NESSUNO MI PUÒ GIUDICARE - MUSICA BUONA E MUSICA CATTIVA - LAVORO DI DIPLOMA DI ELENA REVELANT
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LAVORO DI DIPLOMA DI ELENA REVELANT MASTER OF ARTS IN SECONDARY EDUCATION ANNO ACCADEMICO 2010/2011 NESSUNO MI PUÒ GIUDICARE MUSICA BUONA E MUSICA CATTIVA RELATORE MANUEL RIGAMONTI
Sommario 1. Introduzione ................................................................................................................... 2 1.1 La scelta del tema .............................................................................................. 2 1.2 Ipotesi e domande di ricerca .............................................................................. 2 1.3 La ricerca ........................................................................................................... 3 2. Quadro teorico ................................................................................................................... 4 2.1 La cultura musicale ............................................................................................ 5 2.2 La teoria del condizionamento, ovvero come il giudizio musicale è influenzato da fattori esterni ............................................................................................................ 6 3. Preparazione al percorso didattico ..................................................................................... 8 3.1 Raccolta dati (questionario n.1) ......................................................................... 8 3.2 Analisi delle percentuali .................................................................................... 9 3.2.1 Ritmo ................................................................................................ 9 3.2.2 Genere ............................................................................................... 9 3.2.3 Parole ................................................................................................ 9 3.2.4 Voce ................................................................................................ 10 3.2.5 Ricordi ............................................................................................ 10 4. Il percorso didattico ......................................................................................................... 11 4.1. Creazione della tabella dei criteri di valutazione di una canzone ................... 11 4.2 Confronto fra compilazione della tabella e questionario ................................. 13 4.3 Scelta del percorso proposto ............................................................................ 14 4.3.1 Ritmo .............................................................................................. 15 4.3.2 Voce ................................................................................................ 16 4.3.3 Forma .............................................................................................. 17 4.3.4 Sonorità ........................................................................................... 17 5. Il questionario no. 2 ......................................................................................................... 19 5.1 Analisi dei dati ................................................................................................. 19 5.2 Interpretazione dei cambiamenti ...................................................................... 20 6. Ricostruzione dei nuovi criteri di valutazione di una canzone ........................................ 23 7. Resoconto finale ............................................................................................................... 26 8. Conclusione ................................................................................................................. 28 9. Bibliografia ................................................................................................................. 30 10. Allegati ................................................................................................................. 31
1. Introduzione 1.1 La scelta del tema Il tema generale all’interno del quale ho dovuto scegliere di trattare con maggior precisione un aspetto è “musica buona e musica cattiva”. L’idea di analizzare più nel dettaglio i gusti musicali degli adolescenti e di sapere quale significato assumono per loro le parole “musica buona e cattiva” ha attirato il mio interesse. Così ho riflettuto su come il risultato di questa informazione potesse servire nel mio operato didattico. Il tipo di ricerca che ho deciso di utilizzare è una ricerca-azione, in quanto una ricerca qualitativa di questo stampo permette di affrontare con meno rigidità i complessi problemi legati all’educazione rispetto ad una di tipo quantitativa. Inoltre, questa tipologia di ricerca mi offre l’opportunità di poter correggere il mio insegnamento in base ai risultati ottenuti e di apporre in seguito dei miglioramenti al percorso didattico. 1.2 Ipotesi e domande di ricerca L’ipotesi di ricerca alla quale cercherò di dare risposta è la seguente: attraverso l’itinerario didattico proposto dal docente sull’ascolto della musica, l’allievo riuscirà ad apprezzare maggiormente la musica che ascolta. Per raggiungere tale obiettivo, la ricerca cercherà di dare risposte alla domanda seguente: un percorso didattico inerente l’ascolto oggettivo della musica può condizionare un precedente giudizio degli allievi espresso sulle diverse canzoni (ascolto soggettivo)? Per essere più precisa e per permettere alla mia ricerca una direzione meglio definita mi sono posta anche queste domande: Quali sono i criteri che gli adolescenti utilizzano per giudicare buono un brano musicale? Quanto l’emotività può influenzare la scelta di un brano piuttosto che un altro? Come fare per valorizzare l’ascolto soggettivo di una canzone? 1.3 La ricerca Ho raccolto le informazioni e ho svolto il percorso didattico in una classe di seconda media. La ragione della mia scelta è dovuta a motivi diversi: prima di tutto le classi che ho
ricevuto quale docente di educazione musicale sono una prima, una seconda e una terza. Ho scartato la classe prima perché ancora troppo legata all’infanzia e alle elementari e quindi, a mio parere, non ancora completamente entrata nella fase adolescenziale; non ho lavorato con la classe terza perché l’orario scolastico impone solo un’ora alla settimana di educazione musicale e quindi non sufficiente per svolgere il lavoro di ricerca. Infine la scelta è caduta su di una seconda media formata da 21 allievi con cui ho avuto a disposizione due ore alla settimana. L’intero lavoro di ricerca ha occupato 14 ore scolastiche di lezione. La ricerca si svilupperà in cinque fasi: 1. Agli allievi sarà richiesto di compilare un questionario in cui si chiede loro di indicare il brano musicale preferito e di specificare le motivazioni che hanno permesso di giudicarlo migliore rispetto ad altri. In seguito, insieme alla sottoscritta, gli allievi saranno chiamati a creare una tabella in cui indicare quali sono i criteri di cui un ascoltatore deve tener conto per poter giudicare un brano musicale. 2. Costruirò un percorso didattico che porterà gli allievi a possedere più strumenti critici per migliorare l’ascolto della loro musica. 3. Dopo l’itinerario didattico proporrò di nuovo il questionario sul brano preferito e chiederò se dopo il pecorso svolto quest’ultimo è cambiato e perché. 4. Insieme agli allievi rivedremo i criteri utilizzati per costruire la tabella di valutazione (fase 1) che potrà cambiare grazie alle nuove conoscenze da loro acquisite. 5. Con la nuova griglia valutativa creata, gli allievi saranno chiamati ad ascoltare i loro brani preferiti indicati e a valutarli nuovamente secondo la nuova tabella.
