La Voce del Leone La Via della Seta - Popoli,Culture e Tradizioni in viaggio

Pagina creata da Lorenzo Zanotti
 
CONTINUA A LEGGERE
La Voce del Leone La Via della Seta - Popoli,Culture e Tradizioni in viaggio
La Voce del Leone
               I.I.S. “Roncalli”

           Anno XIV n° 5 Marzo 2020

     La Via della Seta
Popoli,Culture e Tradizioni in viaggio
La Voce del Leone La Via della Seta - Popoli,Culture e Tradizioni in viaggio
La Voce del Leone
                           contatti: Facebook.com/giornalinoLaVocedelLeone
Anno XIV n°5 Marzo 2020              Blog: La-voce-del-leone 1.webnode.it

  IN QUESTO NUMERO:

                             5-6 Storia della seta         7-8 Damasco

 Editoriale               11-13 Mogao                    16-17 Turpan

                          14-15 La Grande Muraglia 18-20 L'Esercito di terracotta

 Le nostre rubriche:

 21-23        Le Grandi Biografie        a cura di Domenico Vaia

 24           L'ultima pagina           a cura della Redazione

              La Copertina               a cura di Tommy Laurino
La Voce del Leone La Via della Seta - Popoli,Culture e Tradizioni in viaggio
Pag.2

                                  Editoriale

“Al tempo del corona-virus”,espressione orma di uso comune e diffuso,la
nostra Redazione ha deciso di continuare a far uscire La Voce del Leone.
Rigorosamente in modalità “smart working”,i ragazzi lavorano e inviano a chi
scrive i loro articoli,continuando a distanza un'attività che li interessa e li
coinvolge e che fa de “La Voce del Leone” molto di più,e di diverso,di un
progetto scolastico.
Abbiamo iniziato ad Ottobre un viaggio virtuale nel “magico mondo” dei Siti
Patrimonio dell'Umanità e in questo numero,il sesto dell'anno scolastico in
corso,il nostro Leone ha scelto di percorrere la mitica “Via della Seta”.
Questa millenaria via ,che va da Occidente ad Oriente e viceversa, attraversa
molte Nazioni e molte epoche storiche e rappresenta,non solo sul piano
culturale ed economico,un esempio “unico” di cooperazione e scambio tra
esseri umani che merita, sicuramente, un viaggio.
Secondo le agenzie di viaggio occorrerebbero più di 40 giorni per percorrerla
tutta; ma ,a mio modesto avviso, ne servirebbero molti di più per goderne le
bellezze.
È improprio parlare di Via della Seta perché,per dir la verità,i percorsi
disponibili,proprio restringendo al massimo,sono due.
L'UNESCO precisa che l'estensione totale di questi percorsi,dell'ordine di
35.000 Km totali, è suddivisibile in due fasci di strade,uno settentrionale ed
uno meridionale.
Il primo,partendo da Xi'An, si ramifica in tre percorsi che si riuniscono
nell'antica Sogdiana (Uzbekistan e Tagikistan) e,attraverso l'Afghanistan e
l'Iran fino a Baghdad e da lì ,sfruttando in parte il corso del fiume
Eufrate,raggiungono il Mediterraneo.
I percorsi meridionali invece,detti Vie del Karakorum, vanno dalla Cina al
Pakistan e da qui all'Oceano Indiano, da dove si raggiungono il Mar Rosso e il
Golfo Persico.
Nel numero che state per leggere percorrerete con noi il ramo settentrionale.
Non mi resta quindi che augurarvi una BUONA LETTURA.

                                                  Patrizia Davini
La Voce del Leone La Via della Seta - Popoli,Culture e Tradizioni in viaggio
Pag.3

                                    La Via della Seta
La Via della Seta è quell'insieme di percorsi carovanieri e rotte commerciali che congiungeva l'Asia
Orientale, e in particolare la Cina, al Vicino Oriente e al bacino del Mediterraneo, lungo il quale nei
secoli hanno transitato carovane di cammelli carichi di seta, prezioso materiale di cui la Cina ha
conservato a lungo il "segreto" della sua lavorazione. Così riusciva a garantirsi il monopolio del tanto
ricercato tessuto, che trovava acquirenti fin nell'Impero Romano, a occidente.
La Via della Seta fu iniziata nel 114 a. C. nel periodo della dinastia Han (206 a. C. -- 220 d. C.), e
                                                                      sopravvisse fino almeno al XV secolo,
                                                                      circa 150 anni dopo Marco Polo,
                                                                      quando si aprirono le vie marittime.
                                                                      Raggiunse un'estensione di oltre 8000
                                                                      chilometri, e oltre a essere una via
                                                                      commerciale era un potente mezzo di
                                                                      scambio di informazioni, persone,
                                                                      idee.
                                                                       Su quelle strade, a dire il vero, si
                                                                       sono incrociati profumi, spezie, oro,
                                                                       pelli, metalli, porcellane, medicinali e
                                                                       quant'altro bene fosse disponibile nel
                                                                       primo millennio dell'Era cristiana. Per
                                                                       non parlare di ambascerie, eserciti,
missionari ed esploratori. Eppure fu proprio la seta, il prezioso e fin dall'inizio costosissimo tessuto
dall'origine ammantata di mistero, a permettere che quegli scambi commerciali e culturali
cominciassero a fiorire.
All'inizio dell'estate del 53 avanti Cristo, precisamente 700 anni dopo la fondazione di Roma, sospinto
dall'invidia per i trionfi militari di Cesare e Pompeo, Marco Licinio Crasso partì alla volta della Persia al
comando di sette legioni, per sfidare l'esercito dei Parti a tornare a Roma carico di bottino e onori.
Le cose non andarono proprio secondo le previsioni del povero Crasso il quale, uomo di commerci più che
di battaglie, pagò quell'imprudenza con la vita, oltre che con una sonora sconfitta ricordata nella storia
romana sotto il nome di battaglia di Carre. Per quanto funesto, però, quell'episodio segna la prima
occasione in cui i Romani vennero in contatto con la seta, con la quale erano tessute le cangianti insegne
innalzate dai guerrieri Parti.
Nemmeno mezzo secolo dopo, la "serica" - così detta perché fabbricata dal lontano popolo dei Seri,
come a Roma venivano chiamati i cinesi - era il più ambito simbolo della nobiltà romana, che ne faceva
sfoggio in ogni occasione di mondanità, un po' come oggi. Separate da altri due grandi imperi - dei Parti
in Persia e dei Kushana nei territori degli attuali Afghanistan e Pakistan - in quel periodo Roma e la Cina
non vennero in contatto diretto, sebbene entrambe tentassero di inviare ambasciatori dall'altra parte
del Mondo.
Fu così che, per secoli, i Romani non seppero nulla circa l'origine della seta e della lavorazione
necessaria per tesserla.
Nella “Storia naturale” Plinio il Vecchio dice dei Seri che fossero "famosi per la lana delle loro
foreste". E aggiungeva: "Staccano una peluria bianca dalle foglie e la innaffiano; le donne quindi
eseguono il doppio lavoro di dipanarla e di tesserla". Dei bachi, incredibilmente, nessuna notizia!
In Cina, d'altronde, il segreto di quel prodotto così fondamentale nei rapporti commerciali con il mondo
occidentale era custodito con la massima cura, tanto che l'esportazione dei bachi da seta era proibita
da una legge severissima.
La Voce del Leone La Via della Seta - Popoli,Culture e Tradizioni in viaggio
Pag.4

