Le PMI in Trentino: fra indirizzi europei e crisi economica
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Provincia Autonoma di Trento Servizio rapporti comunitari e sviluppo locale Le PMI in Trentino: fra indirizzi europei e crisi economica a cura di Elisa Dall’Agnol Tirocinio presso l’Ufficio per i rapporti con l’Union Europea di Bruxelles 19 gennaio 2009 – 10 aprile 2009 1
Indice 1. Introduzione 2. Il tema dell’innovazione nella Strategia di Lisbona 2.1. Il rilancio della Strategia di Lisbona 2.2. L’importanza e i problemi di innovazione per le PMI 3. L’attuazione della strategia di Lisbona attraverso una politica innovativa a favore delle PMI 3.1. Dalla Carta Europea per le Piccole Medie Imprese al Settimo programma quadro per l’innovazione e la competitività (CIP) 2007 – 2013 4. Lo small business Act per l’Europa 4.1. Il parere del Comitato delle Regioni sullo Small Business Act 5. Crisi economica ed indirizzi europei 5.1. L’Unione eropea di fronte alla crisi economica (gennaio – marzo 2009) 5.2. Il quadro di riferimento temporaneo comunitario per le misure di aiuto di Stato a sostegno dell’accesso al finanziamento nell’attuale situazione di crisi finanziari 6. L’organizzazione della Provincia autonoma di Trento nel settore imprenditoriale 6.1. I settori produttivi in Provincia di Trento 7. Le azioni della Provincia per fronteggiare la crisi economica 7.1. La finanziaria 2009 della Provincia autonoma di Trento 7.1.1. Gli interventi a sostegno delle imprese 7.2. Gli interventi successivi 8. Conclusioni 2
1. Introduzione Nel 2000 gli Stati membri dell’Unione Europea, hanno dato vita alla strategia di Lisbona con l’obiettivo di rendere l’Europa l’economia più competitiva e dinamica del mondo. Questo ambizioso progetto voleva dare vita a delle infrastrutture del sapere che a loro volta avrebbero promosso l’innovazione in una formula che coniuga lo sviluppo alla ricerca continua. Nel contesto di riferimento le ICT, unite alla realizzazione di poli di ricerca, sono state individuate come tasselli centrali nel percorso di competitività auspicato dalla strategia di Lisbona. In questo programma le piccole medie imprese svolgono un ruolo centrale per un duplice motivo: in primo luogo rappresentano oltre il 90 % delle imprese europee, ospitando circa 75 milioni di occupati, mentre dall’altra giocano un ruolo propulsivo nella crescita e competitività dell’economia vista la loro alta specializzazione tecnica. Il contesto socio economico europeo non è però particolarmente indicato allo sviluppo e alla crescita delle PMI che, nonostante siano la forza propulsiva dell’economia europea, si trovano in difficoltà dal momento in cui devono districarsi fra normative comunitarie e regionali. Allo stesso tempo le lungaggini amministrative e burocratiche sia del mercato che delle pubbliche amministrazioni, tendono a tradursi in rinuncia e diffidenza all’approccio delle imprese con le stesse. Questo putroppo significa anche rinuncia di partecipazione alle gare di appalto, ai bandi comunitari e regionali, il tutto amplificato dalla mancanza di confidenza con le ICT da parte imprenditoriale, e dall’assenza dell’eGovernmet da parte dell’amministrazione pubblica. La Commissione europea si è dimostrata negli anni sempre più sensibile alle problematiche delle PMI, spingendo affinchè venissero formulate delle politiche ed una regolamentazione che tenessero conto sia delle loro piccole dimensioni che dei nuovi strumenti informatici, che dovrebbero essere utili sia per velocizzare che semplificare le procedure. Partendo dalla Carta Europea per le Piccole Medie imprese, passando attraverso la creazione di una rete di Eurosportelli ed Euro info center ed 3
arrivando infine all’elaborazione dello Small business Act, l’Unione europea ha chiaramente espresso e delineato la propria volontà di pensare ed elaborare le proprie politiche, riducendo tutti gli elementi di difficoltà che bloccano l’azione di queste imprese sia in scala locale che europea. Le difficoltà che incontrano le imprese nel mercato europeo sono molteplici e l’attuale crisi economica rischia di aggravare la situazione ulteriormente se, gli enti locali e nazionali, non elaboreranno velocemente, oltre ad un piano di salvataggio, tutte quelle iniziative volte a semplificare gli oneri burocratici e a dare vita ad un ambiente stimolante e propenso alla ricerca e all’innovazione. Partendo dalla considerazione di questi primi elementi di studio, l’analisi svolta di seguito partirà dallo studio della documentazione europea inerente al tema delle Piccole medie imprese, per poi calarsi nella realtà della Provincia autonoma di Trento, passando attraverso l’analisi delle linee identificate dalle istituzioni comunitarie per fronteggiare la crisi economica mondiale. L’analisi del livello provinciale sarà volta a riassumere i settori produttivi della Provincia, la sua organizzazione interna nel settore delle industrie per poi individuare quali sono gli interventi decisi a Trento per fronteggiare la crisi. Lo studio sarà volto poi ad individuare se, in questi, sono state seguiti, oltre al quadro di riferimento temporaneo comunitario per gli aiuti di Stato, anche le indicazioni dello Small Business Act. 4
2. Il tema dell’innovazione nella Strategia di Lisbona I giorni 23 e 24 marzo del 2000, gli Stati membri dell’Unione Europea si sono riuniti a Lisbona con l’obiettivo di concordare un innovativo piano strategico europeo, al fine di sostenere l’occupazione, le riforme economiche e la coesione sociale volte a dare il via ad una economia europea basata sulla conoscenza. Agli inizi del 2000 l’Europa si trovava a fronteggiare il successo dell’introduzione dell’Euro ed una situazione di mercato economico che stava divenendo sempre più forte ed equilibrato. Allo stesso tempo veniva evidenziata una situazione di alta disoccupazione, un insufficente sviluppo del settore dei servizi (in particolar modo per le telecomunicazioni ed internet), ed una mancanza di qualificazione nell’ambito delle tecnologie e dell’innovazione. Considerando dunque le problematiche e le risorse annesse alla crescita economica dell’Unione Europea, gli Stati Membri, in occasione del Processo di Lisbona, hanno fissato l’obiettivo strategico del nuovo decennio: “Diventare l’economia basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica del mondo, in grado di realizzare una crescita economica sostenibile con nuovi e migliori posti di lavoro e una maggiore coesione sociale.” L’obiettivo di crescita è stato concordato al fine di creare le infrastrutture del sapere, di promozione dell’innovazione, modernizzando i sistemi di istruzione e di previdenza sociale e legando il tutto ad idonee riforme economiche. Questi interventi si dimostrano essere necessari al fine di predisporre una società basata sulla conoscenza, grazie al miglioramento dei canali di informazione, di ricerca e sviluppo. Un contesto europeo flessibile, basato sulla conoscenza e sulle nuove tecnologie, in cui vi è un veloce scambio di saperi ed informazioni oltre ad un movimento facilitato di ricercatori, stimola la nascita di prodotti innovativi. La flessibilità deve comunque essere legata ad una adeguata combinazione di politiche macroeconomiche, che facilitino le imprese innovative nei propri investimenti. 5
