PAUL LEWIS pianoforte - SALA VERDI
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MER PROGRAMMA SERIE SMERALDO 15 MAR “Dedicato a Schubert – parte I” F. SCHUBERT (Vienna 1797 – Vienna 1828) Sonata n. 15 in do maggiore D840 Moderato Andante Menuetto: Allegretto Rondo: Allegro 29’ F. SCHUBERT (Vienna 1797 – Vienna 1828) Sonata n. 13 in la maggiore D664 Allegro moderato Andante Allegro 21’ Intervallo 3
MER PROGRAMMA SERIE SMERALDO 15 MAR F. SCHUBERT (Vienna 1797 – Vienna 1828) Sonata n. 16 in la minore D845 Moderato Andante poco moto Scherzo: Allegro vivace – Trio : un poco più lento Rondò: Allegro vivace 35’ 4
PAUL LEWIS pianoforte Paul Lewis è considerato universalmente uno dei maggiori interpreti del repertorio classico, i suoi recenti cicli dedicati alle Sonate di Beethoven e Schubert, eseguiti in concerto e registrati in disco, sono stati acclamati dai pubblici e dalla critica di tutto il mondo. La profondità e naturalezza delle sue interpretazioni gli hanno guadagnato la fedeltà di moltissimi fans in tutto il mondo. Questa popolarità globale si riflette negli impegni con le maggiori orchestre Berliner Philharmoniker, Chicago Symphony, London Symphony, Philharmonia Londra, Orchestra Sinfonica della Bayerischer Rundfunk, New York Philharmonic, Royal Concertgebouw e molte altre. Data la naturale affinità con le opere di Beethoven, Paul Lewis è stato uno degli interpreti più impegnati nel corso delle celebrazioni per il 250° anniversario del compositore: ha preso parte al documentario in tre parti che la BBC ha dedicato a Beethoven e ne ha interpretato i Concerti e le Sonate in tutto il mondo: è stato il primo pianista ad eseguire i 5 Concerti ai Proms 2010. Lewis è condirettore artistico del Midsummer Music, un festival di musica da camera che si tiene nel Buckinghamshire e che si dedica con particolare attenzione all’educazione musicale dei giovani. Tiene masterclasses in tutto il mondo, lui stesso a suo tempo allievo di Joan Havill alla Guildhall School of Music and Drama prima di studiare privatamente con Alfred Brendel. Numerosi i premi internazionali: Strumentista dell’Anno della Royal Philharmonic Society, due premi Edison, tre Gramophone, Diapason d’or de l’Année , South Bank show Classical Music Award; molte le lauree honoris causa, importante la nomina a Commander of the Order of the British Empire (CBE) conferitagli nel corso delle celebrazioni per l’anniversario della Regina, 2016. 6
© Simon Fowler
NOTE AL PROGRAMMA A distanza di quasi due secoli dalla morte di Schubert (1828) è difficile fare illazioni sulle cause psicologiche della sua tendenza a non completare molte delle composizioni. Tuttavia, lo studio attento delle opere lasciate allo stato di frammento ha permesso di fare un po’ di chiarezza su questo argomento. Si è a lungo creduto che il compositore viennese scrivesse direttamente le sue opere nella versione definitiva. Il mito di uno Schubert che scrive musica sul menù di un’osteria è duro a morire. Da questa convinzione ne deriva un’altra: ovvero che l’incompiutezza dei lavori di Schubert fosse legata a questo suo presunto modo di scrittura spontaneo e disordinato, che lo avrebbe portato quindi a lasciare da parte molte opere per pigrizia o improvvisa mancanza d’ispirazione. Il mito dell’artista bohémien ha senz’altro una parte di verità: Schubert non era certo un modello di organizzazione pratica nella vita quotidiana. Ma questo mito di uno Schubert “scapigliato” porta con sé anche molti malintesi: l’apparente disordine schubertiano, infatti, altro non è che un riflesso di una coscienza autocritica fortissima. Studiando da vicino il processo compositivo schubertiano è del tutto evidente che la tendenza all’incompiutezza sia legata a una costante insoddisfazione, a una ricerca inesausta di una via