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Il Rapporto Innovazione Italia 2021 è stato realizzato dal Centro Studi Confindustria con il coordinamento scientifico di Livio Romano e l’indirizzo generale di Alberto Antonietti, Vicepresidente di Assoconsult. Autori del Rapporto: Giovanna Ciaffi (Università degli Studi di Roma 3), Livio Romano (Centro Studi Confindustria), Ilaria Straccamore (Istat). Si ringraziano per la preziosa collaborazione: Francesca Caminiti, Luigi Riva, Stefano Braschi, Marco De Amicis e tutti gli associati che hanno preso parte al gruppo di lavoro “Progetto Innovazione” di Assoconsult. Si ringrazia l'Istat, ed in particolare il Servizio statistiche struttu- rali sulle imprese, istituzioni pubbliche e non-profit della Direzione Centrale delle Statistiche Economiche, per il lavoro di costruzione della base dati integrata a livello d'impresa utilizzata in questo studio.
PREFAZIONE La crisi economica che ci ha colpiti nell’ultimo Da questa considerazione nasce l’idea di realiz- biennio è solo l’ultima di numerose sfide che le zare uno studio che fotografi, nel modo più aziende italiane si sono trovate ad affrontare oggettivo possibile, quale sia lo stato attuale negli ultimi 15 anni. Prima della pandemia, che dell’innovazione delle imprese italiane. nel 2020 ha portato a un calo del PIL dell’8,9%, l’economia italiana era già stata messa a dura Nelle analisi quantitative delle prossime pagine prova dalla crisi finanziaria nel 2009 (-5,3% di troviamo da subito riscontro di un sistema PIL) e dalla crisi del debito pubblico nel 2012 produttivo dinamico e che addirittura si (-3,0% di PIL). posiziona tra le principali economie europee quanto a propensione ad investire. Allo stesso Il susseguirsi di questi ostacoli, però, ha portato tempo, però, vediamo che gli investimenti molte imprese a intraprendere importanti delle aziende italiane si sono concentrati molto programmi di innovazione e trasformazione su asset tangibili (come macchinari e attrezza- che ne hanno aumentato notevolmente la ture) ma meno su software e tecnologia, aree resilienza e la competitività. Questi anni, sulle quali emergono ampi spazi di crescita. seppur difficili, hanno quindi contribuito a creare un contesto favorevole nel quale gli Grazie alla collaborazione con il Centro Studi investimenti del PNRR, che unitamente agli altri Confindustria e al prezioso supporto di ISTAT programmi europei porterà risorse per 235 abbiamo sviluppato un modello che ci consen- miliardi di euro, potrebbero fornire un’ulteriore tisse di comprendere e quantificare l’impatto accelerazione alla trasformazione digitale e alla che l’innovazione gioca sulle performance transizione energetica del nostro attuale aziendali. In prima battuta, abbiamo segmenta- modello produttivo. Le promettenti previsioni to le imprese in base a come hanno allocato i di crescita ne sono una prova: nonostante il loro investimenti degli ultimi anni su quattro clima di incertezza, stando alle ultime proiezio- principali leve di innovazione: asset tangibili, ni l’Italia riuscirà a recuperare i livelli pre-pan- software, Ricerca e Sviluppo e formazione del demia già nel 2022 e la crescita è attesa personale. Emerge che il 73% delle imprese robusta (oltre il 2%) anche nel 2023. Affinché hanno fin ora adottato strategie di investimen- tale crescita economica risulti essere anche to che possiamo definire “semplici”, in quanto sostenibile e duratura nel lungo periodo sarà combinano solamente una o due delle leve fondamentale sviluppare le competenze identificate, e quindi solo il restante 27% necessarie a far sì che la spinta all’innovazione mostra un profilo di investimento più “comples- sia diffusa e polivalente, cioè che non si focaliz- so” che si articola su tre o addirittura tutte e zi solo nel perseguire l’eccellenza di prodotto quattro le direttrici di innovazione. Inoltre, ma che sia orientata a cogliere in maniera abbiamo anche riscontrato il persistere di olistica le opportunità offerte anche da altre importanti differenze tra le strategie di investi- direttrici di innovazione quali, ad esempio, il mento di aziende appartenenti a classi dimen- digitale, l’utilizzo dei dati, l’implementazione sionali diverse e tra le diverse aree geografiche delle nuove tecnologie e la sostenibilità del Paese. ambientale.
