Più fondi, personale e autonomia ecco il piano per salvare la scuola

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IL MESSAGGERO VENETO
26 FEBBRAIO 2019

La giunta stanzia oltre 2 milioni e trasferisce 10 dipendenti. Rosolen: primo
passo per gestire da soli il settore

Più fondi, personale e autonomia
ecco il piano per salvare la scuola
Giacomina Pellizzari trieste. La Regione sigla un accordo con il Ministero per colmare le carenze di
presidi, direttori amministrativi, tecnici, impiegati, insegnanti di sostegno e personale da assegnare
all'Ufficio scolastico regionale dove risultano scoperti 66 dei 133 posti in pianta organica. L'operazione
costa più di 2 milioni di euro. «È il primo passo verso la regionalizzazione della scuola», ha assicurato
l'assessore regionale all'Istruzione, Alessia Rosolen, auspicando di riuscire a trasferire entro l'anno le
competenze dell'Ufficio scolastico regionale. Cinque le misure illustrate, ieri, nella sala Re e Regina del
palazzo della Regione, a Trieste, dall'assessore, dal vice direttore centrale dell'Istruzione, Ketty Segatti,
dalla direttrice dell'Ufficio scolastico regionale, Patrizia Pavatti, dal relatore di maggioranza del Ddl
Istruzione, Giuseppe Sibau (Ar-Progetto Fvg), e dal presidente della VI commissione consiliare,
Alessandro Basso (Fratelli d'Italia). Quattro delle cinque misure fanno capo alla Regione, una al Miur.
Ma andiamo con ordine.Nuove assunzioniLa Regione "soccorre" il Miur che, dopo aver esaurito le
graduatorie, non ha potuto completare le assunzioni previste per l'Ufficio scolastico del Friuli Venezia
Giulia. Una struttura che può contare solo su 67 dei 133 dipendenti previsti. Entro l'anno il Miur
assumerà, con contratti a tempo indeterminato, da cinque a sei persone, con incarichi non dirigenziali,
pescando dalle graduatorie ancora aperte degli enti locali e dell'Autorità portuale che la Regione invierà
a Roma nei prossimi giorni.Distacco personale Una decina di dipendenti regionali saranno distaccati
all'Ufficio scolastico dove il direttore, Patrizia Pavatti, ha urgente bisogno di quattro specialisti
amministrativi meglio se laureati in Giurisprudenza, di due esperto di contabilità da dislocare a
Pordenone e a Trieste e quattro istruttori amministrativi a cui affidare la gestione degli organici delle
scuole. In questo caso gli oneri resteranno, per un anno, a carico della Regione. L'ente ha già avviato la
richiesta di disponibilità al suo interna. Considerato che un dipendente di categoria C o D costa,
mediamente, circa 40 mila euro l'anno, la spesa massima non supererà i 400 mila euro. Carenza
presidi e Dsga La Regione ha stanziato 800 mila euro da spendere nel biennio 2019/2020 per
supportare dal punto di vista amministrativo e organizzativo, le scuole prive di dirigente scolastico e di
direttore amministrativo. Gli interventi finanziari saranno destinati al personale in servizio che si farà
carico di svolgere anche le mansioni dei direttori amministrativi.Insegnanti di sostegno Nell'anno
scolastico 2019/20 le scuole che stanno scontando da tempo la mancanza di personale Ata (bidelli e
amministrativi) e di insegnanti di sostegno potranno accedere al fondo istituito dalla Regione pari a 1
milione 250 mila euro, per accedere alle graduatorie esistenti e assumere il personale mancante. Si
tratterà di assunzioni a tempo determinato trasformabili a tempo indeterminato quando entrerà in vigore
la regionalizzazione del servizio. Sarà l'Ufficio scolastico regionale a segnalare il fabbisogno
dell'organico aggiuntivo. Assistenza tecnicaCon questa misura la Regione affiancherà le scuole nel
l'attività definita dal Programma operativo nazionale (Pon). La difficoltà sta nel dover gestire, per la
prima volta, i fondi europei. La carenza di personale è talmente accentuata che potrebbe provocare il
blocco dell'iter all'interno degli istituti e quindi dei fondi. Fatte tutte queste valutazioni, la Regione ha
deciso, attraverso Informest, di assistere dal punto di vista tecnico le scuole nella rendicontazione
dell'utilizzo dei fondi e nell'elaborazione delle domande. Anche questa è una misura immediatamente
operativa. L'accordo sarà firmato a breve, proprio a Roma. Nel frattempo si procederà con la
quantificazione delle necessità di personale Ata e di insegnanti di sostegno visto che «ogni anno - sono
le parole del direttore - vengono assegnate in deroga centinaia di ore». L'obiettivo è anticipare questi
passaggi per non trovarsi il prossimo settembre a fronteggiare le ormai storiche carenze. «L'accordo
apporta risorse preziosissime - ha aggiunto il direttore dell'Ufficio scolastico regionale -, ci consente di
tenere numeri più bassi rispetto a quelli previsti per la formazione delle classi. Se non garantiamo la
scuola, la montagna e le aree interne arriveranno allo spopolamento».

