Marinella Lena La tragedia di Re Lear (Ovvero dell'avidità dei figli e del disconoscimento dei padri)

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Marinella Lena

                                  La tragedia di Re Lear
                (Ovvero dell’avidità dei figli e del disconoscimento dei padri)
                        sintesi di Marinella Lena, gruppo 23/1/09

Atto primo

Il dramma si apre con la decisione del re Lear, stanco e in tarda età, di abdicare al trono e
di dividere il regno tra le sue tre figlie(“assegnare pubblicamente la dote per prevenire
future discordie”) ponendo loro un “love test”: la figlia che dimostrerà di amarlo di più,
otterrà la migliore porzione del Regno. Regana sposa del duca di Cornovaglia e Goneril del
duca di Albany, sono le prime a protestare con parole piene di trasporto il loro amore al
padre. Lear è compiaciuto ed assegna a ciascuna di esse una parte del regno. Ne conserva
un’ultima, la migliore, per la figlia più giovane e favorita, Cordelia, chiesta in sposa sia dal
duca di Borgogna che dal re di Francia. Cordelia è poco incline alle falsità e alle menzogne
e non intende comportarsi come le sorelle. Dichiara perciò semplicemente “amo vostra
maestà come è mio dovere, non più e non meno” come una figlia può amare un padre,
avendo sulle labbra ciò che ha nel cuore. Lear furioso tenta di persuadere Cordelia a
riconsiderare la sua risposta, ma senza successo e, avventatamente, in preda al furore,
decide di non concederle alcuna terra e di bandirla dal regno, che divide invece tra le altre
due figlie. “La sincerità sia dunque la tua dote…io ripudio ogni cura paterna, ogni vincolo
di sangue”

Il duca di Borgogna, pretendente di Cordelia, perde ogni interesse per lei, ormai
diseredata. Il re di Francia invece riconosce e apprezza le virtù di Cordelia e la prende in
sposa anche senza dote. Il leale Kent tenta di far cambiare opinione a Lear con parole
oneste “l’onore deve parlare con franchezza, allorché la maestà cade nella follia”, ma è
bandito anch’egli per aver contraddetto la decisione del re. Lear decide di andare a vivere
un mese a turno dalle due figlie, mantenendo tuttavia ancora il titolo di “re ” e un seguito
di cento cavalieri. Segretamente, Goneril e Regana, invece, già cospirano per impedire a
Lear l’impiego del titolo e l’esercizio del potere.

Viene introdotta la vicenda parallela (subplot) di Gloucester, che appariva già nella I scena,
nella presentazione di Edmund a Kent “fabbricarlo fu molto piacevole”.
Il Conte di Gloucester è vittima anch’egli di una nefandezza da parte del figlio bastardo
Edmond. Questi infatti redige una falsa lettera nella quale coinvolge il figlio legittimo di
Gloucester nonché suo fratellastro, Edgar, in una cospirazione per uccidere il padre. Fa sì
che Gloucester “casualmente” legga la lettera, e, sviluppando ancor più le sue intenzioni
diaboliche, mente a Edgar, dicendogli che Gloucester è adirato contro di lui, suggerendogli
di fuggire. Riesce il suo progetto di mettere l’uno contro l’altro i due congiunti e in più
Edmond guadagna i favori del padre. Edgar fugge nella foresta e prende le sembianze di
un mentecatto chiamato “Poor Tom”.
Carino il dialogo interno di Edmund sulla facilità dell’uomo nell’attribuire agli astri ogni
responsabilità “bellissimo pretesto, per un corruttore di femmine, mettere i suoi istinti
lussuriosi a carico di una stella” e conclude la scena “avrò una ricchezza, se non per
nascita, per ingegno: tutto per me è buono purchè mi conduca alla meta.

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Goneril ascolta il maggiordomo Osvaldo che si lamenta del re, gli ingiunge di trascurare i
suoi compiti in modo da creare un’occasione di chiarimento. Scrive alla sorella perchè si
comporti in egual modo.

