Come il Coronavirus trasformerà le grandi città nei prossimi mesi
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16/4/2020 Come il Coronavirus trasformerà le grandi città nei prossimi mesi SEGUICI SU ™ á Share ™ á Tr e nding 1 6 Aprile, 2 02 0 @ 1 0:59 Come il Coronavirus trasformerà le grandi città nei prossimi mesi di Paolo Mossetti Leggi anche + https://www.forbes.it/2020/04/16/coronavirus-grandi-citta-cambieranno-nei-prossimi-mesi/ 1/9
16/4/2020 Come il Coronavirus trasformerà le grandi città nei prossimi mesi La Lexington Avenue di New Y ork nei giorni del Coronavirus (Cindy Ord/Getty Im ages ) Non si contano, in questi giorni di pandemia, le previsioni degli esperti su come il coronavirus finirà col cambiare le nostre città. Quelle più densamente popolate, soprattutto: al momento sono epicentri della malattia in mezzo Occidente, ma potrebbero diventare dei veri e propri territori pionieristici, in cui nuove sperimentazioni dello stare assieme avranno luogo, per poi durare decenni. Il marchio sulle metropoli il virus lo ha già lasciato, con file chilometriche per fare la spesa Leggi anche a film distopici, metropolitane fantasma, fabbriche chiuse per intere che rimandano settimane e scaffali vuoti che ricordano certi razionamenti durante i regimi socialisti, con il Dematerializzazione dei documenti e certi cazione dei le rumore degli elicotteri in cielo e i megafoni della polizia a redarguire qualche passeggiatore audio, le soluzioni di Aruba Enterprise per il settore bancario ribelle. Ma la sensazione, diffusa in molti, è che abbassata questa famigerata curva del contagio si potrà tornare a una parvenza di normalità, con tutta una caotica mescolanza di Forbes.it umana pronta a festeggiare. In cosa sta investendo ora il fondatore di Facile.it e Prima Se è vero quanto dice il World Economic Forum, e cioè che l’urbanizzazione dei paesi in via di Assicurazioni sviluppo, l’iper-connessione delle economie e i cambiamenti climatici renderanno catastrofi sanitarie come quella del Covid-19 sempre più frequenti, è probabile che già da adesso le di Giovanni Iozzia autorità, i designer urbani e la politica si stiano scervellando per reimmaginare le città, e il https://www.forbes.it/2020/04/16/coronavirus-grandi-citta-cambieranno-nei-prossimi-mesi/ 2/9
16/4/2020 Come il Coronavirus trasformerà le grandi città nei prossimi mesi modo in cui farceleCome Fatti, non il Coronavirus abitare. Unparole: Jacktrasformerà ripensamento,Dorsey haper questo, già le grandi avviato renderci città la sua meno neidonazione prossimi fragili nel caso in da un miliardo di dollari mesi cui una situazione come quella attuale si dovesse ripresentare in futuro. Tanto per iniziare,ditra i requisiti Forbes.it Paolo della casa dove vivere e dell’ufficio dove lavorare, al primo Mossetti posto potrebbe finirci la capacità degli stessi di proteggerci da eventuali infezioni. E, probabilmente, il livello di promiscuità con gli estranei che implicherebbe il passarci le nostre giornate. Il sito Axios ha intervistato Whitney Gray, vice presidente dell’International Well Building Institute, che come suggerisce la stessa parola mira a definire le condizioni per “star bene” in un edificio, rilanciando un proprio bollino di qualità. Partendo dal presupposto che anche prima del Covid trascorrevamo circa il 90 per cento del nostro tempo al chiuso, Grey ha spiegato che i costruttori edilizi dovranno impegnarsi, in un tempo non lontano, a migliorare la ventilazione e la filtrazione dell’aria, in modo che i virus di domani abbiano meno possibilità di trasmettersi nei luoghi abitati. Certo è un tentativo ambizioso, quello di innalzare gli standard di igiene e “distanziamento sociale” negli edifici preesistenti. Poiché in molte città occidentali già avere un tetto sotto cui dormire potrebbe definirsi “benessere”, e le idee per autotutelarsi dai virus potrebbero essere concretizzate soltanto dai più benestanti. Considerando che molti condomini di lusso, negli Stati Uniti ma non solo, prevedono spazi in comune come terrazzi, palestre, solarium e piscine, i ricchi potrebbero scegliere direttamente di vendere tutto e dirigersi verso la suburra di lusso, provocando una crisi nell’edilizia luxury e un abbassamento negli affitti della media borghesia. I poveri, però, potrebbero essere i più colpiti dal calo degli stipendi e dalla disoccupazione, col risultato di non avere né gli strumenti né i mezzi per pensare alla sanificazione delle proprie case. Per evitare discriminazioni di status, allora, la politica e l’economia dovranno pensare a quali mutazioni apportare ai luoghi pubblici più frequentati, come le stazioni, che potrebbero essere progettate in modo tale da evitare il sovraffollamento: ad esempio, pensando a varchi o scale separati per il traffico di entrata e di uscita. A detta di Brooks Rainwater, direttore della National League of Cities, del Center for City Solutions, il distanziamento sociale porterà a una rapida transizione verso marciapiedi più ampi, oppure strade chiuse per dare alle persone più spazio per muoversi. Già da ora la città di New York City, la più colpita al mondo dal coronavirus con quasi 100mila contagi, sta chiudendo alcune strade ai veicoli in modo da dare più spazio ai pedoni, https://www.forbes.it/2020/04/16/coronavirus-grandi-citta-cambieranno-nei-prossimi-mesi/ 3/9
