L'ASSIMILAZIONE: OSTACOLO ALLA CONCORRENZA O OPPORTUNITÀ PER LA GESTIONE INTEGRATA?

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L'ASSIMILAZIONE: OSTACOLO ALLA CONCORRENZA O OPPORTUNITÀ PER LA GESTIONE INTEGRATA?
FEBBRAIO 2019

                L'assimilazione: ostacolo
                alla concorrenza o
rifiuti N°113

                opportunità per la
                gestione integrata?
                Laboratorio SPL Collana Ambiente

                Abstract
                Le scelte in materia di assimilazione sono uno degli ingredienti per perseguire gli obiettivi di riciclaggio previsti dal
                Pacchetto Economia Circolare. Una soluzione di prospettiva per l’emanando decreto sulla assimilazione potrebbe
                essere quella di demandare l’individuazione delle linee guida alle Regioni e di affidare agli Enti di Governo d’Ambito la
                declinazione sulle specificità del territorio.

                Choices in the matter of assimilation are one of the ingredients to pursue the recycle targets of the Circular Economy Package.
                A perspective solution for the awaited assimilation act could be to leave to the Regions the guidelines determination and to
                entrust the local government bodies with competencies on territorial specificities.

                Gruppo di lavoro: Donato Berardi, Antonio Pergolizzi, Francesca Signori e Nicolò Valle

                REF Ricerche srl, Via Aurelio Saffi, 12, 20123 - Milano (www.refricerche.it)

                Il Laboratorio è un'iniziativa sostenuta da (in ordine di adesione): ACEA, Utilitalia-Utilitatis, SMAT, IREN, Veolia, Acquedotto Pugliese, HERA,
                Metropolitana Milanese, CRIF Ratings, Cassa per Servizi Energetici e Ambientali, Cassa Depositi e Prestiti, Viveracqua, Romagna Acque,
                Water Alliance , CIIP, Abbanoa, CAFC, GAIA, FCC Aqualia Italia, A2A.
FEBBRAIO 2019

                                      Gli ultimi contributi
rifiuti N°113

                                      n. 112 - Acqua - Le aziende multi-servizio: avamposto industriale nei servizi pubblici locali, gennaio 2019
                                      n. 111 - Rifiuti - Economia circolare: senza gli impianti vince sempre la discarica, dicembre 2018
                                      n. 110 - Acqua - Pdl Daga: l'acqua ha bisogno di "Industria", dicembre 2018
                                      n. 109 - Acqua - Pdl Daga: rinunciare alla regolazione indipendente è una scelta sbagliata, novembre 2018
                                      n. 108 - Acqua - Pdl Daga. Costo 20 miliardi: debito o tasse?, novembre 2018
                                      n. 107 - Acqua - I fanghi della depurazione: l’acqua entra nell’economia circolare, ottobre 2018
                                      n. 106 - Acqua - L'acqua del rubinetto: più sicura, controllata ed economica, ottobre 2018
                                      n. 105 - Acqua - La regolazione del servizio idrico: quando l’allievo supera il maestro, settembre 2018
                                      n. 104 - Rifiuti - Il ciclo dei rifiuti: tra ritardi e opportunità, settembre 2018
                                      n. 103 - Acqua - Qualità tecnica: investimenti avanti adagio, luglio 2018

                                      Tutti i contenuti sono liberamente scaricabili previa registrazione dal sito REF Ricerche

                                      La missione
                                      Il Laboratorio Servizi Pubblici Locali è una iniziativa di analisi e discussione che intende riunire selezionati
                                      rappresentanti del mondo dell´impresa, delle istituzioni e della finanza al fine di rilanciare il dibattito sul
                                      futuro dei Servizi Pubblici Locali.
                                      Molteplici tensioni sono presenti nel panorama economico italiano, quali la crisi delle finanze pubbliche
                                      nazionali e locali, la spinta comunitaria verso la concorrenza, la riduzione del potere d’acquisto delle
                                      famiglie, il rapporto tra amministratori e cittadini, la tutela dell’ambiente.
                                      Per esperienza, indipendenza e qualità nella ricerca economica REF Ricerche è il “luogo ideale” sia per
                                      condurre il dibattito sui Servizi Pubblici Locali su binari di “razionalità economica”, sia per porlo in relazione
                                      con il più ampio quadro delle compatibilità e delle tendenze macroeconomiche del Paese.

                ISSN 2531-3215                                Editore:
                                                              REF Ricerche srl                                     laboratorio@refricerche.it
                Donato Berardi                                Via Saffi 12 - 20123 Milano                           @LaboratorioSPL
                Direttore                                     tel. 0287078150
                   dberardi@refricerche.it                    www.refricerche.it                                    Laboratorio REF Ricerche
rifiuti N°113            FEBBRAIO 2019
                                                               L'assimilazione: ostacolo alla concorrenza o
                                                                     opportunità per la gestione integrata?

PREMESSA

A metà strada tra i rifiuti urbani e gli speciali si innestano i rifiuti speciali non pericolosi assimilati/
assimilabili agli urbani. Si tratta di quei rifiuti che, seppur prodotti da utenze non domestiche, hanno
una composizione merceologica simile agli urbani e che per tale ragione possono essere gestiti negli
stessi impianti e con gli stessi processi, garantendo standard tecnico-gestionali, controllo e tracciabi-
lità equivalenti.

Le scelte in materia di assimilazione dei rifiuti speciali non pericolosi agli urbani è storicamente de-
mandata agli enti locali. Scelte di ampia assimilazione si legano tradizionalmente al desiderio di as-
sicurare una gestione pubblica controllata, efficiente, incanalata in un ciclo integrato industriale e
rispettosa dell’ambiente e della salute dei cittadini. Scelte in favore di una maggiore deassimilazione
rispondono invece ad una focalizzazione sull’ambito domestico e urbano in senso stretto, e ad esigen-
ze di semplificazione/standardizzazione del servizio. Da almeno due decenni si attende l’emanazione
di un Decreto per armonizzare i criteri quali-quantitativi applicati dai Comuni. L’inerzia dei governi
che si sono succeduti nel corso degli anni ha fatto sì che i Comuni e in generale gli enti territoriali di
gestione si avventurassero in una selva di Regolamenti che hanno prodotto confusione e incertezza,
a danno sia dei cittadini/contribuenti che degli operatori del settore.

Un quadro normativo chiaro è necessario e dovrebbe servire da volano per gli investimenti nel settore,
ancora oggi si fa riferimento a una babele di Regolamenti comunali in cui i criteri qualitativi e quanti-
tativi sono combinati tra loro determinando condizioni di partenza differenti anche in territori contigui
e con standard di servizi equivalenti, talvolta serviti dal medesimo gestore.

L’assenza di un quadro normativo omogeneo ha implicazioni per le dotazioni impiantistiche e per la
pianificazione dell’intero ciclo dei rifiuti, andando ad impattare sull’equilibrio tra il ruolo del pubblico e
del privato, tra l’estensione della privativa e il libero mercato, sui bilanci dei Comuni, e quindi sui bilanci
delle imprese e delle famiglie.

Un intervento chiarificatore, che definisca un perimetro omogeneo del servizio pubblico, è condizione
necessaria anche per l’avvio di una efficace regolazione economica.

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                                                                                                                    opportunità per la gestione integrata?

                             1. I RIFIUTI ASSIMILATI: NORME E DEFINIZIONI

           L’istituto        L’istituto dell’assimilazione dei rifiuti speciali ai rifiuti urbani viene da lontano, previsto sin dalla prima
  dell’assimilazione         normativa nazionale diretta a regolamentare la gestione dei rifiuti, il DPR 915/82. In quella sede già si
   viene introdotto
    dalla normativa          prevedeva la competenza statale nella determinazione di “criteri generali per l'assimilabilità dei rifiuti
   italiana nel 1982         speciali ai rifiuti urbani”, nonché l’assegnazione ai Comuni delle relative competenze, da esercitare at-
                             traverso appositi regolamenti chiamati a stabilire “le norme per la determinazione dei perimetri entro
                             i quali è istituito il servizio di raccolta dei rifiuti urbani”.

