L'America nell'era dell'austerità

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L'America nell'era dell'austerità
L’America nell’era dell’austerità

           La crescente polarizzazione della politica federale di Washington, dove re-
           pubblicani e democratici sono diventati più intransigenti, rischia di esa-
           cerbare i problemi economici del paese, giacché le parti in causa sono, per
           ora, poco disposte a raggiungere i compromessi necessari a far ripartire
           l’economia.

            Sono tre gli indicatori economici che servono a fotografare la realtà degli Stati Uniti
            nell’epoca dell’austerità: quelli sulla crescita economica, sul tasso di disoccupazione
            e sull’indebitamento del governo federale. Questi dati stanno dettando le regole del
            dibattito politico americano e, in tutta probabilità, determineranno le sorti del pre-
            sidente Barack Obama, in corsa per la rielezione l’anno prossimo, dei suoi avversari
            repubblicani e dei membri del Congresso di entrambi i partiti.

            IL POTERE DEL PIL. Nonostante il prodotto interno lordo americano sia tornato
            a crescere dopo la contrazione occorsa al picco della crisi, tra fine 2008 e inizio 2009
            – la peggiore degli ultimi cinquant’anni – il bilancio positivo degli ultimi mesi è in-
            feriore alle attese. Il dato sul terzo trimestre dell’anno, durante il quale il pil è cre-
            sciuto del 2,5%, ha rappresentato una boccata d’aria per gli osservatori dell’economia
            statunitense, ma si tratta di un balzo comunque insufficiente alla vera ripresa econo-
            mica. In agosto, il Congressional Budget Office (cbo) stimava che, se tra il 2013 e il
            2016 il pil dovesse crescere a un ritmo del 3,6%, gli Stati Uniti ritroverebbero la
            piena occupazione nel 2017. Al tasso di crescita attuale, assai più lento, questo non
            avverrebbe per chissà ancora quanto tempo. In novembre, la Federal Reserve ha ri-
            visto le proprie previsioni di crescita per il 2012, passate dal 3,3-3,7% prospettato a
            giugno, a un più tiepido 2,5-2,9%.
            Fra l’altro, il pil americano rappresenta oggi una percentuale minore del pil mondiale
            che nel 1969. In realtà, si tratta di un dato che è rimasto sorprendentemente stabile
            in passato. Anzi, dopo un breve declino negli anni Ottanta, la proporzione tra pil

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mondiale e pil americano è tornata a girare a favore degli Stati Uniti durante il boom
                  degli anni Novanta. La crisi economica degli ultimi anni ha, però, causato un nuovo
                  cambiamento di tendenza, con la percentuale di pil mondiale prodotta negli Stati

                  Figura 1 • PIL per trimestri

                                   6
                percentuale

                                   4

                                   2

                                   0

                               -2

                               -4

                               -6

                               -8
                                                                                                                                                          13
                              -10
                                        IV    I   II      III   IV   I     II      III    IV      I       II      III    IV         I    II    III
                                       2007            2008                     2009                           2010                     2011

                 Nota: dati dal primo trimestre 2007 al terzo trimestre 2011 compreso, corretto per tenere conto dell’inflazione.
                 Fonte: US Department of Commerce, Bureau of Economic Analysis.

                  Figura 2 • PIL dal 1930 al 2010

                            25
              percentuale

                            20
                            15
                            10
                              5
                              0
                              -5
                       -10
                       -15
                                   1930
                                   1932
                                   1934
                                   1936
                                   1938
                                   1940
                                   1942
                                   1944
                                   1946
                                   1948
                                   1950
                                   1952
                                   1954
                                   1956
                                   1958
                                   1960
                                   1962
                                   1964
                                   1966
                                   1968
                                   1970
                                   1972
                                   1974
                                   1976
                                   1978
                                   1980
                                   1982
                                   1984
                                   1986
                                   1988
                                   1990
                                   1992
                                   1994
                                   1996
                                   1998
                                   2000
                                   2002
                                   2004
                                   2006
                                   2008
                                   2010

                 Nota: su base annuale e corretto per tenere conto dell’inflazione.
                 Fonte: US Department of Commerce, Bureau of Economic Analysis.