La Commissione ha voluto dunque porre le basi per la creazione di uno Spazio europeo della ricerca, cercando di integrare e coordinare le attività nazionali ed europee attraverso una metodologia di lavoro flessibile, decentrata e con burocrazia ridotta. In linea con queste considerazioni, è stata prestata una particolare attenzione alle PMI, le quali, oltre ad avere un ruolo propulsivo nella creazione di posti di lavoro in Europa, hanno dimostrato di avere un potenziale innovativo molto alto. Spesso però la loro propensione all’innovazione, è limitata e bloccata a causa degli elevati oneri sia burocratici che fiscali, che poco incentivano la loro attività e il loro ruolo propulsivo nell’economia europea. 2.1. Il rilancio della Strategia di Lisbona All’inizio del 2005, la Commissione europea, monitorando i risultati ottenuti a cinque anni dal varo della strategia di Lisbona, ha dichiarato che non erano ancora stati raggiunti gli obiettivi prefissati nel 2000. I dati ufficiali confermavano infatti il rallentamento nella creazione di nuovi posti di lavoro e l’insufficiente permanere di investimenti nella ricerca e lo sviluppo. Wim Kok, l’ex primo ministro olandese, già nel suo rapporto alla Commissione del novembre 2004 intitolato “Affrontare la sfida”, sottolineava il crescente divario in termini di crescita dell’Unione Europea, rispetto all’America settentrionale e all’Asia, alla quale deve essere aggiunta una bassa natalità e l’invecchiamento della popolazione. Kok ricordava ancora quatto anni fa l’mportanza di applicare con urgenza ed efficacia la strategia di Lisbona “al fine di recuperare il tempo perduto, senza ulteriori ritardi o compiacimenti ingiustificati.” (Kok 2004)1 Nell’ottica del rilancio, la stessa Commissione ha ribadito l’importanza di una economia dinamica incentrata sulla crescita e l’occupazione, elementi chiave al fine di raggiungere gli obiettivi sociali ed economici prefissi a livello 1 Wim Kok, Raccogliere la sfida della Strategia di Lisbona per la crescita dell’occupazione, novembre 2004 6
europeo. Per tale motivo la Commissione, in accordo con gli Stati membri, si è prefissa lo scopo di migliorare l’applicazione della legislazione comunitaria, di consolidare la prassi del brevetto comunitario ed infine di porre la conoscenza e l’innovazione al servizio per la crescita. L’obiettivo dello sviluppo è raggiungibile solo se gli Stati membri promuovono la ricerca incentivando la crescita di poli di innovazione e gli investimenti sia pubblici che privati. Allo stesso tempo, solo l’adozione di nuove tecnologie della comunicazione consentirà un veloce scambio di informazioni, di dati e risultati in un contesto europeo in cui vengono superate le distanze e gli ostacoli annessi. ICT, mobilità dei ricercatori, poli di ricerca e flessibilità di mercato devono dunque essere combinati in una sinergia europea volta allo sviluppo economico europeo. Per il raggiungimento di questi obiettivi è fondamentale l’azione del partenariato volta a mobilitare le sinergie collettive per la crescita e lo sviluppo omogeneo in ogni Stato membro. La concertazione continua è volta inoltre a coinvolgere gli interessati in particolare, i quali potranno sentirsi responsabili del processo decisionale ed esecutivo in atto, solo se vengono costantemente coinvolti ed ascoltati. Il loro intervento nei tavoli di partenariato è utile sia per rendere legittimi gli interventi attuati, e allo stesso tempo arricchisce di tecnicismi il lavoro del partenariato. 2.2. L’importanza e i problemi di innovazione per le PMI Per innovazione si intende l’invenzione che deriva dalla ricerca, sia essa di un prodotto innovativo piuttosto che organizzativo e commerciale. Attraverso la scoperta e la ricerca continua, le imprese hanno la possibilità di conquistare nuovi mercati, muovendosi così con maggior forza nel fronteggiare la concorrenza. L’Europa, nonostante le sue Università rappresentino l’eccellenza della ricerca, si trova nella condizione di aver bisogno di una nuova strategia volta ad accrescere l’innovazione, in quanto i risultati degli studi effettuati rimangono all’interno del mondo accademico, rimanendo quindi sconosciuti e 7
non spendibili nel mercato. Per tale motivo solo la creazione di un contesto caratterizzato da una celere disponibilità di informazioni, dalla possibilità di dialogo attivo fra imprenditori e ricercatori, potrà attrarre le imprese high- tech con i propri prodotti innovativi. In questo ambito, rivestono un ruolo interessante ed ambiguo gli intellectual proprety rights: essi hanno il compito di tutelare i diritti di proprietà sulle invenzioni, ma attualmente questo tipo di protezione le rende inutilizzabili da parte delle imprese che vorrebbero beneficiarne. La tutela spesso si traduce in sigillo delle invenzioni che divengono quindi inutilizzabili: inoltre il ruolo ambiguo rivestito dagli intellectual proprety rights essi hanno il compito di tutelare i diritti di proprietà sulle invenzioni, ma attualmente questo tipo di protezione le rende inutilizzabili da parte delle imprese che vorrebbero beneficiarne. Una importante ricerca svolta a livello europeo, RICAFE2, ha individuato un interessante e diverso tipo di approccio delle grandi aziende, rispetto alla piccole e medie imprese, in merito al rischio di intraprendere l’avvio di un prodotto innovativo. In linea di massima la grande azienda accetta di rado di dare fiducia e spazio ai lavoratori di talento, anche se questo a sua volta significa investire in qualcosa di molto rischioso. Il mercato in questo non aiuta, non è fluido e difficilmente reintegra in fretta e senza lasciti gli imprenditori che non hanno avuto successo. Per una azienda fallire significa dover sostenere degli elevati costi di uscita, denaro che viene tolto quindi dalla possibilità di essere reinvestito. Una elevata tassazione di uscita e di entrata, implica quindi una significativa riduzione di investimento prima, e riallocazione delle risorse, poi. Dagli studi svolti da RICAFE2 è emerso inoltre che le aziende non hanno paura di investire in innovazione, ma temono l’approccio con il mondo accademico che spesso non concretizza la propria ricerca nel settore specifico di interesse dell’impresa. A questo punto la principale necessità, legata alla fluidità di mercato, consiste nella mediazione fra imprenditore e ricercatore, 8
