La ricostruzione post sisma in Italia: dal com'era dov'era alle 'new towns' - Amazon ...

Pagina creata da Rachele Lombardi
 
CONTINUA A LEGGERE
La ricostruzione post sisma in Italia: dal com'era dov'era alle 'new towns' - Amazon ...
La ricostruzione post sisma
in   Italia:   dal  com’era
dov’era alle ‘new towns’
Il 24 agosto, come è noto, un sisma ha colpito i territori del
Centro Italia, tra cui Amatrice, Arquata del Tronto, Accumoli,
Pescara del Tronto. Alcune di queste località sono state
parzialmente distrutte, inducendo le autorità a istituire
immediatamente misure per la ricostruzione, identificate nel
cosiddetto piano ‘Casa Italia’. Ma la storia italiana, un
Paese che ha il primato dei terremoti distruttivi in Europa e
che, putroppo, non sempre ha riservato ai territori colpiti
soluzioni urbanistiche adeguate, per le ragioni più disparate.
Per fornire a chiunque una serie di strumenti storici, con
l’obiettivo di stimolare il dibattito sulle soluzioni di
ricostruzione post sisma più adeguate, iniziamo oggi un
‘viaggio’ a puntate raccontando i casi più eclatanti di
ricostruzione post sisma in Italia.

Il territorio italiano ha il primato dei terremoti in Europa:
ben 500 sismi distruttivi su 1.300 avvenuti nel II millennio
nel Mediterraneo centrale. Oltre al cataclisma di Messina del
1908 e la trentina di fenomeni più gravi degli ultimi 150
anni, 7 terremoti rilevanti sono avvenuti dal 1968 al 2012, a
cui va aggiunto il recente sisma nell’Italia centrale.

La lunga storia di terremoti in quasi tutte le regioni
d’Italia riflette le diverse realtà territoriali, economiche e
sociali della penisola e gli approcci politici e culturali che
hanno ispirato e gestito i processi di ricostruzione. Al di là
degli scandali, delle inadempienze e del malaffare, sotto il
profilo strategico-progettuale si sono confrontati due modelli
di fondo: le “città nuove” e il “dov’era, com’era”.
Le città nuove
La concezione di “città nuova”, costruita di solito in siti
diversi da quelli originali, risale ai cinque catastrofici
terremoti avvenuti nella Calabria meridionale nel 1783. Il
riformismo illuministico dell’epoca promosse progetti di
sviluppo urbanistico in aree da secoli ai margini della vita
sociale ed economica del Regno di Napoli: città a forma di
stella oppure ortogonali, con strade larghe e costruzioni
concepite dentro simmetrie e misure fino ad allora sconosciute
nella regione. Questo modello venne applicato anche in seguito
in varia misura, fino alla soluzione radicale di Messina (però
nello stesso sito storico) e più recentemente, in una versione
parziale e incompiuta, dopo il terremoto del 2009 in Abruzzo.

Com’era, dov’era
Ricostruire “come era, dove era” in zone sismiche e a forte
rischio-idrogeologico, è sempre relativo, data la necessità di
usare materiali di qualità e tecniche edilizie antisismiche e
regole costruttive necessariamente diverse da quelle del
passato. Nella pratica, l’aspirazione a rimanere fedeli al
disegno originario è sempre ridimensionata da considerazioni
sulla sicurezza, la comodità e le altre esigenze di modernità
necessarie al rilancio dei territori interessati. Il caso più
significativo è quello del terremoto del 1976 in Friuli. Nei
luoghi del terremoto, si è deciso paese per paese, zona per
zona, in base ai danni e al carattere del territorio, se
ricostruire in loco o altrove e con quali materiali e
tipologia abitativa. Il risultato è stato positivo grazie alla
partecipazione consapevole della comunità.

Il futuro delle comunità
Nella decisione di dove e come ricostruire, il problema
centrale è sempre il futuro delle comunità, legato alla
struttura produttiva e alle dinamiche demografiche nei
territori interessati. Ricostruire piccoli borghi montani
com’erano, come in Umbria dopo i terremoti del 1979 e del
1997, ma senza servizi, in un contesto di progressivo
abbandono, ha portato al loro spopolamento. Nel Belice,
colpito dal sisma del 1968, il degrado strutturale e
demografico era talmente avanzato già prima dell’evento
distruttivo, che nemmeno si è cercato di riformare i vecchi
paesi, puntando su nuovi agglomerati privi di identità ma
“valorizzati” con interventi artistici d’avanguardia, come a
Gibellina.

Prevenzione, emergenza, ricostruzione: i modelli gestionali
I terremoti sono stati anche stimolo per innovare strumenti
tecnici e gestionali per la prevenzione, l’emergenza e la
ricostruzione. Sul campo, si sono applicati di volta in volta
modelli in una gamma che va dalla totale centralizzazione
statale alla delega e sussidiarietà degli enti locali, con il
corollario normativo di leggi ad hoc e deroghe a quelle
esistenti. Sul piano della prevenzione, dopo il terremoto in
Puglia del 2002, si sono rinnovati completamente i criteri di
mappatura e di valutazione del rischio sismico e la normativa
per le scuole. Sul piano dell’intervento d’emergenza, dopo il
terremoto in Irpinia, si è cominciato a costruire seriamente
il servizio di protezione civile nazionale. Sul piano della
ricostruzione, il solo caso “chiuso” è quello del Friuli post
1976, mentre il piano più fallimentare riguarda il sisma
avvenuto in Irpinia nel 1980.

