ISIMM Ricerche - Requadro

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Giuseppe Greco
                                           Segretario Generale
                                        ISIMM Ricerche
                                     Studi e Azioni per l’Innovazione
                                         Mob. +39 338 44 91 267

STIMATO UN SOSTENUTO INCREMENTO DELLA DOMANDA DI POSTI LETTO PER LA TERZA ETÀ
NEI PRINCIPALI PAESI EUROPEI ENTRO IL 2040

In costante aumento il numero di posti letto dedicati alla Terza Età in Unione Europea, non
sempre proporzionato alla domanda assistenziale che risulta, secondo i dati OCSE ed Eurostat, in
perenne crescita. Nei prossimi vent’anni si stima un incremento della richiesta di posti letto
superiore al 30% nei principali Paesi Europei e anche l’Italia non fa eccezione. Il settore privato
sarà il principale attore in questo panorama, in considerazione dello scarso ruolo del pubblico
che riceve ed eroga sempre meno finanziamenti. Grandi gruppi privati sono sempre più
protagonisti sulla scena europea. Motivo alla base di questa richiesta di assistenza in perenne
aumento è l’aspettativa di vita che cresce in media di 3 mesi all’anno.

Queste le principali evidenze emerse da una ricerca del dott. Giuseppe Greco, segretario generale
di ISIMM Ricerche – Istituto per lo studio dell’Innovazione con sede a Roma che si occupa di
tematiche che investono l’economia, la società e le istituzioni.
La ricerca è basata su dati OCSE “Health at a Glance 2017”, COMMISSIONE EUROPEA,
EUROSTAT, ISTAT, NATIXIS, CONFCOOPERATIVE E FEDERSOLIDARIETA’, FONDAZIONE LEONE
MORESSA E DOMINA, SCENARI IMMOBILIARI “Rapporto Nazionale sulle Residenze Sanitarie
Assistenziali”, CERGAS-SDA BOCCONI “Rapporto OASI 2017”, AUSER “Domiciliarità e
residenzialità per l’invecchiamento attivo, 2017”, “Osservatorio sulle residenze per gli anziani in
Italia”.

I posti letto in Europa
L’invecchiamento della popolazione incrementa sempre più il numero di anziani con necessità di
cura e assistenza e la risposta dei vari Paesi al cambiamento demografico è spesso insufficiente.
Nella tabella che segue sono indicati gli ultimi dati disponibili, riguardanti i posti letto per anziani
nei principali Paesi europei e ricavati da fonti specifiche per ogni Stato. Inoltre, sulla base delle
proiezioni sull’incremento della popolazione anziana nel prossimo futuro, l’Istituto Natixis nel 2017
ha stimato la potenziale crescita dei posti letto necessari a coprire nei prossimi vent’anni la
maggiore richiesta di assistenza.
I principali risultati sono i seguenti: tra i Paesi considerati, attualmente quelli con il maggior
numero di posti letto per anziani in valore assoluto sono la Germania (oltre 900mila posti), la
Francia (oltre 600mila), la Spagna (366mila) e l’Italia (287mila). Seguono il Belgio (148mila), la
Svizzera (97mila) e l’Austria (67mila).
In termini relativi la crescita più consistente del numero di posti letto entro il 2040 è prevista in
Svizzera (+75%), in Austria (+43%), in Belgio (+33%) e in Germania (+29%), mentre si ipotizza un
incremento della capacità di nuovi posti letto più contenuta in Francia (+5%).

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Giuseppe Greco
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Numero di posti letto per anziani nei singoli Paesi e incremento previsto della capacità nei
prossimi 20 anni. Fonti specifiche per ogni Paese.