in modo tale che la ricerca possa essere orientata alle esigenze di mercato e diventi quindi spendibile concretamente. Il discorso è complesso e variegato, gli interventi da apportare molteplici, ma vista la situazione economica in cui ci troviamo è fondamentale iniziare al più presto ad apportare le modifiche al nostro sistema, cominciando magari facilitando l’incontro fra università ed aziende. 3. L’attuazione della strategia di Lisbona attraverso una politica innovativa a favore delle PMI Le piccole Medie imprese permeano il tessuto economico europeo e, raccogliendo 75 milioni di occupati in circa 23 milioni di imprese, costituiscono un elemento di sviluppo e crescita fondamentale dell’Unione Europea. Viste l’importanza rivestita dalle PMI sia per il Mercato unico che per la vita dei cittadini comunitari, la Carta europea per le Piccole imprese e il piano di azione dell’imprenditorialità, la Commissione Europea ha voluto promuovere negli anni delle politiche atte a prendere in considerazione le loro esigenze e problematiche. Fra le prime politiche elaborate vi è l’attuazione del Programma comunitario di Lisbona, in cui la Commissione ha formalizzato il suo impegno di dare avvio ad una politica comunitaria a favore delle PMI, più pragrammatica, ampia e globale. La comunicazione in questione è volta a semplificare norme e regolamenti, assistere le PMI nell’accesso all’innovazione e al credito, al fine di stimolarne la crescita sia dal punto di vista qualitativo, che per favorire l’apertura delle stesse PMI ai mercati europei ed internazionali. L’impegno si muove dunque su più livelli, da una parte vuole assistere le imprese nella loro qualificazione interna, mentre dall’altra desidera semplificare gli strumenti atti ad crescere la loro competitività, cercando in questo modo di raggiungere l’obiettivo della strategia di Lisbona che prevedeva di rendere l’Europa piu innovativa e quindi più attraente, sia come luogo in cui investire che lavorare. 9
Ogni intervento comunitario rimane comunque di promozione, in quanto spetta agli Stati la realizzazione concreta degli interventi a favore delle proprie aziende, in quanto titolari di competenze politiche di impresa. In concreto le azioni che vogliono essere promosse a livello europeo, terranno conto delle dimensioni e del tipo di lavoro svolto dalle PMI che si basa per lo più su un mercato di nicchia, altamente qualificato e specilizzato e allo stesso tempo limitato geograficamente, con una produzione su bassi volumi. Queste piccole imprese lavorano molto sul prodotto, ma trascurano la normativa comunitaria, i bandi e i regolamenti, concentrando l’attività di ufficio per lo più a sbrigare altri oneri amministrativi e burocratici interni. Allo stesso tempo la regolamentazione comunitaria è complicata e macchinosa, mentre l’organico di cui dispongono le PMI è essenziale e di basso profilo tecnico. La Commissione intende dunque agevolare il contesto nazionale ed europeo in cui si sviluppano le imprese, semplificando la normativa ed agevolando la possibilita di muoversi e crescere sia in Europa che nei contesti internazionali. Per quanto riguarda i programmi comunitari per lo sviluppo dell’imprenditoria, ci si rende conto che la possibilità di accedervi è particolarmente complicata vista la necessità di muoversi in partenariati internazionli, mentre le piccole imprese tendono a muoversi per lo più in contesti regionali e locali. E’ quindi necessario che la politica di coesione dia spazio e possibilità di accedere ai finanziamenti alle PMI, grazie ad una adeguata pubblicità inerente a queste possibilità. I fondi strutturali giocano un ruolo fondamentale nella promozione dello spirito imprenditoriale e per migliorare le possibilità di crescita imprenditoriali, in quanto forniscono, oltre a fondi per lo sviluppo tecnologico, servizi che rafforzano la cooperazione fra stati e regioni diverse. Altro fattore di crescita non trascurabile consiste inoltre nella necessità di una manodopera altamente qualificata e di imprenditori preparati che verranno formati, oltre che con l’FSE, con il Programma comunitario per l’apprendimento permanente, modus operandi che si trova perfettamente in 10
linea con gli Art. 149 e 1502, il Processo di Lisbona che si era posto l’obiettivo di “diventare l’economia basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica del mondo.” In modo pragmatico, la Commissione ha elencato le azioni che vogliono essere svolte al fine di rendere effettivi gli orientamenti volti a tenere in debita considerazione le esigenze, i problemi e i desideri delle piccole medie imprese, ascoltando le esigenze imprenditoriali espresse dalle varie camere di commercio e da SMI ENVOY3 In primo piano è stata posta l’esigenza di una chiara e concisa regolamentazione, vista la complessità di norme e regolamenti europei, alla quale si legano le esigenze di normalizzazione, procedura con la quale si intende l’opera di sensibilizzaizone delle PMI sull’importanza delle norme comunitarie. Allo stesso tempo la Commissione, rimanendo in linea con gli obiettivi di semplificazione, si è impegnata ad allegerire gli oneri legislativi che gravano sulle PMI, legando alla formulazione di una modulistica semplice una più puntuale assistenza locale del tipo help desk. In secondo luogo, la Commissione si è impegnata attivamente nel facilitare l’internazionalizzazione delle Piccole medie imprese, sollecitando la riduzione dei costi di apertura di succursali e filiali in altri Stati membri. In quest’ottica vogliono essere coinvolti maggiormente gli Eurosportelli con l’intento di stimolare e di aiutare le piccole medie imprese ad europeizzarsi, coinvolgendole attivamente nella partecipazione ad incontri con le regioni transfrontaliere, al fine di creare le occasioni di incontro e di scambi utili alla realizzazione di partenariati internazionali. La rete degli Euro Info Center sono nati per fornire alle PMI informazioni sulla Comunità Europea, per poi trasformarsi negli anni in veri e propri centri di consulenza professionale. Gli 2 Gli articoli 149 e 150 del Trattato, sanciscono che l’azione della Comuinità è volta a sviluppare la dimensione europea dell’istruzione, attraverso la mobilità dei lavoratori e degli studenti. Allo stesso tempo vuole facilitare l’adeguamento alle trasformazioni industriali, attraverso la formazione e la riconversione professionale, nell’ottica della professionalizzazione permanente. 3 SMI ENVOY è una persona che rappresenta le PMI nella Commissione europea. Il suo lavoro consiste nell’incontrare regolarmente le PMI, ascoltando i loro problemi ed esigenze per poi riportare le richieste al Commissione quando viene elaborato un nuovo programma o una nuova legislazione. 11
