Rassegna Stampa del 29 ottobre 2021 Testata

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Rassegna Stampa del 29 ottobre 2021
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ANTINFLUENZALE IN FARMACIA, NO DI SNAMI E SMI: VACCINI GESTIBILI SOLO DA MEDICI

Nell'affidare ai farmacisti la vaccinazione antinfluenzale dopo quella contro il Covid-19 lo stato e le
regioni sottraggono delle competenze che hanno sempre contraddistinto la medicina di famiglia a
vantaggio di logiche di contenimento dei costi. Ma rischiano di mettere in pericolo i pazienti. Così due
sindacati della medicina generale, Snami e Smi, commentano il Protocollo che consente la
somministrazione nelle farmacie dei vaccini antinfluenzali.

Licenziato dalla conferenza Stato-Regioni a campagna di somministrazione iniziata da circa un mese,
l'accordo realizza quanto previsto nel decreto legge 105/2021 ("Misure per fronteggiare l'emergenza
Covid-19") e prosegue l'opera di affidamento delle vaccinazioni ai farmacisti territoriali partita con i
vaccini anti-coronavirus nella Finanziaria 2021 a inizio anno. I farmacisti italiani, allineandosi ai colleghi
francesi e britannici, potranno non più solo vendere ma anche somministrare il vaccino a tutti i soggetti
"eleggibili" o "aventi diritto". La somministrazione, che andrà rapidamente disciplinata da accordi
regionali, avverrà sia in regime privato, con oneri tutti a carico del cittadino "standard" (prezzo del
vaccino più compenso per l'inoculo di 6,16 euro), sia in regime Ssn, agli over 65 ed ai fragili; nel secondo
caso saranno le regioni a coprire tanto il prezzo del vaccino quanto quello per l'inoculo. Inoltre, le giunte
potranno riconoscere altri compensi per le funzioni organizzative, il rimborso di Dpi e materiali di
consumo, il raggiungimento di determinati target vaccinali.
«Ribadiamo che la somministrazione di un farmaco è un atto medico, con tutte le ripercussioni che ciò
può avere» avverte una nota del Sindacato medici italiani guidato da Pina Onotri. Per Smi, l'accordo
esternalizza servizi già espletati dalla medicina generale, che «in piena pandemia, ha somministrato
milioni di dosi di antinfluenzale, raggiungendo larga parte della popolazione; ora - spiega la nota - la
volontà politica di governo e regioni favorisce l'esternalizzazione del servizio da sempre erogato con
successo dalla medicina territoriale. Sarebbe, come a parti inverse, sostenere che si abilitano gli studi
medici alla vendita e alla dispensazione di farmaci». In sintonia la reazione di Angelo Testa, presidente
nazionale Snami, che parla di "accordi illegittimi" tra istituzioni e farmacisti e ravvisa la tendenza ad
«un'assistenza sanitaria al ribasso, che vede la professionalità dei medici di medicina generale messa
quasi alla berlina da scelte istituzionali e di parte, miopi e prive dei necessari supporti scientifici e
medici». Il cittadino, soprattutto, appare in pericolo nella lettura Snami: «accordi tra le parti di qualsiasi
genere, che palesemente violino il principio delle competenze e dei ruoli e lo espongano a rischi
potenzialmente gravi, sono del tutto illegittimi», dice Testa.

