Materiale a cura di Marina Mondo - Università di Cagliari

Pagina creata da Alberto Vacca
 
CONTINUA A LEGGERE
Materiale a cura di Marina Mondo - Università di Cagliari
Materiale a cura di Marina Mondo
Materiale a cura di Marina Mondo - Università di Cagliari
UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI CAGLIARI
                 FACOLTÀ DI STUDI UMANISTICI

               Laurea Triennale in Scienze e Tecniche
                           Psicologiche
                            Anno Accademico 2020/2021

                   PSICOLOGIA DEL LAVORO E DELLE
                          ORGANIZZAZIONI
                                   3° ANNO (8 CFU – 60 h)
                                   Docente: Marina Mondo

Materiale a cura di Marina Mondo
Materiale a cura di Marina Mondo - Università di Cagliari
CLIMA, CULTURA E CHANGE MANAGEMENT

                                         (Wendell e Bell, 1990)

                                     Materiale a cura di Marina Mondo
Materiale a cura di Marina Mondo - Università di Cagliari
CLIMA, CULTURA E CHANGE MANAGEMENT

                                     Materiale a cura di Marina Mondo
Materiale a cura di Marina Mondo - Università di Cagliari
CLIMA ORGANIZZATIVO

o Approccio strutturale

o Approccio percettivo          (Moran e Volkwein ,1992)

o Approccio interattivo

o Approccio Culturale

                            Materiale a cura di Marina Mondo
Materiale a cura di Marina Mondo - Università di Cagliari
CLIMA ORGANIZZATIVO

Approccio strutturale

                             (Moran e Volkwein ,1992)

                         Materiale a cura di Marina Mondo
Materiale a cura di Marina Mondo - Università di Cagliari
CLIMA ORGANIZZATIVO

Approccio Percettivo

                              (Moran e Volkwein ,1992)

                          Materiale a cura di Marina Mondo
Materiale a cura di Marina Mondo - Università di Cagliari
CLIMA ORGANIZZATIVO

Approccio Interattivo

                              (Moran e Volkwein ,1992)

                          Materiale a cura di Marina Mondo
Materiale a cura di Marina Mondo - Università di Cagliari
CLIMA ORGANIZZATIVO

Approccio culturale

                          (Moran e Volkwein ,1992)

                      Materiale a cura di Marina Mondo
Materiale a cura di Marina Mondo - Università di Cagliari
CLIMA ORGANIZZATIVO

La ricerca sul clima organizzativo trova le sue origini attorno alla metà degli anni
60, raggiungendo l’apice attorno agli 70 e i primi anni 80.

Spinti dal tentativo di comprendere lo sviluppo economico delle azien giapponesi,
nel 1982 i consulenti Peters e Waterman nel testo In search of excellence                  (Peters e Waterman, 1982)
evidenziarono in modo esteso l’importanza di una buona qualità gestionale ove la
dimensione culturale e i sistemi dei valori condivisi dall’azienda era uno dei
principali criteri di spiegazione del successo dell’azienda.

Questo e altri contributi introdussero l’utilizzo dei termini corporate culture o
cultural change

                                                                                       Materiale a cura di Marina Mondo
CLIMA ORGANIZZATIVO

                          (Peters e Waterman, 1982)

                      Materiale a cura di Marina Mondo
CULTURA ORGANIZZATIVA

                            (Peters e Waterman, 1982)

                        Materiale a cura di Marina Mondo
CULTURA ORGANIZZATIVA

                            (Selznick, 1957)

                        Materiale a cura di Marina Mondo
CULTURA ORGANIZZATIVA

         Il carattere di un’ impresa possiede quattro caratteristiche

Ø È un prodotto storico
                                                                            (Selznick, 1957)
Ø È un tutto integrato
Ø È funzionale al soddisfacimento dei bisogno organizzativi
Ø È dinamico

La concezione di carattere è assimilabile al concetto di cultura organizzativa

                                                                        Materiale a cura di Marina Mondo
CULTURA ORGANIZZATIVA

La cultura è un sistema di significati accettati
pubblicamente e collettivamente che
                                                       (Pettigrew, 1979)
operano per un certo gruppo in un certo
momento. È necessario che la cultura di
un’organizzazione venga individuata e
sviluppata per migliorare la performance

                                                   Materiale a cura di Marina Mondo
CULTURA ORGANIZZATIVA

                            (Hofstede, 1980)