2. Quadro teorico Per rispondere alla principale domanda di ricerca, ovvero se sia possibile grazie a un percorso didattico ben studiato incrementare la capacità di ascoltare oggettivamente un brano, è necessario analizzare quelli che ritengo essere gli elementi fondamentali della musica, spiegare il perché lo sono, accostandomi il più possibile alle linee proposte dal piano di formazione delle scuole medie. Quale musicista ritengo che gli elementi principali che permettono alla musica di esistere sono molti e tra i principali voglio citare: il ritmo, la melodia, l’armonia, la forma, il timbro. Come è risaputo le emozioni che si provano nell’ascoltare un brano e l’emotività che ogni compositore tenta di trasmettere al suo ascoltatore sono inequivocabilmente soggettive, è necessario pertanto, a maggior ragione lavorando con degli adolescenti, considerare anche la linea dell’emotività. Sloboda (1988, p. 24) ci introduce con parole semplici ma efficaci su questo tema: «Vista con il freddo occhio del fisico, un evento musicale è solo una raccolta di suoni di varia altezza, durata, e altre qualità misurabili. In qualche modo, la mente umana attribuisce a questi suoni un significato. Essi diventano simboli per qualcos’altro cha va al di là del puro suono, qualcosa che induce a piangere o a ridere, che piace o dispiace, che commuove o lascia indifferenti.» La citazione qui riportata mi ha fatto riflettere molto sul perché la musica ci fa provare emozioni e ci permette di giudicare positivamente o negativamente un brano musicale. A questo proposito cercherò di elencare due brevi «teorie» che permettono ulteriori riflessioni. La prima teoria ci inviterebbe a chiederci perché ad esempio per alcuni un andamento musicale lento porta alla calma, alla riflessione, alla meditazione, e per altri può essere noioso. Oppure perché un ritmo veloce induce all’attivazione del corpo piuttosto che alla passività dello stesso. Tutto ciò si può ricondurre alla cultura musicale che ognuno di noi possiede. Grazie a questa cultura, fatta propria secondo il contesto in cui si cresce, la nostra mente ha costruito un’infinità di collegamenti, una rete che supporta costantemente ogni nostra decisione e ogni nostro giudizio: ragioniamo, valutiamo e valorizziamo la musica, e non solo, secondo canoni propri della cultura in cui siamo cresciuti. Contrapposta alla teoria della cultura musicale, si trova l’altra teoria, citata nel libro di Sloboda, quella del «condizionamento» secondo la quale un individuo colloca l’ascolto di un
brano musicale, così come il suo giudizio su di esso in base al luogo o alla situazione, al contesto in cui è stato ascoltato. A questo punto si potrebbe affermare che un brano può essere giudicato ed essere considerato buono per la vicinanza che ha alle regole della propria cultura musicale ma può essere anche considerato cattivo per il contesto negativo in cui è stato ascoltato (condizionamento). 2.1 La cultura musicale Secondo l’illustre parere del compositore Aaron Copland (1954, pp. 28-72), vi sono quattro elementi fondamentali per la musica: ritmo, melodia, armonia, colore. Il ritmo è considerato il primo elemento della musica: si può dire che tutto iniziò dal battito di un ritmo. Un certo modello di lavoro o i movimenti del corpo non sono altro che ritmi regolari: esso è il motore della musica.1 In Europa, nel corso dei secoli della storia della musica e soprattutto nell’ultimo, si sono esplorate diverse forme ritmiche in cui gli accenti non sono più i canonici (binari e ternari), ma cambiano, creando degli inaspettati ritmi coinvolgenti, elettrizzanti (5/8, 7/8). La maggior parte delle persone si sentono più vicine ai ritmi canonici, anche perché la stragrande maggioranza della musica che oggi ascoltiamo è scritta con ritmi semplici che rispettano gli accenti ritmici naturali. Il secondo elemento è la melodia. Copland (p. 38) sostiene che “se l’idea del ritmo è connessa nella nostra immaginazione al moto fisico, l’idea della melodia è associata all’emozione mentale.” Con lo sguardo della musicista, come posso negare questa evidenza? La bellezza di una melodia è sicuramente un valore soggettivo, ciò che è bello per me può non esserlo per i miei allievi. Posso tentare di giustificare quali siano i canoni di costruzione di una bella melodia attraverso le regole di compensazione degli intervalli, le regole utilizzate durante il periodo barocco piuttosto che classico o romantico, ma la mia risposta non sarebbe universale, cioè valida per tutte le musiche di tutti i tempi, bensì univoca, ovvero valida solo per lo stile e il contesto di quella musica. Il giudizio su una melodia sfugge da qualsiasi controllo oggettivo. Ovviamente posso dire che se una frase musicale non è completa non è bella, ma solo se mi riferisco ad esempio alla mia cultura musicale d’origine, quella occidentale. Sono perfettamente d’accordo con Copland nel credere che una melodia è bella quando riesce ad emozionare chi l’ascolta. 1È forse da spiegarsi in questo modo la predilezione da parte dei giovani di musiche molto ritmate, ripetitive, la ricerca del movimento, la necessità di muoversi.
L’armonia è probabilmente l’elemento più soggetto ai cambiamenti storici, ed è quello che più difficilmente può rientrare tra gli argomenti che si trattano in un programma di scuola media. L’aspetto armonico di una composizione è possibile paragonarlo allo scheletro umano, di cui è possibile notare gli elementi principali, ma troppo difficile entrare nel dettaglio e, nel caso musicale, spiegare le scelte armoniche del compositore. Per questo motivo tralascio la parte dedicata all’armonia nonostante personalmente ritengo sia l’essenza della musica stessa. L’ultimo elemento da prendere in considerazione è il colore della musica, ovvero l’unione di timbri. L’orecchio umano possiede una predisposizione istintiva al riconoscimento dei vari aspetti del timbro, secondo Copland. È naturale saper riconoscere la differenza che esiste tra il suono della tromba e quello del violino, non si tratta di sapere il nome dei due strumenti ma semplicemente riconoscere oggettivamente che vi è una differenza. Questo fortunatamente è istintivo per l’orecchio umano, ed è indipendente dal fattore del piacere, la differenza si percepisce che piaccia o no. Nell’idea del compositore vi è anche la motivazione alla scelta di determinati strumenti, per offrire all’ascoltatore un effetto piuttosto che un altro, ed è interessante per l’ascoltatore attivo, cosciente e intelligente riconoscere a quale strumento appartiene quel timbro e, per i più esperti, intuire il motivo che ha spinto il compositore a quelle scelte strumentali. 2.2 La teoria del condizionamento, ovvero come il giudizio musicale è influenzato da fattori esterni Il fattore emotivo è il primo segnale che ci permette di giudicare un brano musicale e l’emotività è quanto di più soggettivo esista in un individuo. È determinante il contesto in cui viene ascoltata la musica, spesso si giudica una musica bella perché in quel determinato momento e in quel preciso luogo vi era un ambiente che ci ha particolarmente messo a nostro agio, permettendo così al nostro corpo e cervello di avere già in partenza una predisposizione all’ascolto di quel preciso brano. Sappiamo però che un brano musicale pur breve che sia, contiene momenti emozionali diversi. L’ascoltatore esperto, magari un musicista, ha la capacità di riconoscere questi diversi punti, mentre un ascoltatore occasionale probabilmente conferisce a tutto il brano la stessa caratteristica emotiva. Per esempio giudica tutto un brano allegro nonostante ci siano delle parti consistenti in cui cambia l’andamento e diventa più lento. Secondo la teoria della “cultura musicale” che ho riportato prima, l’allievo che ascolta musica che proviene dallo stesso ceppo culturale di un altro potrebbe avere sensazioni emotive simili. Contrariamente secondo la teoria del condizionamento, questa affermazione non può essere sostenuta perché ognuno ha la propria percezione emotiva in seguito a numerosi fattori che sono
esclusivamente personali. Inoltre, lo stesso brano può essere ascoltato in momenti differenti e in contesti diversi che portano i due allievi ad avere giudizi differenti sullo stesso brano musicale. Questa teoria sostiene ancora che l’emozione suscitata dall’ascolto della stessa canzone potrebbe essere ogni volta differente, proprio perché sentita in momenti differenti.
