MAROCCO CASTELLI DI TERRA -NOVITA' 2018- Harmattan

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MAROCCO

                     CASTELLI DI TERRA -NOVITA' 2018-
1° giorno
Italia-Marrakech
Partenza dall’Italia con voli di linea (non compresi). Trasferimento in città. Pasti liberi.
Pernottamento in hotel.

2° giorno
Marrakech-Essaouira
Partenza verso Essaouira, che si estende su una penisola stretta e bassa le cui coste sono esposte
alle forti maree invernali. Il clima è sempre mite grazie al soffio degli alisei, e questo la rende una
piacevole stazione balneare. Essaouira ricorda per alcuni aspetti Venezia (Orson Welles girò qui
alcune scene del film “Otello”). Il porto è pittoresco, vivace grazie all’attracco dei pescherecci che
immediatamente scaricano il pesce per venderlo all’asta ma anche grigliarlo e consumarlo al
momento. Le case sono imbiancate a candida calce e gli infissi sono blu, e l’effetto cromatico è
particolarmente gradevole. Es-saouira significa “ben disegnata”, ed il nome è dovuto al fatto che la
città, unica nell’antico Marocco, fu espressamente progettata e costruita nel 1764 in una posizione
strategica per la sorveglianza della costa meridionale. Le Sqala, i possenti bastioni fortificati, la
proteggono esibendo cannoni spagnoli ormai inutilizzati. All’interno dei quartieri i suk offrono al
visitatore mercanzie di ogni genere e l’incontro con la popolazione. Pranzo libero. Cena e
pernottamento in un tipico riad.

3° giorno
Essaouira-Agadir-Tafraout
Si lascia la città e si percorre la bella e tortuosa strada costiera fino a Agadir. E’ la regione
dell’argan, albero “fossile” che risale al terziario, endemico in Marocco. La chioma, di un bel verde
scuro, è ampia e arrotondata, il tronco nodoso, tortuoso e abbastanza corto, tanto che le caprette vi
si arrampicano per brucare tranquillamente le foglie. L’olio di argan è ampiamente usato, sia in
cucina che nella cosmesi. Raggiunta Agadir, completamente ricostruita dopo il sisma del 1960, ci
fermiamo per il pranzo a base di pesce al porto, frequentato da famiglie e lavoratori locali per la
freschezza. Continuiamo poi verso il cuore dell'Anti Atlante e Tafraout, un villaggio di montagna al
centro di una conca circondata da massi di granito che si tingono di rosa al tramonto, uno dei luoghi
più interessanti del sud marocchino, fortunatamente quasi ignorato dal turismo di massa. La
cittadina sorge in una vallata coltivata e le sue case rosate dalle terrazze decorate in calce bianca
sembrano in bilico tra le rocce brune. I paesaggi ricordano quelli delle Meteore greche, addolciti
dalla presenza di palme, mandorli ed olivi. Granai collettivi e piccole abitazioni rurali sono
abbarbicati alle rocce dalle forme così strane che hanno ispirato l'artista belga Jean Veran che in
una zona isolata ha dato libero sfogo alla sua fantasia rendendo variopinta la pietra: enormi massi
blu e porpora che il tempo ha un po' scolorito mitigandone la vivacità rendono, se possibile, ancor
più fantastico il sito. Cena e pernottamento in hotel.

4° giorno
Tafraout-Amtoudi-Icht
Lasciamo Tafraout per valicare l'Anti Atlante in direzione sud, dove si incuneano valli che sembrano
canyon, a volte secche e aride, altre volte ricche di piccole oasi rigogliose. In una di queste c'è il
villaggio della tribù degli Id Aissa, piccolo agglomerato in un'oasi incassata dove si trovano due
gioielli di architettura tradizionale: due granai fortificati (agadir), costruiti in pietra a secco, che
sembrano geminare dallo spuntone roccioso su cui sono appollaiati. La parola agadir è in genere
tradotta con "granaio collettivo", ma in realtà non è esattamente così… La proprietà di ogni cella resta
individuale e ogni famiglia possiede la propria chiave. È collettiva la costruzione e la manutenzione,
nel senso che gravano sulla comunità, che versa una quota in natura proprio a questo scopo. Il
primo agadir domina tutta la valle, ha torri di guardia dove stavano gli uomini armati ed è composto
da una settantina di celle. Il secondo è un autentico e monumentale capolavoro di architettura: tre
dei suoi lati sono a strapiombo su uno spuntone di roccia intorno al quale si avvolgono "a chiocciola"
le sue 90 celle. Cena e pernottamento in un resort.

