Ottica visuale Parte 3 - Il percorso della luce nell'occhio - Unisalento
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Ottica visuale Parte 3 – Il percorso della luce nell’occhio Corso di laurea in Ottica ed Optometria Dipartimento di Matematica e Fisica “Ennio De Giorgi” Università del Salento a.a. 2020-2021 Dispense preparate da Vincenzo Martella (optometrista) Contatti: 0833/541063 - 392 8388361 otticamodernatri@libero.it Testo consigliato per approfondimenti: Fabrizio Zeri, Anto Calossi, Alessandro Fossetti, Antonio Rossetti OTTICA VISUALE - Società Editrice Universo (2012)
Il percorso della luce attraverso i mezzi ottici dell’occhio Ciascuno dei mezzi ottici dell’occhio, produce effetti soprattutto di rifrazione ma anche di riflessione ed assorbimento della luce
Il rapporto emmetropico Come già detto, affinché le immagini provenienti dall’infinito cadano a fuoco sulla fovea, occorre che la distanza focale dei mezzi ottici dell’ occhio sia uguale alla distanza antero-posteriore dell’occhio stesso (emmetropia). In pratica occorre che F/L = 1 dove F = distanza focale dei mezzi ottici dell’occhio ed L lunghezza del bulbo oculare. F/L = 1 è detto rapporto emmetropico.
Riepilogo degli indici di rifrazione dell’occhio Consideriamo anche l’aria, mezzo ottico in cui passano i raggi incidenti, n = 1.000294 La lacrima oscilla tra n = 1.30/1.34 Cornea n = 1.376 Acqueo n = 1.336 Vitreo n = 1.336 Cristallino n = 1.41 (spesso si considera 1.4085).
Potenza del diottro lacrimale dell’occhio Applichiamo la formula D=(n2 – n1)/R al primo diottro (aria-liquido lacrimale): n1 = 1.000294 aria. n2 = 1.34 liquido lacrimale. R = 7.80 mm = 0.0078 m raggio medio esterno corneale. D1 = (1.34 – 1.000294)/0.0078 = 43.55 potenza diottro lacrimale.
Potenza della superficie anteriore della cornea Applichiamo la formula D=(n2 – n1)/R alla superficie anteriore della cornea. n1 = 1.34 liquido lacrimale n2 = 1.376 cornea R = 7.80 mm = 0.0078 m raggio medio corneale. D2 = (1.376 – 1.34)/0.0078 = 4.62 potenza della superficie anteriore della cornea
Potenza della superficie posteriore della cornea Applichiamo la formula D=(n2 – n1)/R alla superficie posteriore della cornea. n1 = 1.376 cornea. n2 = 1.336 acqueo. R = 6.8 mm = 0.0068 m raggio medio superficie interna della cornea. D3 = (1.336 -1.376)/0.0068 = - 5.88 = potenza della superficie posteriore della cornea. Il segno è – in quanto è divergente e si sottrae ai precedenti.
Potenza del cristallino in massima disaccomodazione Per praticità consideriamo l’indice di rifrazione dell’umore acqueo uguale a quello del vitreo (1.336 per entrambi). Applichiamo la formula (n2 – n1) (1/R1 – 1/R2). n1 = 1.336 acqueo. n2 = 1.41 cristallino. R1 = 10.2 mm = 0.0102 m (raggio della superficie anteriore in massima disaccomodazione). R2 = -6 mm = - 0.006 m raggio della superficie posteriore del cristallino (segno – in quanto concava rispetto alla direzione della radiazione). D4 = (1.41 – 1.336) (1/0.0102 – 1/- 0.006) = 19.58 potenza del cristallino in massima disaccomodazione.
Potenza del cristallino in massima accomodazione all’età di circa 14 anni Per praticità consideriamo l’indice di rifrazione dell’umore acqueo uguale a quello del vitreo. Applichiamo la formula (n2 –n1) (1/R1 – 1/R2). n1 = 1.336 vitreo n2 = 1.426 cristallino accomodato (l’indice di rifrazione è un po’ diverso quando accomoda). R1 = R2 = 5.33 mm = 0.00533 m raggi di curvatura faccia anteriore e posteriore. Per praticità consideriamoli uguali. D4 = (1.426 – 1.336) (1/0.00533 – 1/- 0.00533) = 33.77.
