Pozzuoli, Osteria D.O.C. Bernardo Pareres dalle stelle alle padelle

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Pozzuoli, Osteria D.O.C. Bernardo Pareres dalle stelle alle padelle
Pozzuoli, Osteria D.O.C. Bernardo Pareres dalle stelle
alle padelle

La famiglia Pareres, da dx, Bernardo Patron e Chef, sua
moglia Gabriella, sua sorella Rosy e il cognato Gianni
di Giulia Cannada Bartoli

Corso Umberto 181
Pozzuoli
081.5262835
bernardopareres@libero.it

Aperto: dal Martedì al Sabato 19.30 – 00.00
da Luglio domenica aperti a cena
Chiuso: lunedì

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Pozzuoli, Osteria D.O.C. Bernardo Pareres dalle stelle alle padelle
Ferie: 16 agosto – 1° settembre
Carte di credito e Bancomat: si

Un bel salto: dall’alta moda alle padelle, scansando la brace. La storia comincia verso la
fine della seconda guerra mondiale: Vincenzo, il padre di Bernardo, nato in un piccolo
paese nei pressi di Barcellona scappa dalla guerra e dal regime franchista , rifugiandosi
in Campania, dove, a San Giorgio La Molara, paese agricolo della Comunità Montana del
Fortore, conosce Luigia, i due s’innamorano e nascono, poco dopo, Rosanna, per tutti
Rosy, e Bernardo. Alla fine della guerra, la famiglia si stabilisce nei Campi Flegrei, nella
splendida zona del lago Fusaro, al centro del quale si erge lo splendido Casino Reale
borbonico, conosciuto come Casina Vanvitelliana.

Il lago Fusaro con la Casina Vanvitelliana
Bernardo, classe 1965, dimostra presto l’inclinazione verso studi artistici, in particolare
verso la moda femminile. Lascia i Campi Flegrei alla volta di Bologna, dove si
specializza e comincia a realizzare le sue prime collezioni. Viene notato da alcune
importanti maison milanesi, si trasferisce e decollano collezioni griffate di intimo e
costumi da bagno siglate Pareres.

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Pozzuoli, Osteria D.O.C. Bernardo Pareres dalle stelle alle padelle
La prima vita di Bernardo, stilista in ascesa, dalla modella alla…(vedi
sotto…)
Dopo un po’ di anni in giro per il nord – Italia, durante i quali conosce e sposa Gabriella,
modista in cerca di fortuna, la nostalgia delle origini torna a farsi sentire, riemergono i
ricordi delle campagne di San Giorgio La Molara, dove ancora mamma Luigia conserva
diversi terreni coltivati.

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San Giorgio la Molara
L’indole creativa dei due si trasforma, soprattutto per Bernardo, in incontenibile
passione per la cucina, di qui, la decisione, mollare tutto e rientrare a Pozzuoli, dove,
all’inizio di Via Napoli (nota anche come Corso Umberto o, Lungomare Pertini) aprono,
alla fine degli anni ’90, una vineria. I locali in quel periodo non erano ancora molti,
anche a causa dell’altalenante fenomeno del bradisismo, piaga dei Campi Flegrei e, in
particolare della città di Pozzuoli.

il Serapeo con evidenti segni del bradisismo
Torniamo ai Pareres, dopo poco tempo dall’inaugurazione, Bernardo, che aveva girato

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l’Italia e il mondo, comprese che la vineria, una vecchia bottega di barbiere, non
avrebbe avuto successo. La gente non aveva più, da tanti anni ormai, l’ usanza di
fermarsi nelle mescite – osteria di un tempo, per bere un bicchiere, accompagnato da
uova sode, per leggere il giornale, discutere, o, giocare a carte.

