la privatizzazione del mercato elettrico ha forzato i gestori ad introdurre nuovi
sistemi di gestione delle loro reti per soddisfare sia i criteri di qualità del servizio imposti dal regolatore
sia le aspettative economiche degli azionisti. Negli ultimi anni, in Italia, sono sempre più utilizzati
sistemi di telecontrollo e telegestione delle cabine secondarie. Queste tecniche hanno nettamente
diminuito i tempi di fuori servizio e aumentato la flessibilità delle reti. Per questo motivo sono anche
diminuiti gli interventi nelle cabine, per cui l’insorgere di fenomeni di degrado come quelli causati dal
progressivo deterioramento delle superfici isolanti, dovuti a fenomeni di prescarica, sono più
difficilmente identificabili.

La numerosità delle cabine insieme alla ridotta sorveglianza ha suggerito di considerare la possibilità di
sviluppare sistemi diagnostici in grado di evidenziare l’insorgere di fenomeni potenzialmente in grado di
causare fuori servizio se non rimossi.
Per avere un ordine di grandezza della numerosità degli scomparti di manovra, si consideri che nel 2000
la sola rete distribuzione dell’ENEL era di circa 300000 km, un terzo dei quali costituti da linee in cavo;
considerato che la tratta media di cavo è di circa 450 m si arriva a un numero di cabine ben superiore a
200000 unità; inoltre, una cabina secondaria di distribuzione MT/bt è tipicamente costituita da un
trasformatore, da due scomparti di manovra oltre alla sezione bt e misuratori di energia. Quindi, il
numero di scomparti di manovra è molto superiore alle 400000 unità.

Nel 2006 è iniziata nell’ambito del Progetto “Tecniche di valutazione delle condizioni, della vita e delle
funzionalità residue di componenti elettrici mediante metodiche sotto tensione” (Area Trasmissione e
Distribuzione) un’attività con lo scopo di verificare la possibilità di realizzare un sistema diagnostico per
gli scomparti di manovra, avente due requisiti fondamentali: il basso costo e la ridotta invasività.

Come noto, i fenomeni di prescarica in aria generano emissioni luminose, acustiche e ozono. Nel 2006 si
è avviato lo sviluppo di un sistema diagnostico improntato alla rilevazione contemporanea di luce, suono
e ozono utilizzando sensori ottici in virtù del loro basso costo, della ridotta (o nulla) invasività e delle
durata superiore del rilevatore ottico di ozono rispetto a quelli chimici.
Nel corso del 2006, si è verificata la fattibilità del rilievo di emissioni acustiche e sonore con sensori
ottici [1]. A seguito di questa sperimentazione, nel 2007, si è deciso di focalizzare l’attività di ricerca
sulla messa a punto del dispositivo strumentale innovativo per la diagnostica di scomparti di cabine MT.

Dopo aver richiamato l’attenzione sui requisiti di applicazione del sistema su componenti reali (§.2),
sarà descritto, nel §.3, il prototipo strumentale assemblato con prestazioni adeguate al tipo di operatività
richiesto. In particolare nei §3.1-3.4 saranno descritte le caratteristiche HW delle singole unità e del
sistema di sincronismo, mentre nel §3.5 l’architettura del SW di gestione del sistema.
Nel §. 4 saranno illustrati i principali risultati della sperimentazione preliminare condotta in laboratorio
su un simulatore di effetto corona per verificare la funzionalità del sistema.
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2    REQUISITI FUNZIONALI DEL SISTEMA DIAGNOSTICO

Per valutare concretamente la fattibilità di un sistema diagnostico per la verifica da remoto
dell’insorgenza di fenomeni di prescarica in scomparti di sezionamento delle cabine di distribuzione
MT, è necessario disporre di un sistema prototipale affidabile, robusto e facilmente installabile. Questo
sistema deve acquisire i segnali di prescarica in aria generati all’interno dello scomparto e essere in
grado di seguirne l’evoluzione temporale, al fine di discriminare reali condizioni di aggravio
dell’isolamento. L’acquisizione dei segnali deve essere sincrona con la tensione di rete, per consentire il
riconoscimento delle cause che hanno indotto i fenomeni di prescarica stessa.

Per soddisfare questi requisiti di misura e di operatività, al sistema diagnostico vengono richieste le
seguenti prestazioni:

        un’elevata sensibilità ai fenomeni associati ad eventi di prescarica;

        un “intervallo di operatività spettrale” dei singoli sensori adeguato per la rivelazione di ciascun
        fenomeno;

        un’efficiente raccolta dei segnali emessi dai fenomeni di prescarica per rivelare l’insorgere del
        fenomeno in qualsiasi punto dello scomparto;

        un’acquisizione dei segnali sincrona con la tensione di rete e quindi con l’evento di prescarica;

        un’acquisizione simultanea delle tre grandezze (ottica, acustica e ozono) generate dal fenomeno
        di prescarica. La contemporaneità delle tre rilevazioni è infatti un valido indicatore diagnostico
        per non incorrere in falsi allarmi.

