Non Formal Education SISM - Linee Guida
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Linee Guida Non Formal Education SISM Segretariato Italiano Studenti in Medicina
INDICE GENERALE 1. Introduzione pag. 2 2. I training e il SISM pag. 3 3. La TSD pag. 4 4. Non Formal Education pag. 5 4.1 Educazione Formale/Non Formale/Informale pag. 5 4.2 Tipologie di NFE e utilizzo nel SISM pag. 8 4.3 Peer Education e Training pag. 9 5. Il Training pag. 12 5.1 Utilizzo dei Training nel SISM pag. 12 6. Il Trainer pag. 14 6.1 Formazione del Trainer pag. 14 6.2 Rapporto con il co-trainer pag. 16 6.3 Rapporto con i Trainee pag. 16 7. Bibliografia e siti utili pag. 18 SISM – Segretariato Italiano Studenti in Medicina – Linee Guida NFE 1
1. INTRODUZIONE Ciao! Benvenuto nelle LINEE GUIDA PER L’EDUCAZIONE NON FORMALE NEL SISM. Se stai leggendo questa guida i motivi sono due: vuoi avere informazioni su cosa sia l’educazione non formale e quale sia il suo utilizzo nel SISM oppure vuoi approfondire la tua conoscenza a riguardo. Questo documento è stato pensato e creato proprio per questi scopi: fornire una base scritta per chi si approccia in maniera diretta all’argomento per la prima volta, ed essere al tempo stesso una sorta di brevissimo vademecum per chi già è avvezzo alla Non Formal Education e ha già partecipato a eventi che la utilizzano come strumento. Proprio come un training, questo documento non si pone l’obiettivo di soddisfare tutte le curiosità del lettore, piuttosto, vuole far capire come viene sfruttata questa metodica all’interno del SISM, non deve quindi essere ritenuta sostitutiva rispetto a qualsiasi evento di formazione. Inoltre il documento non è assolutamente vincolante, infatti le riflessioni in esso contenute sono dei suggerimenti e non delle regole. Speriamo che la lettura vi dia dei nuovi spunti, magari gettando il seme per sviluppare nuovi progetti e nuove attività. Ci teniamo a precisare che questo documento è frutto di un lungo lavoro durato ben tre anni. Nell’anno associativo 2012/2013 la TSD ha iniziato a lavorare al documento e la TSD dell’anno 2013/2014 ha continuato a svilupparlo. Ci terrei quindi a ringraziare le Support Division di entrambi gli anni e i loro coordinatori, Claudia Chiurlia, TSDC 2013/2014, e Davide Tinti, TSDC 2012/2013, per il contributo che hanno dato a questo documento. Come conclusione di questa breve introduzione vorremmo ricordarvi di leggere queste linee guida con spirito critico, in tutto il documento non ci riferiremo alla NFE e all’utilizzo che ne viene fatto nel mondo, ma piuttosto all’utilizzo che ne facciamo noi come SISM – Segretariato Italiano Studenti in Medicina – Linee Guida NFE 2
Associazione. Speriamo quindi che si possa creare una base comune dalla quale partire in modo da perseguire al meglio delle nostre possibilità quelli che sono gli scopi associativi del SISM. E poiché il SISM è formazione, questo è il nostro consiglio: preparatevi! Keep Training, Keep Rocking! La TSD 2014/2015 Amelia Filigheddu - SL Genova Chiara Cordola - SL Firenze Chiara De Marchi - SL Roma La Sapienza Chiara Fossati - SL Monza Giacomo Trento - SL Padova Martina Giustozzo - SL Pavia Roberto Barone - SL Parma Ilaria Ponziani - TSDC 2014/2015 2. I TRAINING E IL SISM I training, e più in generale le metodiche di Educazione Non Formale, sono ampiamente utilizzati all’interno del SISM come mezzo per acquisire e sviluppare conoscenze e competenze tra i soci. La volontà di utilizzare la Non Formal Education (NFE) nasce dall’esigenza SISM – Segretariato Italiano Studenti in Medicina – Linee Guida NFE 3