Solo intorno al 420 dopo Cristo, durante la profonda crisi che divise la Cina nei tre imperi
Wei, Wu e Shu, la figlia di un imperatore si rese colpevole di un crimine che, secondo la legge, era
punibile con la morte. Concessa in sposa a un principe di Khotan - una delle città Stato del bacino del
Tarim - per assecondare i desideri del marito, la "principessa della seta" riuscì a contrabbandare le
uova dei bachi da seta e i semi di gelso, nascondendoli nell'ornamento della sua acconciatura.
A quell'epoca, le città del bacino del Tarim - nell'attuale Regione autonoma cinese dello Xinjiang -
erano tappe obbligate per chi, provenendo da Xi’an (allora Chang'an), percorreva il Gansu e si
apprestava ad attraversare l'Asia centrale tra mille insidie.
Il clima, innanzitutto, molto rigido d'inverno e torrido d'estate nelle depressioni del deserto del Takla
Makan, metteva a dura prova gli uomini e gli animali, che avrebbero poi dovuto affrontare gli aspri
passi del Pamir per scendere lungo le valli del Pakistan a dell'Afghanistan.
In più, le carovane correvano un serio pericolo, poiché erano esposte agli attacchi degli Xiongnu, una
                                                    popolazione di bellicosi nomadi del Nord che assaliva i
                                                    viaggiatori che si avventuravano in quelle zone
                                                    deserte. Attraverso quello stesso percorso, intorno
                                                    alla metà del I secolo dopo Cristo, il Buddhismo fece il
                                                    suo ingresso in Cina. Nata più di cinque secoli prima
                                                    nelle inospitali vallate del Nepal, la nuova religione
                                                    aveva ormai molti proseliti in India e i               più
                                                    intraprendenti si incamminarono lungo le piste della
                                                    Via della Seta predicando il verbo del principe
                                                    Siddharta, l'ormai famoso e venerato Buddha
                                                    Sakyamuni.Dalla valle dell'Indo alle città dello
                                                    Xinjiang, sono innumerevoli le testimonianze dell'arte
religiosa buddhista, la cui popolarità esplose letteralmente in Cina sul finire del III secolo, quando tra
Xi’an e Luoyang si contavano 180 istituti religiosi buddhisti e più di 3.000 monaci.
Nonostante abbia vissuto una seconda età dell'oro grazie alle memorie dei viaggiatori medievali come
Marco Polo a Ibn Battuta, intorno al VI-VII secolo la Via della Seta cominciò il suo lento declino, in
parte per la scarsa stabilità politica dell'impero cinese nelle sue regioni più occidentali e poi per la
spinta dell'Islam.Ma fu soprattutto la concorrenza di una nuova arteria commerciale a determinare lo
spostamento d'interesse dei mercanti europei: l'India e la Cina venivano raggiunte via mare!
Fin dai primi secoli dopo Cristo le imbarcazioni partivano dai porti del Mar Rosso o del Golfo Persico e,
grazie all'aiuto dei monsoni, approdavano a Barygaza o Muziris, sulla penisola Indiana.
A volte, il tragitto proseguiva fino alla Cina meridionale, doppiando la penisola indocinese. Pericolosi
pirati assalivano spesso le navi di passaggio al largo della costa pakistana o di quella malese ma, a conti
fatti, la via di mare era ormai decisamente più rapida a sicura della via di terra.
Fatta eccezione per quanto è esposto al British e in altri musei europei, oggi le testimonianze
dell'antica Via della Seta sono custodite nelle rovine delle città, delle fortificazioni, dei
caravanserragli, delle torri di avvistamento che, da Xi’an a Petra, punteggiano l'Asia.
Negli ultimi cinquant'anni, a quelle piste polverose si è sovrapposta una lingua d'asfalto.
Il formidabile progresso economico che sta investendo il continente la trasformerà presto in una
fantascientifica autostrada del Duemila, lungo la quale scorreranno le ricchezze a le speranze del
nuovo capitalismo asiatico, lasciando così agli ultimi viaggiatori un’inguaribile nostalgia dell'epopea
delle grandi esplorazioni!