3. Preparazione al percorso didattico 3.1 Raccolta dati (questionario n. 1) Come primo passo della mia ricerca ho somministrato ai ragazzi un questionario (allegato no.1) in cui ho chiesto quale sia la loro canzone preferita e la motivazione della scelta. Ho raccolto i dati e li ho categorizzati sotto le seguenti voci: ritmo, genere, parole, voce e ricordi. Su un totale di 21 allievi, 14 sono state le canzoni preferite (più allievi hanno scelto, quindi, la stessa canzone). Ho notato che il genere del rap è molto gettonato (9 voti, di cui 6 per lo stesso cantante). Considerando gli altri generi, ho notato che vi sono 7 canzoni che sovente venivano fatte passare in radio nel 2010, mentre le rimanenti 3 sono più datate (1993, 2006). Le ragioni della loro scelta che riporto nel seguente grafico: Preferenze Ritmo Genere Parole Voce Ricordi Figura 3.1 – Motivazioni delle scelte musicali Tab. 3.1 – Percentuali delle motivazioni alle scelte musicali Criteri Percentuale Ritmo 33% Genere 30% Parole 20% Voce 10% Ricordi 7%
3.2 Analisi e breve interpretazione dei risultati 3.2.1 Ritmo La voce ritmo è da intendere con la formulazione “mi piace la canzone perché ha un bel ritmo”. Ricollegandomi a quello che ho scritto nella parte teorica a tal proposito, trovo qui la piena conferma: gli adolescenti, anche a digiuno di quello che potrebbe essere un percorso scolastico di educazione musicale sul ritmo, sono attratti dalla capacità di questo elemento di sollecitare il loro corpo (il movimento è il primo elemento importante che risulta da questo grafico). Infatti, fra le molte canzoni scelte, gran parte sono molto ritmate e poche presentano un andamento lento. 3.2.2 Genere Parecchi allievi hanno motivato la scelta di una canzone perché appartiene ad un determinato genere musicale. A mio parere questo criterio si collega al ritmo: analizzando nel dettaglio le risposte al questionario, chi ha evidenziato il genere come motivo della sua scelta è perché questo è piuttosto movimentato, infatti il dato emerge soprattutto fra gli allievi che hanno scelto canzoni rap o pop. Ho potuto osservare come la distinzione tra ritmo e genere non sia ben definita. Non mi è dato sapere se gli allievi hanno tenuto distinte le due categorie di ritmo e genere o se invece le hanno confuse. 3.2.3 Parole Il 20% dei ragazzi sceglie la propria canzone preferita anche in base alle parole, cioè al significato del testo, facendomi pensare che il senso della canzone non è un elemento che sottovalutano. Ad un’analisi più attenta, però, ho scoperto che solo tre si rifanno a canzoni in italiano e uno ad una canzone scritta in inglese di cui però ha letto la traduzione. Gli altri due dicono che la canzone ha delle belle parole ma, riferendosi a una canzone in inglese, non sono pienamente sicura che abbiano letto la traduzione del testo e che ne conoscano il suo significato. Riferendomi teoricamente a un campione più ampio, posso sostenere che venti adolescenti su cento scelgono una canzone grazie al significato del testo.
3.2.4 Voce La voce, o meglio la bravura del cantante, è importante solo per il 10% degli allievi. Sembra che la qualità della voce per esprimere determinati sentimenti non rivesta un’importanza fondamentale. Nel corso del percorso didattico cercherò di approfondire l’argomento per capire come mai tale aspetto non ha raggiunto percentuali elevate. 3.2.5 Ricordi L’ultima motivazione espressa dagli allievi è perché la canzone suscita dei ricordi. Solo il 7% della classe ritiene che essi siano importanti per scegliere la propria canzone preferita. Per i ragazzi, evidentemente, la canzone non è stata ascoltata in un momento particolare e quindi non hanno dei ricordi importanti in merito. Sembra lontana quindi l’idea di fissare un ricordo alle sensazioni.
4. Il percorso didattico 4.1 Creazione della tabella dei criteri di valutazione di una canzone Dopo aver compilato questionario, ho chiesto agli allievi di creare una lista di criteri (allegato no.2) per valutare una “bella” canzone, la propria preferita. La discussione intavolata in classe è stata molto interessante e anche i ragazzi hanno apprezzato l’argomento. Il mio ruolo è stato solo ed esclusivamente quello di mediatrice per permettere il corretto funzionamento della discussione anche se, in qualche momento, qualcuno si è “agitato” più del previsto. Di seguito sono elencati i criteri scelti dalla classe in ordine di importanza. Criterio n°1 Il primo criterio scelto per la valutazione di una canzone è “secondo le emozioni e i ricordi che suscita”: qualcuno ha detto che era importante che la canzone facesse provare delle emozioni e tutti erano concordi; un altro ha aggiunto che anche il ricordo dell’emozione è importante e anche questo è stato accolto all’unisono. Ho notato che per loro è molto interessante affrontare il tema delle emozioni, tutti hanno voluto esprimere la loro opinione a riguardo e ogni intervento portava nuove ed interessanti affermazioni derivanti dal vissuto personale.2 Criterio n°2 La discussione ha poi introdotto un nuovo elemento: il testo. Tutti hanno ritenuto importante il messaggio che la canzone può esprimere, soprattutto quando questo si avvicina al loro vissuto personale. Criterio n°3 Il terzo criterio scelto è stato piuttosto combattuto tra maschi e femmine. Per la maggior parte dei ragazzi è risultata importante la presenza di un certo numero di parolacce nel testo, perché dicono che è propria di un determinato genere musicale, nello specifico il rap. Le ragazze e qualche ragazzo, non d’accordo con questa affermazione, ritengono che le parolacce non sono sinonimo di bellezza di una canzone. Si è discusso sulla possibilità di mettere questo criterio e infine si è raggiunto un accordo: il criterio può esistere ma essere interpretato in due modi 2 Durante questa lezione mi sono resa conto, per la prima volta, del bisogno degli adolescenti di esternare le proprie idee e del desiderio di condividerle con gli altri.