pratica di trovare una metodica efficace nello sviluppare competenze principalmente trasversali (soft skill), ma anche dalla volontà di rendere il percorso di formazione dei soci un vero e proprio apprendimento esperienziale. Il SISM ha sempre utilizzato l’Educazione Non Formale, ma il primo evento che ha utilizzato in modo ufficiale tale metodica è stato il primo TIPE - Training Italiano in Peer Education, svoltosi nel 2007. Da lì in poi l’Associazione ha iniziato ad acquisire sempre maggiore consapevolezza sull’argomento, definendo il ruolo che la metodica ha al suo interno. In seguito a queste riflessioni, e alla progressiva importanza che la Non Formal Education stava assumendo nel SISM, è stato deciso di fondare una Support Division che si occupasse esclusivamente della formazione dei soci e delle metodiche utilizzate. Nell’anno associativo 2010/11 è stata quindi fondata la TSD - Training Support Division, ricalcando la struttura IFMSA dove la TSD esiste da più di un decennio. In questi 5 anni l’Educazione Non Formale è stata usata sempre più estesamente in vari ambiti e contesti, facendo sì che la Support Division abbia un ruolo fondamentale nella formazione dei soci. Ma la strada è ancora lunga, e questo non è che l’inizio! 3. LA TSD (TRAINING SUPPORT DIVISION) La Training Support Division è una delle 5 Support Division presenti nel SISM, è coordinata dal Training Support Division Coordinator, e come tutte le SD si occupa di fornire strumenti tecnici per l’implementazione dei contenuti promossi dall’Associazione. In particolare la TSD si occupa di supportare la gestione e organizzazione tutti gli eventi basati su tecniche o tematiche inerenti all’Educazione Non Formale, fornendo aiuto sia al Consiglio Nazionale che alle Sedi Locali. Quindi la TSD entra in gioco in modo effettivo tutte le volte che vengono organizzati dei momenti di training veri e propri (che possono inserirsi ad esempio all’interno dei Congressi Nazionali o di altri eventi quali PET, Workshop e altri), mentre invece viene consultata per pareri tecnici quando vengono utilizzate altre tecniche di SISM – Segretariato Italiano Studenti in Medicina – Linee Guida NFE 4
Educazione Non Formale (indipendentemente che gli eventi in questione afferiscano a specifiche aree tematiche o meno). In questo secondo caso la TSD si occupa, se necessario, di coadiuvare gli organizzatori per quanto riguarda la metodologia, ed eventualmente i contenuti, e partecipa alla selezione dei possibili formatori, quando ritenuto opportuno o previsto da specifiche esigenze del progetto. Infine la TSD si occupa di realizzare eventi per la creazione di nuovi formatori quali il TNT (Training for New Trainers) e per formatori esperti quali il TOT (Training for Old Trainers). Per tutti i dettagli sui doveri del TSDC e della TSD rimandiamo all’art. 70 del Regolamento Interno, per qualsiasi dubbio o domanda in materia di Not Formal Education e/o di Training l’indirizzo ufficiale al quale potete rivolgervi è training@sism.org. 4. NON FORMAL EDUCATION 4.1. EDUCAZIONE FORMALE/NON FORMALE/INFORMALE L’Educazione Non Formale (dal latino ex ducere = trarre fuori) è un PROCESSO centrato sugli educandi; essi vengono messi in condizione di apprendere dal gruppo stesso attraverso la condivisone e il confronto, fornisce ai trainee la possibilità di sviluppare pensiero critico, abilità e una vasta gamma di competenze spesso non trattate in ambito formale. Queste rientrano anche nell’ambito delle cosiddette soft skill tra le quali figurano: le relazioni interpersonali, il lavoro di squadra, l’organizzazione e la gestione dei conflitti, l’interculturalità, la consapevolezza di sè, la leadership, la pianificazione e risoluzione di problemi pratici, la disciplina e la responsabilità. La particolarità di questa metodologia educativa è che i singoli partecipanti sono coinvolti attivamente nel processo di apprendimento. SISM – Segretariato Italiano Studenti in Medicina – Linee Guida NFE 5
Infatti la Non Formal Education si avvale anche dell’arte della maièutica (dal gr. μαιευτική (τέχνη), propr. «(arte) ostetrica», «ostetricia») ovvero il metodo dialogico tipico di Socrate, il quale, secondo Platone (dialogo Teeteto), si sarebbe comportato come una levatrice, aiutando gli altri a «partorire» la verità. Tale metodo consisteva nell’esercizio del dialogo, ossia in domande e risposte tali da spingere l’interlocutore a ricercare dentro di sé la verità, determinandola in maniera il più possibile autonoma. Il termine "non formale" tuttavia non significa “non strutturato”, bensì si riferisce al fatto che il processo