                                                                                             Daniel Prodan

   N.d.R : Questo articolo è apparso su La Voce del Leone -Anno X n° 5 Gennaio 2016
La Voce del Leone La Via della Seta - Popoli,Culture e Tradizioni in viaggio
Pag.5

                         La seta tra storia e leggenda
La storia della seta non ha inizio in una data precisa, ma è certo che le origini della
sericoltura, ovvero la produzione della seta, risalgano a millenni avanti Cristo.
Recenti studi dell’ University of Science and Technology of China su residui di
proteine della seta prelevate nelle tombe del sito archeologico di Jiahu, nella
provincia dell’ Henan, fanno risalire la lavorazione della seta a 8500 anni fa.
Nonostante questo,da sempre, la tradizione cinese attribuisce la nascita della
bachicoltura a una fortuita scoperta dell’imperatrice Xi Ling Shi.
                                       La leggenda narra che nel 3000 a. C. mentre
                                       l’imperatrice, moglie dell’imperatore Huang Di,
                                       sorseggiava del tè caldo all’ombra di un gelso, il
                                       bozzolo di un baco da seta cadde nella tazza e
                                       lei, grazie al calore della bevanda, riuscisse a
                                       ricavarne un filo lunghissimo.
                                       Storia, scienza e leggenda fanno comunque
                                       risalire la seta ad epoche antiche e molto
                                       lontane.
                                        Nell’antica Cina, la seta era prerogativa di
                                        imperatori ed imperatrici, che indossavano
                                        vesti preziose di colore giallo. Vestivano abiti di
                                        seta anche le persone di corte e i sacerdoti, ma
 nel tempo l’utilizzo della seta si diffuse in tutte le classi sociali più ricche. La seta
 era un bene di lusso e gli imperatori ne custodivano gelosamente i segreti della
 coltura e della lavorazione. Nonostante la “protezione” degli imperatori, i tessuti di
 seta iniziarono va a viaggiare lungo le vie commerciali che univano l’Oriente
 all’Occidente.
 Gli antichi romani ne erano affascinati e diventarono grandi utilizzatori, sebbene
 non conoscessero la composizione né l’origine della seta, come si deduce anche dal
 trattato naturalistico “Naturalis Historia” di Plinio il Vecchio: “I Seri sono famosi
 per la sostanza lanosa che si ottiene dalle loro foreste. Dopo un’immersione
 nell’acqua essi pettinano via la peluria bianca dalle foglie”.
 Caduto l’Impero romano d’Occidente, Costantinopoli, capitale dell’Impero romano
 d’Oriente iniziò a dominare i traffici commerciali nel Mediterraneo e i bizantini
 strinsero legami economici con la Cina, che rimaneva la maggiore produttrice di
 seta. Un ’altra leggenda narra che nel 552 d. C. due monaci provenienti dalla Cina
 con delle uova di baco nascoste, sembra all’interno di una canna, svelarono
 all’imperatore il segreto della bachicoltura.
La Voce del Leone La Via della Seta - Popoli,Culture e Tradizioni in viaggio
Pag.6

 L ’Impero romano d’Oriente iniziò a produrre e lavorare la seta, che divenne un
settore fiorente dell’economia bizantina.
                                     Nel XIII secolo d. C., con l’espansione del mondo
                                     islamico, il baco da seta arrivò in Sicilia e l’Italia
                                     sviluppò una propria produzione del prezioso
                                     tessuto diventando il centro europeo più
                                     importante.
                                     Una delle testimonianze più antiche dell’arte
                                     della seta è stata realizzata nei laboratori reali
                                     di Palermo: il “mantello dell’incoronazione” del
                                     re Ruggero II d’Altavilla, re di Sicilia , oggi
esposto presso il Weltliche Schatzkammer della Hofburg, il Museo imperiale di
Vienna. L’iscrizione ricamata sull’orlo riporta: “Lavoro eseguito nella fiorente
officina reale, con felicità e onore, impegno e perfezione, possanza ed efficienza,
gradimento e buona sorte, generosità e sublimità, gloria e bellezza, compimento di
desideri e speranze, giorni e notti propizie, senza cessazione ne rimozione, con
onore e cura, vigilanza e
difesa, prosperità e
integrità, trionfo e
capacità, nella Capitale
di Sicilia, l’anno 528”.
In Lombardia la
produzione della seta
fiorì nel XIV secolo: il
duca Galeazzo Maria
Sforza impose ai
proprietari terrieri una piantumazione forzata di gelsi, pratica che lo zio Ludovico il
Moro in seguito intensificò portando la regione ad essere una delle più conosciute
per la produzione serica in Europa. Il primato dell’Italia rimase incontrastato fino
al XVII secolo, quando iniziò ad emergere anche la Francia: nella zona di Lione,
arrivarono artigiani provenienti da Catanzaro, che era sotto la dominazione
francese. Tra le due Guerre, la bachicoltura cominciò a declinare e dopo la Seconda
Guerra Mondiale scomparve del tutto. Ma in anni recenti la seta italiana è tornata
ad essere un prodotto molto richiesto dalle aziende di moda e di lusso.
Quindi, la storia della seta continua e da millenni, proprio come un filo prezioso,
unisce culture, popoli e tradizioni.

                                                              Chiara Giacomini
La Voce del Leone La Via della Seta - Popoli,Culture e Tradizioni in viaggio
Pag.7

                                      Dam asco
                                La perla dell'Oriente
Damasco è la capitale della Siria. Patrimonio UNESCO dal 1979.Nel 2008 fu eletta
la capitale araba della cultura. È considerata una delle città più antiche della
Mesopotamia e la sua storia affonda nella notte dei tempi.

Secondo alcuni archeologici, i primi abitanti a Damasco furono più di 11000 anni fa.
Con quasi 2000000 di abitanti è la città più popolata, alle origini gli abitanti erano di
stirpe semitica, chiamati anche Aramei. Damasco fu dal 661 al 750 la capitale del
Califfato Omayyade e fu solo con la vittoria degli Ab-basidi che la corte fu spostata
a Baghdad. La decadenza di Damasco non fu solo politica per tutto il periodo
abbaside (750-878 d. C.); ma Nella città vecchia, troviamo molti monumenti più
antichi e più belli. Il centro è diviso dalla via principale della città romana, la Via
Recta, che corrispondeva al decumano massimo. Nella zona est, risiedevano i
cristiani e gli ebrei, separati: a nord i cristiani, nel quartiere denominato, Bāb Tūmā,
e a sud gli ebrei, nel quartiere (Harat al-Yahūd), per la maggior parte esuli.
dominazione mamelucca nel secolo successivo. In età ottomana decadde nuovamente
trasformandosi in una cittadina di modesta rilevanza economica, pur mantenendo un
certo prestigio culturale. Possiamo dire che questa città non ha mai avuto pace in
tutta la sua esistenza, perché era un punto strategico per le guerre e altro, quindi
molti popoli volevano conquistarne il territorio, infatti tutt’ora troviamo la città
                                        messa molto male, con le macerie ancora per le
                                        strade e al centro di un conflitto sanguinoso.
                                        Tuttavia, e nonostante questo, la Profumata,Al
                                        Fayha come la chiamano gli arabi, è una città
                                        ricca di fascino e di suggestioni;il soprannome di
                                        Profumata deriva certamente dalle intense note
                                        olfattive che i negozi di spezie della città antica
                                        diffondono dintorno.
La Voce del Leone La Via della Seta - Popoli,Culture e Tradizioni in viaggio
Pag.8

