IUAV corso di perfezionamento in: Tutela e gestione del suolo e delle acque nella pianificazione di bacino
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IUAV corso di perfezionamento in: Tutela e gestione del suolo e delle acque nella pianificazione di bacino 3° modulo: Piani di Bacino, pianificazione del territorio e valutazioni ambientali Venerdì 4 maggio ore 14 – 17 Articolazione dell’intervento/lezione 1° ora: la bonifica inserita nel quadro programmatorio generale, nella storia, in Italia e nel Veneto; 2° ora: la bonifica idraulica dal prosciugamento dei terreni, alla conservazione delle condizioni di vivibilità, alla conservazione e tutela dell’ambiente, alle azioni per ridurre il rischio idraulico ; 3° ora: la bonifica irrigua da sostegno all’agricoltura, a motore di sviluppo con l’utilizzo plurimo della risorsa idrica, in condizioni di eco sostenibilità
La bonifica in Italia e nel Veneto Come si può definire l’attività di bonifica Quell’insieme di attività finalizzate, in un dato territorio, all’utilizzabilità dei suoli e alla salubrità dell’ambiente di vita e lavoro, attività che si concretizzano nello scolo delle acque, nella difesa dalle acque esterne, nell’approvvigionamento idrico, nell’uso plurimo delle acque Quando è iniziata l’attività di bonifica È un’attività che indubbiamente ha accompagnato lo sviluppo delle civiltà: da Babilonia, agli Egizi, a Roma (con i suoi grandi acquedotti e cloache), per continuare anche nel medioevo ma soprattutto nel rinascimento quando l’incremento della popolazione e lo sviluppo dei centri urbani pose sempre più pressanti problemi di difesa idraulica, di approvvigionamento idrico, di approvvigionamento di derrate alimentari, di trasformazione dei prodotti. La bonifica in Veneto (e in Italia) Inquadrate secondo le enunciazioni di cui sopra le attività di bonifica in Veneto hanno origine antica e si sono sviluppate non diversamente da quanto avvenuto nel resto del nord-Italia, semmai con delle connotazioni particolari. Quando Venezia ha cominciato ad interessarsi di terraferma lo ha fatto per finalità di sicurezza, per le necessità di approvvigionamento, per garantire la sopravvivenza stessa della città e della sua laguna.
Le grandi opere idrauliche della Serenissima Lo scopo era impedire l’interrimento della laguna. Lo ottennero realizzando opere grandiose, per lo più nell’arco di circa 200 anni, tra XV e XVII secolo, deviando all’esterno della laguna Piave, Sile, Muson, Brenta, Bacchiglione, realizzando arginature (es. argine di San Marco in dx Piave). Tutte opere che nel bene e nel male sono, e lo saranno anche in futuro, la condizione al contorno con cui qualsiasi pianificazione deve confrontarsi. Le grandi opere per l’utilizzo delle acque al tempo della Serenissima Venezia, repubblica marinara, naturalmente pensò alle vie d’acqua per penetrare il territorio e per portare gli approvvigionamenti a Venezia (lungo Livenza, Piave, Sile, Brenta, Adige, Po, ecc.) ma non fu sorda alle richieste di uso delle acque dei fiumi per adacquare le campagne aride dell’alta pianura e per produrre energia. Emblematico il caso del Piave, via d’acqua molto importante per portare in laguna il legname necessario ai cantieri navali ed edilizi, ma ciononostante Venezia autorizzò le grandi derivazioni dei canali Brentella e Piavesella (1436, 1446), da Pederobba e da Nervesa. L’acqua sull’alta pianura trevigiana avrebbe garantito produzioni alimentari, possibilità di insediamento, energia per lavorare e trasformare i prodotti, tributi.
La peculiarità della bonifica nel tempo della Serenissima Due chiare priorità: salvaguardia della laguna sviluppo dell’entroterra per la garanzia degli approvvigionamenti Allo scopo costituì il Magistrato alle Acque ed il Magistrato ai Beni Inculti. A differenza di quanto avveniva nelle terre lombarde e piemontesi, dove la esecuzione delle opere di bonifica ed idrauliche, iniziate un secolo prima, erano sostanzialmente in mano ai privati (rispondevano ad interessi privati) o allo Stato (se rispondevano ad interessi pubblici), a Venezia interesse privato e interesse pubblico non vennero tenuti così distinti. Venezia operò pensando che l’interesse pubblico (che era il suo) si conseguisse meglio sfruttando le sinergie con l’interesse privato. Sostenne infatti, e spesso anche spinse, le iniziative per le sistemazioni idrauliche e per le derivazioni. Tale atteggiamento fu la chiave del sostanziale successo delle iniziative intraprese. Venezia realizzò così un grandioso sistema idraulico, una infrastruttura che garantì il diffondersi dell’insediamento in terraferma ed il progresso civile.
