(marzo-maggio 2020) Il lavoro durante il periodo del primo lockdown - Marzo 2021

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                     Giorgia Papavero e Alessio Menonna

Marzo   2021 Il lavoro durante il periodo del primo lockdown
                     (marzo-maggio 2020)
                     La pandemia COVID-19 tra la popolazione migrante e di origine straniera
                     nelle province di Milano, Bergamo, Brescia e Cremona
Fondazione ISMU – Settore Statistica

         La pandemia COVID-19 tra la popolazione migrante e di origine straniera
                 nelle province di Milano, Bergamo, Brescia e Cremona

Il lavoro durante il periodo del primo lockdown (marzo-maggio 2020)

I dati proposti in questo report si riferiscono all’82% del campione, cioè al sottocam-
pione di coloro che sono attivi sul mercato del lavoro

Una persona su quattro tra i migranti e i cittadini maggiorenni con background migratorio svol-
geva un lavoro di tipo operaio (per la grande maggioranza uomini), poco più del 15% lavorava
in attività connesse alla ristorazione e alberghi e un altro 15% di popolazione risultava occu-
pata in attività di assistenza alla famiglia, badanti, baby sitter, domestiche, quasi esclusiva-
mente donne. Rispetto alle provenienze la più alta concentrazione si aveva nel lavoro operaio
tra i cittadini africani del Centro-sud e del Nord continentale (con incidenze rispettivamente
del 36% e del 27%), e nelle attività connesse ai servizi e assistenza alle famiglie italiane tra la
provenienza latinoamericana (29%).

Tab. 1. Tipo di lavoro svolto per area di provenienza. Valori percentuali
                                     Est                Nord         Altri    America
 Tipo di lavoro svolto                        Asia                                        Totale
                                   Europa               Africa      Africa     Latina
 Addetti trasporti                     0,5        3,9        3,0        3,9        6,5        3,4
 Addetti ristorazione e alberghi      14,6       22,2       16,6       11,9        8,3       15,4
 Addetti pulizie                       5,8        7,8        9,7        8,7        7,5        7,8
 Addetti vendite e servizi             5,2       12,7       18,3        8,8        4,7       10,0
 Impiegati                             8,3        3,1        1,5        4,3       10,3        5,3
 Intellettuali                         5,6        7,3        5,5        4,6        8,6        6,3
 Mestieri artigianali                  5,2        2,6        6,2        3,0        2,1        3,7
 Operai                               24,3       23,7       27,0       36,2       13,0       25,4
 Servizi alle famiglie                21,0       13,2        4,9        8,7       29,1       15,0
 Socio-sanitari                        7,1        1,8        3,0        4,2        6,3        4,3
 Altro                                 2,4        1,8        4,1        5,7        3,7        3,4
 Totale                              100,0      100,0      100,0      100,0      100,0      100,0
Fonte: Fondazione ISMU 2020

Le attività lavorative che meno hanno risentito degli effetti del lockdown dei primi mesi del
2020 corrispondono ai settori ritenuti essenziali e la cui attività è stata solo parzialmente ri-
dotta o condizionata dai provvedimenti governativi atti a limitare la diffusione della pandemia.
I lavoratori che infatti più di tutti hanno potuto continuare a lavorare recandosi sul posto di
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lavoro sono stati gli assistenti socio-sanitari (nel 61% dei casi) e gli addetti ai trasposti (52%);
non irrilevante anche la percentuale di coloro che hanno continuato a prestare servizi alle fa-
miglie (39%), molti dei quali in assistenza agli anziani.
   Al contrario, i dati raccolti confermano quanto atteso: le categorie di lavoratori che sono
state maggiormente penalizzate dal blocco delle attività sono state quelle connesse agli esercizi
commerciali quali gli addetti alle vendite e servizi, che nella maggioranza assoluta dei casi (53%)
hanno dovuto completamente sospendere l’attività, e gli addetti alla ristorazione/alberghi, nella
medesima situazione di attività completamente sospesa nel 49% dei casi; poi, più a distanza, i
lavoratori del settore artigiano (34%).
   Complessivamente il 26,6% del campione ha visto sospendere completamente le proprie at-
tività professionali e un ulteriore 7,5% le ha dovute invece ridurre, soprattutto in questo se-
condo caso chi svolgeva un lavoro intellettuale (22,1%).
   La cassa integrazione ha interessato complessivamente il 15% della popolazione migrante
maggiorenne attiva nel mercato del lavoro lombardo e in particolare operai, impiegati, addetti
alla ristorazione e addetti alle pulizie (tutti con incidenze di fruizione comprese tra il 22% e il
24%). Significative anche le percentuali di coloro che si trovavano in una condizione di disoc-
cupazione già prima della pandemia, pari a più del 9% del campione, con una quota massima
tra gli operai (15%). In linea con quanto avvenuto per la popolazione italiana hanno potuto
continuare a lavorare in modalità “lavoro agile” solo gli intellettuali (il 46%) – tra cui gli inse-
gnanti – e gli impiegati esecutivi e di concetto (il 41%).
   Infine, più di tutti il 10% degli occupati in professioni socio-sanitarie e in quelle di assistenza
alle famiglia ha dichiarato di essere stato in quarantena durante il lockdown, ben più della media
fra tutti gli immigrati lavoratori maggiorenni che è stata inferiore al 6%. È probabile, dunque,
che almeno tra i migranti, queste siano state le professioni con un maggior rischio specifico di
contrarre il COVID durante la “prima ondata” nelle province lombarde risultate più esposte.

