NOTA DELL'EDITORE - Familiari Anonimi
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Messaggero della Serenità – Dicembre 2020 700 NOTA DELL’EDITORE La pandemia e le limitazioni che ha portato ci possono far sentire bloccati nel tempo. Per quelli di noi che hanno affrontato gli effetti della tossicodipendenza nella nostra vita personale, tale sentire non è del tutto nuovo. Abbiamo avvertito questa sofferenza precedentemente – il dolore di nessun passo avanti, nessuna piccola speranza, e relativa stanchezza. Sappiamo che cosa significa il dispiacere, ed abbiamo patito al pensiero di ogni cosa che avrebbe potuto essere - le gioie che potremmo aver condiviso con i nostri cari se non fosse stato per la tossicodipendenza, le cose che ora pensiamo avremmo potuto fare meglio, il tempo che abbiamo perduto. La Preghiera della Serenità prende su di sé l’esaurimento e l’impotenza e li volge in benedizione e saggezza. Essa ci insegna a lasciare andare quello che non può continuare a essere e che potrebbe essere stato. Superare i pensieri di rimpianto può essere una battaglia quotidiana, ma stiamo imparando ad accettare che non possiamo far nulla per controllare nessun altro o per cambiare qualsiasi cosa che sia già accaduta. Stiamo imparando a procedere oltre. Lentamente, accettando le nostre perdite e volgendo l’attenzione su di noi, possiamo riconquistare la fiducia in noi stessi. Potrebbe essere tardi per alcuni nostri sogni, ma non è certamente la fine delle nostre speranze. Sappiamo di non essere soli nelle nostre esperienze perché il nostro dolore è condiviso e ben compreso all’interno di questa fratellanza F A. Possiamo imparare a ritrarci dal dramma che la dipendenza orchestra nella nostra vita ed investire invece questo tempo per noi stessi. Ritornando a cantare, a dipingere, ad andare a fare una passeggiata, a cuocere con amore un cibo o soltanto sognare ad occhi aperti. Qualsiasi cosa ci porti pace e serenità. Se abbiamo perduto la nostra strada e pure le nostre piccole gioie, possa essere questo l’anno in cui ritrovarle. Nella fratellanza, Elizabeth.
Messaggero della Serenità – Dicembre 2020 701 PAROLA DALLA DIREZIONE Familiari Anonimi è costituito nello Stato di California. In quanto associazione degli S.U., siamo obbligati per legge ad avere un Consiglio Direttivo funzionante. In F A questa responsabilità risiede nel nostro Comitato Direttivo dei Servizi Mondiali (WSB). Esso ha la responsabilità legale e fiduciaria di mantenere la fratellanza finanziariamente e vitale ed anche la responsabilità morale di agire come buoni sostenitori della comunità FA. E’ mio privilegio essere stato membro del WSB fin dal 2008. Nei miei 12 anni di carica ho compreso ed ho visto nell’azione, che il modo migliore per il WSB di agire da buon servitore della fratellanza è l’utilizzo di molte delle stesse Tradizioni F A che si applicano ai nostri gruppi. Per conferma, ogni nostra riunione mensile comincia con la lettura della nostra Prima Tradizione: “Il nostro comune benessere dovrebbe venire in primo luogo; il progresso individuale, nella maggior parte dei casi, dipende dall’unità”. Mentre le nostre deliberazioni sono a volte focose ed animate, il WSB si impegna per l’unità (o almeno per il consenso) in tutte le sue attività. Siamo pure molto consci della nostra Seconda Tradizione, che ci dice in parte che “I nostri leader non sono che servitori, essi non governano” e specialmente la Quarta Tradizione che stabilisce “Ogni gruppo dovrebbe essere autonomo, eccetto che per quanto riguarda altri gruppi o F A nel suo insieme”. Spesso il Comitato del Gruppo di Sostegno porta all’attenzione del WSB un particolare problema di un gruppo. Il nostro approccio ed ogni raccomandazione che proponiamo per risolvere il problema è sempre assunta sotto la guida delle Tradizioni Seconda e Quarta. Il WSB consistentemente applica alle nostre attività altre due Tradizioni: la Sesta e la Decima. Nella Sesta si legge in parte “I nostri gruppi non dovrebbero mai sponsorizzare, finanziare o prestare il nostro nome ad iniziative estranee” e la Decima “Familiari Anonimi non ha opinioni su questioni estranee; pertanto il nostro nome non dovrà mai essere coinvolto in pubbliche controversie”. Il
