La giornata della Memoria per le vittime della Shoah - Filodiritto
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Tribunale Bologna 24.07.2007, n.7770 - ISSN 2239-7752 Direttore responsabile: Antonio Zama La giornata della Memoria per le vittime della Shoah Vittorio De Sica: l’eroe del Vaticano 27 Gennaio 2022 Salvatore Samo La giornata della Memoria per le vittime della Shoah Vittorio De Sica: L’eroe del Vaticano 27 Gennaio. Il giorno della Memoria. Un giorno che non si deve dimenticare. Quasi 20 milioni di ebrei uccisi, sterminati e perseguitati. Tutto ciò perché? Perché l’uomo attacca altri uomini. Non è la follia di un momento. L’odio Hitleriano per gli ebrei cresce ogni giorno sempre più e arriva a mostrarsi al mondo con azioni demoniache. Tuttavia, vi sono stati uomini semplici, come Perlasca, Schindler, Padre Marie-Benoît, Aleksander ?ado?, i quali hanno salvato centinaia di vite umane ponendo mille inganni e mille artifizi pur di affermare un principio naturale: “La vita è sacra”. Questi sono stati solo alcuni degli eroi della vita. Ma è giusto ricordare l’eroe che fece del cinema il mezzo per salvare circa 300 ebrei e tantissimi perseguitati politici: Vittorio De Sica. Cosa si intende per Shoah? “Ti verrà addosso una sciagura che non saprai scongiurare; ti cadrà sopra una calamità che non potrai evitare. Su di te piomberà improvvisa una catastrofe che non prevederai.” ISAIA 47,11. Il termine usato da Isaia nell’Antico testamento è “Shoah”. Infatti, la Shoah è proprio questo: una tempesta devastante. Una tempesta che si è abbattuta su un popolo. Una tempesta così forte da sterminare quasi 20 milioni di uomini. Ma come Ponzio Pilato chiese nel processo di Gesù Cristo: “Che male ha fatto costui?”, ecco così dobbiamo chiederci: Che male hanno fatto? È Forse un male professare una religione diversa da quella cristiana, mussulmana o buddista? È forse un male essere legati a tradizioni diverse rispetto a quelle del popolo tedesco? È forse un male non essere “ariani”? Ma cosa si intende per razza ariana? È forse un male essere Ebrei? Ecco, troppe domande e una soluzione: uno sterminio.
Come si arriva alla “Shoah”? Dal Mein Kampf alle leggi di Norimberga Per poter capire come si arriva alla Shoah è necessario comprendere la ratio posta alla base di quella che è definita “IDEOLOGIA NAZISTA”. 1925: Adolf Hitler pubblica Mein Kampf. Non un semplice libro autobiografico, ma il programma ideologico della Germania dei suoi sogni. Hitler vuole imporre il Nuovo Ordine. Una Germania ariana, fatta da soli tedeschi. Solo i tedeschi sono la razza ariana. Una contraddizione vera e propria: Hitler è austriaco. Quindi, un austriaco afferma, indirettamente, di essere impuro perché solo il popolo tedesco è puro. Dunque, nel Mein Kampf Hitler evidenzia il “pericolo ebraico”. Si tratta di una cospirazione del popolo ebraico ai danni del mondo intero. Egli fonda la sua teoria su documenti conosciuti come i Protocolli dei Savi di Sion. Si tratta di una fonte storica falsa che Hitler usa per dimostrare l’odio verso il popolo più antico del mondo. Hitler nella prima edizione evidenzia che “distruggere il debole è molto più umano che proteggerlo”. È in tale momento che fa coincidere il debole con l’ebreo. La purezza della razza è l’unica cosa che conta. Per tale motivo, distruggere il debole significa creare le condizioni per salvare il mondo dalla razza impura. È evidente che i testi di Nietzsche come l’Anticristo e la teoria di Darwin sulla società siano state alterati nella loro ontologica interpretazione per dare conferma scientifica e filosofica a quella che viene definita “eugenetica nazista”. Nel corso degli anni diversi furono i provvedimenti adottati dal governo Tedesco per perseguire la c.d. “Soluzione finale”. Le leggi di Norimberga del 1935 sono il primo esempio di emarginazione del popolo ebraico dalla società tedesca. Si tratta di tre leggi che garantivano: La protezione del sangue e dell’onore tedesco; La Cittadinanza del Reich; La bandiera del Reich. Hitler dispose il divieto di matrimoni e rapporti extraconiugali tra ebrei e non. Eventuali infrazioni a tale legge erano sussumibili nell’ipotesi reato di “oltraggio razziale” e i trasgressori erano puniti con il carcere. Tale legge produceva effetti solo per gli uomini, non essendo in alcun modo estendibile alle donne. Inoltre, dal 1 gennaio 1936 in Germania fu disposto il divieto agli ebrei di prendere a servizio domestico cittadine tedesche di età inferiore ai 45 anni. In aggiunta fu previsto, dopo pochi mesi dall’entrata in vigore di tali leggi, che un “mezzo ebreo” potesse sposare una donna tedesca o ebrea per un quarto solo previa espressa autorizzazione del potestà tedesco. È evidente che tale situazione era ammessa ma solo formalmente; infatti, sostanzialmente le richieste furono tutte respinte.
