LILIANA SEGRE - a cura della classe 5a B, Liceo scientifico E. Vittorini, Milano a. s. 2019-2020 - Liceo Scientifico Elio Vittorini

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LILIANA SEGRE - a cura della classe 5a B, Liceo scientifico E. Vittorini, Milano a. s. 2019-2020 - Liceo Scientifico Elio Vittorini
LILIANA SEGRE

a cura della classe 5a B, Liceo scientifico E. Vittorini, Milano
                       a. s. 2019-2020
LILIANA SEGRE - a cura della classe 5a B, Liceo scientifico E. Vittorini, Milano a. s. 2019-2020 - Liceo Scientifico Elio Vittorini
•   L’infanzia interrotta di Liliana… prima della deportazione (A. Aleksov e C.
    Gallizia)
•   I rapporti con la madre e il padre (A. Abbate e T. Cislaghi)
•   La permanenza a San Vittore e la partenza dalla Stazione centrale di
    Milano (S. Caponpon, N. Pastore e L. Gallizia)
•   La vita nel lager (L. De Gregorio, S. Guananga, C. Noronha, R. Mignemi,
    A. Malliani)
•   La marcia della morte (A. Ravera, F. Bramati)
•   Il ritorno e la testimonianza (E. Martelli, C. Nonis, L. Bonizzoni)
•   Liliana oggi: il suo impegno come senatrice e il Memoriale della Shoah
    (M. Colombo, M. Ferrara, N. Lucchelli)
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LILIANA SEGRE
            PRIMA DELLA DEPORTAZIONE
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L’ULTIMA ESTATE FELICE

Nell’estate del 1938,
a Premeno,
la famiglia Segre venne
a conoscenza delle
leggi razziali.
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L’ESPULSIONE DALLA SCUOLA

«Quella parola – «espulsa» –
pronunciata da mio padre fu per me
uno shock. Quando a un bambino si
dice «Sei stato espulso da scuola», lui si
convince di aver fatto qualcosa di
sbagliato: è stato espulso perché ha una
colpa».
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LE MARCELLINE

Venivano organizzate scuole dalle
comunità ebraiche «ma mio papà
non ne voleva sapere», così
«prevalse la proposta di zia Enrica:
dovevo essere battezzata, e consigliò
a mio padre di iscrivermi all’istituto
delle Marcelline».

                                         «Era un ambiente affettuoso, nel quale non percepivo
                                         un clima di esclusione, un ambiente sereno che
                                         contrastava con il mondo fatto di problemi che sentivo
                                         o intuivo dentro casa mia».
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L’INDIFFERENZA

«Era indifferente che
trasportassero i deportati
che andavano a morire o
i vitelli che andavano al
macello”.
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L’INDIFFERENZA

  «Da dove sono passati tutti quei
  convogli?».
  «Nessuno sapeva?».
  « Le ferrovie sono state una
  pedina importantissima dello
  sterminio».
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SFOLLAMENTO A INVERIGO

«A Inverigo cominciò la mia nuova vita,
una vita da tempo di guerra. Solo allora
mi resi conto delle restrizioni che
dovevamo affrontare».
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IL SIGNOR POZZI

Dopo aver fatto i documenti falsi,
arrivò il signor Pozzi: «Sono qui per
portare via la bambina» - annunciò.
A quelle parole mi rivoltai
violentemente e cominciai a piangere
disperata.
IL SIG. PAOLO CIVELLI
Da Ballabio, si trasferì a
Castellanza, dall’amico fraterno
del padre, Paolo Civelli.
«Ogni volta che papà veniva a
trovarmi lo tormentavo con la
solita richiesta: Papà, andiamo
in Svizzera».
«LA SVIZZERA, TERRA DELLA LIBERTÀ»

Si unirono due anziani cugini, i
Ravenna. Una volta pronti, ci
mettemmo nelle mani di persone
senza scrupoli, non troppo diverse
dagli scafisti di oggi, squallidi figuri
che traghettano a mo’ di Caronte
gente costretta a fuggire e che
lucrano sulla disperazione.
L’ILLUSIONE DELLA SALVEZZA

  Dopo aver raggiunto il confine,
  abbandonati dai contrabbandieri
  in una cava di sassi, arrivarono al
  paesino di Arzo, nel Canton Ticino.