WSB spesso ha a che fare con richieste provenienti da organizzazioni esterne che desiderano affiliarsi o lavorare con F A in diverse iniziative, e questa Tradizione ci guida nelle nostre interazioni con programmi esterni. Un ulteriore esempio di come le nostre Tradizioni influenzano le attività di WSB è la Settima, che stabilisce “Ogni gruppo dovrebbe essere auto sufficiente, rifiutando contributi esterni”. In accordo con lo spirito di questa Tradizione, i membri del WSB non ricevono compensi in nessuna maniera. Durante il mio incarico posso testimoniare di prima mano la dedizione, l’energia, la saggezza e l’entusiasmo di quei membri della fratellanza che hanno liberamente offerto il loro tempo per aiutare e guidare F A nella sua crescita e prosperità. Mentre mi preparo a lasciare la direzione in questo mese di Giugno 2021, sono orgoglioso di essere stato associato insieme a queste persone notevoli e disinteressate e di aver molto imparato. Esse saranno rimpiante sia come colleghi che come amici. George R., nella fratellanza. Messaggero della Serenità – Dicembre 2020 702 DIVERTIRMI Il modo in cui un membro F A ha imparato a distaccarsi dalla tossicodipendenza della figlia. Quando dici che ti “stai divertendo” di solito intendi che “stai passando un buon momento”. Ma cosa dici circa l’avere piacere di “sé stessi”? In questo senso la frase significa qualcosa di molto diverso: essa sta rivelando come stai dentro di te; sta celebrando la tua unicità. Che può essere divertente, ma è anche molto di p iù.
Prima di F A, quando mia figlia era attiva nella tossicodipendenza, non vi era nessun modo per “divertirmi” nel senso tradizionale. Ciò perché, sebbene al tempo non me ne rendessi conto, ero pure io in dipendenza attiva. Ero dipendente a causa del tentativo di curare la sua dipendenza da droghe e nel risolvere i suoi problemi di vivere, che sembravano non aver fine. Ero dipendente da lei. Mentre ero intrappolato dai suoi problemi in questo impegno senza speranza, ero incapace di provare gioia per nessuna cosa mi capitasse nella vita. Ero infelice. La mia personalità e la mia autostima erano sepolte sotto una montagna di auto-inganno, auto giustificazione e senso di colpa. Stavo continuando ad andare ogni giorno al lavoro mantenendo, alla superficie, una relazione normale con mia moglie e con gli altri miei figli. Ma era tutto falso: nel retroscena, a guidare ogni cosa che facevo, era la mia ossessione: salvare mia figlia dalla terribile tossicodipendenza che aveva sopraffatto la sua vita. Quella dipendenza che aveva preso campo nella vita di mia figlia, aveva anche infettato la mia. Mia moglie ed io tentammo ogni cosa per farla cambiare, farle smettere di usare droghe e trovare il recupero. Le demmo aiuto materiale, compresa l’automobile, una casa affittata, vestiario e moneta. Quando questo fallì, ci dedicammo ad un indefesso incoraggiamento, esaltando i suoi piccoli risultati, (se scendeva dal letto prima di mezzogiorno, eravamo sorpresi), e quando anche questo fallì nel motivarla, scendemmo ad attacchi moraleggianti inclusa collera, sguardi imbronciati e minacce (mai portate a conclusione) fino ad interrompere completamente il supporto materiale. Mia moglie ed io la tenevamo stretta, da un approccio senza frutto ad un altro, per cercare di cambiarla. E andò pure peggio poiché mia moglie ed io, non essendo d’accordo su come avremmo dovuto fare per aiutarla, finimmo col fare ogni cosa pazza che ciascuno di noi pensava potesse funzionare. Non sorprende che nulla funzionò. Ella peggiorò e noi impazzimmo di più. Nostra figlia divenne ancor più sommersa nel suo mondo di irresponsabilità e droghe; tentavamo più fortemente di trarla fuori impiegando e proponendo le stesse azioni permissive che avevamo già provato dozzine di volte.