Valide soluzioni a questo problema sono quelle basate sull’impiego della tecnologia a fibre ottiche, che
è la più promettente per i noti vantaggi di elevata inerzia chimica, immunità ai disturbi elettromagnetici
e bassa invasività offerti da questa tecnologia.
Inoltre, per la scelta del rivelatore di ozono è necessario individuare soluzioni che non necessitano di
manutenzione periodica, evitando i relativi oneri di intervento in loco.

Per una effettiva funzionalità del sistema diagnostico è infine necessario che questo sistema soddisfi i
seguenti requisiti:
        architettura modulare del sistema, per agevolare l’installazione e la sostituzione dei singoli
        componenti/sensori, qualora fosse necessario;
        basso costo dei suoi componenti, rispetto al costo dei singoli componenti di cabina; in questo
        contesto occorre tener presente che questo dispositivo deve essere riproducibile su larga scala,
        per poter monitorare le diverse unità di cabine MT (>400000) distribuite su tutto il territorio
        nazionale.
        Semplicità di interrogazione delle unità sensore: singolarmente o in parallelo. Con la possibilità
        di individuare degli algoritmi di selezione dei dati per il riconoscimento di situazioni di criticità.
        Praticità di trasferimento dei dati acquisiti.

Per il proseguimento dell’attività è stato progettato e realizzato un nuovo dispositivo diagnostico
potenzialmente in grado di soddisfare i requisiti di operatività e di applicabilità, sopra elencati, le cui
caratteristiche sono descritte nel cap.3.
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3   REALIZZAZIONE DEL NUOVO SISTEMA DIAGNOSTICO

La soluzione proposta si basa sulla combinazione di tre diverse tipologie di sensori, ciascuno in grado di
rivelare uno degli eventi associati al fenomeno di prescarica. Si è deciso di valutare preliminarmente la
possibilità di adottare, ove possibile, sensori innovativi di tipo ottico e moduli di acquisizione e di
controllo a basso costo, esistenti in commercio, focalizzando l’attività di ricerca sullo sviluppo del
sensore ottico per la misura di ozono nello scomparto e sull’assemblaggio del sistema diagnostico
prototipale.
In questa fase dell’attività, si è scelto di sviluppare un prototipo connesso a un PC notebook per
verificare le prestazioni HW e SW del dispositivo mediante prove in laboratorio, su un simulatore di
effetto corona.
3.1 Schema generale
Lo schema del prototipo messo a punto in CESIRICERCA per il controllo diagnostico dei componenti
di cabina è mostrato in fig. 1. L’architettura HW comprende i seguenti componenti principali:

    Periferica di acquisizione
    moduli di acquisizione dei segnali rispettivamente, acustico e ottico e segnale di trigger
    3 sensori
    spettrometro
    sorgente UV
    scheda di trigger
    PC notebook

                                 Figura 1: Schema del sistema diagnostico
Questo schema modulare consente di poter interrogare le unità sensore singolarmente per verificarne le
prestazioni e di acquisire contemporaneamente dati dalle tre unità sensore. Questa stessa modularità è
stata riprodotta anche nell’architettura del programma SW di acquisizione dati e di gestione del
dispositivo; la descrizione di questo software è riportata nel §.3.6.
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3.2 Caratteristiche del sistema diagnostico
In fig.2 è mostrata una cella di prova realizzata per simulare l’effetto corona nella quale è stato inserito il
sistema diagnostico realizzato.

                              Figura 2: Sistema per la diagnostica di scomparti
Per garantire la simultaneità nell’acquisizione dei segnali acustici e ottici e il loro sincronismo con la
tensione di rete (50Hz), è stata utilizzata una periferica di acquisizione Compact-DAQ (c-DAQ)
compatta, modulare e costo contenuto, con connessione USB al PC notebook. Su questa sono alloggiati
i singoli moduli di acquisizione di segnali.
Per l’acquisizione dei segnali acustici dai microfoni è stato utilizzato un modulo di acquisizione di
segnali dinamici (DSA): quattro canali analogici con campionamento simultaneo, accoppiato in AC (0,5
Hz), con risoluzione a 24 bit. La frequenza di campionamento massima per canale è 50 kS/s, conforme
ai requisiti di banda dei microfoni (
Realizzazione del prototipo strumentale e prove su un simulatore di effetto corona - L. De Maria, D. Bartalesi, P. Serragli, R. Marini
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    per la rivelazione di ozono, è stato assemblato un sensore ottico di tipo spettroscopico; le
    caratteristiche di questo sensore sono descritte in dettaglio nel §3.4.
3.3 Caratterizzazione dei microfoni ottici
Le caratteristiche di risposta in frequenza e linearità dei microfoni ottici selezionati sono state
determinate per confronto con un microfono calibrato, vedi fig. 3.