                                        Se penso agli sguardi umani e gentili delle tante persone
                                        che oggi accolgono lungo le nostre coste i profughi che
                                        attraversano il mare a rischio della vita, mi è ancora più
                                        difficile accettare la brutale freddezza che quella coppia di
                                        guardie ci riservò. Gelidamente, ci obbligarono a seguirli.
LA CONDANNA DELL’UFFICIALE

L’ufficiale del comando di
Arzo «in tono carico di
disprezzo cominciò a gridare
che eravamo degli impostori,
che non era vero che in Italia
gli        ebrei     fossero
perseguitati».

                                 «In realtà, fu lui a condannare a
                                 morte tre di noi, sentenza poi
                                 eseguita dai nazisti».
LILIANA SEGRE E I RAPPORTI
    CON I SUOI GENITORI
IL PADRE

Liliana vive
solo con il
padre fin
dall’età di un
anno, quando
perse la
madre.
                 «Lui era il centro del mio mondo»
IL PADRE
                                  Era molto gelosa di suo padre.
                                  Egli, dopo la morte della
                                  moglie, dedicava le serate e il
                                  tempo libero alla figlia,
                                  trascurando completamente
                                  quella che era la sua vita.
                                  Per il ricordo della moglie ma
                                  soprattutto per non arrecare
                                  ulteriore dolore alla figlia non
   «Era mio, doveva essere mio»   aveva più cercato una figura
                                  femminile.
IL PADRE
Vedeva il padre soffrire e
questo     la    sconvolgeva
molto.
Mentre      erano      sfollati
batteva la testa al muro,
dava dei colpi terribili, non
sapeva cosa fare.
Lilliana provava invano di
distrarlo     abbracciandolo,
                                  «Avrei potuto dir questo, avrei
stringendolo e dicendo cose       potuto spingere per partir prima»
carine.
LA
  MADRE                                     Era morta a causa di
                                            un tumore
                                            all’intestino.
                                            Liliana provava molta
                                            rabbia e rancore nei
                                            suoi confronti perché
                                            la vedeva come la
                                            causa delle sofferenze
                                            del padre.
«In famiglia mancava una figura femminile
giovane che prendesse delle decisioni».
SAN VITTORE

«Di quella mattina ricordo l’incolonnamento, i saluti. Fu terribile:
uno dei momenti più brutti della mia vita quell’uscita da San
Vittore, perché dentro al carcere per lo meno si sapeva che fuori c’era
la vita, una vita che si conosceva.»

                                                                 «Per uscire passammo attraverso un altro raggio, i detenuti erano
                                                                 affacciati ai ballatoi e ci gridavano frasi meravigliose: «forza»,
                                                                 «coraggio», «non avete fatto niente. […] Saranno stati anche degli
                                                                 assassini, ma erano molto migliori degli assassini in divisa».
STAZIONE CENTRALE

                                                         «Tutto si era svolto nel buio del sotterraneo della stazione,
                                                         illuminato da fari potenti nei punti strategici; fra grida, latrati,
                                                         fischi e violenze terrorizzanti».

«Dai vagoni piombati saliva un coro di urla, di richiami, di
implorazioni: nessuno ascoltava. Il treno ripartì. Il vagone era fetido
e freddo, odore di urina, visi grigi, gambe anchilosate; non avevamo
spazio per muoverci».
SILENZIO E RUMORE

«Era il silenzio essenziale dei momenti decisivi della vita di ognuno. Poi, poi all’arrivo fu Auschwitz
e il rumore assordante e osceno degli assassini intorno a noi.»
LA VITA NEL LAGER
Il «capriccio» dell’Aufseherin

        «Tutte rasate, e io con i miei capelli. Così, per
        capriccio, per arbitrio…
                                  …tutte mi guardavano»

        «Tocco, prendo in mano, è un pidocchio,
        quell’immondo insetto che è il pidocchio e che io
        non avevo mai visto nella mia vita».
Latino, la lingua che unisce
«Vederla entrare è stato come un
raggio di sole».