Come risultato di anni di impegno nella mia ricerca infruttuosa per controllare l’incontrollabile, non avevo nessuna energia da devolvere per relazionarmi con qualcuno, incluso “me stesso”. Certamente non stavo gioendo di me stesso; ero avvilito. Il “me stesso” era sparito ed era stato rimpiazzato da questa persona rabbiosa, ossessionata, piagata, per salvare mia figlia o per morire nel tentativo. All’incirca otto anni fa, prima ancora di aver avuto notizia di F A, avevamo passato quasi dieci anni nel tentativo di guarire nostra figlia. L’avevamo mandata in molte riabilitazioni, sentito consulenti ed altri programmi di recupero e professionisti. Nessuno di essi aveva fatto un po’di bene a nostra figlia – ella stava ancora usando droghe e viveva irresponsabilmente, senza soluzione in vista. Inoltre , peggior cosa, il costo di questi tentativi stava drenando le nostre pensioni ad un ritmo allarmante. La abbiamo mandata presso una sede di riabilitazione di 30 giorni in Pennsylvania che sembrava promettente – alla fine del mese, vi erano lampi che facevano sperare che potesse cambiare. Comunque, niente era sicuro. Già l’avevamo vista risorgere temporaneamente dopo un trattamento, soltanto per ricadere una volta tornata a casa. I consulenti della Pennsylvania ci raccomandarono di trasferirla presso di loro in Florida per un programma di recupero presso di loro per un periodo più lungo. Eravamo riluttanti a spendere altro denaro, tenuto conto dell’enormità di quanto speso per tutti i trattamenti che avevamo già tentato fino ad allora. Ma eravamo disperati e, nonostante i precedenti fallimenti, continuavamo ad avere speranza per un suo recupero. Ironicamente, la tenacia che ci aveva spinto per anni a continuare nella folle infinita permissività ci spronò anche in questa occasione a spendere il denaro, ancora una volta, su un programma di recupero organizzato. In questa occasione vi era una differenza: dicemmo a nostra figlia che avremmo pagato per il lungo ricovero in Florida, ma che questa sarebbe stata l’ultima volta che avremmo sostenuto una qualsiasi sua riabilitazione. Eravamo alla fine. Se non avesse funzionato, sarebbe rimasta sola – ed ella vide che mia moglie ed io eravamo d’accordo, e questo fece effetto.
Eppure, quando frequentammo “Il giorno della famiglia” in Florida il mese successivo, nostra figlia ritornò nel suo stato classico. Mia moglie ed io, insieme ai nostri due altri figli, stavamo frequentando una sessione del primo gruppo. Non avevamo visto nostra figlia da un paio di settimane. Eravamo seduti al centro di un circolo con intorno altri membri familiari ed i loro cari dipendenti. Nostra figlia su una sedia di fronte a noi. Tutti si aspettavano che iniziassimo a parlarci. Ci sentivamo giudicati e strani, ma anche speranzosi che qualcosa di buono potesse venire da questa ultima riabilitazione. Non sapendo come iniziare, le dicemmo che eravamo liti di vederla e facemmo alcune domande innocue: cosa stava facendo, o cosa le piacesse del luogo. Nostra figlia dava vacue risposte che rispondevano a qualcosa come “Qui va bene, ma lo sto facendo soltanto per voi. Come pensate di ricompensarmi se finisco il programma?” Attenzione, queste non furono le parole che usò. Lo fece con una finezza molto più grande, tanto che non mi resi conto al momento che ella avesse detto qualcosa di improprio. Mi sembrò come l’inizio di ognuna delle altre numerose nostre “normali” conversazioni ante riabilitazione. In retrospettiva posso ora vedere che ella, nel suo modo infido, stava tentando di premere i bottoni della nostra emotività e di evadere dall’accettare la responsabilità per le cattive decisioni della sua vita. Il consulente che supervisionava la riunione di gruppo saltò immediatamente dalla sedia, agitato ed in collera. Le ordinò di smettere di parlare e di lasciare il circolo. La mandò in un angolo lontano della stanza, sola, e le disse che non meritava di interagire con noi. Ciò che accadde dopo ci impressionò – il consulente ci ordinò che, da quel momento in poi, non avremmo potuto avere alcun contatto con nostra figlia per sei mesi interi. Non potevamo vederla, parlarle al telefono, scambiare e-mail o messaggi elettronici di nessun genere. Nessun contatto assolutamente. Ci fecero sapere che dovevamo stare senza comunicazioni per sei mesi interi.