La bonifica dopo l’Unità d’Italia Le prime leggi sulla bonifica emanate dallo Stato Italiano mutuarono i loro concetti di base dalle realizzazioni in terra piemontese e lombarda, si pensi ad esempio al grande canale Cavour. (1863/66) È la Baccarini del 1882 la prima legge sulla bonifica dopo l’Unità d’Italia. Essa però non riuscì a dare una risposta adeguata alla necessità di terra, lavoro e alimenti che si prefiggeva; la sola iniziativa privata non era sufficiente a smuovere una realtà agraria povera di risorse economiche. Fu di fatto solo con il Regio Decreto n. 215 del 1933, la legge Serpieri, che avvenne la svolta. Essa recuperò infatti quel concetto che Venezia aveva già utilizzato: riconoscere interesse pubblico all’interesse privato, che significò contributo pubblico per la realizzazione delle opere. La legge Serpieri introdusse il concetto di “bonifica integrale”, sancì l’interesse dello Stato per la bonifica (sia idraulica che irrigua), introdusse i Consorzi obbligatori, impegnando i privati a conseguire i risultati che lo Stato si prefiggeva nell’investire soldi pubblici per infrastrutturare il territorio, per aumentarne il valore e la ricchezza. Fu l’epoca delle grandi bonifiche idrauliche: nel Veneto, nella pianura Padana, nelle piane del Centro – Sud e delle Isole. Fu anche l’avvio di nuove grandi opere irrigue nelle aree di alta pianura e delle opere per l’utilizzo delle acque, opere che conservano la loro efficienza e validità anche oggi, grazie alla manutenzione operata dai privati (attraverso i Consorzi) per mantenere produttivi i loro terreni, per manteneri i benefici indotti dalle opere eseguite.
Presidente Unione Veneta Bonifiche Giuseppe Romano
Presidente Unione Veneta Bonifiche Giuseppe Romano
Impianto irriguo ed idroelettrico di Fener nel Consorzio Piave
La divisione del governo delle acque tra LLPP e Agricoltura, poi tra Stato e Regioni, per arrivare alla direttiva 2000/60 CE Di fatto già sul finire del XIX secolo si profilò una separazione tra opere di bonifica e di difesa idraulica del territorio, intesa come governo dei grandi fiumi. Tale separazione appare netta con il R.D. 1775 del ’33: il governo dei grandi fiumi e delle loro acque al Ministero dei LLPP, la bonifica all’Agricoltura. Sostanzialmente però restava il governo unitario delle acque; al Nord garantito con la costituzione del Magistrato per il Po ed il Magistrato alle Acque di Venezia, articolato a livello provinciale nei Geni civili. Questo fino alla costituzione delle Regioni, negli anni 70, con la divisione delle competenze ed il caos che ne è seguito (divisione tra G.C. e Magistrati) e che né la legge 183/89 sulla difesa suolo, né i nuovi decreti legislativi 152/99 e 152/06 (basati sulla direttiva europea 2000/60 CE) sono ancora riusciti a risolvere. La dura realtà richiamò comunque la necessità di operare sulla base del bacino idrografico, concetto recepito nella 183/89 e successive; ora si parla più correttamente di distretti idrografici. Il Piano di Bacino, con le sue articolazioni in Piani per l’uso razionale delle acque e per la difesa idrogeologica, in Piani di Tutela e di Gestione, costituisce ora riferimento obbligatorio anche per la bonifica cui compete redigere i Piani Generali di Bonifica.