l'assessore

«Entro l'anno la responsabilità
dell'Ufficio scolastico»
trieste. L'assessore se ne rende conto: regionalizzare la scuola non è impresa facile. Alessia Rosolen
usa cautela, non si sbilancia in facili proclami, preferisce restare a guardare come si muovono il
Veneto, la Lombardia e l'Emilia Romagna. Le regioni che puntano all'autonomia.«Le regioni vicine
stanno facendo i conti su cosa significa attuare questo percorso - ha spiegato, ieri, l'assessore nella
sala Re e Regina - potremmo imparare molto dalle modalità con cui tutto questo avviene». Rosolen
preferisce procedere in modo graduale iniziando dal trasferimento delle competenze dell'Ufficio
scolastico entro l'anno. Questo perché, ha spiegato, «quando si ha in mano la regia si riesce a
intervenire sull'intera organizzazione. Governeremo il processo imparando da quello che faranno gli
altri». Una cosa è certa: Rosolen vuole evitare di trovarsi con un numero di richieste di trasferimento
massiccio da parte del personale Ata come sta avvenendo in Veneto. «Il prossimo passo - ha aggiunto
l'assessore - sarà indicare la regionalizzazione dell'istruzione alla commissione Stato-Regione». E se il
Consiglio del Friuli Venezia Giulia si esprimerà nelle prossime ore, al momento non è ancora possibile
calendarizzare il parere della commissione Stato-Regione. Il percorso avviato con la stipula
dell'accordo con il Miur è stato definito anche dai consiglieri regionali, Giuseppe Sibau (Ar-Progetto
Fvg) intervenuto in qualità di presidente della VI commissione consiliare, e dal relatore di maggioranza
del disegno di legge sull'istruzione, Alessandro Basso (Fratelli d'Italia), «una svolta storica effettuata in
pochi mesi». Diversa la posizione della consigliera Chiara Da Giau del Pd, secondo la quale «non
basterà ripetere il mantra del protocollo con il Miur per ottenere la competenza primaria sull'istruzione.
Quello che l'assessore Rosolen continua a vendere come "storico accordo" non porta nessuna risorsa,
né finanziaria né di personale in più dal ministero per il sistema scolastico regionale. La strada da
seguire passa dalla commissione Paritetica e su questo la giunta è in ritardo».Secondo Da Giau quello
di ieri è stato solo l'ultimo annuncio seguito «a quello fatto in sede di approvazione delle modifiche alla
legge 37 e prima ancora della legge di Stabilità. L'accordo completa quanto avevamo impostato noi
nella precedente legislatura per sostenere le scuole senza preside e direttore amministrativo. Purtroppo
la Regione lo deve fare ancora una volta con risorse proprie».Da Giau insiste a dire che «si tratta di un
passo a margine più che di un passo avanti sull'acquisizione della competenza primaria in tema di
istruzione non ancora iniziato per il ritardo maturato dalla Giunta nell'affidamento delle linee di indirizzo
alla Paritetica».

Bocciate le misure del centrodestra: serve il passaggio parlamentare, così il
sistema non tiene
Cgil, Cisl, Uil e Snals hanno lanciato l'hastag #restiamouniti e preparano la
mobilitazione

No dei sindacati: operazione sbagliata
«Si favoriscono le disuguaglianze»
Michela Zanutto UDINE. I sindacati della scuola fanno quadrato contro la regionalizzazione
dell'istruzione. Cgil, Cisl, Uil e Snals sono «nettamente contrari» alla soluzione ipotizzata sia per il Friuli
Venezia Giulia sia per altre regioni italiane. Le organizzazioni sindacali hanno lanciato un hashtag
(#restiamouniti) perché «su questa partita ci metteremo di traverso tutti insieme», ha avvertito il
segretario regionale della Cisl scuola, Donato Lamorte.Non piace nemmeno il piano presentato
dall'assessore Alessia Rosolen per risollevare le sorti della scuola nostrana. «È un progetto che lascia
perplessi - ha osservato Lamorte - perché è pieno di parole facili e belle da pronunciare, ma
difficilmente declinabili in termini pratici. L'intesa fra Regione e Miur deve passare per il parlamento. E
poi si stanno mettendo a concorso posti regionali per posti statali, quelli della scuola, soluzione che è
fuori da ogni normativa in questo Paese». Per Lamorte «i problemi della scuola in Friuli Venezia Giulia
non si risolvono spostando personale senza una ratio, ma facendo concorsi, attivando le procedure e
dando posti. Di sicuro non accorpando perché, così facendo, il Miur continuerà a tagliare posti in
organico». Di più, per il numero uno della scuola cislino, c'è una confusione di fondo che non
contribuisce al bene della scuola: «Il Piano dell'offerta formativa chi lo farà? La Regione - si chiede
Lamorte -? Il Pil del Fvg non paragonabile a quello della Lombardia, per cui gli insegnanti saranno
pagati in base al territorio di lavoro? I ragazzi avranno un'offerta diversificata? Ma che Paese è mai
questo?». Il segretario si dice incredulo anche nei confronti della gestione autonoma dell'Ufficio
scolastico regionale, «sarebbe meglio procedere con progetti ad hoc».Contro la regionalizzazione si
schiera anche Ugo Previti, segretario della Uil Scuola: «Non è una strada percorribile - ha tuonato -.
Non è la soluzione ai problemi. La scuola è una comunità educante e tutte le sue componenti devono
godere di maggiore attenzione. Un'attenzione che, in questo caso sì, si declina anche nella
comprensione delle esigenze di ogni singolo territorio». Ed è proprio la Uil a lanciare l'hashtag
#restiamouniti. Sindacati e associazioni che si occupano del tema hanno già sottoscritto un documento
anti-regionalizzazione per dire no alla disgregazione del sistema di istruzione nazionale, in tanti o pochi
recinti regionali. «Chi, anche in Friuli Venezia Giulia, ha a cuore la scuola e il futuro del Paese
sottoscriva il documento - è l'appello di Previti -. Non possiamo accettare di perdere la scuola
nazionale. La scuola deve unire e non dividere. Deve essere repubblicana, per autonomia e
indipendenza, laica, per accogliere, integrare e svolgere il ruolo di mediazione educativa dei valori di
cui la società moderna vive: multiculturalità, multirazzialità, multireligiosità».Lo Snals si spinge oltre e
arriva a parlare di «secessione delle Regioni più ricche, che porterà a un sistema scolastico con
investimenti e qualità legati al Pil del territorio. Si avranno, come conseguenza immediata,
inquadramenti contrattuali del personale su base regionale; salari, forme di reclutamento e sistemi di
valutazione disuguali; livelli ancor più differenziati di welfare studentesco e percorsi educativi
diversificati. Di fatto viene meno il ruolo dello Stato come garante di unità nazionale, solidarietà e
perequazione tra le diverse aree del Paese». Ma è proprio all'interno dello Snals che si alzano voci
distoniche. Perché c'è qualcuno che vede quella della regionalizzazione come un'onda che non si può
arrestare, che andrebbe invece cavalcata per cercare di governarla e trarne il meglio.Infine, Adriano
Zonta della Cgil, parla senza mezzi termini di «un'operazione sbagliata e anticostituzionale un'ipotesi
che pregiudica la tenuta unitaria del sistema nazionale in un contesto nel quale già esistono forti
squilibri fra aree territoriali e regionali. Peraltro l'accordo con il Ministero dell'istruzione non è stato
discusso in nessuna sede». Il segretario regionale dell'Flc Cgil chiude con un «appello alla
mobilitazione rivolto al mondo della scuola e alla società civile per fermare un disegno politico
disgregatore dell'unità e della coesione sociale del Paese».