La Città Vecchia è diventata un Patrimonio UNESCO nel 1979 ,come dicevamo
all'inizio, e adesso vediamo perché. Nella città vecchia, troviamo molti monumenti
                                più antichi e più belli.
                                Il centro è diviso dalla via principale della città
                                romana, la Via Recta, che corrispondeva al decumano
                                massimo. Nella zona est, risiedevano i cristiani e gli
                                ebrei, separati: a nord i cristiani, nel quartiere
                                denominato, Bāb Tūmā, e a sud gli ebrei, nel quartiere
                                (Harat al-Yahūd), per la maggior parte esuli.
                                La parte occidentale della città vecchia era riservata
                                ai musulmani e in questa zona della città si trova il
                                maggior numero di monumenti. Fuori dalle mura, sotto
                                le mura della cittadella, vi è la statua in bronzo del
                                Saladino a cavallo con ai piedi Rinaldo di Châtillon e
Guido di Lusignano, che commemora la vittoriosa Battaglia di Hattin. Al grande
condottiero è dedicato anche un Mausoleo che ne
custodisce le spoglie mortali costruito dal fratello
Al-Ādil,più
   ʿ        noto con il nome “Safedino”. L'edificio
terminato nel 1196 accolse il Saladino tre anni dopo la
sua morte.
Importante edificio degno di una visita è senza dubbio
la Grande Moschea degli Omayadi,costruita nel 705
d. C. dal califfo al-Walid ibn Abd al-Malik, si impone
per i suoi tre minareti.
                                          Da vedere anche la Moschea di Solimano
                                          del 1556 e poi il famoso Khan di Azim
                                          Pascià del XVIII secolo che è il più famoso
                                          Caravanserraglio di Damasco.
                                          Prima di lasciare la città,però, è necessario
                                          fare un giro in uno dei suoi pittoreschi
                                          mercatini dove è possibile acquistare
                                          preziosi tessuti di seta( ad Al Harir),
preziosi gioielli ( ad Al Sagha) e profumate spezie (a Bzuriyeh).

                                                              Khystyna Klyusyk
La Voce del Leone La Via della Seta - Popoli,Culture e Tradizioni in viaggio
Pag.9

                                      Sa m a rcanda
                                 La fortezza di pietra

Prima di partire con un po' di storia della città e poi dirvi i luoghi da visitare, vorrei
sfatare un mito. Purtroppo parecchie parti della città sono in stile sovietico,cioè
caratterizzate da condomini squadrati ,che sembrano uscire fuori da tetris, e da
strade con molte corsie. Ciò è dovuto agli
anni trascorsi sotto l'influenza della
Russia Sovietica e nella formazione della
“Repubblica” Socialista. Tuttavia, con il
tempo, gli abitanti si sono rimboccati le
maniche e hanno levato quella sensazione
di degrado e di pesantezza architettonica
sovietica modernizzando e migliorando
l'aspetto di quei quartieri così importanti
per l'economia della città.
Non ci sono quindi ad aspettarvi piccole
case giallo ocra, rossastre o begioline con accenni in lontananza di cupole blu delle
moschee se non nella città vecchia.
Pillole di storia
Samarcanda è certamente uno dei gioielli storici più interessanti che potrete
trovare lungo la Via della Seta. Al centro dell'Eurasia da circa 2700 anni è al
centro della Storia e crogiolo di molti imperi e di grandi dinastie persiane, arabe e
turco-uzbeke. Samarcanda,la fortezza di pietra (il lingua sogdiana samar =
pietra/roccia e kand = fortezza) ,fu fondata tra il VII e VI secolo a. C. e divenne in
                           poco tempo la capitale della satrapia della Sogdiana sotto
                           gli Achemenidi, aumentando la sua importanza e fiorendo.
                           La fioritura s'interruppe con la conquista da parte di
                           Alessandro Magno nel 329 a. C., ma ripartì con l'arrivo
                           dei Sassanidi e la costituzione del Secondo Impero
                           Persiano nel 224 d. C. Tra il VI e il XIII secolo ,con gli
                           invasione degli arabi, la città si ingrandì e divenne molto
                           popolosa,tanto da superare il numero degli abitanti
                           odierni, e crescendo in importanza per la sosta delle
                           carovane di mercanti divenendo una delle città più ricche
                           della cultura islamica. Ma fu saccheggiata nel 1220 dai
                           mongoli ed impiegò molti anni a riprendersi.
Tamerlano,grande condottiero mongolo, nel 1370 fece di Samarcanda la capitale
del suo impero e nei suoi 35 anni di regno riportò in auge il nome della città ancora
zoppicante dopo il saccheggio perpetrato dai Mongoli nel 1220.
Pag.10

Il nipote di Tamerlano, Ulugh Beg, continuò l'opera del nonno creando varie scuole
adibite allo studio della Matematica e della Astronomia.
Il lento declino iniziò nel XVI secolo quando Bukhara divenne la nuova capitale del
Regno degli Uzbeki.
La città finì nelle mani dell'Impero Russo nel 1868 rimanendo sotto l'influenza del
governo di Mosca anche dopo la Rivoluzione del 1917 e la creazione delle Repubbliche
Socialiste Sovietiche. Liberatasi dal giogo sovietico solo il 25 dicembre 1991 è
diventata una delle città turistiche più importanti dell' Uzbekistan.