Salvatore Cauchi, addetto stampa nazionale Snami, sottolinea l'aspetto della sicurezza dell'inoculazione
del vaccino in farmacia. «Un semplice corso on line abilita un farmacista ad effettuare un atto medico nei
confronti di un paziente? Il farmacista è in grado di fare l'anamnesi su ciò che riferisce il paziente ed è in
grado di intervenire operativamente per un semplice malore dello stesso o per una reazione avversa
importante?» Di taglio operativo, invece, i quesiti posti dal sindacato Medici italiani: poiché la campagna
vaccinale negli studi dei medici di famiglia era già partita, «chiediamo al Ministro della Salute cosa
faranno i medici di medicina generale delle dosi già conferite nei propri frigoriferi e se i propri assistiti
saranno invece vaccinati contro l'influenza presso gli Hub vaccinali anticovid o nelle farmacie»; e ancora,
«quale soggetto istituzionale avviserà i medici di medicina generale dei nominativi dei pazienti a cui
verranno somministrati i vaccini in altra sede, considerato che molti assistiti sono già stati preallertati ed
assegnato a loro specifico appuntamento per il vaccino antinfluenzale.
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GRAZIE MINISTRO, MA È ORA DI RILANCIARE LA MEDICINA GENERALE

L'aumento del Fsn è stato salutato con favore dai sindacati dei medici, non senza però un richiamo da
parte di alcuni rappresentanti dei medici di medicina generale. Fimmg raccomanda un corretto impiego
di queste nuove risorse che: "devono servire anche a rivalutare sotto il profilo economico i contratti di
tutti gli operatori sanitari; in particolar modo dei Mmg". Mentre Smi chiede misure strutturali per
rilanciare la Medicina Generale.

Pina Onotri segretario generale Smi
È positivo che la Legge di Bilancio 2022, approvata dal Consiglio dei Ministri, preveda due miliardi
aggiuntivi al Fondo Sanitario Nazionale per ciascun anno fino al 2024. Adesso si tratta di mettere in
campo misure strutturali per rilanciare la medicina generale" così Pina Onotri, Segretario Generale del
Sindacato Medici Italiani in una dichiarazione.
"Dopo la stagione, frutto di decenni di tagli lineari e di politiche che vedevano la salute e i professionisti
come costi su cui risparmiare e non come risorse sulle quali investire, la pandemia ha messo la politica
con le spalle al muro: bisogna investire sulla salute che è il bene più prezioso del Paese".
"Per queste ragioni la Legge di Bilancio, per quanto riguarda la sanità e la medicina generale, deve
incrociarsi necessariamente con il Piano di Nazionale di Ripresa e Resilienza e con tutte le misure,
attualmente in campo che riguardano la medicina generale e quella di prossimità. Siamo impegnati,
affinché si trovi la giusta connessione tra le proposte del Governo, tra quelle delle Regioni, tra quelle
riferite al rinnovo dell’accordo collettivo nazionale dei medicina generale, al momento irricevibile, per
comporre una visione unitaria delle misure che sono in campo".
"La carenza di medici è un’emergenza vera: su questo la politica è in colpevole ritardo e le istituzioni non
possono andare in ordine sparso. Le risorse aggiuntive previste per il Fondo Sanitario Nazionale devono
essere utilizzate sia per i medici ospedalieri, che in questi anni sono stati molto penalizzati in termini di
sicurezza sul lavoro e di retribuzioni, con continui abbondoni dalla professione, sia per i medici della
medicina generale che hanno gli stipendi più bassi in Europa".
"Auspichiamo che, già, da questa Legge di Bilancio si prevedano misure per la defiscalizzazione di attività
svolte dai medici di medicina generale e dai pediatri di libera scelta, considerando che i costi per la
gestione degli studi medici sono aumentati esponenzialmente negli ultimi due anni a seguito della
pandemia".
"Il nostro impegno nel corso dell’iter della Legge di Bilancio sarà costante e finalizzato a far destinare
risorse e politiche adeguate alla nuove necessità dei professionisti medici" conclude Onotri.
dovesse essere necessario siamo già pronti” conclude Scafuro.
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I MEDICI DI FAMIGLIA LAVORANO MENO DEGLI OSPEDALIERI? IN LOMBARDIA SCOPPIA LA BAGARRE

Se accade che i medici di famiglia rispondano poco alle istanze dei pazienti non è perché sono pochi ma
perché poco si impegnano e la situazione cambierebbe se timbrassero il cartellino nelle case della salute.
Ai medici di famiglia lombardi sono suonate così le dichiarazioni dell'assessora alla Salute e
vicepresidente regionale Letizia Moratti in un'intervista a Bergamo Tv che hanno azzerato il già non
brillante dialogo tra categoria e giunta. Con un'aggravante: la riforma lombarda ora prevede
l'affidamento di compiti di medicina territoriale in un quadro di sussidiarietà potenzialmente anche a
soggetti privati: più di un esperto in ciò legge non solo una sostituzione degli studi dei Mmg con le case
della salute, ma del servizio sanitario con enti privati che ad esso rispondono.

