PAOLO APOSTOLO E MISSIONARIO: I viaggi missionari di Paolo.
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Terzo incontro: 3 dicembre 2008 PAOLO APOSTOLO E MISSIONARIO: I viaggi missionari di Paolo. I primi 3 coprono il periodo che va dal 45 al 58 d.C. Sono gli anni più attivi della vita di Paolo, più fecondi nel ministero, durante i quali predicò il Vangelo in Asia Minore, in Grecia. Il quarto, Paolo lo compie da prigioniero, nel viaggio verso Roma. Primo viaggio (anni 45-46) - Vedi Atti degli Apostoli 13,1 - 14,26 Secondo viaggio (anni 48-51) - Vedi Atti degli Apostoli 15,40 - 18,22 Terzo viaggio (anni 53-57) - Vedi Atti degli Apostoli 18,23 - 21,17 Quarto viaggio (anni 59-62) - Vedi Atti degli Apostoli 27,1 - 28,16 Primo viaggio missionario (anni 45-46) - Vedi Atti degli Apostoli 13,1 - 14,26 Il rendiconto di Atti è ovviamente abbreviato, dato che si limita a registrare i puri elementi essenziali. La missione di Paolo fu inaugurata dallo Spirito perché è Lui che sceglie Paolo e Barnaba per quella prima impresa. Salpati da SELEUCIA (porto di Antiochia di Siria), si diressero verso CIPRO e attraversarono l’isola da SALAMINA a PAFO. Da qui salparono verso PERGE nella regione della Panfilia sulla costa meridionale dell’Asia Minore centrale. Paolo e Barnaba proseguirono il viaggio nell’entroterra dirigendosi verso le città della Galazia meridionale: ANTIOCHIA di PISIDIA, ICONIO, LISTRA, DERBE. In Antiochia 1
Paolo predicò innanzitutto ai giudei nella loro sinagoga e quando incontrò aperta opposizione dichiarò la sua intenzione di rivolgersi ai gentili, cioè i non ebrei - pagani.(At. 13,48-50). Dopo aver evangelizzato la zona, Paolo e Barnaba fecero il viaggio di ritorno ripassando per LISTRA, ICONIO, ANTIOCHIA di PISIDIA, fino a PERGE; salparono da ATTALIA verso ANTIOCHIA di SIRIA di Siria dove Paolo trascorse un po’ di tempo con i cristiani (Atti 14,28). Le numerose conversioni fatte da Paolo durante i 3 anni della prima missione sollevarono grossi problemi nella chiesa nascente. Bisognava obbligare i convertiti dal paganesimo ad essere circoncisi, imporre loro l’osservanza della legge mosaica e a osservare le prescrizioni farisaiche circa i cibi? Per risolvere la questione nell’anno 49 si svolse il concilio di Gerusalemme (Atti 15.6,39). Secondo viaggio missionario (anni 48-51) - Vedi Atti degli Apostoli 15,40 - 18,22 Paolo prende come compagno di viaggio Sila (Silvano). Parte da ANTIOCHIA, attraversò la Siria e la Cilicia, si diresse verso le città della Galazia meridionale, DERBE, LISTRA (qui prese Timoteo come compagno di viaggio - Atti 16,1-3). Da qui passò in Galazia settentrionale passando attraverso la Frigia e fondò nuove chiese. Impossibilitato a proseguire verso la Bitinia, si diresse verso la Misia e TROADE. Qui gli si associò Luca. In risposta ad una visione avuta in sogno egli fece la traversata verso NEAPOLI, che era il porto di FILIPPI. In questa città fondò la sua prima chiesa in Europa. Poi si recò per un breve periodo a TESSALONICA, ma l’evangelizzazione si concluse con la fuga a BEREA e infine ad ATENE. Qui Paolo tentò di suscitare l’interesse degli ateniesi famosi e nobili radunati nell’areopago, ma il suo annuncio del risorto si concluse con un fallimento. Dopo questa delusione Paolo partì per CORINTO, che a quell’epoca era una delle più importanti città nel bacino del Mediterraneo. Là visse con Aquila e Priscilla, due sposi di Roma. Il soggiorno duro 18 mesi; convertì numerosi giudei e greci e fondò una solida comunità cristiana composta in maggioranza da ex pagani. Da qui andò al porto di CENCRE diretto a EFESO e CESAREA marittima. Dopo una visita alla Chiesa di GERUSALEMME (Atti 18,22), si recò ad ANTIOCHIA dove si fermò più di un anno fino alla primavera del 54. Terzo viaggio missionario (anni 53-57) - Vedi Atti degli Apostoli 18,23 - 21,17 2