Potenza totale dell’occhio Dt = D1 + D2 + D3 +D4 43.55 + 4.62 + (- 5.88) + 19.58 = 61.87 potenza totale dell’occhio totalmente disaccomodato. 43.55 + 4.62 + (- 5.88) + 33.77 = 76.06 potenza totale dell’occhio alla massima accomodazione all’età di circa 14 anni.
Come è possibile far quadrare tutto?
L’emmetropizzazione Non tutti i processi che conducono allo sviluppo antero- posteriore e l’organizzazione di tutto il sistema diottrico dell’occhio sono noti. In questo sono di sicuro coinvolti fattori genetici, congeniti, ambientali. Gli aspetti determinanti sembrano essere la nitidezza dell’immagine e la legge del minimo sforzo. Questo tentativo di equilibrio tra lunghezza assiale e focale (F/L.A.P. =1 rapporto di emmetropizzazione), inizia sin dalla nascita con l’occhio anatomicamente piccolo (ipermetrope) e prosegue soprattutto nell’adolescenza. Esso non è biologicamente in grado di riconoscere “l’infinito” come punto d’arrivo.
Quale è il punto zero? Il processo è unidirezionale. Ipermetropia emmetropia miopia ___ ___ ___ ___ ___ ___ ___ ___ -3 -2 -1 0 +1 +2 +3
Quando termina il “tentativo” di emmetropizzazione Esso segue prevalentemente l’accrescimento corporeo. Ma può proseguire in molti soggetti anche oltre il raggiungimento della maturità corporea se lo stimolo adattivo è molto intenso ed associato a condizioni di forte stress visivo prossimale. La miopia detta funzionale è ormai assodato essere un protrarsi del processo adattivo dell’occhio nel tentativo di ottimizzare percezione e minimo sforzo nelle attività visivamente stressanti da vicino.
Un equilibrio di vari difetti Stando a tutte le imperfezioni dell’occhio l’immagine retinica risultante dovrebbe essere un pastrocchio. Le superfici non sono sferiche, i diottri non sono centrati su un solo asse ottico, l’omogeneità e l’isotropia dei mezzi non è sempre uguale in tutti i punti. Nonostante ciò, in condizioni normali, l’immagine risulta nitida a tutte le distanze. E’ come se un provetto ingegnere ottico ponesse progressivamente rimedio ad errori di percorso che la luce produce nel suo avanzare attraverso i mezzi ottici. La profondità di fuoco e l’elaborazione psichica delle informazioni riducono ulteriormente questi difetti.
Luoghi geometrici necessari per la simulazione del cammino ottico La definizione dei parametri che caratterizzano un sistema ottico fa sì che si possa simulare il comportamento del sistemi ottici dell’occhio. Si ricorda che ogni radiazione elettromagnetica che attraversi un diottro si comporta in modo diverso dalle altre sia pur coerentemente alle leggi dell’Ottica Geometrica. Per convenzione si utilizza una radiazione monocromatica di 600 nm.
Definizione di punti focali Nelle lenti si individuano due punti focali per ogni lunghezza d’onda di radiazione elettromagnetica che attraversa una lente spessa. Fuoco oggetto è quel punto sull’asse ottico in cui deve essere posto un radiatore puntiforme monocromatico affinchè i raggi emanati da esso, o loro prolungamenti, emergano dalla lente in direzione parallela all’asse ottico. Fuoco immagine è quel punto sull’asse ottico dove convergono i raggi rifratti dalla lente, o i loro prolungamenti, emanati da un radiatore puntiforme monocromatico posto all’infinito.
Lenti sottili e lenti spesse Una lente si dice sottile o spessa se il suo spessore è rispettivamente inferiore o maggiore di 1/100 della distanza focale.