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Uniti che è tornata a calare. Proiezioni fatte sui prossimi vent’anni prevedono che,
              data l’ascesa economica di paesi come la Cina e l’India, questa tendenza è destinata
              a continuare.

              DISOCCUPAZIONE. Il tasso di disoccupazione e il livello di indebitamento
              pubblico hanno risposto, in maniera per altro prevedibile, all’andamento deludente
              del pil americano. La disoccupazione ha superato il tetto del 10% nell’ottobre 2009
              (sfondato l’ultima volta durante il primo mandato del presidente Reagan tra il 1982
              e il 1983), e si è assestata ormai sul 9%, livello da cui non accenna a diminuire.

             Figura 3 • Proporzione del PIL mondiale (a)

                                                                  1970      1975     1980      1985     1990     1995     2000     2005     2010

             Mondo                                               100,00   100,00    100,00    100,00   100,00   100,00   100,00   100,00   100,00
             Sviluppato                                          79,64     78,23    77,00      76,67   76,48    75,88    75,00    72,07    67,24
             Sviluppato meno USA                                 52,31     51,89    50,77      49,59   49,69    48,49    46,43    43,98    41,05
             In via di sviluppo                                  16,08     17,56    18,90      19,13   19,68    22,06    23,11    25,65    30,29
             Ex economia pianificata                              4,28     4,21      4,09      4,20     3,85     2,07     1,89     2,28     2,47
  14         Mercati emergenti                                   11,05     12,14    13,11      13,90   14,45    15,45    16,41    18,70    22,56

             Fonte: ERS International Macroeconomic Data Set.

             Figura 4 • Proporzione del PIL mondiale (b)

                        40
          percentuale

                        35

                        30

                        25

                        20

                        15

                        10

                        5

                        0
                             1970     1975    1980   1985    1990      1995        2000      2005      2010     2015     2020     2025     2030

                                    ASIA/OCEANIA      USA                           UE 15                         AMERICA LATINA
                                                                                                                  MEDIO ORIENTE
                                                                                                                  SUD AFRICA
             Fonte: United States Department of Agriculture, Economic Research Service.

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Figura 5 • Tasso di disoccupazione, su base annuale

                             11
               percentuale

                             10

                             9

                             8

                             7

                             6

                             5

                             4

                             3

                             2
                                  1940   1950        1960           1970     1980   1990   2000   2010   2020

                Nota: le aree ombreggiate indicano periodi di recessione.
                Fonte: US Department of Labor, Bureau of Labor Statistics.

                                                                                                                 15

                Secondo le ultime stime della Federal Reserve, la disoccupazione rimarrà sopra l’8,5-
                8,7% per tutto il 2012 e, a fine 2014, si troverà ancora tra il 6,8% e il 7,7% (la piena
                occupazione è calcolata oggi tra il 5,2% e il 6%).

                INDEBITAMENTO PUBBLICO. Per rispondere alla crisi, il governo americano
                ha aumentato la spesa pubblica, per esempio con l’intervento, deciso dal presidente
                George W. Bush a fine 2008, volto a evitare il collasso del sistema finanziario (tarp)
                e con il pacchetto di stimolo economico voluto da Obama a inizio 2009. Il debito pub-
                blico è aumentato di circa 4.000 miliardi di dollari dal 2007 e, oggi, sta per superare
                la cifra storica di 15.000 miliardi. Questi dati hanno provocato uno scontro frontale
                tra i due partiti durante l’estate, quando l’amministrazione Obama ha dovuto chiedere
                l’autorizzazione del Congresso per incrementare il tetto legale di indebitamento. La
                maggioranza repubblicana alla Camera ha opposto duramente quella che riteneva una
                crescita incontrollata della spesa pubblica.
                Va notato, però, che il debito pubblico ha cominciato a aumentare vertiginosamente
                già dalla presidenza del repubblicano Ronald Reagan, per poi calare sul finire dell’e-
                ra di Bill Clinton e tornare a crescere sotto George W. Bush.