Furono ammessi, in seguito, matrimoni tra tedeschi ed ebrei per un quarto. Infatti, si ammetteva tale unioni poiché si valutò che il “prezioso sangue ariano” sarebbe stato salvo, poiché il sangue ebreo, essendo presente solo in percentuale pari ad un quarto, si sarebbe estinto nel corso di una generazione. La Shoah: La violenta notte dei cristalli Nella notte tra il 9 e il 10 novembre 1938 ebbe luogo il “Kristallnacht”. Violenza al grado puro in Germania, Austria, nella regione dei Sudeti della Cecoslovacchia. Gli atti di violenza efferata furono causati da ufficiali del Partito Nazista, dalle S.A. e dalla Gioventù Hitleriana. Ma perché tutto questo? Gli ufficiali tedeschi dichiararono che quella fu la semplice reazione all’assassinio di Von Rath, funzionario dell’ambasciata tedesca a Parigi, ucciso da un diciassettenne ebreo polacco. Ma perché Rath è stato ucciso? Tutto nasce da una decisione del governo tedesco. Infatti, alcuni giorni prima dell’assassinio migliaia di cittadini ebrei polacchi, residenti in Germania, furono espulsi dalla Germania e fu loro negato l’ingresso in Polonia. Furono bloccati in un campo limitrofo a Zbaszyn, cittadina posta tra la Polonia e la Germania. Il giovane ebreo polacco Grynszpan si recò in ambasciata e sparò al diplomatico uccidendolo. Il 9 novembre 1938 gli ufficiali Nazisti, riuniti a Monaco per festeggiare il Putsch, festa del calendario nazionalsocialista, strumentalizzarono l’attentato del 7 novembre per porre in essere azioni deliberatamente violente ai danni delle famiglie ebree. Goebbels, ministro della Propaganda Nazista, esortò tutti i tedeschi a vendicare l’assassinio e attaccare la comunità ebraica, in quanto “ Il Fuhrer ha deciso che le manifestazioni non devono essere preparate o organizzate dal partito, ma quando scoppiano spontaneamente non devono essere ostacolate”. Dunque, tra il 9 e il 10 novembre i dirigenti di Partito guidarono spedizioni punitive in tutto il Reicht. Case, negozi e Sinagoghe furono distrutti. Gli ordini erano chiari: attaccare solo ciò che era ebreo, evitando di coinvolgere persone o beni di cittadini non ebrei. Inoltre, la polizia doveva arrestare gli ebrei per punirli nelle carceri e sequestrare le liste con i nominativi di tutti gli ebrei, uomini, donne, bambini e anziani, depositati nelle Sinagoghe. Furono circa 267 le sinagoghe distrutte. Furono 7500 i negozi ebrei distrutti. Addirittura, furono profanate le tombe nei cimiteri. 91 furono gli ebrei uccisi e numerosissimi furono gli stupri effettuati. Furono circa 30000 gli ebrei arrestati e condotti in prigione e nei campi di concentramento. Dopo quella notte migliaia furono le pratiche di espatrio che furono avviate. Pur di salvare la propria vita, la comunità ebraica decise di emigrare in altri paesi. Si dice: oltre il danno anche la beffa. Ecco, il Governo tedesco dispose che la responsabilità dei pogrom doveva essere imputabile agli ebrei e per tale motivo impose alla comunità una tassa pari ad un miliardo di Reichsmark.
Inoltre, il Governo tedesco dispose la cessione di proprietà private e aziende ebree ai tedeschi ariani. Successivamente, gli ebrei furono esclusi dal settore pubblico, dalle università e dalle scuole. Fu fatto divieto agli ebrei di prendere gli stessi mezzi di trasporto e di possedere un’automobile. Gli ebrei non potevano andare a teatro, cinema, sale gioco o da ballo. Praticamente, gli ebrei in Germania non potevano “vivere” nel territorio del Terzo Reicht. La Shoah: “La Soluzione finale” 20 gennaio 1942: una data indimenticabile per tutto il mondo. A Wannsee si formalizza ciò che da anni si stava attuando: La soluzione finale. È questo il nome che dato a quello che sarò il completamento dello sterminio di uomini, donne e bambini. La conferenza di Wannsee fu il momento in cui tra i principali esponenti del Partito Nazista e Hitler manifestarono particolare apprezzamento per una collaborazione finalizzata ad “arianizzare” il mondo dal pericolo ebraico. Lo sterminio non riguardava solo la Germania, ma tutti gli stati che erano stati conquistati in quegli anni, nonché gli stati, come l’Italia, che avevano stretto alleanza con la Germania Hitleriana. Auschwitz, Treblinka, Dachau, Belsn, Muthausen e Bergen: questi sono soltanto alcune delle località ove v’erano dei campi di concentramento e sterminio. Non sono solo luoghi di assembramento, ma anche di tortura. Atrocità, dolore, odio, violenza e morte: questo erano i campi di concentramento e di sterminio. Circa 6 milioni furono gli ebrei uccisi soltanto dalle truppe Naziste. Tuttavia, recenti studi condotti da una società legata al Museo dell’Olocausto di Washngton affermano che in realtà le