«Mea familia pulchra est. Mea
patria pulchra est».

«Abbiamo continuato a ripetere
pochissime frasi, sicuramente
sgrammaticate, infinite volte».
Spoliazione della femminilità

«Come faremmo quando arriveranno le
mestruazioni?...

    ...ma il problema non si è presentato…

  …man mano che il corpo perdeva le sue forme
    originali e si trasformava in uno scheletro di
                                         vecchia»
La mancanza di logica

     «Nel giaciglio in cui dormivamo in cinque o sei, si
     agitavano gli insetti più schifosi…»

                      «eravamo costrette a ricoprire alla perfezione i nostri
                      giacigli con una coperta che doveva avere la
                      piega…perfettamente geometrica»

      «Dovevamo marciare cantando. Dovevamo passare
      Davanti all’orchestrina delle donne violiniste…»

                                     «…a quella lì sono piaciuti i miei capelli,
                                     poi non mi ha nemmeno più guardata.»
Sognando il cibo
           «Credono che tra noi prigioniere
           facessimo     discorsi    elevati,   che
           analizzassimo la nostra situazione, che
           cercassimo di capire i meccanismi
           dell’odio contro gli ebrei, e io mi sono
           sempre resa conto di deluderli…

                           …nella nostra fantasia creavamo
                           torte ricchissime, piramidi di bignè
                           con la crema, la panna, il
                           cioccolato».
Vita nella fabbrica

         «Sapevo che andava al gas, e non mi sono neanche
         voltata a dirle una parola qualsiasi, a salutarla.
         Sono stata vigliacca…».

         «Appese alle forche c’erano due ragazze che
         venivano impiccate da ore, lentissimamente, in
         modo che i corpi continuassero a fremere, per
         farle vedere a tutte noi della fabbrica Union».
“LA MARCIA
DELLA MORTE”
“MIGLIAIA E MIGLIAIA DI ESSERI STREMATI CHE SI
TRASCINAVANO NELLA NEVE COME AUTOMI. LA STRADA
DISSEMINATA DI CADAVERI, DONNE, UOMINI MORTI
PER LO SFINIMENTO, PER IL FREDDO, O FINITI DAI
SOLDATI DELLA SCORTA CON UNA FUCILATA ALLA
TESTA. IO NON LI GUARDAVO, ANDAVO AVANTI, UN
PASSO DOPO L’ALTRO, COME UBRIACA, PERCHÉ VOLEVO
VIVERE, NON VOLEVO MORIRE”.

                                                  “UNA FOLLIA. ANCHE VOLER
                                                  VIVERE ERA UNA FOLLIA.
                                                  AVEVAMO GIÀ PERSO DA MESI
                                                  I FRENI INIBITORI”.
“HO FATTO LA MARCIA DELLA MORTE SENZA SAPERE DOVE FOSSI. DOPO L’HO VISTA
SULLA CARTA GEOGRAFICA, MA ALLORA NON SAPEVO. CAMMINAVO, VEDEVO NOMI CHE
NON MI DICEVANO NIENTE, CHE DIMENTICAVO SUBITO DOPO AVER LETTO”.