Il Consulente spiegò che, da quello che aveva visto, la relazione tra noi e nostra figlia era così intossicata, così fondamentalmente viziata, che noi avevamo bisogno di una pausa assoluta. Durante questi sei mesi ella avrebbe continuato a fare il suo lavoro presso il Centro, e noi dovevamo frequentare le riunioni settimanali di questo gruppo chiamato “F.A.” Al termine dei sei mesi, ci spiegò, noi tutti saremmo stati meglio preparati per avere una migliore relazione. Così cominciò il nostro percorso in Familiari Anonimi. Da allora stiamo frequentando le riunioni FA. Nostra figlia, ringraziando Dio, ha avuto un buon recupero ed è rimasta pulita e sobria per la maggior parte degli ultimi sette anni. Attraverso F A abbiamo scoperto come la abbiamo inavvertitamente aiutata a continuare nella sua malattia così come abbiamo continuato a subordinare e ad ignorare la parte spirituale ed emotiva delle nostre vite nei nostri inopportuni tentativi di “stabilizzarla”. Fu duro, ma gradualmente noi, con i nostri tempi, cessammo di fare tali cose (o almeno smettemmo di farle così spesso). Noi cambiammo, ed alla fine ella pure cambiò. Mia moglie ed io attribuimmo questi cambiamenti come risultato del frequentare le riunioni F A. Anche se non fu questo il motivo per cui nostra figlia trovò il recupero, di sicuro non fece danno. Ora stiamo tutti meglio di quanto fossimo allora, ma non sitiamo certamente “al meglio” Ad oggi, stiamo vivendo la nostra vita e ci godiamo quella serenità che, durante il periodo di tossicodipendenza attiva di nostra figlia, sarebbe stata impensabile. Continuiamo a frequentare le nostre riunioni F A ed a praticare i 12 Passi perché sappiamo che la sua malattia di dipendenza, e la nostra di co-dipendenza, potrebbe risvegliarsi in ogni momento e rovinare questa pace preziosa che abbiamo trovato. Siamo ben determinati ad impedire che ciò avvenga. Ci sentiamo anche impegnati a condividere le lezioni del nostro percorso con la speranza di sminuire la pena di altri i cui cari dipendenti stanno ancora abusando di droghe o alcol. Un risultato incredibile di questi anni in F A è che posso divertirmi di nuovo. Ho imparato ad affidare mia figlia al suo Potere Superiore, ed io di affidarmi al mio. Ho ripreso la mia vita. Con la preghiera e la meditazione, e impegnandomi per stare in contatto col
mio Potere Superiore, posso anche gioire della combinazione unica di forze e debolezze, di mancanze e falle, che mi rendono come sono. Posso “apprezzare me stesso” di nuovo. Bob S. Gruppo 2056 Bradenton FL Messaggero della Serenità – Dicembre 2020 703 FAMILIARI ANONIMI IN UN MONDO VIRTUALE Families Anonymous di Winnetka iniziò più di 40 anni fa. Siamo stati presenti in una Chiesa ben posizionata per molti anni, con un vicinato sempre di buona accoglienza, accomodante e di aiuto. In qualità di segretario negli ultimi 13 anni, ho avuto il privilegio di dare il benvenuto ad un flusso continuo di nuovi venuti così come a molti “veterani” attempati che si mostravano a beneficio di coloro che passavano per la prima volta dalla nostra porta. Il Dodicesimo Passo ci ricorda sempre l’importanza di restituire al programma. Vogliamo dare lo stesso conforto, convalida e rispetto che noi stessi abbiamo ricevuto in quella prima sera quando fummo salutati con calore, senza giudizi, e sentimmo istantaneamente di essere i benvenuti. Venimmo in F A perché i nostri figli e le nostre figlie erano a pezzi, ma non avevamo affatto coscienza di esserlo pure noi. Desideravamo “stabilizzare” i nostri cari, ma per quanti di noi erano aperti alla saggezza di F A, imparammo che dovevamo