                                             Sorgente
                                             calibrata
                                                                         Unità EOU
                                                             ottico
                                                                                             Analizzatore
                                                                                           segnali dinamici
                                                          Riferimento                          (DSA)

                                                               Microfoni
                          Figura 3: Schema utilizzato per la determinazione delle caratteristiche dei microfoni ottici
Nelle figg. 4 e 5 sono mostrate le principali caratteristiche misurate: la fig. 4 mostra la risposta in
frequenza normalizzata, mentre la fig. 5 mostra la linearità a 1kHz. Per maggiori dettagli sulla procedura
di prova si rimanda a [2]. I risultati confermano l’adeguatezza dei microfoni all’utilizzo nel caso
specifico.
A fronte dei risultati ottenuti, i microfoni sono stati inseriti nel prototipo, schematizzato in fig. 1 e le
prove di caratterizzazione sono state ripetute con il nuovo sistema strumentale, che utilizza il modulo
DSA (NI9233) con 4 ingressi differenziali e simultanei, a bordo della c-DAQ (vedi fig.6). Come
riportato in [2] i risultati di queste prove sono in buon accordo con quelli ottenuti con il sistema di
laboratorio, mostrato in fig. 3.

                          1,2

                          1,0
     Rapporto MO/B&Krif

                          0,8

                          0,6
                                                                                                    MO_02466/B&K rif
                                                                                                    MO_02501/ B&K rif
                          0,4                                                                       MO_02514 / B&K rif

                          0,2

                          0,0
                                10                     100                  1000                  10000                  100000

                                                                      Frequenza [Hz]
                                                                                                                                  4,
                                     Figura 4: Risposta in frequenza dei microfoni ottici, misurata in laboratorio
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                                      100

                                       90
          SPL [dB] microfoni ottici

                                       80

                                       70                                                                       MO2501
                                                                                                                MO2466
                                       60

                                       50

                                       40
                                            40        50         60            70           80         90        100
                                                                       SPL [dB] impostati

               Figura 5: caratteristiche dei microfoni ottici misurate in laboratorio: linearità a 1kHz.

                                                 schema                                          Sistema assemblato
                                      Figura 6: Schema e vista del sistema di acquisizione sviluppato per i microfoni

3.4 Sensore di ozono
Per la rivelazione di ozono ci si è orientati verso una tipologia di sensori spettroscopici realizzati con
l’impiego di tecnologia ottica [3, 4]. Il sensore sviluppato è basato sull’assorbimento ottico della luce
ultravioletta, a 254nm, cioè alla lunghezza d’onda corrispondente alla banda di assorbimento
fondamentale dell’ozono; in Fig.7 è mostrato lo schema di principio del sensore; per una descrizione
dettagliata del sensore assemblato si rimanda a [5].
Il fascio di lunghezza d’onda corrispondente alla banda di assorbimento dell’ozono attraversa la zona
d’interesse e viene retroriflessa in modo da colpire il sensore. La misura della variazione dell’intensità
del fascio (entrata/uscita) è proporzionale alla concentrazione di ozono presente nella zona di misura,
secondo la legge di Lambert-Beer [6].
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             Ingresso
              ozono

                                                                                Fibra ottica dalla lampada UV
                                                                                 Uscita ozono

                                                                                                      Fibra ottica al detector

   Prisma
             Ingresso
              ozono

                        Figura 7: Schema di misura del sensore per la misura di ozono

La taratura del sensore è stata effettuata in laboratorio su una cella, operante in flusso di ozono (1lt/min),
con diversi valori di concentrazione. La foto di 8 mostra il banco di taratura allestito.

              Figura 8: Vista della cella di prova allestita per la taratura del sensore di ozono.

Sono state eseguite prove per determinare la sensibilità e la linearità del sensore realizzato in un
intervallo compreso tra 0,2 e 250ppm di ozono. La misura d’assorbimento è stata confrontata con
misuratori calibrati basati su altri principi, come riportato in [5]. La fig. 9 mostra la risposta temporale
del sensore e la fig. 10, la linearità.
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      Figura 9: Risposta temporale del sensore assemblato alle variazioni di concentrazione di ozono

                    1,2

                     1

                    0,8
      LOG10(Io/I)

                    0,6

                    0,4

                    0,2

                     0
                          0   20      40         60 C ppm 80           100       120      140

                                   Figura 10: Linearità del sensore assemblato
Le due figure mostrano che sia la linearità sia i tempi di risposta sono più che adeguati all’applicazione
specifica.

3.5 Progetto e realizzazione del dispositivo di sincronismo
Per far coincidere l'avvio delle acquisizioni con un evento ripetitivo correlato alla frequenza della
tensione di alimentazione (50Hz), si è scelto di sincronizzare le acquisizioni con il passaggio per il
valore di 0V (zero crossing) del fronte di salita dell'onda sinusoidale della tensione di alimentazione.
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Il circuito si collega direttamente alla tensione di alimentazione del dispositivo sottoposto a
monitoraggio, nel caso di apparecchiature operanti in BT, oppure si utilizza un riduttore di misura per
adattare i livelli di tensione di alimentazione ai livelli di tensione d'ingresso accettati dal circuito, per
apparecchiature operanti in MT ed in AT.
Nella figura 11 è riportato lo schema a blocchi del circuito generatore di impulsi di sincronizzazione
(trigger).