Definizione dei piani principali Si individuano due piani principali per una radiazione elettromagnetica di 600 nm che attraversa una lente spessa. Piano oggetto: è quel piano, perpendicolare all’asse ottico, passante per l’intersezione dei prolungamenti del raggio incidente emanato da un radiatore puntiforme posto nel punto sull’asse ottico che individua il fuoco oggetto della lente, e del suo raggio rifratto che fuoriesce parallelo all’asse ottico. Piano immagine: è quel piano, perpendicolare all’asse ottico, passante per l’intersezione dei prolungamenti del raggio incidente parallelo all’asse ottico e del raggio rifratto, convergente nel punto posto sull’asse ottico che individua il fuoco immagine della lente. Su questi piani le dimensioni delle immagini dell’oggetto sono uguali. La distanza tra di essi rappresenta l’effetto che lo spessore della lente produce sullo spostamento dell’immagine. Nelle lenti sottili la loro distanza è ininfluente e si fanno coincidere in un solo piano.
Definizione dei punti principali Si individuano sull’asse ottico due punti principali per una radiazione elettromagnetica di 600 nm che attraversa una lente spessa. I punti principali sono i punti d’intersezione dei piani principali con l’asse ottico. Da questi punti si definiscono le distanze focali della lente. Nelle lenti sottili si considerano coincidenti e nel centro della lente.
Immagini dei piani e punti principali
Punti nodali Si individuano due punti nodali per una radiazione elettromagnetica di 600 nm che attraversa una lente spessa. Essi sono posti sull’asse ottico della lente ed individuano i centri ottici della lente. Il raggio incidente, che incontra il punto nodale oggetto, fuoriesce dal punto nodale immagine parallelo a se stesso. In altre parole, nei punti nodali il raggio incidente ed il raggio rifratto formano con l’asse ottico lo stesso angolo. Nelle lenti sottili si considerano coincidenti e nel centro della lente.
Immagini dei punti nodali
Definizione di distanza focale La distanza focale oggetto è la distanza tra il piano principale oggetto ed il fuoco oggetto. La distanza focale immagine è la distanza tra il piano principale immagine ed il fuoco immagine. Nelle lenti sottili, siccome i piani principali si fanno coincidere con il centro della lente, le distanze focali si misureranno da quest’ultimo.
Gli assi ed angoli dell’occhio Se tutto il sistema ottico fosse centrato, si individuerebbe un solo asse che dall’oggetto entra perpendicolarmente all’apice della cornea, attraversa il centro perfetto della pupilla, passa per il centro ottico (i punti nodali), per tutti i centri di curvatura di tutti i diottri, e converge perfettamente sulla foveola centralis, … ma non è così!
Punti di riferimento sul fondo: Q = Polo posteriore, M = Macula, F = Fovea, P = Papilla
Asse ottico Retta che attraversa i centri ottici di cornea e cristallino. Esso incontra il fondo retinico molto vicino alla macula. Su di esso si possono individuare l’apice anteriore e posteriore, i punti principali ed i punti nodali. Esso è approssimativo, in quanto in realtà non c’è allineamento tra i vari diottri.
Asse visivo Retta che attraversa il punto di fissazione, passa per il punto nodale e la foveola centralis. E’ l’asse più importante. Esso attraversa la cornea a circa 1 mm dal lato nasale
Angolo alfa α È l’angolo formato dall’asse ottico e l’asse visivo. Esso, misurato al punto nodale, misura circa 5°
Asse di fissazione Retta che attraversa il punto di fissazione con il centro di rotazione dell’occhio, fulcro immaginario di tutti i movimenti oculari. È l’unico che non passa per il punto nodale.
Angolo delta δ Angolo formato tra l’asse ottico e l’asse di fissazione
Asse pupillare Retta che attraversa il centro del foro pupillare ed il punto nodale. Si discosta poco dall’asse ottico, e di più dall’asse visivo. Con questo forma un angolo di circa 5-6°.
Angolo k Angolo formato tra l’asse pupillare e l’asse visivo
M = Centro geometrico, O = Centro di rotazione, A = Polo anteriore B = Polo posteriore, F = Fovea, N = Punto nodale, P = Centro del foro pupillare, C = Punto di fissazione, AO = Asse ottico, AP = Asse pupillare, AV = Asse visivo, AF = Asse di fissazione o linea di sguardo, α = Angolo alfa tra AO e AP, δ = Angolo delta tra AF e AO, κ = Angolo kappa tra AV e AP.
Occhio schematico Da quando gli studiosi si sono interessati all’ottica visuale, si sono sempre trovati di fronte alla necessità di disporre di modelli geometrici in grado di simulare, sia pur teoricamente, il comportamento dell’occhio. Da qui l’ideazione dei così detti occhi schematici.
