L'attacco di panico. Un caso clinico trattato con psicoterapia strategica The panic attack. A clinical case treated with psychotherapy strategic

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L’attacco di panico. Un caso clinico trattato con psicoterapia
strategica

The panic attack. A clinical case treated with psychotherapy
strategic

Calandi Lorena1

Riassunto
In questo lavoro è trattato un caso clinico di Attacco di panico con l’approccio
strategico breve. Dopo una breve introduzione, che descrive l’ansia e le sue varie
manifestazioni, prosegue con la classificazione del disturbo di panico secondo il DSM-5
e la descrizione del percorso terapeutico effettuato. Il trattamento realizza importanti
cambiamenti già con la riflessione intorno ai vantaggi secondari del comportamento
sintomatico.

Parole chiave
Approccio strategico breve, attacco di panico, ansia, disturbo di panico secondo il
DSM-5

Abstract
In this work has treated a case of panic attack with the strategic approach short. After a
brief introduction, which describes the anxiety and its various manifestations, it
continues with the classification of panic disorder according to DSM-5and the
description of the therapy performed. The treatment produces important changes
already with reflection around the secondary benefits of symptomatic behavior.

Keywords
Strategic approach short, Panic attack, Anxiety, Panic disorder according to DSM-5

Descrizione del disturbo

Il termine ansia definisce uno stato psicofisico caratterizzato da una sensazione di
apprensione, di incertezza, di paura e di allarme con anticipazione di eventi negativi,
verso i quali il soggetto si sente indifeso e impotente (Torta e Caldera 2008).
Essa riconosce manifestazioni proprie della sfera psichica e somatica, associandosi a
modificazioni biologiche, con coinvolgimento di diversi sistemi (neuro-trasmettitoriali,
neuroendocrini, immunitari, neuropeptidici, ecc.).
Alla sintomatologia emotiva si accompagnano sintomi neurovegetativi, rappresentati da
aumento della sudorazione, tachicardia, tensione muscolare, aumento della pressione
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arteriosa, tremori, tachipnea, midriasi, disturbi degli apparati digerente e genitourinario,
ecc.
A differenza della paura, che rappresenta una risposta emotiva ad una minaccia reale,
l’ansia risulta talora priva dell’oggetto scatenante, oppure questo non è chiaramente
riconosciuto come tale dal soggetto. Tuttavia questa distinzione teorica non è sempre
applicabile: una situazione esterna, realmente pericolosa, può evocare pulsioni istintuali
che producono ansia.
L’ansia, in realtà, è una manifestazione fisiologica, un meccanismo innato che permette
di affrontare, con un adeguato aumento delle prestazioni di vigilanza, attenzione e con
la messa in atto di una risposta biologica di attacco o fuga, un eventuale pericolo futuro:
a tal fine può anticipare la percezione del pericolo prima che questo sia chiaramente
identificato.
Lo stato ansioso è suscettibile di modificazioni che dipendono strettamente dal livello di
apprendimento e di esperienza del soggetto.
Svolge, quindi, una funzione di adattamento all’ambiente, migliorando le prestazioni nei
confronti di situazioni di emergenza (ibidem).
L'ansia diventa patologica, quando un soggetto attua una risposta ansiosa "esagerata"
rispetto al suo oggetto, e cioè rispetto alla "reale" pericolosità dell'oggetto (situazioni,
persone, oggetti, ecc.) che la scatena. Sintomi d'ansia troppo intensi rispetto alla reale
pericolosità di una situazione possono avere un effetto dannoso per se e per gli altri.
Tali dati dimostrano come, in molti soggetti, l’ansia venga vissuta più come una
caratteristica del proprio modo di essere piuttosto che come una patologia. Solo quando,
nel continuum fra ansia normale e patologica, si supera una soglia oltre la quale si
manifesta una limitazione funzionale, o una compromissione invalidante della qualità di
vita, la richiesta di intervento terapeutico diviene impellente (Torta,Caldera 2008).

Il disturbo di panico secondo il DSM-5

Il DSM-5 (2015) annovera il Disturbo di panico nella sezione dei Disturbi d'ansia
(300.01-F41.0). Per effettuare una diagnosi occorre:
A. Ricorrenti attacchi di panico inaspettati. Un attacco di panico consiste nella comparsa
improvvisa di paura o disagio intensi che raggiunge il picco in pochi minuti, periodo
durante il quale si verificano quattro (o più) dei seguenti sintomi:
Nota:la comparsa improvvisa può verificarsi a partire da uno stato di quiete oppure da
uno stato ansioso.

1 Palpitazioni, cardiopalmo, o tachicardia;
2 Sudorazione;
3 Tremori fini o a grandi scosse;
4 Dispnea o sensazione di soffocamento;
5 Sensazione di asfissia;
6 Dolore o fastidio al petto;
7 Nausea o disturbi addominali;
8 Sensazioni di vertigine, di instabilità, di "testa leggera" o di svenimento;
9 Brividi o vampate di calore
10 Parestesie (sensazioni di torpore o di formicolio);
11 Derealizzazione (sensazione di irrealtà) o depersonalizzazione (essere distaccati da
sé stessi);
12 Paura di perdere il controllo o di "impazzire";
13 Paura di morire;

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Nota Possono essere osservati sintomi specifici per cultura( per es. tinnito,dolore al
collo,cefalea,urla o pianto incontrollato).Tali sintomi non dovrebbero essere considerati
come uno dei quattro sintomi richiesti.
B. Almeno uno degli attacchi è stato seguito da un mese (o più) di uno o entrambi dei
seguenti sintomi:

1. Preoccupazione persistente per l'insorgere di altri attacchi o per le loro conseguenze
(per es. perdere il controllo, avere un attacco cardiaco, "impazzire").

2. Significativa alterazione disadattiva del comportamento correlata agli attacchi (per es.
comportamenti pianificati al fine di evitare di avere attacchi di panico, come
l'evitamento dell'esercizio fisico oppure di situazioni non familiari).

C. L'alterazione non è attribuibile agli effetti fisiologici di una sostanza (per es. una
droga, un farmaco) o di un'altra condizione medica (per es. ipertiroidismo, disturbi
cardiopolmonari).

D. Gli attacchi di panico non sono meglio spiegati da un altro disturbo mentale (per es.
gli attacchi di panico non si verificano solo in risposta ad una situazione sociale temuta
come nel disturbo d' ansia sociale, in risposta a un oggetto o a una situazione fobica
circoscritti, come nella fobia specifica; in risposta ad ossessioni, come nel disturbo
ossessivo-compulsivo; in risposta al ricordo di un evento traumatico,come nel disturbo
da stress post-traumatico; oppure in risposta alla separazione dalle figure di
attaccamento,come nel disturbo d'ansia di separazione).