di apprendimento è condiviso e progettato in modo tale che esso crei un ambiente in cui il discente è membro e creatore dello sviluppo delle competenze. La sua natura strutturata e orientata verso dei precisi obiettivi è infatti il principale fattore di differenziazione tra l'educazione non formale e informale. L’educazione informale si delinea quindi come una forma di apprendimento continuo, non intenzionale e non finalizzato, che si verifica normalmente in ogni contesto della vita quotidiana (famiglia, amici, lavoro). Possiamo quindi riassumere le molteplici forme di educazione in tre categorie maggiori: formale, non formale ed informale. Eccole a confronto: FORMALE NON FORMALE INFORMALE Contesto Ben definito ed istituzionalizzato Ben definito, non è istituzionalizzato o permanente Non definito, si realizza (ad esempio calendario scolastico (attività sportive, scoutismo, PON, volontariato, quotidianamente nella o corsi permanenti) associazionismo...) società in generale (famiglia, tempo libero, lavoro) Formatori Professionisti ed esperti del Facilitatori professionisti (trainer) o volontari Nessuno SISM – Segretariato Italiano Studenti in Medicina – Linee Guida NFE 6
settore (docenti) (animatori giovanili) Modalità Apprendimento prevalentemente Cooperativo e a piccoli gruppi, stimola la Casuale (chiacchiere con frontale, usufruisce anche di condivisione e l’apprendimento attraverso gli amici, colleghi…) attività pratiche (es. laboratori) l’esperienza. Ruolo dell’ Prevalentemente passivo; la Attivo, sceglie volontariamente di intraprendere il Misto educando maggior parte dell’educazione percorso formativo; il target del percorso formativo formale è obbligatoria (scuola può essere più o meno specifico a seconda delle dell’obbligo); fa parte di un finalità dello stesso target specifico (es. fascia d’età) Tematiche Materie curriculari Le tematiche sviluppate possono essere integrative Qualsiasi del percorso di apprendimento formale (ad esempio educazione civica, stile di vita sano), ma ancor più questa metodologia è efficace nello sviluppare competenze sociali specifiche (apprendimento interculturale, cittadinanza attiva…) Obiettivi Definiti a priori, standardizzati; il Seppur ben definiti e strutturati, poichè il gruppo Nessun obiettivo SISM – Segretariato Italiano Studenti in Medicina – Linee Guida NFE 7
discente svilupperà delle stesso è parte dell’apprendimento, possono essere conoscenze valutabili utili nel modificati in corso d’opera o in base alle necessità proseguimento del corso di studi del contesto sociale se necessario o nel mondo del lavoro Valutazione e Il processo di apprendimento è Il processo di apprendimento, pur essendo Questo tipo di certificazione monitorato e valutato; gli monitorato, valutato e talvolta certificato, non è al apprendimento non è in obiettivi raggiunti sono momento legalmente riconosciuto alcun modo certificabile riconosciuti attraverso certificati e diplomi In questa tabella è stata ovviamente fatta una schematizzazione così da mettere in luce le principali differenze tra le tre metodiche, ciò non toglie che esistano molti punti in comune tra di esse e che possa essere utilizzata più di una singola metodica all’interno dello stesso momento formativo. 4.2. TIPOLOGIE DI NFE E UTILIZZO NEL SISM Nel SISM oltre che per i training e la Peer Education la NFE viene sfruttata anche in altri ambiti, quali: SWG - Small Working Group GAF - Gruppi di Autoformazione Gruppi Permanenti Sessioni di Area SISM – Segretariato Italiano Studenti in Medicina – Linee Guida NFE 8