cambiare quello che stavamo facendo. Condividemmo la differenza tra aiutare e permettere e tra quello che potevamo controllare e non. Discutemmo come liberarci dal senso di colpa e dalla collera e di rivalutare le nostre aspettative. Imparammo dal programma come porre limiti per proteggere noi stessi, che cosa significa la co-dipendenza, come tenere a bada la preoccupazione e la paura. Ma, cosa migliore, continuavamo a dare maggior considerazione al fatto che meritavamo di essere felici e di permettere a noi stessi di avere una vita propria, mentre semplicemente amavamo i nostri dipendenti nonostante le scelte che stavano facendo. Il viaggio potrebbe essere una strada lunga e sconnessa ed F A ci incoraggia a compierlo con piccoli passi da bambino. E’ “Progresso non Perfezione”. Il gruppo di Winnetka ha compiuto alcuni recenti cambiamenti. Abbiamo scoperto che un numero significativo dei nostri membri viene alle riunioni a causa di una persona cara che ha problemi sia di tossicodipendenza che di salute mentale. Così abbiamo abbracciato entrambi: abuso di sostanze e salute mentale. Possiamo a pplicare i principi di F A ad entrambi i casi, e come tutti noi sappiamo, quan do vi è uso di sostanze vi è spesso anche un sottostante problema di salute mentale nascosto sotto la superficie. Abbiamo aggiunto una riunione sui 12 Passi il primo mercoledì di ogni mese, prima della riunione tradizionale. Usando il Libro di Lavoro di F A possiamo trasmettere e condividere la saggezza dei 12 Passi ad un gruppo piccolo che si riunisce per imparare così come ad un altro per sapere come dovrà rivolgersi ad esso. ° ° ° ° ° Winnetka, come molti gruppi, ha dei conduttori che cambiano ogni settimana, ed essi scelgono gli argomenti. Il nostro libro rosso “Oggi una via migliore” è un punto di riferimento così come molti altri testi di saggezza nella nostra letteratura F A. Uno dei favoriti dal gruppo è “Che cosa dico?” Possiamo migliorare la nostra serenità quando impariamo come comunicare con i nostri figli e figlie in maniera calma, breve e chiara. Ascoltare di più, parlare di meno e attenersi ad un numero di argomenti limitato e non personali può aiutare a mantenere aperte le linee di comunicazione.
Parliamo anche di come dare ai nostri cari la dignità di scoprire come risolvere i loro problemi. Fare un passo indietro, smettere di voler aggiustare tutto, può dare forza a loro ed equilibrare noi stessi. Le nostre riunioni pre-covid si tenevano la sera di Mercoledì dalle 19.30 alle 21.00, riservando gli ultimi 20 minuti ai nuovi venuti che volessero condividere il motivo che li aveva condotti da noi. La parte migliore della serata era quando insieme, alla fine della riunione, ci sporgevamo gli uni verso gli altri per dare supporto ed anche condividere un sorriso. Ora che siamo settimanalmente on-line vi è un sentire diverso e siamo già stanchi dopo un’ora. Rimaniamo un po’ di più per coloro che hanno molte domande o hanno necessità di condividere. Facciamo del nostro meglio, date le circostanze. I membri sono incoraggiati ad usare la lista dei telefoni tra una riunione e l’altra; sono incoraggiati anche a sentirsi liberi di rivolgersi altrove se pensano così di ottenere aiuto. Speriamo di tornare alla nostra stanza “confortevolmente familiare” insieme, di persona, e presto. Vediamo che molti non sono pronti ad udire il messaggio via etere di F A, ma siamo grati di essere abbastanza numerosi con le riunioni settimanali che assommano a 18-25 persone. Per coloro che hanno elaborato il programma possiamo testimoniare notevoli metamorfosi. Noi del gruppo Winnetka sappiamo che “funziona se lo lavori”, che la preghiera della serenità ci mantiene sani e che ogni settimana aggiungiamo qualcosa al nostro cassetto degli strumenti. Con gratitudine al programma F A,, al nostro Intergruppo di Chicago ed al Consiglio Mondiale di Servizio F A. Carla L. – Gruppo 494 Winnetka, IL.