L'attacco di panico ha una comparsa improvvisa ed è avvertito come paura o disagio
intensi che raggiungono il picco in pochi minuti durante il quale si verificano 4 o più dei
13 sintomi fisici (per es. palpitazione o sudorazione) o cognitivi (paura di perdere il
controllo o di "impazzire" o paura di morire).
Il DSM-IV-TR identificava tre tipi di attacchi caratteristici:
- attacchi di panico inaspettati nei quali l’esordio non è associato con un fattore
scatenante situazionale;
- attacchi di panico provocati dalla situazione nei quali l’attacco si manifesta subito
durante l’esposizione o nell’attesa dello stimolo o fattore scatenante situazionale;
- attacchi di panico sensibili alla situazione, che hanno più probabilità di manifestarsi in
seguito all’esposizione allo stimolo o al fattore scatenante situazionale, ma non sono
associati con lo stimolo e si manifestano necessariamente subito dopo l’esposizione. In
questo caso, il soggetto può non identificare immediatamente l’aumentata eccitazione
vegetativa indotta da una stanza calda, mal areata o sensazioni di debolezza prodotte
dall’alzarsi rapidamente come stimolo per un Attacco di Panico e come tali questi
attacchi sono considerati in quella occasione come inaspettati.
Nel DSM-5, invece, si fa riferimento ad attacchi inaspettati per cui non vi è un chiaro
elemento scatenante al momento dell'avvenimento ed attesi per cui vi è un chiaro
elemento scatenante, come una situazione in cui si verificano tipicamente gli attacchi di
panico.
La frequenza e la gravità degli Attacchi di Panico varia molto. Ad esempio, alcuni
individui presentano attacchi moderatamente frequenti (per es., una volta a settimana),
che si manifestano regolarmente per mesi oppure brevi serie di attacchi più frequenti
(per es. quotidianamente) intervallate da settimane o mesi senza attacchi o con attacchi
meno frequenti (per es. ogni due mesi) per molti anni.

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Il DSM-IV-Tr, inoltre, identificava i cosiddetti attacchi paucisintomatici, cioè attacchi
identici agli Attacchi di Panico “completi” salvo che la paura improvvisa o l’ansia siano
accompagnate da meno di 4 dei 13 sintomi addizionali, che sono molto comuni negli
individui con Disturbo di Panico.
Sebbene la distinzione tra Attacchi di Panico completi e attacchi paucisintomatici sia
arbitraria, gli Attacchi di Panico completi sono associati con una maggiore morbilità
(per es., maggiore utilizzo di servizi sanitari, maggiore compromissione funzionale,
peggiore qualità di vita). La maggior parte degli individui con attacchi paucisintomatici
ha avuto Attacchi di Panico completi in qualche momento nel corso del disturbo. E'
richiesto più di un attacco di panico inaspettato completo per la diagnosi di disturbo di
panico.