estetica personale, nonché alla consapevolezza di confrontarsi con una scuola viennese (Haydn, Mozart, Beethoven) rispetto alla quale Schubert si sentiva in soggezione. È del tutto comprensibile che Schubert fosse spesso insoddisfatto dei propri lavori, o che talvolta si mettesse all’opera con l’idea di sperimentare, senza sapere a priori se la sperimentazione avrebbe condotto a un esito soddisfacente. Da dove nasce l’equivoco di una scrittura derivante da un furore istantaneo, legato all’immagine di uno Schubert che stende la sua musica con gli occhi infuocati, come posseduto da un misterioso demone? Sicuramente dal fatto che semplicemente non possediamo la maggior parte degli abbozzi, poiché, una volta terminata l’opera, Schubert distruggeva le tappe precedenti a quella definitiva. Schubert lavorò alla Sonata D 840 in do maggiore nell’aprile 1825, completando i primi due movimenti ma lasciando incompiuti il Minuetto e il Rondò. La pubblicazione avvenne, postuma, solo nel 1861, con il titolo di “Reliquie”: fu forse il clima di pace metafisica dell’incipit che portò a pensare, erroneamente, che si trattasse di uno degli ultimi lavori di Schubert. Il Moderato iniziale, di dimensioni colossali, bruckneriane ante litteram, è impregnato di una concezione sinfonica prossima a quella del Gran Duo D 812. Il nudo tema iniziale, esposto due volte - la seconda con un vigoroso accompagnamento ritmico - è seguito da un’onirica idea secondaria nella tonalità lontanissima di si maggiore. I due temi appaiono strettamente imparentati: Schubert rinuncia al dualismo dialettico beethoveniano per realizzare un’unità profonda, all’insegna di un lirismo pervasivo e totalizzante. L’impronta quasi monotematica è confermata nello sviluppo, basato sul solo primo tema, e nella coda. L’Andante, in do minore, si apre con un tema malinconico, di ripiegamento interiore, a cui segue la tenera nostalgia di una seconda idea consolatoria, in la bemolle maggiore. Ma è solo un rischiararsi fuggitivo: la sezione centrale è 8
SALA VERDI 2022-2023 da una serie di recitativi appassionati, costellati di significativi silenzi, che infondono al movimento un’indicibile aura di tragedia. Con la Sonata D 664 in La maggiore, scritta nell’estate del 1819, si chiude la fase giovanile del percorso sonatistico schubertiano: passeranno infatti quattro anni prima che Schubert, nel 1823, ritorni alla sonata per pianoforte. Ma la Sonata D 664 è anche una sorta di unicum all’interno di un periodo estremamente tormentato dal punto di vista creativo, in cui Schubert fatica a portare a termine le proprie sperimentazioni: essa è preceduta infatti da tre sonate incompiute. In questa fase di dubbi, probabilmente giovò a Schubert un temporaneo allontanamento da Vienna: è nella natura dell’Alta Austria, a Steyr, che egli creò infatti sia questa Sonata sia il Quintetto con pianoforte detto “Die Forelle” (“La Trota”), nella medesima tonalità. Per quanto possa apparire improprio collegare vita vissuta e opera d’arte, appare palese come questi due lavori, che sprigionano una luminosità e una pienezza inusuali in questa fase creativa schubertiana, siano stati influenzati dalla particolare felicità dell’estate passata a Steyr. Dalla corrispondenza di Schubert emerge un profondo amore per la natura, quasi una compenetrazione, nutrita di spiritualità e di sentimento del sublime: quando tornerà a Steyr nel 1825, Schubert scriverà al padre, facendo riferimento al fratello Ferdinand: «Se solo potesse contemplare una volta queste montagne e questi laghi divini, il cui spettacolo sembra quasi schiacciarci o inghiottirci, non si sentirebbe più tanto attaccato a questa vita meschina al punto di non considerare una grande fortuna affidarsi all’imperscrutabile forza della terra in vista di una nuova vita». Il