al senato

Ottenere maggiori competenze
Pittoni sollecita le Regioni
udine. Con il centrodestra a Trieste, Lega e Cinque stelle a Roma, per il presidente della commissione
Cultura al Senato, Mario Pittoni, questa non può che essere una congiunzione astrale da sfruttare.
Ovviamente viene promossa a pieni voti l'"operazione Rosolen" da Pittoni che però si spinge più in là e
assicura di battersi ogni giorno nella Capitale per l'istruzione del Friuli Venezia Giulia. «È dalla
sedicesima legislatura che lancio appelli alle varie amministrazioni regionali in favore di assunzioni di
responsabilità sull'istruzione - aggiunge Pittoni -. Il fatto che la Regione si muova concretamente in tale
direzione, non può quindi che trovarmi d'accordo in un momento, tra l'altro, che vede per la prima volta
un esponente della nostra regione, ovvero il sottoscritto, alla guida della commissione Cultura del
Senato, da dove intendo garantire il massimo supporto possibile».Promosso l'accordo ministero-
Rosolen, Pittoni allarga lo sguardo alla situazione nazionale. Perché dopo Veneto, Lombardia ed
Emilia-Romagna, già altre sei Regioni stanno mostrando interesse per l'autonomia prevista dalla
Costituzione su 23 materie. «Visto il dialogo che si sta sviluppando tra lo Stato e le nove Regioni
stuzzicate dall'idea di gestire direttamente una serie di competenze, gli spazi di manovra potrebbero
risultare particolarmente ampi», ha osservato Pittoni. Insomma, sulla scia, in particolare del Veneto,
anche il Friuli Venezia Giulia potrebbe trarre qualche vantaggio. Intanto a trarre vantaggi sono i precari
storici della scuola (a discapito però dei laureati in Scienze della formazione primaria), perché in chiave
concorso il servizio sarà supervalutato. «Con il decreto Quota 100 diventa legge il mio emendamento
che riconosce una cospicua valutazione al servizio nell'ambito del prossimo concorso ordinario per i
docenti della scuola secondaria - ha assicurato Pittoni -. La supervalutazione dell'esperienza e dei titoli
di persone con particolare professionalità, acquisita in anni di servizio precario, avrà l'effetto da una
parte di favorire l'assorbimento di vaste fasce di precariato e dall'altra di assicurare appena possibile la
copertura dei posti vacanti con personale esperto e professionalmente motivato. Inoltre - ha spiegato
Pittoni - fare un concorso a 40-50 anni è dura: si parte troppo svantaggiati rispetto a chi è fresco di studi
ed è giusto riconoscere l'esperienza maturata sul campo. L'approvazione dell'emendamento è un primo
segnale, pur non risolutivo, di attenzione al problema più volte ricordato dai diretti interessati».