                        Materiale a cura di Marina Mondo
CULTURA ORGANIZZATIVA

LA CULTURA È UN INSIEME DI ASSUNTI DI BASE, INVENTATI SCOPERTI O
 SVILUPPATI DAI MEMBRI DI UNA ORGANIZZAZIONE PER AFFRONTARE
  PROBLEMI DI ADATTAMENTO ESTERNO O DI INTEGRAZIONE INTERNA
   CHE SI È DIMOSTRATO COSÌ FUNZIONALE DA ESSERE CONSIDERATO
VALIDO E, CONSEGUENTEMENTE, DA ESSERE INDICATO AI NUOVI MEMBRI
 COME IL MODO CORRETTO DI PERCEPIRE, DI PENSARE, DI SENTIRE IN         (Shein, 1985)
                   RELAZIONE A QUEI PROBLEMI

  Comportamenti                                      Valori
   (linguaggio e                                   dominanti
       rituali)

   Regole per                                          Norme
    orientarsi                                        condivise

                              Clima
                                                                   Materiale a cura di Marina Mondo
CULTURA ORGANIZZATIVA

                                                                                                              (Shein, 1985)

        ARTEFATTI                    VALORI DICHIARATI                     ASSUNTI DI BASE
   Sono l’ambiente fisico e                                             Sono gli assunti impliciti dati
sociale dell’organizzazione, la                                            per scontati, invisibili,
                                  Sono le strategie, gli obiettivi,
   tecnologia impiegata, il                                            inconsapevoli che orientano il
                                   le filosofie e i principi di una
linguaggio scritto e parlato, i                                           comportamento e danno
                                     organizzazione dichiara di
     comportamenti dei                                                indicazioni su come percepire,
                                  possedere, ossia tutto ciò che
         componenti                                                    pensare, sentire e intervenire
                                  ha valore per l’organizzazione
                                                                                 nella realtà
Tutto ciò che è visibile ma di
non immediata decifrabilità in
       termini culturali

                                                                                                          Materiale a cura di Marina Mondo
CULTURA ORGANIZZATIVA

                                                         (Ott, 1989; Hindle, 2006)

Outcomes values: qualità, innovazione, redditività

Behavioural values: duro lavoro e creatività

                                                     Materiale a cura di Marina Mondo
CLIMA E CULTURA

           CLIMA                                 CULTURA
                                     Ä E' PROFONDAMENTE RADICATA
                                   Ä E' UNA RISPOSTA INTERIORIZZATA
Ä E' DESCRITTIVO, SUPERFICIALE             E' NASCOSTA, LATENTE
Ä E' UNA PERCEZIONE CONDIVISA          Ä E' STABILE RESISTENTE AL
     E' VISIBILE, MANIFESTO                  CAMBIAMENTO
Ä RAPPRESENTA IL FUNZIONAMENTO        Ä FA RIFERIMENTO A PROCESSI DI
        ORGANIZZATIVO              ATTRIBUZIONE DI SENSO E DI DINAMICHE
Ä FA RIFERIMENTO ALLE ATTIVITA',                 INTERNE
 AI RAPPORTI INTERPERSONALI         Ä FA RIFERIMENTO AI VALORI, ALLE
 Ä CORRISPONDE AD UNA SERIE DI      NORME, AI SIGNIFICATI SOTTOSTANTI
         PERCEZIONI                         I COMPORTAMENTI
                                      Ä CORRISPONDE AD UNA SERIE DI
                                              CONCEZIONI                  Materiale a cura di Marina Mondo
SOCIALIZZAZIONE

Ø CHI È LA PERSONA CHE ENTRA ALL’INTERNO DI UNA ORGANIZZAZIONE?

          Ø COSA INTENDE RICAVARE DALLA SUA ATTIVITÀ?

  Ø QUALI MODALITÀ DI INTERAZIONE SOCIALE VUOLE PRIVILEGIARE?

 Ø COME SI PREDISPONE AD AFFRONTARE I COMPITI ORGANIZZATIVI?

Ø DI QUALI MEZZI DISPONE (ABILITÀ, CONOSCENZE, COMPETENZE) PER
   CONSEGUIRE I PROPRI OBIETTIVI PERSONALI E PROFESSIONALI?

 Ø CHE DIREZIONE VUOLE DARE ALLA SUA CARRIERA PROFESSIONALE?

   Ø QUALI EQUILIBRI INTENDE MANTENERE TRA VITA LAVORATIVA E
                        EXTRALAVORATIVA?