Tab. 2. Modalità e condizione lavorativa durante il periodo del primo lockdown (marzo-maggio
2020). Valori percentuali
                                 Attività Ho lavorato       Cassa    Disoccupato Attività   In
Tipo di lavoro
                                 sospesa come prima     integrazione  già prima ridotta quarantena
 Addetti trasporti                 17,3       52,4            3,0         9,4      12,2      -
 Addetti ristorazione-alberghi     48,7        9,7           23,7         9,1       5,4     4,1
 Addetti pulizie                   17,2       20,3           22,2         8,0      12,4     6,3
 Addetti vendite e servizi         52,6        9,5           11,2         8,2       8,8     7,3
 Impiegati                         12,5        3,5           23,3         7,5        -      1,0
 Intellettuali                     21,8        6,6            1,0         1,7      22,1     2,2
 Mestieri artigianali              33,5       21,4           14,8         9,4       2,2     5,4
 Operai                            22,2       29,2           23,7        14,0       5,6     5,2
 Servizi alle famiglie             16,7       39,4            2,7         6,6       8,4     9,6
 Socio-sanitari                     8,3       60,6            4,7         8,6        -      9,9
 Totale                            26,6       23,2          15,1          9,4      7,5      5,6
Fonte: Fondazione ISMU 2020

Un dato positivo riguarda la sicurezza sul luogo di lavoro: tutte le categorie di lavoratori
hanno usato i dispositivi di protezione individuali, mediamente nel 93% dei casi; ma nono-
stante le protezioni più della metà del campione ha espresso comunque preoccupazione per il
rischio di contrarre il virus, è ciò è stato riscontrato soprattutto tra i lavoratori del settore socio-
sanitario (76%), e poi più a distanza tra gli addetti a vendite e servizi (67%), gli addetti a risto-
razione e alberghi (64%) e i lavoratori presso le famiglie (61%).

                                                                         Fact Sheet ISMU – Marzo 2021
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   Entro quasi tutti i gruppi professionali le persone che hanno usato i dispositivi di protezione
individuali che si dichiarano comunque preoccupate di contrarre il virus sono di più di quelle
che si dicono non preoccupate, tranne – e peraltro di molto – coloro i quali svolgono mestieri
artigianali e gli impiegati.

Tab. 3. Utilizzo dei dispositivi di protezione individuale sul luogo di lavoro durante il periodo del
primo lockdown (marzo-maggio 2020). Valori percentuali
                                   Si, usato DPI    Si, usato DPI   No, non usato    No, non usato
Tipo di lavoro                          e non      ma ugualmente         DPI          DPI ma non
                                   preoccupato      preoccupato     e preoccupato    preoccupato
 Addetti trasporti                       41,8            58,2             0,0             0,0
 Addetti ristorazione-alberghi           30,7            64,0             5,3             0,0
 Addetti pulizie                         30,4            57,7             8,0             3,9
 Addetti vendite e servizi               15,4            66,8            17,8             0,0
 Impiegati                               70,2            29,8             0,0             0,0
 Intellettuali                           43,3            51,2             5,4             0,0
 Mestieri artigianali                    61,4            38,6             0,0             0,0
 Operai                                  42,7            48,5             8,3             0,4
 Servizi alle famiglie                   32,7            60,5             3,0             3,7
 Socio-sanitari                          22,0            76,0             0,0             2,0
 Totale                                 36,8             56,3            5,4              1,4
Fonte: Fondazione ISMU 2020