Ciò che accomuna gli esempi elencati è l’appartenenza alla famiglia delle tecniche di Educazione Non Formale: ognuna di esse si differenzia dalle altre per aspetti peculiari propri della tecnica specifica, ma tutte presentano le caratteristiche fondamentali della NFE presentate nella tabella soprastante. La NFE e le sue diverse espressioni vengono impiegate trasversalmente in tutte le aree tematiche a beneficio dell’Associazione tutta. Le differenti tecniche di NFE ci permettono di usare quella più appropriata al contesto e allo scopo che si vuole raggiungere, quindi se si è digiuni di un argomento in toto o se ne vuole approfondire una parte si ricorrerà a GAF in prima istanza per effettuare, appunto, un processo di autoformazione. In seguito potrà magari essere creato uno SWG, attraverso il quale, anche grazie al processo di formazione effettuato, si potrà passare alla messa in atto di uno o più obiettivi, quali ad esempio la realizzazione di materiale informativo per lo SWG stesso, per un’Area Tematica specifica o per l’Associazione in toto, oppure l’ideazione di una campagna di sensibilizzazione. I gruppi permanenti sono gruppi di lavoro destinati a svolgere attività continua su tematiche ritenute di primaria importanza per l’Associazione e sulle quali si ritiene sia necessario mantenere alta l’attenzione. Per loro stessa natura i gruppi permanenti non hanno obiettivi specifici nel tempo che, una volta raggiunti, portano alla chiusura del gruppo stesso, come avviene per le task force, ma sono portati a non esaurirsi. Le sessioni di area sono invece i momenti formativi a disposizione dei National Officer per lo scambio di idee e il confronto con chi è impegnato a livello locale all’interno dell’area tematica in questione. Possono prevedere l’impiego di diverse tecniche nell’arco di un solo evento come ad esempio il training, il lavoro a piccoli gruppi, un gruppo di discussione. L’organizzazione e realizzazione delle sessioni di area è a carico del National Officer di riferimento, che può essere coadiuvato in questo lavoro da un team di area o da altre persone come eventuali cordinatori degli SWG o coordinatori di Progetto Nazionale. L’agenda, le tematiche trattate e le modalità in cui trattarle vengono strutturate in base alle esigenze contingenti della Standing Committee. 4.3. PEER EDUCATION E TRAINING Secondo l’UNESCO l’educazione fra pari o peer education è “l’impiego di soggetti appartenenti a un determinato gruppo (sociale, etnico, di genere) allo scopo di facilitare il cambiamento presso gli altri componenti del medesimo gruppo”. SISM – Segretariato Italiano Studenti in Medicina – Linee Guida NFE 9
Lo scopo di questa metodica, soprattutto nell'ambito della salute, è la prevenzione di comportamenti a rischio e lo sviluppo di un atteggiamento corretto e consapevole volto a proteggere se stessi e la propria salute. Questo cambiamento viene messo in atto dai partecipanti a una sessione di peer education, poichè il peer educator avrà fornito loro sia la motivazione, che gli strumenti, le modalità, e i contenuti inerenti l’argomento e un corretto approccio a esso. La peer education, così come i training, si avvale delle tecniche di Non Formal Education. Il fine di un TNT e più in generale di un training, all’interno del SISM, è far si che i partecipanti raggiungano gli obiettivi specifici di quel training, come ad esempio l’acquisizione delle conoscenze previste, l’apprendimento di determinate skills. Il fine di un TIPE, invece, è quello di formare persone in grado di andare nelle scuole (o anche in altri contesti) per informare e sensibilizzare la popolazione sfruttando le tecniche apprese, l’obiettivo è imparare un metodo per poi poterlo applicare andando a realizzare progetti che utilizzano la peer education. Senza mettere in pratica ciò che è stato appreso, il formarsi stesso perde di senso. Tuttavia, come è facilmente intuibile, le due metodiche talvolta si intersecano, è possibile ad esempio inserire dei momenti di training all’interno di un TIPE, volti a far acquisire delle specifiche competenze (es. project management), che saranno però sempre momenti definiti nel tempo, di una durata specifica e con obiettivi propri da raggiungere al loro interno. Piccola precisazione: nell’acronimo TIPE (Training Italiano in Peer Education) figura la parola training anche se non lo è nel senso stretto del temine, come dimostra il fatto che per tenerlo non è necessaria una formazione come trainer, il termine è un refuso storico dovuto al fatto che i primi peer educator erano trainer. In questa tabella abbiamo cercato di sintetizzare le principali differenze e similitudini tra peer education e training. SISM – Segretariato Italiano Studenti in Medicina – Linee Guida NFE 10