16/4/2020 Come il Coronavirus trasformerà le grandi città nei prossimi mesi ed evitare che si affollino i parchi. Anche la città di Philadelphia sta optando per la stessa soluzione. Non tutte queste idee dureranno a lungo, ma alcune potrebbero rinnovare l’interesse dei cittadini per le piste ciclabili, o per trovare soluzioni alternative ai mezzi di mobilità privati. Modificare in pianta stabile i marciapiedi o ricavare dal nulla intere zone pedonali, invece, sarà più complicato. Dal punto di vista dei trasporti, è probabile che per parecchio tempo le persone si sentiranno più sicure nell’intimità e nell’igiene delle proprie auto, o a bordo delle proprie motociclette, piuttosto che in metropolitane o autobus affollati. Secondo David Zipper, giornalista di CityLab, la paura di sedere su superfici infettate da estranei limiterà a lungo il ritorno alle app di car pooling o agli e-scooter. In un post su LinkedIn, Zipper fa notare che in Cina il traffico automobilistico è tornato ai livelli pre-pandemia, ma gli spostamenti dei pendolari su rotaia sono ad appena il 50 per cento. L’esitazione potrebbe durare anni, anche negli Stati Uniti, condizionando il sogno di una rete ferroviaria nazionale più estesa ed ecologica, indipendentemente dal pedigree ambientalista di chi vincerà le presidenziali di novembre. Le implicazioni sono ovviamente anche sociali: chi se lo potrà permettere sceglierà un mezzo di trasporto individuale, mentre tutti gli altri dovranno farsi coraggio e scegliere i trasporti pubblici, sperando che non ci siano nuove ondate di contagio. Negli aeroporti, il controllo della temperatura o altre restrizioni sanitarie diventeranno la norma, come scrivono Richard Florida e Steven Pedigo della Brookings Institution: ci potremo abituare anche a un moltiplicarsi di indicazioni e barriere temporanee per spingere le persone a rispettare la fila, o a dirigersi verso la propria meta senza bighellonare in giro. Il coronavirus ha costretto milioni di persone a lavorare da casa, col risultato che innumerevoli aziende hanno dovuto modificare radicalmente le proprie convinzioni, e aprirsi a nuove prospettive di comunicazione tra dipendenti. Negli Stati Uniti il lavoro da casa era già in timida ascesa negli anni precedenti alla crisi, passando dal tre per cento del 2000 al 5,2 per cento – pari a otto milioni di lavoratori – nel 2017, ma la diffusione di questa pratica al tempo dei lockdown potrebbe convertire anche i datori di lavoro più recalcitranti. Se non altro, perché molti quadri dirigenziali potrebbero avere interesse a evitare mezzi pubblici e a evitare le sedi aziendali, o a pagare supplementi per la propria sicurezza ai dipendenti costretti ai mezzi pubblici. Il lavoro a distanza potrebbe diventare, semplicemente, una questione di sopravvivenza per diverse aziende private. https://www.forbes.it/2020/04/16/coronavirus-grandi-citta-cambieranno-nei-prossimi-mesi/ 4/9
16/4/2020 Come il Coronavirus trasformerà le grandi città nei prossimi mesi Negli uffici pubblici, invece, le operazioni a distanza e la digitalizzazione della burocrazia potrebbero ricevere un’ulteriore spinta, per incentivare gli utenti a non muoversi da casa, mentre le riunioni delle giunte locali potrebbero svolgersi sempre più in piattaforme virtuali. Col tempo, si potrebbe scoprire che continuare a lavorare in questo modo può avere ricadute positive per l’ambiente, o per il benessere psicofisico delle persone, secondo What Works Cities, un’iniziativa statunitense per connettere le più diverse comunità urbane durante la crisi pandemica. Nelle città cambierà, com’è ovvio, anche il nostro modo di fare shopping, mangiare e incontrarci. Se, a emergenza finita, la voglia di uscire di casa non mancherà, ciò che cercheremo nelle nostre esperienze fuori dalle mura domestiche potrebbe cambiare. Le app che recensiscono ristoranti, itinerari turistici o concerti potrebbero dare maggior risalto e parametri relativi alla pulizia, oppure alla vicinanza con degli sconosciuti. Questa anche l’opinione di Carl Bialik, data science editor di Yelp: “Fino a questo momento, le persone volevano soltanto un tavolo al ristorante senza preoccuparsi di chi gli stava intorno – ha spiegato – ora ci sarà maggiore attenzione su come i locali si adeguano agli standard sanitari, e sarà più rilevante che mai”. In molti casi, il Covid-19 velocizzerà tendenze che erano già avviate da tempo, e le novità non sembreranno in fondo così nuove. In altri casi, le trasformazioni saranno più profonde, e le differenze tra chi si adatta e chi rimpiange il vecchio mondo si faranno sentire. Vuoi ricevere le notizie di Forbes direttamente nel tuo Inbox? Iscriviti alla nostra newsletter! coronavirus https://www.forbes.it/2020/04/16/coronavirus-grandi-citta-cambieranno-nei-prossimi-mesi/ 5/9