Siglato il nuovo Patto finanziario tra Fedriga e il ministro Tria
Regolati gli accordi tra Roma e il Fvg per il prossimo triennio

Rapporti con lo Stato
La Regione deciderà il valore delle tasse
su case e immobili
Mattia Pertoldi udine. Accordo firmato. Il ministro delle Finanze Giovanni Tria e il presidente della
Regione Massimiliano Fedriga hanno siglato ieri a Roma il nuovo Patto finanziario che regola, in
materia di finanza pubblica, i rapporti tra lo Stato e il Fvg per i prossimi tre anni.L'accordo, che supera il
precedente Padoan-Serracchiani in scadenza quest'anno e archivia definitivamente il Tondo-Tremonti,
rispecchia in tutto e per tutto i termini presentati dal governatore al Consiglio un paio di settimane fa.
Numeri alla mano, il Fvg non sarà più chiamato a versare a Roma 716 milioni per l'anno in corso e 836
per il 2020 e il 2021, bensì 671 milioni per il primo biennio e 596 fra due anni. Fedriga, infatti, porta a
casa dalla trattativa con lo Stato una serie di somme - tra denaro per spese correnti e investimenti - che
complessivamente vale un risparmio da 450 milioni di euro rispetto a quello che era stato stabilito in
legge di Bilancio dall'esecutivo nazionale. Certo, il governatore - con un pizzico di astuzia politica -
descrive un «risparmio complessivo di 834 milioni di euro rispetto al triennio 2014-2016 visto il blocco
del rinnovo di misure precedenti e i nuovi tagli concordati a vantaggio della Regione», ma questa cifra
fa riferimento al primo accordo Padoan-Serracchiani, cancellato da quello siglato nel 2016 che aveva
comportato uno "sconto" di 120 milioni per le casse della Regione.Il nuovo Patto finanziario, però, non
si ferma qui. Particolarmente significativa, infatti, è anche la clausola "modello Trento e Bolzano". Nel
caso in cui siano necessarie manovre straordinarie volte ad assicurare il rispetto delle norme europee
in materia di riequilibrio del bilancio pubblico, infatti, il contributo garantito annualmente allo Stato potrà
essere aumentato, per un periodo di tempo limitato, di una percentuale ulteriore non superiore al 10%.
Attenzione, però, perché questo sforzo maggiore potrà essere richiesto dallo Stato soltanto fino al
momento in cui non superi la media dei rapporti tra i contributi e le entrate correnti della Valle d'Aosta e
della Sicilia. Ora, visto che per il Fvg le richieste attuali pesano per circa il 12,5% del bilancio e la media
delle due autonome si aggira attorno al 7,5%, questo significa che per i prossimi tre anni difficilmente ci
saranno ulteriori spese considerato che, al massimo, nel 2021 il contributo scenderà al 10,5 del budget
friulano.C'è di più, inoltre, perché d'ora in avanti la Regione potrà disciplinare i tributi locali comunali di
natura immobiliare, istituiti con legge statale, anche in deroga alla norma nazionale, definendone le
modalità di riscossione e sarà autorizzata a consentire agli enti locali di modificare le aliquote,
introdurre esenzioni, detrazioni oppure deduzioni. Dal prossimo esercizio finanziario, quindi, il gettito
verrà attributo direttamente ai Comuni del Fvg. È stata infine prevista l'istituzione di un nuovo tavolo
tecnico Stato-Regione che punti ad attribuire nuovamente al Fvg una quota di compartecipazione all'Iva
pari a 9,1 decimi diminuendo, correlativamente, la percentuale relativa agli altri tributi.«Grazie a questo
accordo il Friuli Venezia Giulia avrà maggiore capacità decisionale nell'utilizzo delle risorse da
destinare al territorio», ha detto Fedriga mentre la competenza per i tributi immobiliari viene giudicata
«un ulteriore progresso che, assieme al tavolo tecnico che verrà aperto per incrementare la
compartecipazione sull'Iva a 9,1 decimi, garantirà margini più ampi di autonomia alla nostra Regione».
Secco, invece, il commento del Pd. «Gli 800 milioni sbandierati da Fedriga - ha detto il consigliere
regionale Diego Moretti - sono un bluff: il presidente dovrebbe fare meglio i conti. Quella messa in
scena da Fedriga è un'operazione di facciata che mette insieme cifre già maturate in passato e risorse
che non c'entrano con il Patto, con un risultato finale che è identico al tanto vituperato Padoan-
Serracchiani».