Peer Education Training Differenze gruppo omogeneo per almeno una caratteristica gruppo non necessariamente omogeneo proposto al gruppo su base volontaria è necessario che il peer educator abbia una formazione e una non è sempre necessario che il trainer sia più formato dei conoscenza formale, sull'argomento della peer, maggiore di quella partecipanti sull’argomento trattato (purché abbia comunque una dei partecipanti conoscenza di base), le conoscenze possono anche essere fatte venire fuori dal gruppo sotto la sua guida la formazione sulla metodica è finalizzata allo sviluppo di un la formazione sulla metodica non è necessariamente finalizzata progetto allo sviluppo di un progetto Similitudini Ci sono delle competenze di base che devono essere proprie di ogni trainer e peer educator, indipendentemente dal contesto in cui stanno operando, queste sono le skill che ogni persona che utilizza la NFE dovrebbe saper padroneggiare Per la realizzazione di un training o di una sessione di peer education non è sempre indispensabile avere un'agenda dettagliata, si può anche, a propria discrezione, procedere seguendo solo una traccia schematica, la quale deve però essere sempre presente e contenere gli obiettivi specifici nel caso del training SISM – Segretariato Italiano Studenti in Medicina – Linee Guida NFE 11
Il trainer e il peer educator (senza essere troppo rigidi e inflessibili) devono essere in grado, se necessario, di imporre determinati limiti e determinate regole Il processo di apprendimento che viene effettuato tramite la NFE non è del tutto "sostituibile" con un altra metodica come l’educazione formale, che pur potendo trasmettere le stesse nozioni le priva della componente esperienziale 5. IL TRAINING “Un training è un momento formativo basato su tecniche di Educazione Non Formale, con obiettivi ben definiti, che vengono raggiunti entro la fine dello stesso, e che mira a sviluppare o migliorare delle competenze, delle conoscenze o delle capacità dei partecipanti” lo scopo del training è quello di fornire skill ai partecipanti, con questo termine si intendono “competenze e conoscenze” la cui acquisizione costituisce uno degli obiettivi del training stesso. Le skills che ci si prefigge di prendere in considerazione, in genere, sono complesse e con il training non si ambisce al raggiungimento di una completa padronanza delle stesse, quanto piuttosto ad avere una base da cui cominciare a costruire un percorso personale ragionato e responsabile. Le tematiche su cui può essere incentrato un training sono innumerevoli, in quanto il training è uno strumento, una metodica nella mani del trainer. Il training all’interno della realtà associativa è un momento a sè stante che esiste in quanto tale e si può organizzare come evento singolo, svincolato da altri eventi associativi, o può essere inserito all’interno di un contesto più ampio, come un evento nazionale maggiore (Congresso Autunnale o Primaverile, TIPE, PET...), oppure eventi locali come un miniMeeting di Sede Locale. SISM – Segretariato Italiano Studenti in Medicina – Linee Guida NFE 12
Nella struttura del training si riconoscono alcune tappe fondamentali, anche se questa presenta una certa elasticità e plasticità fisiologica, dovuta alle diverse variabili che possono entrare in gioco durante il training stesso, ad esempio la location, la responsività del gruppo, uno spiccato interesse per un aspetto particolare dell’argomento trattato, ecc. In particolare abbiamo: introduzione: ha lo scopo di presentare l’argomento del training e dovrebbe coprire circa il 15% della durata del training. corpo: è il cuore vero e proprio del training, è costituito da una serie di attività che consentono al trainee di apprendere sperimentando in prima persona. Dovrebbe coprire circa il 60% della durata del training e almeno il 50% del corpo dovrebbe essere costituito da attività interattive. conclusione: dovrebbe coprire circa il 15% della durata del training, fornendo un momento