Abbiamo poi messo in relazione i profili deriva- In questo particolare momento dove tutti sono ti dall’esercizio di segmentazione con le perfor- chiamati a fare la loro parte, anche la nostra mance delle imprese durante la pandemia ed è associazione e i tanti professionisti della consu- emersa una chiara correlazione tra la comples- lenza che essa rappresenta desiderano dare il sità della strategia di innovazione e l’andame- proprio contributo mettendo a fattor comune nto del fatturato. l’esperienza maturata sul campo. Lavorando da sempre al fianco delle imprese e degli impren- In sintesi, ciò che si evince dalle analisi è che ditori su progetti di trasformazione, sappiamo l’innovazione è sempre cosa positiva ma bene che per fare innovazione non servono quando gestita e orchestrata in maniera olistica solo risorse finanziarie ma sono essenziali genera valore esponenziale. anche visione, strategia, governance e una corretta esecuzione. A chiusura del report, proponiamo quindi alcune linee guida su come impostare strategie Ci auspichiamo che questo studio, con il quale di investimento che consentano alle imprese di vogliamo focalizzare i nostri sforzi associativi a rinnovarsi e di esprimere appieno tutto il loro supporto delle tematiche legate all’innovazi- potenziale. In linea con le precedenti evidenze one, possa essere un ulteriore stimolo per un empiriche, le strategie più efficaci sono quelle dialogo costruttivo tra le istituzioni, le imprese che attivano in maniera sinergica molteplici e le associazioni di categoria. L’occasione è leve di innovazione, affiancando al rinnova- unica e forse irripetibile: ora che il contesto mento degli asset fisici anche tecnologia, dati, macroeconomico è favorevole e abbiamo a sostenibilità e formazione. Inoltre, rimarchiamo disposizione ingenti risorse finanziarie urge un l’importanza di mettere in atto iniziative di importante sforzo di coordinamento che faccia sistema che consentano di includere nel convergere la politica industriale del nostro percorso di rilancio della nostra economia tutto Paese su progetti innovativi e lungimiranti che il mondo delle PMI italiane. Vera ossatura del coinvolgano i distretti economici territoriali e nostro tessuto imprenditoriale, sono spesso interessino le filiere produttive in tutta la loro loro ad avere bisogno di maggior supporto lunghezza. Solo così la diversificazione del nell’attivare programmi di profonda trasforma- tessuto imprenditoriale italiano potrà esprime- zione. re tutto il suo potenziale e far sì che l’Italia tenga il passo delle maggiori economie A conferma di quanto sia possibile sostenere europee e mondiali. iniziative in tal senso vi proponiamo tre storie che riguardano altrettanti esempi di innovazio- Buona lettura ne virtuosa: il rilancio dei consorzi e delle associazioni di categoria, raccontato attraverso Alberto Antonietti il Consorzio Intellimech per la Meccatronica di Vicepresidente Assoconsult Bergamo; la responsabilizzazione delle azien- de leader e di quelle capo-filiera, con l’esempio importante di Enel; e la valorizzazione dei distretti economici territoriali e dei poli di formazione all’avanguardia, come l’esperienza di Open Italy di Elis.
In questo delicato frangente storico, in cui Dall’analisi emerge con forza come la competiti- convergono trasformazioni tecnologiche e vità dell’Italia poggi su basi solide. Un risultato geo-politiche e una grande occasione di tutt’altro che scontato dopo un decennio in cui le rilancio per il Paese, rappresentata dal Piano imprese hanno dovuto resistere alle due peggio- Nazionale di Ripresa e Resilienza è di vitale ri recessioni economiche del dopoguerra. Ma importanza fornire una fotografia aggiornata e l’analisi mostra anche che per accelerare il obiettiva del grado di innovazione del sistema cambiamento e rendere le imprese più resilienti produttivo italiano per supportare con l’evide- agli shock, come quello prodotto dalla diffusione nza dei fatti le decisioni delle imprese e della del Covid-19 che stiamo ancora oggi vivendo, politica. Questo è l’impegno che ha guidato il queste basi richiedano di essere fortificate, Centro Studi Confindustria nella realizzazione facendo evolvere il genius loci italiano verso una dell’edizione 2021 del Rapporto sull’innovazi- maggiore valorizzazione del suo capitale one e lo spirito con il quale abbiamo coinvolto intellettuale, che sappia affiancare sempre più sul piano scientifico l’Istituto Nazionale di quello fisico nella costruzione delle imprese del Statistica, grazie al quale è stato messo a dispo- futuro. sizione dei ricercatori coinvolti in questo progetto un patrimonio informativo unico per Alessandro Fontana ricchezza e qualità dei dati. Direttore Centro Studi Confindustria Lo sguardo con cui è stato approcciato il tema dell’innovazione è volutamente ampio, ossia non circoscritto alla sola dimensione tecnico-scientifi- ca della ricerca e sviluppo o ai soli settori cosiddetti ad alta intensità tecnologica. Questo perché il cambiamento in corso coinvolge tutte le funzioni aziendali e richiede uno sforzo di tutte le forze produttive del sistema, chiamate a dare il proprio contributo alla sostenibilità economica, sociale e ambientale del modello di sviluppo italiano in base al diverso ruolo ricoperto all’interno delle catene del valore, nazionali e internazionali.