                                     “I MIEI RICORDI SONO VAGHISSIMI … ; ERO
                                     CONSCIA SOLO DELLA FATICA TREMENDA, DEI
                                     MORTI, DEI COLORI DELLA MARCIA, QUELLO SÌ,
                                     MA NON DI DOVE FOSSI, NÉ DI CHI FOSSE CON
                                     ME”.
«Il 27 gennaio avevo 13 anni ed ero operaia schiava nella fabbrica di munizioni Union. Di
 colpo arrivò il comando immediato di cominciare quella che venne chiamata "Marcia della
 morte". Io non fui liberata il 27 gennaio dall'Armata Rossa, facevo parte di quel gruppo di
 più di 50 mila prigionieri ancora in vita obbligati a una marcia che durò mesi.

 Quando parlo nelle scuole dico che ognuno nella vita deve mettere una gamba
 davanti all'altra, che non si deve mai appoggiare a nessuno perché nella "Marcia della
 morte" non potevamo appoggiarci al compagno vicino che si trascinava nella neve con i
 piedi piagati e che veniva finito dalla scorta se fosse caduto. Ucciso. La forza della vita è
 straordinaria, è questo che dobbiamo trasmettere ai giovani di oggi. Noi non
 volevamo morire, eravamo pazzamente attaccati alla vita qualunque essa fosse per
 cui proseguivamo una gamba davanti l'altra, buttandoci nei letamai, mangiando anche
 la neve che non era sporca di sangue».

Dalle parole di Liliana Segre....La forza della vita!
Il ritorno...

“I vantaggi erano tantissimi ma la solitudine era
maggiore, perché non c’era la condivisione con
le altre prigioniere.”

“Non avevo nessuno che mi amasse così tanto
da dire non ti capisco ma ti accetto come sei, ti
amo come sei, sono comunque felice che tu sia
qui.”

“Tutto un mondo        che faceva fatica ad
accettarmi. Ero un essere disgraziato che
voleva morire, che riteneva una gran disgrazia
non essere morta là.”
“Poi invece, piano piano, prima di tutto lo studio, e
poi la fortuna immensa di incontrare mio marito...”

“Ho avuto la fortuna di diventare mamma, non una
ma tre volte. Sono diventata all’apparenza una
donna normale, e in fondo anche nella sostanza,
perché io mi sento normale.”

...e oggi
Dal bisogno di parlare, al silenzio, alla testimonianza

«I primissimi tempi avrei tanto voluto parlarne, ma
non trovavo orecchie che mi ascoltassero. Avrei
voluto parlare a lungo, per dare sfogo a tutte quelle
cose che mi dovevano uscire e che poi non mi sono
mai più uscite. Ma ho immediatamente capito che
non c’era alternativa al silenzio».

« Mi sono preparata, anno dopo anno, elaborando i
ricordi, convincendomi che era necessario che
diventassi testimone, che compissi il mio dovere nei
confronti di quelli che non sono mai potuti tornare a
raccontare, prima di diventare troppo vecchia».

« È stata Goti a insistere perchè provassi, lei mi ha
spinto tantissimo, e infatti dico sempre che lei è
stata il mio Virgilio».
La testimonianza nel corso degli anni

                    «All’inizio per me era faticosissimo tirar fuori le
                    parole      ed   ero     piuttosto   scoordinata
                    nell’esposizione mi dilungavo molto su dettagli
                    che poi ho smesso di raccontare. Ho un po’
                    scelto le cose da dire, ho cercato di
                    concentrarmi sulle cose più importanti, su
                    quelle che i ragazzi devono sapere».

                    «Da alcuni anni, quando comincio a parlare
                    sono irrefrenabile, bisogna che a un certo punto
                    mi dica basta, che mi dica adesso sto finendo,
                    adesso ho finito, perchè mi esce come un
                    vomito. Devo però superare l’inizio. Prima di
                    cominciare mi chiedo sempre, ce la farò senza
                    gridare?».
La cristallizzazione della memoria

 «Sono un po’ ripetitiva, anche se di cose da raccontare ne avrei tantissime, ma non c’è il
 tempo, perchè già dopo un’ora che parlo i professori si stupiscono che i ragazzi riescano a
 mantenere l’attenzione così a lungo. Non posso stare lì cinque ore. dovrei saper scrivere ma
 non ne sono capace».