vittime della Shoah dovrebbero essere in numero superiore ai 15 milioni e inferiore ai 20 milioni. Quando si ricorda la Shoah? Il 27 gennaio. Questa è la data per il giorno della memoria. Per non dimenticare ciò che non può e non deve essere dimenticato. Il 27 gennaio è il giorno della Shoah. Il giorno in cui piangere quasi 20 milioni di esseri umani che sono stati torturati, ammassati come bestie e uccisi. Historia Magistra vitae. La storia è maestra di vita: ciò significa che ognuno di noi dovrebbe guardare al passato, alle scelte e soprattutto agli errori per non commetterli nel futuro. Ma non sempre ciò avviene. Il 1 novembre 2005 con la risoluzione 60/7 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha indicato il 27 gennaio come la Giornata della Memoria. Ma perché proprio il 27 gennaio? Il 27 gennaio 1945 le truppe dell’Armata Rossa entrarono ad Auschwitz e scoprirono ciò che il mondo già conosceva da anni ma di cui si taceva. Le truppe dell’Armata Rossa entrarono nella casa della distruzione della vita umana e dell’orrore. La Shoah: Vittorio De Sica e l’amore incondizionato per la vita Attore e Regista: perché ricordiamo Vittorio De Sica quando parliamo della Shoah? Tutti coloro che nascondevano, proteggevano o conoscevano il nascondiglio degli ebrei e non li denunciavano venivano deportati o fucilati. Nonostante ciò, Vittorio De Sica nascose ebrei e perseguitati politici rendendoli attori, comparse e tecnici.
Infatti, De Sica durante la II Guerra Mondiale iniziò a girare all’Interno della Basilica Di San Paolo fuori le Mura di Roma un film dal titolo: La porta del cielo. Ma De Sica non era l’unico esponente di spicco di tale film; vi era anche Zavattini. Lo Sceneggiatore era comunista e mal vedeva l’ipotesi di girare un film in accordo con le istituzioni Ecclesiastiche. Tuttavia, dopo le evidenti pressioni del De Sica Zavattini accettò. La c.d. “leggenda nera” sostiene che Papa Pio XII sia rimasto inerte mentre infuriava la persecuzione degli ebrei. In realtà, non fu così. Papa Pio XII agì di nascosto presso le cancellerie, le ambasciate, le chiese e i conventi. Addirittura, commissiono tale film a Vittorio De Sica per salvare vite umane. Infatti, il film era una farsa. 88 minuti per salvare delle vite umane. La Chiesa non voleva il film per celebrare la fede, ma voleva il film per poter agire in incognito e per mascherare l’evidente aumento del numero di persone che si trovavano nel territorio della Chiesa. De Sica assunse un numero elevatissimo di tecnici, circa 300 furono le comparse, soprattutto ebree. Si racconta che un giorno delle truppe tedesche, sospettando l’artifizio, provarono ad entrare sul set cinematografico. Tuttavia, De Sica, con evidente autorevolezza, le fermò con motivazioni sacre e mistiche. La pellicola di soli 88 minuti vinse il premio Oscar Vittorio De Sica, ma è ricordata da tutti come quell’atto d’amore per il prossimo che supera la paura della morte. TAG: shoah, giorno della memoria, ebrei, Nazismo, Auschwitz, vittorio de Sica Avvertenza La pubblicazione di contributi, approfondimenti, articoli e in genere di tutte le opere dottrinarie e di commento (ivi comprese le news) presenti su Filodiritto è stata concessa (e richiesta) dai rispettivi autori, titolari di tutti i diritti morali e patrimoniali ai sensi della legge sul diritto d'autore e sui diritti connessi (Legge 633/1941). La riproduzione ed ogni altra forma di diffusione al pubblico delle predette opere (anche in parte), in difetto di autorizzazione dell'autore, è punita a norma degli articoli 171, 171-bis, 171- ter, 174-bis e 174-ter della menzionata Legge 633/1941. È consentito scaricare, prendere visione, estrarre copia o stampare i documenti pubblicati su Filodiritto nella sezione Dottrina per ragioni esclusivamente personali, a scopo informativo-culturale e non commerciale, esclusa ogni modifica o alterazione. Sono parimenti consentite le citazioni a titolo di cronaca, studio, critica o recensione, purché accompagnate dal nome dell'autore dell'articolo e dall'indicazione della fonte, ad esempio: Luca Martini, La discrezionalità del sanitario nella qualificazione di reato perseguibile d'ufficio ai fini dell'obbligo di referto ex. art 365 cod. pen., in "Filodiritto" (https://www.filodiritto.com), con relativo collegamento ipertestuale. Se l'autore non è altrimenti indicato i diritti sono di Inforomatica S.r.l. e la riproduzione è vietata senza il consenso esplicito della stessa. È sempre gradita la comunicazione del testo, telematico o cartaceo, ove è avvenuta la citazione. Filodiritto(Filodiritto.com) un marchio di InFOROmatica S.r.l
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