                                                  Numero di posti letto   Incremento previsto di
                                                  per anziani             capacità nei prossimi 20 anni

Austria (Osterreich Strukturplan Gesundheit)              67.890                      +43%
Svizzera (Federal Statistical Office)                     97.129                      +75%
Belgio (INAMI)                                           148.813                      +33%
Italia (ISTAT)                                           287.685                      +21%
Spagna (EnR)                                             366.633                      +14%
Francia (DREES)                                          600.380                       +5%
Germania (Pflegestatistik)                               902.882                      +29%

La Commissione Europea ritiene che il parametro di riferimento per l’offerta di residenze sanitario-
assistenziali debba essere all’incirca di 50/60 posti letto ogni 1000 abitanti over 60. In media,
secondo gli ultimi dati disponibili, nei Paesi OCSE ci sono 49,7 posti letto ogni 1000 persone oltre i
65 anni. I Paesi in cui si registra il maggior numero di posti letto ogni 1000 persone over 65 sono i
Paesi Bassi con 87,4 posti, il Lussemburgo con 86,3, il Belgio con 72,1, la Svezia con 66,4, la
Svizzera con 65,9, la Finlandia con 65,3. La Francia ha 55,7 posti ogni 1000 abitanti over 65, la
Germania 54,4, il Regno Unito 47,6, la Spagna 47,3. L’Italia è al quart’ultimo posto con 19,2 posti
letto ogni 1000 persone over 65, seguita solo dalla Lettonia con 17,3, dalla Polonia con 12,3 e dalla
Turchia con 8.

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I posti letto in Italia
L’Italia, con 19 posti letto ogni 1.000 anziani, si colloca quindi al di sotto del valore di riferimento
indicato dalla Commissione Europea. In valori assoluti ad oggi si tratta di circa 290mila posti.
Secondo il report Essity-Cergas gli anziani non autosufficienti ad oggi hanno già raggiunto i 3
milioni e il loro numero in futuro è destinato ad aumentare.
L’AUSER nel report “Domiciliarità e residenzialità per l’invecchiamento attivo, 2017” dettaglia i
posti letto presenti a livello delle singole regioni italiane. Secondo gli ultimi dati disponibili
disaggregati a livello regionale, ossia quelli relativi all’anno 2013, i 240.044 posti letto destinati ad
anziani over 65 anni si distribuivano così: 112.573 nel Nord Ovest, 67.547 nel Nord Est, 28.463 al
Centro, 17.483 al Sud e 13.977 nelle Isole.
I posti letto continuano ad essere carenti soprattutto al Sud, ma l’Istat evidenzia che sarà proprio
questa l’area del Paese in cui si concentrerà la maggior parte di over 85 sul totale della
popolazione (ad oggi sono il 2,3% e potrebbero arrivare al 5,8% nel 2040).

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Il Piemonte guida la classifica con 40,9 posti letto ogni 1000 over 65, segue la Valle d’Aosta con
37,8, la Lombardia con 30,5, l’Emilia Romagna con 30,2 e il Veneto con 29,6. In fondo alla classifica
invece c’è la Calabria con 6,7 posti letto ogni 1000 over 65, la Campania con 5,4, l’Abruzzo con 5 e
l’Umbria con 3,3.

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Il ruolo dei settori pubblico e privato in Europa
Per quanto riguarda la titolarità dei posti letto a livello europeo emerge che in ogni Paese il settore
pubblico e il settore privato (profit e non profit) hanno un’incidenza diversa.
Il Paese con la maggior presenza di privato profit è la Germania, dove il 41% delle strutture sono
gestite da operatori privati; il non profit ha un peso pari al 54%. Seguono il Belgio con una quota di
privato profit pari al 33% (non profit 37%), la Spagna (30% privato profit, 40% non profit), l’Italia
(20% privato profit, 35% non profit), la Francia (20% privato profit, 27% non profit) e l’Austria (10%
privato profit, 35% non profit). In Svizzera il privato profit detiene una quota pari solamente al 5%
(il non profit invece pari al 45%).
Per quanto riguarda il settore pubblico, invece, esso è maggiormente presente in Austria (55%),
Francia (53%), Svizzera (50%) e Italia (45%). È invece meno diffuso in Belgio e Spagna (entrambe
30%), mentre in Germania ha una rilevanza praticamente trascurabile (5%).