«Il testimone, secondo me, deve essere molto, molto
attento a quello che dice, perchè esiste il pericolo, a
distanza di tanti anni, di equivocare uno stato d’animo,
un frammento di ricordo».

«Non lo so, ci sono voluti anni, c’è voluto mio marito, ci
sono voluti i miei nipoti, ci sono volute le case intorno a
me che mi riscaldano, gli amici, sono dovuta diventare
un’altra persona per poter parlare»
Donne e uomini: difficoltà e testimonianze

«Una mi raccontava che, tornata a casa, i
genitori l’avevano apostrofata: cosa hai fatto,
te? Cosa hai fatto per cavartela? Si dava per
scontato che la donna fosse andata a letto con
tutti, per cavarsela, mentre a nessuno veniva a
mente di chiedere ad un uomo se si fosse
prostituito, per cavarsela. L’altro sospetto era:
sei diventata una Kapo?».

«Una grande differenza, probabilmente legata
al diverso modo di affrontare l’esperienza
della deportazione. Le testimonianze sono
diverse perché spesso gli uomini avevano
delle chance in più delle donne».
«Monumento alla
  vergogna»       «È un’accusa che parla da sola,
                  perchè di certo io non ho colpa se altri
                  uomini hanno pensato di marchiarci
                  come si fa con le greggi».

                  «Il numero sul braccio è molto pesante
                  da sopportare, però fa talmente parte
                  della mia storia che non potrei
                  rinunciarci».
SENATRICE A VITA

                   Il 19 gennaio 2018, in occasione
                   dell’80° anniversario delle leggi
                   razziali,   il   Presidente       della
                   Repubblica Sergio Mattarella ha
                   nominato Liliana Segre senatrice a
                   vita per "per aver illustrato la Patria
                   con altissimi meriti nel campo
                   sociale". È la quarta donna ad
                   assumere tale incarico.
Il Discorso di Liliana Segre al Senato, 5 giugno 2018

«Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, colleghi senatori, prendendo la parola per la prima volta
in quest’aula non possa fare a meno di rivolgere innanzitutto un ringraziamento al presidente della Repubblica
Sergio Mattarella, il quale ha deciso di ricordare l’ottantesimo anniversario dell’emanazione delle leggi razziali,
razziste, del 1938 facendo una scelta sorprendente: nominando quale senatrice a vita una vecchia signora,
una persona tra le pochissime ancora viventi in Italia che porta sul braccio il numero di Auschwitz.
Porta sul braccio il numero di Auschwitz e ha il compito non solo di ricordare, ma anche di dare, in qualche
modo, la parola a coloro che ottant’anni orsono non la ebbero; a quelle migliaia di italiani, 40.000 circa,
appartenenti alla piccola minoranza ebraica, che subirono l’umiliazione di essere espulsi dalle scuole, dalle
professioni, dalla società, quella persecuzione che preparò la shoah italiana del 1943-1945, che purtroppo fu
un crimine anche italiano, del fascismo italiano. Soprattutto, si dovrebbe dare idealmente la parola a quei
tanti che, a differenza di me, non sono tornati dai campi di sterminio, che sono stati uccisi per la sola
colpa di essere nati, che non hanno tomba, che sono cenere nel vento. Salvarli dall’oblio non significa
soltanto onorare un debito storico verso quei nostri concittadini di allora, ma anche aiutare gli italiani
di oggi a respingere la tentazione dell’indifferenza verso le ingiustizie e le sofferenze che ci
circondano. A non anestetizzare le coscienze, a essere più vigili, più avvertiti della responsabilità che
ciascuno ha verso gli altri…
Il Discorso di Liliana Segre al Senato, 5 giugno
2018
…In quei campi di sterminio altre minoranze, oltre agli ebrei, vennero annientate. Tra queste voglio ricordare oggi gli
appartenenti alle popolazioni rom e sinti, che inizialmente suscitarono la nostra invidia di prigioniere perché nelle loro
baracche le famiglie erano lasciate unite; ma presto all’invidia seguì l’orrore, perché una notte furono portati tutti al gas e il
giorno dopo in quelle baracche vuote regnava un silenzio spettrale.
Per questo accolgo con grande convinzione l’appello che mi ha rivolto oggi su «La Repubblica» il professor Melloni. Mi
rifiuto di pensare che oggi la nostra civiltà democratica possa essere sporcata da progetti di leggi speciali contro i popoli
nomadi. Se dovesse accadere, mi opporrò con tutte le energie che mi restano. Mi accingo a svolgere il mandato di senatrice
ben conscia della mia totale inesperienza politica e confidando molto nella pazienza che tutti loro vorranno usare nei
confronti di un’anziana nonna, come sono io. Tenterò di dare un modesto contributo all’attività parlamentare traendo
ispirazione da ciò che ho imparato. Ho conosciuto la condizione di clandestina e di richiedente asilo; ho conosciuto il
carcere; ho conosciuto il lavoro operaio, essendo stata manodopera schiava minorile in una fabbrica satellite del
campo di sterminio. Non avendo mai avuto appartenenze di partito, svolgerò la mia attività di senatrice senza
legami di schieramento politico e rispondendo solo alla mia coscienza. Una sola obbedienza mi guiderà: la fedeltà
ai vitali principi ed ai programmi avanzatissimi – ancora in larga parte inattuati – dettati dalla Costituzione
repubblicana. Con questo spirito, ritengo che la scelta più coerente con le motivazioni della mia nomina a senatrice a vita
sia quella di optare oggi per un voto di astensione sulla fiducia al Governo. Valuterò volta per volta le proposte e le scelte
del Governo, senza alcun pregiudizio, e mi schiererò pensando all’interesse del popolo italiano e tenendo fede ai valori che
mi hanno guidata in tutta la vita».
SENATRICE A VITA

Come primo atto legislativo ha proposto l'istituzione di una Commissione
parlamentare di indirizzo e controllo sui fenomeni di intolleranza, razzismo,
antisemitismo e istigazione all'odio e alla violenza, approvata con 151 voti e 98
astenuti.

«L’indifferenza è più colpevole della violenza stessa. È l’apatia morale di chi si
volta dall’altra parte: succede anche oggi verso il razzismo e altri orrori del
mondo. La memoria vale proprio come vaccino contro l’indifferenza».
IL MEMORIALE DELLA SHOAH
IL MEMORIALE DELLA SHOAH

La Fondazione Memoriale della Shoah di Milano
è nata con lo scopo di realizzare un luogo di
memoria e incontro negli spazi sottostanti alla
Stazione Centrale di Milano.

L’area dove oggi sorge il Memoriale della Shoah
di Milano originariamente era adibita alla
movimentazione dei vagoni postali e, tra il 1943
e il 1945, fu il luogo in cui migliaia di ebrei e
oppositori politici furono caricati su vagoni merci
e trasportati ai campi di sterminio e di
concentramento o ai campi italiani di raccolta.
Dal discorso di Liliana Segre al Parlamento europeo

«Anche oggi fatico a ricordare, ma mi è sembrato un
grande dovere accettare questo invito per ricordare il
male altrui. Ma anche per ricordare che si può, una
gamba davanti all'altra, essere come quella
bambina di Terezin che ha disegnato una farfalla
gialla che vola sopra i fili spinati. Io non avevo le
matite colorate e forse non avevo la fantasia
meravigliosa della bambina di Terezin. Che la farfalla
gialla voli sempre sopra i fili spinati. Questo è un
semplicissimo messaggio da nonna che vorrei
lasciare ai miei futuri nipoti ideali. Che siano in
grado di fare la scelta. E con la loro responsabilità
e la loro coscienza, essere sempre quella farfalla
gialla che vola sopra ai fili spinati».
E. Mentana – L. Segre, La memoria rende liberi, Rizzoli, Milano 2019

