LA CITTA' DELLE DONNE - internationalaction.org

Pagina creata da Jacopo Guglielmi
 
CONTINUA A LEGGERE
LA CITTA' DELLE DONNE - internationalaction.org
LA CITTA’ DELLE DONNE                                             https://www.pressreader.com/italy/il-foglio-quotidiano/2020022...

         LA CITTA’ DELLE DONNE
         A Shaheen Bagh le indiane sono a capo della protesta contro la legge
         sulla cittadinanza che vorrebbe dividere i musulmani e gli hindu, e
         lottano contro l’estremismo di Modi

         Il Foglio Quotidiano · 25 Feb 2020 · Di Carlo Buldrini

         Con la “partition”, la spartizione del subcontinente indiano, presero vita nel 1947
         due nazioni distinte: l’India e il Pakistan. La destra hindu, oggi al potere in India, ri-
         tiene che l’opera della partition debba essere completata. I musulmani che vivono in
         India dovrebbero andarsene in Pakistan e in Bangladesh e gli hindu che abitano in
         quei due paesi dovrebbero invece poter vivere in India. Questa è l’inconfessabile idea
         che ha ispirato la nuova legge sulla cittadinanza, recentemente approvata dal parla-
         mento indiano, e il programmato registro nazionale dei cittadini. I due provvedi-
         menti, fortemente voluti dal primo ministro indiano Narendra Modi e dal suo mini-
         stro dell’Interno Amit Shah, hanno come fine la marginalizzazione e la ghettizza-
         zione dei musulmani indiani. Contro questo disegno, che mina alla base i princìpi
         della Costituzione indiana, è iniziato in India un forte movimento popolare che cer-
         ca, al contrario, di sanare le ferite della partition e ripropone con forza l’unità tra
         hindu e musulmani e l’uguaglianza dei diritti di tutti i cittadini.

1 di 6                                                                                                             29/02/20, 08:41
LA CITTA’ DELLE DONNE                                     https://www.pressreader.com/italy/il-foglio-quotidiano/2020022...

         A opporsi alla legge sulla cittadinanza sono stati per primi gli studenti. La repres-
         sione di esercito e polizia è stata immediata. La sera del 15 dicembre scorso, le forze
         dell’ordine avevano fatto irruzione nel campus della Jamia Millia Islamia, l’univer-
         sità islamica di Delhi. Avevano preso a bastonate gli studenti e ne avevano arrestati
         più di 50. Quella stessa notte, nel quartiere di Shaheen Bagh, a meno di un chilome-
         tro di distanza dalla Jamia, dieci donne musulmane, alcune con il figlio piccolo in
         braccio, si sono sedute al centro della strada, decise a non muoversi finché la legge
         sulla cittadinanza non fosse stata revocata. Forse un giorno il gesto di queste dieci
         donne sarà ricordato nei libri di storia. Da quell’atto di protesta e di sfida, è nato in-
         fatti un movimento che si è esteso ormai a tutta l’India e ha indicato un modo nuovo
         di fare politica. Fino a poche ore prima, la protesta aveva seguito il solito copione:
         slogan, scontri e sassaiole da una parte; lacrimogeni, bastonate e arresti dall’altra.
         Ma, quando le dieci donne si sono sedute sull’asfalto, qualcosa è improvvisamente
         cambiato. I giovani che durante la mattinata si erano scontrati con la polizia, hanno
         formato un cordone protettivo attorno alle dieci donne. La polizia, armata, è accorsa
         sul posto ma non ha saputo come intervenire. Con il passare delle ore, altre donne si
         sono unite alle prime dieci. Anche loro si sono sedute a terra. Faceva freddo in quei
         giorni di dicembre a Delhi. E’ stato l’inverno più rigido degli ultimi cento anni, han-
         no scritto i giornali. Ma le donne di Shaheen Bagh non si sono più mosse. Anonimi

2 di 6                                                                                                     29/02/20, 08:41
LA CITTA’ DELLE DONNE                                      https://www.pressreader.com/italy/il-foglio-quotidiano/2020022...