Messaggero della Serenità – Dicembre 2020 704 DIVENIRE VOLONTEROSI Fare del nostro recupero la priorità innanzi tutto Sempre di più sono arrivata a vedere che i 12 Passi sono un complesso unico. Quando cominciai ad elaborare i Passi lo feci considerandoli separati, uno alla volta, senza accorgermi che passo dopo passo li stavo facendo tutti. Ogni passo è collegato agli altri. Non possono essere separati gli uni dagli altri, sono interdipendenti ed ognuno conduce al successivo. La ragione di questa unità è nel significato stesso delle parole “diventammo volonterosi”. Ogni Passo richiede che si diventi volonterosi; che siamo pronti a sottostare al cambiamento e sviluppo ed accettare che il cambiamento più grande è nel nostro modo di pensare. Sebbene fossi arrivato ai Passi riluttante, il mio bisogno di cambiare e la sanità che essi mi offrirono, mi aiutarono a superare la diffidenza, ma mi aiutarono soltanto quando divenni “disposto e volli” fare i cambiamenti necessari. Ecco dove dovetti deporre il mio egoismo ed accettare che le persone che erano venute prima di me con successo sapevano qualcosa che io ignoravo. Avevano trovato la via per la guarigione che era disperatamente necessaria, ed esse indicavano i Passi per noi tutti. Il lavoro non è semplice. A volte può essere tormentosamente difficile. E può essere compiuto soltanto quando siamo diventati volonterosi: disposti a perseverare attraverso il dolore; disposti a permettere al nostro Potere Superiore di fare la Sua parte; ad accettare di lasciare andare il controllo dell’intero percorso; volentieri diventare umili nell’andare su questo sentiero ed ammettere i nostri fallimenti. Ciascuno che si imbarchi in questo viaggio dei 12 Passi è effettivamente in un viaggio nel “diventare”. Vi è sempre di più da vedere ed imparare durante questo viaggio se siamo sinceri e fiduciosi nel farlo ed alla fine la speranza è che saremo sorpresi e contenti della persona che siamo diventati.
Il Contratto dei 12 Passi Non mi resi conto, quando iniziai ad elaborare i 12 Passi, che stavo entrando in un contratto con me stessa. Il contratto mi chiede di fare ogni cosa in mio potere per ottenere il recupero. Il contratto viene “scritto” mentre lavoro su ogni passo e continua a venire scritto e rifinito mentre lavoro sui passi successivi, uno ad uno. Ora, dopo quattro anni in Familiari Anonimi, capisco che se rimango fedele ai passi ed al mio contratto, il mio recupero continuerà e si approfondirà. Se lascio il lavoro, perdo terreno ed anche il mio recupero si ferma, oppure ricado. Lavorare sui passi è difficile ed esigente. Qualche volta, con tutte le richieste della vita, diventa per me impossibile seguirne il corso, e quindi la ricaduta è inevitabile. A volte, la mia collera o depressione, ansia o auto commiserazione, riaffiorano ed io non posso proprio procedere nel lavoro. Ciò permette che accada una ricaduta. So che è mia responsabilità mantenere almeno fede al mio programma, ma qualche volta l’esaurimento sta sopraffacendomi e allora resto impotente. Una ricaduta non è una ragione per colpevolizzarmi ulteriormente. Può essere anche positiva se mi rendo conto che essa è un avvertimento del fatto che non sto lavorando i passi come dovrei. La eventuale ricaduta non rompe il mio contratto con me stessa. Mi mostra che non sono stata in guardia per il mio recupero e neppure impegnata come avrei dovuto. Il recupero è solo una parte della mia vita, ma devo farne una priorità. Senza di esso il resto della mia vita collasserà in una lunga o permanente ricaduta dove la collera, l’ansia e la depressione mi affonderanno di nuovo. Non potevo funzionare bene prima del recupero; non sarò in grado di funzionare bene senza di esso. Così vado avanti. Non posso saltare questo passo o il successivo, e nessuno degli altri. Essi sono DIFFICILI. A volte non voglio elaborarli. Ho difficoltà nell’essere umile, ma questa è una parte cruciale del divenire, parte del cambiamento. Posso arrogantemente aspettarmi o richiedere che i tossicodipendenti