Cosa vedere:
Cuore della Samarcanda antica è il Registan, una piazza sulla quale si affacciano le
tre madrase (le scuole islamiche) più importanti: Madrasa di Ulegh Beg, Madrasa
                                            diTilya-Kori Madrasah e Madrasa di
                                            Sher dor (consigliatissima la visita dopo
                                            il tramonto). E non vi dico tutti i mausolei
                                            e siti storici da vedere, ma non
                                            dimenticate di visitare il Mausoleo di
                                            Gur-e Amir o di Tamerlano e il
                                            Mausoleo di Khoja Doniyor che ospita il
                                            sarcofago del profeta Daniele, lungo ben
                                            18 metri. Una curiosità: una leggenda dice
                                            che il corpo del profeta si allunga di 1 cm
                                            l'anno e questo giustificherebbe la
grandezza del sarcofago.
Ovviamente ci sono numerose moschee,
per non parlare dei bazar; una spicca fra
tutte ed è la magnifica Moschea di Bi
bi-khonym costruita da Tamerlano dopo
la campagna contro la città di Delhi.
Ovviamente non posso tralasciare i bazar
fra i quali i più importanti sono: Chorsu
Bazar, Siab Bazar e Yangi Bazar.
La cosa che vi raccomando maggiormente è quella di perdersi nelle strade della città
vecchia e nel caso seguire le indicazioni degli abitanti per scoprire piccole perle e
capire meglio lo spirito.

                                                             Pietro Vezzaro
Pag.11

                                Le Grotte di Mogao
               “Una perla scintillante che adorna la Via della Seta”

Le Grotte di Mogao, anche note come le "Grotte Occidentali dei Mille Buddha", sono
uno dei tesori d'arte buddhista più famosi e preziosi di tutta la Cina. Un detto
cinese le definisce "una perla scintillante che adorna la Via della Seta" e sono
diventate Patrimonio UNESCO nel 1987.

La storia di questa “perla scintillante” parte da una leggenda secondo la quale un
monaco chiamato Lezun sognò 1.000 Buddha mentre si trovava nella regione del
Gansu e nel viaggio di ritorno verso casa convinse un ricco pellegrino a costruire il
primo tempio e deciso a trasformare i suoi sogni in realtà iniziò a dipingere la sua
visione sul muro di una grotta. La prima fu scolpita nel 366 d. C.
Nei successivi 1.000 anni si susseguirono 10 differenti dinastie e gli artisti delle
varie epoche contribuirono ad
ampliare e modificare le
caverne. I lavori alle grotte
cessarono durante la dinastia
Ming e da allora furono
abbandonate e dimenticate. Nel
corso del tempo le grotte si
mantennero intatte e si
preservarono dall'erosione
naturale grazie alla loro
posizione strategica. Ad oggi
492 grotte sono ancora in piedi
e racchiudono un tesoro di 2.000 statue e oltre 45.000 m² di dipinti murali.
Pag.12

Questo vero e proprio tesoro d' arte buddhista rappresentano una meta turistica
imperdibile e chiunque percorra la Via della Seta non può esimersi dal visitarle.
Le Grotte di Mogao sono un vero e proprio santuario di tesori d’arte buddista.

Una rete di cunicoli rinforzati da pilastri che si estende da Nord a Sud per 1600
metri fino alle aperture delle grotte, ornata da una struttura alta 50 metri e
distribuita su cinque piani.
I 1.600 metri di grotte furono scavate nella roccia arenaria durante il corso di 10
dinastie dal IV al XIV secolo.
I 45.000 m² di dipinti murali
e le oltre 2.000 statue dipinte
sono considerate il più grande
tesoro Buddhista al Mondo.
Dove la superficie della roccia
non si prestava bene agli
scalpelli, gli scultori delle
Grotte di Mogao misero
statue di argilla a decorazione
della grotta, disposte su
pareti e soffitti
appositamente dipinti.
Pag.13

La statua più grande è alta 34,5 metri e la più piccola solamente 2 centimetri. Ci
sono più di 2.000 statue dipinte e scolpite 1.500 anni fa, di queste più di 1.400 sono
ancora oggi ben conservate e si possono ammirare in tutto il loro splendore.

Tra le raffigurazioni principali troviamo statue di Buddha, di Bodhisattva, di
Studenti, del Dio del cielo, del Dio della Terra e dei Guardiani. Le pareti e i soffitti
delle Grotte di Mogao sono decorati con dipinti murali colorati. Una delle parti più
suggestive, è il cosiddetto "Santuario del Buddha".
Gli esempi di arte buddhista visibili in queste spettacolari grotte sono di ispirazione
indiana,infatti in India è nato il Buddhismo e da qui si è diffuso in Cina grazie agli
scambi lungo la Via della Seta. Visitando le grotte vedremo numerose tracce di arte
buddhista indiana, soprattutto nelle opere più antiche. Il Buddhismo infatti non ha
avuto sempre la stessa fortuna nei secoli; a seconda dell'epoca in cui è stata
decorata la grotta possiamo vedere stili e caratteri differenti nelle opere che la
caratterizzano.
Per proteggere le grotte, è stato stabilito un limite di visitatori: sono venduti un
massimo di 6000 biglietti al giorno.
                                                                   Ilaria Ciappi
                                                                   Margherita Corti
Pag.14

                                 La Grande Muraglia
                                   una costruzione lunare
La grande muraglia consiste in una lunghissima serie di mura edificate nell'odierna Cina ed è
l'unico monumento edificato dall'Uomo visibile dallo spazio.

L’inizio della sua costruzione si può far risalire al IX secolo a. C. Per difendersi dagli attacchi
delle minoranze etniche che vivevano nel nord, i governanti della Cina centrale collegarono le torri
di vedetta con muraglie, formando alla fine la Grande Muraglia. Nel periodo dei Regni Combattenti
(VII-VI sec. a. C.),gli stati di Qin, Wei, Zhao, Qi, Yan e Zhongshan costruirono ampie
fortificazioni per difendere i propri confini. Costruite per resistere all'attacco di armi come
spade e lance, queste pareti furono fatte perlopiù riempendo con terra e ghiaia lo spazio fra due
pareti. Nel 221 a. C., dopo aver unificato la Cina, l’imperatore Qing Shihuang collegò le grandi
muraglie costruite dai vari regni, in modo da formare una barriera al confine settentrionale, così
da difendersi dagli attacchi delle popolazioni nomadi provenienti dalle praterie della Mongolia
Interna. Allora la Grande Muraglia superava ormai i 5000 km. Dopo la dinastia Qin, la dinastia Han
la prolungò fino a raggiungere i 10.000 km.