16/4/2020 Come il Coronavirus trasformerà le grandi città nei prossimi mesi Share ™ á Tr e nding 1 5 Aprile, 2 02 0 @ 1 1 :08 Lavoratori smart? Un terzo degli italiani rinuncerebbe a parte dello stipendio pur di continuare a lavorare da casa di Forbes.it https://www.forbes.it/2020/04/16/coronavirus-grandi-citta-cambieranno-nei-prossimi-mesi/ 6/9
16/4/2020 Come il Coronavirus trasformerà le grandi città nei prossimi mesi (Shutters tock ) A poco più di un mese dall’inizio del “lockdown”, l’80% degli italiani che lavora da casa giudica positivamente questa modalità e il 37% sarebbe addirittura disposto a rinunciare a parte del proprio stipendio pur di continuare a lavorare dalla propria abitazione. Purtroppo però, non per tutti il telelavoro è una scelta possibile: un italiano su tre, infatti, ha problemi per l’accesso alla rete o non ha disponibilità di computer e apparecchi tecnologici. È quanto emerge dal sondaggio condotto da IZI, società specializzata negli studi di carattere metodologico ed applicativo nel settore economico e sociale in collaborazione con Comin & Partners. Gli italiani che hanno dovuto trasformare la propria casa in ufficio a causa dell’emergenza Covid-19 sono quasi due milioni, il 35% dei quali sarebbero disposti a mantenere questa nuova normalità anche superata la crisi sanitaria. Inoltre, il 57% sarebbe disponibile a una formula di lavoro agile parziale. Significativa la percentuale di italiani (il 37%) che sarebbe anche disposto a rinunciare a parte del proprio stipendio pur di continuare a lavorare dalla propria abitazione. I vantaggi del telelavoro, secondo gli intervistati, sono numerosi. Al primo posto, per oltre un terzo degli intervistati, c’è il risparmio del tempo che solitamente si impiega per recarsi al https://www.forbes.it/2020/04/16/coronavirus-grandi-citta-cambieranno-nei-prossimi-mesi/ 7/9
16/4/2020 Come il Coronavirus trasformerà le grandi città nei prossimi mesi lavoro. Inoltre, si indica una maggiore flessibilità di orari (30%), il risparmio economico su trasporti e pranzo (15%) e la possibilità di trascorrere più tempo con la famiglia (13%). Minore, ma comunque interessante, il dato di quanti affermano di preferire il lavoro agile per la possibilità di mangiare più sano. In linea generale, il 58% si ritiene abbastanza soddisfatto della nuova modalità di lavoro, contro un 16% di poco soddisfatti. Se da un lato è più facile organizzarsi il lavoro, a casa, dall’altro però questo può portare ad una difficoltà nel trovare il tempo da dedicare alle attività personali. È esattamente per questo che il 23% ha dichiarato di “non staccare mai”, mentre il 5% fa fatica ad organizzare il proprio tempo e il 7% trova complesso gestire e pianificare il lavoro. Ma la mole di lavoro non è l’unico limite che lo smart working deve superare. Infatti, non sempre si dispone di una connessione internet adeguata, abbastanza veloce da non lavoro da casa complicare il normale svolgimento delle proprie mansioni. Inoltre, in questo momento di lockdown, molti lavoratori non sono soli in casa e quindi molti dispositivi connessi simultaneamente non hanno una connessione in grado di supportarli. In più, tra coinquilini, famiglia, televisioni e quant’altro le distrazioni non mancano: per il 13,4%, infatti, queste rappresentano un problema. ··· Vuoi ricevere le notizie di Forbes direttamente nel tuo Inbox? Iscriviti alla nostra newsletter! Benvenuti su Forbes Italia, l'edizione italiana del business magazine più famoso al mondo. All'interno le nostre leggendarie classi che, i segreti dei leader di oggi e di domani, le strategie per il successo, i consigli di stile per essere sempre al top. Ogni giorno da 100 anni, Forbes vi apre le porte della business community globale. Forbes.it è un'iniziat iva: Blue Financial Communication S.p.A. Via Melchiorre Gioia n. 55 20124 Milano iscritta al Registro Imprese di Milano REA n. MI-1489853 P.IVA 11673170152 https://www.forbes.it/2020/04/16/coronavirus-grandi-citta-cambieranno-nei-prossimi-mesi/ 8/9
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