 Ingresso                                                                                                     Uscita

  Tensione                    Divisore           Comparatore                   blocco                    Trigger fisso
      da                         di                   di                   monostabile e
sincronizzare                 tensione             tensione               fotoaccoppiatore
                                                                                                         Trigger variabile

              Figura 11: Schema a blocchi del circuito generatore di impulsi di sincronizzazione (trigger).
Il divisore di tensione adatta il livello della tensione di rete da sincronizzare con l'ingresso del circuito
comparatore di tensione. Quest'ultimo individua sul fronte di salita dell'onda sinusoidale il passaggio per
il valore di 0V. Infine il blocco “monostabile e fotoaccoppiatore” genera, in corrispondenza dello zero
crossing, un breve impulso TTL di durata nota (pari a 120 µs), che viene utilizzato per avviare
l'acquisizione dei dati. Un esempio del segnale TTL è mostrato in fig.12.

               5

               4

               3

               2

               1
      V [V]

               0

               -1

               -2
                                         Dal divisore
               -3                        Riferimento fisso
                                         Riferimento variabile
               -4

               -5
              -2,50E-02     -2,00E-02       -1,50E-02         -1,00E-02           -5,00E-03   0,00E+00       5,00E-03
                                                                          t [s]

   Figura 12: Esempio dei segnali TTL di uscita dalla scheda di sincronismo (verde/rosso) a partire dalla
                       forma d'onda della tensione di alimentazione (traccia blu).
Il circuito prototipale dispone di due uscite, separate galvanicamente dall'ingresso attraverso due distinti
fotoaccoppiatori. La prima uscita è di tipo a riferimento fisso: dalle prove e misure effettuate, il ritardo
dell'impulso di sincronizzazione rispetto allo zero crossing risulta essere di circa 50 µs, pari a circa 0,9°
(vedi fig.13). La seconda uscita è di tipo a riferimento aggiustabile; dopo opportuna messa a punto del
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circuto di prova, il ritardo dell'impulso di sincronizzazione rispetto allo zero crossing risulta essere di
circa 6µs, pari a circa 0,1°.

             5,5

             4,5
                                    Dal divisore
                                    Riferimento fisso
                                    Riferimento variabile
             3,5
     V [V]

             2,5

             1,5

             0,5

             -0,5
              -2,5E-04   -2,0E-04   -1,5E-04   -1,0E-04   -5,0E-05   0,0E+00   5,0E-05   1,0E-04   1,5E-04   2,0E-04   2,5E-04
                                                                       t [s]

        Figura 13: Particolare dei segnali TTL fisso (rossa) e regolabile (giallo) , generati dalla scheda di
            sincronismo, nell'intorno dello zero crossing della tensione di alimentazione (azzurro).

Anche in questo caso la soluzione sviluppata è adeguata allo scopo. La soluzione a trigger fisso può
essere utilizzata per l’applicazione specifica senza necessità di correggere i ritardi introdotti; infatti
ritardi dell’ordine di 1 grado non sono importanti per individuare la causa che ha provocato i fenomeni
di prescarica.
3.6 Sviluppo del software di gestione
Per consentire un interfacciamento semplice e veloce con le tre diverse tipologie di sensori, si è scelto di
sviluppare il programma di controllo del sistema diagnostico nel linguaggio grafico NI_Labview
versione 8.5; questo ha notevolmente semplificato la procedura di controllo dei moduli di acquisizione e
dello spettrometro, per la gestione del quale sono stati utilizzati driver LabVIEW dedicati.
Sono state inoltre utilizzate alcune funzioni del pacchetto NI Sound&Vibration dedicate all’analisi di
segnali sonori; questo per elaborare i dati microfonici in termini di livello di pressione sonora (dB),
secondo le procedure standard di analisi di segnali sonori.

Per soddisfare i requisiti di “modularità”, si è scelto di adottare uno schema SW a “cicli paralleli”;
questa modalità operativa consente di gestire in modo indipendente “i processi” relativi a ciascun tipo di
sensore e, al contempo, garantisce una simultaneità nell’acquisizione dei dati di tutti e tre i sensori;
questa simultaneità è rispettata anche nella fasi successive di analisi, di visualizzazione e del salvataggio
dei risultati.

Per ottimizzare il consumo delle risorse HW da parte del SW, sono stati introdotti dei livelli di priorità
per ogni ciclo; in questa scala di priorità, la percentuale maggiore di risorse è stata assegnata ai cicli
dedicati all’acquisizione dati. Ai cicli che si occupano della sessione analisi/visualizzazione/salvataggio
dei dati è stata attribuita una priorità intermedia, mentre al ciclo dedicato alla gestione della logica di
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businnes, ovvero della parte di programma che si occupa dell’interfaccia utente, è stata assegnata una
priorità più bassa.

La congruenza temporale nel trasferimento dei dati dai cicli di acquisizione ai cicli di analisi,
visualizzazione e salvataggio dei dati, è stata garantita mediante tecniche di sincronizzazione software
gestiti con logica “master/slave”: terminata l’acquisizione di un nuovo flusso di dati, viene inviata, ai
processi di livello intermedio, una “notifica” di autorizzazione al prelievo degli stessi; terminato il
“download” di questi dati, la finestra di notifica si richiude per lasciar attivare nuovamente i cicli a alta
priorità, al termine dell’acquisizione di un nuovo flusso di dati.

