L'UMBRIA IN CENNI Territorio
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Incastonata nel centro della nostra penisola, l’Umbria è chiamata la “regione verde” d’Italia perché, tale colore, è quello prevalente del suo paesaggio caratterizzato da tondeggianti colline ricoperte da boschi o campi coltivati. L’Umbria confina a nord/nord-ovest con la Toscana, a nord/nord- est con le Marche e a sud con il Lazio. Caratteristiche fisiche Situato al centro d’Italia senza sbocchi sul mare, il territorio della regione si presenta prevalentemente montuoso e collinare. Ad est si innalzano i rilievi dell’Appennino Umbro-Marchigiano che, verso ovest, digradano in colline. I monti più importanti della zona sono il Pennino e il Subasio mentre, a sud-est, si ergono i Monti Sibillini anch’essi condivisi con le Marche. Il territorio umbro è ricco di aree boschive intervallate da valli che ospitano numerosi fiumi; tra questi è necessario annoverare il Tevere, che l’attraversa da nord a sud, il Nera e il Velino: quest’ultimo, gettandosi nelle acque del Nera, forma la celebre Cascata delle Marmore che, con i suoi 165 metri, è tra le cascate più alte in Europa.
In Umbria, infine, si trova anche il lago più esteso dell’Italia centro- meridionale: il Trasimeno. Il clima è di tipo continentale, con inverni rigidi e piovosi ed estati piuttosto calde. Risorse Pur trattandosi di una piccola regione, l’economia dell’Umbria può essere suddivisa abbastanza equamente nei tre settori economici benché l’agricoltura sia un’attività che porta numerosi introiti alla regione. Essa è legata soprattutto al mercato interno: gran parte dei residenti sono impiegati in aziende locali di piccole e medie dimensioni. Settore Primario L’agricoltura, ampiamente sviluppata, è praticata principalmente nelle conche e sulle colline. Si coltivano principalmente la vite, l’ulivo, il grano e molte tipologie di cereali benché siano diffuse anche le coltivazioni di girasoli e tabacco destinato, quest’ultimo, all’uso
industriale. Tipiche, infine, sono anche le produzioni di zafferano e tartufo sebbene questo fungo non sia una pianta propriamente coltivabile. Importante è anche l’allevamento suino, da cui si ricavano gli insaccati, alla base della tradizionale gastronomia locale. Settore Secondario L’industria gode di un discreto sviluppo: oltre agli impianti siderurgici e ad alcune centrali idroelettriche, il settore più avanzato è quello alimentare, soprattutto per la produzione di olio d’oliva e cioccolato. A trainare questo settore, però, sono le piccole e medie imprese specializzate nel settore tessile e nella produzione artigianale che si declina in numerosi laboratori specializzati dove si lavorano principalmente la ceramica e il ferro battuto. Il settore terziario A causa dell’assenza di località marittime il turismo, particolarmente fiorente, si caratterizza per la valorizzazione delle bellezze paesaggistiche e artistiche della regione.
A questo si affianca, inoltre, il turismo religioso che trova pieno compimento nella città di Assisi, luogo natale di San Francesco, meta ambita dai pellegrini cattolici provenienti da tutto il mondo. In questa regione, infine, si svolgono numerose manifestazioni di fama internazionale, tra cui la celebre rassegna musicale “Umbria Jazz”.