5° giorno
La valle del Tamanart-Tata
Si percorre la Valle del Tamanart, che si addentra nelle pendici dell’Anti Atlante e che porta le
tracce di antiche popolazioni. È un vero "museo a cielo aperto", con centinaia di incisioni rupestri
testimoni della presenza durante il Neolitico di specie animali ora estinte. La geometria delle
montagne, denudate dall’erosione, è quanto di più surreale si possa immaginare. I fondovalle,
attraversati dai letti asciutti dei fiumi, sono abitati e coltivati a mandorli, fichi e palme, creando un
cordone verde come la valle degli Ait Mansour, dove la pista sembra a tratti scorrere dentro un
tunnel di vegetazione. Si scende poi verso l'incredibile "Valle Incantata", profondo e silenzioso
canyon, che si percorrerà in parte a piedi, dove il trascorrere del tempo non ha per nulla modificato
l'aspetto medioevale dei villaggi di pietra. All'uscita della valle si punta in direzione di Tata, che fino
agli inizi del secolo scorso rappresentava uno dei più importanti centri carovanieri e punto di
riferimento per i commerci sahariani. Cena e pernottamento in albergo.

6° giorno
Tata-Isserguine-erg Chegaga
Tata viveva dei commerci con il "Bilad al Sudan" (il paese dei Neri), la sua vita religiosa era intensa,
animata da confraternite (zaouya) prestigiose e antiche, in particolare quella di Agadir Lehna, dove
si formavano gli studiosi di teologia e i “tolba” (gli studenti) venivano da tutto il Sud. Proprio in
questo villaggio potremo vedere il funzionamento tanto semplice quanto ingegnoso dell'orologio a
acqua, un sistema per calcolare esattamente l'acqua da distribuire ai vari orti dell'oasi. Una breve
deviazione verso nord ci permette di visitare il più grande granaio collettivo del sud: 400 celle
distribuite su 5 piani! Breve sosta a Tissint per visitare una cascata formata da un fiume dalle acque
salmastre. Siamo in un angolo di Sahara, ed il fascino del deserto è avvolgente. A tratti si
incontrano i letti di antichi fiumi, nei quali spunta una rada vegetazione. A Foum Z’guid si imbocca
la pista che porta alle dune di Chegaga, e che attraversa il fondo liscio di un antico lago, il lago Iriki,
delimitato a nord dalla muraglia del Jebel Bani. La regione è fra le più desertiche del Sud,
frequentata solo da nomadi che pascolano cammelli e capre. I rarissimi pozzi sono il punto di
incontro privilegiato dei nomadi e costituiscono quasi l’unica possibilità di sopravvivenza per pochi
animali. Ma il deserto che tutti amano si identifica con l’erg, una sequela di dune che si accavallano
formando linee sinuose. Ci fermeremo per il pernottamento fra le alte dune dell'erg Chegaga, in un
campo preallestito.

7° giorno
Chegaga-Valle del Draa-Tamnougalt
Ci si allontana progressivamente dalle dune per costeggiare il fiume Draa, il “Nilo” del sud, che
presenta uno strano fenomeno naturale: il corso diventa “invisibile” e scompare nel sottosuolo per
ricomparire a pochi chilometri dalla foce. Ciò avviene a Mhamid, il “finis terrae” della valle del Draa,
paesino in lotta con l’invasione della sabbia e ultima oasi della famosa valle. Ha qui inizio il lungo
nastro verde che è la la Valle del fiume Draa, disseminata di ksar in terra. Agadir, ksar e kasba sono
frutto di un’originale architettura autoctona funzionale ad un passato in cui la difesa era la principale
preoccupazione della popolazione. Il fiume alimenta un rigoglioso palmeto lungo ben 200 km ai lati
del quale sorgono numerose kasba berbere, le incantevoli residenze costruite in argilla, sassi e
paglia. Disabitate, trascurate, queste signorili abitazioni stanno letteralmente dissolvendosi. Eppure
sono cariche di fascino, di eleganza, di leggerezza, di gusto scenografico. I materiali di costruzione
sono poveri, ma il risultato finale è ricco e la ricerca ornamentale produce complessi decori
geometrici che alleggeriscono le mura e le torri conferendo all’insieme un aspetto aggraziato.
All’interno spesso le sale si susseguono, illuminate attraverso finestre strette, per vedere
all’esterno senza essere visti. A Tamgroute, a sud di Zagora, una breve sosta permette la visita
dell’interessante biblioteca coranica. Cena e pernottamento in una kasba restaurata.

8° giorno
Tamnougalt-Tizi ‘n Tazzazert-Boumalne
Ritorniamo per pochi chilometri sui nostri passi per oltrepassare l'oued Draa a Tansikht in direzione
di Nekob, con i suoi numerosi ksour in terra giallo oro e le kasbah tradizionali. Nekob è il principale
villaggio prima della traversata del jebel Sarhro, un antico massiccio vulcanico. Si percorre una pista
che si incunea tra le montagne e salendo offre panorami incredibili sui camini lavici ormai erosi e
sulle antiche colate, ora trasformate in rocce dalle forme bizzarre. Si supera il passo del Tizi 'n
Tazzazert a 2200 m, oltre il quale si apre un altopiano frequentato dai nomadi Ait Atta. La discesa è
più dolce, si apre su valli e villaggi fino a Boumalne du Dadès. Cena e pernottamento in albergo.