L’interfaccia utente è costruita su una struttura di programmazione “ad eventi”: l’esecuzione delle
diverse porzioni di programma (configurazione/acquisizione/visualizzazione/salvataggio dati) è
provocata solo dall’attivazione di un tasto della tastiera o di un click del mouse. In questo modo si
ottiene un notevole risparmio delle risorse in gioco sulla macchina, che possono quindi essere dedicate
alle altre attività con maggiore priorità.

Come già accennato nel §. 3.2 il SW consente anche di gestire la sincronizzazione dei dati acquisiti con
il segnale TTL, correlato alla frequenza di rete.
Il funzionamento prevede la sincronizzazione dei dati acquisiti mediante un algoritmo matematico.
Questa soluzione comporta un ritardo nella visualizzazione della misura dovuto all’esecuzione
dell’algoritmo. Pertanto, sebbene questa soluzione SW abbia il pregio di gestire in modo semplice ed
economico il problema del sincronismo, sono attualmente in fase di validazione soluzioni alternative,
quali quella basata sull’utilizzo di un modulo c-DAQ di trigger a cui connettere il segnale TTL. Questa
soluzione avrebbe il vantaggio di affidare all’hardware parte delle operazioni e di essere più efficace ed
affidabile.
Nella fig. 14 è riportato un esempio di pannello frontale di gestione della configurazione di una unità
sensore, in questo caso quella microfonica. La sezione in alto a sinistra, comune a tutti e tre i pannelli di
configurazione, è dedicata alla definizione delle proprietà dei canali di acquisizione (misura/Frequenza
di campionamento e N° di campioni) e del livello di trigger. Quella sinistra in basso, serve ad impostare
i parametri di filtraggio del segnale, mentre quella a destra i parametri di acquisizione dello spettro del
segnale.
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Rapporto                                     TTD Tecnologie T&D                                        Pag. 16/27

      Figura 14: Esempio di pannello frontale di configurazione di un'unità sensore; in questo caso di
                         impostazione dei parametri strumentali per microfoni

Figura 15: Pannello di visualizzazione dei microfoni: in alto a sx) andamento temporale del segnale acquisito
    nel quale, in ascissa, il tempo è espresso in secondi; in basso a sx) spettro in terzi d’ottava del segnale
                                acustico e relativo livello di pressione sonora [dB].
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Rapporto                                     TTD Tecnologie T&D                                        Pag. 17/27

L’architettura modulare adottata consente di passare agevolmente il controllo da un’unità sensore
all’altra; è inoltre possibile seguire e visualizzare in ogni istante l’evoluzione del segnale in esame, senza
interferire sull’acquisizione dei segnali delle altre unità.
Nella fig. 15 è riportato il pannello di visualizzazione del segnale sonoro: a sinistra, in alto, è mostrata le
forma d’onda dei segnali acustici acquisiti (al massimo 4 segnali) e in basso, lo spettro in terzi d’ottava e
i livelli di pressione sonora. A destra sono mostrati gli spettri dei segnali acquisiti in banda fine, per
poter con maggior precisione selezionare la banda di operatività spettrale più adeguata, per svincolarsi
dal rumore ambiente.
Il programma sviluppato consente anche di visualizzare simultaneamente i segnali dei tre diversi tipi di
sensore, attivando la funzione riepilogo, visibile nel “frame”(in alto a destra) di tutti i pannelli, e avviare
il salvataggio dei dati.
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4    MISURE DI PRESCARICA IN ARIA (EFFETTO CORONA)

In questa sezione viene descritta la sperimentazione eseguita su un dispositivo di generazione di effetto
corona, allestito presso i laboratori del CESIRICERCA. Queste misure sono state effettuate per
verificare concretamente la funzionalità del dispositivo realizzato. Il mock-up di generazione di effetto
corona, descritto nel successivo §.4.1, si basa su una configurazione “punta-piano”, che rappresenta una
sorgente puntuale di onde di pressione sonore, chiaramente udibili. Questa è quindi una soluzione
sperimentale adeguata e funzionale alla verifica delle prestazioni del sistema e delle sensibilità di
risposta delle singole unità sensore, anche se è stata predisposta a scopo dimostrativo e non è quindi in
grado di rappresentare completamente le reali condizioni di esercizio dell’impianto.
4.1 Descrizione del simulatore dell’effetto corona in aria
Il simulatore di “effetto corona”, messo a punto in CESIRICERCA è mostrato in fig. 16. E’ costituito da
un cilindro in plexiglass, lungo 400 mm, con due flange laterali (100 mm di raggio). Al suo interno sono
inseriti i due elettrodi, che realizzano la configurazione “punta-piano” il cui dettaglio è visibile nel
riquadro in figura. Gli elettrodi, fra i quali viene generata il “corona”, sono posti a distanza regolabile
(da 3 a 10 mm). La “punta”, un filo di rame con 2mm di diametro e lunghezza 100 mm, è connessa al
generatore di alta tensione (50Hz). L’ampiezza di questa tensione di alimentazione è regolabile da 0 a
6kV. Il “piatto”, un disco in rame con un diametro pari a 70mm, è collegato alla corda di terra. Per
ridurre l’azione corrosiva dell’ozono prodotto dal “corona”, è stato necessario rivestire tutte le superfici
metalliche esposte con teflon, come mostrato in figura.