Dimostrando il suo valore e la sua lealtà, anche se grande è stato il torto che gli ha fatto
Lear, Kent ritorna anch’egli sotto mentite spoglie e chiede al re di prenderlo come servo.
Lear accetta, inconsapevole della sua vera identità e gli dà incarico di recapitare una lettera
a Gloucester. È chiaro a questo punto del dramma che Lear pensa di essere trattato come
un re anche se non ha più la forza per riavere indietro il titolo. È ciò che gli viene fatto
presente dal buffone di corte, il Matto in una brutale ma veritiera ricognizione della sua
reale situazione… “da quando delle tue figlie ti sei fatto le tue madri, perchè appena
mettesti la frusta nelle loro mani e ti calasti i calzoni”.

In un confronto con il padre, Goneril manca di rispetto verso Lear sia come re che come
padre. Rimprovera Lear di avere al seguito dei cavalieri troppo chiassosi e gli chiede di
ridurne il numero. Lear è furioso, convoca i suoi cavalieri e inveisce contro la figlia, la
maledice, si propone di lasciare la sua residenza e di raggiungere l’altra figlia. Invia perciò
Kent da Regana per metterla dell’avviso del suo proposito di raggiungerla. Lear pensa che
certamente l’altra figlia lo ami di più “verrà con le sue stesse unghie a lacerare il tuo volto
di lupa” e che Goneril si rammaricherà del suo oltraggio una volta che Regana sarà a
conoscenza del fatto.
Albany cerca di capire casa succeda ma viene zittito, sia da Lear che dalla moglie “siete più
biasimato per la vostra mancanza di prudenza che lodato per la vostra mitezza” cerca di
mitigare l’asprezza della moglie ma resta in secondo piano, inascoltato.
Nell’ultima scena Lear e il buffone parlano “non avresti dovuto diventar vecchio prima di
diventar saggio”

Atto secondo
La scena si svolge nel castello dei Gloucester dove Regana e Cornovaglia si sono trasferiti
in gran fretta per evitare di ospitare il re. Proseguono le trame di Edmund contro il fratello,
che viene condannato al patibolo. Sono di scena i due messaggeri Oswald, maggiordomo
di Goneril, e Kent per re Lear. Un alterco tra i due fa intervenire i duchi che non tengono
in alcun conto Kent, che pur sanno messaggero del re e anzi lo fanno mettere in ceppi,
come un volgare ladro, contro il debole parere di Gloucester.

Quando Lear infine arriva è incredulo nel trovare il suo uomo in ceppi. Ne chiede ragione
mentre, concitato, racconta a Regana dell’alterco con Goneril. Il re maledice la figlia, si
infuria, perde il controllo regale, dice male parole vendicative Regana non crede a Lear e
dà ragione alla sorella, che nel frattempo sopraggiunge. Unite le forze le due sorelle
sferrano l’attacco contro il padre: dimezzi la scorta dei cavalieri, anzi ne tenga venticinque,
-Lear allora pensa di tornare da Gonerill che gli aveva chiesto di dimezzare i cavalieri,
pensando che lo amasse il doppio della sorella perché 50 sono il doppio di 25-ma a cosa
servono? Venticinque, dieci, cinque, anzi nessuno: ne ha proprio bisogno una volta perso il
regno? Lear capisce il complotto e lancia improperi alle figlie, le quali annunciandosi una
bufera si chiudono nel castello lasciando il vecchio padre all’addiaccio. Solo Gloucester si
preoccupa ma viene obbligato dal duca di Cornovaglia a evitare qualsivoglia aiuto al re.

Atto terzo
Mentre Kent prende contatti con la corte di Francia e con Cordelia e va alla ricerca del re,
Lear è da solo nella tormenta, a invocare gli elementi naturali, tuoni, lampi, pioggia, vento
con la sola compagnia del Matto in una notte da tregenda in cui anche i lupi benché

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affamati tengono all’asciutto il proprio pelo senza lasciar la tana. Kent infine trova Lear e lo
porta al riparo verso una capanna.