Come ci si poteva aspettare, l’impatto sul reddito è stato importante, ma non per tutti allo
stesso modo: se mediamente il 44% ha dichiarato che il livello di reddito è rimasto invariato
rispetto a prima della pandemia, tuttavia le categorie più colpite dal punto di vista economico
sono state quella degli addetti alle vendite e servizi e quella degli addetti alla ristorazione/al-
berghi, tra i quali rispettivamente il 71% e il 61% dichiara di avere un reddito inferiore rispetto
a prima dell'emergenza sanitaria – le categorie che hanno dovuto interrompere le attività. Al
contrario meno colpiti sul fronte economico sono stati i lavoratori che hanno risentito in modo
più lieve il blocco delle attività lavorative. In particolare, tra i lavoratori socio-sanitari sola-
mente il 23% ha dichiarato di un reddito inferiore; e più di tutti essi hanno dichiarato un reddito
invece perfino superiore a prima della crisi (sebbene solamente nel 10% dei casi). La percen-
tuale di lavoratori socio-sanitari con un reddito in diminuzione è molto inferiore a quella del
secondo gruppo professionale che meno ha risentito dell’emergenza sanitaria dal punto di vista
del reddito e cioè gli impiegati (42%). D’altra parte, la maggioranza assoluta (51%) dei migranti
ha avuto un reddito inferiore dopo l’emergenza sanitaria e meno del 5% invece superiore.

                                                                       Fact Sheet ISMU – Marzo 2021
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Tab. 4. Impatto sul reddito e utilizzo di bonus governativi in sostegno dei lavoratori. Valori per-
centuali
 Opinione sul livello di reddito medio mensile personale da               Utilizzo di bonus/aiuti governativi per
     lavoro rispetto a prima dell’emergenza sanitaria                      emergenza COVID-19 (risp. positive)
                                                                          Bonus lavoratori           Cassa integra-
Tipo di lavoro                  Inferiore    Uguale     Superiore
                                                                             autonomi                    zione
 Addetti trasporti                  46,6       44,5         8,9                   3,9                     11,2
 Addetti ristorazione alber-
 ghi                                60,9       35,6         3,6                    4,3                    37,3
 Addetti pulizie                    58,0       34,6         7,4                    1,1                    30,4
 Addetti vendite e servizi          71,0       24,1         4,9                   26,9                    17,4
 Impiegati                          42,2       51,3         6,4                    4,5                    18,1
 Intellettuali                      54,4       40,5         5,1                   26,3                    28,6
 Mestieri artigianali               55,2       41,5         3,3                   24,3                    11,4
 Operai                             44,9       51,7         3,4                    3,5                    16,8
 Servizi alle famiglie              43,9       51,7         4,3                    2,7                    32,0
 Socio-sanitari                     22,6       67,7         9,7                    3,8                     9,7
  Totale                            51,3       43,9         4,7                   7,9                     24,5
Fonte: Fondazione ISMU 2020

Come è noto il governo italiano ha attivato misure di sostegno al lavoro, e in particolare sono
stati adottati provvedimenti in supporto dei lavoratori autonomi ed è stata sostenuta la cassa
integrazione per i lavoratori dipendenti del settore privato.
    La cassa integrazione è stata utilizzata in un caso su quattro, e in particolare da chi lavorava
nel settore ristorazione e alberghi (37%), dai lavoratori – più spesso lavoratrici – dei servizi
alle famiglie (32%) e dagli addetti alle pulizie (30%). Il bonus per i lavoratori autonomi – cate-
gorie già con poche tutele – ha aiutato complessivamente l’8% del campione, ma non pochi tra
gli addetti alle vendite e servizi (27%), coloro che svolgevano un lavoro intellettuale (26%) e
mestieri artigianali (24%).