In città si andava al cinema e poi a cena, o, viceversa; i ragazzi frequentavano, come
oggi, fast food e discoteche. Il lungomare, da Bagnoli a Pozzuoli, dopo la definitiva
chiusura e dismissione degli stabilimenti Italsider si avviava alla riconversione
commerciale e turistica con il fiorire di numerose attività: pizzerie, ristoranti con cucina
marinara, bar, pasticcerie, gelaterie, pub etc. che hanno poi dato vita a quella che oggi
viene chiamata la “movida flegrea”: una folla indistinta proveniente da tutta la regione
che si riversa sul lungomare puteolano, in particolare, nel fine settimana.

il lungo mare nei giorni di “pace”
“Movida”significa letteralmente “intensa e vivace vita artistica e culturale notturna in
ambiente metropolitano”, ergo, in senso stretto, non direi che il termine si possa
applicare all’interminabile susseguirsi, di locali e localini, senza alcuna, sia pur minima,
vocazione culturale (caratteristica, ahimè sempre più comune anche nel nostro
capoluogo).

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la "movida flegrea"di oggi

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… l’ingresso di DOC: prima la modella, ora…la padella!
Bernardo Pareres, aveva in mente qualcosa di diverso e, al tempo stesso, accessibile e
creativo. Il nostro Stylist – Chef aveva intuito il bisogno di differenziarsi, di aggiungere
contenuti: l’esperienza bolognese e del nord Italia gli tornò senz’altro utile. Decise
perciò di tentare la fortuna con una piccola osteria dedicata alla cucina italiana, per lo
più, di terra. Il cambiamento, però, doveva competere con due tendenze imperanti:
quella della classica (spesso finta) trattoria napoletana, e quella di una cucina
moderna, adeguata alle tendenze del nuovo millennio, ma non ancora caratterizzata dal
punto di vista territoriale, come accade invece oggi. Il concept, se vogliamo osare un
termine “alto”, è quello del viaggio, delle differenze della nostra Italia in tema
enogastronomico. Lo staff è di famiglia, I Pareres ricordano accoglienti e simpatici
padroni di casa.

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Pozzuoli, Osteria D.O.C. Bernardo Pareres dalle stelle alle padelle
I sorrisi di Rosy e Bernardo al bancone della cucina a
vista
Il locale è originale, con divertenti trovate, stile rustico, pareti tappezzate di tappi di
sughero. Trenta coperti in inverno, il doppio in estate con i tavoli esterni.

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una parete di DOC

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la cucina a vista con la grande cappa ed un tavolo
preparato con semplice e accurata mise en place
Le indicazioni per le toilette sono quanto mai originali…

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Señores y…

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...Señoras:) modello B. Pareres naturalmente!
Il menù cambia ogni settimana, mettendo in risalto sapori ed antiche tradizioni delle
infinite ricette del nostro stivale. Qui si può fare il giro d’Italia diverse volte e non
stufarsi mai. Ai più fortunati può capitare d’incontrare la mamma Luigia che cucina la
polenta del Fortore. Si riparte ogni sette giorni, volando da nord a sud, o, viceversa,
oppure puntando sul centro Italia. Muovendo da Napoli il menù tematico recita:
“Paccheri provola e pomodorini, Crocchè di patate, Peperoncini verdi fritti, Parmigiana
di melanzane by Mamma Luigia, Frittata di friarielli, salame e pecorino con tigelle e
crescentine, “Docchino” al babà con Limoncello.

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la parmigiana di Mamma Luigia

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Tigelle e Crescentine
Le tigelle, le crescentine e il “docchino”, dolce preparato in diversi modi a seconda della
regione, sono un fisso: un modo pratico e saporito, che Bernardo ha preso in prestito
dalla cucina emiliano-romagnola, durante i suoi studi da stilista, per avere un “pane”
sempre cotto al momento, da farcire con salumi e formaggi delle diverse località. La
Crescentina è l’esempio di una consuetudine famigliare rimasta intatta nel tempo. Esse
s’impastavano con: farina di grano, acqua, latte, lievito, si lasciavano crescere ed infine
si lavorava l’impasto, formando piccole schiacciate rotonde.