debbano cambiare, ma non io? No, devo fare questo per me stesso e per loro. Devo pormi di esempio. Devo rendere corrette tutte le mie relazioni. Prima di poter effettivamente fare ciò, devo diventare sicura di volerlo fare. La buona volontà deve diventare parte di me. Cambierò. Sarà salutare per me. Diane S . Messaggero della Serenità – Dicembre 2020 705 RITROVARE LA CALMA Un figlio sessantenne, che un tempo cercò la pace dalla guerra del Vietnam, ora desidera la pace dal caos della tossicodipendenza. Di solito vi è molto dramma e trauma nella danza tra mio figlio e me. Ma ora è un periodo del tutto quieto, e mi piace. Mi piace il suono della pace, mi piace non sentire ansia, e mi piace ascoltare i mormorii che mi arrivano alla mente poiché tutto è calmo. Sto crogiolandomi in pace, fratello al sentimento che qualcosa deve essere guarito in modo che io possa procedere in una nuova fase della vita; e per una sola volta nella mia vita, sto permettendolo, e questo sembra giusto e buono. Sto anche non giudicando tutte le volte quello che non va a modo mio; può darsi che quello debba accadere per rendermi capace di apprezzare questo periodo di quiete. Ho imparato poche cose che mi si parano davanti quando rifletto sul mio percorso in F A. Una è che non posso controll are mio figlio né la sua dipendenza. Questa lezione è stata grossa per me. Probabilmente anche per molti di voi. La tossicodipendenza è paurosa. Rovina la vita e la famiglia. Ferisce duramente molte persone, non solamente quella che ha la dipendenza. Uccide la persona che amiamo. Posso testimoniarlo di
prima mano, avendo visto miei amici in F A perdere i loro figli e compagni. Ma, per quanto sia paurosa, non devo più fronteggiarla da solo, perché in F A ci sono persone che stanno passando attraverso le stesse cose. E se ho bisogno di loro, posso raggiungerle. Esse mi comprendono appieno. Con queste persone non sento vergogna né imbarazzo. Sento di non aver bisogno di negare una situazione cattiva, metter su arie, fare scuse o offrire spiegazioni. Esse sono esattamente nella mia stessa pagina. Esse capiscono! Perdiamo le persone che amiamo nella malattia della tossicodipendenza. Sono io proprio ora in questa situazione. Ho perduto il figlio che una volta conoscevo, una persona che aveva salute ed energia per la vita. La persona è andata e molto probabilmente durante la mia vita non si mostrerà più com’era. Ma ho imparato qualcosa per questo. La linea tra la vita e la morte è immensa. Ho una scelta e sto adattandomi ad amarlo proprio come egli è, per la maggior parte alticcio, a volte pietoso, triste, in collera, sofferente; e quando non lo posso sopportare, quando diventa sgradevole e abusivo, ho imparato a mettere confini , andare lontano da lui per prendere cura di me stesso. Sto lavorando per non odiare lui e le sue droghe, bensì per amarlo come è oggi perché è questa la situazione con cui ho da fare proprio ora. Forse è questa la via che devo attraversare. Chi lo sa veramente? In questo quadro può esserci anche un Potere Superiore. A proposito del Potere Superiore non sono scettico ora come ero un tempo. Quando sono in pace ed in quiete, allora permetto al mio Potere Superiore di parlare attraverso me. Mi guida in modi diversi: a volte in modo più paziente, un modo silenzioso, riflessivo, di attesa. Del tutto differente da come mi comportavo prima. Mi piace l’incertezza che è in ciò, il non sapere proprio come arrivare, ma consegnare la ruota del timone e lasciare che navighi il mio Potere Superiore ed aver fiducia che mi porterà dove ho bisogno di andare. Sono un fanciullo di 60 anni. Pace è la mia parola. Una volta desideravo la pace per la guerra del Vietnam, per il caos nella casa della mia fanciullezza. Oggi voglio la pace dalla distruzione della dipendenza. Ultimamente, quando raggiungo la quiete ad ogni livello, trovo un po’ di pace prendendo la vita al passo.
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