Legge di Bilancio 2022, le difficoltá in Parlamento e Senato tra veti e dissapori

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Legge di Bilancio 2022, le difficoltá in Parlamento e Senato tra veti e dissapori
Legge di Bilancio 2022, le
difficoltá in Parlamento e
Senato tra veti e dissapori
VARESE, 20 novembre 2021-Lo scorso 11 novembre il disegno di
legge di Bilancio per il 2022 è stato presentato in Senato dal
governo, due settimane dopo l’approvazione del 28 ottobre in
Consiglio dei ministri. Si tratta del ritardo più lungo degli
ultimi cinque anni, se si esclude la legge di bilancio dello
scorso anno, che era giunta in Parlamento oltre la metà di
novembre a causa della seconda ondata di Covid-19.

Rispetto al testo approvato in Consiglio dei ministri, il
documento annunciato il 16 novembre a Palazzo Madama – dove
ora inizia l’iter parlamentare – è stato allungato con oltre
30 articoli in più, frutto delle trattative ulteriori portate
avanti in seno alla maggioranza.

Quali sono i prossimi passaggi e le scadenze più importanti
della manovra finanziaria nel

                                  il Senatore varesino del Pd
                                  Alessandro Alfieri

suo percorso in Parlamento? Su quali temi i partiti rischiano
di rallentare di più il suo cammino? Abbiamo cercato di fare
un po’ di chiarezza su un momento di fondamentale importanza
Legge di Bilancio 2022, le difficoltá in Parlamento e Senato tra veti e dissapori
politica per il nostro Paese: la legge di Bilancio spiega
infatti nel dettaglio come saranno spese l’anno prossimo le
risorse pubbliche e per quali voci.

La scadenza di fine anno

Partiamo da un primo punto fermo. In base all’articolo 81
della Costituzione, la legge di Bilancio va approvata entro la
fine dell’anno, altrimenti si rischia di entrare nel
cosiddetto “esercizio provvisorio”. In questo caso la spesa
pubblica è permessa “per dodicesimi”, ossia si prende la
previsione di spesa fatta dal governo nella legge di Bilancio
dell’anno precedente e la si divide per dodici mesi. Il
risultato rappresenta il tetto di spesa mensile per un massimo
di quattro mesi, con uno stallo che al massimo potrebbe durare
fino ad aprile 2022.

Dunque ora il Parlamento ha un mese e mezzo di tempo per
approvare il disegno di legge di Bilancio, prima che scatti
l’esercizio provvisorio. Lo stesso testo, in forma identica,
dovrà ricevere il via libera sia dalla Camera che dal Senato.

In base a quanto avvenuto negli ultimi anni, per vedere
approvata la legge di Bilancio bisognerà molto probabilmente
aspettare l’ultima settimana di dicembre. Nel 2017 la manovra
è stata approvata in via definitiva dal Senato il 23 dicembre,
nel 2018 il 30 dicembre dalla Camera, nel 2019 il 24
dicembre dalla Camera e nel 2020 il 30 dicembre dal Senato.

Mario Draghi
Legge di Bilancio 2022, le difficoltá in Parlamento e Senato tra veti e dissapori
Solo nel 2019 il testo ha avuto una sola votazione per aula
(due passaggi), mentre negli altri casi è stato modificato
dalla seconda aula che lo ha esaminato, per poi essere
approvata definitivamente dalla camera che ne aveva iniziato
l’esame (dunque in totale tre passaggi).

Il lavoro delle Commissioni e il passaggio alla Camera

Quest’anno la manovra inizia l’iter parlamentare in Senato,
dove tocca alle commissioni dare il via ai lavori. Queste sono
delle piccole assemblee di senatori che riproducono in scala
ridotta la composizione politica di Palazzo Madama. Qui
avviene un primo esame del testo, per poi arrivare al voto
vero e proprio in aula.

Il   16   novembre   la   Commissione   Bilancio   del   Senato   ha
iniziato l’esame del disegno di legge, stabilendo in primo
luogo che rispetta le regole sulle coperture economiche per
finanziare gli interventi. Tra le novità proposte nella
manovra, sono state tolte (“stralciate”, per usare il gergo
tecnico del Parlamento) alcune misure – come il rinnovo della
app Immuni per il 2022 – trasformate in singoli disegni di
legge perché «appaiono di contenuto ordinamentale e prive di
effetti finanziari».

Venerdì 19 novembre inizieranno le audizioni, che finiranno
martedì 23 novembre con la relazione del ministro
dell’Economia Daniele Franco. Tra le realtà ascoltate ci
saranno i sindacati, le associazioni di categoria, la Corte
dei Conti, la Banca d’Italia, l’Ufficio parlamentare di
Bilancio – un organismo indipendente che controlla la
trasparenza delle finanze pubbliche – e le associazioni
ambientaliste.