Gloucester, ancora in preda al rimorso per non aver aiutato il re, confida al figlio Edmond
che andrà in cerca di lui, per protestargli fedeltà. Ingiunge anche al figlio di tenere segreta
la sua decisione: ma Edmond coglie l’occasione propizia di scalzare definitivamente il
padre, ed è deciso a svelare ai Duchi, generi di Lear, le intenzioni del genitore.
“…trarrà a me quel che perde mio padre, i giovani salgono quando i vecchi cadono”

Nella capanna, Lear e il Matto incontrano Edgar, travestito da Povero Tom rifugiatosi
proprio lì. Lear, sentendo il Povero Tom dire cose insensate, rispecchia in lui la sua
disgrazia: certamente anch’egli è stato ridotto a pazzia da figlie snaturate. Sopraggiunge
Gloucester ed offre riparo a Lear, che ormai fuori di senno vuol discutere di filosofia col
Povero Tom/Edgar che Gloucester non riconosce. Anzi, mantenendo anche nella bufera
che tutto sembra spazzare via, l’ordine gerarchico, cerca di mettere in salvo il re e il suo
servitore Kent, ma non il mendicante.

Edmond trama contro il padre alla corte del conte di Cornovaglia, mentendo circa suoi
presunti complotti alla corte di Francia contro il regno di Gran Bretagna.
In una casa attigua al castello di Gloucester Lear, ormai del tutto impazzito, inscena un
grottesco processo, col Matto e il Povero Tom, contro le figlie, dice che se sottoposti i corpi
ad autopsia, verranno trovati cuori duri. Sopraggiunge Gloucester che convince Kent a
mettere in salvo il vecchio re, a Dover, poiché ha saputo che è in pericolo di vita. Lear viene
portato via a braccia.

Il gruppo dei malvagi, ossia le due sorelle, Edmond e Cornovaglia, vengono a conoscenza
del “tradimento” di Gloucester. Edmond va alla ricerca di Lear. Entra Gloucester e viene
prontamente arrestato, legato e maltrattato da Goneril e interrogato circa le sue presunte
tresche col re di Francia. Il vecchio Gloucester resiste e viene accecato da Goneril e
Cornovaglia, un servo venuto in suo soccorso viene ucciso, ma ha anche colpito il duca, che
poi morirà per la ferita. Gloucester invoca il figlio Edmond e ne riceve cambio la
rivelazione dei Cornovaglia dell’odio del figlio per lui. Solo allora, solo quando diviene
cieco, Gloucester “vede”: comprende la calunnia di Edmond verso il fratello Edgar e si
duole con se stesso, per la sua “cecità” di padre.
E’ un mondo di ciechi: i padri non riconoscono i figli, così come disconoscono le loro vere
intenzioni e i loro aspetti di personalità.

Atto quarto
In una landa deserta si incontrano Edgar e il vecchio Gloucester ormai cieco sorretto da un
vecchio. Ancora il padre non riconosce il figlio. Edgar accetta di guidare Gloucester verso le
scogliere di Dover.

Nel palazzo del duca di Albany “pigro sposo, il vile terrore del suo spirito gli impedisce ogni
azione” Goneril ed Edmond uniscono le loro forze contro il paventato sbarco del re di
Francia. Goneril bacia Edmond di cui è segretamente innamorata. Entra il marito, duca di
Albany, si scontra con la moglie alla quale rimprovera l’ingratitudine filiale “una creatura
che disprezza la propria origine (legami oggettuali) non può frenarsi entro una giusta
condotta”. Entra un servo che reca una lettera e la notizia della morte del Cornovaglia a
seguito della ferita. Esce Albany in cerca di Gloucester, esterrefatto dalle truci notizie.