riassuntivo finale utile a evidenziare i macro concetti che i trainer hanno individuato come importanti da acquisire per i trainee. valutazione: fornisce una valutazione da parte dei partecipanti dell’andamento del training principalmente per quello che riguarda la gestione del tempo, del gruppo, le attività svolte e i trainers, è perciò usata per fornire idee e critiche costruttive. La valutazione può essere adattata alle necessità del singolo training, rendendola, quindi, il più funzionale possibile. Dovrebbe coprire circa il 10% della durata del training. La valutazione non deve venir sacrificata nella gestione del training perché fornisce al trainer un’idea dei propri punti di forza e dei propri limiti, quindi è a vantaggio del trainer e della qualità dei training che terrà in futuro. Ricordiamo che la struttura qua proposta non deve essere considerata rigida, bensì come un prototipo di training. Ciò non toglie che il trainer possa, all’occorrenza, variare la durata, l’ordine e la struttura stessa delle singole parti che compongono un qualsiasi training. 5.1. UTILIZZO DEI TRAINING NEL SISM SISM – Segretariato Italiano Studenti in Medicina – Linee Guida NFE 13
Per quanto riguarda le attività organizzate dal SISM un training può essere inserito nell’agenda di eventi nazionali, regionali o macroregionali, quali Congressi, workshop o meeting, con un ventaglio di offerte tematiche, selezionate dalla Training Support Division e da eventuali responsabili dell’evento, sulla base delle necessità contingenti. A tal proposito è fondamentale il feedback ricevuto dalla comunità dei trainer, dal Team of Officials e dalle Sedi Locali tutte. Esistono inoltre momenti di formazione nazionale in cui il training risulta essere uno strumento valido ed efficace. È questo il caso del Meeting Smile-X, del National Pre-Exchange Training (N-PET), della formazione del DisasterTEAM, ecc. A livello locale, il training può trovare numerosi sviluppi in qualsiasi area tematica. Ad esempio un Consiglio Esecutivo può trovare giovamento da un training su temi quali advocacy, management di risorse economiche e umane o pianificazione. Inoltre un National Officer può ottenere ottimi risultati formando in maniera specifica le persone dedite a un progetto. Ad esempio, trasmettendo skill comunicative a tutor di un corso pratico o fondamenti di campaigning a promotori della Salute Pubblica si migliorerebbe senza dubbio l’outcome del progetto specifico. Il training è, infine, la metodologia ottimale per momenti associativi di primissima importanza e ineludibili quali il team building, l’handover e la formazione dei soci sulle tematiche di principale interesse associativo. 6. IL TRAINER 6.1. FORMAZIONE DEL TRAINER Il trainer è un socio SISM che si è formato durante un TNT (Training New Trainers) nazionale, locale o internazionale. SISM – Segretariato Italiano Studenti in Medicina – Linee Guida NFE 14
La formazione del trainer comprende le metodiche di base dell’Educazione Non Formale, in particolare applicata alle social skills. Le principali tematiche che i trainer devono essere in grado di padroneggiare sono: communication skills, team building, group dynamics, motivation, time management, evaluation, feedback, monitoring, leadership, public speaking, presentation skills, facilitazione, coaching, moderazione. Inoltre, alla fine del TNT, i partecipanti devono aver acquisito basi concettuali e pratiche sull’organizzazione di un training, in modo da essere in grado di gestire le tempistiche, scegliere le tecniche comunicative e i contenuti più adatti, utilizzare il setting diponibile in modo adeguato e valutare il training a posteriori. La formazione sarà ritenuta completa quando i partecipanti avranno tenuto il loro primo training, che costituirà quindi una sorta di abilitazione. E’ consigliato tenere il primo training insieme a un trainer esperto o, nel caso in cui per entrambi i trainer sia il loro primo training, è consigliata la presenza di un buddy. Inoltre viene di norma inviata l'agenda del training di abilitazione alla TSD come forma di monitoraggio. Dopo