Caso clinico: la montagna addosso

Sara 42 anni si presenta allo studio accompagnata dal marito Angelo, milanese di 18
anni più grande. É ben curata nell’aspetto e nell’abbigliamento ma mostra un
atteggiamento d’inquietudine mista a rassegnazione. Il linguaggio che utilizza ha un
ritmo a tratti lento ed un respiro corto ed affannato.
É lui per primo che descrive le difficoltà della moglie. Sono sposati da 8 anni e non
hanno figli, come lui stesso dice “ho scoperto praticamente a matrimonio avvenuto che
sono completamente sterile per un varicocele mai curato”. Dopo diversi tentativi
psicoterapici infruttuosi, decidono di intraprendere un trattamento ipnotico per il
disturbo di panico.
La paziente, in assenza del marito, dice che il suo problema è iniziato 10 anni prima,
quando il compagno è andato a conoscere la sua famiglia in Campania e lei, che allora
viveva a Milano, aveva avviato la sua attività di estetista.
Si descrive prima delle crisi come una persona autonoma, che viaggiava in aereo da sola
per vacanza o per andare a trovare la famiglia… “il trasferimento stesso ho avuto
proprio un rifiuto anche di scendere giù, cioè non rifiuto, perché io sono stata sempre
un tipo forte, cioè anche se le crisi sono iniziate a Milano, ma ho sempre
combattuto...me sò vista a morte con l’occhi (ho visto la morte con gli occhi) ”
(Indagine del sistema percettivo-reattivo).
La prima insorgenza è legata a sensazioni di malessere, nervosismo, mancanza di aria
nel vedere Angelo che faceva il delfino in vacanza in Sardegna, che lei imputava a
sintomi premestruali. Successivamente, recandosi a trovare la sua famiglia, mentre
guardava le foto della comunione del nipote, ha avuto il primo attacco di panico ….“poi
adesso io me so spezzata e gambe so 10 anni che non sono più me stessa, sono andata
giù, mentre che guardavo le foto di...di...di...di...della comunione di...di mio nipote,
all’improvviso mi è venuto questo grandissimo attacco e praticamente me so vista a
morte con gli occhi”.
Un’altra occasione è stata durante una gita nella Costiera Amalfitana con la sorella,
quando durante una gara di nuoto la donna avvertiva una sensazione di soffocamento;
un giorno mentre era con le sorelle sul letto a casa dei genitori si sentiva poco bene, non
riusciva a parlare, alzarsi, aveva tachicardia ed aveva la sensazione di morire. I familiari
hanno chiamato il medico che li ha indirizzati al Pronto soccorso di competenza “ è
stato un approccio negativo per me, negativo al massimo, vado in ospedale come buon..
fa una dottoressa e voi per questa avete chiamato l’autombulanza, non la vedete che è
depressa e io stavo cosi eh...non riuscivo manco a parlà, ancora oggi se la potessi
affrontà questa donna (non riuscivo neanche a parlare,ancora oggi se la potessi
affrontare questa donna), io non sapevo cosa avevo, assolutamente non sapevo, era la
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prima volta che m’era successo, e poi di conseguenza sono iniziate queste cure..queste
crisi di panico….ho portato tutto il viaggio una montagna addosso, che poi alla
fine....che poi alla fine si è chiuso il pirolo che io appena ho mangiato ho dovuto
vomitare tutto”.
Sara ha avuto crisi di panico continue a tal punto che da quando si è trasferita a Roma
non è più in grado di recarsi al tabacchi vicino casa. Non appena insorge la crisi, lei si
sente “bloccata, tachicardia, soffocamento, bianca, ti senti la morte, cioè sei lucida ma
non riesci né a fare un passo in avanti né uno indietro”. (Definizione del problema)
Segue una terapia farmacologica che per un periodo la fa stare bene, in particolare
assume Effexor, Prozac e Xanax.
Il marito soffre di Disturbo Bipolare “ogni volta che lui si riprende io casco, perché
questa volta è stata lunga molto lunga, 4 mesi, e lui si è ripreso e io sò crollata, sò
crollata di piombo, no...no lui sta proprio bene si è ripreso alla grande questo è, che a
me non me passa mai… mentre che stanno stabili scendono...salgono (lui si è ripreso ed
io sono crollata,sono crollata all'improvviso,...lui sta bene...mentre a me non passa
mai...chi ha il disturbo bipolare hanno periodi che stanno bene ed altri meno) ”.
La paziente racconta che da due mesi assume pure lo Zoloft ma è tornata a casa dai
genitori e “…m’è ritornata questa crisi di panico cioè voglio dire faccio tanto per.. poi
mi casca il mondo..cioè è una piovra che mi sta sulle spalle cioè io praticamente mi
alzo con un malessere e me vado a coricà (coricare) col malessere.”
Nel corso del tempo ha ridotto notevolmente le sue uscite e ciò ha interferito con la sua
vita relazionale e sociale. Ultimamente, però, le capita di avere crisi pure a casa e questo
non la fa stare tranquilla“la casa è un appoggio dove dovrei stare bene”.
L’obiettivo terapeutico è di tornare ad essere autonoma e riprendere le proprie abitudini
quotidiane. La paziente infatti si definiva adrenalinica, lavorava 14 ore al giorno,
prendeva l’aereo, una persona completamente da sola e libera “…cioè libera nel senso
che non mi succedeva niente non avevo paura di niente… non mi va questo cioè io ho
un rifiuto completo di quello che sono diventata per quello che ero quello che sono
diventata… non ho più stima di me stessa”.
Nel parlare del rapporto col marito, Sara dice di aver avuto da diversi anni il sentore che
qualcosa non andasse, a tal punto da voler chiudere il matrimonio “non ce la faccio
sono debole perché lui non lo merita perché è una brava persona mi fa star bene nel
senso che è tanto accorta ma poi fuori che si trova”.
La vita sessuale è inesistente e lei non riesce neanche più ad avere un contatto fisico con
lui. Da due anni ha cominciato a parlargliene ed hanno iniziato a dormire in camere
separate, cosa che lui però non ha mai voluto accettare facendola sentire in colpa. Si è
pure creato un rapporto che lei definisce simbiotico a causa della malattia del marito,
che si è accentuata negli ultimi due anni in concomitanza del pensionamento. Lei è
diventata la sua infermiera ma si è determinato un circolo vizioso per cui non appena lui
sta meglio, è lei che sta male. Dall’ultima volta però lui ha deciso di riprendere a
lavorare e ciò l’ha portato a viaggiare “….perché questa volta è stata lunga molto
lunga, 4 mesi, e lui si è ripreso e io sò crollata, sò crollata di piombo, no...no lui sta
proprio bene si è ripreso alla grande questo è, che a me non me passa mai”.
“Io potrei prendere la macchina ho perso fiducia in me stessa, cioè la prendo la
macchina, andarmene al mare cioè potrei fare una vita diversa come Angelo adesso sta
bene sale scende non è che sta con me perché io sto male no, se sto male lo chiamo,
dico vedi che sto male vieni”.
“Ho i rimorsi verso di lui però lui prima incomincia a dire basta che noi non stiamo
insieme facciamo come se fossi tuo fratello così poi dopo ricomincia a tentare a stare
insieme con me dopo che m’ha fatto chiudere 10 anni con un riccio ma veramente come
un riccio”.
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Sara si sente insoddisfatta della vita che fa, “io a Milano lavoravo,uscivo...quindi avevo
la mia indipendenza da quando sto qui adesso io dipendo e forse è anche questo perché
io sono sempre stata abituata a guadagnarmi io i soldi ma non lo so se io le devo dire
che cos’è non lo so...so soltanto che m’hanno piombato ste crisi di panico da 10 anni
ed è un continuo cioè io mi sto bruciando, me sto bruciando, cioè so diventata pure