SINTESI Gli investimenti in innovazione sono fonda- tangibile, a fronte di un ricorso più limitato alle mentali affinché le imprese italiane siano in diverse tipologie di capitale intangibile, e in grado di far evolvere i propri modelli di particolare degli investimenti in ricerca e business in una fase storica di grandi cambia- sviluppo, nei software e nelle licenze per l’anali- menti che lo scoppio della pandemia da si dei dati, nel rinnovamento delle competenze Covid-19 ha contribuito ad accelerare. L’uso dei lavoratori. pervasivo delle tecnologie digitali in tutti gli ambiti del vivere, dal lavoro al tempo libero, Inoltre, a fronte dell’elevata propensione l’urgenza di contrastare il degrado ambientale all’investimento, le strategie innovative risulta- prodotto dalle attività antropiche, la necessità no generalmente a bassa o medio-bassa di gestire reti di scambi internazionali in piena complessità, ossia attivano contemporanea- trasformazione pongono sfide competitive mente poche leve d’investimento in capitale complesse, che coinvolgono gli attori economi- tangibile e intangibile. Questo risultato è ci del Paese a tutti i livelli delle catene del spiegato dal comportamento prevalente delle valore, dalla manifattura ai servizi, e che richie- realtà produttive di più piccola dimensione, dono una capacità di adattamento continuo che sono la stragrande maggioranza della delle strategie. popolazione di imprese in Italia. Le informazioni statistiche elaborate in questo Esistono differenze tra settori nella capacità Rapporto 2021 sull’innovazione, curato dal innovativa. Esse riguardano soprattutto la Centro Studi Confindustria con la collaborazio- propensione all’investimento (che è massima ne scientifica dell’Istat e il sostegno di Assocon- per alcuni comparti del manifatturiero e per i sult, che ne è stato promotore, forniscono una servizi ICT), molto meno il grado di complessità fotografia aggiornata (a poco prima dello delle strategie innovative, che rimane ovunque scoppio della pandemia) dell’attuale capacità relativamente bassa, in media. dell’economia italiana di generare progetti d’innovazione e di come questi progetti contri- buiscano alla sua capacità competitiva e alla sua resilienza. L’analisi mostra innanzitutto come il sistema produttivo italiano si caratterizzi per un’elevata propensione ad investire in innovazione. Questo risultato è trainato da un’intensità molto elevata nell’utilizzo della leva degli È IMPRESCINDIBILE investimenti in macchinari e attrezzature da AUMENTARE LA QUALITÀ parte delle sue imprese, ossia in capitale DELLE COMPETENZE TECNICHE E MANAGERIALI DETENUTE DALLE IMPRESE
Considerando la diversa localizzazione geogra- Complessivamente, l’analisi suggerisce quindi fica delle imprese sul territorio italiano, si come il sistema produttivo italiano (se si registra invece un preoccupante divario esclude la componente delle microimprese Nord-Sud sia nella propensione all’investime- non oggetto di valutazione in questo Rapporto) nto innovativo sia nella complessità delle appaia tutt’altro che statico, ma che necessiti di strategie innovative implementate, in entrambi un cambio di passo nel disegnare percorsi i casi più bassa per le imprese al Meridione. evolutivi più articolati, che sappiano affiancare al tradizionale canale di investimento in beni Chi ha avviato progetti d’investimento spesso tangibili una maggiore valorizzazione di quelli lo ha fatto con uno sguardo rivolto al digitale intangibili. Per farlo è imprescindibile aumenta- avanzato