         donatori hanno fatto arrivare nel quartiere cibo, tè, legna da ardere, coperte, mate-
         rassi, stufette elettriche, acqua potabile, medicine.
         Le donne indiane hanno una straordinaria capacità di “metter su casa”. La loro vita
         non ha mai basi solide. Fin da bambine sanno che la casa paterna non sarà la loro
         casa per sempre. Un giorno le faranno sposare e dovranno adattarsi a una nuova ca-
         sa dove non hanno mai vissuto. Ma anche qui, spesso, non trovano quella sicurezza
         che cercano per tutta la vita. A volte vengono trattate da estranee. A volte basta un
         ripudio per farle finire per strada. Ecco allora che le donne di Shaheen Bagh hanno
         fatto ricorso alla capacità delle donne indiane di fare diventare “casa” il luogo dove
         a loro capita di dover vivere. L’asfalto della strada 13a, la Kalindi Kunj Road che uni-
         sce New Delhi a Noida, è diventata la loro casa. Un grande tendone è stato innalzato
         sopra le loro teste.
         Oggi, le donne che si alternano a
         Shahenn Bagh, sono migliaia. Appartengono a tutte le età, a tutte le classi sociali e a
         tutte le religioni. Ma, la maggioranza, continua a essere di fede musulmana. Le si ri-
         conosce dalla testa coperta con l’hijab, il velo. Per molte di loro, è la prima volta che
         partecipano a una manifestazione politica. Narendra Modi, con la recente approva-
         zione del Muslim Women Bill, la legge che abolisce il “triplo talaq”, il divorzio lam-
         po dei musulmani, credeva di essersi conquistato la simpatia di queste donne. Inve-
         ce, sono proprio loro, le donne musulmane “liberate” dal triplo talaq, a guidare la
         protesta contro la nuova legge sulla cittadinanza voluta da Modi stesso. Lo slogan
         più gridato dalle donne di Shaheen Bagh è “azadi”, libertà. Vogliono la libertà di ap-
         partenere al paese in cui sono nate. “Siamo prima di tutto indiane. Poi siamo anche
         musulmane o hindu”, dicono.
         Shaheen Bagh è diventata una “città delle donne”. Ci sono oggi mense di strada,
         chioschi che vendono tè e samosa, asili nido improvvisati, rudimentali infermerie,
         biblioteche, punti di ricarica dei cellulari, farmacie volanti, centri per gli aiuti legali,
         piccoli uffici dove rivolgersi in caso di oggetti smarriti. Alcune televisioni private
         mandano in onda lunghe dirette da Shaheen Bagh. Le si possono vedere in tutta
         l’India e, su YouTube, anche nel resto del mondo. Ogni giorno si tengono comizi, ci
         sono lezioni sulla storia della lotta per l’indipendenza dell’India e sulla Costituzio-
         ne, si recitano poesie, si cantano canzoni rap di protesta, si leggono brani della Bha-
         gavad Gita, del Corano, della Bibbia e si recitano i “gurbani”, gli inni del libro sacro
         dei sikh, a simboleggiare l’unità di tutte le religioni. La domenica, la visita degli abi-
         tanti di Delhi a Shaheen Bagh è diventata una sorta di pellegrinaggio laico. Arrivano
         in questo quartiere orientale della città fino a centomila persone. Ci troviamo di
         fronte alla più lunga e più partecipata manifestazione di protesta della storia
         dell’India indipendente.
         Ma ci sono anche voci contrarie. L’occupazione della strada 13a provoca molti disagi
         agli automobilisti. Per raggiungere Noida, si impiegano adesso fino a due ore, invece
         dei normali trenta minuti. I nervi, soprattutto tra i militanti dell’estrema destra

3 di 6                                                                                                      29/02/20, 08:41
LA CITTA’ DELLE DONNE                                    https://www.pressreader.com/italy/il-foglio-quotidiano/2020022...