L'idea di una Grande Muraglia fu ripresa nuovamente durante la dinastia Ming nel XIV secolo,
dopo la sconfitta dell'esercito Ming da parte degli Oirats, nella battaglia di Tumu.

I Ming non erano riusciti a ottenere una vittoria chiara
sulle tribù della Manciuria e della Mongolia dopo le
battaglie successive, e il conflitto che ormai durava da
lungo tempo stava indebolendo l'impero. A differenza
delle fortificazioni precedenti la costruzione Ming era
più forte e più elaborata impiegando mattoni e pietra
piuttosto che terra battuta. Si stima che siano state
costruite fino a venticinquemila torri di guardia lungo il
muro.
Pag.15

Poiché le incursioni mongole continuarono periodicamente nel corso degli anni, i Ming
dedicarono notevoli risorse per riparare e rinforzare le mura.        Prima dell’uso di
mattoni, la grande muraglia era stata costruita principalmente utilizzando terra
battuta, sassi e legno.

Durante la dinastia Ming, tuttavia, i mattoni furono utilizzati in molte aree della
parete, così come lo furono materiali come piastrelle, calce e pietra. Le dimensioni e il
peso dei mattoni li rendeva più facili da lavorare rispetto alla terra e alla pietra,
accelerando la costruzione. Inoltre, i mattoni potevano sopportare più peso e durare
nel tempo meglio della terra battuta. D'altronde, la pietra può sopportare il proprio
peso meglio dei mattoni ma è più difficile da lavorare; di conseguenza, le pietre
                                             tagliate in forme rettangolari sono state
                                             utilizzate per la fondazione e per i
                                             passaggi pedonali interni ed esterni.

                                             La stragrande maggioranza del muro è
                                             edificata con merli per la difesa; questi
                                             sono alti poco più di trenta centimetri e
                                             larghi poco più di venti; dai parapetti le
                                             guardie potevano controllare il terreno
                                             circostante. La comunicazione tra le unità
                                             dell'esercito lungo la lunghezza della
Grande Muraglia, tra cui la possibilità di chiamare rinforzi e avvertire le guarnigioni
riguardo i movimenti nemici, era di grande importanza: svariate torrette di
segnalazione sono presenti sulle cime delle colline o in altri punti alti lungo il muro in
modo da renderle facili le segnalazioni. I cancelli di legno forse erano usati come una
trappola contro quelli che li attraversavano. Caserme, scuderie e armerie furono
costruite vicino alla superficie interna del muro.

In oltre 2000 anni di storia, i governanti di ogni periodo hanno costruito in varie
dimensioni la Grande Muraglia, per una lunghezza totale superiore a 50.000 km,
sufficiente a fare un giro completo della Terra.

Nel 1987 è stata dichiarata dall'UNESCO Patrimonio dell’ Umanità e nel 2007 è stat
inserita fra le sette meraviglie del Mondo.

                                                               Florencia Torres

 N.d.R. : Questo articolo è apparso su La Voce del Leone – Anno X n° 5 Gennaio 2016
Pag.16

                                         Turpan
                     Un sentiero naturale lungo la Via della Seta
Turpan è ,oggi, una città-prefettura della Repubblica Popolare Cinese e si trova
nella regione dello Xinjiang. Abitata da 300 000 persone la maggior parte delle
quali di etnia Uighur a cui si deve la cultura e i siti storici più interessanti. Il clima è
molto secco e la temperatura può raggiungere,in alcuni periodi dell'anno,la

temperatura de 45°gradi centigradi;questo ha fatto sì che le rovine dei siti
archeologici abbiano un aspetto caratteristico,dato che le antiche città costruite
con fango e argilla sono state letteralmente modellate dagli agenti atmosferici.

Viaggiare a Turpan è relativamente facile perché è vicino a Urumuqi e lungo la linea
ferroviaria e autostrada. Nelle vicinanze, è possibile vedere tante cose ad esempio
salire sulle grandi dune di sabbia senza vegetazione, e vedere la Montagna
Fiammeggiante, le rovine delle due antiche città di Gaochang e Jiaohe, un alto
minareto chiamato Emin , l'antico sistema idrico karez, alberi di frutta, campi di
uva e le caratteristiche case degli Uighur.

La regione intorno a Turpan ha una storia di interazione e di conflitti fra molte etnie.
Da poco tempo sono state scoperte le mummie delle Tombe Xiaohe ,vicino al confine
occidentale di Xinjiang,che hanno rivelato l'origine caucasica degli abitanti originari
della regione. La scoperta è stata possibile grazie allo studio del DNA di alcune
mummie,risalenti all'Età del Bronzo, e dal corredo funebre ritrovato nelle tombe di
stile europeo.
Pag.17