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Figura 6 • Debito pubblico americano come percentuale del PIL
                        150
          percentuale

                        140
                        130
                        120
                        110
                        100                                                         Eisenhower
                        90                                                                                                             GW Bush
                        80
                        70
                                                                                                                 Reagan
                        60
                                                                                                                  Bush                      Obama
                        50                    Wilson   Harding                                         Nixon                Clinton
                                                       Coolidge                                        Ford
                        40
                        30                                        FD Roosevelt           Kennedy
                                T Roosevelt                         Truman               Johnson           Carter
                        20         Taft
                        10
                         0
                              1900   1910        1920      1930    1940       1950      1960       1970        1980   1990        2000       2010 2020

                               Presidenza         Presidenza      Congresso          Congresso         Congresso          Debito/PIL        Debito/PIL
                               democratica        repubblicana    controllato dai    controllato dai   diviso                               stimato
                                                                  democratici        repubblicani
  16
              Fonte: dshort.com

               INDEBITAMENTO PRIVATO. Lo stato critico in cui versano le finanze federali
               degli Stati Uniti rispecchia quello in cui si trovano le famiglie americane che, negli
               anni del boom e del credito facile, si sono indebitate pesantemente e si trovano ora,
               d’improvviso, a dover rivedere il rapporto tra risparmio e debito. Dall’inizio della
               crisi, le famiglie hanno cominciato a ripagare i passivi incorsi negli ultimi dieci
               anni (secondo calcoli di usa Today, versando circa 549 miliardi di dollari dal 2007),
               in particolare quelli contratti con le società emittenti carte di credito e attraverso
               i mutui casa e auto. Continuano a pesare sui bilanci familiari il crollo del mercato
               immobiliare e le difficoltà attraversate da Wall Street negli ultimi anni.

               MERCATO IMMOBILIARE. Il crollo del mercato immobiliare è stato senz’altro
               tra le cause scatenanti la crisi finanziaria delle famiglie americane. In seguito alla
               bolla cominciata nel 2000, i prezzi hanno cominciato ad andare in discesa libera già
               da fine 2006. Il loro precipitare si è in qualche modo arrestato verso metà 2009, ma
               il mercato è ben lungi da una ripresa.

012-025 55 T-watch.indd 16                                                                                                                               27/12/11 15:58
Secondo cbs News, tra il 2008 e il 2009 il mercato immobiliare ha perso quasi 5.000
                   miliardi di dollari di valore. Il risultato è stato che milioni di americani si sono trovati
                   a pagare mutui dal costo superiore al valore delle case per cui erano stati contratti,
                   provocando una valanga di insolvenze e pignoramenti. Ancora oggi – ha calcolato
                   Laurie Goodman di Amherst Securities, tra i maggiori esperti del settore – dei 55
                   milioni di mutui casa in America, 10 milioni finiranno per non essere mai ripagati.

                   Figura 7 • Risparmi e debiti privati

                            14                                                                                   140
              percentuale

                                                                                                                       percentuale
                                                                                                                 130
                            12
                                                                                                                 120
                            10
                                                                                                                 110
                            8                                                                                    100

                            6                                                                                    90                  17
                                                                                                                 80
                            4
                                                                                                                 70
                            2
                                                                                                                 60

                            0                                                                                    50
                                 1960   1965   1970       1975    1980   1985   1990     1995   2000   2005   2010

                                               RISPARMI                         DEBITI

                  Fonte: Federal Reserve Bank of San Francisco.

                  DEBITO PER CATEGORIA. Mentre continuano le difficoltà delle famiglie con i
                  mutui casa, e mentre diminuiscono i debiti con le società emittenti carte di credito,
                  sono, invece, in crescita rapida quelli contratti dai giovani americani per pagarsi gli
                  studi universitari. Questa categoria di debito ha superato a fine ottobre la cifra storica
                  dei 1.000 miliardi di dollari, una media di 4.963 per studente universitario a tempo
                  pieno e un balzo del 63% dal decennio scorso. Per molti esperti, si tratta del dato più
                  preoccupante sul medio e lungo termine.