Anche sulla base dei pareri ricevuti nelle audizioni, i membri
delle commissioni potranno presentare i loro emendamenti,
ossia le modifiche alla legge di Bilancio, per poi arrivare a
La  parlamentare     Maria
Chiara Gadda

un testo da sottoporre all’aula,        che   potrà   anch’essa
avanzare altri emendamenti.

Questo percorso non sarà, quasi certamente, immediato. Per le
ultime tre leggi di Bilancio (tralasciando quella approvata
nel 2020, che è stato un anno particolare) sono trascorsi in
media 39 giorni dalla presentazione in aula del testo
all’approvazione della prima camera. Nel 2017, tra la
presentazione del disegno di legge di Bilancio in Senato alla
sua approvazione in aula, sono passati 33 giorni. Nel 2018,
tra l’arrivo alla Camera e la prima approvazione, ne sono
trascorsi 39. Nel 2019, di nuovo in Senato, 45 giorni.

Se il ritmo dovesse rimanere più o meno questo, c’è il rischio
concreto che il Senato approvi l’attuale legge di Bilancio a
ridosso delle ultime due settimane di dicembre, lasciando di
fatto la Camera con pochissimo tempo per approvare
definitivamente la legge. Eventuali altre modifiche
richiederebbero infatti un secondo passaggio in Senato.

Per velocizzare i tempi, in Senato il governo potrebbe porre
la “questione di fiducia” sulla manovra, come fatto
nel 2019 dal secondo governo Conte o nel 2018 (in quel caso il
primo passaggio era alla Camera) dal primo governo Conte. Con
il voto di fiducia gli emendamenti decadono, ma se il voto è
negativo, l’esecutivo è costretto a dimettersi.
Su cosa discute la maggioranza

Sono diversi i temi su cui la maggioranza deve trovare una
quadra per evitare imprevisti nel voto in Senato. Uno dei più
sostanziosi riguarda il taglio delle tasse.

L’articolo 2 del disegno di legge di Bilancio presentato dal
governo stabilisce, in via molto generica, che dal 2022 8
miliardi di euro vengano utilizzati per ridurre le imposte sui
redditi delle persone fisiche, con l’abbassamento del
cosiddetto “cuneo fiscale” (ossia la differenza tra il netto e
il lordo in busta paga), e per ridurre l’Irap, un’imposta che
grava sulle società.

Ogni partito ha però le sue idee su come concretizzare questo
taglio delle tasse. Da giorni

                                  Il   Senatore     varesino
                                  Ginaluigi Paragone

la Lega di Matteo Salvini ripete per esempio di voler
eliminare l’Irap – priorità anche per Forza Italia – e di
voler estendere fino ai 100 mila euro di reddito il regime
agevolato   già   in   vigore   per  le   partite   Iva
(proposta erroneamente chiamata “flat tax”). Il Partito
democratico, dal canto suo, vorrebbe destinare le risorse
principalmente al taglio dell’Irpef, così come il Movimento 5
stelle.

Un altro fronte non semplice è quello che riguarda il reddito
di cittadinanza. Dopo lunghe trattative, il disegno di legge
di Bilancio presentato dal governo ha rifinanziato la misura
con un miliardo di euro circa dal 2022 al 2029 (somme che
vanno ad aggiungersi alle cifre già stanziate in
passato), inserendo però una serie di provvedimenti per
restringere l’accesso al sussidio e aumentare i controlli sui
percettori. Come abbiamo spiegato di recente, queste modifiche
non vanno nella direzione tracciata dal comitato degli esperti
del Ministero del Lavoro, che ha espresso delusione per quanto
contenuto nella manovra.

Il rischio è che eventuali emendamenti per cambiare il reddito
di cittadinanza possano rallentare e ostacolare il percorso,
che già ha tempi stretti, del testo in Senato. Ricordiamo
anche che dal 21 ottobre Palazzo Madama sta lavorando alla
conversione in legge del cosiddetto “decreto Fisco-Lavoro”, un
decreto-legge con molte misure in ambito economico, collegate
alla manovra.

In conclusione

In questi giorni è iniziato l’iter parlamentare del disegno di
legge di Bilancio in Senato, con l’esame del testo nelle
commissioni. Se si rimarrà sui ritmi degli anni scorsi,
Palazzo Madama potrebbe approvare la manovra a ridosso delle
ultime due settimane di dicembre, lasciando poco tempo a
disposizione alla Camera per l’approvazione definitiva del
testo.

Se non si dovesse riuscire a dare il via libera dalla legge di
Bilancio entro la fine dell’anno, il Paese finirebbe sotto
esercizio provvisorio.

I temi su cui la maggioranza è divisa in Parlamento sono
diversi. Tra quelli in primo piano ci sono il taglio delle
tasse e il reddito di cittadinanza.(Fonte: pagellapolitica.it)
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