                             1.1 I rifiuti urbani e assimilati nel TUA
                             Ancora oggi, secondo quanto stabilisce il Testo Unico Ambientale (d’ora in avanti TUA)1, la qualità di
                             rifiuto non è definita da una intrinseca qualità merceologica, piuttosto si tratta di una scelta, in prima
                             istanza del detentore, ed in secondo luogo dell’ente competente: una circostanza che lascia spazio ad
                             un intervento di matrice discrezionale e tecnico-organizzativa2.

 L’art.184 del TUA           L’articolo 184 del TUA definisce “rifiuti urbani”:
 definisce cos’è un
  “rifiuto urbano”
                             a) i rifiuti domestici provenienti da locali e luoghi adibiti ad uso di civile abitazione3;
                             b) i rifiuti non pericolosi provenienti da locali e luoghi diversi assimilati ai rifiuti urbani per qualità e
                             quantità.

                             La stesso rifiuto, quindi, cambia natura giuridica a seconda che sia prodotto in una utenza domestica
                             cui si associa per definizione l’origine “urbana” – oppure in altro contesto, utenza non domestica, come
                             un museo, un ufficio o un laboratorio artigianale: in questo secondo caso il medesimo rifiuto è clas-
                             sificato come rifiuto speciale4.

         Lo Stato ha         L’articolo 195 del TUA, comma 2, lettera e) conferma che spetta allo Stato la “determinazione dei criteri
  competenze nella
    determinazione           qualitativi e quali-quantitativi per l’assimilazione, ai fini della raccolta e dello smaltimento, dei rifiuti
       dei criteri per       speciali e dei rifiuti urbani.”
     l’assimilazione
      In attesa di un        In attesa che un apposito decreto disciplini la materia la Deliberazione del Comitato interministeriale
         decreto che         sui rifiuti del 27 luglio 1984, cui fa riferimento la lettera dello stesso TUA, indica che i rifiuti speciali as-
         disciplini la
      materia spetta         similabili devono avere caratteristiche tali da far sì che il loro smaltimento negli impianti per rifiuti ur-
        ai Comuni la         bani “non dia luogo ad emissioni, ad effluenti o comunque ad effetti che comportino maggior pericolo
          definizione        per la salute dell’uomo e/o per l’ambiente rispetto a quelli derivanti dallo smaltimento, nel medesimo
      delle policy di
       assimilazione         impianto o nel medesimo tipo di impianto, di rifiuti urbani”. Nelle more del decreto, l’articolo 198 del
                             TUA, comma 2, lettera g) assegna ai singoli Comuni le competenze in materia di assimilazione dei
                             rifiuti speciali non pericolosi agli urbani.

                             In generale, sono dichiarati assimilati ai rifiuti urbani tutti i rifiuti di imballaggio non espressamente
                             vietati dal TUA5 e i rifiuti speciali non pericolosi provenienti da locali e luoghi adibiti ad usi diversi
                             dalla civile abitazione e ottenuti dalle seguenti attività-lavorazioni: i rifiuti da attività agricole e agro-
                             industriali (ai sensi e per gli effetti dell'articolo 2135 C.c.), i rifiuti da lavorazioni artigianali, i rifiuti da

1 D.lgs. 3 aprile 2006, n.152.
2 Art.183, lett. a).
3 Rientrano tra gli urbani anche i rifiuti che originano dallo spazzamento, le giacenze di rifiuti nelle strade, gli scarti vegetali, le esumazioni e estumulazioni.
4 L’art. 184 comma 3 fornisce una definizione di rifiuti speciali (lettere da a) ad n).
5 Non possono in ogni caso essere assimilati agli urbani i rifiuti speciali pericolosi e gli imballaggi terziari di qualsiasi natura, così come eventuali imballaggi sec-
ondari non restituiti all'utilizzatore dal commerciante al dettaglio che possono essere conferiti al servizio pubblico solo in raccolta differenziata (art. 226, comma 2).

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                                                                                                                  opportunità per la gestione integrata?

                            attività commerciali, i rifiuti da attività di servizio e i rifiuti derivanti da attività sanitarie.

                            1.2 In attesa di un Decreto sull’assimilazione

                            La stesura di una disposizione legislativa che sancisca l’uniformità sul territorio nazionale dei principi
                            di assimilabilità dei rifiuti speciali agli urbani è attesa da decenni: i tentativi operati nel corso degli anni
                            non hanno avuto l’esito auspicato.

                            A riaccendere (temporaneamente) i motori per l’approvazione di un decreto sui criteri di assimila-
                            bilità ha contribuito una recente sentenza6, con cui il Tar del Lazio ha accolto il ricorso presenta-
                            to da un’azienda attiva nel recupero della carta da macero7 che lamentava di essere danneggiata
                            dall’eccessiva assimilazione dei rifiuti effettuata dalle amministrazioni comunali a causa dell’assenza di
                            un’adeguata regolamentazione ministeriale.

       Una sentenza         Il Tar Lazio ha diffidato il Ministero, intimandogli di concludere il procedimento con l’emanazione del
       del TAR Lazio        decreto sui criteri per l’assimilabilità dei rifiuti speciali ai rifiuti urbani nel termine di 120 giorni dalla
      aveva intimato
   l’emanazione del         data della sentenza.
             decreto
                            Nonostante il richiamo perentorio il decreto del Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del
                            mare, d’intesa con il Ministro dello sviluppo economico, non è ancora stato emanato8.

                            1.3 Le conseguenze del mancato coordinamento

                            In mancanza di criteri di assimilazione omogenei sul territorio nazionale si è consolidata la prassi di un
                            regolamento per ogni Comune che non ha contribuito a fare chiarezza sul perimetro della privativa co-
                            munale. In questo quadro incerto, con geometrie molto variabili sul territorio nazionale flussi di rifiuti
                            sono rimasti privi di un orizzonte chiaro, affidati al mercato, anche quando quest’ultimo non è in grado
                            di assorbirli o abbandonati ai circuiti informali/illegali. I commercianti illegali sono uno degli attori non
                            ufficiali in campo, capaci di controllare più di 4,5 milioni di tonnellate di rifiuti9.

       La mancanza          La disomogeneità nei criteri quali-quantitativi di assimilazione frutto di discipline, caso per caso, ter-
     di omogeneità          ritorio per territorio, è la principale causa delle carenza impiantistiche nel trattamento, per la difficoltà
        nei criteri di
    assimilazione è         nel quantificare i flussi degli assimilati che impedisce l’analisi dei costi e dei benefici. Una volta raccolti
   causa di carenze         dai singoli produttori (utenze non domestiche) essendo in tutto e per tutto assimilati agli urbani risulta
     impiantistiche         infatti difficile distinguerli dai rifiuti di origine domestica. Non a caso, l’annuale Rapporto rifiuti urbani
                            dell’Ispra non ne fa praticamente cenno in termini quantitativi, considerando gli assimilati alla stregua
                            degli urbani.

                            Il portato di questo stato di cose è l’ampia variabilità di esiti in termini di tariffe e di costi che si scari-
                            cano sulle imprese, rapportate a coefficienti di calcolo diversi in ciascun Comune, che contribuisce a
                            creare differenziazioni ingiustificate di trattamento tra attività economiche, anche in contesti contigui,
                            serviti dal medesimo gestore e/o caratterizzati da standard di qualità del servizio equipollenti.