mamma cioè col viso un mostro… solo dormendo non sto male è come se io preferissi il
mondo..il mondo che non è il mio il mondo dei sogni, perché sogno molto ecco,
dall’altra parte mi fa piacere starci da qui no questo è.. mi verrebbe voglia di fare tanti
strilli, chiedere aiuto ma poi io sono tanto orgogliosa molto..”
Non appena trasferitasi a Roma, si è dedicata ad assistere il padre malato, che per sette
mesi ha vissuto da lei per effettuare delle cure di chemioterapia e radioterapia e ciò l’ha
aiutata a distogliere il pensiero dal malessere che quotidianamente l’attanaglia. Aveva
preso contatti con un centro estetico per lavorare 4 giorni ma poi le sono stati assegnati
turni durante tutta la settimana “la solita tappabuchi” si definisce e non ci si è mai
recata.
Le relazioni amicali a Roma sono inesistenti, mentre a Milano nonostante gli attacchi di
panico continuava a frequentare le innumerevoli amicizie che aveva prima del
matrimonio e quelle condivise col marito.
Non assume sostanze stupefacenti a parte qualche sporadico episodio capitato in
passato.
Racconta di essersi sentita bene negli ultimi 10 anni soltanto durante l’assenza del
marito che si era recato a Milano per lavoro. In quel periodo, infatti, si è messa a
dipingere icone sacre, pitturare ed abbellire il bagno di casa.
Sara sembra prendere consapevolezza che la sua vita dopo il matrimonio è cambiata e
dice di aver pure provato a separarsi ma la paura di non trovare un’altra persona accorta,
su cui poter contare la spinge a sentirsi in colpa e mantenere una situazione che la fa
sentire letteralmente in gabbia "non lo so io le dico la verità, io adesso vedo entrare mio
marito e sto già in ansia… poverino perché lui non c’entra niente".
Con la tecnica della ristrutturazione il terapeuta cerca di far notare a Sara l'ambiguità
della condizione che sta vivendo“…beh Sara è stata sempre molto brava, però è come
se ora stesse pagando un prezzo per tutto questo, come se questa fosse l’altro lato della
medaglia, l’altra Sara, Sara che non è capace di che non è in grado di, non può
nemmeno vedersi un film in televisione come se adesso stesse pagando tutta la sua
bravura che ha dimostrato nella sua vita, era riuscita a farsi una buona clientela giù
poi sicuramente è riuscita a farsela anche su” (Watzlawick, 1974).
La ristrutturazione consente di ricodificare la percezione della realtà di una persona
senza cambiare il significato delle cose ma cambiando la loro struttura. Non si cambia il
valore semantico di ciò che la persona esprime, ma si cambiano le cornici all’interno
delle quali inserire tale significato.
Durante gli ultimi 10 anni, Sara ha avuto una storia extraconiugale con un ragazzo più
giovane, che svolge il lavoro di tassista e l'accompagna ovunque. Sara ha preso “una
sbandata” come la definisce, ma lui non ricambia questo sentimento, ma si incontrano
clandestinamente ogni tanto e non sa molto della sua vita "...no sposato no, fidanzato
sicuramente, non credo che sia un single a vita ". Il tempo che trascorrono assieme non
è molto, al massimo un paio d'ore la sera e Sara riferisce di non aver mai avuto crisi di
panico mentre sta con lui "…con lui sto bene, non mi è mai successo anzi mi sento
più…..carica……..io non ho paura di niente basta che sto bene dottò perché quando mi
vengono le crisi ho paura, è il fatto che non vivo più bene quindi mi sottoporrei a
qualsiasi cosa pur di star bene".
Anticipare le espressioni del paziente permette di far sentire il paziente compreso
durante la descrizione dei suoi problemi. In questo modo gli si dà l’impressione quasi
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magica di leggere nella sua mente con l’effetto di acquisire immediatamente grande
potere di intervento. Grazie a questa semplice suggestione si trasmette al paziente l’idea
che il terapeuta ha capito il problema tutto e sa come intervenire.
Sara nel descrivere questa storia sembra illuminarsi, cambia la sua espressione del viso,
a tratti sorride e sdrammatizza. La “ricerca delle eccezioni”, infatti, permette di far
immaginare al paziente un’immagine o situazione passata o presente distogliendo la sua
attenzione dal sintomo (Petruccelli, Verrastro 2012).
L’unica storia sentimentale di Sara prima del matrimonio risale a quando lei aveva 26
anni e viveva ancora nel suo paese d’origine. Lui era sposato ma lei non lo sapeva.
Descrive questo amore come travolgente, passionale “…come si dice sempre
contrastata da tutti gli eventi che venivano da fuori… ero ciccia bomba quindi io non
avevo stima di me stessa e chiunque si avvicinava dicevo mò questi mi vengono a
sfottere quindi come se io avessi avuto un altro mondo, ero proprio innamorata pazza
di questa persona”. Non appena la notizia è arrivata alle rispettive famiglie, ha suscitato
uno scandalo nel paese che le ha provocato molta sofferenza. Questa situazione l’ha
costretta ad abbandonare il paese ed un’attività lavorativa ben avviata per trasferirsi a
Milano.
Sara dopo quella storia ha perso fiducia nell'amore ma il marito è riuscito a farle
cambiare idea e l’ha fatto conoscere ai suoi genitori (Sistema reattivo-percettivo della
paziente).
Il principio è che ogni persona ha un proprio sistema di percezione della realtà e, di
conseguenza, un proprio modo di reagire ad essa. L'individuazione del sistema
percettivo-reattivo del paziente è uno dei primi passi che viene compiuto in terapia. Nel
caso di Sara, si ha una prevalenza di un sistema percettivo di tipo visivo.
Sara intraprende diversi approcci psicoterapici di stampo cognitivo-comportamentale
ma come lei stessa dice, non l’hanno aiutata a identificare la causa del problema.
L’ipnosi le appare un’ottima alternativa per trovare l’origine dei suoi problemi “forse il
mio inconscio nasconde qualcosa che io non riesco a buttare fuori che mi fa star male
non lo io non so più che pensare cioè non è possibile che io ho bruciato 10 anni della
vita e mo sto ricominciando da capo”.
Nel contratto terapeutico si cerca la collaborazione anche del marito che deve, dal canto
suo, lasciare la moglie “bollire nel suo brodo”,lasciarla più libera e darle degli spazi”.
L’utilizzo di questa modalità permette di gratificare la persona e dare delle ingiunzioni
per la modifica del suo comportamento.
Mediante tale procedura, di solito, si promuove una partecipazione ed una
collaborazione ai fini terapeutici anche di soggetti estremamente diffidenti o irrigiditi
nelle loro posizioni.
Il setting prevede la cadenza settimanale delle sedute ma la paziente presenta molta
ansia nel fissare gli appuntamenti successivi, e la sua tendenza al controllo la spinge a
comprare un registratore che porta durante le sedute psicoterapiche con la speranza di
riuscire in breve tempo a risolvere il suo problema "…avevo pensato di comprarmi un
mini registratore per venire… così so i fatti miei veramente quali sono qual è il mio
malessere.....io per luglio devo stare bene."
Il terapeuta utilizza la tecnica Go slow che permette di frenare l’ansia dirompente della
paziente, abituandola fin dal primo colloquio ad accettare un passo alla volta
(Petruccelli, Verrastro, 2012).
La prima fase della terapia quindi consiste nell’accettazione dei tempi e nell’aggrapparsi
alla speranza del prossimo incontro, in vista della risoluzione del problema.
Fin dall’inizio si tende ad utilizzare secondo il modello strategico l’ipnoterapia senza
trance. Si cerca di costruire, nella relazione con il paziente, una realtà comunicativa