012-025 55 T-watch.indd 17                                                                                                   27/12/11 15:58
DISUGUAGLIANZA ECONOMICA. Ad accompagnare la crisi economica e a
           rendere l’era dell’austerità ancora più indigesta a una parte della popolazione (di
           cui sono rappresentative le manifestazioni “Occupy Wall Street”) è stato un processo
           ormai trentennale di progressiva concentrazione della ricchezza nazionale nelle mani
           di una minoranza della popolazione, con conseguente aumento delle disuguaglianze
           economiche e sociali. L’1% di americani più ricchi controlla oggi oltre il 21% del
           reddito nazionale netto. Nel 1979, subito prima dell’insediamento di Ronald Reagan
           alla Casa Bianca, questa percentuale si aggirava sul 10%. Gli Stati Uniti hanno svi-
           luppato, così, un livello di disuguaglianza economica superiore a quello che si ritrova
           in molti altri paesi occidentali.

           Figura 8 • Ricchezza, debito, reddito famiglie

              12

              11

              10

               9
  18           8

               7

               6

               5

               4

               3

               2

               1

                   1960       1965         1970         1975          1980          1985        1990        1995   2000      2005          2010

                          Debito familiare                 Ricchezza immobiliare           Reddito disponibile      Patrimonio azionario

           Nota: le serie sono normalizzate perché 1 corrisponda all’inizio 1960.
           Fonte: Federal Reserve Bank of San Francisco.

            MOBILITÀ. La crescita della disuguaglianza sta mettendo a repentaglio anche la
            mobilità economica degli americani, in altre parole l’idea che, negli Stati Uniti, ci si
            sposti con relativa facilità tra diverse classi di reddito. Oggi si calcola che ci sia meno
            mobilità in America che in paesi europei come la Francia e Germania.

012-025 55 T-watch.indd 18                                                                                                                        27/12/11 15:58
Figura 9 • Studenti indebitati

                               1.000
              miliardi di dollari

                                    750

                                    500

                                    250

                                      0
                                          1999-Q1
                                                    1999-Q3
                                                              2000-Q1
                                                                        2000-Q3
                                                                                  2001-Q1
                                                                                            2001-Q3
                                                                                                      2002-Q1
                                                                                                                2002-Q3
                                                                                                                          2003-Q1
                                                                                                                                    2003-Q3
                                                                                                                                              2004-Q1
                                                                                                                                                        2004-Q3
                                                                                                                                                                  2005-Q1
                                                                                                                                                                            2005-Q3
                                                                                                                                                                                      2006-Q1
                                                                                                                                                                                                2006-Q3
                                                                                                                                                                                                          2007-Q1
                                                                                                                                                                                                                    2007-Q3
                                                                                                                                                                                                                              2008-Q1
                                                                                                                                                                                                                                        2008-Q3
                                                                                                                                                                                                                                                  2009-Q1
                                                                                                                                                                                                                                                            2009-Q3
                                                                                                                                                                                                                                                                      2010-Q1
                                                                                                                                                                                                                                                                                2010-Q3
                                                                                                                                                                                                                                                                                          2011-Q1
                                          Debito carte di credito                                         Prestiti auto                                 Altri prestiti                               Mutui ipotecari                                    Prestiti per studenti

                  Nota: non sono compresi i mutui immobiliari.
                  Fonte: Federal Reserve Bank of New York.                                                                                                                                                                                                                                               19

                  Si tratta di una tendenza cui tutti guardano con preoccupazione. Anche per i con-
                  servatori, infatti, il paese può tollerare maggiore disuguaglianza, ma a patto che sia
                  accompagnata da una certa mobilità di reddito, perché al concetto di ridistribuzione
                  della ricchezza e giustizia economica preferiscono quello di opportunità.