6 Sentenza n. 426/2017 del 13 aprile 2017.
7 Non sorprende che sia stata una azienda operativa nel mercato del recupero di carta e cartone a invocare l’eccessivo uso della privativa a discapito del mercato,
posto che questa tipologia di rifiuto, soprattutto sotto forma di imballaggio primario e secondario, è tra quelle maggiormente soggette ad assimilazione.
Rappresenta infatti una delle voci in attivo per i contributi CONAI per i conferimenti provenienti dalla raccolta differenziata dei rifiuti urbani e assimilati.
8 Invero, nella precedente legislatura (XVII) era stata presentata una bozza di decreto che aveva attivato le consultazioni con le associazioni rappresentative delle
imprese e dei Comuni (ANCI).
9 Come emerso nell’ambito di 54 inchieste giudiziarie svolte tra il 2017 e il 2018. Per un approfondimento si rimanda a Ecomafia 2018, a cura di Legambiente,

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                                                                                        opportunità per la gestione integrata?

                        LE DIFFERENZE DI SPESA PER AREA GEOGRAFICA
                        (5° - 95° percentile, euro/mq)

                                Ortofrutta         0,5                                                      5,7

                            Supermercato        0,2                2,2

                                       Bar            0,5                          3,3

                                Ristorante        0,3                       3,0

                              Parrucchiere       0,3                               3,5

                                  Albergo                0,7     1,6

                        Fonte: Laboratorio REF Ricerche

Limiti quantitativi: il caso del Consorzio Priula

Il consorzio Priula e per il suo tramite il gestore Contarina Spa10, individua limiti quantitativi per i rifiuti
assimilati in riferimento a ciascuna frazione omogenea di rifiuto. Si tratta di limiti misurati attraverso
i volumi piuttosto che a peso, che si intendono vincolanti per quanto attiene al rifiuto secco non rici-
clabile. Per le altre frazioni esiste un limite derogabile laddove sia verificata la disponibilità di strutture
e mezzi per l’esecuzione del servizio. In questo modo si configura una sorta di perimetro variabile in
senso funzionale.

                        I LIMITI QUANTITATIVI PER FRAZIONE DI RIFIUTO

                        Frazione omogenea di rifiuto                               quantità (Kg/anno)
                        Rifiuto secco non riciclabile                                      12.000
                        Carta e cartone                                                    40.000
                        Metalli non contaminati                                           100.000

                        Rifiuti ingombranti non pericolosi                               N° 2 pezzi

                        Vetro                                                             100.000
                        Vetro, plastica, lattine                                          100.000
                        Rifiuto organico                                                   50.000
                        Rifiuto vegetale                                                   50.000
                                                                            Nei limiti del rifiuto secco non
                        Altre frazioni omogenee                             riciclabile e della possibilità di
                                                                                   avviarle a recupero
                        Fonte: Regolamento Consortile per i servizi di gestione dei rifiuti urbani

10 Contarina Spa è una società in house providing a completa partecipazione pubblica, diretta e coordinata dal Consiglio di Bacino Pri-
ula, che detiene il 100% delle quote. Si occupa della gestione dei rifiuti nei 50 Comuni aderenti al Consiglio di Bacino Priula, all’interno
della provincia di Treviso.

                                                                                                                                Pagina 6
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                                                                                      opportunità per la gestione integrata?

La metodologia prevede che i rifiuti derivanti dalle attività agricole siano sempre considerati rifiuti
speciali, fatta eccezione per quelli provenienti “dalla attività di vendita dei prodotti dell’attività agricola
che possono essere assimilati ai rifiuti urbani”. I servizi alle utenze non domestiche, quindi destinate
all’assimilazione, si caratterizzano per un elevato grado di personalizzazione con “l’obiettivo di am-
pliare la base imponibile degli utenti nell’ambito del servizio pubblico di gestione dei rifiuti urbani”11.

Il caso della regione Marche

La Relazione Generale della Regione Marche12 sulla gestione dei rifiuti nell’anno 2014 sottolin-
ea l’importanza dell’assimilazione per esercitare economie di scala e di densità dei singoli Gestori
nell’ambito dei 11 bacini di conferimento istituiti dalla Regione. A titolo dimostrativo, cioè consideran-
do solo il caso della raccolta della carta e dei relativi accordi con il consorzio di filiera COMIECO, se in-
fatti il valore medio regionale pro capite di produzione di carta avviata a riciclo (somma dei codici CER
15.01.01 e 20.01.01) è di 49 kg/abitante anno, vi sono 10 Comuni in cui il dato pro capite supera i 90
kg/abitante anno, cioè più del doppio e non a caso 7 di questi Comuni superano l'obiettivo di raccolta
differenziata del 65%. Nella tabella sottostante sono riportati i 10 Comuni con indicato, nell'ordine:
provincia di appartenenza, numero di abitanti, percentuale di raccolta differenziata ottenuta nel 2013,
valore netto del pro capite (calcolato al netto di spazzamento stradale e rifiuti della pulizia degli are-
nili), valore netto del pro capite (calcolato includendo lo spazzamento stradale) e valore pro capite
di carta raccolta in modo differenziato. Come afferma la Relazione, in questi Comuni il risultato della
assimilazione si traduce sia in una maggiore produzione pro capite di rifiuto, sia in livelli più elevati di
incidenza della raccolta differenziata. E, non a caso, in alcuni di questi Comuni insistono notevoli aree
industriali, come a Sassoferrato, Pesaro, Montelabbate, Colbordolo e Fabriano. Lo stesso ragionamento
vale anche per le frazioni di rifiuti plastici, dove rispetto a una media regionale annua di produzione
pro capite pari a 15 Kg, in alcuni Comuni, come Frontino (101 Kg/anno), Numana (68) e Monte Vidon
Corrado (59) si raggiungono valori più elevati, accompagnati in tutti i casi tassi di raccolta differenziata
più elevati per la medesima frazione merceologica (tra il 60 e il 75%).

Rimane solo da aggiungere che in questa regione, e in particolare negli 11 bacini di gestione, gli
impianti strategici sono costituiti dalle discariche e da qualche TMB, come quello di Tolentino; se si
escludono le filiere delle raccolte differenziate nell’ambito degli accordi con il sistema CONAI, le altre
frazioni da valorizzare emigrano fuori regione13.

E’ proprio la scelta verso politiche estensive di assimilazione a fare della Regione Marche una tra le
regioni a più elevata produzione pro capite di rifiuto, 527 Kg/ab/anno (a fronte di una media di 497) e
una raccolta differenziata che supera il 60%14.

11 Regolamento Consortile per i servizi di gestione dei rifiuti urbani, Consorzio Intercomunale Priula.
12 Sezione Regionale Catasto Rifiuti c/o ARPAM, Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale delle Marche, Dipartimento di Pesaro
(PU), “La produzione di rifiuti solidi urbani e gli indicatori di qualità della raccolta differenziata nelle Marche; andamento dei dati dal
2009 al 2013 e presentazione di studi sperimentali svolti da ARPAM: le analisi merceologiche del rifiuto”.
13 E’ questo il caso ad esempio dell’organico e degli sfalci e potature, che dopo essere raccolti in maniera differenziata vengono inviati
in 9 regioni italiane (Emilia Romagna, Piemonte, Lazio, Abruzzo, Puglia, Umbria, Lazio, Lombardia e Veneto).
14 Ispra, Rapporto rifiuti urbani 2018.

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                                                                                                                 opportunità per la gestione integrata?