il primo training di abilitazione ogni trainer del SISM può svolgere e organizzare progetti formativi e training a usufrutto dei soci dell'Associazione. Oltre alla figura del Trainer, esiste la figura dell’old trainer. Per diventare old trainer è necessario partecipare a un TOT (Training for Old Trainer) o aver tenuto un TNT come formatore; per partecipare a un TOT è necessario aver tenuto almeno tre training e devono essere passati almeno 6 mesi dall’acquisizione della qualifica di trainer. Non esiste un processo di abilitazione per gli old trainer, quindi vengono considerati come tali direttamente alla fine del TOT. Durante l’evento vengono affrontati molti degli argomenti presenti nel TNT (come ad esempio communication skills, group dynamics, evaluation, feedback, leadership, facilitazione), trattandole però a un livello più approfondito, a queste vengono aggiunte nuove tematiche quali negotiation skill. In generale durante un TOT si cerca non tanto di fare acquisire ulteriori nozioni al trainer, ma piuttosto di fornirgli le capacità e la consapevolezza per poter essere a sua volta in grado di formare nuovi trainer. Infatti l’obiettivo degli old trainer è quello di farsi carico della formazione di nuovi trainer, fornendo loro le competenze appropriate. SISM – Segretariato Italiano Studenti in Medicina – Linee Guida NFE 15
La principale differenza tra old trainer e trainer non risiede quindi nella quantità di nozioni che essi hanno, ma piuttosto nel fatto che l’old trainer ha maturato le competenze per realizzare in modo efficace il processo di formazione di un trainer. 6.2. IL RAPPORTO CON IL CO-TRAINER I training sono quasi sempre condotti da 2 o 3 trainer a seconda del numero di partecipanti; ciò consente ai trainer di gestire il gruppo al meglio, in quanto possono sempre contare l’uno sull’altro per condurre le attività e per poter gestire insieme qualsiasi necessità. Per questo il rapporto con il co-trainer è uno degli aspetti più importanti della gestione dell’evento. Esso si basa sulla condivisione degli obiettivi del training (non si può condurre una nave se i rematori non sono d’accordo sulla destinazione), sulla loro parità e sulla fiducia reciproca. Il termine di fiducia ingloba il concetto di “fare affidamento” sull’altro e sulle capacità dell’altro (di gestire le attivià, di gestire il gruppo) e di responsabilità, ovvero mettere anche l’altro in condizione di fidarsi (quindi rispettando gli impegni, preparandosi adeguatamente sulle attività da tenere, eccetera). Il termine parità indica invece la necessità di non prevaricare l’altro durante le discussioni e gli esercizi, in modo da avere entrambi pari importanza e pari autorevolezza, con un’equa divisione degli spazi e dei tempi. Ciò si può raggiungere grazie ad un’attenta e condivisa pianificazione dell’agenda da parte dei trainer, programmando e dividendosi le attività da condurre, scegliendole in base alle conoscenze, preferenze e attitudini personali, e soprattuto rispettando tale programmazione. Questo non significa però che il training viene gestito a compartimenti stagni, anzi! Il co-trainer ha sempre un ruolo in ogni attività, anche se non è il “conducente” principale. In particolare nei momenti di difficoltà, il co-trainer deve essere sempre recettivo nei confronti dell’altro, in modo da “tamponare” eventuali limiti conoscitivi o emotivi dell’altro, costituendo un aiuto reciproco. 6.3. RAPPORTO CON I TRAINEE SISM – Segretariato Italiano Studenti in Medicina – Linee Guida NFE 16