in duomo alle 19

Gemona ricorda Zamberletti
alla cerimonia anche Borrelli
Piero Cargnelutti GEMONA. Il Friuli si ritrova oggi a Gemona per dare il suo commiato a Giuseppe
Zamberletti, il commissario straordinario alla ricostruzione, mancato lo scorso 26 gennaio all'età di 85
anni a Varese. Nella ricorrenza del trigesimo per la scomparsa dell'onorevole, stasera alle 19 in duomo
sarà celebrata una messa officiata dal vescovo di Udine, Andrea Bruno Mazzocato, insieme ai parroci
della zona terremotata.All'indomani della morte di Zamberletti, dal Comune di Gemona era stata subito
avanzata la proposta di ricordare in modo ufficiale questa figura così importante per la storia del Friuli e
subito, con la Curia di Udine e la parrocchia di Santa Maria Assunta, si è pensato al trigesimo. Anche la
Regione ha subito sostenuto l'iniziativa tanto è vero che oggi sono stati invitati tutti i sindaci della
regione e anche i referenti della Protezione civile. Alla cerimonia, inoltre, sarà presente anche Angelo
Borrelli, capo dipartimento della Protezione civile nazionale. Insieme al sindaco di Gemona, Roberto
Revelant e alla sua amministrazione, oggi al corteo che si ritroverà nella loggia di palazzo Boton alle
18.15, ci saranno anche il presidente della Regione Massimiliano Fedriga, il suo vice Riccardo Riccardi,
Roberto Dominici in rappresentanza dell'associazione dei consiglieri regionali e Franceschino
Barazzutti dell'associazione "Comuni terremotati e sindaci della ricostruzione del Friuli". Ad
accompagnare la messa ci sarà il coro dell'Ana. «Era un nostro dovere - dice Revelant - organizzare e
condividere con tutta la nostra comunità e quella regionale un momento significativo di
commemorazione del commissario straordinario e nostro concittadino onorario, onorevole Giuseppe
Zamberletti. Gemona ricorderà oggi e per sempre questa straordinaria persona che è stata assieme ad
altre preziose figure della nostra regione fondamentale per il successo del modello Friuli».Il commiato a
Zamberletti è anche un fatto ecclesiale per la diocesi di Udine come spiega don Duilio Corgnali della
parrocchia di Tarcento che allora collaborò con il commissario straordinario in veste di coordinatore dei
comitati di tendopoli. «Zamberletti - dice don Corgnali - rispondeva a tutti e non mancava mai a un
appuntamento. Una volta, era il 1977, ci presentammo in Prefettura per un incontro: all'inizio ci dissero
che non c'era nessuno. Allora, io salii negli uffici e dissi che se non si fossero presentati avremo
occupato quegli spazi. Improvvisamente, dal magafono della Prefettura uscì la voce di Zamberletti che
disse che noi non avremo fatto nessuna occupazione, e che lui sarebbe arrivato nel giro di un quarto
d'ora, come di fatto avvenne».

in commissione

Ok al terzo mandato per i sindaci
nei Comuni fino a 2 mila abitanti
Sì al terzo mandato consecutivo per i sindaci dei Comuni con una popolazione fino ai 2 mila abitanti. La
novità, frutta di un sostanziale accordo tra Carroccio e Forza Italia, è stata reintrodotta dalla V
Commissione consiliare, presieduta da Diego Bernardis (Lega), e inserita, con un emendamento della
maggioranza, nel disegno di legge all'esame ieri dell'organismo consiliare.La modifica nasce quale
misura adatta per i Comuni di ridotta dimensione demografica dove - spiegano i proponenti - non è
sempre facile trovare persone disposte a farsi carico dell'onere di amministrare e nei quali comunque il
peso politico del sindaco risulta circoscritto a una dimensione strettamente locale.Contrario sia Mauro
Capozzella (M5s) per il quale «questo rappresenta un atto di imperio della maggioranza», sia Tiziano
Centis (Cittadini) secondo cui in questa maniera «non si favorisce il rinnovamento». Chiara, infine, pure
la posizione di Furio Honsell (Open Sinsitra-Fvg). «Ancora una volta giunta e maggioranza - ha detto
l'ex sindaco di Udine - affrontano il tema importantissimo degli enti locali senza progetto e in modo
improvvisato».

Siglata l'intesa che consente il riparto delle risorse aggiuntive per il 2019
Riccardi: «Saranno premiati la continuità assistenziale e i nuovi servizi»

Infermieri, salve le buste paga
c'è l'accordo Regione-sindacati
Elena Del Giudice UDINE. Salve le buste paga degli infermieri della sanità pubblica del Friuli Venezia
Giulia. È stato raggiunto ieri, infatti, l'accordo tra l'assessore alla Salute, Riccardo Riccardi, e i sindacati
del comparto sull'attribuzione delle Rar, le Risorse aggiuntive regionali, per il 2019. Un risultato non
scontato, stante le polemiche della settimana scorsa, ma che conferma l'impegno che l'assessore si era
già assunto in sede di bilancio, accantonando i 31 milioni di euro necessari a garantire la copertura
delle Rar. «Sono soddisfatto dell'intesa raggiunta - è il commento di Riccardo Riccardi - che consente al
sistema di andare avanti in coerenza con quanto stabilito dal nuovo contratto nazionale. Sono
dell'opinione che la gente che lavora deve essere protetta, in questo modo riusciamo a raggiungere
l'obiettivo. Spero anche siano tutti consapevoli che in uno scenario nuovo, rispetto a condizioni che nel
tempo si sono protratte, queste devono essere affrontate con spirito costruttivo». «L'accordo dimostra
anche - chiosa Riccardi - che molte cose che sono state dette nei giorni scorsi alla fine lasciano il
tempo che trovano». E il riferimento va ai dubbi sull'esistenza del fondo dedicato, e anche alla
necessità che risorse aggiuntive in busta paga devono essere legate a obiettivi. L'accordo è stato
sottoscritto dalle organizzazioni sindacali firmatarie del contratto, e quindi Cisl Fp, Uil Fpl, Fials, Fsi e
anche da Fp Cgil, che ha chiesto e ottenuto di inserire una nota a verbale, mentre manca la sigla del
Nursind (che il famoso contratto non lo aveva firmato), ma che si dichiara anch'esso soddisfatto
dell'intesa che ha accolto le proposte che il sindacato infermieri aveva avanzato all'assessorato. Stessa
considerazione dalla Cisl Fp, che ha trovato nel testo gli elementi suggeriti negli incontri della settimana
scorsa. Nello specifico, l'accordo prevede che, a copertura della complessità assistenziale e della
continuità dei servizi, siano stanziati 8,68 milioni di euro di risorse per dare seguito a un monitoraggio
mensile che riscontri il raggiungimento dei risultati relativamente a specifiche progettualità orientate a
valorizzare il personale coinvolto nel garantire la continuità dei servizi. Oltre a una quota destinata al
personale a disposizione dei corsi di laurea area sanitaria, 6,83 milioni di euro saranno attribuiti agli
obiettivi strategici regionali prioritari che comprendono, fra gli altri, i processi di riorganizzazione,
accorpamento e quelli interaziendali. Questo asse riguarda anche l'assistenza domiciliare nell'ambito
dell'assistenza primaria, gli interventi socio-sanitari, i percorsi di riabilitazione, la qualità delle cure, il
contenimento dei tempi di attesa, i percorsi hub e spoke, l'integrazione ospedale-territorio e la
continuità dei servizi assistenziali e tecnico diagnostici.