                        Pubblico e privato (profit e non profit) nei vari Paesi europei.

    Germania                   41%                              54%                5%

       Belgio                 33%                   37%                      30%

      Spagna               30%                     40%                       30%
                                                                                          Privato profit
      Francia           20%            27%                         53%
                                                                                          Privato non profit
         Italia         20%                35%                         45%                Pubblico

       Austria     10%               35%                          55%

      Svizzera     5%                45%                              50%

                  0%           20%           40%          60%            80%       100%

Le rette medie nei vari Paesi europei

Tra i vari Paesi europei considerati nell’analisi, le rette medie giornaliere delle strutture socio-
sanitarie per anziani variano notevolmente.
Le più basse (55 Euro in media al giorno) sono quelle richieste dalle strutture socio-sanitarie e
socio-assistenziali in Spagna. Sostanziale è quindi la differenza con quelle pagate dagli ospiti delle
strutture italiane (90 Euro al giorno). Rette più alte vengono invece corrisposte in media in
Germania (circa 100 Euro medi al giorno), in Belgio e in Francia (110 Euro). In Austria raggiungono i
120 Euro al giorno e in Svizzera addirittura i 190 Euro.

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I presidi socio-sanitari e socio-assistenziali in Italia

I presidi residenziali socio-sanitari e socio-assistenziali attivi in Italia sono 12.261. Sono incluse le
strutture pubbliche o private che erogano servizi di tipo socio-assistenziale e/o socio-sanitario alle
persone in stato di bisogno, mentre sono escluse le strutture ospedaliere.

C’è una forte prevalenza di strutture al centro nord (75,3%). Al Sud e nelle Isole sono situate
invece rispettivamente il 13,4 e l’11,5% del totale delle strutture. Le regioni con il maggior numero
di presidi sono la Lombardia (14,3%), l’Emilia Romagna (12,7%) e il Piemonte (10,4%).

La presenza del settore pubblico è più diffusa nel Nord Italia. In particolare, la Lombardia è la
regione in cui le strutture residenziali private non profit ospitano il maggior numero di posti letto
(ben il 67% del totale dei posti letti lombardi). In generale, tutto il Nord-Ovest fa registrare una
spiccata incidenza del settore non profit. Il Nord-Est, invece, grazie alla presenza delle Regioni a
statuto speciale con una forte predominanza della titolarità pubblica delle strutture, è la parte
d’Italia con l’incidenza più elevata di posti letto in presidi residenziali pubblici. Centro, Sud e Isole
si caratterizzano, invece, per una maggiore rilevanza di posti letto in strutture del privato profit.

             Titolarità posti letto attivi a livello regionale. Fonte: ISTAT

L’offerta di RSA in generale è però ancora troppo frammentata e poco strutturata. In Francia 20
operatori contano oltre 10mila posti letto. In Italia i Gruppi principali si attestano singolarmente a
circa 5mila posti letto. I primi dieci gruppi per numero di strutture gestiscono il 10% dei posti
accreditati, ma rimane ancora molto bassa la presenza nel Sud Italia.

I role player del settore
In Italia i role player del settore senior care sono tre: Kos Care Srl (Gruppo Kos), il Gruppo Sereni
Orizzonti e Korian Italia (Gruppo Korian). In questa analisi è stato preso in considerazione
solamente l’ambito dell’assistenza agli anziani, ma questi operatori si occupano anche di altri
aspetti, tra cui ad esempio la psichiatria e/o la riabilitazione.