                                                                  Materiale a cura di Marina Mondo
SOCIALIZZAZIONE

                  Materiale a cura di Marina Mondo
SOCIALIZZAZIONE

 Norme del gruppo di     LA CHIAREZZA DEL     Valori, obiettivi, cultura
       lavoro                 RUOLO             dell’organizzazione

                             QUATTRO
LA PADRONANZA DEL            COMPITI            L’ACCULTURAZIONE
     COMPITO                 PRIMARI

 Conoscenza e compiti                          Sviluppo personale
   necessari per una                        (identità, autoimmagine,
 effettiva performance                            motivazione)
                          L’INTEGRAZIONE
                              SOCIALE

                                                                           Materiale a cura di Marina Mondo
CULTURE FORTI E DEBOLI

                         Materiale a cura di Marina Mondo
SOTTOCULTURE

 NEGLI ULTIMI ANNI MOLTE RICERCHE SULLE CULTURE TENDONO AD ENFATIZZARE
  L’OMOGENEITÀ DELLA CULTURA, LA SUA FUNZIONE COESIVA E LA SUA NATURA
                               MONOLITICA
  TALE È LA VISIONE SIA DELL’APPROCCIO FUNZIONALISTA CHE CONSIDERA LA
 CULTURA COME UNA VARIABILE ORGANIZZATIVA (qualcosa che l’organizzazione HA)
   SIA DELLA TRADIZIONE INTERPRETATIVA (qualcosa che l’organizzazione È)
 IN REALTÀ LE ORGANIZZAZIONE POSSONO ESSERE CORRETTAMENTE VISTE COME
        MULTICULTURE O COME COMPOSTE DA SOTTOGRUPPI CULTURALI
SEBBENE SIA POSSIBILE PER UNA ORGANIZZAZIONE AVERE UN’UNICA CULTURA CIÒ È
  DECISAMENTE DIFFICILE PER LE ORGANIZZAZIONE PIÙ AMPIE E COMPLESSE E I
                  FATTORI CHE INTERVENGONO SONO LEGATI:
                        Ø Importazione di nuovo personale
                        Ø Introduzione di nuove tecnologie
                         Ø Diverse affiliazioni professionali
                 Ø Pluralità e diversità delle funzioni organizzative
                        Ø La molteplicità di vincoli e confini

                                                                               Materiale a cura di Marina Mondo
SOTTOCULTURE

  I MEMBRI DELLE SOTTOCULTURE SPESSO CONDIVIDONO UNO STESSO STATUS E UNO
                               STESSO RUOLO
   PER ALCUNI AUTORI (Van Maanen, Barley, 1985; Gagliardi, 1986) LE SOTTOCULTURE
   SONO UN INSIEME DI INDIVIDUI CHE INTERAGISCONO REGOLARMENTE TRA LORO,
   SI IDENTIFICANO COME GRUPPO DISTINTO ALL’INTERNO DELL’ORGANIZZAZIONE E
                      CONDIVIDONO OBIETTIVI E PROBLEMI
      LA CULTURA ORGANIZZATIVA È QUINDI IN REALTÀ SOLO UN FANTASMA, UNA
     PROIEZIONE DI TUTTO CIÒ CHE LE DIVERSE SUBCULTURE PRESENTI HANNO IN
                                   COMUNE

 ALCUNI AUTORI (Martin e Siehl, 1983) A TALE PROPOSITO IDENTIFICANO TRE TIPI SI
                                  SOTTOCULTURE:
Ø Rafforzativa – esiste dove vi è una fervida adesione ai valori della cultura dominante
Ø Ortogonale – si accettano in parte i valori centrali ma esistono altri valori non presenti
nella cultura dominante ma non necessariamente in contrasto con essi
Ø Controcultura – i valori contrastano nettamente con quelli della cultura dominante
     SPESSO LE CONTROCULTURE POSSONO, A SECONDA DELLE CARATTERISTICHE
   POSSEDUTE, AVERE DIVERSI LIVELLI DI PRESTIGIO E POTERE ALL’INTERNO DELLA
     ORGANIZZAZIONE PER CUI ANCHE ALCUNE ECCENTRICITÀ POSSONO ESSERE
                 “SOPPORTATE” IN FUNZIONE DI TALE INFLUENZA
                                                                                               Materiale a cura di Marina Mondo
TIPI DI CULTURA ORGANIZZATIVA

                                          (Enriquez, 1970)

                                Materiale a cura di Marina Mondo
MISURE DELLA CULTURA ORGANIZZATIVA

Ø L’indice di distanza dal potere

Ø Individualismo vs collettivismo
                                                          (Hofstede, 1980)

Ø Mascolinità vs femminilità

Ø Indice di rifiuto dell’incertezza

Ø Orientamento a lungo termine contro
 orientamento a breve termine

                                                Materiale a cura di Marina Mondo
FLESSIBILITÀ E DISCREZIONALITÀ

         Cultura clanica                        Cultura adhocratica
         Collaborazione                         Innovazione
         Coinvolgimento                         Creatività
         Coesione                               Cambiamento