IL PICCOLO
26 FEBBRAIO 2019

Parte l'iter per trasferire sul territorio la regia dell'istruzione
Intesa preliminare con il Miur su assunzioni e graduatorie

Insegnanti pagati con soldi regionali
Così l'autonomia "entra" a scuola
Lilli Goriup trieste Il Friuli Venezia Giulia rivendica l'autonomia della propria istruzione e avvia la
regionalizzazione delle scuole. E lo fa aprendo subito un dialogo con il ministero sul fronte della
gestione del personale a cui, in prospettiva, seguiranno altri passaggi concreti per trasferire sul territorio
la regia della gestione del pianeta scuola.Si parte quindi con accordo preliminare che consentirà alla
Regione, a fronte di uno stanziamento di 2 milioni di euro, di sopperire ad alcune carenze di organici di
qui al 2020. «Si tratta di una decisione storica - commenta l'assessore all'Istruzione Alessia Rosolen -.
Nonché del primo passo verso la regionalizzazione dell'intero sistema. Il prossimo obiettivo concreto è
rendere "autonomo" da Roma l'Ufficio scolastico, auspicabilmente entro il 2019». Il documento, che è
già stato approvato dalla giunta e sarà firmato a breve dalle due parti, è stato presentato ieri nel
Palazzo della Regione alla presenza, tra gli altri, di Ketty Segatti, vicedirettore centrale Lavoro e
Formazione, e Patrizia Pavatti, direttore dell'Ufficio scolastico regionale. Innanzitutto la Regione
trasferirà temporaneamente parte del proprio personale all'Ufficio scolastico regionale (che, nonostante
il nome, è alle dipendenze del Miur), per tamponarne le carenze di organico con effetto immediato.
Dieci i dipendenti regionali coinvolti tramite la formula del distacco, per un periodo massimo di un anno:
gli oneri saranno a carico del Fvg. In secondo luogo la Regione metterà a disposizione 800 mila euro,
nel biennio 2019-2020, per assumere personale amministrativo di tipo Ds (e cioè dirigenti scolastici) e
Dsga (ovvero direttori di servizi generali e amministrativi). L'azione, prevista anche in passato per
supportare quegli istituti la cui dirigenza scolastica versa in una situazione di reggenza, ora si estende
anche ai dirigenti amministrativi. La terza misura concerne le assunzioni di personale ausiliario, tecnico,
amministrativo (Ata) e di insegnanti di sostegno: a tal fine saranno stanziati 1 milione 200 mila euro.
Nelle prossime settimane sarà avviata l'analisi del fabbisogno di tali figure. Una volta completata la
ricognizione, le scuole potranno accedere alle graduatorie esistenti per potenziare il proprio organico
interno. Al momento la misura è prevista per il biennio 2019-2020. Si tratta pertanto di assunzioni a
tempo determinato: si potranno effettuare le stabilizzazioni una volta completata la regionalizzazione. In
quarto luogo, l'amministrazione regionale interverrà offrendo supporto tecnico, amministrativo e
contabile nella gestione dei diversi fondi europei che oggi sono a disposizione degli istituti scolastici.
Ciò avverrà attraverso il centro Informest, con le risorse del Programma operativo nazionale (Pon). In
parole semplici, le scuole saranno affiancate nella preparazione di rendiconti, elaborazione di progetti,
domande e così via. L'accordo prevede un ultimo punto, stavolta di competenza ministeriale. Al vaglio
degli uffici romani ci sono tra le 5 e le 6 assunzioni a tempo indeterminato di dipendenti non dirigenziali,
da selezionare all'interno delle graduatorie del Fvg e da collocare nell'Ufficio scolastico regionale. Il
piano di assunzioni previsto dal Miur non è infatti ancora stato completato, proprio a causa della
difficoltà di reperire graduatorie utili: a tal scopo la Regione metterà a disposizione le proprie, attive sia
nel Comparto unico regionale sia in altre amministrazioni pubbliche.Un percorso che suscita fin d'ora
reazioni critiche. Per la consigliera regionale Pd Chiara Da Giau «si tratta di un passo a margine più
che di un passo avanti, sull'acquisizione della competenza primaria in tema di istruzione. Il percorso
non è infatti ancora iniziato, per il ritardo maturato dalla giunta nell'affidamento delle linee di indirizzo
alla commissione Paritetica». Così il segretario regionale Uil scuola Ugo Previti: «La regionalizzazione
non è la soluzione ai problemi della scuola: quest'ultima è una comunità educante e c'è bisogno che
tutte le sue componenti godano di maggiore attenzione, declinata nella comprensione delle esigenze
dei singoli territori. Per questa ragione - conclude - invitiamo a sottoscrivere il documento anti-
regionalizzazione dei sindacati e delle associazioni, connotato dall'hashtag "#restiamouniti"».