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Dall’analisi dei dati ad oggi disponibili emerge che i Gruppi analizzati sono abbastanza allineati in
relazione alla presenza sul territorio nazionale e alla dotazione di posti letto per anziani (si va dai
4.600 ai 5.300 posti).
Sempre con riferimento ai soli posti letto per anziani, i primi due operatori, Kos Care Srl e Sereni
Orizzonti SpA, si attestano rispettivamente attorno ai 5.300 e 4.900 posti letto ciascuno. Segue
Korian Italia con 4.600. Quanto a tasso di crescita svetta Sereni Orizzonti con un fatturato pari a
+147% nell’ultimo quadriennio e +34% nell’ultimo anno. Di rilievo e in crescita anche gruppi come
Gheron Srl e La Villa SpA.

Numero di posti letto per anziani dei primi tre operatori Italiani, anno 2018

OPERATORI                                               POSTI LETTO ATTIVI PER ANZIANI
Kos Care Srl                                            5.300
Sereni Orizzonti                                        4.900
Korian Italia                                           4.600

Le rette medie in Italia

Ci sono differenze abbastanza marcate tra le rette delle strutture gestite da enti pubblici e privati
come evidenzia l’Osservatorio sulle Residenze per gli anziani in Italia. Nelle prime le rette massime
sono più basse: il 47,5% ha infatti una retta massima inferiore ai 60 Euro giornalieri (1.800 Euro
mensili) e complessivamente il 65,7% non supera gli 80 Euro (2.400 Euro mensili) – mentre le
seconde spesso hanno rette più elevate, oltre il 39% delle strutture private ha una retta massima
superiore agli 80 Euro giornalieri.
Per quanto riguarda le residenze dell’area del privato profit, in oltre la metà dei casi (53,6%)
presentano rette superiori agli 80 Euro giornalieri. Seguono le Cooperative (40,6%), le Fondazioni
(38,3%) e gli Enti Religiosi (38,1%). Invece, tra le Onlus e le Associazioni la quota di strutture con
rette particolarmente elevate (superiori agli 80 Euro giornalieri) risulta decisamente minore
(rispettivamente 25,9% e 30,8%).
In generale le rette massime più elevate si riscontrano tra le residenze che si occupano di persone
non autosufficienti o di un’utenza composta da autosufficienti e non. In entrambe la quota di
residenze con una retta superiore agli 80 Euro giornalieri appare piuttosto elevata: nel primo caso
raggiunge il 35,6%, nel secondo il 42,4%.
Le rette inoltre sono legate anche alla dimensione delle strutture: le residenze di piccole
dimensioni sono anche le strutture che presentano gli importi delle rette massime inferiori, in
quanto sono maggiormente legate ad un livello assistenziale medio-basso e hanno una
collocazione prevalente nel Mezzogiorno. Tra le residenze con un massimo di 20 posti letto, infatti,
ben il 44,2% ha una retta massima inferiore ai 60 Euro giornalieri e solamente poco più del 25%
supera gli 80 Euro. All’opposto, tra le strutture di grandi dimensioni solamente il 17% ha una retta
molto bassa, mentre quasi il 45% ha una retta giornaliera che supera gli 80 Euro.