Figura 16: Simulatore di prescarica assemblato in laboratorio. In figura sono visibili le posizioni dei sensori
 (a fibra ottica, microfono e di ozono) e un dettaglio degli elettrodi utilizzati per generare l’effetto corona

Sulle pareti laterali del cilindro sono stati predisposti i sensori e due accessi, in teflon, per il ricambio
dell’aria all’interno del cilindro.
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4.2 Prove e risultati
Dopo aver posizionato nel simulatore il sensore di ozono, come mostrato in fig. 16, sono state effettuate
sul sensore stesso prove preliminari di taratura per confermarne la funzionalità. A questo scopo, uno dei
due accessi in teflon è stato connesso all’uscita della sorgente di ozono calibrata (valori di
concentrazione 0-2ppm). La risposta del sensore è riportata in fig. 17 ed è in accordo con quella
risultante dalla precedente taratura (riportata nel § 3.3).
Successivamente, sono state effettuate prove con la configurazione punta - piano, poste a 5mm di
distanza aumentando gradualmente la tensione applicata fino ad un massimo di 4kV.
Durante tutte le prove effettuate, si è in generale osservato, con livelli di tensioni superiori a quello di
innesco, un aumento dell’attività corona al crescere della tensione applicata. Mantenendo costante il
livello di tensione applicata si è potuto registrare una diminuzione della concentrazione di ozono dovuta
alla diminuzione dell’attività corona a causa del noto effetto di schermatura che si manifesta quando la
concentrazione di elettroni nelle immediate vicinanze della punta in tensione diminuisce il gradiente
locale.
Un esempio dell’andamento dell’ozono registrato variando in modo graduale la tensione di
alimentazione applicata agli elettrodi, è riportato in fig. 19. I parametri di acquisizione impostati sul
sensore durante le registrazioni sono i seguenti: tempo di integrazione = 30ms e N°medie= 30.
Il grafico di fig.19 mostra che il sensore è in grado di seguire con buona rapidità le variazioni della
concentrazione di ozono prodotte al variare dalla tensione applicata: un aumento della tensione (traccia
verde) induce un aumento dell’attività del corona e quindi maggior emissione di ozono; a questa
corrisponde una diminuzione dell’intensità @254nm misurata dal sensore (traccia viola), dopo un tempo
di ritardo che è legato soprattutto alla diffusione dell’ozono nella cella. Ad una diminuzione dell’attività
del corona corrisponde invece un aumento del segnale luminoso.
Nello stesso grafico è visibile anche un esempio del fenomeno di schermatura prima descritto. Alla
tensione di 3,5 kV circa (livello di tensione costante), si osserva un aumento dell’intensità @254nm,
corrispondente alla diminuzione (od estinzione) del fenomeno corona.
Durante tutte le prove, non sono invece emerse variazioni significative di intensità del segnale di
riferimento@375nm, cioè variazioni indipendenti dalla produzione di ozono; questo è un indice della
buona stabilità del sensore. Dalle curve di taratura (vedi figg. 10 e 17) è stato stimato un valore di
concentrazione dell’ozono presente all’interno della cella di misura, compreso tra 0.1 e 3ppm.

                         0.025

                          0.02
             LOG[Io/I]

                         0.015

                          0.01

                         0.005

                            0
                                 0      0.5                1              1.5                2
                                                        C [ppm]

 Figura 17: Taratura del sensore di ozono montato sul simulatore di effetto corona. In ascissa C(ppm) è la
  concentrazione di ozono impostata; in ordinata il Log della variazione dell'intensità a 254 nm misurata
                                       rispetto al valore iniziale Io.
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In fig. 18, è riportata la risposta del microfono ottico (SPL [dB]) in funzione della tensione applicata
(kV), registrata durante tre successive salite in tensione; la dispersione dei dati registrati è tipica del
fenomeno in esame.

               65

               60

               55

               50                                                                                                                                                                                                                                                               1a
     SPL[dB]

                                                                                                                                                                                                                                                                                2a
               45                                                                                                                                                                                                                                                               3a

               40

               35
                                       livello del rumore di fondo
               30
                    0                       0,5                         1                      1,5                           2                       2,5                            3                   3,5                           4                       4,5
                                                                                                tensione di alimentazione [kV]

                Figura 18: Risposta del microfono ottico SPL[dB] in funzione della tensione applicata (kV)

             6200                                                                                                                                                                                                                                                           4

             6140
                                                                                                                                                             tensione applicata                                                                                             3,5
             6080

             6020                                                                                                                                                                                                                                                           3
                                                                                                                                                                                                                                                                                  Vappl (kV)

             5960
  Conteggi

                                                                                                                                                                                                                                                                            2,5
             5900

             5840                                                                                                                                                                                                                                                           2