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Nel campo dei francesi Kent apprende da un gentiluomo che Cordelia regina di Francia è
venuta a conoscenza di tutto, dell’ingratitudine delle sorelle e della notte all’addiaccio del
vecchio padre. Il vecchio Lear si rifiuta di rivedere la figlia per la vergogna e riceve notizie
che l’esercito britannico (guidato da Edmond) avanza, mentre il re di Francia è ritornato
appunto in Francia per gravi motivi ed ha lasciato il comando dell’esercito al generale Le
Far.

Nel castello di Gloucester Regana cerca di violare la corrispondenza della sorella a
Edmund. Lei intende sposarlo essendo morto il duca suo marito e invita la sorella alla
saggezza.
Nelle lande sferzate dal vento nei pressi di Dover, Gloucester cerca di suicidarsi buttandosi
da una balza credendola una scogliera. Sopraggiunge il re sempre più pazzo, scopre un
mondo a rovescio (la scissione) quello che pareva buono è malvagio e viceversa, ora è il
rovescio di allora. ( Mi viene in mente il papà di Antonino e la sua figliola fiancheggiatrice)
Sopraggiunge anche Osvald mandato da Regana che tenta di uccidete Gloucester, ma viene
a sua volta ucciso da Edgard. Questi entra in possesso di una lettera di Osvald. Qui Pare
che che Edgard si sia rivelato al padre, lo chiama per l’appunto padre.
Infine nel campo dei francesi avviene il commovente incontro fra il re Lear e Cordelia.

Atto quinto
Nel campo britannico Regana chiede ad Edmond se ama Goneril e se l’ha posseduta. Gli
dice anche che non sopporterebbe ciò. Amando lo stesso uomo l’odio tra le due sorelle
diventa strisciante e infetta ogni loro pensiero, gesto, parola. Ma Edmondo ha progetti tutti
suoi dove entrambe le donne sono mezzo e non fine. Entra Edgar che consegna la lettera
di Osvald ad Albany.

In una piana tra i due campi nemici Edgard conduce Gloucester in attesa che si definisca
la battaglia. L’esito è fulmineo: i francesi sconfitti, Lear e Cordelia prigionieri di Edmond
che li manda il altro luogo dando istruzioni ad un soldato affinché li uccida. Padre e figlia
nella sventura davanti al trionfo dei malvagi e del male trovano parole di affetto.

Nel campo dei vincitori invece sorge aspra contesa fra le sorelle da un lato ed fra Albany ed
Edmond dall’altro. Il secondo si ritiene alla sessa stregua del primo e viene bruscamente
ripreso e ridotto al suo rango. E’ difeso da Regana che ugualmente viene ricondotta alla
volontà del duca. Albany dà del traditore a Edmund e gli getta il guanto di sfida. Si decide
di dare un bando per mezzo di araldo: se c’è qualcuno disposto a sostenere l’accusa di
tradimento contro Edmond si faccia avanti al terzo squillo di tromba. Salta fuori Edgar,
deciso alla resa finale dei conti contro il fratello, che accusa di tradimento. Si battono.
Edmond cade. Albany chiede che venga risparmiato. Goneril grida al tranello: Edmond
per il codice cavalleresco infatti poteva non battersi con uno sconosciuto. Albany le fa
vedere la lettera di Osvald, prova dei suoi intrighi. Goneril non resiste e fugge verso il
castello. Edgar si rivela infine al fratello morente. Albany protesta la sua sincera fedeltà
ai Gloucester che Edgar non ha difficoltà a riconoscergli. Nel mentre Edgar racconta tutte
le sue sventure - il suo travestimento e quello di Kent - sopraggiunge un gentiluomo che
riporta la notizia della morte delle due sorelle: una ha avvelenato l'altra e poi s'è data la
morte. Sopraggiunge anche Kent in tempo per assistere all’esibizione dei cadaveri delle
due sorelle morte. Edmond morente ha uno scatto di sincerità e rimorso. Avverte che un
suo precedente ordine prescriveva la morte per Lear e Cordelia: per costei aveva ordinato
l’impiccagione camuffata da suicidio. Ma è troppo tardi. Entra Lear portando in braccio il
corpo di Cordelia morta. La pena di Lear è senza fine: lo strazio esplode e gli squassa il
cuore. La tragedia si chiude con Lear che muore di dolore

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La storia che ne fornisce l'intreccio principale affonda le radici nell'antica
mitologia britannica. È una tragedia straordinaria a doppio intreccio nella
quale la trama secondaria contribuisce a far risaltare e a commentare i vari
momenti dell'azione principale.