D. Padoan, Come una rana d’inverno, Bompiani, Milano 2004

F. Costantini, I luoghi della memoria ebraica di Milano, Mimesis, Milano 2016

Per la parte relativa a L’infanzia interrotta di Liliana… prima della deportazione

Immagine Ballabio:
https://www.google.com/url?sa=i&source=images&cd=&ved=2ahUKEwir2u6X35DnAhWFKFAKHUE6DhMQjRx6BAgBEAQ&url=http%3A%2F%2Fwww.ballabioweb.org%2Fdb
_notizie%2Farchivio_news.asp%3Fpage%3D11%26order%3Ddata%255Fnotizia&psig=AOvVaw2O_uU9pLCCYUKu51qHchPs&ust=1579560382778023

immagine Segre e filo spinato: http://www.italiaisraeletoday.it/la-colpa-di-essere-nata/

immagine guardie svizzere: https://www.varesenews.it/2019/10/the-day-we-risked-an-invasion-of-switzerland-from-italy/867499/

immagine pietra d’inciampo: https://www.huffingtonpost.it/entry/ricordare-e-dovere-la-memoria-va-difesa-e-diffusa-la-senatrice-a-vita-liliana-segre-ricorda-il-padre-
deportato-ad-auschwitz_it_5cc2cedde4b052ce0b8da186

Immagine La Stampa: http://anpi-lissone.over-blog.com/2018/09/le-leggi-razziali-del-fascismo-e-la-scuola.html
Immagine Marcelline: https://it.wikipedia.org/wiki/Palazzo_dell%27Istituto_Marcelline_Tommaseo

Immagine ferrovia nella nebbia: https://wallhere.com/it/wallpaper/651532
Immagine a Inverigo: https://it.wikipedia.org/wiki/Liliana_Segre#/media/File:Liliana_Segre_1943.jpg
Immagine Ballabio:
https://www.google.com/url?sa=i&source=images&cd=&ved=2ahUKEwir2u6X35DnAhWFKFAKHUE6DhMQjRx6BAgBEAQ&url=http%3A%2F%2Fwww.ballabioweb.org%2Fdb
_notizie%2Farchivio_news.asp%3Fpage%3D11%26order%3Ddata%255Fnotizia&psig=AOvVaw2O_uU9pLCCYUKu51qHchPs&ust=1579560382778023

immagine Segre e filo spinato: http://www.italiaisraeletoday.it/la-colpa-di-essere-nata/
immagine guardie svizzere: https://www.varesenews.it/2019/10/the-day-we-risked-an-invasion-of-switzerland-from-italy/867499/

immagine pietra d’inciampo: https://www.huffingtonpost.it/entry/ricordare-e-dovere-la-memoria-va-difesa-e-diffusa-la-senatrice-a-vita-liliana-segre-ricorda-il-padre-
deportato-ad-auschwitz_it_5cc2cedde4b052ce0b8da186

Per i rapporti con la madre e il padre
http://www.memorialeshoah.it/liliana-segre/

Per la parte relativa alla vita nel lager
https://www.ilpost.it/2015/01/27/liberazione-auschwitz/auschwitz-8/

http://asac.labiennale.org/it/documenti/fototeca/sem-ricerca.php?p=1&scheda=39504

https://www.historytoday.com/sites/default/files/period_main.jpg,
Auschwitz, Poland, c.1940. US Holocaust Memorial Museum

https://collections.ushmm.org/search/catalog/pa14269
PHOTOGRAPH FROM THE SOVIET FILM of the liberation of Auschwitz, taken by the film unit of the First Ukrainian Front

https://catalog.archives.gov/id/531271
Starved prisoners, nearly dead from hunger, pose in concentration camp in Ebensee, Austria. (Autore: Arnold E. Samuelson)