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L’evoluzione del settore
Il fabbisogno di residenze socio assistenziali raggiungerà in futuro quantitativi sempre più elevati:
le stime di Scenari Immobiliari parlano di 8.000 nuovi posti letto aggiuntivi richiesti ogni anno.
Il settore dell’assistenza agli anziani è quindi in forte espansione per quanto riguarda la
componente privata mentre si sta registrando un simultaneo calo dei posti letto nelle strutture
pubbliche. Ciò accade soprattutto a causa dei problemi di finanza pubblica. Gli ultimi dati Auser
disponibili indicano come la spesa dei Comuni per servizi dedicati agli anziani sia diminuita dell’8%
tra il 2009 e il 2013. Ad eccezione delle Isole, dove è aumentata del 4%, è calata drasticamente nel
Nord Ovest (-16,7%), nel Nord Est (-4,3%), nel Centro (-4%), ma soprattutto al Sud (-9,1%). A livello
nazionale, inoltre, la spesa pro capite per servizi sociali per anziani nei comuni è scesa nello stesso
periodo da 119 Euro a 107 Euro. È calato simultaneamente anche il numero di Comuni che offrono
servizi di assistenza domiciliare integrata (ossia interventi e servizi sanitari offerti presso il
domicilio dell’assistito) dal 42% al 41%. Anche secondo il Rapporto OASI 2017 del CERGAS-SDA
Bocconi si è registrata una diminuzione dell’offerta di servizi pubblici di assistenza. Per quanto
riguarda l’ADI, infatti, il numero di ore medie erogate per anziano in carico è calato in un anno da
21 a 17.
Molte famiglie sopperiscono alle carenze del sistema pubblico affidandosi all’assistenza
domiciliare tramite badanti. Secondo il report Auser su dati Inps, nel 2015 i lavoratori domestici
erano 886.125, di cui il 42,4% badanti (375.560), mentre nel 2009 le badanti rappresentavano il
26% dei lavoratori domestici. La crescita quindi è stata del 46% in poco più di un quinquennio.
Una ricerca realizzata dalla Fondazione Leone Moressa e Domina stima la necessità di ulteriori
500mila badanti entro il 2030 (il 25% in più del dato attuale). La domanda di badanti sarà più
elevata in Lombardia, a seguire in Emilia Romagna, Toscana, Lazio, Veneto e Sardegna.
La cifra media mensile che gli italiani dichiarano di pagare alle badanti è di 920 Euro. Si stima che
le risorse economiche mobilitate in totale siano almeno pari a 9 miliardi di Euro per circa 1,5
milioni di anziani. Va però tenuto presente che molte sono le badanti che lavorano con contratti
irregolari o senza alcun contratto. Dai dati Confcooperative Federsolidarietà emerge che circa un
milione di badanti lavora in nero.
L’assistenza erogata a domicilio ha però degli evidenti limiti: non riesce a competere per qualità
con l’assistenza offerta da strutture specializzate, ma soprattutto ad erogare assistenza H24. In tal
modo l’assistenza domiciliare può diventare per le famiglie troppo costosa e gravosa.
Molti sono gli attori economici che stanno investendo per stare al passo con l’esponenziale
crescita nel settore dell’assistenza agli anziani. Ad esempio si stanno diffondendo, soprattutto
all’estero, le polizze assicurative per la non autosufficienza (molto simili ad altre assicurazioni del
ramo vita). L’obiettivo è quello di offrire una rendita o rimborsare le spese di assistenza quando
l’assicurato non sarà più autosufficiente. Sono polizze che per non essere troppo onerose
andrebbero stipulate entro i 40-50 anni d’età. Le prime polizze di questo tipo sono nate in Gran
Bretagna, hanno trovato molti consensi anche in Germania (dove dal 1995 è in vigore per tutti i
cittadini l'obbligo di stipulare un'assicurazione, privata o pubblica, che garantisca assistenza di

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Giuseppe Greco
                                           Segretario Generale
                                        ISIMM Ricerche
                                     Studi e Azioni per l’Innovazione
                                         Mob. +39 338 44 91 267

lungo periodo in caso di perdita dell'autonomia), in Francia e negli Stati Uniti, mentre in Italia sono
ancora poco diffuse.
Anche i Fondi Immobiliari si stanno muovendo per acquistare e/o gestire nuove RSA. Secondo il
“Rapporto Nazionale sulle Residenze Sanitarie Assistenziali” di Scenari Immobiliari, l’asset
allocation immobiliare riguardante strutture a destinazione d’uso RSA nel 2016 ha registrato
investimenti per circa 1,2 miliardi di Euro, ossia l’1,7% dell’investimento totale in immobili.
L’allungamento dell’aspettativa di vita media