EIC possono essere considerati una joint-venture fra organismi locali, regionali – nazionali e la Commissione Europea, e solitamente sono ospiati in strutture che vengono selezionate per la qualità dei contatti detenuti con le varie aziende regionali. Gli enti ospitanti (Camere di Commercio, Associazioni imprenditoriali) consentono agli Euro info point di accedere ai loro database e alle proprie fonti di informazione. Gli Eurosportelli rivestono poi un ruolo fondamentale nei programmi dell’Unione Europea a supporto delle PMI, soprattutto nel Programma quadro per l’imprenditorialità e l’innovazione, attuando essi servizi integrati di supporto a favore delle imprese e dell’innovazione. I servizi erogati sono di informazione, feedback, cooperazione ed internazionalizzazione e si completano con servizi a favore dell’innovazione, del trasferimento di tecnologie e di conoscenze, pensati nell’ottica di promuovere la partecipazioen delle PMI al programma quadro comunitario in materia di RST. Il terzo punto inerente lo sviluppo e la crescita delle PMI, riguarda la necessità delle stesse di investire in innovazione per poter muoversi agevolmente nel mercato, riamanendovi in maniera competitiva. Viste le difficoltà incontrate dagli imprenditori che vogliono investire in innovazione, siano esse di natura economica piuttosto che di ricerca in senso stretto, l’UE ha promosso il Settimo programma quadro per la competitività e l’innovazione, il quale favorisce un importante sostegno finanziario ai progetti innovativi, incoraggiando la partecipazione transfrontaliera in vari settori tematici. I programmi europei, legati agli interventi di normailizzazione, semplificazione e di promozione delle tecnologie per l’informazione e la comunicazione, sono tutti interventi fondamentali per lo sviluppo imprenditoriale, ma poco possono senza la promozione di un mercato fluido e dinamico, caratterizzato da dei bassi costi di entrata e di uscita. 12
3.1. Dalla Carta Europea per le Piccole Medie Imprese al Settimo programma quadro per l’innovazione e la competitività (CIP) 2007 - 2013 L’unione Europea ha sancito l’importanza delle piccole imprese nell’economia comunitaria, attraverso l’adozione della Carta europea per le PMI, che riconosce, oltre alle loro piccole dimensioni, le difficoltà che incontrano nel mercato nazionale che comune. L’obiettivo della carta consiste nel raccomandare agli Stati membri di indirizzare i rispettivi sforzi strategici, su dieci linee di azione che rivestono una particolare importanza nel rendere l’ambiente idoneo allo sviluppo e alla crescita delle piccole imprese. Le linee di azione in questione sono dieci e divise in tre pricipali aree tematiche che possono essere riassunte nelle parole chiave di semplificazione, nuove tecnologie, formazione e maggiore rappresentanza degli interessi imprenditoriali sia a livello europeo che nazionale. La semplificazione burocratica e legislativa unita a regimi fiscali favorevoli, è articolata nei seguenti punti: - Avvio meno costoso e più veloce dell’impresa; - Migliore legislazione e semplificazione di regolamenti, leggi fallimentari e documenti amministrativi; - I sistemi fiscali dovranno favorire la crescita e lo sviluppo delle PMI; - Migliorare i servizi in linea per un più celere rapporto fra imprese ed amministrazione pubblica; Il settore delle nuove tecnologie è complesso e comprende sia il potenziamento tecnologico che il commercio elettronico, e viene così articolato: - Promozione di nuove tecnologie facilitando l’accesso ai programmi di ricerca e incoraggiando l’incontro fra imprese e centri di ricerca; - eCommerce, inteso come supporto telematico ai servizi per le imprese; 13
L’area educativa si muove su due livelli, da una parte incoraggia gli insegnamenti dedicati all’impresa sia negli studi universitari che secondari, mentre dall’altra vuole garantire alle imprese una formazione continua e dei servizi di consulenza adeguati. In linea con quanto auspicato dalla Carta europea in materia di educazione, nel 2004 la Commissione ha comunicato il proprio piano di azione “Un 4, agenda per l’imprenditorialità” avente l’obiettivo di promuovere lo spirito imprenditoriale a partire dalle scuole secondarie, attraverso la collaborazione con associazioni di categoria ed imprenditori. L’ambiente stimolante è sicuramente importante, ma per parlare di crescita e sviluppo di nuove imprese, sono necessari altri interventi strutturali, fra questi l’attenuazione delle conseguenze negative dell’insuccesso, la facilitazione delle cessioni di imprese e la previsione di meccanismi di protezione sociale per gli imprenditori. Investire, partire con un progetto di impresa è altamente rischioso, oneroso dal punto di vista burocratico e fiscale, l’insuccesso non è compreso e tollerato, tutti elementi che frenano sul nascere l’avvio di nuove imprese. Al fine di raggiungere un ambiente dinamico, poco oneroso in termini di entrata ed uscita delle imprese, pronto ad accogliere anche gli imprenditori che hanno fallito, la Commissione si è posta l’obiettivo di raccogliere informazioni pratiche sull’individuazione precoce delle difficoltà finanziarie, sui motivi dell’insuccesso e sugli ostacoli incontrati dall’impresa per riprendere la propria attività. Lo sforzo di rendere il contesto europeo più dinamico e propenso alla nascita di nuove imprese, viene perseguito dalla Commissione europea promuovendo l’accesso degli imprenditori di qualsiasi provenienza, ivi compresi coloro con esigenze specifiche, quali le donne o le persone che appartengono a minoranze etniche. La propensione locale e nazionale allo sviluppo imprenditoriale deve essere legata alla possibilità delle aziende di muoversi liberamente e senza ostacoli 4 Comunicazione della Commissione (2004) “Piano d’azione: un’agenda europea per l’imprenditorialità” [COM (2004) 70 def. Non pubblicata sulla Gazzetta ufficiale] 14