differenti: per alcuni, più alto è il numero di parolacce più valore assume la canzone, per altri, più basso è il numero di parolacce meglio è. Gli allievi non d’accordo sulla bellezza di una canzone dovuta alle molte parolacce, lo hanno sottolineato molto chiaramente quando hanno compilato la loro valutazione personale della canzone. Criterio n°4 La discussione ha evidenziato anche l’argomento del ritmo. Ancora una volta ho notato una netta divisione tra maschi e femmine: la maggioranza dei primi sostiene che una canzone per essere bella deve avere un ritmo insistente e intenso soprattutto nei bassi, le ragazze invece non la pensano allo stesso modo. Ci siamo comportati allo stesso modo del terzo criterio: chi pensava che non fosse importante avere un ritmo intenso e insistente dei bassi lo ha specificato nella compilazione della propria tabella. Criterio n°5 I ragazzi sollevano anche il tema dell’ascolto: una canzone può essere preferita anche perché sentita molte volte alla radio per esempio, o perché è stato visionato il video su Youtube. Hanno scelto di inserire nella tabella anche questo criterio “secondo il numero di volte che si ascolta”, probabilmente perché molti si erano già trovati nella condizione di scegliere la canzone preferita anche in funzione del numero di volte che l’hanno ascoltata. Criterio n°6 Strettamente legato al quinto, anche il sesto criterio riguarda la realtà che li circonda: “secondo quali canzoni ascoltano le persone vicine a noi”. Come negare la possibile tendenza del singolo a seguire il gruppo! Ovviamente, questo può avvenire per moltissimi aspetti: il modo di vestirsi, il linguaggio, le idee, la musica. Ho apprezzato molto questa loro capacità di analisi, hanno ammesso che a volte capita di preferire una canzone perché è la stessa che ascolta il migliore o la migliore amico/a, ma non perché realmente piace: semplicemente perché lo fanno gli altri. Criterio n°7 Il settimo criterio di valutazione è secondo il genere di musica cui appartiene la canzone. A mio parere anche questo criterio è legato ai due precedenti. Dalla discussione è emerso che
una canzone può piacere anche solo per l’appartenenza ad un determinato genere musicale, il rap ad esempio. Quindi i ragazzi sostengono che anche se la canzone non piace realmente, si impongono di apprezzarla perché è di un preciso cantante o gruppo. Si nota come il condizionamento sociale gioca un ruolo determinante: gli adolescenti non decidono autonomamente, è la società che sta intorno che può influenzarli. Una breve parentesi per una riflessione è d’obbligo: nel quinto, sesto e settimo criterio di valutazione notiamo come la realtà ha un’influenza forte sul giudizio che gli adolescenti possono avere di particolari eventi, ed è stato interessante come loro stessi, attraverso la discussione, siano arrivati a parlare di questo. Sono consapevoli dell’importanza dell’ambiente esterno e del condizionamento sulle loro scelte. L’impressione è che abbiano la necessità di comunicare e di confrontarsi e che ciò si concretizzi con l’espressione delle loro emozioni e stati d’animo. È un elemento tipico dell’adolescenza: costruisco la mia identità perché mi differenzio (o imito?) dagli altri. Criterio n°8 L’ultimo criterio per la scelta della canzone è: “secondo lo stato d’animo e l’ambiente in cui ci si trova”. Anche in questo caso ci sono delle discordanze: le femmine difendono l’argomento mentre alcuni ragazzi ritengono che non è importante il luogo e il momento in cui si ascolta una canzone. Ho proposto una votazione e il risultato è stato positivo. Noto una netta differenza tra ragazzi e ragazze: il sesso femminile è più sensibile e più attento al lato dei ricordi, mentre i maschi non badano molto a questo aspetto. 4.2 Confronto fra compilazione della tabella e questonario Ho effettuato un confronto fra questionario e risposte date nella tabella da noi creata per verificare la correttezza delle informazioni raccolte. Ho notato che per la maggior parte degli allievi, sedici, i motivi della scelta della canzone coincidono con la compilazione della tabella, mi spiego meglio con un esempio. L’allieva A. nel primo questionario (allegato no.10) ha scelto la canzone dal titolo “Supermassive black hole” del gruppo Muse e nella motivazione a tale scelta ha scritto: “perché è molto ritmata e mi fa venire in mente la scena di un film e perché mi tranquillizza”. Analizzando anche la sua compilazione della tabella dei criteri (allegato no.11) ho accertato la sua risposta: nel criterio n.4, riguardante il ritmo, ha dato una valutazione buona e al criterio n.1, quello inerente alle emozioni e ricordi che suscita, ottima. In questo caso, secondo il mio modo