e all’ambiente. Tra le imprese innova- re la qualità delle competenze tecniche e trici con almeno 10 addetti, il 26% ha investito manageriali detenute dalle imprese, a partire in tecnologie digitali 4.0 e il 67% in azioni volte da quelle di taglia più ridotta che sono ancora a ridurre l’impatto ambientale delle proprie oggi la spina dorsale del Paese. attività. La percentuale cresce laddove è maggiore la sinergia tra investimenti in capitale tangibile e intangibile, ossia la complessità delle strategie innovative adottate. Inoltre, tra le imprese innovatrici maggiore è stata la capacità di recupero dei volumi di affari nella seconda metà del 2020, dopo i mesi del lockdown. La percentuale di quelle che ha registrato variazioni tendenziali positive dei ricavi nel periodo giugno-ottobre 2020 è stata superiore rispetto alle imprese non innovatrici di circa 5 punti ed è stata massima, ancora una volta, all’interno del gruppo di imprese che, prima dello scoppio della pandemia, avevano investito con strategie d’innovazione più complesse.
INTRODUZIONE Il contesto economico e sociale a livello globa- Lo scoppio della pandemia nel 2020 ha agito le è attraversato già da alcuni anni da cambia- da acceleratore del cambiamento, imponendo menti epocali, incentrati sulla duplice transizio- una rottura forzata del business as usual da cui ne digitale ed ecologica e su un ridimensiona- è scaturito uno nuovo sguardo dei consumatori mento del grado di frammentazione internazio- e delle imprese sul futuro. A ciò si è aggiunta la nale delle catene del valore, che stanno portan- spinta dei massicci piani di intervento pubblico do a una progressiva trasformazione nella varati nel frattempo in tutta Europa in risposta logica di generazione e di appropriazione del all’emergenza, che hanno accentuato ancora di valore per le imprese italiane1. La necessità di più l’impegno sia della UE sia del Governo rapportarsi al cliente sempre più come fornito- italiano a catalizzare le risorse pubbliche e re di soluzioni personalizzate a problemi private intorno a nuovi modi di concepire complessi, di aumentare il grado di coordina- l’attività produttiva, che siano più digitali e più mento con gli altri attori della filiera per accre- sostenibili del passato. scere il grado di resilienza agli shock inattesi e per massimizzare gli spillover della conoscen- Questo orientamento verso strategie di miglio- za, e di non perdere il passo dell’evoluzione ramento qualitativo dell’offerta richiede forme costante nei bisogni – spesso latenti – della sempre più strutturate e “visibili” d’innovazi- domanda si traducono in un innalzamento del one, che affianchino ai tradizionali saperi taciti fabbisogno d’investimento in innovazione, che custoditi dall’interno delle organizzazioni e alla non si limita agli aspetti direttamente legati reputazione costruita nel tempo attraverso all’efficienza dei processi ma abbraccia sempre scambi di informazioni non codificate (la cd. di più le diverse funzioni aziendali a monte e soft information) una valorizzazione delle valle dello stesso, dalla progettazione al marke- attività formali di ricerca, sviluppo e progetta- ting fino al post-vendita, in una logica di accre- zione dei prodotti, un uso sistematico dei dati a scimento del valore intrinseco del prodotto disposizione del management per il monito- offerto. raggio dei processi e delle tendenze di merca- to, un aggiornamento costante delle compe- 1 Sul punto si veda, tra gli altri, l’analisi del Centro Studi Confindustria (2021).