La preside del D'Annunzio Max Fabiani di Gorizia
critica senza mezzi termini l'operazione. «Il gioco alla fine non vale la candela»

«Deriva preoccupante
Rischiamo di trovarci realtà a marce
diverse»
Marco Ballico trieste «Sono nettamente contraria al percorso di regionalizzazione del sistema
scolastico». Anna Condolf, preside, a Gorizia, di un polo liceale formato da tre scuole, oltre che
reggente del D'Annunzio-Max Fabiani, non teme di esporsi. Per nulla convinta dalle tesi della Regione,
che pare avviata a completare una riforma-svolta, la docente motiva la sua linea opposta, sostenendo
con forza che una maggiore autonomia non sia quello che serve alla scuola del Friuli Venezia Giulia. A
partire dal contesto didattico.Professoressa Condolf, la Regione parla di "accordo storico", un primo
passo verso la regionalizzazione. Pure la dirigenza dell'Ufficio scolastico regionale approva. Perché lei
non condivide?La piega che sta prendendo il discorso sulla regionalizzazione in prospettiva mi
preoccupa molto. Il timore, che non è solo il mio ma di tanti altri operatori della scuola, è quello di
ritrovarci con istituti a marce diverse. Né credo che le ventilate possibilità di aumento di stipendio del
personale abbiano spazio per essere concretizzate, considerati gli aumenti della spesa in ogni settore e
dunque della necessità di risparmiare, non di aggiungere ulteriori uscite.Un Fvg sul modello del
Trentino Alto Adige lo ritiene impraticabile?Una chimera. Io sono per il confronto, per lo scambio, per
l'interfacciarsi con le diverse realtà. Ma abbiamo fatto tanto per avere un'Italia unita, senza arrivarci
peraltro in maniera compiuta. Un'unità nelle risorse, come pure nelle difficoltà, credo sia un valore
aggiunto.La Regione mette però in fila tutti i vantaggi della regionalizzazione nella scuola, sul fronte
dell'organico in primis.Il gioco, a mio parere, non vale sicuramente la candela. In termini di percorsi
scolastici e di personale di questa ipotesi si era già parlato una ventina di anni fa. E pure allora restò
ben poco chiarita la questione del trasferimento di finanze tra Stato centrale e governo regionale. Come
risolverla?Il costo maggiore è quello del personale, serve perciò l'assoluta garanzia che ci siano in casa
i fondi per pagare chi lavora nella scuola. Una garanzia che valga per tutti gli anni futuri,
indipendentemente dal colore della maggioranza, mi pare difficile da ottenere. Lei è perplessa anche
sulla didattica?Assolutamente sì, è un elemento chiave. Noi viaggiamo su linee guida, standard e
programmi nazionali. Anche in questo caso non vedo la sicurezza del rispetto di un'unità che fa il bene
della scuola. Sui servizi essenziali per l'essere umano, e penso all'educazione, alla sanità,
all'assistenza, è opportuna sempre una regia nazionale.

TERZO MANDATO

Ok al tris per i sindaci dei comuni
più piccoli
trieste. Il centrodestra trova l'accordo definitivo sul terzo mandato dei sindaci dei piccoli comuni. La
ricandidatura sarà possibile per i primi cittadini dei paesi con popolazione entro i duemila abitanti, che
potranno ripresentarsi dopo i due giri che finora costituiscono il tetto previsto. L'intesa è stata
formalizzata ieri durante la seduta della Quinta commissione, quando la maggioranza ha annunciato la
presentazione di un emendamento alla leggina con cui il centrodestra anticipa di una settimana il
termine per la presentazione delle candidature alle prossime comunali, per riservarsi la possibilità di
tenere l'election day il 26 maggio, sommando amministrative ed europee. La questione si è posta per la
difficoltà di trovare persone disponibili a reggere i municipi nei piccoli centri, ma anche per la spinta
dell'ala moderata dell'alleanza a poter ripresentare i propri sindaci, arginando almeno in parte la spinta
della Lega a candidare volti nuovi che consentano al Carroccio di prendere la quota principale dei 118
comuni chiamati al voto. Diego Bernardis, presidente leghista della Quinta commissione, parla di
«iniziativa di lodevole buonsenso, che permette ai piccoli Comuni di continuare a contare su quegli
amministratori che, per spirito di servizio, si mettono a disposizione della propria comunità». Per
Tiziano Centis (Cittadini), invece, «due mandati sono più che sufficienti: ci deve essere impegno per
favorire il rinnovamento di chi amministra». Boccia l'emendamento anche il Cinquestelle Mauro
Capozzella: «I problemi di rappresentatività dei piccoli Comuni si risolvono con una riforma organica e
non aumentando i mandati».