         hindu, sono molto tesi. Sabato 1° febbraio un uomo ha sparato in aria due colpi di ri-
         voltella a Shaheen Bagh dopo aver gridato “Jai Shri Ram”, evviva il dio Rama. Due
         giorni prima, un altro giovane aveva aperto il fuoco contro i manifestanti nella vici-
         na Jamia Millia Islamia. Uno studente era stato ferito a una mano. Narendra Modi e
         Amit Shah, nei comizi per le elezioni per l’assemblea legislativa della città di Delhi
         che si sono svolte l’8 febbraio, hanno continuamente denunciato “l’anarchia che
         regna a Shaheen Bagh”. Hanno chiesto il voto per il loro partito, il Bharatiya Janata
         Party (Bjp), “per riportare la legge e l’ordine” nella capitale indiana. L’11 febbraio,
         la sera dell’annuncio dei risultati elettorali, alla notizia dei 62 seggi (su 70) vinti
         dall’Aam Aadmi Party, il partito di Arvind Kejrival, a Shaheen Bagh si è festeggiato
         fino a notte fonda.
         Shaheen Bagh è diventata un modello da imitare. Manifestazioni analoghe sono
         iniziate in tante altre parti del paese. E’ stato così a Park Circus a Calcutta, a Roshan
         Bagh ad Allahabad, al Clock Tower a Lucknow, a Phulwari Sharif a Patna e in decine
         di altre città indiane. In tutte queste manifestazioni, le donne sono sempre in prima
         fila. Sono le donne a opporsi con maggior forza all’entrata in vigore della nuova leg-
         ge sulla cittadinanza e a voler impedire la compilazione del registro nazionale dei
         cittadini. Per poter essere inseriti in questo registro, ogni persona che vive in India
         dovrebbe presentare una documentazione che provi che lui o i suoi antenati erano
         residenti in India fin dai tempi dell’indipendenza del paese dal dominio coloniale
         inglese. Le donne – e non solo quelle musulmane – avvertono sulla propria pelle la
         minaccia di questa procedura. In India, le donne sono spesso prive di documenti
         ufficiali. In molte aree rurali, i certificati di nascita non vengono compilati. La regi-
         strazione dei matrimoni è spesso discrezionale. Le donne raramente hanno proprie-
         tà immobiliari registrate a loro nome. La loro vita è quasi sempre “a cura” di qual-
         cuno. Sono a cura del padre quando sono bambine, a cura del marito quando sono
         sposate. Queste donne avvertono che il registro nazionale dei cittadini costituisce
         per loro un pericolo. Pensano di non avere i documenti richiesti. Temono di finire
         nei centri di detenzione o, addirittura, di essere espulse dal paese. “Non presentere-
         mo i documenti” dicono le donne in tutti i sit-in di protesta.
         E’ la prima volta nella storia dell’India indipendente che ci si trova di fronte a un
         movimento politico guidato dalle donne. Giovani donne sono alla testa di tutti i cor-
         tei. E’ una nuova generazione che si affaccia sulla scena politica indiana. Per capire
         le radici di questo fenomeno, bisogna risalire al 2004. In quell’anno il neo eletto go-
         verno della United Progressive Alliance guidato da Manmohan Singh diede un forte
         impulso a un programma chiamato “mid-day meal scheme”, il pranzo di mezzo-
         giorno offerto gratuitamente a tutti gli alunni delle scuole primarie indiane. Il pro-
         gramma ebbe un grande successo e ridusse drasticamente l’assenteismo dalle aule
         scolastiche delle bambine appartenenti alle famiglie indiane più povere. Oggi, quelle
         bambine sono cresciute. Appartengono a una fascia di età che va dai 18 ai 25 anni.
         Sono loro a guidare la protesta nelle strade dell’India. La loro lotta è dura, senza

4 di 6                                                                                                    29/02/20, 08:41
LA CITTA’ DELLE DONNE                                    https://www.pressreader.com/italy/il-foglio-quotidiano/2020022...