MAPPA DEI LUOGHI MISTERIOSI DELL’… UMBRIA! Località che custodiscono storie segrete, antiche leggende e misteri. Il sottosuolo di Orvieto Incaricato nel IV secolo da Papa Celestino I di evangelizzare la pagana Irlanda, il vescovo Patrizio meditava a lungo sul suo arduo compito. Secondo la leggenda egli spesso si raccoglieva in preghiera nei pressi di un grande lago e forse una notte Cristo gli venne in sogno per suggerirgli un modo con cui convincere i dubbiosi. Al centro del lago c'era, infatti, un isolotto dove sorgeva un'enorme caverna: conducendo gli scettici al suo interno, Patrizio avrebbe potuto mostrare loro le autentiche porte del Purgatorio, promettendo che chi avesse avuto il coraggio di raggiungere il fondo avrebbe ottenuto, in cambio, la remissione dei peccati e alla fine dei suoi giorni sarebbe stato accolto in Paradiso. L'idea funzionò e per i successivi mille anni la caverna, nota come Pozzo di San Patrizio, divenne meta di pellegrinaggi. Papa Alessandro VI Borgia, però, ordinò con una bolla che l'antro venisse chiuso nel 1497. Trent’anni dopo, nel 1527, un suo successore, Clemente VII, si ritirò con la sua corte a Orvieto in cerca di rifugio. È probabile allora che ripensò al Pozzo di San Patrizio. Orvieto sorge infatti su una rupe di tufo, una fortezza naturale inespugnabile. Ha solo un problema: là in cima l'acqua è pressoché assente e, in caso di assedio, non si può scendere a valle per riempire gli otri con
l'acqua necessaria al sostentamento della popolazione. Occorreva dunque trovare il modo per rendersi indipendenti. Clemente chiamò Antonio da Sangallo, un giovane architetto incaricato della costruzione della nuova Basilica di San Pietro, e a lui affidò il compito di creare un pozzo che giungesse nelle viscere della rocca raggiungendo la falda acquifera senza mai scendere a valle. Il risultato fu una straordinaria opera di ingegneria. In origine il pozzo si chiamava Pozzo della Rocca ma prenderà il nome di Pozzo di San Patrizio forse nel XVIII secolo quando sembra che, a imitazione di quello irlandese, anche questo pozzo diventerà luogo di espiazione dei peccati. Lo scavo del pozzo si rivelò un'impresa meno ardua del previsto perché, grazie alla natura del materiale di cui è costituita la rocca (tufo e pozzolana), fu possibile beneficiare della friabilità del materiale. Un’antica leggenda narra che Orvieto, infatti, sia tutta vuota nel sottosuolo. A sorpresa questi racconti si dimostrano veri quando, alla fine degli anni settanta del secolo scorso, una frana rivelò misteriose aperture. Gli speleologi iniziarono così a perlustrare questi spazi aperti e fecero una scoperta emozionante: la rupe orvietana è in effetti attraversata da cunicoli, gallerie, pozzi e cavità di ogni tipo. Alla fine si conteranno oltre 1200 grotte! I più antichi ipogei scavati dall'uomo risalgono al IX secolo a.C. e, anche allora, la motivazione era sempre la stessa: la ricerca dell'acqua. Gli Etruschi vi realizzarono poi grandi cisterne, come il Pozzo della Cava oggi visitabile, per conservare l'acqua piovana, oltre a un'intricata rete di cunicoli
per convogliarla dove necessario. Fu grazie a queste risorse che, quando Roma mandò le sue truppe per conquistarla, nel 262 a.C., gli abitanti riuscirono a resistere per più di due anni all'assedio. Oggi, oltre ai pozzi, è possibile esplorare una parte di questa affascinante misteriosa Orvieto sotterranea, scoprendo i resti etruschi, medievali e rinascimentali che la roccia ha conservato nei secoli. La leggenda del Lago d'Aiso Secondo una leggenda, nota fin dal ‘600, nel punto dove adesso c’è il lago, un tempo viveva un ricco contadino di nome Chiarò, poco propenso alla carità cristiana. Chiarò pensava solamente al lavoro e a guadagnare più soldi possibile e non teneva conto delle feste religiose benché, al contrario, la moglie fosse una donna pia e caritatevole. Il giorno della festa di S. Anna, che per tradizione contadina veniva dedicato esclusivamente al riposo e alla festa della madre della Madonna, Chiarò volle trebbiare il grano nell’aia obbligando al lavoro anche i suoi braccianti. Ad un tratto una voce di un angelo avvertì la moglie di scappare con tutte le sue cose perché di lì a poco la casa sarebbe sprofondata. Spaventatissima la donna prese con sé i due figli piccoli e si diede alla fuga mentre la casa s’inabissò nel sottosuolo con il marito e tutto il resto al suo interno. Quando si voltò vide però che era inseguita dal corso d’acqua che aveva causato lo sprofondamento della cascina.
In quel momento l’angelo le parlò di nuovo invitandola ad abbandonare il bimbo più piccolo perché questi, crescendo, sarebbe diventato malvagio come il padre. Fu così che la donna riuscì a mettersi finalmente in salvo. Proprio nel luogo in cui fu lasciato il bambino si è formato il lago più piccolo chiamato Aisillo. Secondo la narrazione popolare ogni anno, il giorno di S. Anna, chi si reca sulle rive del laghetto può vedere attraverso l’acqua le travi della casa sommersa con gli arredi della cucina e può anche udire la voce di Chiarò che guida i cavalli.
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