di analizzare la tabella, la motivazione scritta nel questionario coincide con le risposte ai criteri di valutazione. Propongo ancora un esempio, l’allievo J. ha scelto la canzone “Not afraid” di Eminem, e ha così motivato la sua scelta: “perché è musica rap, e poi ha un ritmo bello, perché è in inglese” (allegato no.8). Controllando la sua tabella dei criteri (allegato no.9) ho trovato concordanza tra motivazioni e riposte ai criteri di valutazione, infatti al punto 7, secondo il genere a cui appartiene, la valutazione è buono; al punto 4 è buono, infine al punto 2 riguardante il testo la valutazione è ottimo. Anche in questo caso a mio parere si riscontra concordanza tra motivazione e risposte ai criteri di valutazione. Infine per quattro ragazzi non ho riscontrato concordanza tra motivazione alla scelta della canzone e risposte ai criteri di valutazione. Anche in questo caso porto un esempio per essere più chiara: l’allievo N. nella motivazione alla canzone “Rap futuristico” di Fabri Fibra scrive: “perché è rap” (allegato no.12). Ho interpretato la sua motivazione come: mi piace, perché appartiene ad un determinato genere musicale, ma nella tabella di valutazione (allegato no.13) al criterio 7, secondo il genere a cui appartiene, la sua risposta è stata discreto. Secondo il mio modo di vedere non vi è concordanza tra motivazione e risposta al criterio. L’interpretazione di questi dati è piuttosto soggettiva, la risposta richiesta nel questionario iniziale era di tipo aperto, discorsivo, non era di tipo chiuso, vero/falso, per cui è difficile comprendere correttamente alcuni punti di vista degli allievi. Quello che ho riportato è un’analisi secondo il mio punto di vista, ovviamente questo non esclude l’esistenza di altri. 4.3 La scelta del percorso proposto Dopo un’attenta analisi dei criteri di valutazione di una canzone e non dimenticando quanto annotato nel quadro teorico, ho preso delle decisioni sul percorso da seguire. Ho notato che il primo criterio di valutazione scelto è improntato completamente sulle emozioni dell’adolescente, inoltre è stato il primo proposto dai ragazzi, sinonimo dell’importanza dei sentimenti per loro. Questo criterio però è estremamente soggettivo e ho deciso di non trattarlo. Il secondo criterio scelto è il testo, ovviamente con testo si intende il significato, il messaggio che esso vuole far passare, e ritengo che questo potrebbe essere un criterio oggettivo di valutazione di una canzone. Dato però che già in questa tabella che loro hanno compilato è stato evidenziato questo elemento non ho voluto lavorare maggiormente in questa direzione. Il terzo criterio a mio parere rientra nel secondo: la presenza di parolacce riguarda il testo. Inoltre, come emergerà dalla seconda tabella, viene scartato dai ragazzi in quanto è un elemento indifferente.
Il quarto criterio di valutazione riguarda il ritmo. Questo è decisamente importante ma, a mio parere, troppo vasto per essere affrontato in un periodo di tempo così breve. Ho quindi evitato di lavorare sul ritmo, proponendo invece una discussione che approfondirò in seguito. Dal quinto criterio all’ottavo mi sento di fare riferimento alla teoria del condizionamento di Sloboda, sono tutti criteri di valutazione che tengono conto delle influenze esterne. Alla luce di queste riflessioni ho capito che era necessario un intervento sugli elementi oggettivi riconoscibili in una canzone. Ho deciso, quindi, di lavorare su elementi come il ritmo, la sonorità, la voce e la forma della canzone. 4.3.1 Ritmo Per quanto riguarda il ritmo ho proposto una discussione ai ragazzi, provocando una prima reazione con la seguente domanda: “il ritmo, secondo voi, deve avere per forza dei bassi potenti e deve pulsare (“pompare”3) per far sì che una canzone sia bella oppure dipende dal genere di canzone e di andamento?”. Come già riportato, durante la discussione per la scelta dei criteri di valutazione, ho notato discordanza tra maschi e femmine. Le ragazze giustificano la loro posizione sostenendo che non è importante avere un impianto ritmico dei bassi “potente e insistente” nelle canzoni più lente, non si adatta allo stile della canzone. Aggiungono che per alcune canzoni è auspicabile più movimento, ma non necessariamente in tutte e per tutti i generi. I ragazzi aggiungono che è importante che la canzone non sia noiosa (“possa”). Un allievo interviene in modo decisivo dicendo la frase più significativa: “il ritmo deve essere coinvolgente!”. Tutti asseriscono che in una canzone più lenta e melodiosa non è possibile avere un ritmo eccitante, risulterebbe fuori luogo; al contrario in una canzone più veloce ed energica non ha senso un ritmo poco importante e tendente alla lentezza. Ritengo che le affermazioni dei ragazzi sono chiare per la comprensione di quale ritmo è più adatto ad una canzone. La discussione li ha resi attenti e attivi nel pensiero sull’elemento del ritmo quindi non ho ritenuto necessario un percorso che presentasse loro diversi tipi di andamento: credo che sarebbe risultato noioso e poco produttivo ai fini della ricerca. Il loro giudizio è già formato su questo argomento, una semplice una riflessione ha permesso che ne acquisissero coscienza. 4.3.2 Voce Un altro elemento interessante sul quale ho proposto un percorso è la voce. Essendo cantante ho approfondito maggiormente questo elemento, inoltre molti allievi, nelle loro 3 Questa espressione, così come la prossima fra parentesi, è tipica del gergo utilizzato dagli adolescenti.