                           PRODUZIONE DI RIFIUTO E % RACCOLTA DIFFERENZIATA
                           (% RD e kg/ab/anno)
                                                                                                                                  Pro capite          Procapite
                            Provincia                 Comune                     Abitanti         %RD         Pro capite
                                                                                                                                    spazz.              carta
                                PU                Montelabbate                    6.841            66,3            665                679                 148
                                PU                  Colbordolo                    6.211            59,2            603                631                 122
                                AN                    Numana                      3.675            75,9           1377               1422                 106
                                FM          Monte Vidon Corrado                     750            60,1            457                457                 104
                                PU                    Tavoleto                      879            46,2            514                516                 104
                                PU                     Pesaro                     94.615           67,3            685                743                 101
                                MC         Sant'Angelo in Pontano                 1.452            71,7            381                381                  95
                                AN                 Sassoferrato                   7.499            79,9            452                475                  95
                                AN                    Fabriano                    30.982           72,6            481                503                  92
                                MC                   Caldarola                    1.836             77             406                406                  91
                                                                                                          Valore medio regionale                           49
                           Fonte: Relazione Generale della Regione Marche sulla gestione dei rifiuti (2014)

                          1.4 Il Pacchetto Economia Circolare e la definizione di rifiuto urbano
                          Un cenno a parte merita la recente approvazione del Parlamento UE sul Pacchetto sull’Economia circolare,
                          che aggiorna la Direttiva 2008/98/CE – Framework Directive – e tutte le direttive correlate in materia di
                          imballaggi, discariche, apparecchiature elettriche ed elettroniche, i cosiddetti RAEE, e i veicoli fuori uso,
                          nonché pile e accumulatori15.

                          Le novità più rilevanti del Pacchetto Economia Circolare, anche in tema di rifiuti assimilati, riguardano i
                          nuovi target di riciclo, che impongono agli Stati membri:
                          - il riciclaggio di almeno il 55% dei rifiuti urbani e assimilati entro il 2025 (60% entro il 2030 e 65% entro
  Le politiche di         il 2035);
   assimilazione          - la riduzione dello smaltimento in discarica, che dovrà scendere al 10% entro il 2035;
    saranno una           - il riciclaggio del 65% degli imballaggi, compresi quelli assimilati, entro il 2025 (il 70% entro il 2030);
 delle leve per il
raggiungimento            - la raccolta separata dei rifiuti domestici pericolosi (entro il 2022), dei rifiuti organici (entro il 2023) e dei
       dei target         rifiuti tessili (entro il 2025).
    di riciclo del
       Pacchetto
       Economia           Si tratta di obiettivi che potranno essere raggiunti anche attraverso politiche di assimilazione. Di più, le
        Circolare         scelte in materia di assimilazione saranno una delle leve principali nelle mani dei governi nazionali e/o
                          degli enti locali.

                          Ad allargare potenzialmente il perimetro dei rifiuti urbani, assimilando de facto una frazione di rifiuto
                          ad oggi considerata a tutti gli effetti come assimilabile e sottoposta alle scelte di policy dei Comuni, è la
                          nuova definizione di “rifiuto urbano”.

15 Direttiva (UE) 2018/851 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 30 maggio 2018, che modifica la direttiva 2008/98/CE relativa ai rifiuti. Dovrà essere recepita
nell'ordinamento nazionale entro il 4 luglio 2020.

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                                                                                                                       opportunità per la gestione integrata?

        La Direttiva          Secondo la Direttiva sono “rifiuti urbani”:
  quadro sui rifiuti           i rifiuti domestici indifferenziati e da raccolta differenziata;
     introduce una
nuova definizione              i rifiuti indifferenziati e da raccolta differenziata provenienti da altre fonti equiparabili ai rifiuti do
di “rifiuto urbano”            mestici per natura e composizione16.

                              Le premesse della direttiva contengono un’ulteriore specificazione, al fine di fornire una definizione
                              di rifiuto urbano che sia coerente con quella elaborata a fini statistici da Eurostat e che possa essere
                              impiegata in modo uniforme dagli stati membri nel calcolo degli obiettivi di preparazione per il riuti-
                              lizzo e riciclaggio.

                              “I rifiuti urbani sono definiti come rifiuti domestici e rifiuti provenienti da altre fonti, come per esem-
                              pio la vendita al dettaglio, l’amministrazione, l’istruzione, i servizi del settore della sanità, gli alloggi, i
                              servizi dell’alimentazione e altri servizi e attività, che, per natura e composizione, sono simili ai rifiuti
                              domestici”. E ancora “Occorre intendere i rifiuti urbani come corrispondenti ai tipi di rifiuti figuranti nel
                              capitolo 15 01 e nel capitolo 20, a eccezione dei codici 20 02 02, 20 03 04 e 20 03 06, dell’elenco dei
                              rifiuti stabilito dalla decisione 2014/955/UE della Commissione ( 1 ) nella versione in vigore il 4 luglio
                              2018”17. Si tratta degli imballaggi e dei rifiuti urbani, ivi compresi i rifiuti della raccolta differenziata,
                              con l’esclusione dei materiali come la sabbia, la roccia, i fanghi e i rifiuti prodotti dalla pulizia delle
                              acque di scarico.

       La definizione         Secondo questa interpretazione il rifiuto urbano dovrebbe ricomprendere tutti i rifiuti riconducibili
        di Eurostat a         alle attività umane che insistono su una certa Comunità, prodotti dalle famiglie, dalle imprese e dalle
        fini statistici
           considera i
                              istituzioni, dunque oltre ai rifiuti di origine domestiche anche tutti i rifiuti provenienti da attività di
        rifiuti urbani        somministrazione e alloggio, come bar, ristoranti, alberghi, o comunque alla presenza di persone,
        come i rifiuti        come uffici e servizi, al piccolo commercio e all’artigianato, come negozi, eccetera, simili per natura e
   riconducibili alle
      attività umane
                              composizione ai rifiuti domestici. Tutte queste attività sono oggetto di politiche di assimilazione che,
                              possono agire in senso più o meno ampio, non facendosi riferimento a limiti di quantità.

                              Al proposito si precisa che “Occorre che gli Stati membri provvedano a che i rifiuti prodotti da grandi
                              attività commerciali e industriali che non sono simili ai rifiuti domestici non rientrino nell’ambito di
                              applicazione della nozione di rifiuti urbani. I rifiuti della produzione, dell’agricoltura, della silvicoltura,
                              della pesca, della costruzione e demolizione, delle fosse settiche, delle reti fognarie e degli impianti
                              di trattamento, e dei veicoli fuori uso sono esclusi dall’ambito di applicazione della nozione di rifiuti
                              urbani”.

         Il Pacchetto         In conclusione, la definizione di rifiuto urbano ricompresa nel Pacchetto Economia Circolare fornisce
            Economia
                              elementi su cui stabilire il confine tra rifiuto urbano e speciale. La discriminante è rappresentata non
    Circolare indica
     la “qualità” del         tanto dal produttore del rifiuto, quanto piuttosto dalla “qualità”, che deve essere simile a quella di
        rifiuto come          origine domestica.
       criterio su cui
 stabilire il confine
  tra rifiuto urbano
            e speciale

16 Si prevedono anche delle esplicite esclusioni: i rifiuti urbani non includono i rifiuti della produzione, dell’agricoltura, della silvicoltura, della pesca, delle fosse
settiche, delle reti fognarie e degli impianti di trattamento delle acque reflue, ivi compresi i fanghi di depurazione, i veicoli fuori uso o i rifiuti da costruzione e
demolizione.
17 Comma10 della Direttiva UE 2018/851 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 30 maggio 2018 che modifica la direttiva 2008/98/CE relativa ai rifiuti.

                                                                                                                                                                    Pagina 9
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                                                                                                   opportunità per la gestione integrata?

                       2. UNA STIMA DEI RIFIUTI URBANI ASSIMILATI IN ITALIA

                       L’assenza di regole omogene in materia di assimilazione dei rifiuti speciali agli urbani rende partico-
                       larmente difficile la quantificazione dei rifiuti speciali assimilati agli urbani in Italia. Le scelte sui criteri
                       di assimilazione possono infatti risentire di valutazioni errate – da parte dei singoli Comuni o degli
                       enti locali di regolazione – e/o assecondare logiche economiche e d’immagine (percentuali di RD e/o
                       di rispetto degli obiettivi di riduzione della produzione di rifiuti) non sempre in linea con gli interessi
                       pubblici e con criteri di efficienza del sistema.