                                                FARE LE COSE PER PRIMI                  (Cameron e Quinn, 2011)
         FARE LE COSE INSIEME
FOCUS INTERNO E                                                      FOCUS ESTERNO E
 INTEGRAZIONE                                                        DIFFERENZIAZIONE
                                                                                          Competing Values
                                                                                          Framework

          Cultura gerarchica                     Cultura di mercato
          Controllo                              Competizione
          Stabilità                              Successo
          Prevedibilità                          Sfida

          FARE LE COSE PER BENE                  FARE LE COSE IN FRETTA

                                                                                   Materiale a cura di Marina Mondo
                                  STABILITÀ E CONTROLLO
CAMBIAMENTO ORGANIZZATIVO
Poiché la cultura di un’organizzazione è profondamente radicata risulta difficile
cambiarla, alcuni studiosi hanno però proposto diversi approcci al cambiamento
culturale.

Cambiamento diretto
Ø Approcci che mettono in discussione i valori e le credenze delle persone attraverso la comunicazione,
  focus group                                                                                                       (Lewin, 1951)
Ø Modifica della composizione forza lavoro

Cambiamento di clima organizzativo                                                                                 (Schneider e colleghi, 1996)
Ø Cambiamento della cultura attraverso alterazione del clima, mutando le pratiche quotidiane, le procedure
  ci si aspetta che si modifichi anche la cultura

Cambiamento comportamentale
                                                                                                              (Beer e colleghi, 1993)
Ø Behaviour change, quando le persone devono cambiare ruolo sono spinte ad apprendere anche nuovi
  comportamenti, dal cambiamento comportamentale emergeranno anche nuovi atteggiamenti, valori e
  credenze

                                                                                                             Materiale a cura di Marina Mondo
CAMBIAMENTO ORGANIZZATIVO

                            Materiale a cura di Marina Mondo
CAMBIAMENTO ORGANIZZATIVO

                            Materiale a cura di Marina Mondo
CAMBIAMENTO
ORGANIZZATIVO
•   Forze competitive e nuovi mercati
•   Crisi economica
•   Eventi esterni significativi
•   Cambiamenti tecnologici

         SOPRAVVIVENZA
Materiale a cura di Marina Mondo
Materiale a cura di Marina Mondo
Cambiamento radicale pianificato

                                   Materiale a cura di Marina Mondo
Cambiamento radicale pianificato

                                   Materiale a cura di Marina Mondo
Cambiamento radicale pianificato
      Modello dello sviluppo del sostegno politico

Nel corso del tempo sono stati elaborati altri modelli di
cambiamento. In taluni casi è stato seguito il modello di
Lewin per poter aggiungere fasi alla sequenza                    (Kummings e Worley, 1997;
                                                                 Kotter, 1996)

                                                            Materiale a cura di Marina Mondo
Cambiamento radicale pianificato

Ø Richiede tempo per essere realizzato ed esiste
 il rischio che il cambiamento non sia completo
 prima che un nuovo e drastico evento richieda
 un ulteriore cambiamento radicale

Ø Questo tipo di cambiamento incontra diverse
 resistenze soprattutto da parte dei dipendenti
 per la natura stressante e destabilizzante

                                                   Materiale a cura di Marina Mondo
Cambiamento
emergente
• (Wilson, 1992)
Sviluppo
organizzativo
Gestione per obiettivi

Ø Il MbO è una tecnica di goal setting, un approccio
  sistematico e organizzato che consente al management
  di focalizzarsi su obiettivi raggiungibili e di ottenere i
  migliori risultati possibili dalle risorse disponibili. Punta
  ad accrescere le performance organizzative allineando
  tutta l’organizzazione attorno a determinati obiettivi

Ø È un approccio dinamico. Gli obiettivi possono variare
  nel tempo, in funzione di costi, risorse umane, tempi
  disponibili. Ciò che conta è che il sistema decisionale
  sia ampiamente partecipativo: quanto più tutti sono
  coinvolti nella gestione dell’azienda, tanto più
  sentiranno la propria responsabilità e si impegneranno
  per raggiungere gli obiettivi fissati
                                                                  Materiale a cura di Marina Mondo
Laboratori di azione

                       Materiale a cura di Marina Mondo
Team building

                Materiale a cura di Marina Mondo
Resistenza al cambiamento
                                     Emotivamente
                                    Manifestando ira
Esistono diversi modi con i       frustrazione ansia e
                                      depressione
quali gli individui reagiscono
al cambiamento
                                                                     DIFFERENZE
                                                                     INDIVIDUALI