                  Figura 10 • Crescita del reddito netto, 1979-2007
                                                          275%
                                    275
               percentuale

                                    250

                                    200

                                    150

                                    100

                                     50
                                                                                                                                              35,2%
                                                                                                      18,3%
                                      0                                                                                                                                                                         Fonte: CBO/Pro Publica.
                                                       Primo 1%                                   Quinto                                      Quinto
                                                                                                più povero                                    medio

012-025 55 T-watch.indd 19                                                                                                                                                                                                                                                                          27/12/11 15:58
Figura 11 • Reddito per gruppo

                                                        1979                                         2007

                                                                   39,1%                                          38,6%
                                                                                                                                  1% più ricco
                                                                                                                                  Quinto più povero
                                                                                                                                  Tre quinti centrali
                                                                          10,5%                                                   Quinto più ricco meno primo 1%
                                                                                       38,5%                        21,3%
               7,8%                                                    2,9%
                                                                                                          25,3%

               Fonte: CBO/Pro Publica.

               Figura 12 • Disuguaglianza economica in cinque paesi

               FRANCIA 0,239                                           POLONIA 0,305           GRECIA 0,307         STATI UNITI 0,378            MESSICO 0,476

               Nota: scala da 0 a 1, in cui 1 rappresenta il massimo della disuguaglianza.
               Fonte: Pro Publica.

  20
                   Figura 13 • Mobilità di reddito, USA vs. altri paesi

                                              3,5
           In rapporto alla popolazione USA

                                              3,0
                                              2,5
                                              2,0
                                              1,5
                                              1,0
                                              0,5
                                               0
                                                      GRAN     STATI       FRANCIA     GERMANIA      SVEZIA   CANADA        FINLANDIA   NORVEGIA DANIMARCA
                                                    BRETAGNA   UNITI
               Fonte: The Economic Mobility Project (Pew Charitable Trust).

               In calo, inoltre, la mobilità geografica degli americani, una delle forze dell’economia
               statunitense, in cui la lingua e la moneta comuni hanno sempre permesso ai lavoratori
               di spostarsi da uno stato all’altro in cerca di un posto di lavoro migliore. Uno studio
               dei dati dell’ultimo censimento effettuato dal Carsey Institute dell’Università di New
               Hampshire ha rilevato una diminuzione del tasso di migrazione verso gli stati del sud
               che sono stati al centro del boom (Arizona, Florida, Nevada).

012-025 55 T-watch.indd 20                                                                                                                                         27/12/11 15:58
Figura 14 • Mobilità geografica

                                                 ARIZONA                          FLORIDA                    NEVADA
               Cambiamento netto
                      in migliaia

                                    200
                                    150
                                    100
                                     50                      +4.989                         2009                      2009
                                      0
                                          2005               2009          2005                       2005            -4.105
                                                                                            -30.158
                Fonte: The Carsey Institute of the University of New Hampshire.

                OPINIONE PUBBLICA. Non c’è da sorprendersi che gli elettori americani vivano
                questa nuova era dell’austerità in maniera conflittuale. Il 74% è convinto che il paese
                stia andando nella direzione sbagliata (e solo il 22% crede stia andando in quella
                giusta), un picco superato solo, in passato, alla fine delle presidenze di Bush senior
                e di Bush junior. Negli ultimi dieci anni, inoltre, è sceso del 20% il numero di ame-
                ricani che si dice soddisfatto della propria situazione economica, mentre è cresciuto
                dell’oltre il 20% quello di chi la definisce in termini negativi. Cala anche il numero
                di genitori convinti che i figli avranno un tenore di vita superiore al proprio (dal 62%                            21
                nel 2009 al 42%).

                CRISI ED ELEZIONI. Complessivamente, questi sono dati che devono preoccu-
                pare il presidente in carica Barack Obama, che potrebbe pagare con la propria man-
                cata rielezione la frustrazione dell’elettorato rispetto alla situazione economica. Per
                Obama la minaccia più insidiosa è l’andamento del tasso di disoccupazione.
                Nessun presidente dai tempi di Franklin Delano Roosevelt è mai stato rieletto quando
                questo era superiore al 7,5%. Le previsioni degli esperti lo danno, a fine 2012, oltre
                l’8,5%. Ancor più che il dato sulla disoccupazione al momento del voto, quello che
                conta è la tendenza mostrata da questo indicatore nei mesi precedenti alle elezioni.
                Se un presidente dimostra di essere in grado di far calare il tasso di disoccupazione,
                le sue chance di rielezione aumentano. Nel caso contrario, invece, la strada per un
                ritorno alla Casa Bianca si fa proibitiva, come accadde a Jimmy Carter nel 1980 e a
                George H. W. Bush nel 1992.
                L’altro indicatore spesso citato con riferimento alle speranze di rielezione di un pre-
                sidente in carica è il tasso di approvazione. Un gruppo nutrito di esperti sostiene,
                però, che la relazione tra questi fattori sia tenue, almeno fino a che non si arriva in
                immediata prossimità del voto.