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carica di suggestione che permetta di ingiungere prescrizioni di comportamento che lo
conducono a rompere i suoi ripetitivi e disfunzionali schemi di azione.
E' utilizzata la terza persona singolare per permettere al paziente di osservare se stesso
ed il problema secondo un altro punto di vista che non rientra nel proprio sistema
percettivo-reattivo (Gulotta, Petruccelli, 2005).
L’obiettivo generale desiderato da Sara è tornare a riprendere la sua vita quotidiana
senza crisi di panico, come lei stessa dice infatti "...se non mi passano queste crisi di
panico sono bloccata non riesco nemmeno a mettere un quadro al muro perché io
almeno mi prendessi la mia forza quella di una volta allora sarebbe diverso… invece si
sente inibita di andare al mare inibita di fare qualsiasi cosa perché è questo".
Il terapeuta cerca di far sì che la paziente possa prospettarsi una vita senza il sintomo
con l'utilizzo della tecnica del Miracolo. Si può così definire degli obiettivi specifici
concreti da raggiungere per stare bene"....tutto quello che si può fare, andare al mare,
qualsiasi cosa, viverla meglio, andare dall’amica mia, spostarmi, non essere impedita a
tutto questo, ma andare dove voglio come facevo prima."
Si utilizza la tecnica di definire concretamente il problema. Essa ha lo scopo di aiutare i
pazienti a trasformare la descrizione dei loro problemi, generalmente astratta e teorica,
in un’esperienza ricca di forme, colori, sapori, odori, ecc. Ciò permette di rendere il
sintomo definibile e misurabile, rompendo la struttura organizzata del discorso ed
osservarlo da una prospettiva diversa (Verrastro 2004).
La paziente utilizza un linguaggio descrittivo della sintomatologia, mostrando qualche
difficoltà nell’imitazione dell’attacco. “…mi sento male, mi sento questa pesantezza
qui, il battito del cuore accelerato, per esempio l’altra sera la pressione è andata giù,
stessa la paura a volte mi si alza, non ha sempre lo stesso..soffocamento”.
Dalla seconda seduta si cerca di allentare il controllo razionale e vigile di Sara
stimolando uno stato alterato di coscienza in cui lei possa sperimentare una sensazione
di rilassamento con un’induzione ipnotica che privilegi una modalità percettiva di tipo
visivo.
Sara si sente confusa a causa dell’allentamento delle difese e su richiesta del terapeuta
ricorda un evento piacevole della sua infanzia legato alle vacanze con la famiglia in
America all’età di 3 anni. Sara riferisce che si trattava di uno dei pochi momenti in cui
si riunivano tutti assieme perché lei e le sorelle vivevano in collegio e tornavano per le
ricorrenze a casa della nonna. La madre era sempre in giro per visite specialistiche per il
fratello, malato di leucemia "…sempre dietro a una porta impaurite noi stavamo con
mia nonna… non è possibile allora io amavo i bambini la mia vita senza figli, io non
sono stata mai con una persona più grande, le persone più grandi le ho viste sempre
con un altro tipo di approccio amichevole ste cose qua me so trovata na persona 18
anni di differenza al mio fianco, cioè non è andato niente di quello che erano le mie..
amavo la famiglia amavo i casini ‘ste cose."
L'atteggiamento di imminente "attesa" porta angoscia e paura nella vita quotidiana di
Sara e sembra riattivare lo stato d’animo con cui è cresciuta. E' possibile delineare un
Locus of control esterno, ovvero posseduto da parte di coloro che credono che gli eventi
della vita, come premi o punizioni, non sono il risultato dell'esercizio diretto di capacità
personali, quanto piuttosto il frutto di fattori esterni imprevedibili quali il caso, la
fortuna o il destino (Rotter,1966).
Il terapeuta ristruttura gli eventi narrati ponendoli all’interno di diversi contesti e
guardandoli da prospettive diverse e questo cambia completamente il suo valore. La
realtà, infatti, è determinata dal punto di osservazione da cui il soggetto la guarda ("....la
mia infanzia non l’ho vissuta come una bambina normale infatti io dico che io e le mie
due sorelle siamo state piccole donne perché abbiamo vissuto tanti traumi già il
distacco al collegio è stato tremendo è un collegio signorile tutto quello che si vuole ma
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a quell’età si sta con mamma e papà, però oggi riesco a capire ma ieri non capivo poi
quando lavoravano siamo tornati alla base che abbiamo perso mio fratello, noi
andavamo a scuola lui è morto non ho mai giocato con le bambole io a volte mi sento
un eterna bambina").
Alla fine della seconda seduta, alla richiesta di cosa fosse cambiato in un’ora nella sua
vita, Sara "....si è rilassata però adesso che sono sveglia di nuovo mi scende tutto
quanto".
Alla terza seduta Sara è molto ansiosa e sfiduciata. Presenta un respiro corto e violento.
Si sente “arrivata alla saturazione di tutto… non vedo vie di sbocco… l’unica
scappatoia mia me ne voglio andà (andare) in un posto”.
Il terapeuta le spiega la differenza tra il tipo di respirazione “di petto” e quella
diaframmatica. “Ci sono due forme di respirazione, una persona che sta correndo
respira come lei, una persona che sta rilassata lo fa come quando sta dormendo…
quando lei va in ansia, questa respirazione le peggiora l’ansia....il respiro è una cosa
che può fare col suo conscio mentre il suo inconscio impara, lei dovrebbe insegnare al
suo inconscio a respirare in un certo modo, perché lei non respira nel modo giusto di
una persona tranquilla, respira nel modo di una persona ansiosa e si vede che è
ansiosa, ma è più facile imparare a respirare in un altro modo che farsi togliere tutti i
problemi della sua ansia che i problemi della sua ansia sono tanti lo sa, sono anche
difficili da risolvere quindi dovremmo trovare dei modi in cui il suo inconscio impari
una modalità di risolvere i problemi diversa da quella in cui lei fin’ ora ha imparato a
affrontare i suoi problemi”. (Ristrutturazione)
"....la cosa assurda che non vede vie di sbocco, io sono convinto che lei non le vede è
proprio questo il problema che lei non vede vie di sbocco alla sua vita sentimentale,
alla sua vita lavorativa e alla sua malattia, ma può essere che la malattia sia un modo
per, tra virgolette, risolvere tutti i problemi?noi non ce l’abbiamo, ce ne abbiamo solo
uno tant’è che poi ci dobbiamo ricoverare, ci vogliamo ricoverare proprio perché “non
ne voglio sapè (sapere) più niente” lei gioca come se fosse una persona che conosce
solo l’ansia per fare quello che dice lei, per raggiungere i suoi obiettivi c’è bisogno di
insegnarle un po’ di calma, ma la calma si impara non è che una calma si..si....si, e
questa calma è contraria alla sua richiesta di correre….. beh è l’unica, ha solo, è come
se avesse solo questo metodo per avere un po’ di spazio e di libertà perché se lei
lasciasse sua madre libera e suo marito libero, che farebbe? lo sente, lo sa che li sta
costringendo con la sua malattia a fare quello a fare quell’altro o pensa di essere
soltanto la povera vittima… e come fa a lasciare una figlia così malata, solo se lei esce
dalla malattia sua mamma sarà libera di andare a casa, ma questo, la sua malattia
gioca contro questo”.
Sara dice: "...non è che io sono egoista anzi ho detto mamma vai a casa perché vedevo
che lei non si muove da casa per paura di lasciarmi ma io non voglio questo....non
riesco a essere più la persona forte che dice prendi la macchina vatti a fare un giro,
scendi al mare, alle 5 alle 6 prendi un po’ di aria di mare no chiusa in casa chiusa in
casa chiusa in casa e questa è vita?...è meglio morire….".
Nel corso della seduta il terapeuta utilizza una serie di interventi che mirano a proporre
diverse alternative alla paziente attraverso l’uso dei paradossi "....ci sono due Sara, una
che non vuole questo e una che però produce questi sintomi, questi sintomi non sono
prodotti da.. sono prodotti dal suo inconscio, sono prodotti da lei, uno può pure
pensare di essere due per carità, noi tutti siamo due siamo tre ma non è un sintomo che
viene da chissà dove, viene sempre da dentro di lei sennò non avrebbe senso fare
psicoterapia giusto? E stiamo cercando di trovare queste ragioni ma
indipendentemente dalle ragioni lei ha con questi sintomi, suo marito in mano e sua
mamma in mano e forse anche altre persone…si...si lo so che poi non l’ascoltano più,