                       Se da un lato livelli elevati di produzione di rifiuto urbano pro capite possono indicare un grado di
    Le peculiarità     assimilazione più elevato, dall’altro le peculiarità regionali, a partire dall’andamento dell’economia
        territoriali   e dei consumi fino alla morfologia del territorio e alla struttura del tessuto urbano, rendono molto
          rendono
      difficile una    complessa la quantificazione del segmento di produzione di rifiuto urbano generato da dinamiche di
  quantificazione      assimilazione.
 dei rifiuti urbani
         assimilati
                       Un indicatore indiretto, che può essere una proxy della produzione di rifiuti urbani assimilati, è la
                       ripartizione fra utenze domestiche e non domestiche dei costi del servizio pubblico, sulla base delle
                       superfici e della distribuzione delle utenze.

                       Il grafico seguente, costruito collezionando dai Piani Economico Finanziari (PEF) 2018 dei Comuni
  Dai PEF emerge
 una ripartizione      capoluogo di provincia le informazioni sulla ripartizione dei costi fra utenze domestiche e non domes-
       dei costi in    tiche, mostra come vi sia un sostanziale equilibrio fra le due categorie, con i costi fissi leggermente più
         equilibrio    sbilanciati sulle utenze domestiche ed i costi variabili su quelle non domestiche.
        fra utenze
domestiche e non
      domestiche

                            LA RIPARTIZIONE DEI COSTI FRA UD E UND
                           (%)

                                                                            UD       UND

                                           49,7%                              46,8%                                51,2%

    La ripartizione                        costi del servizio pubblico 53,2%
                       La ripartizione dei50,3%                        fra utenze domestiche e non48,8%
                                                                                                    domestiche porterebbe a
    dei costi fra le
  utenze non può
   tradursi in una
   stima puntuale
 dei rifiuti urbani                    Costi totali*                       Costi fissi**                      Costi variabili**
          assimilati

                           * Elaborazione costruita su 55 capoluoghi di provincia e copertura pop. del 61%
                           ** Elaborazione costruita su 47 capoluoghi di provincia e copertura pop. del 53%

                           Fonte: Laboratorio REF Ricerche su dati PEF Comuni

                                                                                                                                  Pagina 10
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                                                                    opportunità per la gestione integrata?

pensare che i rifiuti assimilati in Italia rappresentino circa la metà della produzione di rifiuto urbano
complessiva, o almeno in contesti di media e grande dimensioni, a maggiore densità di attività produt-
tive e commerciali, quali sono tipicamente i Comuni capoluogo di provincia.

Vista la difficoltà nel tracciare il rifiuto da parte dei Comuni, in molti casi la ripartizione dei costi fra
utenze domestiche e non è basata su valutazioni presuntive, senza ricorso a misurazioni sulla reale
produzione di rifiuto. I dati contenuti nei PEF consentono di cogliere la relazione fra l’incidenza delle
superfici delle utenze non domestiche sul totale e la quota dei costi posti a carico di queste ultime.
In media, nei capoluoghi di provincia, le utenze non domestiche, titolari di circa il 30% delle superfici
tassabili, sostengono circa il 50% dei costi totali. Una evidenza che deve evidentemente essere inter-
pretata alla luce si una presunta maggiore producibilità di rifiuto specifica.

   I COSTI A CARICO DELLE UND E LE SUPERFICI AD USO NON DOMESTICO
  (%)

                                      % Costi totali       % superfici

    80

    70

    60

    50

    40

    30

    20

    10

  Fonte: Laboratorio REF Ricerche su dati PEF Comuni

2.1 La stima dei rifiuti urbani assimilati: la metodologia

L’elevata discrezionalità di cui i Comuni dispongono nelle ripartizione dei costi del servizio fra utenze
domestiche e non, rende poco affidabile ogni stima della produzione di rifiuto speciale assimilato
all’urbano che si basi su questi presupposti.

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                                                                                               opportunità per la gestione integrata?

                            Appare dunque utile provare a indagare le regolarità
                            presenti nei dati di produzione di rifiuti urbani su base comunale, come riportati dal catasto rifiuti
                            Ispra18.
   La definizione di
   “rifiuto urbano”
      del Pacchetto         Una prima stima dei quantitativi di rifiuto speciale assimilato può esser condotta a partire dalla defi-
          Economia          nizione di rifiuto urbano del Pacchetto Economia Circolare. Ricadono infatti nel perimetro del rifiuto
      Circolare può         urbano i “rifiuti indifferenziati e da raccolta differenziata provenienti da altre fonti e che sono simili
  essere il punto di
  partenza per una          per natura e composizione ai rifiuti domestici”, escludendo dunque i rifiuti provenienti da attività di
    stima dei rifiuti       stampo produttivo-industriale e dalla grande distribuzione.
   urbani assimilati
La stima dei rifiuti        Per questa ragione, la stima dei rifiuti urbani assimilati qui presentata parte da un dato di produzione
urbani e assimilati         di rifiuto urbano pro capite che sottende una popolazione equivalente composta da abitanti resi-
      sottende una
       popolazione          denti, abitanti non residenti, flussi turistici e pendolari, ovvero dalla quantificazione della popolazione
   equivalente che          sottesa ad ogni bacino di raccolta, a cui certamente si associa una produzione di rifiuto che per qualità
comprende anche             è in tutto e per tutto di origine urbana. Coin riferimento all’intero territorio nazionale si tratta di una
     non residenti,
turisti e pendolari         popolazione di circa 63 milioni di abitanti cui può essere ascritta una produzione di rifiuto urbano pro
                            capite media di 463 kg/ab/anno.

                                  LA PRODUZIONE DI RIFIUTO URBANO E POPOLAZIONE EQUIVALENTE
                                  (Popolazione equivalente per area, kg/ab/anno)
                                                                                         Produzione di rifiuto urbano pro
                                            Area         Popolazione equivalente
                                                                                              capite (kg/ab/anno)
                                           Nord                     28.788.473                            478,0
                                           Centro                   12.656.833                            516,8
                                         Sud e Isole                21.782.284                            413,5
                                           ITALIA                   63.227.590                            463,5

                                  Fonte: Laboratorio REF Ricerche

                            Al fine di costruire dei valori soglia per la produzione di rifiuto urbano per abitante equivalente si sono
                            calcolati i decili di popolazione cui corrisponde un certo valore di produzione di rifiuto urbano pro
                            capite (normalizzato sulla popolazione equivalente). Così, ad esempio, il primo 10% di popolazione del
                            Paese risiede in Comuni con una produzione pro capite di rifiuto urbano inferiore a 308 kg/ab/anno.
A partire dai decili        A partire dai decili di produzione di rifiuto sono stati ricavati due valori “soglia” della produzione di
    di popolazione          rifiuto per abitante equivalente cui si associa un diverso grado di assimilazione, si tratta rispettiva-
      costruiti sulla
     produzione di          mente del 30° percentile, che lascia alla propria sinistra il 30% di popolazione che “gravita” su
rifiuto urbano pro          Comuni a bassa produzione di rifiuto pro capite (meno di 384 kg/ab/anno), e il 60° percentile, che las-
 capite sono state          cia alla propria destra un 40% di popolazione che “gravita” su Comuni a elevata produzione di rifiuto
      ricavate delle
    soglie di bassa,        (oltre 517 kg/ab/anno).
       media e alta
      assimilazione

18 www.catasto-rifiuti.isprambiente.it

                                                                                                                             Pagina 12
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                                                                                                                  opportunità per la gestione integrata?

                            Il primo gruppo di territori individua contesti a bassa produzione di rifiuto urbano, tenuto conto degli
                            abitanti che vi insistono, e dunque può essere di buon grado definito come un territorio a prevalente o
                            esclusiva produzione di rifiuto urbano e conseguente bassa assimilazione. Di converso, i territori carat-
                            terizzati da una produzione pro capite equivalente elevata identificano contesti a maggiore intensità
                            di attività produttive e commerciali e/o con un grado di assimilazione elevato dei rifiuti speciali agli
                            urbani19.