9° giorno
Boumalne-gole del Dadès-Skoura
Boumalne è il principale centro della regione del Dadès, fiume che scende tempestoso dall'Alto
Atlante e si apre un passaggio fra le rocce creando le famose e bellissime gole omonime, fra
tornanti scavati sul fianco ripido della montagna e panorami austeri con formazioni rocciose dalle
sagome insolite. Percorrendo una valle incassata fra rocce dai colori incredibili si continua verso il
villaggio di Bou Tharar, fra i più suggestivi, tutto in terra e con decorazioni in adobe. La pista ci porta
poi nella regione della coltivazione della “rosa damaschina”, coperta da estesi roseti profumati dai
quali si estraggono le essenze. Cena e pernottamento in un hotel de charme.

10° giorno
Skoura-Ouarzazate-Marrakech
Skoura è una delle più alte oasi di montagna e il palmeto è di una densità non comune. Una
passeggiata nell'oasi permette di scoprire i suoi villaggi di terra, autentiche fortezze ingentilite dalle
eleganti decorazioni. La kasba di Amerhidil è la costruzione più bella ed al suo interno un piccolo
museo illustra la vita del palmeto. Il versante sud dell’alto Atlante offre in questa regione le
montagne più belle: i colori degli strati geologici, le piccole oasi verdi, i villaggi di pietra e terra. E’
interessante il commercio dei minerali, di cui la zona è ricca, dall’ametista alla rosa del deserto,
dalla barite ai geodi variopinti. Si lasciano le verdi palme spettinate per raggiungere Ouarzazate ed
ammirare la kasba di Taourit, le cui torri merlate si incuneano tra le case di fango. Anch'essa in terra
pressata, rappresenta la dimora signorile, monumentale e ricca, dell'ultimo pascià di Marrakech, il
Glaoui. Negli ultimi anni a Ourzazate si è sviluppata una interessante industria del cinema, che
sfrutta gli splendidi paesaggi e gli altrettanto splendidi edifici della regione per riprese incentrate sul
Sahara. Ci attende poi un altro gioiello architettonico, Ait Benhaddou (UNESCO). Si percorrere poi
"la strada del sale", la via carovaniera di un tempo, che serpeggia sui fianchi ripidi della montagna,
fra villaggi silenziosi, lasciando sul fondo gli orti irrigati dal torrente. Si serpeggia tra le montagne
fino a raggiungere il Tizi’n Tichka (2260 m), il silenzioso passo dal quale si domina tutto il Marocco:
vallate aspre e selvagge, terrazze coltivate con caparbietà, giochi di luce sui monti circostanti,
immensi spazi a perdita d’occhio. E si scende in un ambiente più verde, tra una vegetazione più
ricca, fino a scorgere la grande piana e la Kotoubia, vanto e simbolo della leggendaria Marrakech.
Pernottamento in hotel.

11° giorno
Marrakech
Giornata a disposizione per una visita personale della città. Marrakech sorge su di una pianura nuda
cui fanno sfondo le cime dell’Atlante e sembra fuori luogo con la sua muraglia rossa, il suo
esuberante palmeto, la solennità dei mausolei saadiani e la sontuosità dei palazzi ricchi di stucchi.
La seconda giornata è dedicata alla visita della città, il cui cuore è Jemaa el-Fna. La piazza il
mattino è il centro del commercio, affollata di bancarelle e di venditori all’asta. Dalla piazza parte il
labirinto di vicoli del suk, dai magazzini pieni di stoffe, abiti e prodotti in pelle. Il pomeriggio Jemaa el-
Fna è il palcoscenico per ogni sorta di esibizione, dai saltimbanchi agli incantatori di serpenti, dai
ballerini ai musicisti. Intorno agli artisti che si esibiscono prospera il commercio di generi di ristoro,
bevande, articoli artigianali, profumi, spezie. La notte l’affollamento non cambia, ed intensificano
l’attività i ristoratori, che offrono insalate colorate, spiedini e calde zuppe, ma anche piatti tipici
come le teste di montone bollite e le grandi lumache di Essaouira. E naturalmente tanto thé verde,
dolce e forte, aromatizzato con profumata menta fresca. Pasti liberi. Pernottamento in hotel.
12° giorno
                                   Marrakech-Italia
                                   Il mattino trasferimento in aeroporto e rientro in Italia.

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