nel contesto comunitario. In tale ottica la Commissione sostiene lo sviluppo delle relazioni fra imprese europee, intendendo rafforzare il ruolo delle reti di sostegno europee costituite dagli Euro Info Center (EIC) e dai Centri di collegamento ed innovazione (IRC), associandoli fra loro ai Centri di impresa e innovazione (BIC). In linea con il processo di Lisbona e con gli obiettivi volti a rendere il mercato comunitario più competitivo, a fine 2006 la Commissione ha pubblicato il Programma quadro per l’innovazione e la competitività (CIP) e, considerando prioritari gli interessi delle PMI, lo ha articolato rendendolo fruibile anche da parte delle imprese stesse. Il CIP potenzia le capacità di innovazione, ricerca e sviluppo delle imprese al fine di consentire laloro celere adattabilità ai cambiamenti, innovando e ampliando la loro gamma di prodotti e servizi, possibilmente nell’ottica della sostenibilità ambinetale. 4. Lo small business Act per l’Europa Lo small business Act, viene pubblicato dalla Commissione Europea il 25 giugno 2008, ed inviato con comunicazione al Consiglio, al Parlamento Europeo, al Comitato Economico e sociale Europeo e al Comitato delle Regioni. L’atto si basa sulla volontà dell’Unione Europea di gestire la transizione verso un’economia basata sulla conoscenza, possibile solo se gli imprenditori coglieranno le opportunità della globalizzazione e dall’accelerazione impressa dai mutamenti tecnologici. Le PMI in questo settore hanno dimostrato di essere la vera e propria forza trainante in tal senso, ma devono quotidianamente scontrarsi con delle difficoltà concrete ancora presenti, che impediscono lo sviluppo, la crescita e la loro internazionalizzazione. Lo Smal Business Act si muove in tal senso, nascendo con l’intento di migliorare l’approccio politico globale allo spirito imprenditoriale e di ancorare irreversibilmente il principio “Pensare anzitutto in piccolo” nei processi 15
decisionali, nella formulazione delle norme e nel promuovere la crescita e lo sviluppo delle PMI. I principi sui quali poggia l’Atto sono dieci, e pensati per guidare la formulazione e l’attuazione delle politiche rivolte alle Piccole medie imprese sia a livello statale che europeo. 1. Il primo principio consiste nella volontà di dare vita ad un contesto locale favorevole per le PMI. Con questo intento si invitano i diversi contesti locali a dare vita ad un ambiente che gratifichi e stimoli lo spirito imprenditoriale, e l’interesse di chi lo possiede, semplificando sia l’avvio che la costituzione dell’impresa. Nell’imprenditoria si riscontra spesso un’amplia divaricazione sociale raziale e fra i sessi, il che si traduce in un numero di donne imprenditrici piuttosto basso ed in una scarsa partecipazione di giovani e immigrati nel settore. In questo ambito la Commissione si sta impegnando al fine di promuovere la cultura imprenditoriale attraverso lo scambio di buone pratiche nella formazione all’impresa, organizzando la settimana europea delle PMI (maggio 2009) e la rete europea di imprenditrici che promuoverà schemi di tuturato per promuovere lo spirito imprenditoriale fra donne. L’impegno della Commissione deve essere accompagnato dall’azione effettiva degli Stati Membri in tal senso che, a loro volta, dovranno promuovere l’imprenditorialità a partire dalle scuole, intensificando i legami con il mondo delle imprese e facendo in modo che l’imposizione fiscale non ostacoli la formazione e il trasferimento delle imprese. Il sostegno all’imprenditoria dovrebbe tradursi anche in forme di tutoraggio in diversi ambiti: durante il trasferimento di impresa, a sostegno delle donne imprenditrici e degli immigrati che desiderino diventare imprenditori, nonchè supportando gli imprenditori che desiderano internazionalizzarsi. 2. In UE sussiste una forte stigmatizzazione del fallimento che inibisce le possibilità di riscatto, e di rientro nel mercato, da parte degli imprenditori che sono falliti. Il tentativo di ripartire è complicato viste le costose e lunghe 16
procedure fallimentari (una media fra i 4 mesi e i 9 anni). In tal senso gli Stati membri dovrebbero limitare ad un anno la durata delle procedure legali di scioglimento di un’impresa (in caso di bancarotta non fraduolenta) e consentire lo stesso trattamento di questi imprenditori che ritentano, di quelli che avviano l’impresa per la prima volta. 3. Con la formulazione di regole conformi al principio “Pensare in piccolo”, la Commisione intende per lo più una semplificazione del contesto normativo in vigore. Attualmente le PMI si trovano a dover fronteggiare degli oneri amministrativi e normativi sproporzionati rispetto a quelli dovuti dalle grandi aziende, elemento che limita e rallenta molto il funzionamento delle piccole imprese nel mercato. Per tale motivo gli Stati dovrebbero impegnarsi maggiormente al fine di ridurre al minimo spese e gli oneri per le imprese, incentivando una maggiore consultazione delle associazioni di categoria almeno 8 settimane precedenti la presentazione di una proposta legislativa o amministrativa. La finalità consiste dunque nell’introdurre misure flessibili rivolte alle PMI, evitando di complicarle con adempimenti burocratici inutili. 4. Affinchè le PMI possano operare efficacemente, è necessario vi siano delle amministrazioni moderne ed efficienti che diano vita all’eGovernment e semplifichino le procedure atte ad aprire una nuova impresa. Fra gli interventi auspicabili, la riduzione e semplificazione di licenze e permessi, evitare di chiedere più volte dati già consegnati, una tempistica di apertura ridotta. A questo si dovrebbe aggiungere l’istituzione dello sportello unico, un potale elettronico presso i quali le imprese possano ottenere tutte le informazioni pertinenti ad espletare le procedure e le formalità necessarie. 5. Agevolare l’accesso delle PMI al credito e sviluppare un contesto giuridico ed economico che favorisca la puntualità dei pagamenti nelle transizioni commerciali. L’avversione al rischio è un problema radicato in tutti gli Stati Membri che fa sì che creditori e banche evitino di finanziare aziende appena o 17
da poco fodate. Questo limita fortemente la nascita di nuove imprese che per definizione, difficilmentre dispongono di capitali ingenti. E’ auspicabile dunque che gli imprenditori vengano formati adeguatamente in merito ai vantaggi e svantaggi delle varie forme creditizie e sui modi di presentare i progetti d’investimento a potenziali finanziatori. 6. La Commissione ritiene che al fine di aiutare le PMI a beneficiare delle opportunità offerte dal mercato unico, sia fondamentale una migliore governance (interessi meglio rappresentati) ed una rinnovata metodologia di informazione inerente il Mercato unico. In questo ambito, l’Enterprise Europe Network potrebbe assistere le PMI fornendo informazioni e consulenze in merito alle opportunità offerte dal mercato comunitario. Perseguendo il fine di una maggior efficienza, la Commissione si sta attivando nel promuovere l’utilizzo dell’autenticazione e della firma elettronica, elementi che consentirebbero l’agevolazione (anche attraverso la riduzione degli oneri amministrativi) del commercio transfrontaliero alle PMI. L’impegno si completerebbe poi attraverso l’istituzione di una rete di help desk per le imprese coordinati con i rappresentanti di categoria, grazie alla pubblicazione sistematica di sommari sulle normative europee ed un accesso illimitato in più lingue. 7. Un altro settore di interesse dell’atto, consiste nella promozione dell’aggiornamento continuo delle competenze delle PMI e di ogni forma di innovazione. Oltre il 60% delle aziende europee ritiene che la scuola non fornisca le competenze e le specializzazioni richieste dagli imprenditori, che per lo più viene avvertita come mancanza di specializzazione. Per ovviare a questa carenza la Commissione vuole promuovere la mobilità degli apprendisti. Per quanto concerne l’investimento in ricerca ed innovazione, le potenzialità nel settore non vengono sfruttate, ed è per tale motivo che la Commissione si sta muovendo al fine di coordinare maggiormante i programmi e le 18