         Attraverso la           Attraverso lo sviluppo
       manifestazione dei         di pensieri negativi
                                  sul cambiamento e                   CONTRATTO
             propri
                                   sul management                    PSICOLOGICO
        comportamenti

                                                          Materiale a cura di Marina Mondo
Resistenza al cambiamento

                            Materiale a cura di Marina Mondo
Risultato di cambiamento

                                 Anche in condizioni
                              avverse c’è la probabilità
                             che i dipendenti sviluppino
                                   atteggiamenti e
                             comportamenti a sostegno
                             del cambiamento se vi è da
                              parte loro una percezione
                                       di equità

                           Materiale a cura di Marina Mondo
Individuo

Organizzazione
Materiale a cura di Marina Mondo
STRESS
STRESS, SICUREZZA E SALUTE SUL LAVORO
D. Lgs. 626 del 1994 introduce importanti novità in materia di
sicurezza nei luoghi di lavoro per la tutela della salute dei lavoratori

         Da un sistema di regole a un sistema di prevenzione

                      NON RISCHI PSICOSOCIALI

2002: sostituzione art. 4 del D. Lgs. 626 con il quale si impegna il datore di
lavoro alla valutazione di tutti i rischi per la salute e la sicurezza dei
lavoratori, compresi quelli psicosociali
STRESS, SICUREZZA E SALUTE SUL LAVORO

Accordo quadro europeo sullo stress lavoro-correlato (8 ottobre 2004)

                                                                                         No mobbing, violenza
I generici rischi vengono sostituiti dallo stress lavoro-correlato, i datori di lavoro
                                                                                         o vessazioni
sono obbligati a valutarlo
STRESS, SICUREZZA E SALUTE SUL LAVORO

                          Il Testo unico sostituisce completamente la legge
                          626/94
18/11/2010 Lettera circolare del ministero del lavoro che indica
le fasi della valutazione stress correlato
Stress Lavoro correlato e differenze individuali
Stress Lavoro correlato e differenze individuali
Rischi psicosociali
         I rischi psicosociali derivano da inadeguate modalità di progettazione,
             organizzazione e gestione del lavoro e da un contesto lavorativo
            socialmente mediocre e possono avere conseguenze psicologiche,
            fisiche e sociali negative, come stress, esaurimento o depressione
            connessi al lavoro. I rischi possono riguardare sia il contenuto
                                    che il contesto

Tra i rischi che
riguardano il contesto si                                  Tra i rischi che riguardano il
possono identificare                                       contenuto si possono
quelli relativi a                                          identificare quelli relativi a
Ø Cultura organizzativa                                    Ø Carico fisico, mentale o
Ø Ruolo                                                        emotivo
Ø Percezione di                                            Ø L’orario e il controllo del
    giustizia organizzativa                                    lavoro
Ø Sviluppo di Carriera
    e/o relazioni
    interpersonali
Dagli anni ’40 in poi si
incomincia a parlare di

                                        FATICA SOGGETTIVA
                                    quello stato in cui il lavoratore
                                   dimostra una caduta di efficienza
                                 conseguente ad un disagio lavorativo

            Si comincia dunque a distinguere la fatica in:

          FISIOLOGICA                      PATOLOGICA (o cronica)
    che può essere risolta                    stato di sofferenza
      attraverso il riposo,             derivante da un affaticamento
    il sonno o delle pause                 che permane al di la dei
                                        tentativi fisiologici di recupero
Da un punto di vista fisiologico alla presenza di fatica corrisponde sul piano
           oggettivo il modificarsi di alcuni parametri biochimici

              Se alla fatica corrisponde una caduta di efficienza,
              dovrebbe verificarsi anche il fenomeno contrario

                                                     CADUTA DI
           FATICA
                                                     EFFICIENZA

Nonostante gli sforzi fatti non fu possibile individuare dei correlati fisiologici
che riuscissero a spiegare come, in certi casi di diminuzione dell’efficienza,
              non si verificasse un incremento di fatica fisica
STRESS                                             Hans Selye
 Selye definisce lo stress come: la “risposta generale aspecifica a
           qualsiasi richiesta proveniente dall’ambiente”

In base a queste osservazione Selye, concluse che tale sindrome era da
considerarsi una risposta aspecifica dell’organismo, tesa a ripristinare il
      normale equilibrio perturbato da fattori esogeni ed endogeni

Nell’idea di Selye la reazione di stress si articola in tre fasi fondamentali
           costitutive della Sindrome generale di adattamento