Al termine di un TNT, il neoformato trainer ha di norma acquisito competenze di gestione del “setting” del training tali da permettergli, col tempo e con l’esperienza, la padronanza di situazioni sociali, come lo stesso training, sempre più complesse. In quest’ottica, una volta decisa l’agenda, i due-tre trainer che conducono la sessione devono sintonizzarsi sulle “frequenze” del gruppo di trainee, per poter cogliere, come un DJ che guarda la folla, le reazioni della “pista” (esempio: se un’abilità è già stata acquisita dai partecipanti; se il team building è già stato effettuato o il gruppo è già affiatato), per eventualmente cambiare scaletta/disco/esercizio in corsa. Fuor di metafora, il rapporto coi trainee non è mai passivo (come quello professore/alunni in una lezione frontale), ma prevede sempre un certo grado di azione e reazione tra il gruppo di trainee e i trainer. Presupposti per una buona ricettività dei trainer sono il saper lavorare in squadra e la comunicazione non verbale tra trainer. Le abilità che invece i trainer devono padroneggiare nei confronti del gruppo di trainee possono essere sintetizzate in dinamiche di gruppo, gestione del tempo, monitoraggio e feedback, coaching. Quindi non si pensi che, una volta decisa la scaletta, il training prosegua col pilota automatico - il trainer impara sempre qualcosa dai trainee! Un buon trainer dovrebbe essere, nei limiti del possibile, ricettivo anche nei confronti delle reazioni del singolo partecipante. La restituzione dell’attività è parte integrante dell’esercizio stesso, e svolge due funzioni principali: quella di una prima verifica per i trainer dell’acquisizione delle abilità da parte dei trainee, e quella di scambio di queste tra i trainee stessi. E’ importante che, nella restituzione dell’esercizio, venga mantenuto un clima di rispetto e l’opinione del singolo sia costruttiva in relazione agli scopi e obiettivi dell’esercizio stesso. Questi, all’interno del SISM, sono nella maggior parte dei casi collettivi e non personali (come collettiva è la restituzione), in virtù del fatto che ogni esercizio viene svolto in gruppo e deve essere sempre contestualizzato rispetto agli scopi associativi. Se un trainer non si sente in grado di gestire una determinata attività, questi non dovrebbe tenere l’esercizio in questione. Allo stesso modo, il partecipante, che per qualche ragione non ripone sufficiente fiducia nei trainer o nei suoi compagni, può astenersi dal prendere parte a un esercizio. SISM – Segretariato Italiano Studenti in Medicina – Linee Guida NFE 17
Così come il trainer deve avere rispetto della singolarità del trainee, anche il trainee stesso, infine, dovrebbe sempre tenere un atteggiamento rispettoso nei confronti del trainer, il quale è comunque un suo pari, al massimo con qualche competenza in più, ma pur sempre un volontario che ha prestato la sua opera e il suo tempo per far crescere l’Associazione e i suoi componenti. 7. BIBLIOGRAFIA E SITI UTILI L’obiettivo di quest’ultima sezione è di fornirvi un po’ di siti e manuali tramite i quali ci siamo documentati per la scrittura di queste linee guida e che reputiamo possano essere utili nel caso qualcuno desideri ampliare le proprie conoscenze sull’argomento. Prendeteli come dei semplici spunti di lettura. infed - http://infed.org/mobi/what-is-non-formal-education/ Youth for Exchange and Understanding http://www.yeu-international.org/en/non-formal-education UNESCO - http://unesdoc.unesco.org/images/0013/001305/130516e.pdf UNFPA, Training of Trainers Manual https://www.unfpa.org/sites/default/files/jahia-publications/documents/publications/2006/ypeer_tot.pdf UNICEF - http://www.unicef.org/rosa/Rosa_Pamplate_23May_07(finalcorrection).pdf The Journal of American Medical Association http://jama.jamanetwork.com/article.aspx?articleid=191423 MindTools - https://www.mindtools.com/ SISM – Segretariato Italiano Studenti in Medicina – Linee Guida NFE 18
Youthpass https://www.youthpass.eu/da/youthpass/for/youth-initiatives/learn/information/non-formal-learning/ European Youth Forum http://issuu.com/yomag/docs/nfeqa_manual_single La prima versione di questo documento è stata approvata e impaginata dal Publications Group nell’aa. 2015/2016 SISM – Segretariato Italiano Studenti in Medicina – Linee Guida NFE 19
SISM - Segretariato Italiano Studenti Medicina Ufficio Nazionale: Padiglione Nuove Patologie, Policlinico Sant’Orsola, via Massarenti 9, 40138 Bologna. tel/fax: +39 051 399507 – e-mail: nationaloffice@sism.org – web: www.sism.org Codice Fiscale 92009880375 SISM – Segretariato Italiano Studenti in Medicina – Linee Guida NFE 20
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