motivazioni alla scelta della canzone hanno affermato che la canzone piace perché “il cantante ha una bella voce” o “canta bene”. Ho deciso di strutturare questo itinerario in tre momenti: il primo rivolto alla conoscenza delle diverse tipologie di voci (soprano, contralto, tenore, basso), (allegato no.3), il secondo all’ascolto oggettivo di alcune canzoni scelte da me; il terzo di verifica delle informazioni precedenti (allegato no.4): i ragazzi, ascoltando i cantanti, dovevano dirmi a quale tipologia di voce appartenessero e descrivere soggettivamente con tre aggettivi la voce che avevano ascoltato. Questo lavoro è stato molto interessante. L’impressione è stata di curiosità nei confronti delle diverse tipologie vocali, la maggioranza non sapeva che ci fosse una suddivisione così precisa delle voci umane. Durante la presentazione delle canzoni, hanno riconosciuto alcuni cantanti e li hanno paragonati ad altri di loro conoscenza, scoprendo la somiglianza dell’estensione di voce e quindi l’appartenenza ad una precisa tipologia vocale. Nella terza parte in cui ho verificato quanto effettivamente avessero appreso dalle mie spiegazioni ho riscontrato che quattordici ragazzi su venti hanno risposto correttamente a tutti gli ascolti (allegato no.14), mentre i rimanenti sei hanno sbagliato al massimo due denominazioni di voce. Questo risultato per me ha significato una corretta ricezione delle informazioni che ho proposto sulla voce, la conseguente capacità di riconoscerle anche tra i cantanti da loro ascoltati e l’acquisizione di un elemento che permette loro di essere maggiormente coscienti sulla tipologia di voce del cantante da loro ascoltato. 4.3.3 Forma Il terzo elemento che ho ritenuto importante da trattare è stato la forma della canzone, la sua struttura, e l’ho affrontato con l’ausilio delle schede presentate nel libro Prova d’orchestra (R. Deriu, A.Pasquali, P.Tugnoli, M. Ventura , 2001, pp. 76-80), (allegato no.5). Si tratta di un’intera unità didattica sulla costruzione della canzone: il ritornello, la strofa, l’introduzione, la coda e l’inciso. Il lavoro didattico è consistito nello spiegare ai ragazzi cosa sono e quali caratteristiche hanno gli elementi sopra citati (presentati uno alla volta), per poi fare degli esercizi di ascolto oggettivo sull’individuazione degli stessi all’interno di canzoni da me proposte, riempiendo alcuni schemi in parte incompleti. Il percorso si è presentato semplice, parlando di argomenti quali ritornello, strofa e introduzione musicale, ma più complesso nell’affrontare la coda e l’inciso: gli allievi hanno presentato diversi dubbi sulla comprensione di questi due elementi. Non credo che sia dovuto a un’errata comprensione della spiegazione teorica, piuttosto il saper trasformare questa conoscenza in pratica e dire, per esempio, se una canzone termina con una coda oppure con una sfumatura progressiva dell’intensità del brano. Trattando l’inciso ho riscontrato lo stesso problema. In entrambi i casi, però, ho portato loro
esempi di canzoni attualmente trasmesse alla radio, in modo da presentare brani a loro più vicini. Ho concluso l’argomento con una verifica dell’apprendimento: ho chiesto ai ragazzi di portare a scuola una canzone da loro ascoltata e di presentarla sotto l’aspetto formale ai propri compagni. Questa fase di verifica si è dimostrata più lunga del previsto ma molto stimolante per loro e appagante per me: tutti sono stati contenti di presentare una canzone di loro gradimento ai compagni e soprattutto hanno dimostrato di aver compreso l’argomento e di aver aggiunto un tassello oggettivo per la valutazione di un brano. 4.3.4 Sonorità Affrontare l’argomento del timbro mi sembra molto difficile, perché credo che la capacità di percepire piccole differenze a livello d’intonazione o di riconoscere un’alta qualità nella professionalità d’esecuzione di un brano musicale, si può acquisire solo dopo anni di studio musicale. Di conseguenza mi sono chiesta quale sia l’elemento più vicino alla loro esperienza che può stimolare la loro riflessione, scegliendo di dirigere l’attenzione sulla differenza che esiste tra la ricchezza/qualità strumentale di un gruppo che suona dal vivo in un concerto pubblico e le canzoni registrate con suoni campionati dal computer, ovvero la sonorità di un brano. La domanda/provocazione iniziale è stata: “siete mai stati ad un concerto pubblico?”. La risposta è stata affermativa per tutti. Ho scoperto però, a differenza di quanto pensassi, che non tutti hanno assistito ad un concerto dei loro gruppi musicali preferiti, bensì una buona parte ha partecipato ad un concerto di musica classica. Ciò mi ha fatto capire che la musica classica è più accessibile: ci sono molte più possibilità di ascoltare un concerto dal vivo di musica classica ad un livello qualitativo alto, piuttosto che di musica leggera dello stesso livello. Gli allievi sostengono che è molto più emozionante ascoltare un concerto dal vivo piuttosto che ascoltare una canzone registrata, poiché si divertono maggiormente per l’ambiente che si crea intorno a loro e anche perché vedono gli strumenti dal vivo e il momento in cui vengono suonati. In questa affermazione, si sottolinea l’aspetto emotivo di presenziare ad un concerto dal vivo. Ho cercato ancora una volta di provocarli chiedendo se gli strumentisti sono stonati quando suonano: hanno risposto negativamente e ne ho chieste le ragioni. Parte proprio così l’inizio della riflessione per una loro crescita: qualcuno ha risposto che sono dei professionisti e che non stonano, altri hanno risposto che però qualche cantante stona. Ho chiesto loro se sapevano dell’esistenza di programmi che durante la registrazione in studio potessero “aggiustare” l’intonazione e qualcuno ha detto sì, spiegandone il funzionamento a grandi linee ai compagni. Dopo l’intervento dell’allievo qualcuno, ragionando su quanto detto, ha esordito dicendo che probabilmente dal vivo non era possibile “imbrogliare” e quindi gli artisti che risultano intonati e capaci di catturare
l’emozione del pubblico sono realmente professionisti sia a livello vocale sia a livello strumentale. Infine si è posto l’accento della discussione sulla ricchezza strumentale che si può incontrare ad un concerto dal vivo: ho portato l’esempio di alcuni cantanti di musica leggera che utilizzano spesso grandi insiemi strumentali, in cui sono presenti anche strumenti etnici, e ho fatto loro ascoltare e vedere alcune esibizioni servendomi dei video di Youtube. La discussione sulla ricchezza della qualità strumentale è molto vasta e da sviluppare su un lungo periodo, ma sono contenta di aver almeno creato uno stimolo in più avendoli fatti ragionare sulla qualità di ciò che ascoltano. Ritengo che oggi sia importante non perdere l’abitudine di ascoltare musica dal vivo, sia per la reale qualità timbrica che offre quel genere di esecuzione, sia per l’emozione che viene trasmessa nei concerti.