                                   I RANGE DI ASSIMILAZIONE DEI RIFIUTI URBANI
                                   (Percentili, kg/ab/anno)
                                                                                               Produzione di rifiuto urbano pro
                                     Assimilazione                    Percentili
                                                                                                    capite (kg/ab/anno)
                                                                           10%                                            308,4
                                             Bassa                         20%                                            343,9
                                                                           30%                                            384,4
                                                                           40%                                            411,5
                                            Media                          50%                                            436,2
                                                                           60%                                            473,2
                                                                           70%                                            517,5
                                              Alta                         80%                                            561,5
                                                                           90%                                            643,5
                                   Fonte: Laboratorio REF Ricerche

                            2.2 Una prima stima dei rifiuti speciali assimilati agli urbani: i risultati

Una produzione di           Sulla base delle soglie individuate, il valore della produzione pro capite pari a 384 kg/ab/anno, col-
rifiuto urbano pari         locato in corrispondenza del 30° percentile è da considerarsi lo spartiacque fra bassa e media assim-
 a 384 kg/ab/anno
    è considerata lo        ilazione. Al di sotto di tale soglia, di fatto, l’assimilazione è assai contenuta, limitata alla presenza di
     spartiacque fra        attività strettamente connaturate alla dimensione urbana, e sempre presenti in tutti i centri (bar, uffici
      bassa e media         dell’amministrazione pubblica locale, uffici postali, scuole primarie, eccetera); di converso, i territori
       assimilazione

19 Giova sottolineare come tra gli addetti ai lavori la “regola del pollice” vuole che ciascun abitante produca in media 1 chilogrammo di rifiuti al giorno. Una misura
che si avvicina molto ai 384 kg/ab/anno proposti nel presente lavoro. Peraltro tra le poche misurazioni disponibili quelle condotte dall’Osservatorio regionale
rifiuti della regione Veneto in alcune campagne presso le utenze domestiche hanno indicato valori di produzione di rifiuto compresi tra 636 grammi/giorno della
famiglia monocomponente e i 2.138 grammi/giorno della famiglia con 6 o più componenti. E’ evidente che questa misurazione è una stima per difetto della reale
produzione di rifiuto conseguente alla “normale” attività umana giacché non ricomprende i rifiuti prodotti dalle stesse persone fuori dall’ambito domestico, come
ad esempio quelli del consumo di pasti fuori casa assai frequenti in contesti a elevato tasso di occupazione come il Veneto, nelle sedi di lavoro, nelle mense e nelle
scuole, negli spostamenti casa/lavoro, nei viaggi di turismo o ancora nelle case di cura e degenza. Per un approfondimento si rimanda a ARPAV, “Linee guida per la
gestione della tariffa dei rifiuti urbani”, 2002.
                                                                                                                                                           Pagina 13
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                                                                                                   opportunità per la gestione integrata?

                        con una produzione superiore ai 384 kg/ab/anno possono essere considerati a media e alta assimilazi-
                        one, laddove si intensifica la presenza di attività commerciali e di servizio nei centri urbani, sino alle
                        attività artigianali e produttive, come è il caso dei distretti produttivi.

                        Seguendo questa lettura il 30° percentile corrisponde ad un perimetro “minimo” di rifiuto urbano, es-
                        senzialmente legato alle attività del domestico e a quelle commerciali e di servizio di sua derivazione
                        diretta, in contesti a bassa intensità produttivo/commerciale/artigianale.

                        Valori superiori indicano logiche di assimilazione più ampie.

                        E’ in questo ambito di media e alta assimilazione che si esplica la discrezionalità degli enti locali nel
                        definire perimetri più o meno ampi di assimilazione dei rifiuti speciali agli urbani.
     I rifiuti urbani
        assimilati in   Il calcolo delle quote dei rifiuti urbani assimilati per Comune, successivamente aggregate per provin-
     Italia valgono     cia, regione e macro-area del Paese, mostrano come le politiche di media e elevata assimilazione dei
   per il 17% della
                        rifiuti speciali agli urbani conducano a ricomprendere all’interno del perimetro urbano un volume sup-
         produzione
    complessiva di      pletivo di rifiuto speciale pari al il 17% della produzione di rifiuto urbano totale in Italia, con un mas-
     rifiuto urbano     simo del 26% nelle regioni del Centro Italia ed un valore del 7% nel Mezzogiorno, dove la produzione
               totale
                        di rifiuti in termini assoluti è più bassa e dove l’incidenza delle attività produttive/artigianali è minore.

         5 milioni di   Su queste basi di a livello nazionale, si arriva a quantificare in almeno 5 milioni di tonnellate i rifiuti
       tonnellate di    provenienti da scelte di media e elevata assimilazione, per un costo di gestione che supera gli 1,7
    rifiuti urbani in
                        miliardi di euro all’anno.
Italia originano da
  policy di media e
 alta assimilazione
                                                            I RIFIUTI SPECIALI ASSIMILATI AGLI URBANI
                                                  ITALIA                                                      MACRO-AREA
                          (% sul totale della produzione di rifiuto urbano)               (% sul totale della produzione di rifiuto urbano)

                                               RU assimilati       RU
                                                                                                                            20%

                                                             17%
                                                                                                                            26%

                                                  83%
                                                                                                                             7%

                          Fonte: Laboratorio REF Ricerche                                 Fonte: Laboratorio REF Ricerche

                                                                                                                                         Pagina 14
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                                                                                                                   opportunità per la gestione integrata?

 L’Emilia-Romagna           Su scala regionale, l’Emilia-Romagna è la regione con la maggiore assimilazione di rifiuti speciali agli
 è la regione con la        urbani, che comporta un addendum di rifiuti gestiti dal servizio pubblico pari al 36%, seguita da Tos-
  quota più elevata
    di rifiuti speciali     cana (30%), Lazio (21%) e Marche (20%). Facendo un confronto regionale, l’addendum di rifiuti speciali
       assimilati agli      assimilati del Veneto (11%) è circa 3 volte e mezzo inferiore a quella dell’Emilia-Romagna.
                urbani

                                  I RIFIUTI URBANI SPECIALI ASSIMILATI AGLI URBANI PER REGIONE
                                 (% sul totale della produzione di rifiuto urbano)

                                       Emilia-Romagna                                                                                                36%
                                                Toscana                                                                                      30%
                                                   Lazio                                                                        21%
                                                 Marche                                                                        20%
                                                 Umbria                                                                     17%
                                                 Liguria                                                                    17%
                                             Lombardia                                                                14%
                                              Piemonte                                                             11%
                                                 Veneto                                                            11%
                                   Friuli-Venezia Giulia                                                          10%
                                                  Puglia                                                        8%
                                                Abruzzo                                                       7%
                                   Trentino-Alto Adige                                                       6%
                                              Campania                                                       6%
                                                  Sicilia                                               3%
                                              Sardegna                             -7%
                                                Calabria                         -9%
                                                 Molise                   -13%
                                               Basilicata   -25%

                                 Fonte: Laboratorio REF Ricerche

         5 milioni di       Come detto le soglie di assimilazione individuate ci consentono di classificare le regioni sulla base di
       tonnellate di        tre categorie: bassa, media ed alta assimilazione. Alla prima categoria appartengono quattro regioni
    rifiuti urbani in
Italia originano da         del Mezzogiorno: Sardegna, Calabria, Molise e Basilicata, mentre le regioni ad alta assimilazione, ov-
  policy di media e         vero con una produzione pro capite uguale o superiore ai 517 kg/ab/anno, risultano essere Emilia-
 alta assimilazione         Romagna e Toscana20. Le altre regioni, comprese tra il 40° ed il 60° percentile, appartengono ad una
                            fascia di media assimilazione.