Un po’ di storia sui modelli degli occhi schematici
Gullstrand mette a punto due modelli di occhio schematico Uno detto impropriamente “esatto” ipermetrope, sia rilassato che accomodato Ed uno semplificato emmetrope
Occhio schematico di Gullstrand detto “esatto” sei diottri
Raggi di curvatura delle 6 superfici dell’occhio schematico di Gullstrand detto “esatto”
Indici di rifrazione dei mezzi rifrangenti dell’occhio schematico di Gullstrand detto “esatto”
Occhio schematico semplificato di Gullstrand (emmetrope)
Occhio emmetrope schematico semplificato di Gullstrand Solo tre diottri Raggi di curvatura dei tre diottri: 1-Corneale = +7,80 mm 2-Anteriore del cristallino = 10 mm 3-posteriore del cristallino = -6 mm Lunghezza assiale = 24,17 mm
Occhio emmetrope schematico semplificato di Gullstrand Indici di rifrazione dei tre mezzi refrattivi: Indice di rifrazione dell’acqueo n=1,336 Indice di rifrazione del vitreo n=1,336 Indice di rifrazione del cristallino aumentato per compensare la perdita di convergenza dei diottri negativi n=1,416
Emsley propone un’ulteriore semplificazione Un solo diottro equivalente al comportamento refrattivo finale di tutto il sistema ottico dell’occhio. Un solo indice di rifrazione equivalente al comportamento finale sulla radiazione elettromagnetica. Il diaframma (pupilla) è situato sullo stesso piano del diottro.
Occhio schematico ridotto di Emsley emmetrope
Parametri dell’occhio ridotto di Emsley Raggio di curvatura dell’unico diottro equivalente =+5,55 mm Indice di rifrazione equivalente =1,3333 Lunghezza assiale =22,22 mm Potere totale del diottro =+60 dt
Occhio ridotto standard
L’occhio ridotto standard emmetrope
0cchio ridotto non standard emmetrope
Confronto tra l’occhio ridotto di Emsley e l’occhio semplificato di Gullstrand Gullstrand Emsley
Perdita di energia luminosa (n2 - n1)2 Ad ogni superficie ottica: R= --------------- (n2+n1) 2 Aria 1.00 2.4% I Liquido lacr. 1.34 0.018% Cornea 1.376 0.022% II Acqueo 1.336 0.073% III Cristallino 1.41 0.073% IV Vitreo 1.336
Immagini di Purkinje Proiettando una luce in un occhio con un’angolazione di 30°/50° è possibile osservare attraverso la pupilla quattro immagini riflesse dall’occhio; esse sono dette immagini di Purkinje.
Jan Evangelista Purkinje Nato in Boemia 1787/1869 Famosi i suoi studi sul cervello, in particolare sulle cellule del cervelletto, e sul cuore. È molto noto anche per lo studio sulla sensibilità cromatica dell’occhio al variare della luminanza (effetto Purkinje) e per lo studio delle immagini riflesse dall’occhio.
Le immagini di Purkinje 1° immagine prodotta dalla superficie della cornea. 2° immagine prodotta dalla superficie interna della cornea. 3° immagine prodotta dalla superficie esterna del cristallino. 4° immagine prodotta dalla superficie interna del cristallino.
Immagini di Purkinje
Caratteristiche delle immagini di Purkinje La N°1 appare molto luminosa La N°2 è molto fioca, circa 1/100 della prima La N°3 è più fioca della prima, circa 1/30 La N°4 è un po’ più fioca della N°3, ed è capovolta. Poiché le dimensioni delle immagini dipendono dalla curvatura del diottro (più è curva e più si rimpiccioliscono), in fase di accomodazione è possibile notare il rimpicciolimento della N°3 (immagine della superficie anteriore del cristallino che è quella che si incurva di più).
Utilità delle immagini di Purkinje Attraverso lo studio e l’utilizzo di queste immagini è possibile: Misurare i movimenti dell’occhio. Misurare la curvatura corneale. Misurare l’accomodazione e la posizione del cristallino. Individuare i vari assi dell’occhio.
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