La storia di Lear. Lear era un leggendario sovrano della Britannia, benchè sia ovvio che la
sua vicenda faccia parte del patrimonio folcloristico delle più svariate culture.
Il Lear "storico" sarebbe vissuto poco prima del tempo della fondazione di Roma, ossia
nell'VIII secolo a.C.; secondo uno scritto latino Lear, approssimandosi la vecchiaia, aveva
deciso di dividere la Britannia fra le sue tre figlie e i mariti che egli avrebbe loro assegnati,
pur mantenendo l'autorità regale. Quando chiede loro di dichiarare l'affetto che gli
portano, Cordelia, la figlia minore, disgustata dalla sfacciata adulazione delle sorelle
Gonerill e Regan, risponde che il suo affetto è quello dovuto da ogni figlia a ogni padre.
Lear adirato la disereda, mentre dà in moglie le altre due figlie rispettivamente al Duca di
Albany e al Duca di Cornovaglia, che diventano governatori ciascuno di metà del suo regno.
Poco dopo il Re di Francia, e cioè di un terzo della Gallia, avendo notizia della bellezza di
Cordelia, la sposa rinunciando alla dote e la porta con sè. Molto tempo dopo i due
governatori insorgono contro Lear e lo depongono; egli si reca allora presso la figlia in
Gallia, dove viene bene accolto. Il Re di Francia raduna un esercito e conquista l'intera
Britannia, restaurando Lear sul suo trono. Dopo altri tre anni, però, in seguito alla morte
sia di Lear che del Re di Francia, Cordelia rimane sola regina di Britannia. Passano altri
cinque anni di pacifico governo, allorchè il figlio del Duca di Albany ed il figlio del Duca di
Cornovaglia si ribellano a Cordelia e dopo una lunga guerra la fanno prigioniera. La regina
spodestata si suicida in carcere.

La storia di Gloucester. Si direbbe proprio che la coloritura arcadico-cavalleresca del
Re Lear abbia indotto Shakespeare a cercare lo spunto per la trama secondaria della sua
tragedia in un capolavoro di quel genere letterario. In questo modo Shakespeare ha portato
avanti la storia di Gloucester e presentato la macchinazione di Edmund (suo figlio
bastardo), il quale è deciso a vendicarsi dell'ingiusta infamia che pesa su di lui dalla nascita
comportandosi come se fosse un figlio legittimo contro il suo nobile ma ingenuo fratello
Edgard, che è costretto a fugggire attraverso i campi travestito da accattone demente. È
stata una mossa di straordinaria audacia, da parte di Shakespeare, quella di riunire nello
stesso dramma Edgardo, che si finge pazzo, Lear, che sta diventando pazzo per davvero, e il
buffone (il pazzo); egli è riuscito a tenere separati questi tre livelli di follia. Shakespeare
pone il problema del rapporto che esiste tra ingenuità e forza morale di realizzazione:
Edgardo, con la sua ingenua credulità, è la causa della situazione in cui viene lui stesso a
trovarsi e della crudele sorte che tocca a suo padre, il Conte di Gloucester. Così Edmund
difinisce Edgard: "un nobile fratello così lontano dal fare del male che non sa che significhi
sospetto".

Shakespeare ebbe la straordinaria capacità di organizzare un discorso teatrale
estremamente articolato e insieme unitario attingendo ai materiali accumulati da tutta una
tradizione  narrativa,     così  da    creare     una    nuova     struttura   autonoma.