La bonifica nel Veneto ed i Piani Generali di Bonifica (PGB) Sono piani che competono ai Consorzi di Bonifica, già previsti dalla legge Serpieri del ’33, ripresi dalle Regioni (dal Veneto con la l.r. n°3 del ’76 e con la l.r. n°12/2009) I PGB ante Regioni, puntavano su aspetti specifici (bonifica/difesa idraulica e irrigazione); fino agli anni 60 .. 70 del secolo scorso, furono finalizzati all’incremento della produzione agricola. Ma con la trasformazione socio-economica del territorio, che si avviò tumultuosamente in quegli anni, fu presto evidente l’interesse generale dell’attività di bonifica; non di utilità solo o prevalentemente agricola ma in misura sempre più rilevante degli altri utilizzatori del territorio: industrie, terziario, residenziale, ambiente. Di conseguenza i PGB hanno assunto l’ottica del bacino idrografico e la consapevolezza della loro valenza ambientale. Tale passaggio dall’interesse particolare a quello generale è evidente nelle leggi di riforma della bonifica approvate dalla Regione Veneto. La prima fu la legge n°3 del ’76 che ridusse i Consorzi da 73 a 20 sulla base di criteri idrografici, proprio per un miglior coordinamento delle attività sia di difesa idraulica, che di uso delle acque, che ambientale. Oggi vige la legge n.12/2009; i 20 Consorzi sono stati ridotti a 10 e la bonifica è passata dall’Agricoltura alla Difesa Suolo, inquadrata nella Segreteria regionale per l’ambiente, cui compete sia garantire la difesa idraulica ,che il razionale utilizzo delle acque, che la tutela dell’ambiente.
I Consorzi di bonifica 1. Veronese nel Veneto, oggi 2. Adige Po 3. Delta del Po 4. Alta Pianura Veneta 5. Brenta 6. Adige Euganeo 7. Bacchiglione 8. Acque Risorgive 9. Piave 10. Veneto Orientale
La dimensione delle competenze consortili: alcuni dati 65% superficie 52% della rete regionale idrografica regionale complessiva 82% della rete idrografica regionale ricadente all’interno di comprensori consortili idrovore limite comprensori consortili corsi d'acqua significativi corsi d'acqua di rilevante interesse ambientale 89% popolazione rete idraulica minore regionale
La natura dei Consorzi di bonifica I Consorzi di bonifica sono persone giuridiche pubbliche a carattere associativo che si autogovernano ed autofinanziano. Si amministrano per mezzo di propri organi, i cui componenti sono eletti dai consorziati. L’attività dei Consorzi è finalizzata a garantire la difesa idraulica, lo scolo e la regolazione delle acque, il presidio idrogeologico, l’irrigazione, la salvaguardia dell’ambiente e del territorio. I consorziati sono i proprietari degli immobili iscritti nel catasto consortile che pagano i contributi consortili. I consorziati hanno il diritto di elettorato attivo e passivo. I consorziati aventi diritto al voto in Veneto risultano essere oltre 1,3 milioni. Presidente Unione Veneta Bonifiche Giuseppe Romano
Funzioni istituzionali: manutenzione, esercizio e realizzazione delle opere pubbliche di bonifica ed irrigazione La manutenzione e l’esercizio si attuano con : lo sfalcio e pulizia dei corsi d’acqua l’espurgo periodico degli alvei dei canali i lavori di difesa e ripristino delle sponde arginali la manovra dei numerosi manufatti di regolazione idraulica (sostegni, partitori, chiaviche) la gestione degli impianti idrovori o di quelli di sollevamento a scopo irriguo Presidente Unione Veneta Bonifiche Giuseppe Romano
LA NOSTRA SQUADRA I Consorzi provvedono alla manutenzione e gestione dei circa 18.000 chilometri di canali, di quasi 2000 manufatti di regolazione e di 389 impianti di sollevamento, attraverso e grazie al lavoro proficuo di operai, guardiani, tecnici e macchinari. 1.200 dipendenti di cui: 750 Operai+150 stagionali e un migliaio di mezzi e macchine operative Presidente Unione Veneta Bonifiche Giuseppe Romano