Partendo da ANTIOCHIA, Paolo viaggiò via terra attraversando un'altra volta la Galazia settentrionale e la Frigia fino a EFESO. La capitale dell’Asia divenne il centro della sua attività missionaria per i successivi 3 anni. In questa città scrisse le lettere ai Galati, ai Filippesi, ai Corinti. Una breve visita a Corinto e ritornò a Efeso. Da qui, a seguito di una sommossa, si recò in Macedonia, forse a Filippi. Nel 57 ripassò a CORINTO per la terza volta e si fermò 3 mesi; qui scrisse la lettera ai romani. Progettava di tornare a Gerusalemme via mare, ma fu scoperta una congiura contro la sua persona e decise di ritornare via terra attraverso la Macedinia. Sosta a FILIPPI, poi salpò per TROADE e proseguì il viaggio via terra fino a ASSO, dove prese la nave per MITILENE. Costeggiando l’Asia minore fece la traversata da CHIO fino a SAMO, poi a MILETO. Proseguì il viaggio per mare fino a COS, RODI, PATARA nella Licia, TIRO nella Fenicia, poi TOLEMAIDE e CESAREA marittima. Un viaggio per terra lo portò a GERUSALEMME. A Gerusalemme nel 58 fu imprigionato. Poi per 2 anni fu in carcere a Cesarea marittima sotto il procuratore Antonio Felice. Quarto viaggio missionario (anni 59-62) - Vedi Atti degli Apostoli 27,1 - 28,16 Nel 60 quando a Cesarea arrivò il nuovo procuratore Porcio Festo, Paolo “si appellò a Cesare”, cioè chiese di essere processato a Roma a motivo della sua cittadinanza romana. Festo esaudì la sua richiesta. Inizia così il quarto viaggio. Accompagnato da un centurione romano, da CESAREA marittima salpò per SIDONE e veleggiando lungo la costa di CIPRO approdò a MIRA nella Licia. Alla fine del 60 lasciarono Mira su una nave alessandrina, quasi sicuri di incontrare cattivo tempo. La loro rotta li portò a CNIDO, poi in direzione di CRETA fino a un luogo detto “BUONI PORTI”. Quando tentarono di raggiungere il porto di Fenice, la nave venne investita dal vento di nord-est che la trascinò per giorni attraverso l’Adriatico verso MALTA dove alla fine fecero naufragio (Atti 28,1). Dopo aver svernato a Malta, Paolo e la sua scorta salparono per SIRACUSA in Sicilia, poi per REGIUM (odierna Reggio Calabria) e infine per POZZUOLI. Nel loro viaggio via terra verso ROMA passarono per il Foro di Appio e le Tre Taverne. Paolo arrivò nella capitale dell’impero nella primavera del 61 e per due anni fu tenuto agli arresti domiciliari, custodito da un soldato. Questa sua situazione non gli impedì di ricevere in casa giudei romani per evangelizzarli. In questo periodo scrive le lettere a Filemone, ai Colossesi, agli Efesini. Dal 62 al 67, anno presunto della sua morte, non abbiamo notizie sicure, non sappiamo se sia 3
rimasto sempre a Roma o abbia compiuto altri viaggi, forse in Grecia, forse in Spagna. Decapitato durante la persecuzione di Nerone, fu sepolto nella via Ostiense presso l’odierna basilica di S. Paolo fuori le mura. - Paolo per caratterizzare il suo servizio al Vangelo si paragona a un atleta (1 Cor. 9,24) che corre verso la mèta e ottiene la vittoria. La vita di Paolo è stata una corsa per il Vangelo. In 15 anni di ministero apostolico-missionario, nei primi 3 viaggi ha percorso circa 10.000 Km; il quarto lo farà in catene, verso Roma. Come un atleta ha dovuto affrontare frequenti e snervanti prove, sul piano della resistenza fisica, ma anche contarietà e persecuzioni. - Paolo è un apostolo itinerante. Nei racconti dal libro degli Atti degli Apostoli, dal momento della sua vocazione-conversione, fino all’arrivo a Roma, e poi dalle sue lettere egli ci appare come un uomo in cammino, in movimento, sempre in viaggio, senza risparmiarsi fatiche e avversità. “Tre volte ho fatto naufragio.. viaggi innumerevoli.. pericoli di briganti, pericoli sul mare.. fatica e travaglio, fame e sete, freddo e nudità..” ( 2 Cor. 11,26-27) - Paolo è un pioniere del Vangelo. Porta l’annuncio dove non è ancora giunto, individuando i punti strategici per la diffusione nelle regioni circostanti. Entra nelle strutture del suo tempo: la sinagoga, il tempio, l’areopago, la piazza, la casa, la prigione, la strada… Si adatta alla cultura e al linguaggio della gente; incontra le varie categorie sociali e religiose, i