https://collections.ushmm.org/search/catalog/pa8615
Jewish women from Subcarpathian Rus who have been selected for forced labor at Auschwitz-Birkenau, stand at a roll call in front of the kitchen.
Per la parte relativa a San Vittore e alla partenza dalla stazione centrale

https://ildubbio.news/ildubbio/wp-content/uploads/sites/4/2019/11/1683cef5b51515e9ec46aa874507ab5cRaw_0_0-500x273.jpg
https://www.dirittiglobali.it/wp-content/uploads/2016/05/carcere-704x400.jpg?x40542
https://www.ilmilaneseimbruttito.com/wp-content/uploads/2017/09/Milano-stazione-centrale.jpg
https://www.milanoevents.it/wp-content/uploads/2019/08/stazione-centrale-milano-antique.
https://www-tastingtheworld-it.cdn.ampproject.org/i/s/www.tastingtheworld.it/wp-content/uploads/2018/01/museo-shoah-milano-binario-21_.jpg
https://cdn-static.dagospia.com/img/patch/04-2014/auschwitz-dbdbdsnf-320166.jpg
https://www-ilpost-it.cdn.ampproject.org/i/s/www.ilpost.it/wp-content/uploads/2018/10/binario-21.jpg
http://www.viaggio-in-germania.de/auschwitz.jpg

Per la parte relativa alla marcia della morte

https://wellentheorie.wordpress.com/2014/04/27/56-marce-della-morte-e-massacro-di-palmnicken/amp/
http://www.lanzone.it/Shoah/Schede/march.htm

Per la parte relativa al ritorno e alla testimonianza
https://www.manifestosardo.org/wp-content/uploads/2018/01/450x338xLiliana-Segre.jpg.pagespeed.ic.pJh3drY5Z-.jpg
http://digital-library.cdec.it/cdec-web/fotografico/detail/IT-CDEC-FT0001-0000053631/s-caterina-valfurva-famiglia-segre.html
http://digital-library.cdec.it/cdec-web/fotografico/detail/IT-CDEC-FT0001-0000054617/milano-fiera-liliana-segre-e-alfredo-foligno.html
http://digital-library.cdec.it/cdec-web/imageViewPort/fotografico/1024?nomeImg=/IT/CDEC/FT0001/0000054601/IT.CDEC.FT0001.0000054601.0038.jpg
http://liberastampa.net/wp-content/uploads/2018/01/Liliana-Segre-1068x713.jpg
http://images.corriereobjects.it/Media/Foto/2012/08/13/liliana-segre_interna--180x140.jpg
https://michelbotman.files.wordpress.com/2013/02/2013_02_10_kleinberg-holocaust-survivors_img_9613.jpg
Per la parte su: Liliana oggi: il suo impegno come senatrice e il Memoriale della Shoah

https://www.tastingtheworld.it/wp-content/uploads/2018/01/museo-shoah-milano-binario-21_.jpg
https://www.lorenzotaccioli.it/wp-content/uploads/2018/05/Fine-del-Binario-21-Area-di-Sollevamento-dei-Vagoni-pieni-di-Persone.jpg
http://www.cittadellaspezia.com/foto/2018/01/26/m0c5f2o1.jpg
https://www.tastingtheworld.it/wp-content/uploads/2018/01/memoriale-shoah-milano-esterno-stazione-centrale.jpg
http://www.progettomemoria.info/il-discorso-della-sen-liliana-segre-al-senato-5-giugno-2018/
https://pbs.twimg.com/media/EPem7NrX0AILyEh.png:large

Per approfondire
https://www.youtube.com/watch?v=21JIIm5bcE0&feature=youtu.be

Per il disegno di legge n. 362, Istituzione di una Commissione parlamentare di indirizzo e controllo sui fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all’odio
e alla violenza https://www.senato.it/service/PDF/PDFServer/DF/338344.pdf

https://www.repubblica.it/politica/2020/01/29/news/siate_farfalle_che_volano_sopra_i_fili_spinati-247109535/?refresh_ce
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