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perché non è facile nemmeno ascoltare una persona che sta in queste condizioni, se lei
volesse essere veramente ascoltata dovrebbe cambiare un po’, ma cambiare è molto
difficile”.
Sara viene messa di fronte al cambiamento avvenuto nella sua vita, dal polo
dell’indipendenza ed autonomia a quello della dipendenza dal marito e dalla madre. Il
sintomo, infatti, rappresenta un modo per ricercare probabilmente quelle attenzioni e
“cure”, come lei stessa le definisce, che non ha mai ricevuto nella sua vita e che però
crea un conflitto tra la parte di Sara che ha raggiunto una piena individuazione, rispetto
a quella bisognosa ed alla ricerca di cure. Da un lato può quindi tenere sotto controllo il
marito, che lascia tutto per soccorrerla, e la madre che si è trasferita a Roma per
assisterla. Anche alle sedute Sara viene accompagnata e nonostante prendano un taxi, lei
si dispone coricata sul sedile posteriore.
L’utilità della comunicazione paradossale consiste nel fatto che si tratta di un intervento
capace di scardinare una rigida e compulsiva situazione percettivo-reattiva. A questo
scopo la tecnica si esprime nell’amplificare e portare all’ esasperazione, durante il
colloquio, le lamentele e le fissazioni del paziente, sino a condurlo, paradossalmente,
all’essere lui stesso a rassicurare il terapeuta. (Wazlavick et al., 1967; Nardone,
Wazlavick,1990)
Sara si sente come se ci fosse qualcuno dentro di lei che la trattiene e che la porta a fare
tutto contro se stessa. Il terapeuta la spinge a rilassarsi ed attraverso la tecnica della
concretezza si cerca di delineare e rendere visibile ed oggettivo il sintomo (Petruccelli,
Verrastro 2012).
Si cerca di far immaginare a Sara delle situazioni alternative che vadano al di là del
problema presentato "...possiamo provare a parlare con questo qualcuno se lei
poco...poco si rilassa e chiude gli occhi, gli vogliamo dare un nome a questo
qualcuno?un uomo o una donna?che forma e che colore ha? provi a immaginarlo… io
vorrei che lei si faccia una fantasia… io vorrei che lei si rilassasse, soltanto se io riesco
a portarla giù, riuscirò anche a ipnotizzarla riuscirò a parlare con questa forza per
vedere cosa vuole da Sara, vedere quali sono i vantaggi, scoprire le cose belle della sua
vita che pure ci saranno state… non voglio un momento bello in genere voglio quel
momento bello, che è successo quel giorno anche se non ci ricordiamo la data non fa
niente ma i ricordi non sono soltanto generici ma c’è quell’albero, quella passeggiata,
quella persona, quell’incontro che c’ha fatto stare bene c’è quel film c’è quella
situazione con mio padre mia madre, c’è quella situazione con le mie sorelle con i miei
amici col mio primo fidanzato” (Ricerca delle eccezioni)
Durante l’induzione si chiede alla paziente di ricordare un momento bello e di
riproporlo, e poi uno brutto nel suo passato che sia indipendente dalla condizione attuale
legata al sintomo. Sara ripensa ad un avvenimento successo quando aveva l’età di 6
anni, quando a causa di litigi tra i suoi genitori e l’allontanamento del padre, lei non
riuscì più a camminare.
("…forse poi è diventato un momento bello quando loro hanno fatto pace cosa strana
c’era la festa di mia zia, mio padre mi ha portato in braccio e io mi sono sbloccata con
le gambe....."È strano come quando lei va in ansia, quando lei sta male c’è sempre
qualcosa che le impedisce di uscire, anche i sintomi di mò sono sintomi che le
impediscono di uscire, o forse non è strano forse è normale, forse uscire per lei
significa qualcosa di più che andarsene a spasso, e invece quando lei sta male c’è
quella forza che le aggiusta le cose in modo che lei non esce, o perché le sue gambe si
paralizzano o perché se esce le vengono gli attacchi di panico, insomma vuole tenerla
dentro casa" -Ristrutturazione).
Alla richiesta di cosa sia cambiato rispetto ad un’ora prima, Sara dice di sentirsi più
calma ma confusa. Il terapeuta allora sottolinea… “la confusione dovrebbe essere una
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cosa utile al suo conscio per evitare di pensare poi pensando che possa venir fuori un
po’ di inconscio se lei vuole stare sempre perfettamente vigile quindi non confusa beh
fa dei grossi sforzi per riuscire a mettere tutti i suoi problemi nelle caselle giuste”.
Si utilizza la confusione per stimolare uno stato alterato di coscienza. Attraverso
l’ipnosi si cerca di depotenziare gli abituali schemi di riferimento e i sistemi di credenze
coscienti, costringendo il paziente ad avviare una ricerca inconscia nel tentativo di
trovare una risposta alla situazione inaspettata. La ricerca interiore comporta uno stato
di introspezione che avvia una trance utilizzabile per elicitare delle reazioni autonome e
involontarie o per "far passare" delle suggestioni al di sotto della soglia cosciente.
(Nardone, Salvini 2004)
Nella seduta successiva il terapeuta, assistito da un co-terapeuta, utilizza la tecnica della
“prescrizione paradossale” in un contesto protetto, come quello della terapia in uno stato
di rilassamento in cui la paziente può sperimentare il sintomo temuto.
Nei confronti di un problema che si presenta come spontaneo ed irrefrenabile è efficace
prescrivere il comportamento sintomatico stesso, poiché in questo modo si mette la
persona nella situazione paradossale di dover eseguire volontariamente ciò che è
involontario ed incontrollabile e che ha sempre tentato di evitare. Anche in questo caso
l’esecuzione volontaria del sintomo annulla il sintomo stesso, che per essere sintomo
deve essere qualcosa di spontaneo ed incontrollabile. (Nardone, 1993)
In una posizione diversa, cioè in piedi, si prova a ricreare la condizione di instabilità
sperimentata da Sara durante l’attacco di panico, in una situazione in cui invece è sotto
controllo. Sara entra in uno stato di trance e riesce a far emergere il suo stato
d’insoddisfazione e malessere tramite un pianto liberatorio.
“(….ora sei bloccata ma è estremamente piacevole estremamente piacevole per te ma è
una sensazione nuova piacevole una sensazione nuova piacevole può essere piacevole
anche rimanere cosi bloccati...bloccati mentre il tuo corpo diventa sempre più
pesante..pesante.....bloccato, è una sensazione diversa dal solito a quella a cui sei
abituata e non è necessario che tu ti muova ora puoi rimanere cosi come sei bloccata
per imparare ad essere libera bloccata per imparare ad affrontare in maniera diversa i
tuoi problemi prova a muoverti anche se è completamente inutile… e vorrei che tu ti
lasciassi cullare da questo stato di benessere da questo nuovo stato che sei stata
capace di vivere e di sperimentare dentro di te di vivere perché dentro di te ci sono
veramente enormi risorse e tu ci riesci come sei stata capace in quest’occasione di fare
una cosa al di là della tua normalità sarai capace di vivere in maniera diversa la tua
esistenza e di fare tutte quelle cose buone per te… e vorrei che tu proprio ti godessi
questa tua capacità di comportarti in maniera diversa rispetto alla tua norma perché a
volte basta un gesto piccolo...piccolo per cambiare le cose e come sei stata capace ora
di comportarti in maniera diversa lo puoi essere anche in altre circostanze.
(Ridefinizione positiva- Ristrutturazione con l’utilizzo di suggestioni terapeutiche-
Esperienza emozionale correttiva)
("...quando imparerai ad andare giù veramente in trance non avremo più bisogno di tua
mamma non avremo più bisogno di tuo marito non avremo più bisogno di nessuno e tu
sarai l’unica in grado di decidere cosa fare della tua vita l’unica in grado di decidere
cosa fare la mattina, l’unica in grado di decidere quali sono le strade buone per te e
avrai in mano tutto il tuo futuro che sarà pieno di cose che potrai ancora fare che sarai
in grado di fare come riuscire a uscire riuscire a lavorare riuscirai a incontrare
persone interessanti per te a risolvere i piccoli poi vedrai quanto sono piccoli i
problemi della tua vita…. io voglio però che Sara queste cose le faccia per lei, che sta
facendo per tirarsi fuori dagli impicci, dai problemi, forse è la strada buona ma ce ne
sono di migliori, in cui no vengono gli attacchi di panico in cui non vengono i malanni
in cui non viene tutto questo dolore che Sara sta tirando fuori, cosa sente nella pancia