A Bergamo Moratti ha detto in sostanza: il numero di ore lavorate dai medici di base è profondamente
diverso rispetto alle ore di chi lavora nelle strutture sanitarie e ciò crea una percezione di carenza, data
non dal numero ma dall'organizzazione. Frase volendo ambigua, perché l'organizzazione della medicina
di famiglia può essere voluta dalla Regione. Nella sua replica la segretaria Fimmg Paola Pedrini ha però
sottolineato che la categoria si saprebbe organizzare da sola. Ha spiegato come dopo la prima ondata di
Covid-19 i medici di famiglia che avevano avuto un numero più alto di morti rispetto agli altri medici e
sanitari, si sono organizzati da soli, attivando con le loro competenze le piattaforme di telemonitoraggio
domiciliare, vaccinando milioni di cittadini lombardi a domicilio, oltre che negli hub delle coop e delle
aziende sociosanitarie territoriali. La stessa categoria a inizio 2020 è stata lasciata completamente sola "a
cercare con il supporto di gruppi spontaneamente creati di procurarsi mascherine che nel territorio
mancavano e nelle strutture sanitarie c'erano". "Di queste cose chi è soprattutto impegnato a tagliare
nastri non ha il tempo di occuparsi", conclude Pedrini che invita Moratti a venire in studio per toccare
con mano il quotidiano impegno dei Mmg. Un impegno che supera molto le ore settimanali scritte sulla
convenzione nazionale (5 o fino a 500 assistiti; 10 da 500 a 1000 assistiti; 15 da 1000 a 1500), come
sottolinea il presidente Omceo Bergamo Guido Marinoni può arrivare alle 12 ore quotidiane tra visite
domiciliari, vaccinazioni, altri compiti convenzionali; per Marinoni intervistato da Corsera, accordi
integrativi regionali spesso farraginosi nel descrivere l'attività del Mmg, non hanno aiutato a definire
bene i compiti assolti ogni giorno dai camici del territorio, e servirebbe una convenzione nazionale più
dettagliata.
«Abbiamo capito che alla Regione farebbe comodo dare la torta della medicina territoriale a qualche
gruppo privato, e quindi si propalano notizie tese a screditare professionisti che hanno dato anche la vita
per i loro pazienti» incalza il presidente del sindacato Snami lombardo Roberto Carlo Rossi che è anche
presidente Omceo Milano. Rossi pensa che Moratti dovrebbe scusarsi per le osservazioni «tanto ingiuste
quanto illogiche, se fosse vero che in medicina generale si lavora pochissime ore al giorno e si guadagna
tanto non si capirebbe come mai 250 posti per medici di assistenza primaria restino scoperti nella città
metropolitana di Milano e si viaggi verso 900 medici mancanti in tutta la Lombardia. Tra l'altro quanto
sta succedendo per la vaccinazione antinfluenzale si profila come l'ennesimo disastro annunciato». In
merito ai vaccini antinfluenzale e antipneumococcico anche l'opposizione in consiglio regionale con
Michele Usuelli (medico, Più Europa) nota il mancato dialogo informatico della regione con la categoria e
porta ad esempio il portale Sivac per la gestione della campagna, "20 minuti per inserire dall'inizio dati
che Regioni ed ATS hanno già".