nobili, i poveri, le donne, gli schiavi, gli ebrei, i pagani… Si getta con coraggio e senza calcoli per le vie dell’impero affrontando viaggi per terra e per mare, si adatta a lingue, dialetti, usanze, leggi e costumi; lavora con le sue mani per non pesare su nessuno. - Paolo è un predicatore, con la parola e con i suoi scritti. Non si stanca di predicare a tutti e ovunque, in ogni occasione, senza timore. Le sue lettere ci rivelano la sua autorevolezza ma anche il calore e l’affetto di un padre ed amico. Nelle esortazioni che rivolge a Timoteo ci indica le caratteristiche del predicatore: (1Tim. 1,8-11) “non vergognarti della testimonianza da rendere al Signore nostro Gesù Cristo… soffri anche tu insieme con me per il Vangelo, del quale io sono costituito araldo, apostolo, maestro.” (1 Tim. 2,14-15). “Annunzia la parola, insisti in ogni occasione opportuna e non opportuna, ammonisci, rimprovera, esorta con ogni magnanimità e dottrina”. (1Tim. 4,1-2) 4
Per la meditazione: il nostro essere missionari oggi 1 Cor 2,1-5: Anch'io, o fratelli, quando sono venuto tra voi, non mi sono presentato ad annunziarvi la testimonianza di Dio con sublimità di parola o di sapienza. Io ritenni infatti di non sapere altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo, e questi crocifisso. Io venni in mezzo a voi in debolezza e con molto timore e trepidazione; e la mia parola e il mio messaggio non si basarono su discorsi persuasivi di sapienza, ma sulla manifestazione dello Spirito e della sua potenza, perché la vostra fede non fosse fondata sulla sapienza umana, ma sulla potenza di Dio. La testimonianza e l’annuncio della novità del Vangelo da parte del credente nel Signore Gesù avviene mediante relazioni personali “quasi per contagio” e nelle occasioni che si presentano. Gesù chiamandoci a evangelizzare non chiama a “dire” o “fare” qualcosa, ma prima di tutto chiama “ad essere partecipi alla sua missione, essere uniti alla sua persona”. Non possiamo aiutare, liberare, purificare gli altri se prima non siamo noi liberi, pacificati, salvati dalla persona di Gesù, sperimentato come liberatore e salvatore nostro. L’evangelizzatore non fa conto delle sue capacità (discorsi persuasivi, sapienza umana, doti personali) ma sulla potenza dello Spirito Santo e sulla forza della Parola di Gesù (Kerygma). Nelle pagine autobiografiche della conversione di Paolo egli riporta sempre di essere stato un persecutore e un peccatore. Anche Pietro non si vergogna di dire di avere rinnegato Gesù. Questi 2 grandi evangelizzatori ci insegnano “che è l’amore di Gesù, che loro hanno sperimentato, che salva, libera e invia”. L’evangelizzatore è chiamato a fidarsi di Gesù (Pietro dice: sulla tua parola getterò le reti) Deve buttarsi, rischiare, osare con coraggio, uscire da sé. Mette nel conto anche l’insuccesso e il fallimento (come Paolo all’areopago di Atene). Egli sa di portare un tesoro in un “fragile vaso di creta” e che Gesù lo ha inviato come “pecore in mezzo ai lupi”. La vicenda missionaria di Paolo ce lo ha mostrato come uomo di collaborazione. (Gesù ha inviato i suoi discepoli a due a due). L’evangelizzazione non può prescindere dalla comunità ed è nell’agire assieme che emerge una grande verità del cristianesimo che è “comunione” e “amore vicendevole”. 5
Preghiera Signore, conosco la mia debolezza, ma so che sei più forte. Credo nella tua potenza sulla mia vita, so che tu mi puoi salvare. Affido la mia peccaminosità a te, confidando nella tua misericordia e perdono. Rischio tutto, mi metto nelle tue mani, non ho più paura. Signore, cosa vuoi che io faccia per te? Per la condivisione in gruppo o per la riflessione personale 1) Quale aspetto nella vicenda missionaria di Paolo mi ha impressionato di più? 2) Come lettore, già il servizio che compio mi espone nella testimonianza missionaria: come lo vivo? 3) Nella vita di tutti i giorni, come, dove, con chi, mi sento chiamato ad essere “evangelizzatore”? 6
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