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ma è piacevole? che sente mal di pancia?…che si muove che c’è qualcosa che preme
per uscire forse è qualcosa che abbiamo smosso noi forse è qualcosa che sta
cambiando lei è molto abituata a sentire solo dolore dov’è rimasto il piacere nella sua
vita dove sta?"(Ricerca delle eccezioni)
"….dovremmo trovare il modo per trovare piccoli spazi di piacere nella sua vita,
piccoli o grandi… forse quando dorme la notte almeno non c’è dolore… alcuni sono
belli?
"..non si preoccupi tutte le volte in cui questo periodo sta male si concentri su tutte le
volte che ha dei momenti significativi in cui sta bene" (Prescrizione del comportamento)
Si parte dalla convinzione che il cambiamento passi attraverso esperienze concrete e la
prescrizione di sequenze comportamentali da eseguire tra una seduta e l’altra. Questi
espedienti hanno il fine di far vivere quelle esperienze individuate come portatrici di
cambiamento nel sistema percettivo-reattivo del paziente (Nardone, Watzlawick 1997).
Nelle sedute successive attraverso la trance ipnotica si aiuta Sara a raggiungere via via
uno stato di rilassamento corporeo sempre più profondo, cercando di far sì che anche la
mente conscia possa scivolare verso uno stato alterato di coscienza. Si ha così la
possibilità di sperimentare ed apprendere nuove modalità cognitive e comportamentali
che non sono inizialmente automatiche ma che col tempo lo diventeranno, costituendo
un repertorio su cui Sara potrà contare per affrontare la vita quotidiana. Per rinsaldare
l’autostima di Sara vengono utilizzate delle metafore, come quella dell’imparare a
guidare, a leggere o scrivere, che rappresentano inizialmente dei compiti molto difficili
ma che col tempo e l’esperienza diventano automatici e messi in atto in maniera
inconsapevole (Haley,1976; Gulotta 2005).
"…quello sforzo per pensare a cosa deve fare per guidare appena presa la patente,
appena presa la patente lei doveva stare attenta a tutto dopo è il suo corpo a guidare lei
può anche pensare ad altro all’inizio doveva stare molto attenta a guidare, quando
vedeva un ombra si fermava senza pensare cos’è quell’ombra perché se lo facesse
quando ha preso la patente mentre decide se è un gatto o una busta di plastica beh
l’avrebbe già investito invece il corpo risponde subito, intanto frena e poi si vede,
quando la mente capisce che cosa è il corpo ha già reagito, certo farà qualche frenata
in più ma avrà meno probabilità di investire un gatto e il suo inconscio sta, senza che
lei se ne accorga, capendo come funzionano questi meccanismi, che tutte le possibilità
di Sara non sono solo quelle che vengono in mente a Sara ma possono essere molte
altre, quelle che non vengono in mente a Sara, soprattutto dalla Sara bloccata, chiusa
impaurita, a volte terrorizzata possono venire le risorse per migliorare la vita di Sara,
migliorare la vita non è una faccenda difficile basta conoscere la strada giusta ma la
strada giusta non è quella che ci viene dalla testa in questi casi perché con la testa non
siamo riusciti a evitare gli attacchi di panico le ansie non siamo riusciti a evitare la
nevrastenia, lo stare male abbiamo provato in tutti i modi a uscire con la testa dallo
stare male, bisogna chiamare un’altra parte di Sara altrettanto importante che ha la
caratteristica di essere inconsapevoli cioè che Sara non sa cosa sta facendo come
funziona che cosa è e per esempio sta migliorando lentamente in questo periodo ma a
noi non ci interessa che cosa sta aggiustando Sara se i farmaci o il proprio inconscio se
la terapia farmacologica, la terapia psicologica, non ci interessa molto, l’importante
che Sara sta meglio, un po’ Sara si sta godendo questi minuti e il corpo lo sa ma
finalmente la mente non è molto sveglia, il suo corpo sta imparando che ci sono altri
modi di reagire allo stress, Sara lo sta conoscendo ma pian piano imparerà anche lei
come ha imparando a guidare la macchina, non avrà idea di quando riuscirà a
scoprirlo ma io mi meraviglierei se già oggi non ci fosse nessun segno che il corpo di
Sara sta andando nella direzione della guarigione mentre la mente di Sara si rilassa
pensa a quello che vuole, segue il corpo, ci sono anche tante cose da vedere da sentire
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da guardare, Sara non ha mai ascoltato non ha mai visto non ha mai odorato mai
toccato perché sarebbe molto difficile farlo ma Sara non sa nemmeno quando inizierà
questo processo di esplorazione quando inizierà questo processo di apprendimento….,
quando Sara ha imparato a guidare la macchina ma anche quando Sara ha imparato a
leggere e adesso legge la fatica che ha fatto.. le a le o.. i tre agli otto, tre è metà di otto
come immagine ma come numero no, un asta è numero uno ma anche la lettera i
maiuscola la minuscola si distingue dalla maiuscola dal puntino e quella maiuscola
sembra una elle minuscola" (Metafora durante la trance ipnotica).
"…Sara e lo sta sperimentando con l’attenzione necessaria per impararlo Sara si sta
veramente concentrando su se stessa e ogni tanto sente qls che arriva dall’esterno dal
di fuori la mia voce un rumore che arriva dalla strada un campanello che suona nella
stanza accanto ma tutto viene come da lontano come se la mia voce il campanello
fossero sfumati attutiti, quando lo saranno del tutto, molto bene, è come se tutto venisse
da una realtà lontana un po’ confusa".
"cerchi di fare una fantasia su questo rumore come è fatto di che colore è veda che lo
sta usando forse è un ragazzo, forse è un 30enne, forse ne ha 35 o 40, forse è più
anziano, veda com’è vestito sicuramente è un maschio veda che faccia c’ha una faccia
simpatica antipatica….. in che stanza sta che lavoro sta facendo i mobili se ci sono
nella stanza proprio come se lo vedesse se vedesse il il tavolo se c’è il divano il mobile
che sta cercando di attaccare" (Fantasia guidata con l’utilizzo di loci - Ancoraggio,
sottolineatura di elementi esterni ed inaspettati per facilitare il rilassamento e la trance);
"…basta che lei abbia registrato anche inconsapevolmente quello che ha vissuto che ha
provato ma soprattutto lei avrà sicuramente imparato delle cose che hanno a che fare
con Sara ma non le ha imparate con la solita mente con il solito cervello le ha imparate
con un livello diverso dove loro sono li e guidano il nostro corpo come da una centrale
e possono controllare quasi tutto ma non è il cervello né la corteccia né il pensiero né
la ragione però sta centrale sa fare molte cose e le farà sempre nel modo migliore per
Sara"; (Metafora)
Il terapeuta spiega a Sara che non è importante la causa del suo malessere "....io non sto
lavorando sulla causa che in questi casi non serve a molto se ci sta una causa io faccio
l’ipotesi che quando arriva lo stress o qualsiasi tipo di situazione difficile a volte il mio
organismo inizia a reagire in un certo modo e continua poi dopo anche quando è
passato lo stress soprattutto quando gli stress sono difficili da risolvere qual è lo
stressor come diceva il mio libretto, cioè la causa dello stare male in questo momento…
l’importante è che diventino automatiche dentro di noi chi attraversa il fiume non è
quello senza paura è quello che si piglia la sua paura se la mette sulle spalle e
attraversa il fiume perché il problema non è vivere senza paura che è impossibile ma
trattare la paura soprattutto le difficoltà della vita cioè trovarsi nelle condizioni com’è
quella sua affettiva".
"… Mi dispiace perché è una brava persona ma io non sto bene… vado in paranoia…
devo anche vedere un attimino la reazione perché in questo momento la sua presenza
mi fa venire ansia però non so perché tu fai le stesse cose non è che cambi e io non ti
posso cambiare".
"...va in un circolo..allora. io non ce la faccio più, lo voglio lasciare mi dispiace è una
brava persona non lo posso lasciare non ce la faccio è circolare sta 5 minuti che lo
vuole lasciare si sente in colpa 5 minuti non lo vuole lasciare più….. è già un passo
avanti per uscire dal cerchio poi non si preoccupi che quando uscirà dal cerchio vedrà
anche la vita e la soluzione in modo molto più..... adesso lei non può vedere ancora una
soluzione perché appena la intravede va dall’altra. (Ristrutturazione e suggestioni
senza trance).