iniziative nazionali ed elaborando strategie di clusters (raggruppamento ed agevolazione all’accesso a nuovi mercati). Infine, per una maggior pregnanza degli interventi comunitari, si rende necessario un intervento statale volto a promuovere l’identità elettronica delle imprese che permette sia la velocizzazione delle pratiche amministrative e burocratiche, che l’e – ivoicing. 8. Spesso le piccole imprese sono escluse dalle procedure di partecipazione agli appalti pubblici, per vari motivi: non ne sono al corrente, sono scoraggiate dalle procedure burocratiche da affrontare o semplicemente perchè per le autorità pubbliche è più comodo assegnare gli appalti a grandi aziende di comprovata esperienza, piuttosto che a giovani società innovative. La Commissione sta agevolando dunque l’accesso all’informazione sulle offerte di appalto, completando i siti web comunitari e pubblicando periodicamente un vademecum sugli aiuti di stato alle PMI, aiuti spesso non conosciuti. L’azione degli Stati invece dovrebbe orientatarsi alla creazione di portali elettronici che ampliano l’accesso all’informazione sugli appalti publici, ed evitando che vengano richieste qualifiche e requisiti finanziari sproporzionati. 9. I mutamenti climatici e lo sviluppo sostenibile sono problemi centrali per le piccole imprese, che però potrebbero sfruttare appieno le opportunità di questi nuovi mercati verdi per incrementare la loro efficienza energetica o per lavorare proprio nel settore. La Commissione si è impegnata a finanziare degli esperti in questioni ambientali e di efficenza energetica, in seno all’Enterprise Europe Network, che offre consulenza per le operazioni eco efficienti, le potenzialità di mercato e le opportunità di finanziamento. Gli Stati dovranno impegnarsi incentivando le imprese e i prodotti eco efficenti, e facilitando l’accesso al mercato di imprese operanti nel campo dell’eco-innovazione. 19
10. Altro intervento della Commissione consiste nell’incoraggiare e sostenere le PMI perchè beneficino della crescita dei mercati, superando le barriere commerciali che ostacolano proprio le PMI a causa della limitatezza delle loro risorse e della minore capacità di assorbire i rischi. Le PMI necessitano dunque di informazioni sui potenziali partner e sull’apertura ai mercati europei. La Emterprie Europe Network facilita questo tipo di operazione mettendo in contatto sia i paesi candidati che quelli coinvolti nella politica europea di vicinato. 4.1. Il parere del Comitato delle Regioni sullo Small Business Act Il Comitato delle Regioni ha accolto con favore l’iniziativa della Commissione in merito allo Small Business Act riconoscendo l’atto, nonostante non sia legalmente vincolante, come politicamente vincolante, vista l’importanza detenuta dalle PMI nell’economia europea. Il Comitato si trova per lo più d’accordo con quanto scritto dalla Commisione, ma il suo intervento si è concentrato su alcuni punti, chiedendo una migliore definizione dell’atto. In primo piano richiede vi sia, nella formulazione delle politiche, una maggior attenzione alla dimensione locale e regionale parlando di politiche industriali. Gli enti locali e regionali sono i partner naturali nel fornire supporti di carattere complementare, per facilitare l’accesso al finanziamento e nel garantire alle PMI maggiori possibilità di riuscita. Se il livello locale è adeguatamente preparato e fornito di tutti gli strumenti necessari alle piccole imprese, esso riuscirà a dare loro delle risposte alle loro esigenze di crescita e sviluppo, ed il valore aggiunto prodotto si potrà riscontrare anche a livello nazionale ed europeo. Per tale motivo il Comitato delle Regioni, che per definizione da voce agli Enti Locali, incoraggia l’istituzione dei forum consultivi in cui far convergere gli interessi degli enti locali e delle imprese, migliorando così le consultazioni, volte a rispondere alle necessità delle imprese. Ai forum sarebbe auspicabile legare una stretta cooperazione con le agenzie pertinenti in questi ambiti, al fine di coordinare un migliore accesso all’informazione, una fomazione 20
continua e degli sportelli unici. Lo sportello Unico dovrebbe essere facilmente identificabile, vicino ed accessibile, con capacità e competenza tali da essere in grado di rispondere alle richieste di informazine delle PMI in ogni fase del loro sviluppo. Partendo dall’istruzione, il Comitato delle Regioni ritiene sia fondamentale partire dalla scuola per sviluppare un dialogo con gli imprenditori e per promuovere l’imprenditorialità. La scuola offre un importante punto di partenza per la creazione di un contesto positivo, al quale dovrebbe aggiungersi poi una maggior attenzione alle esigenze dei giovani, alle minoranze, agli imprenditori anziani ed infine agli imprenditori migranti che a loro volta dovrebbero essere distinti fra provenienti da uno stato membro e da un paese terzo. Per quanto concerne il migliore accesso al credito, il Comitato ha esotato la Commissione e gli Stati Membri ad attuare degli interventi concreti, soprattutto per quanto riguarda il settore bancario, affinchè consideri le difficili condizioni in cui operano le PMI. La raccomandazione è dunque così ripartita: a. Una maggiore trasparenza fra banche e PMI; b. Combinazione di capitale di prestito e capitale netto; c. Aumento del volume dei finanziamenti tramite cartolizzazioni; d. Facilitazione degli investimenti transfrontalieri di capitali di rischio; e. Migliore regolamentazione del microcredito; f. Semplificazione del regime IVA, attraverso il riesamino statele della propria politica fiscale, al fine di migliorare le condizioni di reinvestimento dei profitti nelle società, il flusso di cassa e il trasferimento di impresa. La qualità dell’azione delle PMI è auspicabile solo attraverso una migliore regolamentazione, attuabile attraverso: a. L’eliminazione degli appesantimenti burocratici inutili; 21