La città più antica è Jiaohe;risalente al 300 a. C, è tra quelle conservate meglio
                                                anche per via della sua posizione più
                                                elevata. Tuttavia,visitando la zona non si
                                                può tralasciare le rovine di Gaochang,la
                                                città fortezza,che a partire dal V secolo
                                                dopo Cristo è stata il punto di sosta
                                                preferito dalle carovane che
                                                percorrevano la Via della Seta poiché vi
                                                trovavano cibo ed acqua. Nei pressi della
città si trovano le tombe di Astana,altra attrazione da non perdere. Le tombe erano
di solito organizzati in base alle generazioni familiari. La maggior parte di esse hanno
una scala in pendenza a circa 4-10 metri di altezza e una porta scavata nella roccia di
circa un metro di larghezza e più di un metro di altezza. All'interno,i defunti avvolti
in tessuti erano di solito sistemati in cassette di legno. Alcuni dei cadaveri hanno gli
occhi coperti da monete di Bisanzio o di origine cinese. In una tomba sono stati
rinvenuti numerosi tipi di dolci e focacce. Sono stati trovati libri e manoscritti.
Proseguendo il nostro viaggio non possiamo tralasciare di visitare le Grotte dei Mille
Buddha Bezeklik (柏孜克里千佛洞 BózīkèlǐQiānfódòng) risalenti ad un periodo che va
dal V al XIV secolo d,C. Le Grotte sono dipinte e raffigurano persone di etnia
diversa( Caucasici, indiani, cinesi e mongoli) in scene di vita quotidiana o in
atteggiamenti religiosi. L'ultima tappa è costituita dalle Montagne Fiammeggianti,
che si trovano sul crinale che segna il confine settentrionale di Depressione Turpan,
sono colline sterili ed erose
in arenaria rossa, situate nella catena
montuosa dello TienShan in Xinjiang.
Si trovano nei pressi del bordo
settentrionale del deserto di
Taklamakan, ad est della città
di Turfan e sono dei picchi e delle
valli sono stati modellati da anni di
attività vulcanica che ha fatto colare
molta lava per i suoi pendii, facendoli
sembrare in fiamme in alcuni momenti del giorno. Le montagne sono lunghe 98
chilometri e larghe 9, ed attraversano il bacino del Tarim da est ad ovest. La loro
altezza media è di 500 metri. Il clima è duro, e la temperatura è estremamente alta
in estate; è il punto più caldo della Cina e raggiunge i 50 °C o oltre.

Insomma una meta da non perdere nel nostro viaggio lungo la Via della Seta.

                                                Valentina Leo Genni Nebiu
Pag.18

                       Un esercito unico al Mondo

L’Esercito di Terracotta è considerato uno dei più importanti siti archeologici del
Mondo e una delle più grandi scoperte del XX secolo. Si trova a circa 30km da
Xi’an,la prima capitale dell'Impero Cinese.

L’Esercito di Terracotta è stato costruito per proteggere la tomba del Primo
Imperatore della Cina, Qin Shihuang, e per accompagnarlo nell’aldilà: i migliaia di
soldati a grandezza naturale rappresentano l’esercito dello Stato che trionfò sugli
avversari e permise al primo Imperatore di unire la Cina in un unico grande impero.
La creazione di questo capolavoro richiese circa quarant'anni di lavoro e più di 700
mila artigiani.
Il primo imperatore,Qin Shihuang, da cui la Cina prende il nome, prima di morire
commissionò la creazione di un grande esercito di
terracotta che lo proteggesse e lo accompagnasse
nell'aldilà perché voleva dimostrare la sua grande
potenza e mantenere lo status di primo e grande
imperatore anche nell'oltretomba.
L'Esercito di Terracotta è stato costruito a
immagine dell'esercito che trionfò e conquistò tutti
gli Stati avversari, permettendo a Qin Shihuang di
unificare il territorio sotto un unico grande impero.
Molti studi hanno rivelato che le teste, le braccia e
i torsi furono creati separatamente e in seguito
assemblati insieme. Per assemblare i pezzi insieme,
gli artigiani utilizzarono un altro strato di argilla, in
modo da modellare la superficie e dare origine ai
dettagli della faccia e dei capelli statua per statua.
Dopo la cottura in forni speciali per far solidificare
Pag.19

l'argilla, tutte le statue furono dipinte per renderle ancora più realistiche.
La lavorazione occupò circa 720000 artigiani che assemblarono e modellarono i
dettagli di ogni statua a mano.
Ancora oggi il risultato è magnifico, vedendoli vi sembrerà di trovarvi davanti a
guerrieri reali,in carne ed ossa, ognuno con i suoi tratti specifici e le sue
                                                               caratteristiche, tutti
                                                               differenti l’uno dall’altro.
                                                               Dopo più di 2000 anni i
                                                               dettagli delle armature,
                                                               dei capelli e dei volti sono
                                                               ancora chiaramente
                                                               visibili.
                                                               L’Esercito è rimasto
                                                               sepolto per più di 2000
                                                               anni, fino al 1974, quando
                                                               dei contadini locali che
stavano scavando un pozzo trovarono dei resti di statue.
Nel settembre del 1987, l'ex Presidente francese Jacques Chirac affermò:
      "Ci sono sette meraviglie al mondo, ma con la scoperta dell’Esercito di
                  Terracotta, possiamo dire di aver trovato l’ottava”.
Gli scavi archeologici hanno portato alla luce più di 8000 soldati, 130 carri e 670
cavalli. Sono stati rinvenuti anche musicisti, acrobati e concubine in terracotta.
In fosse più recenti, anche animali,come uccelli, gru e anatre.
Si crede che l’Imperatore Qin volesse avere un trattamento imperiale anche nella
vita nell'aldilà. Attorno agli scavi archeologici è sorto un museo che permette a
chiunque di ammirare i guerrieri di terracotta.
Il museo è composto da tre fosse e una sala espositiva:

-Fossa 1: è la più
grande e imponente .
Qui sono state
trovate più di 6000
statue in terracotta
tra soldati e cavalli,
ma quelle
effettivamente
esposte sono meno di
2000.
Pag.20

-Fossa 2: è più piccola, ma molto importante dal punto di vista storico.
                                                  Rivela il mistero dell’antico assetto
                                                  militare e qui si trova l'unità
                                                  militare principale, composta da
                                                  arcieri, aurighi, fanti e cavalieri

                                                   -Fossa 3: è più piccola, ma molto
                                                   importante. Ci sono solo 68 statue
                                                   in terracotta, ma sono tutti
                                                   ufficiali e rappresenta il posto di
                                                   comando

-Sala Espositiva dei Carri in Bronzo: contiene i più grandi artefatti in bronzo
esistenti. Ogni carro è composto da circa 3400 pezzi e pesa 1234 kg. Sono stati
rinvenuti 1720 pezzi in oro e argento.

Gli scavi portarono alla luce circa 8000 guerrieri di terracotta a grandezza naturale
in formazione da battaglia: un intero esercito a protezione della tomba.
Nel dicembre 1987 il Mausoleo del Primo Imperatore e l'Esercito di Terracotta
furono proclamati Patrimonio dell'Umanità dall'UNESCO.
Il grandioso esercito ha dunque assolto il compito per il quale era stato creato:
mostrare al mondo la grandezza di Qin Shihuang, primo Imperatore dell'Impero
Cinese.