Incontro nella capitale fra Fedriga e il ministro dell'Economia Tria
Il governatore: «Passo avanti per il Friuli Venezia Giulia»

Firmato il patto finanziario
Tributi immobiliari "liberi"
TRIESTE. Tutto come anticipato da Massimiliano Fedriga prima in Consiglio regionale e poi sabato
scorso a Udine, al convegno promosso dalla Lega sulla Omnibus per il rilancio della competitività
regionale. Il presidente della Regione ha firmato ieri a Roma con il ministro dell'Economia e delle
Finanze Giovanni Tria il nuovo protocollo che regolerà per tre anni i rapporti finanziari con il governo
centrale. I contenuti del documento, 17 articoli, contengono risparmi per le casse regionali pari a 834
milioni di euro, ribadisce il governatore Fvg via comunicato, senza replicare alle rinnovate critiche del
Pd che, con il segretario regionale Cristiano Shaurli, ha parlato di «firma-fiction» e, nello specifico del
risparmio, di «effetto speciale». Per Fedriga l'accordo sottoscritto con il governo nazionale è invece «un
enorme passo in avanti per l'autonomia del Friuli Venezia Giulia, che si vedrà riconosciute più risorse e
più competenze». Nel dettaglio, la presidenza snocciola i numeri già diffusi in aula un paio di settimane
fa: «Il Fvg sarà chiamato a versare allo Stato 671 milioni nel 2019, 671 milioni nel 2020 e 596 milioni
nel 2021, importi che, tra il blocco del rinnovo di misure precedenti e i nuovi tagli concordati a vantaggio
della Regione, porteranno a un risparmio complessivo di 834 milioni rispetto al triennio 2014-16». In
sintesi, parola sempre di Fedriga, «passeremo dal 15,14% di nostre entrate indirizzate allo Stato nel
2018 al 10,5% del 2021». Altra novità di rilievo, informa ancora il governatore, «riguarda la
disapplicazione delle misure unilaterali che, fino a ieri, consentivano al governo di chiedere alla
Regione contributi per far fronte ad eccezionali esigenze di finanza pubblica o per assicurare il rispetto
delle normative comunitarie in materia di riequilibrio di bilancio pubblico. Ciò significa che il Fvg avrà
maggiore capacità decisionale nell'utilizzo delle risorse da destinare al territorio». La Regione inoltre, in
virtù dell'accordo, potrà disciplinare autonomamente i tributi locali comunali di natura immobiliare,
definendone le modalità di riscossione e consentendo agli enti locali di modificare le aliquote e
introdurre esenzioni, deduzioni e detrazioni. «Un ulteriore progresso - conclude Fedriga - che, assieme
al tavolo tecnico che verrà aperto al Mef per incrementare la compartecipazione regionale sull'Iva a 9,1
decimi, garantirà margini più ampi di autonomia al Fvg». Il Fedriga-Tria sostituisce il patto Serracchiani-
Padoan firmato una prima volta nell'ottobre 2014, con il rinnovo a inizio 2018. Si trattò di un'operazione
da 825 milioni, quantificò il centrosinistra sommando lo "sconto" di 350 milioni sul triennio, rispetto al
precedente Tondo-Tremonti, ai 320 milioni di maggiori spazi finanziari in deroga al patto di stabilità e a
155 di crediti arretrati.
In pole per la successione di Marzini rimane l'ex direttore del Tg2 Mazza
Perde quota l'ipotesi Francia, si fa largo quella dell'ex Rai in quota Lega

Il Corecom è senza presidente
Spunta anche il nome di Buzziolo
il caso Diego D'Amelio Scade definitivamente la presidenza di Giovanni Marzini alla guida del Corecom
e, dopo due proroghe da 45 giorni ciascuna, il centrodestra deve chiudere la partita della successione,
finora rimasta in alto mare per la difficoltà delle anime della coalizione a convergere su un nome. I ben
informati danno in ascesa le quotazioni dell'ex direttore del Tg2 Mauro Mazza, che avrebbe già avuto
colloqui riservati con il governatore Massimiliano Fedriga, ma negli ultimi giorni la maggioranza ha
accarezzato l'ipotesi di rivolgersi a Marco Buzziolo, ex giornalista della Rai in quota Lega. Sembra
invece perdere terreno la candidatura dell'ex direttore del Piccolo Paolo Francia. La questione non è più
procrastinabile dopo tre mesi di prolungamento del mandato di Marzini, che ha già salutato lo staff
dell'organismo che vigila sull'applicazione della par condicio nell'emittenza locale e gestisce le
controversie sul fronte di telefonia e telecomunicazioni. L'ultimo confronto tra Fedriga e il presidente del
Consiglio Piero Mauro Zanin non ha comunque sciolto tutte le riserve, anche se da oggi il Corecom è
senza presidente, nonostante i componenti di nomina politica siano già stati individuati in Antonella
Eloisa Gatta e Cristina Vescul. In pole al momento sembra esserci Mazza. Dell'ex direttore del Tg2 e
poi della rete ammiraglia Rai 1 non sembra tuttavia convincere fino in fondo la scelta di risiedere metà
dell'anno in Portogallo, allo scopo di incassare la propria pensione detassata. Bisognerà dunque capire
se l'interessato vorrà rinunciare a questo vantaggio economico, per assumere la presidenza di un ente
che richiede presenza sul territorio ma garantisce un'indennità da poco più di trentamila euro lordi. Ecco
allora spuntare il nome del friulano Buzziolo, ex vice caporedattore della Rai regionale e già candidato
alle europee con la Lega Nord, oltre a essere noto in Fvg per la sua attività di cacciatore. Potrebbe
essere l'alternativa a Mazza, davanti all'ormai pressoché certo tramonto della candidatura di Francia,
già presidente del Corecom, caporedattore del Resto del Carlino, vicedirettore del Tempo e direttore di
Rai Sport.

IL GAZZETTINO IN ALLEGATO
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