b. Considerando l’età avanzata di molti imprenditori, si auspica la rimozione di barriere che ostacolano il trasferimento di impresa in breve tempo; c. Attuare concretamente la proposta della Commissione che chiede di limitare ad un anno la durata delle procedure giuridiche per lo scioglimento delle aziende; d. Viste le ingenti spese di assicurazione obbligatorie a carico delle PMI, le quali comportano un onere che potrebbe ostacolare lo sviluppo, il Comitato chiede a Commissione e Strati di cooperare maggiormaente con le compagnie assicuratuive, al fine di rispondere ai problemi degli imprenditori, in tal senso. Per una maggiore agevolazione all’accesso ai mercati da parte delle piccole imprese, sono necessari alcuni interventi, così formulati: a. Gli Enti locali e regionali possono agevolare considerevolmente la crescita transfrontaliera delle PMI, mettendo a disposizione i dati di cui hanno bisogno per operare a livello internazionale (quadri normativi e obblighi, legislazione fiscale, procedure oer la risoluzione delle controversie) ed offrendo un annesso servizio di consulenza in tal senso. b. Favorire l’aggregazione delle piccole imprese in clusters, raggruppamenti che, oltre a favorire lo scambio di conoscenze, la diffusione delle tecnologie e l’adozione di modelli imprenditoriali più efficenti, rafforzano la capacità singola delle PMI di competere a livello internazionale. Spesso le aziende di piccole dimensioni sono escluse dalla partecipazione agli appalti pubblici, per tale motivo il Comitato, in accordo con le linee guida individuate dalla Commissione, raccomanda: 22
a. alla Commissione e agli Stati membri di mettere a punto un quadro di riferimento più trasparente che consenta l’apertura del mercato degli appalti UE offrendo maggiori opportunità alle PMI; b. La messa a disposizione delle PMI di informazioni più ampie sulle opportunità esistenti nel mercato degli appalti pubblici; c. Un utilizzo diffuso di questionari di preselezione, i quali riducono il lavoro necessario per riformattare le stesse informazioni in gare successive; d. Un maggiore utilizzo delle procedure di appalto elettroniche (e- procurement) che velocizzerebbe le procedure. 5. Crisi economica ed indirizzi europei Dall’autunno scorso la crisi finanziaria interessa l’intero sistema mondiale, europeo e nazionale, coinvolgendo sia la finanza che l’economia reale, elemento dimostrato dai tassi di crescita del 2008 che, improvvisamente, si sono trasformati in dinamiche fortemente regressive. Fra i paesi UE, l’Italia è caratterizzata da una flessione dei consumi delle famiglie, degli investimenti e da un calo delle esportazioni. L’Unione Europea ha previsto che nel 2009 il PIL diminuirà del 1.8%, con un leggero miglioramento dl 0.5% nel 2010, prevedendo comunque che i consumi e gli investimenti pubblici attenueranno gli effetti. La Banca d’Italia stima una flessione del PIL italiano del 2% con una crescita moderata nel 2010 dello 0.5% , registrano dunque una minor crescita rispetto alla media europea. La recessione, che si prevede durerà fino al 2010, impatterà pesantemente anche sui conti pubblici, in conseguenza alla prevedibile caduta delle entrate tributarie ed un peggioramento del rapporto fra deficit e PIL. Ancora una volta l’Italia, considerando il suo elevato debito pubblico, sarà fortemente penalizzata da questa situazione, fra disavanzi crescenti e recessione. 23
5.1. L’Unione Europea di fronte alla crisi economica (gennaio – marzo 2009) La situazione di crisi si sta riversando in modo preoccupante sulle imprese che, vista l’assenza di liquidità nel mercato, si trovano in difficoltà persistente di accesso al credito. E’ questa la preoccupazione che emerge chiaramente dalle notizie delle Istituzioni europee e, il giorno 22 gennaio 2009, da parte di Erochembres (l’Associazione delle camere di commercio e dell’industria europee) ed UEAPMI (l’Associazione europea dell’artigianato e delle piccole medie imprese). Durante la giornata del 22 gennaio, lo stesso vice presidente della Commissione, Günter Veheugen, vista la difficoltà di accesso al credito riscontrata dalle imprese, ha fato appello al senso di responsabilità del settore bancario, considerando il ruolo fondamentale rivestito da questi istituti, nell’economia. A causa della crisi, i prestiti sono diventati sempre più pesanti e la disponibilità di denaro è diminuita, fattori che impediscono alle PMI di finanziare i propri investimenti e di proseguire nella propria attività ordinaria. Attualmente infatti, il 30% delle PMI ha problemi di liquidità e per un quarto di queste, la causa è dovuta ai rifiuti da parte delle banche. Vista la situazione congiunturale, la Commissione accoglie positivamente gli interventi pubblici operati in tal senso, ma ritiene fondamentale un maggior intervento per facilitare l’accesso ai finanziamenti. Interessante è il dato che dimostra come gli Stati con un maggior numero di Banche Cooperative e Casse di risparmio, subiscano meno la penuria di liquidità, in quanto fondano le loro riserve sui conti di risparmio. In questo modo, le banche decentrate, riescono a fornire un maggior appoggio alle PMI che a loro volta necessitano di prestiti per proseguire nella loro attività. Il Comitato economico e sociale europeo, il 22 e 23 gennaio 2009, ha affrontato la questione di come ricostruire l’economia sociale di mercato europea, considerando la situazione finanziaria attuale. Dall’incontro è emersa molto chiaramente la necessità di rilanciare urgentemente gli investimenti di medio lungo termine, al fine di dare nuovo slancio all’economia europea ed internazionale. Ancora una volta, risulta essere 24
centrale il ruolo delle banche che, rifiutandosi di concedere prestiti non sostengono il potere di acquisto, e non facilitano la ripresa. Il giorno 11 febbraio 2009, anche Josè Manuel Barroso ritorna sulla crisi economica dicendo che “in un periodo di crisi, alcuni si ripiegano sulla propria regione, il proprio gruppo, il proprio paese, pensando sia la cosa giusta, ma ciò comprende un rischio di spirale discendente”. Imparando dal passato, questo atteggiamento non dovrebbe essere riprodotto ed è cosi che, a maggior ragione, è importante coordinare le proprie azioni al fine di conseguire un maggior vantaggio comune e non provocare un effetto indotto negativo nei nostri vicini. Sicuramente per gli Stati membri dell’Unione Europea, possedere una moneta unica ed un mercato comune, sta significando risentire in modo minore gli effetti della crisi, ma è solo adottando delle decisioni comuni che gli Stati potranno uscire dalla crisi con i minori danni possibili. Risulta essere necessario dunque, un coordinamento a livello europeo che esorta a prendere delle decisioni politiche comuni in materia di investimenti. Anche Andrea Benassi, il rappresentante delle PMI europee ha esortato una posizione comune in questa materia, ricordando che l’economia europea si basa ampiamente sulle PMI le quali, nonostante fino ad ora abbiano reagito realtivamente bene, a breve potrebbero aver bisogno di accesso al credito. Considerando che la zona euro è l’unico mercato al mondo che non dispone di un governo centrale, è indispensabile rispettare rigorosamente le regole del patto di stabilità e di crescita. La situazione di crisi richiede vengano adottati degli interventi a livello statale che, per essere efficienti, non dovranno distaccarsi troppo dal patto di stabilità, ma soprattutto dovranno definire in parallelo una strategia post crisi volta a riassorbire il deficit il prima possibile, affinchè gli aumenti del debito pubblico siano solo provvisori. Dalle discussioni a livello europeo, è emerso che le norme del mercato unico saranno rispettate, vista l’impossibilità e l’assurdità del protezionismo all’interno del Mercato unico. La profondità della crisi e i legami reciproci fra le diverse economie, condannano all’insuccesso le soluzioni limitate ai soli 25