La Federazione Nazionale degli Ordini ricorda a Moratti le conseguenze subite dalla medicina territoriale
per un clamoroso errore di programmazione di fabbisogni da parte di governo e regioni. Enzo Scafuro,
segretario Smi Lombardia, tira le somme: «Dunque, i Mmg lavorano meno dei medici ospedalieri non per
mancata programmazione e carenza di corsi di medicina generale ma perché "non sono organizzati in
strutture"; tutto diventa problema strutturale e non numerico». E quando si parla di struttura risolutiva,
ecco entrare in scena «le case della salute o di comunità (più che case dovrebbero diventare grattacieli
della salute per sopperire alla capillarità degli studi Mmg) e l'obbligo per i medici a lavorare all'interno di
tali strutture. Si punta ad ospedalizzare la medicina territoriale, aprire le porte alla privatizzazione, che
diventerà sostitutiva e non integrativa, per eliminare la libertà di scelta del cittadino, annullando il
rapporto fiduciario medico-paziente». Per Scafuro, ora servono «momenti di protesta incisiva. Noi siamo
pronti».
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MEDICI DI FAMIGLIA INDIGNATI PER LE AFFERMAZIONI DELL'ASSESSORE MORATTI

Le dichiarazioni del segretario regionale Smi Lombardia
“Finalmente risolto l’annoso problema della carenza dei Medici di Medicina Generale. La soluzione è
l’intuizione geniale del Vicepresidente della Regione Lombardia ed Assessore al Welfare dott.ssa Letizia
Moratti”, così Enzo Scafuro, Segretario Regionale Lombardia del Sindacato Medici Italiani, commenta le
dichiarazioni sull’ipotesi paventata della Vicepresidente e Assessore regionale al Welfare Letizia Moratti
che la carenza di medici di base si affronta con più ore di servizio.
“Secondo quanto affermato in una intervista a Bergamo TV sabato 23 ottobre 2021 non è il numero dei
medici di assistenza primaria a mancare, ma il fatto che lavorino meno dei medici ospedalieri perché non
sono organizzati in strutture; tutto diventa un problema strutturale e non numerico”.
“Non è colpa della mancata programmazione sia ospedaliera che territoriale, né per la carenza di posti
letto e di personale, né della carenza di scuole di specialità e di corsi triennali in medicina generale. Tale
intuizione geniale abbia a che fare con la voluta istituzione delle case della salute o di comunità (più che
case dovrebbero diventare dei grattacieli della salute per sopperire alla capillarità degli studi dei MMG) e
l’obbligatorietà dei medici a lavorare all’interno di tali strutture, si è palesato in maniera chiara. Allo
stesso tempo, si punta ad ospedalizzare la medicina territoriale, aprire le porte alla privatizzazione, che
diventerà sostitutiva e non integrativa, per eliminare la libertà di scelta del cittadino, annullando il
rapporto fiduciario medico -paziente fidelizzando, ed orientando il cittadino più verso la struttura delle
case di comunità”.
“Dove si trovava la dott.ssa Moratti quando gli ambulatori ospedalieri erano necessariamente chiusi
durante il periodo Covid e quando le uniche strutture che rimanevano aperte erano gli studi dei medici di
medicina generale che continuavano a presidiare il territorio per stare vicino anche ai pazienti affetti da
patologie non solo legate al Covid?
Dove era la dott.ssa Moratti quando noi continuavamo a piangere i colleghi che venivano strappati alle
loro famiglie dal Covid, perché lasciati soli a combattere senza tutele, né difese? Dove era la dott.ssa
Moratti quando migliaia di persone scendevano in piazza perché non trovavano il proprio medico di
famiglia? Si chiede Scafuro”.
“Pensavamo che una ventata di aria nuova fosse arrivata nei piani alti della sanità lombarda, ma se
questi sono i risultati più che aria nuova sembra già inquinata.
Molto probabilmente dovremmo far conoscere quanto importante sia la nostra presenza e scegliere
momenti di protesta più incisivi.
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