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Il Friuli
Lasciata Napoli, puntiamo verso il Friuli, ecco arrivare in tavola: gnocchetti di patate
con zucchine e San Daniele, Calzoncelli farciti di Montasio fresco, frittata di patate e
formaggio Frico Balacia, detto “Balacin,”da latte vaccino intero, la cui pasta è
particolarmente adatta per fritture e grigliate, poiché non si fonde. Carciofi al guanciale;
strudel di peperoncini e malga friulano; Tigelle e crescentine con San Daniele e
formaggi. Infine il “docchino” un’impasto dolce, segreto dello chef, farcito con crema,
uvetta e pinoli. In abbinamento vino regionale a scelta e grappa.

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Gnocchetti con San Daniele e zucchine

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la frittata di patate e "Balancin" con i carciofi al guanciale

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Prosciutto San Daniele (davvero doc)

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il dolce con crema, uvetta e pinoli
Le feste comandate, Natale, Pasqua, Carnevale, seguono la rigorosa tradizione
napoletana. Per Pasqua e Pasquetta quindi : Casatiello, Frittatine e Calzone di fuscella;
Melanzane a funghetti, Frittata di pancetta e fave, Affettato misto, Tagliatelle con
pomodorini, ricotta, provola e zucchine; Agnello al forno con patate e piselli;Docchino,
pastiera e liquore.

Da fine luglio a metà agosto trionfano i piatti isolani: Procida, Caprera e La Maddalena,
Panarea, con tagliolini al limone, frittata di carciofi; Trinette acciughe e fiori di zucca,
carasau con battuto di olive; fresella eoliana e tartara di tonno, arancia e rucola.

Tra i pochi locali nelle immediate vicinanze di Napoli, DOC rimane aperto per cenone e
pranzo di Ferragosto.

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Scusate siamo aperti:)
Il menù: calzoncelli con provolone e menta, melanzane a funghetto, frittata zucchine e
cozze, prosciutto e melone, paccheri pesto, ricotta e pecorino; paranzella e cicinielli con
insalata, dolce di ricotta al limone, amaro e caffè.

Questa formula mista tra prezzo fisso e menù tematico ha incontrato il gradimento della
clientela, quasi tutta abituale e concentrata nei mesi da fine settembre a giugno,
quando questa zona è ancora tranquilla e simile alla Via Napoli dei miei ricordi.

Veniamo al quid:

22 euro, incluse le bevande, i menù delle feste costano invece 25 euro tutto incluso.

Il giovedì e il venerdì lo chef sostituisce un secondo piatto di carne ispirato alla regione

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della settimana, (è sempre possibile su richiesta) al poso di tigelle e crescentine con
salumi e formaggi. I vini del menù appartengono naturalmente ad una fascia medio –
bassa, su richiesta, sono disponibili bottiglie più importanti su scala nazionale. Il caffè è
quello di casa con la moka, per chi non s’accontenta, basta attraversare la strada e…

.... ecco l'espresso napoletano con le tre "C"
Ad ogni buon conto, le cose che ritengo fondamentali sono incluse: la cucina senza
fronzoli e con buone materie prime, la chiassosa allegria della famiglia Pareres,
l’impareggiabile sorriso di Rosy, la pazienza di Gabriella e Gianni e, last but not least,
l’ironia di Bernardo che va dalle insegne delle toilette, alle bottiglie di vino
personalizzate e rispettose della par condicio…

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Bottiglia di Chianti “Chiant’’e matalena” dedicata al
quartiere Maddalena di Napoli e la bottiglia proletaria
per Lenin

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Par condicio: la bottiglia per il camerata
Insomma il salto dalla modella alla padella è senz’altro riuscito.

Quanto a me, Vi saluto per ritrovarvi a Settembre con le prossime tappe low cost di
Napoli e dintorni…

Arrivederci!

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