20 Nel calcolo non è stata inclusa la Valle d’Aosta per l’assenza di dati comunali sulla produzione di rifiuto urbano. Prendendo a riferimento il dato regionale Ispra
(584 kg/ab/anno) e riparametrandolo sulla popolazione equivalente, otteniamo un valore della produzione di rifiuti urbani pari a 565,5 kg/ab/anno. Tale valore ci
porta a concludere che anche la Valle d’Aosta apparterrebbe al fascia di alta assimilazione.

                                                                                                                                                            Pagina 15
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                                                                                                                   opportunità per la gestione integrata?

                                IL GRADO DI ASSIMILAZIONE PER REGIONE
                                (percentili su distribuzione popolazione)

                                                                                                                            Alta >70° percent.

                                                                                                                           Media 30°-60° percent.

                                                                                                                            Bassa
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                                                                                        L'assimilazione: ostacolo alla concorrenza o
                                                                                              opportunità per la gestione integrata?

                         LA RIPARTIZIONE DELLA POPOLAZIONE PER GRADO DI ASSIMILAZIONE
                         (% sul totale della popolazione equiv.)

                                                                   Alta   Media   Bassa

                                         Lazio
                             Emilia-Romagna
                                      Toscana
                                       Marche
                                   Lombardia
                                       Umbria
                                       Liguria
                                       Veneto
                                    Piemonte
                                    Campania
                                      Abruzzo
                         Trentino-Alto Adige
                         Friuli-Venezia Giulia
                                        Puglia
                                    Sardegna
                                        Sicilia
                                       Molise
                                      Calabria
                                     Basilicata

                                                  0%   10%   20%   30%    40%     50%     60%    70%    80%    90%   100%

                         Fonte: Laboratorio REF Ricerche

   La provincia di    Scendendo a livello di provincia, si conferma il trend già osservato sulle regioni. Fra le prime dieci
Reggio-Emilia è la    province ordinate per quota di rifiuto urbano assimilato sul totale della produzione, sei appartengono
  più “assimilata”
           d’Italia   all’Emilia-Romagna, e quattro alla Toscana. Su valori più elevati troviamo le province di Reggio-Emilia
                      (46%), Ravenna (41%) e Forlì-Cesena (39%).

                                                                                                                            Pagina 17
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                                                                                                     opportunità per la gestione integrata?

                             LE PRIME 10 PROVINCE ITALIANE PER GRADO DI ASSIMILAZIONE
                             (% sul totale della produzione di rifiuto urbano)

                                                                          Province

                                        1.                Reggio-Emilia                          (ER)                  46%
                                        2.                Ravenna                                (ER)                  41%
                                        3.                Forlì-Cesena                           (ER)                  39%
                                        4.                Prato                                  (TOS)                 39%
                                        5.                Piacenza                               (ER)                  39%
                                        6.                Ferrara                                (ER)                  36%
                                        7.                Rimini                                 (ER)                  36%
                                         8.               Livorno                                (TOS)                 35%
                                         9.               Massa Carrara                          (TOS)                 33%
                                       10.                Pistoia                                (TOS)                 33%

                             Fonte: Laboratorio REF Ricerche

I Comuni a forte     Le elaborazioni effettuate a livello comunale mostrano invece un quadro più variegato, specialmente
     propensione     per quanto riguarda i Comuni a classe abitativa inferiore ai 100.000 abitanti. Se da un lato si registra
         turistica
   presentano un     la presenza di Comuni appartenenti alle regioni tipicamente ad alto grado di assimilazione (Sesto
grado elevato di     Fiorentino, Massa, ecc.), dall’altro la classifica è popolata da località a forte propensione turistica, come
    assimilazione    Lignano Sabbiadoro, Pulsano e Viareggio.

                        I COMUNI CON IL GRADO PIÙ ELEVATO DI ASSIMILAZIONE
                        (% sul totale della produzione di rifiuto urbano, classe di abitanti eq.)
                                               < 5.000                                              5.000-10.000
                        1.   Roviano                  (LAZ)         92%           1.   Lignano Sabbiadoro      (FVG)   81%
                        2.   Castro                   (PUG)         91%           2.   Albinea                 (ER)    71%
                        3.   Selci                    (LAZ)         90%           3.   Montechiarugolo         (ER)    70%
                        4.   San Marcello Piteglio    (TOS)         89%           4.   Quattro Castella        (ER)    69%
                        5.   Livo                     (TR)          89%           5.   Meldola                 (ER)    69%

                                              10.000-50.000                                      50.000-100.000
                        1.   Pulsano                  (PUG)         67%           1.   Sesto Fiorentino        (TOS)   52%
                        2.   Casalgrande              (ER)          66%           2.   Giugliano in Campania   (CAM)   46%
                        3.   Marino                   (LAZ)         65%           3.   Massa                   (TOS)   45%
                        4.   Rubiera                  (ER)          65%           4.   Viareggio               (TOS)   42%
                        5.   Fonte Nuova              (LAZ)         65%           5.   Rho                     (LOM)   42%

                                              > 100.000
                        1.   Ravenna                  (ER)          40%
                        2.   Pesaro                   (MAR)         38%
                        3.   Forlì                    (ER)          38%
                        4.   Prato                    (TOS)         37%
                        5.   Rimini                   (ER)          34%
                        Fonte: Laboratorio REF Ricerche

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                                                                                   opportunità per la gestione integrata?

Emilia- Romagna, Lombardia e Veneto: tre modelli a confronto

I dati sulla produzione dei rifiuti urbani rappresentano il primo segnale di politiche di assimilazione più
o meno spinte degli enti locali. Considerata la bassa variabilità che caratterizza la produzione di rifiuto
domestico una maggiore produzione di rifiuto urbano può essere di buon grado considerata indicativa
di una perimetro quali-quantitativo di assimilazione più ampio.

Emilia Romagna e Toscana sono tra le regioni con la maggior esperienza industriale e tecnico-or-
ganizzativa nel ciclo integrato dei rifiuti, e si sono caratterizzate storicamente per politiche votate
all’assimilazione, in forza di una discreta disponibilità di infrastrutture e dotazioni impiantistiche.
All’opposto, regioni come Veneto e Lombardia si sono affermate come territori più votati alla deassim-
ilazione, lasciando meno spazio alla privativa nella fase di raccolta e gestione del rifiuto e consentendo
un maggiore sviluppo del libero mercato, chiamato a rivestire un ruolo determinante nell’attuazione
dell’economia circolare.

In Emilia Romagna, secondo le stime dell’Agenzia territoriale regionale, i rifiuti prodotti dalle utenze
non domestiche rappresentano il 34% del totale dei rifiuti urbani intercettati nel regime di privativa22.
Ciò significa che dei quasi 3 milioni di tonnellate prodotte ogni anno (2.859.763 nel 2017) circa 1
milione di tonnellate rientra tra gli assimilati. Essendo il costo medio dello smaltimento in Emilia-
Romagna di circa 114,3 euro a tonnellata23, si può ipotizzare un costo di circa 111 milioni di euro a
carico dei gestori.

Sembra ragionevole affermare che politiche generose di assimilazione permettono di raggiungere tar-
get più elevati di raccolta differenziata, interessando frazioni solitamente già differenziate all’origine.
E’ evidente che se l’assimilazione da un lato conduce ad un incremento delle produzioni pro capite di
rifiuti urbani, basti guardare all’Emilia Romagna dove nel 2018 si è superata quota 642 kg/ab/anno – a
fronte di una media nazionale di 489 kg/ab/anno24 - una maggiore assimilazione può consentire di
sostenere le performance gestionali, anche in tema di raccolta differenziata e recupero.

All’opposto, politiche di deassimilazione più spinte consentono da un lato di contenere il dato sulla
produzione di rifiuti urbani (476 kg/anno in Veneto, 166 kg in meno rispetto all’Emilia-Romagna) e di
ridurre il quantitativo di rifiuto differenziato raccolto.