5. Il questionario no. 2 5.1 Analisi dei dati Dopo aver svolto il percorso didattico appena descritto, ho proposto alla classe il questionario no. 2 (allegato no.6), analizzando inizialmente quale dei vecchi parametri rientravano ancora nella nuova motivazione per la scelta della propria canzone preferita. In questo primo grafico sono evidenziate le motivazioni dei ragazzi sia che abbiano cambiato la loro canzone sia che non l’abbiano fatto ed ecco che cosa ho riscontrato: Nuove preferenze Ritmo Genere Testo/significato Voce Emozioni/ricordi Figura 5.1 – Nuove motivazioni delle scelte musicali Preciso che le modalità di trattamento dei dati utilizzate nell’analisi delle motivazioni di entrambi i questionari sono uguali. Tab. 5.1 – Tabella di confronto tra i dati del questionario 1 e quelli del questionario 2 Criteri Percentuali grafico 2 Percentuali grafico 1 Parole 53% 20% Ritmo 24% 33% Ricordi 18% 7% Genere 6% 30% Voce 0% 10%
Dopo il percorso didattico, come si può notare dalla tabella, la preferenza riguardante il significato del testo è aumentata del 33%; il ritmo ha comunque mantenuto una certa importanza ma rispetto al primo grafico è diminuito dell’11%; la percentuale che indica la scelta della canzone grazie ai ricordi o alle emozioni suscitate è aumentata dell’11%; il genere è nettamente diminuito di 24 punti percentuali; infine nel secondo questionario per nessuno la voce è stata considerata un elemento determinante per la scelta della canzone. Nello scegliere i termini di confronto ho utilizzato le percentuali perché permettono un paragone migliore, infatti nel primo questionario molti hanno elencato più di un criterio di scelta, mentre nel secondo spesso hanno elencato una sola motivazione. 5.2 Interpretazione dei cambiamenti I risultati del confronto tra le due tabelle mi hanno fatto riflettere sul percorso che ho presentato ai ragazzi. Per quanto riguarda il testo, dato il grande cambiamento percentuale, credo siano rimasti molto colpiti da una spiegazione che ho fatto in classe di una canzone da loro proposta: Tranne te di Fabri Fibra. Mi sono limitata a prenderla come esempio per spiegare quello che il cantante voleva trasmettere grazie alla modalità di presentazione di questa canzone (soprattutto attraverso il video) e la possibile motivazione del titolo, anche ricordato come Rap futuristico. Durante la spiegazione, ho notato un vivissimo interesse e credo di aver inciso notevolmente nella scelta dei loro criteri di preferenza (allegato no.15). Ancora una volta mi ritrovo a pensare che più ci si avvicina al loro mondo più si ha la possibilità di entrare in contatto con loro e di condizionarli. Nella voce inerente al ritmo vi è stato un calo percentuale e lo interpreto come il risultato della discussione avuta in classe. Il fatto che i ragazzi abbiano risvegliato la loro coscienza a riguardo del ritmo si verifica attraverso questo dato: hanno capito che è importante che il ritmo si adatti allo stile della canzone e che comunque alle orecchie del singolo risulti coinvolgente. L’aumento alla voce ricordi/emozioni si potrebbe giustificare con una discussione avuta per un altro argomento: la ricchezza timbrica. Durante questo confronto io e i ragazzi abbiamo parlato molto delle emozioni che si possono avere durante un concerto dal vivo: l’ambiente, gli amici, il luogo. Hanno preso maggiore coscienza del lato soggettivo e hanno riflettuto maggiormente sul binomio canzone/momento dell’ascolto (allegato no.17). Anche se non era uno dei risultati attesi, questo è per me l’ennesima prova di quanto siano sensibili agli argomenti che trattano le emozioni, e di quanto queste siano importanti per il loro punto di vista. Dalla tabella possiamo notare come il genere non riveste più un ruolo importante nella scelta della canzone e, anche se nel mio itinerario non ho affrontato l’argomento, credo che il
cambiamento sia dovuto alla discussione fatta per scegliere i criteri di valutazione di una canzone. Nella prima tabella gli allievi hanno sostenuto che si sceglie una canzone perché appartiene ad un certo genere musicale, l’affermazione però non è stata condivisa da tutti. La discussione ha prodotto un’evoluzione delle loro idee, infatti anticipando quanto dirò nell’analisi dei nuovi criteri di valutazione di una canzone posso spiegare questo dato. Gli allievi ritengono che l’appartenenza ad un preciso genere non è più così importante, sono più coscienti della ricchezza della singola canzone sotto altri aspetti, quindi la gran parte di loro non si fa condizionare dall’appartenenza ad un determinato genere. Sorprendentemente la voce non risulta più tra gli elementi per cui si sceglie una canzone. Interpreto questo dato affermando che la tipologia di voce non rappresenta un elemento qualitativo per cui si può giudicare un cantante e quindi la sua canzone: semplicemente può determinare la ricerca di cantanti con una precisa tipologia di voce che i ragazzi hanno imparato a riconoscere e ad apprezzare. Come già scritto, alcuni ragazzi hanno cambiato la loro canzone preferita. Vorrei quindi presentare un’ulteriore tabella che mostra più dettagliatamente le motivazioni delle nuove preferenze: Tab. 5.2 – Motivazioni delle nuove preferenze CANZONE CAMBIATA CANZONE NON CAMBIATA Si sono stufati perché ascoltata troppe Rimane emozionante e suscita ricordi volte 3 2 Piace di più il ritmo della nuova Hanno scoperto il significato del testo 3 2 Nonostante la nuova, piace ancora Conoscevano già il significato del testo anche la precedente 3 e piaceva 2 Piace di più il significato del testo della Piace il genere 1 nuova canzone 3 Hanno capito il significato del testo della Piace il ritmo 1 precedente 2 La nuova emoziona di più 1 Anche gli altri l’ascoltano 1 La precedente adesso l’ascoltano tutti 1 Attualmente non ci sono canzoni preferite 1
Possiamo osservare che della canzone, cambiata o no, assume molta importanza il testo e il suo significato, le 9 preferenze dei ragazzi a riguardo di questo argomento rappresentano il 53% dei voti. Questo conferma la mia interpretazione all’aumento percentuale del criterio “parole”. Il ritmo è la voce che subisce meno oscillazione, per loro rimane comunque un punto fondamentale per dire se una canzone piace oppure no (viene citato quattro volte, se si sommano i risultati delle due colonne). Infine a mio parere rimane importante anche l’elemento del condizionamento esterno sia per chi ha cambiato la sua preferenza sia per chi non la cambiata, lo si desume dalle affermazioni: “la precedente l’ascoltano tutti” e “anche gli altri l’ascoltano”, (allegati no.19 e no.21).