memorabile tema con cui si apre l’Allegro moderato possiede ancora qualcosa di quell’innocenza della primavera dell’esistenza che sarà spazzata via con la Sonata successiva, la D 784 in la minore (scritta nel 1723, l’anno in cui Schubert contrae una malattia venerea – molto probabilmente la sifilide – che segnerà il suo destino). Quattro anni passano fra l’una e l’altra sonata. Questa La maggiore “piccola” può essere considerata quindi come un (inconsapevole?) addio definitivo al giardino d’infanzia. Un profluvio di lirismo caratterizza tutta l’esposizione del primo movimento, in cui, pur all’interno di un’atmosfera estatica, non mancano i consueti giochi di luce e ombra caratteristici di Schubert, con modulazioni repentine da La maggiore a la minore. Ma lo sperimentalismo concerne qui la scrittura pianistica, più che l’armonia: Schubert, fin dalla prima battuta, non si preoccupa affatto della comodità pianistica, creando timbri inusuali tramite una scrittura a parti late, che costringe l’esecutore ad arpeggiare alcuni accordi – a meno che non abbia una mano particolarmente grande. Spesso i bassi toccano regioni estremamente gravi, mentre in altri casi entrambe le mani si spostano nella regione acuta, come avviene per il secondo tema dall’incedere dattilico, sospeso “fra le nuvole”. Tale sperimentazione diventa più ardita nello sviluppo, breve ma fortemente drammatico: le veementi ottave non hanno più nulla del decorativismo Biedermeier, ma sembrano quasi voler riprodurre al pianoforte un titanismo da grande orchestra romantica. Dopo la ripresa, il dattilo del 9
SALA VERDI 2022-2023 secondo tema conduce alla coda, ppp, in un clima di ambiguità armonica che prelude all’elegiaco secondo movimento. L’Andante è una delle pagine più ispirate di tutta la produzione sonatistica schubertiana. L’iniziale sequenza di accordi, aperta da un’appoggiatura si- la che dà l’illusione iniziale di un si minore (mentre siamo in re maggiore), delinea un’atmosfera di dolcezza attonita, come fuori dal mondo. L’apparenza è serena, ma alcuni dettagli armonici instillano in questo canto purissimo una vena di sottile stanchezza esistenziale, un dolore inafferrabile e metafisico. Questa malinconia viene espressa, nel pianissimo, tramite alcuni ampi salti che sembrano comunicare una forma di Sehnsucht, un ineffabile desiderio espresso tramite l’uscita dal confortevole registro centrale. Una natura amica sembra rischiarare il paesaggio con il ritorno luminoso del tema in sol maggiore, su un accompagnamento fluido. Ma, come nel primo movimento, possenti ottave spezzano ancora una volta l’idillio, prima che un diminuendo conduca dolcemente alla ripresa. Il finale, Allegro, aperto da una scaletta discendente che richiama altri luoghi di felicità schubertiana (si pensi al Lied Die Taubenpost), è in realtà meno univocamente lieto di quanto a tutta prima appaia. La congerie di passaggi di agilità, scale, scalette e arpeggi dimostra la volontà di non rinunciare allo “stile brillante” in voga nei salotti dell’epoca. Schubert sembra cercare con questo finale un compromesso fra spensierata piacevolezza (spesso richiesta dal pubblico e dagli editori) e pathos drammatico, che emerge con forza disperata in più di un passaggio (le sequenze di sforzando suggeriscono gesti addirittura violenti). In forma Rondò-Sonata, il movimento presenta un secondo tema danzante, in mi maggiore, abitato dallo spirito del Musensohn, ma il delicato andamento di valzer si fa a tratti smisurato e dionisiaco, mentre le leggere scalette iniziali si tramutano nei vari couplets in episodi dall’accesa e febbrile passionalità. Il movimento si chiude comunque con una trionfale cadenza perfetta, in fortissimo, espressione di un’energia che Schubert ritroverà, in futuro, soltanto come nostalgico ricordo di