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L'efficacia drammatica di Lear risiede soprattutto nella forza espressiva dei personaggi.
L'elemento che domina tutta la parte centrale del dramma è la pazzia di Lear, che coincide
con la tempesta e lo sconvolgimento della natura; il temporale era presente marginalmente
nel dramma di Lear, in funzione di ammonimento celeste a un sicario; ora diviene
proiezione a livello cosmico della follia umana di Lear, e d'altra parte tale follia è a sua
volta manifestazione di quello sconvolgimento, che coinvolge valori religiosi e sociali.
Le cosiddette leggi divine sono giochi di ragazzi crudeli e la totale sovversione dei ruoli
sociali è chiara nella scena della tempesta, con un re spodestato, un conte nella parte di
servitore (Kent) e un altro nobile (Edgar, figlio legittimo del Conte di Gloucester ed erede
del titolo di Gloucester) in quella di mendicante pazzo; con amara ironia il vecchio Conte di
Gloucester, che non è stato ancora accecato e perciò non sa vedere nulla, nel soccorrere il
re vuole che sia rispettata la gerarchia, ed offre a quest'ultimo il ricovero di un granaio, ma
cerca di scacciare il mendicante in una capanna; solo la pietà per la follia di Lear che -
divenuto uomo fra gli uomini - vuole portare con sè il mendicante, lo induce ad
acconsentire, ma affida la bisogna di occuparsi del poveretto a Kent che egli crede un
servitore. La follia ha permesso a Lear di vedere chiaro, di giungere alla radice della natura
umana,                           all'uomo                          in                        sè.
Il Matto che si accompagna a Lear, personaggio che non si trova in nessuna delle fonti
rappresenta forse la più grande intuizione drammaturgica di Shakespeare: è il caso di una
parola che si è incarnata imponendosi come personaggio. Il Matto è la pazzia di Lear, e cioè
la sua saggezza, è anzi la figurazione concreta della coscienza (e consapevolezza) di Lear,
coscienza del proprio errore di giudizio, della propria "cecità", e appunto della propria
follia - coscienza come rimorso e come illuminazione. Il Matto è la dimostrazione anche
della straordinaria maturità di Shakespeare come uomo di teatro: in una vicenda che
comportava l'assenza dalla della principale figura femminile per tutta la parte centrale del
dramma, il Matto compensa e sostituisce l'assenza dell'eroina assumendone la funzione.
Lear si fonda sulla figura della metafora. Quando ci si sia resi conto di questo, appare
subito chiaro il perchè dell'introduzione della trama secondaria assente nelle altre tragedie,
e proprio di quella trama attinta ad una fonte che non sembrava aver nulla a che fare con
quella della trama principale. In altre parole, la trama secondaria, la storia di colui che
Shakespeare ha chiamato Gloucester, è il referente "reale" di quell'immensa metafora che è
la storia di Lear, allo stesso modo che la tempesta è contemporaneamente referente e
metafora della condizione umana, e della condizione dell'universo. Re Lear è strutturato
dunque come una catena o una scatola cinese di metafore; da questo punto di vista
l'introduzione della trama secondaria serve anche a ridurre l'incidenza dei ruoli femminili.
Essendo Kent un fedele seguace del re, egli è presente in scena più di qualsiasi altro
personaggio, Lear compreso; e spetta proprio a Kent presentare gli antefatti di entrambe le
trame: la decisione di Lear di dividere il regno, e il rapporto fra Gloucester e il figlio
bastardo Edmund. Più limitato è il ruolo di Oswald, fedele complice di Gonerill, che però
diventa mezzano negli intrighi fra le sorelle e Edmund - quegli intrighi che sono l'altro
modo con il quale Shakespeare ha intrecciato le due vicende; e Oswald assume alla fine
anche la parte di sicario, ma non contro il re, bensì contro Gloucester, la controparte del re
nella                                     trama                                     secondaria.
Re Lear è per tre quarti in versi e per un quarto in prosa ma, contrariamente alla
convenzione che voleva la prosa riservata ai personaggi di rango inferiore, alle scene
comiche, o a quelle ove maggiore è la concitazione dell'azione, in quest'opera (a parte
ovviamente le scene del Matto che alternano prosa a filastrocche allusive) versi e prosa si
alternano        senza        tener       conto        del      rango         dei      parlanti.
In questa tragedia si svolge un gioco paradossale di rapporti tra ragione e pazzia. Ciò che la
tragedia vuole dimostrare è che l'universo morale è più complicato e intimamente
contraddittorio di quanto la nostra vita di ogni giorno possa indurci a credere