         compromessi. Ma è rigorosamente nonviolenta. Gandhi lo ripeteva spesso: “Se riu-
         scirò a ottenere l’aiuto delle donne, il mio esperimento con la nonviolenza sarà un
         istantaneo successo”. Le donne che lottano oggi in India contro la legge sulla citta-
         dinanza e contro il registro nazionale
         A opporsi alla legge sono stati per primi gli studenti. Ma tutto è cominciato con un
         sit-in di dieci donne a Shaheen Bagh
         Lo slogan più gridato è “azadi”, libertà. “Siamo prima di tutto indiane. Poi siamo
         anche musulmane o hindu”, dicono
         Le indiane che manifestano oggi hanno fatto proprio il messaggio di Gandhi della
         nonviolenza
         dei cittadini hanno fatto proprio il messaggio di Gandhi della nonviolenza. C’è un
         video che è diventato virale nel web, in India e nel mondo. Mostra un gruppo di poli-
         ziotti che, con l’elmetto in testa e armati di bastoni, inseguono uno studente della
         Jamia Millia Islamia a Delhi. Il giovane cerca rifugio nel vialetto di una casa privata. I
         poliziotti lo raggiungono, lo trascinano in strada e lo scaraventano a terra. Iniziano
         a bastonarlo quando tre giovani donne si intromettono. Circondano lo studente a
         terra e gli fanno da scudo con i loro corpi. Le “lathi”, i bastoni di bambù dei poli-
         ziotti, rimangono sospese a mezz’aria. Poi, nel video, si vedono gli uomini in divisa
         abbandonare la scena. E’ una prova del coraggio di queste giovani donne e una ap-
         plicazione concreta del “satyagraha”, la lotta nonviolenta di Gandhi.
         Il tentativo di alterare il carattere laico e democratico dell’India e trasformarla in un
         Hindu Rashtra, una nazione hindu, ha trovato una forte resistenza nelle strade di
         tutto il paese. I simboli del neonato movimento sono la bandiera tricolore indiana,
         l’inno nazionale “Jana Gana Mana” composto da Rabindranath Tagore e il pream-
         bolo della Costituzione che afferma che la Repubblica Indiana garantisce a tutti i
         suoi cittadini uguali diritti. Nelle manifestazioni di protesta sono esposti continua-
         mente i ritratti di B.R. Ambedkar, il padre della Costituzione indiana e del Mahatma
         Gandhi che pagò con la vita il suo messaggio di unità tra hindu e musulmani. La re-
         pressione nei confronti di queste manifestazioni è stata spesso brutale. Soprattutto
         negli stati in cui il Bjp è al potere. In Uttar Pradesh, lo stato governato dal monaco
         estremista hindu Yogi Adityanath, la polizia ha sparato sui manifestanti provocando
         19 morti. Anche in Karnataka, un altro stato retto da un governo Bjp, le forze
         dell’ordine hanno aperto il fuoco sui dimostranti. Due persone sono morte a Man-
         galuru. Eppure, malgrado la repressione, il movimento continua a espandersi. “Voi
         ci dividete, noi ci moltiplichiamo” c’era scritto su un cartello tenuto in mano da un
         manifestante di Mumbai. E’ difficile prevedere se tutto questo avrà un impatto sul
         futuro politico dell’India. Nascerà dalla protesta in corso una nuova classe politica
         capace di sostituire i vecchi leader, spesso screditati e corrotti, degli attuali partiti
         politici
         Le donne – e non solo quelle musulmane – avvertono sulla propria pelle la minaccia
         del registro dei cittadini

5 di 6                                                                                                    29/02/20, 08:41
LA CITTA’ DELLE DONNE                                    https://www.pressreader.com/italy/il-foglio-quotidiano/2020022...

         indiani? Il Bharatiya Janata Party, il partito al governo nel paese, e il Rashtriya Swa-
         yamsevak Sangh, la potente organizzazione nazionalista hindu, controllano oggi
         l’intero apparato statale indiano: l’amministrazione pubblica, il sistema giudizia-
         rio, le forze dell’ordine, i media. A tutto questo si oppone un movimento nato spon-
         taneamente, senza una leadership politica, in larga misura guidato dalle donne. Per
         ora, le forze politiche della destra hindu, hanno subìto una battuta d’arresto. Ma
         non rinunceranno facilmente al loro progetto. Torneranno all’attacco e ci saranno
         nuovi scontri. Il movimento, a partire dalle donne di Shaheen Bagh, è deciso a resi-
         stere. E’ in corso una battaglia decisiva per la conquista dell’“anima” dell’India.

6 di 6                                                                                                    29/02/20, 08:41
Puoi anche leggere