stati membri, poichè ogni paese da solo è troppo debole per affrontare e risolvere la crisi. Il presidente della Banca Centrale europea, in linea con queste considerazioni, auspica che venga concepita una politica di bilancio che non stimoli la domanda a breve termine, ma che incoraggi gli adeguamenti strutturali a lungo termine. I problemi maggiori si possono riscontrare nelle relazioni con i paesi terzi, che non sono legati nè alle norme del mercato unico, nè ai poteri di istituzioni sovranazionali, problemi ovviabili con la reciprocità e la sorveglianza. Il Presidente della Businesseurope Ernest – Anoine Seillière, in una lettera al ministro ceco Mirek Topolanek ha elencato quattro priorità di azione, volte a fronteggiare la crisi: 1. migliorare l’accesso delle imprese ai finanziamenti; 2. attuare misure effettive di rilancio; 3. accellerare le riforme; 4. resistere alle forme di protezionismo; 5. chiede piena attuazione del piano europeo di rilancio (in particoalre 5 miliardi di euro) per finanziare le interconnessioni energetiche ed internet ad alto flusso. Prima della crisi finanziaria, i dati del 2008 dimostravano che il gap innovativo fra Unione Europea – USA e Giappone si è ridotto grazie all’attivismo dimostrato dai nuovi Stati membri, in particolare di Cipro, Bulgaria e Romania, nonostante gli investimenti operati in tal senso dalle imprese europee, rimangano deboli. I dati evidenziavano come vi sia stato un miglioramente di alcune vecchi stati membri, fra i quali Germania, Danimarca, Finlandia, Regno Unito e Svezia, accostato ad un incremento al di sotto della media di Italia, Spagna, Grecia, Estonia e Repubblica Ceca. 26
Considerando questi dati e vista la situazione di crisi economica mondiale, la Commissione il giorno 23 gennaio 20095, ha richiesto di affrontare il sotto investimento persistente delle imprese europee, in materia di innovazione, mediante un sostegno pubblico alle ditte innovative. Questa necessità di investimento in ricerca e sviluppo era stata ripresa anche durante l’ultima sessione del Consiglio (16 febbraio 2009) “Istruzione, gioventù e cultura” durante la quale è stato ribadito come i giovani siano la parte della popolazione più vulnerabile al degrado della situazione economica, ma anche coloro che contribuiscono stabilmente al conseguimento della Strategia di Lisbona. Il Consiglio in questa occasione ha chiesto ai propri Stati membri di intensificare gli sforzi per migliorare la loro situazione, considerando che nella fascia d’età in questione vi è un alto tasso di disoccupazione, una durata limitata dei contratti, delle cattive condizioni occupazionali. Queste cattive caratteristiche contestuali non stimolano e non rafforzano nè la creatività dei giovani, nè il loro spirito di impresa, per tale motivo solo gli Stati possono far qualcosa per dare vita ad un contesto sereno. La crisi non è facilmente risolvibile, gli interventi da attuare sono molteplici ed attraversano sia il settore economico – finanziario che quello sociale, ma indipendentemente dalle politiche attuabili, si è delineata chiaramente la necessità degli stati di lavorare insieme, nel rispetto del patto di stabilità e dei principi del mercato unico. 5.2. Quadro di riferimento temporaneo comunitario per le misure di aiuto di Stato a sostegno dell’accesso al finanziamento nell’attuale situazione di crisi 6 finanziari La Commissione europea il 17 dicembre 2008 ha adottato una comunicazione finalizzata a sostenere l’accesso al finanziamento delle imprese, nell’attuale 5 Bulletin Quotidien Europe, 23 gennaio 2009 6 Comunicazione delle Commissione, COM (2009/c 16/01) 27
crisi economica. Le misure saranno temporanee e più favorevoli, rispetto a quelle normalmente in vigore in materia di aiuti di Stato, considerando che la crisi finanziaria ha avuto un duro impatto nel settore bancario europeo. Il sistema delle misure si basa sulla considerazione che, l’accesso alle finanze è una precondizione naturale per gli investimenti, la crescita e la creazione di nuovi posti di lavoro. In questo gli Stati sono fondamentali nel supportare l’economia in generale ed il settore bancario che, vista la stretta creditizia, si cautela riducendo di molto il debito di rientro ma, in questo modo, il problema si riversa anche sulle imprese che per funzionare hanno bisogno di liquidità. Ogni Paese ha dovuto quindi stilare una previsione delle misure che intendono essere adottate per superare la crisi, per poi presentarle al fine di essere coordinate a livello europeo. La necessità di un intervento della Commissione nell’ottica del coordinamento, è dovuto ai primi segnali di miopia degli Stati che avevano dato sentore di muoversi autonomamente, considerando solo i propri confini nazionali. A seguito dell’intervento comunitario, gli Stati membri hanno richiesto una maggiore flessibilità nella scelta degli strumenti atti a fronteggiare la crisi, ed è così che la Commissione ha risposto adottando un quadro di riferimento temporaneo sul quale basarsi nell’adozione delle misure che, a loro volta, dovranno essere approvate a livello europeo. Il piano di ripresa si fonda su misure a breve termine, per rilanciare la domanda e mantenere posti di lavoro, e su investimenti a lungo termine atti a garantire una maggiore prosperità sostenibile. Nell’ottica della ripresa gli Stati dovranno evitare di agire individualmente in quanto rischierebbero di danneggiare gravemente il mercato interno. Gli aiuti dovranno dunque essere erogati in modo da garantire condizioni di parità fra le imprese europee, in linea con le politiche di concorrenza. L’accesso ai finanziamenti è una condizione indispensabile per l’investimento e la crescita, per tale motivo gli Stati sono invitati a sostenere il settore bancario in quanto erogatore di prestiti alle imprese. Il problema maggiore 28
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