Italia-Brasile 3 a 2 Il ritorno - Festival dei Due Mondi

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Italia-Brasile 3 a 2 Il ritorno - Festival dei Due Mondi
Davide
     Enia
Italia–Brasile
     3a2
  Il ritorno
ENGLISH VERSION:
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                         FESTIVAL DEI DUE MONDI

           TEATRO CAIO MELISSO SPAZIO CARLA FENDI
              1 LUGLIO ORE 19.00, 2 LUGLIO ORE 17.00
                          3 LUGLIO ORE 16.00

         Italia-Brasile 3 a 2
               Il ritorno
                                 DI E CON

                      Davide Enia
                          MUSICHE IN SCENA
             Giulio Barocchieri, Fabio Finocchio
                                   LUCI
                             Paolo Casati
                                  SUONI

                            Paolo Cillerai
coordinamento tecnico dell’allestimento Marco   Serafino Cecchi
                                        Giulia Giardi
              assistente all’allestimento

                   elettricista Alberto Martino
            cura della produzione Francesca Bettalli

           amministratore di compagnia Luigi Caramia

                ufficio stampa Cristina Roncucci

                      fotografo Tony Gentile

                 video documentazione Ivan D’Alì

                 graphic designer Sara Gaibotti

                   locandina Silvia Giambrone

                               produzione
         Teatro Metastasio di Prato, Fondazione Sipario Toscana
                    collaborazione alla produzione
 Fondazione Armunia Castello Pasquini Castiglioncello-Festival Inequilibrio

                      durata 90 minuti più recupero
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                         TEATRO

È il 5 luglio del 1982 a Barcellona, da poco sono
passate le 17 e il caldo avvolge la città, fin sopra
nella parte alta dove lo Stadio Sarrià conclude
la salita dell’Avinguda Diagonal, percorsa da oltre
44.000 spettatori di uno degli eventi più attesi
del Mundial di Spagna: l’ultima partita del
“gironcino” tra l’Italia di Enzo Bearzot, sorpresa
del torneo, e la favoritissima Seleção brasiliana,
ricca di un talento inarrivabile e a cui basta
un pareggio per passare alla semifinale.
A causa della nazionalità dell’arbitro, l’israeliano
Abraham Klein, la partita non viene trasmessa
nei paesi arabi. Ma viene trasmessa, di certo,
in ogni altra televisione in giro per il mondo,
nei cortili rionali, nei palazzi signorili, nei salotti
improvvisati delle case povere, senza dubbio
in una casa del quartiere Malaspina Palagonia
di Palermo, là dove il 5 luglio del 1982, sempre
poco dopo le 17, una famiglia italiana si dispone
seguendo il proprio rito, la propria liturgia
per assistere alla partita. Ognuno prenderà
lo stesso posto di sempre, seguendo le stesse
abitudini delle fortunate partite precedenti.
Se non sarà così, il destino seguirà inesorabile
la strada della sconfitta.

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                             FESTIVAL DEI DUE MONDI

    Se il primo dei due eventi è andato in onda in diretta mondiale, il secon-
do – da esso derivato – si è manifestato in una casa palermitana, ma non
fu meno visibile, perché ciò che avvenne in quella casa fu una sequenza
di scene universali, accadute in ognuno dei salotti, cortili, palazzi collega-
ti per la partita; dunque un fatto pubblico e uno privato, un fatto pubblico
e milioni di fatti privati, assieme compongono l’affresco della storia popo-
lare italiana. In quella casa, lontana precisamente 1.025 km dallo stadio,
come una spada che infilza a metà il Mediterraneo, accanto a suo padre
e allo zio Peppe e agli altri componenti della famiglia, c’è il piccolo Davide,
8 anni, inconsapevole allora di trovarsi di fronte a un evento stori-
co, anzi due: da un lato una delle partite più esemplari per compren-
dere la diffusione del calcio nell’intero pianeta, dall’altro l’esercizio
degli uomini che gli saranno da modello per la vita, le loro emozio-
ni scatenate dall’osservazione di un movimento che avviene nello
schermo, quindi non presente eppure così presente, i loro esorcismi
e le loro pratiche di carattere religioso, quasi magico. Passeranno
20 anni prima che quel piccolo Davide Enia decida di esprimere tutta
la forza evocativa di quel momento in una forma di racconto orale,
fino al debutto dello spettacolo che dalla partita prende il nome: Italia
Brasile 3 a 2.
    Oggi di anni ne sono passati altri 20, lo spettacolo ha fatto 800 repli-
che in tutti i teatri italiani, a riportarlo in scena – con l’accezione “il ritor-
no” a identificare la continuità con “l’andata”, proprio come una partita
di calcio – è la sensazione che il già detto abbia sempre nuove forme da
rappresentare, nuovi ascolti con cui porsi in dialogo: se allora l’intenzio-
ne di Davide Enia fu quella di rimettersi in contatto con il bambino che
era stato, con tutto il carico di emozioni rimaste impigliate nel passato e
che il racconto avrebbe saputo far riemergere, ora il processo si ripete
di nuovo perché forse in quella storia è contenuto il tempo nell’atto della
trasformazione, dell’individuo e contemporaneamente della società che
esso rappresenta, finché il rinnovarsi dell’esperienza non porti a materia-
lizzare una sorta di macchina sensibile del tempo, un congegno delica-
tissimo di relazione con le età della propria vita. In tal modo si rivela una
dinamica quanto mai affascinante, ossia che crescendo, gli eventi stori-
cizzati, che dunque sono raccontati seguendo una sequenza stabile di
fatti, mutano secondo la nostra trasformazione, quindi non è vero che la
storia sia immobilizzata e intoccabile, ma si modifica secondo il progres-