6. Ricostruzione dei nuovi criteri di valutazione di una canzone Come ultima tappa del mio percorso ho chiesto agli allievi di compilare una nuova tabella in cui figurassero i criteri di valutazione di una canzone (allegati no.7,16,18,20,22). Naturalmente non dovevano esserne creati necessariamente di nuovi, non volevo influenzare il risultato finale della tabella. Ho quindi deciso di leggere la vecchia tabella di valutazione, discutere con loro punto per punto e chiedere se il vecchio criterio di valutazione era ancora valido dopo il percorso didattico che abbiamo svolto in classe. Ecco le modifiche ai vecchi criteri: Criterio n°1- Secondo le emozioni che trasmette/comunica Questo punto era stato scelto già con l’accordo di tutti e, anche dopo il percorso, i ragazzi hanno ritenuto che le emozioni e i ricordi fossero sì completamente soggettivi, ma estremamente importanti perché una canzone piaccia. Criterio n°2-Secondo il significato del testo È il criterio che ha avuto la maggiore crescita tra tutti, come ho già spiegato è stata una sorpresa notare quanto i ragazzi, dopo la discussione in classe, siano maturati. Criterio n°3-Secondo il ritmo coinvolgente A proposito di questo criterio vi era stata una discordanza di opinioni tra maschi e femmine che poi si è dissolta, durante l’itinerario, con la discussione affrontata sul ritmo. Gli allievi sono tutti concordi nel dire che il ritmo rimane comunque un elemento importante per la valutazione di una canzone e quindi bisogna includerlo nei criteri di valutazione, ma con una nuova formulazione. Hanno convenuto che la parola migliore per esprimere la loro idea fosse “coinvolgente”, inoltre, così formulato, il criterio accoglie sia ritmi eccitanti sia rilassanti. Criterio n°4-Secondo la qualità strumentale (sonorità) Questo criterio è nuovo, e scaturisce dalla discussione avuta a proposito della ricchezza timbrica. Siccome nei vecchi criteri di valutazione non è presente l’elemento della qualità strumentale, ho chiesto se la ricchezza e la qualità strumentale sono importanti. Memori di quanto discusso, hanno voluto inserire anche questo criterio. Con qualità strumentale hanno
inteso sia la ricchezza della presenza di diversi strumenti musicali, sia la qualità emozionale che i musicisti, durante un concerto, possono esprimere. Mi preme ancora aggiungere quanto sia difficile valutare una buona qualità strumentale già per un musicista professionista, senza dubbio per degli adolescenti senza una formazione musicale di diversi anni lo è ancora di più. Nonostante ciò ho accettato di buon grado la motivazione all’inserimento di questo criterio perché ritengo sia un aspetto fondamentale per valutare un musicista. Nel momento in cui loro mi dicono che un gruppo piuttosto che un cantante è bravo perché hanno provato delle belle emozioni durante la sua performance, ritengo valido il giudizio in quanto il musicista è riuscito a trasmettere i suoi sentimenti. Criterio n°5-Secondo la bravura del cantante (intonazione) In questo criterio è riconoscibile un riflesso del precedente. Gli allievi hanno voluto inserire l’elemento vocale nella valutazione di una canzone, ma si è creata una piccola discussione sulla questione: la bravura di un cantante deriva dall’appartenenza ad una determinata tipologia di voce? La maggioranza inizialmente ha risposto d’istinto in modo positivo. Un allievo è intervenuto sostenendo che non necessariamente chi ha la voce da basso è per forza bravo o intonato e così anche per le altre tipologie di voce. Trovato il consenso, si è aggiunto che la bravura è intesa come intonazione della voce e non come appartenenza ad una determinata tipologia. Per quanto riguarda tutti gli altri criteri che non sono più presenti sono stati tolti perché ritenuti poco rappresentativi. La tabella successiva mostra chiaramente come sono cambiati i criteri. Tab. 6.1 – Confronto tra i criteri di valutazione delle due tabelle Criteri di valutazione 1° tabella Criteri di valutazione 2° tabella 1) Secondo le emozioni e i ricordi che suscita 1) Secondo le emozioni che trasmette/comunica 2) Secondo il testo 2) Secondo il significato del testo 3) Secondo il numero di parolacce presenti nel testo 3) Secondo il ritmo coinvolgente 4) Secondo il ritmo intenso e insistente dei bassi 4) Secondo la qualità strumentale (dal vivo/musica prodotta dal computer) 5) Secondo il numero di volte che si ascolta 5) Secondo la bravura del cantante (intonazione) 6) Secondo quali canzoni ascoltano le persone a noi vicine 7) Secondo il genere a cui appartiene. 8) Secondo lo stato d’animo e l’ambiente in cui ci
troviamo.
7. Resoconto finale Tra i temi trattati, i due che hanno visto maggiori cambiamenti percentuali sono stati quelli del significato del testo e delle emozioni/ricordi. Si può osservare che è presente un buon interesse verso l’argomento del significato del testo, come si nota dall’aumento percentuale del criterio nel secondo questionario, anche se l’argomento non è stato trattato nel mio percorso didattico. L’interesse dimostrato è stato notevole probabilmente perché ho scelto una canzone proposta da loro che si prestava particolarmente ad essere analizzata. Anche l’aspetto emotivo trattato durante la discussione sulla ricchezza timbrica non rientra tra quelli proposti nel mio percorso. S’intravede, però, dall’analisi di tutto il lavoro, che è sempre presente la necessità di parlare delle emozioni provate, gli allievi si sentono particolarmente capiti nel momento in cui possono esprimere le loro opinioni ed emozioni, come si evince dai risultati percentuali dei questionari. L’utilità del percorso didattico si vede non in funzione alle schede da me presentate, quanto grazie alle numerose discussioni avute in classe, e al percorso di riflessione e di maturazione delle idee inerenti agli argomenti che ho proposto. Accuso sia sorprese che delusioni da questo lavoro svolto. Mi sono stupita della fragilità degli adolescenti, del bisogno e della fiducia che molti ripongono di essere ascoltati nell’ambiente scolastico, un luogo diverso da quello famigliare. Questo mi porta a riflettere sulla modalità di insegnamento, che per quanto mi concerne si dirigerà maggiormente verso l’ascolto di proposte che arrivano da loro. Ho provato anche delusione per l’esito praticamente nullo che ha avuto il mio discorso sulla voce soprattutto. La passione e l’interesse che ho cercato di trasmettere non sono passati agli allievi che ovviamente non hanno trovato il tema interessante. Probabilmente deve essere affrontato con modalità diverse, magari proponendo un percorso sulla voce degli allievi stessi. Il lavoro di ricerca che ho proposto è servito innanzi tutto a livello personale perché ho acquisito una maggiore coscienza del mondo adolescenziale, dei suoi punti di forza e di debolezza. La possibilità di fare esperienza nell’insegnamento a questa fascia d’età, permette di regolare le future ricerche del docente in continua crescita. L’utilità è di avere già indicata la direzione per le ricerche successive, dove, a mio parere, non si dovrà più insistere sull’aspetto teorico del lavoro, bensì dare maggiore spazio alle discussioni in classe e all’aspetto emotivo della musica. Sono soddisfatta dalla maturazione che hanno avuto buona parte dei ragazzi. Allievi che prima delle diverse discussioni non dimostravano grande attenzione all’attività di ascolto, ma
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