012-025 55 T-watch.indd 21                                                                                                     27/12/11 15:58
Molto interessanti sono, invece, i dati sul tasso di approvazione dei membri del
            Congresso. Per la durata di una legislatura, questo tende prevedibilmente a seguire
            l’andamento dell’economia, in particolare la crescita del pil. Nel momento in cui
            gli elettori si recano alle urne, però, pare che quasi tutti i suoi effetti scompaiano.

             Figura 15 • Tasso di approvazione Congresso e correlazione con la percen-
             tuale di deputati e senatori in carica rieletti

                    100%
           percentuale

                         80

                         60

                         40

                         20

  22                          1974 1976 1978 1980 1982 1984 1986 1988 1990 1992 1994 1996 1998 2000 2002 2004 2006 2008 2010

                                 TASSO DI RIELEZIONE                 TASSO DI RIELEZIONE                     TASSO DI APPROVAZIONE
                                 DEI DEPUTATI                        DEI SENATORI                            CONGRESSO

             Fonte: Open Secrets (Center for Responsive Politics).

            Figura 16 • Percezione della direzione complessiva in cui sta andando il paese

                                                                                   75%

                                                                                                  Nota: i dati riflettono
                                                                                                  le risposte alla domanda
                                                                                                  “Lei crede che le cose
                                                                                                  stiano andando nella direzione giusta
                                                                                                  o hanno preso una brutta piega
                                                                                                  negli Stati Uniti?”
                                   18%

                                                         8%
                              Direzione giusta          Incerti             Direzione sbagliata

            Fonte: Lake Research Partners e The Tarrance Group.

012-025 55 T-watch.indd 22                                                                                                                27/12/11 15:58
Figura 17 • Percezione della propria situazione finanziaria

                            70
              percentuale

                            60

                            50

                            40

                            30

                            20
                                 2001         2002       2003      2004    2005   2006      2007    2008       2009        2010        2011

                                                     ECCELLENTE/BUONO                              MEDIO/NEGATIVO

                 Fonte: The Economic Mobility Project.

                 Tant’è che, storicamente, deputati e senatori sono stati rieletti in percentuali superiori
                 all’80% anche quando il loro tasso di approvazione al momento del voto era inferiore
                 al 20%, ad esempio nel 2008. Indipendentemente da quanto gli elettori approvino il                                             23
                 lavoro del Congresso oggi, è probabile che i suoi membri pagheranno meno del pre-
                 sidente le conseguenze del perdurare della crisi economica.

                 Figura 18 • I genitori sono meno ottimisti sul futuro dei figli

                                                                                    67%

                                                                                                       Nota: dati colti
                                                                                                       dalle risposte alla domanda
                                                                                                       “Nel pensare al futuro economico,
                                                                                                       prevede una situazione
                                                                                                       migliore o peggiore
                                    21%                                                                per la prossima generazione?”

                                                                 12%

                                  Ottimisti                      Incerti           Pessimisti

                 Fonte: Lake Research Partners e The Tarrance Group.

012-025 55 T-watch.indd 23                                                                                                                 27/12/11 15:58
Figura 19 • Disoccupazione e rielezione dei presidenti, 1912-2008