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sivo grado di maturazione che noi raggiungiamo attraverso il tempo. Per-
tanto Italia-Brasile dell’‘82, che ha un risultato e una precisa ricorrenza di
fatti nei 90 minuti, nella percezione dei singoli protagonisti è cambiata e
questo non riguarda esclusivamente il giovane o adulto Davide, ma ogni
generazione che ne ha fatto esperienza, in ogni angolo del tifo calcisti-
co. Si innesca allora quel gioco, anch’esso magico, del “dove eravamo”
quando un determinato fatto ha sconvolto, in positivo o in negativo, l’ordi-
ne della nostra esistenza; lo sport – il calcio tra tanti è il più diffuso – non
è altro che uno dei più espliciti veicoli di connessione sociale, che quindi
fa emergere naturalmente il profondo carattere identitario di una nazio-
ne. Abbandonando dunque ogni riguardo per lo snobismo che ne mini-
mizza il valore, non è iperbolico definire il tifo per il calcio, così radicato a
partire dal proprio contesto più intimo fino ad allargarsi alla dimensione
pubblica, il collante sociale che, in questi tempi di estremo conflitto, di
ferite aperte in una società prevaricatrice e repressiva, umanamente
dissestata, in cui sono negati i diritti fondamentali dell’uomo, permette
di esercitare quel senso di appartenenza, di orgoglio per il quale strin-
gersi, abbracciarsi, urlare, ricreando così, in un tessuto sociale spac-
cato che ha perso la carnalità, l’esperienza rivoluzionaria della felicità.
    Questo processo, tuttavia, non avrebbe uguale forza se non fosse
sostenuto dalla convinzione che la gioia possa rappresentare quell’e-
norme scarica di adrenalina liberatoria capace di provocare una
catarsi, attraverso però l’arma del comico e non del dramma o della
tragedia; la narrazione, il cunto di Enia, cullato dalla concordanza mu-
sicale con le note di Giulio Barocchieri e Fabio Finocchio, rivela aspetti
comici che superano ogni possibile invecchiamento per la purezza del
contesto in cui accadono, determinando quel miracolo di riconoscibi-
lità che fa dire, ad ognuno, di aver vissuto per un tempo ed uno spazio
altrove nella stessa identica vicenda. A corroborare il viaggio a ritroso
è l’occorrenza dell’inevitabile: molti dei protagonisti, da Paolo Rossi a
Bearzot, da Waldir Peres a Socrates fino allo zio Peppe, ora sono morti,
pertanto la relazione con il passato assume un carattere di evocazione
ancora più forte, attraverso cui il racconto sprofonda nella dimensio-
ne epica: tra noi e Socrates o Bearzot, oggi, è la medesima distanza
che può esserci con Ettore, o Achille, protagonisti omerici dell’epica
classica che rivivono nel gesto estetico, nei caratteri dirompenti, nella
ricorrenza degli epiteti, nel prato verde di un campo di calcio in luogo

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                            FESTIVAL DEI DUE MONDI

di quello di battaglia, là dove biografie disunite trovano una coesione
e le appartenenze locali si fanno universali, dove il grandangolo della
storia apre il varco temporale attraverso cui da uno spiazzo di periferia
povera dove vola un pallone calciato senza scarpe si raggiunge un cam-
pionato del mondo, dall’infanzia si conquista l’età adulta, da una televisio-
ne sistemata nel salotto di una piccola casa in un quartiere di Palermo si
compare davanti agli occhi di ogni spettatore di questo spettacolo, come
fosse, la partita in casa propria, il vero evento in mondovisione.

                                  TESTO DI

                              Simone Nebbia

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                                           TEATRO

                                     Davide Enia
     Davide Enia (Palermo, 1974) è autore degli spettacoli Italia-Brasile 3 a 2, maggio ‘43,
Scanna, I capitoli dell’infanzia. Come attore, regista e autore di teatro vince i più impor-
tanti premi di teatro italiani (tra gli altri, il Premio UBU, il Premio Tondelli, il Premio ETI,
il Premio Mezzogiorno, il Premio Hystrio, il Premio Gassman). Per Radio Rai 2 scrive e
interpreta il radiodramma Rembò. L’oca del Cairo, opera incompleta di Mozart andata in
scena al Teatro Massimo di Palermo nel 2017, segna il suo esordio alla regia lirica. Così
in terra (2012) è il suo primo romanzo, tradotto in diciotto lingue, vincitore nel 2016 del
Prix du Premier Roman Etranger e del Prix Brignoles, come miglior romanzo straniero
dell’anno in Francia. Appunti per un naufragio, tradotto in sette lingue, è il suo secondo
romanzo (2017), con cui vince nel 2018 il Premio Mondello, il Premio Mondello Giovani e
il Premio SuperMondello. Nel 2018 torna in teatro con L’abisso, con cui vince il Premio
Ubu, il Premio Maschere del Teatro, il Premio Hystrio. Dal 2022 è artista residente al
Piccolo Teatro di Milano.

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                    FESTIVAL DEI DUE MONDI

© TONY GENTILE

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SUL RETRO
         Il manifesto ufficiale della 65 a edizione
del Festival dei Due Mondi firmato da Anselm Kiefer
                 photo credit: Georges Poncet

                 VOLUME A CURA DI
             Ufficio Comunicazione
        Spoleto Festival dei Due Mondi
      Finito di stampare nel mese di giugno 2022
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