                       1. FASE DI ALLARME
                       2. FASE DI RESISTENZA
                       3. FASE DI ESAURIMENTO

Gli stressor turbavano l’omeostasi dell’organismo inducendolo a
                 reagire per arginare la minaccia
Le strategie di Coping
  Particolari meccanismi di
 difesa che consentono agli                        Insieme di strategie
individui di gestire situazioni              di fronteggiamento e controllo
  percepite come avverse o                   delle potenziali fonti di stress
          pericolose

         “To cope” letteralmente significa far fronte, tener testa;
 “l’insieme dei processi cognitivi che pongono le premesse per un
  adattamento/cambiamento dell’ambiente da parte dell’individuo”
Il coping secondo Lazarus
 È un processo che dipende dal contesto
     ed è indipendente dal risultato
                    È l’insieme di tentativi, sempre mutevoli, che l’individuo
                   mette in atto per controllare quegli eventi ritenuti superiori
                                      alle proprie possibilità

         Due concetti chiave sono quelli di valutazione e di coping

         LA VALUTAZIONE si può dividere in due tipi:

  LA VALUTAZIONE PRIMARIA                  LA VALUTAZIONE SECONDARIA
       (Primary Appraisal):                     (Secondary Appraisal):
comporta un controllo continuo
                                               ovvero la considerazione
 delle transazioni della persona
          con l’ambiente.                     delle risorse disponibili per
 È in sostanza l’identificazione
                                                   gestire il problema
  della situazione problematica
STRATEGIE DI COPING

  Problem Focused:               Emotional Focused:
  Tipologie di risposta che      Strategie orientate alla gestione
  tendono alla risoluzione       dello stress emotivo, cioè alla
     diretta e immediata         riduzione o alla modificazione dei
 dell’impatto negativo di un     sentimenti negativi che derivano
          problema               da una situazione di minaccia

     Strategie miranti al        Esempi di strategie centrate sulle
    cambiamento esterno             emozioni possono essere la
 ovvero alla modificazione       distrazione, l’attenzione selettiva,
della situazione, ma anche al      la capacità di minimizzare o di
 cambiamento di se stessi
                                  evitare in seguito quella stessa
per es. imparare ad utilizzare        situazione che ha creato
         nuove abilità                 sentimenti di malessere
DEMAND-CONTROLL MODEL
                      di Karasek

     In questo modello Karasek dimostra che i dipendenti caratterizzati da
 un’autonomia decisionale bassa e da richieste di lavoro elevate, manifestano
            stati di malessere ed un basso livello di soddisfazione

                                                                                (Karasek, 1979)
     Se l’impegno richiesto dal lavoro è eccessivo rispetto alle possibilità
 del lavoratore la situazione diventerà stressante e comporterà una maggiore
     usura dell’organismo, un rischio elevato di malattie e persino di morte

  In sintesi la risposta allo stress è data da due fattori:
La Domanda: le richieste lavorative, il carico di lavoro
Il Controllo: la capacità e discrezionalità nello svolgere
            il lavoro
Karasek, incrociando le variabili suddette ipotizza quattro tipologie lavorative:
                         Bassa            DOMANDA                 Alta

               Alto
                           Lavori a                       Lavori
                          Basso Strain                     Attivi
  CONTROLLO
                              Lavori                   Lavori ad
            Basso             Passivi                  Alto strain                           (Karasek, 1979)
Lavori ad alto strain: (alta D – basso C) creano un’alta tensione psicologica provocata
dall’alto carico lavorativo, si manifestano con ansia e vari disturbi psicosomatici

Lavori attivi: (alta D – alto C) il soggetto può esprimere appieno le proprie potenzialità

Lavori a basso strain (bassa D - alto C): non creano tensione negli individui, che
spesso sono soddisfatti del loro lavoro

Lavori passivi: (bassa D – basso C) creano stress e tensione psicologica;
impoveriscono le abilità lavorative diminuendo le capacità di apprendimento. Creano un
hipostress (stress da deprivazione) che abbassa il livello di qualità della vita
Lo stress dunque è il risultato di un disequilibrio tra le richieste mentali o
              pressioni lavorative e la libertà di decisione:
  Le richieste o le pressioni lavorative sono considerate causa di stress solo in
         assenza di strategie lavorative di coping riguardo a tali domande

         LA SITUAZIONE DI STRESS può essere facilitata o ostacolata anche da:
                  • lo sforzo fisico
                  • dal sostegno sociale
                                                                                    (Karasek e
                                                                                    Theorell, 1990)
      Il modello di Karasek è stato successivamente modificato mediante
      l’inserimento di una terza dimensione, ottenendo il nuovo modello

                  Domanda-Controllo-Supporto

 Così situazioni lavorative caratterizzate da richieste elevate, autonomia
 decisionale e supporto sociale scarsi, determineranno nei lavoratori una
                   predisposizione a problemi di salute
EFFORT-REWARD IMBALANCE
               (ERI) di Siegrist