I progressi medici e il miglioramento delle condizioni socio-economiche hanno accresciuto
l’aspettativa di vita media a livello globale. Nei Paesi OCSE la quota di over 65 è cresciuta dal 9%
del 1960 al 17% nel 2015 e si stima che aumenterà ancora raggiungendo il 28% nel 2050. In più di
due terzi dei Paesi monitorati almeno un abitante su quattro avrà più di 65 anni nel 2050.
Il numero di over 80 aumenterà in maniera ancor più significativa. In media il 5% della popolazione
aveva 80 anni o più nel 2015, ma entro il 2050 questa quota salirà oltre il 10%. Secondo i dati
Eurostat gli over 80 passeranno dai 24 milioni del 2015 ai 53,5 milioni nel 2050. In Paesi come
Italia, Spagna, Portogallo e Germania la proporzione di popolazione con più di 80 anni raddoppierà
tra il 2015 e il 2050. Entro il 2080, infine, quasi una persona su otto avrà 80 o più anni
(precisamente il 12,3% della popolazione).

L’aspettativa di vita media a 65 anni sta continuando a crescere in modo significativo. Nel 2015 le
persone 65enni nei Paesi OCSE potevano aspettarsi di vivere altri 19,5 anni (21 per le donne e 18
per gli uomini). Francia, Spagna e Italia fanno parte del gruppo di Paesi in cui l’aspettativa di vita a
65 anni eccede i 20 anni: Francia 21,5, Spagna 21, Italia 20,6. Ciò fa si che l’aspettativa di vita
media alla nascita superi gli 85 anni. Il valore è molto più basso, invece, in paesi dell’Est europeo
come ad esempio Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria.

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Giuseppe Greco
                                           Segretario Generale
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Secondo l’ISTAT nel 2050 gli anziani saranno 21,8 milioni, ossia più di un italiano su tre avrà più di
65 anni. La speranza di vita sta aumentando considerevolmente ma varia tra le regioni: è pari a
83,7 anni in Trentino Alto Adige, 83,5 nelle Marche, 82,9 in Friuli Venezia Giulia, Abruzzo e Puglia.
È molto più bassa in regioni come la Campania (81,2) e la Sicilia (81,9). Esiste quindi una disparità
di 2,5 anni tra la regione del Nord in cui si vive più a lungo, il Trentino Alto Adige, e quella del Sud
dove la longevità è minore, ossia la Campania.

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Giuseppe Greco
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In media l’aspettativa di vita in buona salute a 65 anni nei Paesi OCSE è di 9,4 anni, mentre in Italia
è pari a 7,7, in Germania invece questo dato è ben più alto ed è pari a 11,9, nel Regno Unito e in
Francia 10,3, in Spagna 9,2.

Conclusioni
Come conseguenza dell’aumento dell’aspettativa di vita media e del progressivo invecchiamento
della popolazione, i posti letto nelle strutture socio-assistenziali e socio-sanitarie saranno destinati
ad aumentare considerevolmente negli anni a seguire, con una domanda di servizi sempre
maggiore.
L’affermarsi di questi bisogni va posto in relazione anche con la crescita dei casi di malattie
neurodegenerative, nonché con il forte incremento del numero delle famiglie cosiddette
mononucleari, che mina le potenzialità dell’assistenza erogata all’interno dei nuclei familiari.
Inoltre, la progressiva evoluzione del sistema ospedaliero verso l’assistenza per i soli acuti incide
sulla capacità di soddisfare la domanda, da ciò deriva la forte esigenza di promuovere
un’assistenza extra-ospedaliera in grado di affrontare i bisogni della fase post-acuta dell’intervento
sanitario.
Il numero dei posti letto necessari per sopperire alla crescente domanda di assistenza sarà sempre
maggiore. Nei prossimi anni il ruolo primario sarà svolto sicuramente del settore privato, che al
momento può mirare a possibilità di espansione più elevate, soprattutto se confrontate con quelle
del settore pubblico. Quest’ultimo riceve ed eroga finanziamenti sempre più contenuti ed offre
sempre meno servizi.

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