22 Deliberazione del Consiglio d’Ambito 2017/7 del 27 febbraio 2017: servizio gestione rifiuti – aggiornamento del regolamento di
gestione e del metodo di calcolo degli abitanti equivalenti.
23 Ispra, Rapporto rifiuti urbani 2018.
24 Ispra, Rapporto rifiuti urbani 2018.

                                                                                                                           Pagina 19
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                                                                                      opportunità per la gestione integrata?

                PRODUZIONE DI RIFIUTI URBANI E RACCOLTA DIFFERENZIATA PRO CAPITE
                (kg/ab/anno, 2017)

                                                         RD pro capite      RUR pro capite

                                                                                                   642,3

                                         466,9                     476,0                           232,3

                                          141,9                     125,4

                                                                                                   410,0
                                          325,0                     350,6

                                         Lombardia                  Veneto                     Emilia-Romagna

                Fonte: Laboratorio REF Ricerche su dati Ispra

La correlazione fra assimilazione e andamento della raccolta differenziata è molto difficile da rilevare
statisticamente, a causa del numero elevato di variabili che possono influenzare il tasso di differenzi-
azione (es. densità abitativa, organizzazione del servizio, ecc.) Tuttavia, il grafico seguente, che mette
in relazione la produzione di rifiuto in termini di popolazione equivalente per regione e le percentuali
di raccolta differenziata, mostra un correlazione moderata fra le due variabili (ρ=0.4), che potrebbe
rappresentare uno spunto per ulteriori studi.

              LA CORRELAZIONE FRA RACCOLTA DIFFERENZIATA E PRODUZIONE DI RIFIUTO
              (Kg/ab/anno e % raccolta differenziata)

                             650

                             600

                             550

                             500
                kg/ab/anno

                             450

                             400

                             350

                             300

                             250

                             200
                                   15%            25%   35%        45%           55%         65%       75%
                                                                     % RD

              Fonte: Laboratorio REF Ricerche

                                                                                                                   Pagina 20
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                                                                   L'assimilazione: ostacolo alla concorrenza o
                                                                         opportunità per la gestione integrata?

Nel caso di Veneto e Lombardia, Regioni virtuose in termini di percentuali di raccolta differenziata
(rispettivamente 74% e 70%) e assimilabili all’Emilia-Romagna quanto a contesto economico, sociale e
produttivo, l’impatto della deassimilazione sui tassi di differenziazione risulta non chiaramente identi-
ficabile. Tuttavia, soffermandosi sui dati di raccolta delle singole frazioni, ed in particolare sui materiali
che vengono tipicamente utilizzati per gli imballaggi (carta e cartone, legno, plastica, eccetera), appare
evidente come un grado maggiore di assimilazione di frazioni che possono essere agevolmente rac-
colte contribuisce ad accrescere la produzione di rifiuto intercettata.

RACCOLTA DIFFERENZIATA PRO CAPITE PER FRAZIONE MERCEOLOGICA
(kg/ab/anno, 2017)

                                                Lombardia    Veneto              Emilia-Romagna

                   87

             58
       55

                                                                                                  45
                                                                                           42
                                                35                                                      36
                                                                            31
                                                            25      24
                                  19
                                        14

      Carta e cartone                  Legno                     Plastica                       Vetro

Fonte: Laboratorio REF Ricerche su dati Ispra

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rifiuti N°113                    FEBBRAIO 2019
                                                                                                                L'assimilazione: ostacolo alla concorrenza o
                                                                                                                      opportunità per la gestione integrata?

                             3. I DRIVER DELL’ASSIMILAZIONE E DELLA DEASSIMILAZIOne

                             A definire il perimetro dell’assimilazione sono intervenute diverse pronunce giurisprudenziali, le più
                             importanti delle quali sono a firma della Corte di Cassazione25, che ha attribuito valore inderogabile
                             alle valutazioni quali-quantitative al fine di rendere legittima l’assimilazione, nella consapevolezza che
                             l’allargamento della privativa ai rifiuti speciali non pericolosi, assimilati senza un limite quantitativo,
                             non consente di valutare a priori l’impatto igienico-ambientale, oltre a tradursi in un onere eccessivo
                             a carico dei contribuenti.

                             La scelta sulle policy di assimilazione da implementare, e le rispettive valutazioni quali-quantitative,
                             restano in capo ai Comuni, che sulla base di motivazioni di stampo economico-gestionale-ambientale
                             optano per politiche di assimilazione più o meno spinte.

                             3.1 Assimilazione: perché?

                             Dietro l’assimilazione spinta vi possono essere almeno cinque esigenze, non necessariamente alterna-
                             tive, potendo convivere, potenzialmente, tutt’e cinque:

    L’assimilazione          1) il desiderio di allargare la platea dei contribuenti per sostenere le entrate della Tari/Tarip26.
  spinta garantisce          In generale, minore è il costo unitario per tonnellata di assimilato gestita più alto è il delta assicurato
        un introito
    maggiore della           delle entrate della Tari e tanto maggiore è in linea teorica la convenienza ad allargare l’assimilazione.
          Tari/Tarip         Storicamente, tale atteggiamento ha riguardato territori con caratteristiche opposte: da un lato, le Re-
                             gioni con le gestioni più onerose (che spesso ha voluto significare gestioni più attente ai temi ambien-
                             tali e sanitari) e industrializzate, al fine di realizzare economie di scala e di densità, facendo lavorare a
                             pieno regime gli impianti di trattamento e recupero locali (es. Emilia Romagna e Toscana). All’opposto,
                             territori meno industrializzati e con gestioni meno strutturate, che si sono trovate ad implementare
                             politiche di assimilazione spinta per ragioni di bilancio.
        Politiche di         2) L’incasso dei maggiori proventi derivanti dal riciclo, che nel caso degli imballaggi provenienti dal
      assimilazione          ciclo degli urbani è determinato dagli Accordi ANCI-CONAI: maggiori incassi per minori percentu-
 spinte consentono
 maggiori proventi           ali di impurità. È evidente che un Comune che gestisce in proprio il servizio, ad esempio attraverso
          dal riciclo        un’azienda in house, operando in un contesto di consolidata esperienza sul fronte della raccolta dif-
                             ferenziata, quindi con una capacità di intercettare frazioni separate e altamente pure (quindi ben re-
                             munerate), potrà essere spinto a privilegiare un approccio qualitativo che tende verso l’assimilazione
                             ampia, soprattutto se ci sono impianti a disposizione per la chiusura del ciclo.
           Il tessuto        3) Nei Comuni di piccole dimensioni ma con una forte presenza di attività produttive – come è il caso
    imprenditoriale
                             dei distretti produttivi, come quello ceramico in Emilia Romagna, tecnico-industriale nelle Marche o
        può influire
      sulle policy di        delle conce in Toscana – la presenza di partite di rifiuti omogenei, facili da raccogliere (separatamente)
      assimilazione          e riciclare (soprattutto imballaggi primari e secondari), può spingere le amministrazioni ad allargare le
                             maglie dell’assimilazione per raggiungere incidenza di raccolta differenziata più elevata.
    L’assimilazione          4) Agevolare il tessuto produttivo e commerciale di piccole e medie dimensioni del territorio, solle-
      consente alle          vando gli operatori economici (artigiani, commercianti, etc.) dall’onere di gestire una parte importante
 imprese di gestire          dei propri scarti di lavorazione (Emilia Romagna, Toscana, Lombardia), sollevandoli dalle pratiche am-
 facilmente i rifiuti
                             ministrative cui sono chiamati i produttori di rifiuti speciali.

25 Sentenza n.30719 del 30 dicembre 2011 e sentenza n. 9631 del 13 giugno 2012.
26 Peraltro in un contesto di tariffa corrispettiva puntuale, il grado di assimilazione viene nei fatti deciso dalle scelte degli utenti, chiamati a definire il quantitativo
di rifiuti riciclabili conferiti al servizio pubblico o ceduti al mercato, contribuendo a risolvere il conflitto tra pagamento del tributo e servizio usufruito.

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