             5780                              segnale di ozono
                                                                                                                                                                                                                                                                            1,5
             5720

             5660                                                                                                                                                                                                                                                           1
                    15.43
                            15.46
                                    15.48
                                            15.51
                                                    15.54
                                                            15.57
                                                                    16.00
                                                                            16.03
                                                                                    16.06
                                                                                            16.09
                                                                                                    16.12
                                                                                                            16.14
                                                                                                                    16.17
                                                                                                                            16.20
                                                                                                                                    16.23
                                                                                                                                            16.26
                                                                                                                                                    16.29
                                                                                                                                                            16.32
                                                                                                                                                                    16.35
                                                                                                                                                                            16.37
                                                                                                                                                                                    16.40
                                                                                                                                                                                            16.43
                                                                                                                                                                                                    16.46
                                                                                                                                                                                                            16.49
                                                                                                                                                                                                                    16.52
                                                                                                                                                                                                                            16.55
                                                                                                                                                                                                                                    16.58
                                                                                                                                                                                                                                            17.00
                                                                                                                                                                                                                                                    17.03
                                                                                                                                                                                                                                                            17.06
                                                                                                                                                                                                                                                                    17.09

                                                                                                                             tempo (h.m.s)

   Figura 19: Andamento temporale della risposta del sensore di ozono in funzione dell'emissione di ozono
              prodotta dall'effetto corona con diversi livelli della tensione applicata alla punta
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                                                   [A]

                                                   [B]
 Figura 20: Impostazione dei parametri strumenti per il controllo delle unità: a) microfoniche, b) ottiche
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Vappl=3.8kV               [a]                              Vappl=3.8kV               [b]

Vappl=3kV                  [c]
                                                           VAPPL=3KV                    [D]

Figura 21: Risposte temporali dei sensori ottico e acustico registrati rispettivamente con Vappl=3,8kV, [(a) e
(b)] e Vappl=3kV [(c) e (d)]: a) e c) segnali ottici in tempo reale (in alto), e mediati (in basso); b) e d) segnali
     acustici in tempo reale (in alto a destra), SPL (dB) (in basso, a destra) e risposta spettrale (a sinistra)

                         3,8 KV
                                   andamento nel tempo dell'intensità@254nm
                                            3 KV

 Figura 22: Sensore di ozono: spettro (in alto) e variazione nel tempo (in basso) dell’intensità@254nm. Le
            frecce indicano le variazioni del segnale registrate con Vappl=3,8kV e Vappl=3kV
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Con le stesse modalità operative, sono state effettuate prove inserendo nella cella di prova anche i
sensori acustico e ottico. Per sincronizzare le acquisizioni di questi segnali con “lo zero crossing del
fronte di salita” della tensione applicata, si è collegato l’ingresso della scheda di trigger al lato “bassa”
tensione del trasformatore di alimentazione. Il segnale di sincronismo generato dalla scheda è stato
acquisito contemporaneamente agli altri segnali.

Le configurazioni di misura impostate per l’acquisizione dei segnali acustici e ottici sono mostrate nelle
figg.20[a] e 20[b], rispettivamente per il microfono e per il sensore a fibra ottica. Per ridurre il
contributo del rumore ambientale, si è scelto di filtrare il segnale acustico ed operare nella banda di
frequenza compresa tra 5 e 20 kHz; analogamente, sul segnale ottico sono state filtrate le frequenze
inferiori al kHz, per eliminare il contributo a 50Hz.

Nelle figg.21[a]-21[d] sono riportati alcuni esempi dei segnali acquisiti rispettivamente con sensore a
fibra ottica e con il microfono ottico, per due valori di tensione applicata: V=3,8kV e V=3 kV. In
particolare le figg. [a] e [c] sono relative al sensore ottico mentre la [b] e[d] al sensore acustico.
L’analisi delle figure evidenzia per le misure ottiche che l’emissione luminosa è centrata intorno 1,5 ms
a partire dal segnale di sincronismo e quindi in corrispondenza della cresta di polarità negativa come ci
si aspettava. Inolte, il segnale luminoso a 3,8 kV ha ampiezza e durata maggiore rispetto al segnale
registrato a3 kV in accordo con le aspttative.
Per quanto rigurada l’analisi delle registrazioni dei segnali acustici, si può evidenziare che l’aumento
della pressione sonora (SPL) all’aumentare della tensione aumenta da 47,2 dB a 48,5 dB, anche questo
caso in accordo con le aspettative. Infatti, all’aumentare della tensione è noto che aumenta il numero
degli impulsi di scariche parziali che mantengono tuttavia la stessa ampiezza.