un leggendario e utopistico “tempo della forza e dell’azione”. Quasi gemella della Sonata D 840, la Sonata D 845 in la minore (tonalità malinconica, già usata per le Sonate D 537 e D 784) - completata nell’aprile 1825 - fu la prima grande Sonata che Schubert riuscì a pubblicare, con dedica all’arciduca Rodolfo d’Austria. Il Moderato iniziale si apre su un tema asciutto e sibillino, solenne ma misterioso, diviso in una frase “pianissimo legato” e una serie di accordi più marcati ed energici. Il secondo tema, in do maggiore, appare dapprima grazioso e poi beethovenianamente energico, ma si trasfigura alla fine dell’esposizione in un cupo do minore, con un’allusione piuttosto evidente al contemporaneo Lied Totengräbers Heimweh (Nostalgia del becchino). Il clima di inquietudine si rafforza nello sviluppo, fra labirinti cromatici e complesse polifonie. Sorprendente è la riesposizione, in fa diesis minore, e soprattutto la Coda, in cui il tema del becchino prende proporzioni colossali, divenendo una sorta di spaventoso corale che sembra esprimere 10
SALA VERDI 2022-2023 l’ineluttabilità di un fato tragico. Con l’Andante poco moto in do maggiore, Schubert scrive l’unico Tema e variazioni delle sue Sonate per pianoforte. Le ornamentazioni che lo costellano sembrano esprimere una grazia sospesa fra il neoclassico e il Biedermeier, senonché la terza variazione impone una sorda violenza drammatica, fra ritardi dissonanti e bassi martellati. Lo Scherzo, pieno di slancio e fuoco, richiama il romanticismo fantastico di Weber, ma con un coté ossessivo tipicamente schubertiano, mentre il Trio evoca una luminosa Arcadia danzante. Assai più enigmatico è il finale, che si apre con un sinuoso e sibillino moto perpetuo, a cui si oppongono motivi più febbrili di matrice slava. Sotto il segno dell’inquietudine, l’ebbrezza di questo movimento conclusivo ha qualcosa di prometeico - come una sfida all’incombere spettrale della morte. Luca Ciammarughi Pianista, scrittore, conduttore radiofonico 11
I bis del concerto del 22 febbraio: I bis del concerto del 01 marzo: Arcadi Volodos ha eseguito: A.Scriabin, Concerto pomeridiano: Antonio Chen Mazurka op.25 n.3; F.Mompou, Secreto; Guang ha eseguito J.S.Bach, Corrente S.Rachmaninov, Oriental Sketch; A.Scriabin dalla partita in mi minore BWV 830; SWD Prelude op. 2 n. 2 Philharmonie e Gabriel Venzago hanno eseguito M. Del Soldà, Suite Morricone Concerto serale: Antonio Chen Guang ha eseguito J.S.Bach, Corrente dalla partita in mi minore BWV 830; F.Schubert/F.Liszt, Gretchen am spinnrade 13
I PROSSIMI CONCERTI 0RE 20:30 0RE 20:45 - SERIE RUBINO AUDITORIUM LATTUADA SALA VERDI DEL CONSERVATORIO LUN MONICA ZHANG pianoforte MER QUARTETTO PROMETEO MARIANGELA VACATELLO 20 QUARTETTO GOLDBERG 22 pianoforte MAR MAR Artists in residence “Quintetto appassionato” F.Schubert, F.Chopin H.Wolf, A.Dvořák 0RE 20:30 0RE 20:45 - SERIE RUBINO AUDITORIUM LATTUADA SALA VERDI DEL CONSERVATORIO MER TATIANA LARIONOVA pianoforte MER JAVIER PERIANES pianoforte 27 12 MAR APR Serie Maestri “Ispirazioni: Robert Schumann e Francisco Goya” S. Rachmaninov, F.Chopin C.Wieck Schumann, R.Schumann, J.Brahms, E.Granados 0RE 17:00 - SERIE ZAFFIRO POMERIDIANA 0RE 20:45 - SERIE SMERALDO SALA VERDI DEL CONSERVATORIO SALA VERDI DEL CONSERVATORIO MER QUARTETTO ADORNO MER QUARTETTO ADORNO ALESSANDRO CARBONARE 19 19 clarinetto APR APR “La Morte e la Fanciulla” “Non si tratta di conservare il passato, ma di realiz- A.Webern, F.Schubert zare le sue speranze” F.Schubert, J.Brahms Iscriviti alla nostra newsletter! Sulla home page di www.soconcerti.it Sarete aggiornati su tutte le attività della Fondazione: concerti, eventi straordinari, progetto educativo “Note... di scuola”, artisti in residenza, e altro ancora.
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