RECIPROCITÀ SOCIALE

        gli individui investono energie e risorse in attività dalle quali
        presumono di ottenere un rendiconto

                                                                            (Siegrist, 1996)
                                       retribuzione
SFORZO                                   avanzamento di carriera
                                        aumento di stima
                                        personale

           IMBALANCE
JOB DEMANDS-RESOURCES MODEL
        (JDR) di Siegrist

                              (Bakker e
                              Demerouti, 2007)
BURNOUT
     Lo stress può essere definito come una
determinante del burnout ma non si identifica con
esso, il burnout può essere considerato piuttosto,
in determinate condizioni, un possibile esito dello
                      stress
Stress             È il risultato di uno squilibrio fra
                     risorse disponibili e richieste
                          dell’ambiente esterno

                     È legato ad un insuccesso nel
  Burnout
                        processo di adattamento
                          accompagnato da un
                      malfunzionamento cronico
Definizioni

             L’espressione “Burnout Syndrome” è stata
            utilizzata per la prima volta dalla Maslach nel
                 1977 nel Convegno annuale dell’APA

         Burnout
               Può essere considerato un particolare tipo di
               stress occupazionale, caratterizzato dal fatto
                  che lo stress deriva dall’interazione fra
                   l’operatore e il destinatario dell’auito

         “ sindrome di esaurimento emotivo, di
spersonalizzazione e di riduzione delle capacità personali
che può presentarsi in soggetti i quali, per professione, si
         occupano della gente” (Maslach, 1992)
MODELLO DELLA MASLACH

    Tale modello scompone la sindrome del burnout in tre dimensioni:

Esaurimento emotivo: caratterizzato da un coinvolgimento
emotivo ed un utilizzo eccessivo delle proprie risorse affettive ed emotive,
con conseguente sovraccarico ed esaurimento emozionale

Depersonalizzazione: caratterizzata da un atteggiamento di
indifferenza e di distacco verso l’utenza e verso lo stesso lavoro

Ridotta realizzazione personale: caratterizzata da un senso di
inadeguatezza e dall’incapacità di stabilire un efficace relazione d’aiuto
con l’utenza da parte dell’operatore
WORK ENGAGEMENT

   Il termine engagement viene                  Gli autori sostengono che il
      utilizzato per designare il               work engagement sia una
    benessere del lavoratore in               dimensione indipendente, un
contrapposizione alla situazione di               concetto distinto legato
   malessere lavorativo definito                negativamente al burnout,         (Schaufeli e
come burnout. Il lavoratore prova                caratterizzato da vigore,        Bakker, 2008)
 uno stretto legame affettivo nei             assorbimento e dedizione. Lo
     confronti delle sue attività           sfinimento e il vigore sono ai poli
  lavorative e si sente capace di                  opposti del continuum
 occuparsi delle richieste del suo               dell’energia, mentre tra il
                lavoro.                         cinismo e la dedizione c’è
                                                      l’identificazione
IL MOBBING

Ø Il termine deriva dal verbo to mob (assalire, affollarsi intorno a
                            qualcuno)

 Ø Il sostantivo mob viene usato per indicare la folla in tumulto o
                  anche la banda di delinquenti
                                                                        (Leymann, 1990;
                                                                        1996)

Ø Il primo ad usare il termine mobbing fu l’etologo Conrad Lorenz
 per descrivere il comportamento di attacco di alcuni animali nei
           confronti di un animale più piccolo e indifeso

  Ø Nei contesti lavorativi è stato introdotto da Heinz Leymann per
indicare l’aggressione nei confronti di un lavoratore ad opera di uno
       o più altri lavoratori (superiori, sottoposti e parigrado)
MOBBING E CONFLITTO

        È importante distinguere il mobbing dal conflitto

   Nei quotidiani rapporti di lavoro possono sorgere conflitti e
                   incomprensioni a più livelli:
                     • problemi organizzativi
              • rapporti personali capo-subordinato
        • violazione delle regole di relazione tra colleghi

Tali situazioni danno origine a conflitti che nella maggior
  parte dei casi sono o temporanei o generalizzati o non
raggiungono comunque un’intensità tale da incidere sulla
   qualità dei rapporti tra i lavoratori e sulla loro vita in
             generale (anche extralavorativa)
MOBBING E CONFLITTO

                           Quando il conflitto diventa mobbing?
   Il mobbing nasce dalla degenerazione di tali conflitti quotidiani ed in
                  particolare dai conflitti non risolti