Tab. 5. Aiuti economici e/o beni di prima necessità come ricevuti. Totale campione*. Valori per-
centuali
                                      Si, da pa-
                   Si, da privato                     Si, da amici      Si, da amici                      No, nessun
                                         renti                                            Si, da altri
                       sociale                          italiani         stranieri                          aiuto
                                      all’estero
Sì                           16,6               4,4             6,1              11,6               1,0          68,4
No                           83,4              95,6            93,9              88,4              99,0          31,6

Percentuali risposte positive
Uomo                      21,0                 5,0                6,5            14,2               1,1          63,8
Donna                     12,2                 3,8                5,8             9,2               0,8          73,0
Totale                    16,6                 4,4                6,1            11,6               1,0          68,4

 Est Europa                        5,3           1,8             2,5              6,9               0,6          82,3
 Asia                            17,4            5,7             6,0             11,4               0,2          66,9
 Nord Africa                     15,5           10,5             6,7             17,8               2,0          61,6
 Altri Africa                    33,9            1,6            11,3             16,0               1,7          52,6
 America Latina                    7,6           2,5             3,4              5,2               0,6          82,3
 Totale                          16,6            4,4             6,1             11,6               1,0          68,4
* i dati si riferiscono all’intero campione e non solo alla componente attiva.
Fonte: Fondazione ISMU 2020

                                                                                       Fact Sheet ISMU – Marzo 2021
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L’impatto della sospensione o riduzione dell’attività lavorativa sul reddito da lavoro di uno o
entrambi i membri di un nucleo familiare ha determinato condizioni di sofferenza economica
di singoli e famiglie, che si sono trovati a dover chiedere aiuto a enti di volontariato e altri sog-
getti esterni alla famiglia: questo è avvenuto mediamente in quasi un caso su tre (qui si intende
dell’intero campione e non solo la popolazione attiva).
   In particolare, è stato chiesto se dall’inizio dell’emergenza sanitaria sono stati ricevuti aiuti
economici e/o beni di prima necessità come cibo, medicine, vestiti da enti del Terzo Settore, dal
volontariato, da familiari/amici. ecc.
   Da questo punto di vista quasi un intervistato su tre ha ricevuto aiuti: in particolare più gli
uomini (36%) che le donne (27%). I cittadini originari dall’Est Europa e dell’America Latina
hanno beneficiato in maniera minore di sostegni esterni: oltre l’82% di loro ha infatti dichiarato
di non aver ricevuto nessun tipo di aiuto durante il primo lockdown. Oggi, tuttavia, sappiamo
che il perdurare della crisi dovuta alla pandemia ha accresciuto il bisogno in molti cittadini, sia
italiani che stranieri.
   In particolare, poi, ha ricevuto sostegni dagli enti del Privato Sociale (enti di volontariato
religiosi o laici) il 17% del campione, in particolare più di un uomo su cinque e soprattutto più
di un cittadino proveniente dai paesi dell’Africa sub-sahariana su tre.
   Dopo gli enti del volontariato sono soprattutto le reti amicali straniere o di connazionali a
costituire punto di riferimento per ricevere aiuto: il 12% del campione ha ricevuto contributi
da amici/conoscenti, anche in questo caso più gli uomini rispetto alle donne (14% vs 9%). Re-
lativamente alle provenienze geografiche si osserva che gli aiuti ricevuti dalle reti amicali sono
stati più significativi tra gli africani, sia del Nord (18%) sia del Centrosud continentale (16%).
   Interessante anche il contributo avuto da familiari e parenti nel paese di origine o in altri
stati, soprattutto tra i cittadini nordafricani, fra i quali ha inciso per il 10,5% a fronte di una
media generale del 4,4%. L’incidenza maggiore tra chi ha ricevuto aiuto da amici/conoscenti
italiani si rileva invece tra gli africani del Centrosud continentale (11,3%), ben davanti ai nor-
dafricani (6,7%). La pandemia ha rallentato anche il flusso delle rimesse all’estero: il 15% del
campione ha infatti dichiarato di aver ridotto o interrotto l’invio di denaro a familiari nel paese
di origine, a fronte comunque del 56% di coloro che non inviavano rimesse nemmeno prima
della pandemia e di un lavoratore su quattro che continua a spedire denaro all’estero come
prima.

                                                                       Fact Sheet ISMU – Marzo 2021
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