Tempi politici e tempi urbanistici
L’evento terremoto mette in risalto la nota “lentezza” e
“inerzia” del fatto architettonico e urbano, a fronte
dell’esigenza di tempi rapidi nel ripristino di una normalità
dignitosa per le popolazioni colpite e di un tessuto
produttivo in grado di assicurare identità e sviluppo
territoriale. Questa contraddizione ha spesso portato a
squilibri nelle procedure di pianificazione e costruzione,
causando, nel modello “città nuove”, la realizzazione di
abitazioni e strutture presto obsoleti o addirittura mai
usati: palestre, palazzetti dello sport, case popolari, uffici
pubblici, scuole in prossimità di centri storici fantasma in
attesa di ripristino.
D’altra parte, nel modello “dov’era, com’era”, la “resilienza”
delle comunità e dei territori – la capacità cioè di
riorganizzare la propria vita in rapporto a un cambiamento
improvviso e imprevisto dovuto, in questo caso, a un disastro
naturale – si è ridotto a volte alla conservazione di una
tradizione stilistico-formale, senza un’adeguata valutazione
costi/benefici non solo sentimentali ma anche e soprattutto in
relazione alla funzionalità e alla sostenibilità delle
strutture urbane e delle loro connessioni su scala locale e
globale.

Approfondimenti
eBook - Terremoti: obblighi e responsabilità
Raffaele Guariniello
L'e-book si propone un obiettivo avvincente ed ambizioso:
quello di dare un contributo alla discussione attualmente in
corso nel Paese sui terremoti, e di dissipare con le parole
della Cassazione alcuni deleteri, controproducenti equivoci
purtroppo diffusi in argomento.

Wolters Kluwer Acquista su shop.wki.it
Il destino del paesaggio italiano
I terremoti (ma potremmo estendere        il   discorso   alle
trasformazioni strutturali generate da eventi disastrosi
innescati dal cambiamento climatico) impongono anche
riflessioni sulla configurazione del paesaggio italiano e sul
futuro dei piccoli centri urbani che lo caratterizzano. Dei 60
milioni di italiani, ormai 22 vivono in 14 città e la tendenza
segue quella globale dell’inurbamento, nonostante il diffuso
ed eccellente patrimonio di borghi, monasteri, mura, scorci,
arte, cultura, tradizioni che lentamente si svuota e scompare
nel paesaggio contemporaneo. Rianimare i luoghi sconvolti dai
sismi, spesso già logorati dalla marginalizzazione, richiede
progetti di area vasta, orientati al recupero e rilancio della
produzione economica e di quella culturale, spesso
strettamente intrecciate per la presenza, nelle zone colpite,
di beni artistici e di siti di interesse storico e culturale,
come nei casi dei terremoti in Abruzzo, in Umbria e, da
ultimo, nell’Italia centrale.
I costi dei terremoti
L’analisi dei costi economici complessivi dei terremoti
considera un insieme di oneri che comprendono in primo luogo:
• il ripristino del patrimonio abitativo e degli edifici
pubblici;
• i danni alle infrastrutture (rete viaria e ferroviaria,
sistema idraulico, rete idrica, fognature, gas e rifiuti);
• i danni al patrimonio storico e artistico;
• i danni alle attività produttive (industria, servizi e
agricoltura).

Inoltre vanno considerati:
• gli effetti dei mancati          guadagni    per    le    aziende
sull’occupazione,
• gli sgravi fiscali e le esenzioni dalle imposte,
• i costi per la governance che comprende la gestione
burocratico-amministrativa    ed   i   costi   per   il    personale
aggiuntivo a termine,
• gli aggravi di spesa corrente per servizi pubblici, come
quelli per l’attivazione di presidi medici e di assistenza a
gruppi con fragilità (anziani) o per cure eseguite a domicilio
o ricoveri in strutture regionali, come pure le esenzioni dal
pagamento del ticket,
• le risorse necessarie        per     consentire     la    ripresa
dell’attività scolastica, con soluzioni alternative per le
scuole gravemente danneggiate.

Costi attualizzati terremoti in Italia 1968 -2012

                           Periodo di               Importo
     Evento       Anno     attivazione         attualizzato 2014
                           interventi               (mln €)
Valle del Belice 1968       1968-2028                          9.179
   Friuli (*)     1976      1976-2006                         18.540
     Irpinia      1980      1980-2023                         52.026
Marche Umbria
                   1997     1997-2024                   13.463
       (*)
  Puglia Molise
                   2002     2002-2023                    1.400
       (*)
  Abruzzo (**)     2009     2009-2029                   13.700
   Emilia (**)     2012       2012                      13.300
     Totale                                            121.608
(*) Dati a consuntivo sulle risorse effettivamente stanziate
dallo Stato
(**) Previsioni di spesa delle autorità locali preposte alla
ricostruzione

Fonte: Elaborazione Centro Studi CNI su dati Ufficio Studi
Camera dei Deputati, Regione Emilia Romagna, Commissario
delegato per la ricostruzione Presidente della Regione Abruzzo

Nelle prossime puntate:
2. Messina 1908. La città che visse due volte
3. Belice 1968.
4. Friuli 1976.
5. Irpinia 1980.
6. Umbria-Marche 1997.
7. Puglia-Molise 2002.
8. Pianura Padana 2012.

Approfondimenti
eBook - Sostenibilità in edilizia
Giorgio Tacconi
Questa guida offre un panorama del “sistema di regole per
l’edilizia sostenibile” risultante dall’intreccio tra norme
istituzionali obbligatorie e non obbligatorie, su scala
europea, nazionale, regionale e locale.

Wolters Kluwer Acquista su shop.wki.it
Puoi anche leggere