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La vicenda di Lear proviene da un´arco di leggende sulla Britannia antica, che ai tempi di
S. non venivano viste come leggende ma come fatti avvenuti realmente. Un prete Gallese,
Goffredo Manmouth scrisse un racconto sul modello virgiliano, secondo il quale in
Britannia erano originariamente stanziati esuli di Troia guidati da un certo Brutus, che
diede il nome alla Bretannia. Goffredo racconta poi la lunga cronaca dei re e delle loro
imprese, e da qui nasce la storia di Lear e delle sue 3 figlie vissuti, si suppone, nel settimo o
ottavo secolo avanti Cristo. Il Re Lear è quindi ambientato nello scenario storico piu antico
di tutti i drammi s. In Re Lear troviamo nomi Anglosassoni (Edmondo, Edgar, Kent) e
romani (Gloucester) Rimane tuttavia evidente lo sforzo di S: di mantenere
un´ambientazione precristiana. L´ambientazione temporalmente cosi remota fa si che il
senso della storia venga offuscato da un´aura di mito e leggenda.: i personaggi principali
assumono dimensioni gigantesche. Inoltre si riscontrano tensioni fra la struttura tragica e
quella cristiana. Il Cristianesimo si basa su un mito cosmico, vuol dire che finisce bene per
tutti i personaggi di rilievo. La tragedia richiede la presenza di un eroe e nella tragedia
greca gli uomini possono discendere dagli dei. Il cristianesimo non ha eroi ad eccezione di
Cristo. La tragedia si pone la domanda che potere agisca nell´universo: Il cristianesimo ha
risposte pronte e positive mentre la tragedia ha risposte troppo tempestive. Il che appare
chiaro in Re Lear dalle battute di personaggi vissuti prima della venuta di Cristo. I pochi
indizi che abbiamo ci fanno credere che S lavoró molto piu a lungo su Re Lear che su tutte
kle altre opere e che fece uso di uan fonte principale, cioè una storia ben nota al pubblico
del suo tempo. S. ha aggiunto molte cose , come per esempio che Cordelia alla fine viene
impiccata dai nemici e anche l´intreccio fra Edgardo e Gloucester con quello principale di
Lear e Cordelia. Esistono due versioni del dramma, un in-quarto e un in-folio. La scena
principale presenta Gloucester e poi Lear come individui deboli, sciocchi e creduloni. Lear
vuole la prova d´amore dalle sue figlie e Gonerilla e Regana si comportano da ipocrite ma
il farfugliare dichiarazioni d´amore per loro era umiliante perché non avviene mai nel testo
che Lear esprima affetto o tenerezza nei loro confronti. Lear parla unicamente della
propria gentilezza e genersoitá , di quanto abbia fatto per loro e di come loro dovrebbero
essere riconoscenti. Non nasconde nemmeno il fatto che Cordelia è la sua preferita che
rimane sicuramente impresso nel cuore delle due figlie. Quando Cordelia non fa la sua
dichiarazione d´amore al padre, le sorelle vedono la reazione del padre e decidono che è
meglio allontanare i 100 cavallieri per evitare che il padre possa compiere con loro la stessa
cosa che ha fatto a Cordelia(...Segue)

Fonte:
Sakespeare Re Lear-Oscar Classici Mondadori-Anno di edizione 1976-Introduzione a cura
di Giorgio Melchiori"

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