La manutenzione e la contribuenza consortile L’attività di manutenzione è sostenuta dai cittadini consorziati proprietari di immobili che ricadono nei comprensori di bonifica. Il contributo nel 2011 e ammontato a: 106.393.954,00 euro 59 % dalle campagne 41 % dai centri urbani Presidente Unione Veneta Bonifiche Giuseppe Romano
Presidente Unione Veneta Bonifiche Giuseppe Romano
Presidente Unione Veneta Bonifiche Giuseppe Romano
Presidente Unione Veneta Bonifiche Giuseppe Romano
Presidente Unione Veneta Bonifiche Giuseppe Romano
Presidente Unione Veneta Bonifiche Giuseppe Romano
Oltre alla gestione e manutenzione (1) I Consorzi, inoltre, Progettano e realizzano in concessione le opere pubbliche di bonifica e irrigazione di competenza statale o regionale – Interventi infrastrutturali in concessione Concorrono all’attuazione degli interventi finalizzati a prevenire l’insorgere di emergenze idrauliche e idrogeologiche Utilizzano le acque nei canali consortili per usi che comportino la restituzione e siano compatibili con le successive utilizzazioni (es. produzione di energia idroelettrica e refrigerazione) Partecipano alla formulazione della valutazione vincolante di compatibilità idraulica sugli strumenti urbanistici comunali Presidente Unione Veneta Bonifiche Giuseppe Romano
Oltre alla gestione e manutenzione (2) Realizzano interventi di riqualificazione sulla rete idraulica minore e di bonifica e sulla rete di competenza di enti locali e di altri soggetti pubblici e privati Collaborano al rilevamento dello stato quantitativo e qualitativo dei corpi idrici e all’individuazione delle opere/azioni necessarie per il risanamento dei corpi idrici Partecipano alla gestione sostenibile dell’ambiente e del territorio, attuando azioni volte alla tutela degli ecosistemi e del sistema produttivo (contrasto alla risalita del cuneo salino e alla subsidenza, ricarica della falda, fitodepurazione, realizzazione di corridoi ecologici, ecc.) Presidente Unione Veneta Bonifiche Giuseppe Romano
Impianto idrovoro Ronchi a Portogruaro Presidente Unione Veneta Bonifiche Giuseppe Romano
Fitodepurazione: Bacino di Ca’ di Mezzo
Barriera antisale nel Delta del Po
Aree forestali di infiltrazione per ricarica della falda nel consorzio Brenta Presidente Unione Veneta Bonifiche Giuseppe Romano
LA PROGETTUALITÀ PER LA MESSA IN SICUREZZA DEL TERRITORIO PIANO QUINQUENNALE DI DIFESA IDRAULICA 2011-2016 517 PROGETTI PER 1.327.721.148,45 EURO TIPOLOGIA INTERVENTI o realizzazione vasche di laminazione, CONSORZIO IMPORTO (€) casse di espansione, invasi uso plurimo, VERONESE 18.410.000,00 o potenziamento ed ammodernamento ADIGE PO 127.412.003,14 impianti idrovori DELTA DEL PO 74.508.242,57 o riassetto idraulico territorio ALTA PIANURA pedemontano, interventi contro il 161.104.469,94 dissesto idrogeologico VENETA BRENTA 267.555.000,00 o realizzazione canali scolmatori e nuovi collettori ADIGE EUGANEO 103.276.641,39 o sistemazioni idrauliche BACCHIGLIONE 216.819.254,35 o adeguamento funzionale degli scoli, ACQUE RISORGIVE 205.770.537,06 PIAVE 101.190.000,00 o consolidamenti arginali e difesa scarpate, VENETO ORIENTALE 51.675.000 o riprofilatura corsi d’acqua, interventi di TOTALE 1.327.721.148,45 smaltimento acque meteoriche zone urbane Presidente Unione Veneta Bonifiche Giuseppe Romano
La grande questione della trasformazione degli usi del suolo SUPERFICI ARTIFICIALI ha-2008 ha-2000 Δ (2008-2000) ITD31 Verona 45.666 27.463 18.203 ITD32 Vicenza 41.788 25.672 16.116 ITD33 Belluno 12.684 7.206 5.478 ITD34 Treviso 48.028 25.729 22.299 ITD35 Venezia 37.257 23.969 13.288 ITD36 Padova 44.061 23.578 20.483 ITD37 Rovigo 16.814 10.293 6.521 TOTALE VENETO 246.299 143.910 102.389 Conseguenze: →Impermeabilizzazione suoli →Concentrazione della popolazione →Aggravamento problematiche gestione idraulica →Rapporto con la contribuenza urbana Presidente Unione Veneta Bonifiche Giuseppe Romano
Presidente Unione Veneta Bonifiche Giuseppe Romano
Da dgr 79/11 – direttive per pdc
A cura di: Antonio Zannin Direttore del Consorzio Piave Grazie per l’attenzione
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