In fig.22 è mostrato l’andamento del segnale di ozono (@254nm) acquisito durante la stessa prova di
fig. 21. In figura, le frecce evidenziano l’istante di variazione della tensione applicata ed il relativo
valore efficace.
Dal confronto tra queste figure si evidenzia una buona correlazione tra gli andamenti registrati in
contemporanea con le tre unità sensore (ottico, acustico e ozono); la simultaneità di questi segnali è
intrinsecamente connessa alle caratteristiche del fenomeno “corona”, che si manifesta con le produzioni
contemporanee di luce, sonora e di ozono; questa è quindi una conferma del corretto funzionamento del
sistema diagnostico.
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                      Figura 23: Esempio delle misure contemporanee dei tre sensori
Successivamente, per valutare la sensibilità dei sensori, le prove sono state ripetute trasportando la cella
in un ambiente elettricamente schermato (gabbia di Faraday). Per avere un riscontro della presenza
dell’effetto corona e della sua entità è stato utilizzato, insieme ai sensori, un misuratore di scariche
parziali di tipo convenzionale. Le prove sono state condotte aumentando la tensione applicata alla punta
fino ad ottenere l’innesco del fenomeno corona e successivamente aumentando la tensione in modo
graduale fino a 4kV. A diversi valori di tensione sono stati registrati contemporaneamente i segnali in
uscita dai tre sensori e dal misuratore di scariche parziali.
I segnali acquisiti con i tre diversi sensori sono stati visualizzati in contemporanea sul display PC
(pannello “riepilogo”, mostrato in fig. 23), i loro andamenti nel tempo sono stati salvati e correlati con i
dati registrati in parallelo con il misuratore tradizionale di scariche parziali. La fig.23 mostra un esempio
delle tre misure in una condizione di fenomeno corona innescato e un’attività di circa 200 pC sulla
cresta della polarità negativa della tensione applicata (fenomeno corona) e di circa 1200 pC sulla cresta
della polarità positiva (trasformatore di alimentazione). Il riquadro in alto a sinistra mostra il segnale del
microfono ottico (non mediato) e nella tabella adiacente i valori del livello di pressione sonora (dB)
corrispondente. Il riquadro in basso a sinistra quello del sensore ottico mediato su N=10 acquisizioni,
mentre il riquadro di destra mostra nella parte superiore il segnale ottico non mediato ed in basso l’uscita
del sensore per la misura dell’ozono.
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                                                                    1 ,2 5

                         t e n s io n e d i in n e s c o ( p .u )
                                                                      1 ,2

                                                                    1 ,1 5

                                                                      1 ,1

                                                                    1 ,0 5

                                                                         1   f ib r a o t t ic a

                                                                                                   m ic r o f o n o

                                                                                                                                   ozono
                                                                                                                      o t t ic o

Figura 24: Sensibilità dei sensori ottico, acustico e di ozono. Le tensioni di innesco misurate dai sensori sono
          in unità percentuale (p.u.) della tensione di innesco misurata con il sistema tradizionale
Il grafico di fig.24 riassume le sensibilità dei tre sensori (rispettivamente fibra ottica, microfono ottico e
sensore di ozono) al “corona”. Le tensioni di innesco misurate dai sensori sono state normalizzate
rispetto al valore di innesco misurato con il sistema elettrico. La sensibilità dei sensori ottico e acustico
sono paragonabili e leggermente superiori a quella del sistema convenzionale. La misura dell’ozono
mostra un ritardo sia nella fase d’innesco ed aumento del corona sia nella fase di estinzione dovuta ai
tempi di generazione ed estinzione dell’ozono.
Questi risultati preliminari dimostrano comunque l’ottima sensibilità di tutto il sistema e l’efficacia del
SW di controllo sviluppato.
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5    CONCLUSIONI

In questo documento sono riportati i principali risultati dell’attività di ricerca svolta nel corso del 2007,
volta a valutare la fattibilità di un sistema diagnostico basato sull’impiego di sensoristica innovativa e a
basso costo in grado di rilevare tempestivamente e da remoto l’insorgere di fenomeni di prescarica nei
componenti di cabine di distribuzione.

I principali risultati ottenuti nel corso del 2007 sono i seguenti:

        sono stati definiti i requisiti di misura e di applicabilità del sistema diagnostico;
        sono state caratterizzate le unità acustiche
        è stato progettato e realizzato il sensore spettroscopico per la rilevazione di ozono. Ne sono state
        determinate la sensibilità e i tempi di risposta per confronto con sistemi campione
        è stato realizzato il software di gestione e acquisizione simultanea dei sensori.

E’ stato quindi assemblato il nuovo sistema multi-sensore potenzialmente in grado di soddisfare i
requisiti di operatività e applicabilità individuate.
I primi test effettuati con questo prototipo e con i tre sensori alloggiati contemporaneamente nella cella
di un simulatore di effetto corona, hanno dimostrato la corretta funzionalità del nuovo sistema. Le prove
condotte per confronto con un misuratore tradizionale, hanno consentito di verificare che i sensori
rilevano con buona sensibilità i fenomeni indotti dal “corona” e ne seguono l’evoluzione temporale.
Sono inoltre state individuate ulteriori soluzioni HW per il sincronismo dei segnali con la tensione di
alimentazione applicata (50Hz).
Si prevede un’ulteriore attività di sperimentazione in scomparti MT con la strumentazione realizzata per
consolidare i risultati ottenuti.
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Rapporto                                  TTD Tecnologie T&D                                    Pag. 27/27

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