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Nel corso delle sedute Sara diventa più tranquilla e serena. Riesce ad uscire di casa da
sola anche se per poco tempo. Nel giro di una settimana, tra una seduta e l’altra, Sara
giunge alle sedute da sola, non accompagnata dal marito o dalla madre.
Dopo aver preso consapevolezza dell’insoddisfazione legata al suo matrimonio che
accentua il suo malessere, ha inoltre concordato col marito di stare un periodo separati e
questo la fa stare bene.
(".... la cura sta iniziando a fare effetto adesso, perché io per esempio sono 10 gg che
non ho crisi di panico da quando ho iniziato la terapia…. sono scesa ieri nonostante
faceva caldo ce l’ho fatta… me so andata a fa i capelli a far la spesa… mi incomincia a
pesare stare in casa… prima invece...".
"...beh insomma è già un notevole progresso essere uscita mezzo pomeriggio e aver
preso un po’ d’aria… anche se sta benissimo non esca all’ora di pranzo… poi se si
porta sua mamma appresso rischia eh con questo caldo ma anche se stanno bene…: ma
stia attenta perché con sto caldo.. (Predizione della ricaduta);
"..Io noto che sono più tranquilla e la cosa mi spaventa";
"...sì eh?io credo che certo che uno si spaventa ma quando non ci sono alternative poi
uno deve prendere delle decisioni";
"...io comunque piuttosto che stare male io ho preso la mia decisione, che quando
rientrerà inizia l’ansia che questo me la provoca. È una decisione che io già 4 anni
avevo preso prima di stare male così. Io mi devo sentire donna anche se mi sento donna
da sola però… devo andà (andare) a lavorà (lavorare) e poi anche stare con una
persona che comunque siamo umani… abbiamo bisogno di coccole… di esprimersi non
lo so quello che si ha dentro per una persona… vediamo che adesso devo mettere
ordine nella mia vita; "....non lo so con certezza però sono contento che lei sta
cominciando a fare chiarezza nella faccenda mettendo sul piatto della bilancia anche
cambiamenti radicali, lei è una persona molto ansiosa e questo da quando era piccola
ma quando poi questa ansia diventa troppo bisogna andare a vedere cosa è successo e
lei ogni volta che ne parla lega questa faccenda alla"......"vero o falso che questo è, lo
dobbiamo andare a capire ma non lo possiamo capire se lei fa si che gli attacchi di
panico le impediscono di uscire, in fin dei conti quando stava con Fabrizio stava meglio
e questa già è una prova che lei ha fatto, magari non si è accorta che era una prova ma
l’ ha fatta" (Tentate soluzioni fallimentari);
"…questo corrisponde ad un periodo migliore con le pillole questo corrisponde ad un
periodo migliore perché ha già fatto delle scelte, le scelte perché le ha fatte forse
perché abbiamo messo in moto un processo per cui era pronta per le scelte forse perché
ha preso le pillole forse semplicemente si è sentita più sostenuta ma a me non mi
interessa sapere come mai succedono le cose l’importante è che le cose stiano
succedendo non è importante quale succede per prima, prima le pillole prima l’ipnosi
prima la scelta di fare un periodo senza il marito boh io nn sono di questo avviso e
l’importante è che le cose si facciano e che la persona capisca ma non con la testa con
altre parti, la personalità, lo vogliamo chiamare inconscio lo vogliamo chiamare boh
possiamo scegliere che esistono delle strade alternative che possono essere prese quello
è stato il motivo scatenante della mia depressione, manco in casa più e dove vado
chissà ognuno ha un buco dove stare bene il fatto che mi è successo in casa ma più di
una volta....è il massimo più di quello che le deve succedere" (Peggioramento);
"....vuol dire che lei ha raggiunto il massimo, il bicchiere è all’orlo no?per cui un po’
coi farmaci un po’ con la terapia raggiungiamo un livello minore di ansia abbassiamo
il bicchiere ma poi forse il problema rimane no? E questo però lo posso affrontare un
problema del genere anche se c ho pensato 3 anni solo se mi sento un attimino in grado
di camminare di progettare un futuro di pensare alle cose mie se non posso manco uscì
dove vado?....devo morire e basta non lo so come è....Sara deve riprendere in mano la
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