                                                             Ilaria Ciappi
                                                             Margherita Corti
Pag.21

                                 Le Grandi Biografie

                                      Marco Polo

Marco Polo è uno dei più grandi esploratori di tutti i tempi.
Nasce il 15 settembre 1254 a Venezia, in una famiglia di ricchi mercanti originari
                                della Dalmazia. Il padre Nicolò e lo zio Matteo,
                                sono già stati più volte in Oriente. Grazie
                                all’esperienza acquisita sul campo, ricevono da
                                Papa Gregorio X l’incarico di ambasciatori presso
                                la corte cinese.
                                   Nel 1271, in partenza per la Cina, i due uomini
                                   decidono di portare con loro anche il
                                   diciassettenne Marco (Non torneranno a casa
                                   per i successivi 25 anni). Sono tra i primi europei
                                   a scalare le montagne del Pamir e ad affrontare
                                   il deserto dei Gobi. E’ il 1275 quando i Polo
                                   arrivano a Pechino, capitale della Cina.
                                    Sul trono di Pechino c’è un condottiero mongolo
                                    chiamato Kublai Khan. Kublai Khan è affascinato
dai suoi ospiti stranieri. In particolare rimane colpito dall’intelligenza di Marco.
Il giovane veneziano impara in fretta la lingua, i riti e le usanze dell’impero, tanto
che ben presto si ritrova perfettamente integrato
alla corte cinese. Kublai Khan lo ammira a tal punto
che arriva a nominarlo governatore della città di
Yangzhou, nella Cina orientale, e ad affidargli una
missione diplomatica nel Sud dell’impero. Marco Polo
rimane in Cina per 17 anni. Solo nel 1292 Kublai Khan
accetta ,a malincuore, di lasciarlo ripartire. Questa
volta Marco Polo viaggia per mare: costeggia
l’Indonesia, lo Sri Lanka e l’India, per poi fare
rientro a Venezia nel 1295.
Quando racconta ai suoi concittadini tutto ciò che ha
visto durante la sua permanenza in Cina e descrive
palazzi decorati d’oro, città larghe cento miglia,
animali esotici come tigri e rinoceronti nessuno gli
crede. Si tratta di un racconto troppo straordinario!
Nel 1298, Marco Polo prende parte alla battaglia della Curzola tra le forze di
Venezia e quelle di Genova.
Pag.22

Viene catturato e trascorre un anno in una prigione genovese. Nel 1299, finita la
guerra, Marco Polo viene liberato e torna a Venezia, dove si sposa e ha tre figli.
Paradossalmente, dopo una vita di viaggi e di avventure, muore nel suo letto, a
gennaio del 1324, a quasi settant'anni.

“Il Milione” è il resoconto dei viaggi in Asia di Marco Polo, intrapresi assieme al
padre Niccolò e allo zio paterno Matteo, mercanti e viaggiatori veneziani, tra il
1271 e il 1295, e le sue esperienze alla corte di Kublai Khan, il più grande sovrano
orientale dell'epoca, del quale Marco fu al servizio per quasi 17 anni.

Il libro fu scritto da Rustichello da Pisa, un cantastorie, che trascrisse sotto
dettatura le memorie rievocate da Marco Polo, mentre i due si trovavano in una
prigione di Genova.
“Il Milione” fu scritto,forse nel 1298 ma sicuramente dopo il 1296, in lingua
franco-italiana, la lingua franca dei crociati e dei mercanti occidentali in Oriente,
Secondo alcuni ricercatori, il testo sarebbe poi stato rivisto dallo stesso Marco
Polo una volta rientrato a Venezia, con la collaborazione di alcuni frati dell'Ordine
dei Domenicani.
Una curiosità relativa al titolo di questo straordinario libro di viaggi.
Sembra che originariamente il titolo fosse "Il libro di Marco Polo detto il
Milione",quindi Milione risulterebbe il soprannome di Marco.
Pag.23

A questo proposito è sorta una questione e già nel XV secolo l'Umanista Ramusio
scriveva:

          «nel continuo raccontare ch'egli faceva più e più volte della grandezza del
         Gran Cane, dicendo l'entrata di quello essere da 10 in 15 milioni d'oro, e così
               di molte altre ricchezze di quei paesi riferiva tutto a milioni, lo
                            cognominarono "messer Marco Milioni".

Tuttavia altri studiosi hanno proposto soluzioni diverse.

Qualcuno lo fa derivare da Emilione,nome che avrebbe
distinto Marco da altri omonimi della sua stessa casata,
essendo i Polo una famiglia dell'aristocrazia
veneziana;altri ancora asseriscono che il soprannome
“Milione” fosse stato attribuito anche al padre di
Marco,Niccolò.

In ogni caso, il nomigliolo ricorre negli atti pubblici della
Repubblica; dove invero, almeno una volta, viene
impiegato anche per il padre di Marco. Non è chiaro se
                                                                      Stemma araldico della
tutti i membri della famiglia Polo del ramo detto Milion                  famiglia Polo
appartenessero al patriziato veneziano, certamente lo
furono i mercanti: Marco detto "il vecchio", i suoi fratelli e i suoi discendenti. Per
finire, la Corte Seconda del Milion a Venezia si trova accanto alla casa di Niccolò e
Matteo Polo, su cui è stato costruito poi l'attuale Teatro Malibran.

Lascio a voi scegliere la soluzione del “mistero” che preferite.

                                                                Domenico Vaia
SUGGERIMENTI PER UN APPROFONDIMENTO

      La Voce del Leone
           Redazione
 Ciappi I. ; Corti M.; De Luca J.
  Giacomini C.; Guadagno N.
    Klyusyk C.; Leo V. ;
Massimiani S.; Nebiu G.;Vaia D.

      Caporedattore                     Collaborazioni esterne
      Pietro Vezzaro                Fabrizio Giacomini;Andrea Verdiani

                         Caporedattore Emerito
                             Marco Nesi
Puoi anche leggere