   Conflitto non risolto                                  Una serie di attacchi
                                                            psicologici viene
   (es. una omissione
                                                          portata nei confronti
     di informazioni
                                                              del presunto
       importanti)
                                                                colpevole

 Si parla di mobbing quando gli attacchi si verificano con una
frequenza molto elevata (almeno una volta alla settimana) in                      (Leymann, 1990;
un periodo di tempo lungo (almeno sei mesi) in modo tale che                      1996)
il soggetto bersaglio dell’attacco si ritrova in una posizione di
          assoluta e costante inferiorità ed impotenza
Il mobbing può essere di diversi tipi:

     Ø MOBBING ORIZZONTALE: rivolto verso un parigrado
             (frequenza statistica 40% dei casi)

 Ø MOBBING VERTICALE DALL’ALTO: rivolto verso un sottoposto
             (frequenza statistica 40% dei casi)

 Ø MOBBING VERTICALE DAL BASSO: rivolto verso un superiore
             (frequenza statistica 10% dei casi)
Ø BOSSING: azioni di mobbing condotte dall’intero vertice aziendale   (Ege, 1996)
(Ege, 2002)
I PROTAGONISTI DEL MOBBING

                              Il mobber
Gli spettatori                                       L’azienda

                             LA VITTIMA                I sindacati
La famiglia

                 Gli amici                I medici
INCONSAPEVOLE                                               CONSAPEVOLE

                                        VERO MOBBER                       PSICOPATICO

Reale incapacità di rendersi    Ø coscientemente intraprende la sua        Non mostra la
 conto delle conseguenze          persecuzione portandola, qualche        sua vera natura,
  dei suoi comportamenti       volta, avanti anche dopo che la vittima      affascinante,
                                 è uscita dal mondo del lavoro, con         manipolatore,
                                tutta una serie di affermazioni tese a        seduttivo,
                               giustificare il suo comportamento ed i        altamente
                                              fatti accaduti               pericoloso è in
                                                                           grado di creare
                                   Ø calcola le reazioni degli altri
        Ø casuale                                                           un ambiente
                               Ø studia i lati deboli della vittima per        invivibile
                                    sfruttarli a suo vantaggio
                                  Ø cerca alleati per la sua azione
                                             distruttiva
                                   Ø distrutta una vittima non è
                                 improbabile che ne cerchi un’altra
(Leymann, 1993)
Il conflitto mirato   1°

L’inizio del mobbing   2°

  I primi sintomi
                       3°
   psicosomatici                         (Ege, 1997)

   Errori ed abusi          CONDIZIONE
dell’amministrazione   4°      ZERO
    del personale

      Il serio
aggravamento della
                       5°
 salute psicofisica
   della vittima

 L’esclusione dal      6°
mercato del lavoro
Work life Balance: Storia e definizioni
Work life Balance: Storia e definizioni
Work life Balance: Storia e definizioni
Work life Balance: Storia e definizioni
SELEZIONE E VALUTAZIONE
SELEZIONE E VALUTAZIONE
SELEZIONE
COMPITI NEL PROCESSO DI SELEZIONE
COMPITI NEL PROCESSO DI SELEZIONE
COMPITI NEL PROCESSO DI SELEZIONE
COMPITI NEL PROCESSO DI SELEZIONE
JOB ANALYSIS

• TECNICHE FOCALIZZATE SUL COMPITO: lavoro che
  viene svolto e su ciò che un dipendente fa per
  completarlo

           • TECNICHE FOCALIZZATE SUL LAVORATORE:
             descrivono il lavoro in termini di conoscenze, abilità
             attitudini o tratti necessari per svolgerlo
JOB ANALYSIS

PAQ – Position Analysis Questionnaire

                                              Più adatto a
                                              professioni
                                              operative

                                        PMPQ – Professional and
                                        managerial Questionnaire
MODELLI DI COMPETENZE

                        MOTIVAZIONE
METODI DI SELEZIONE E VALUTAZIONE
INTERVISTA                        Comportamentale: si
                                  concentra sul
                                  comportamento
                                  passato

Situazionale: orientata al
futuro, pone ai candidati
domande che presentano
una serie di dilemmi
ERRORI SISTEMATICI
Ø Aspettative e credenze: preconcetti
Ø Effetto primacy ed effetto recency
Ø Gestione dell’impressione
Ø Faking good
Ø Effetto alone e effetto alone inverso
Ø Effetti di contrasto e di somiglianza
METODI DI SELEZIONE E VALUTAZIONE

TEST PSICOMETRICI

PROVE PRATICHE

ESERCIZI DI GRUPPO
METODI DI SELEZIONE E VALUTAZIONE
             Materiale a cura di Marina Mondo
Puoi anche leggere