                                    PARTITO IN CARICA                                  TASSO DISOCCUPAZIONE                 ELEZIONE
             Anno       Presidente                Candidato           Inizio campagna         Elezione    Cambiamento       Margine
             1912       Taft                      Taft                          5,1%           5,3%           +0,2%          -18,6%
             1916       Wilson                    Wilson                        4,9%           5,6%           +0,7%             +3,1%
             1920       Wilson                    Cox                           5,2%           5,2%           +0,0%          -26,2%
             1924       Harding/Coolidge          Coolidge                      8,7%           5,8%           -2,9%         +25,2%
             1928       Coolidge                  Hoover                        4,9%           5,0%           +0,1%         +17,4%
             1932       Hoover                    Hoover                        4,6%           18,8%          +14,2%         -17,7%
             1936       Roosevelt                 Roosevelt                 19,8%              16,6%          -3,2%         +24,3%
             1940       Roosevelt                 Roosevelt                 14,1%              14,6%          +0,5%         +10,0%
             1944       Roosevelt                 Roosevelt                 14,6%              1,2%           -13,4%            +7,5%
             1948       Roosevelt/Truman          Truman                        1,9%           3,8%           +1,9%             +4,5%
             1952       Truman                    Stevenson                     4,3%           2,8%           -1,5%          -10,9%
             1956       Eisenhower                Eisenhower                    2,9%           4,3%           +1,4%         +15,4%
             1960       Eisenhower*               Nixon                         4,2%           6,1%           +1,9%             -0,1%
             1964       Kennedy/Johnson           Johnson                       6,6%           4,8%           -1,3%         +22,6%
             1968       Johnson                   Humphrey                      4,9%           3,4%           -1,5%             -0,7%
  24         1972       Nixon                     Nixon                         3,4%           5,3%           +1,9%         +23,2%
             1976       Nixon/Ford                Ford                          4,9%           7,8%           +2,9%             -2,1%
             1980       Carter                    Carter                        7,5%           7,5%           +0,0%             -9,7%
             1984       Reagan                    Reagan                        7,5%           7,2%           -0,3%         +18,2%
             1988       Reagan*                   Bush                          7,3%           5,3%           -2,0%             +7,7%
             1992       Bush                      Bush                          5,4%           7,4%           +2,0%             -5,5%
             1996       Clinton                   Clinton                       7,3%           5,6%           -1,7%             +8,5%
             2000       Clinton*                  Gore**                        5,3%           3,9%           -1,4%         +0,5%**
             2004       Bush                      Bush                          4,2%           5,4%           +1,2%             +2,4%
             2008       Bush*                     McCain                        5,3%           6,8%           +1,5%             -7,2%
             * Il presidente in carica non era eleggibile (finiti i mandati).
             ** Il candidato ha vinto il voto popolare ma perso l’elezione.                                       REPUBBLICANI
             Fonte: FiveThirtyEight, The New York Times.                                                          DEMOCRATICI

            IN CONCLUSIONE: POLARIZZAZIONE POLITICA. Quello che preoccupa
            maggiormente rispetto al futuro dell’economia americana è l’accresciuta polarizza-
            zione del dibattito politico a Washington, dove deputati e senatori – sia democratici
            sia repubblicani – sembrano arroccati su posizioni sempre più intransigenti e poco
            disponibili al dialogo (basti pensare allo scontro di quest’estate sul tetto di indebi-

012-025 55 T-watch.indd 24                                                                                                              27/12/11 15:58
tamento o al fallimento del “super committee” di trovare un accordo sul deficit di
               bilancio). Secondo lo scienziato politico Keiko Ono dell’Università di Oklahoma, si
               tratta di un fenomeno che deriva naturalmente dai cambiamenti che si sono verificati
               (in parte grazie anche al processo di redistricting, con cui sono ridisegnati regolar-
               mente i distretti congressuali) a livello della composizione dell’elettorato locale. Il
               numero di distretti considerati sicuri per l’uno o l’altro partito è aumentato a dismi-
               sura negli ultimi decenni (incoraggiando quindi candidature di politici apertamente
               ideologici), mentre stanno scomparendo quelli swing, ovvero i distretti moderati e
               contesi dai due partiti, che, tradizionalmente, li costringono a lavorare assieme.
               In un momento storico in cui l’economia nazionale ha bisogno di un’azione decisa da
               parte della leadership politica del paese, si teme che la polarizzazione ideologica di
               Washington abbia ibernato il processo legislativo.

               Questa edizione del “Watch” è stata curata da Valentina Pasquali. Collaboratrice di
               Aspenia online, vive e lavora a Washington, DC.

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