tenze possedute dalla forza lavoro, lo sfrutta- to, come essa si combini con quella degli mento commerciale della proprietà intellettua- investimenti tangibili in una logica di comple- le. Ciò per rispondere alla crescente richiesta - mentarità; dall’altro, indagare se e in che dei consumatori finali, dei mercati finanziari, misura i progetti d’innovazione portati avanti del legislatore - di accountability delle imprese dalle imprese italiane siano un acceleratore rispetto al raggiungimento di standard della duplice transizione digitale ed economi- adeguati di sostenibilità (ESG) e che coinvolge ca, e possano rappresentare un fattore di gli attori produttivi a tutti i livelli delle catene resilienza di fronte agli shock, come quello del valore; ma anche per allargare l’orizzonte inatteso causato dalla pandemia di Covid-19. geografico entro cui sono costruiti i rapporti tra l’impresa e gli stakeholder di riferimento, così Le pagine che seguono danno conto degli da facilitare l’accesso a risorse finanziarie, sforzi analitici compiuti per rispondere a questi competenze tecniche, mercati potenziali, che due obiettivi e sono la base per le considerazio- sono distanti dai tradizionali territori di insedia- ni di policy che vengono presentate in conclu- mento. sione. È all’interno di questo quadro in piena trasfor- mazione che si inscrive il primo Rapporto sull’innovazione curato dal Centro Studi Confindustria con la collaborazione scientifica di Istat e il sostegno di Assoconsult, che ne è stato il promotore. Il suo obiettivo è duplice: da un lato fotografare, con i dati più aggiornati ad oggi disponibili, il grado di innovazione del sistema economico italiano, studiando in particolare come la leva degli investimenti in asset intangibili (nelle sue diverse componenti) sia utilizzata dalle imprese italiane e, soprattut-
MISURARE LʼINNOVAZIONE Secondo il padre degli studi economici nel (relative a sistemi informativi, gestione delle campo dell’innovazione, l’economista austriaco risorse umane e dei rapporti tra le varie funzio- Joseph Schumpeter, quest’ultima si verifica ni aziendali e di queste con l’ambiente esterno), “ogniqualvolta l’economia o un settore, o e di marketing (relative a politiche di prezzo, alcune aziende di un settore fanno qualcosa di selezione e fidelizzazione della clientela, diverso, qualcosa che è al di fuori della pratica pubblicità, packaging)3. esistente”2. Questa definizione, che è quella implicitamente seguita nelle pagine che L’approccio seguito in questo Rapporto è seguono e che non si limita agli aspetti stretta- quello che parte dagli input del processo mente tecnologici dell’innovazione, è sufficien- innovativo. Ciò consente di raccordare l’analisi temente ampia da ricomprendere sia innova- microeconomica, compiuta a livello di singola zioni di tipo “radicale”, ossia quelle innovazioni impresa italiana grazie alle informazioni che rappresentano un punto di rottura rispetto qualitative raccolte dall’Istat nell’ultimo Censi- a quanto già esistente sul mercato, sia le mento (si veda in seguito per dettagli), con innovazioni di tipo “incrementale”, di gran quella macroeconomica, ricavata dai dati lunga le più diffuse, che comportano invece un quantitativi di contabilità nazionale sugli miglioramento dello stato dell’arte e che, non investimenti fissi lordi. I dati di contabilità di rado, si sostanziano nell’imitazione di scelte nazionale possono a loro volta essere confron- già compiute in precedenza da altre imprese. tati poi con quelli relativi ad altri paesi europei, così da restituire anche un’analisi comparata a Ma come misurare in pratica la capacità innova- livello internazionale sulle scelte d’investime- tiva delle imprese? Gli approcci possibili sono nto in innovazione delle imprese italiane. due. Il primo si concentra sugli input del processo innovativo, ossia considera le diverse voci d’investimento utilizzate dalle imprese per rinnovarsi come elementi qualificanti dell’attivi- 2 La traduzione è contenuta nella versione italiana tà innovativa delle stesse. In particolare, si (del 2013, pag. 68) della “Teoria dello sviluppo distinguono gli investimenti che portano a un economico”, pubblicata in lingua inglese nel 1934. rinnovamento del capitale tangibile detenuto 3 I due approcci sono ovviamente complementari, dalle imprese e quelli che puntano invece ad perché partendo dagli input è possibile ricostruire incrementare il capitale intangibile posseduto, in un secondo momento gli output che ne sono anche denominato capitale intellettuale. Il scaturiti o, viceversa, partendo dagli output è possibile risalire agli input che li hanno generati. secondo approccio, invece, si focalizza diretta- mente sull’output innovativo, ossia sulla tipolo- gia di innovazione che scaturisce dagli investi- menti nelle varie tipologie di input innovativi possibili. In questo caso, ad essere prese in INPUT INNOVATIVI esame come misura dell’attività innovativa E TIPOLOGIA DI DATO delle imprese sono le innovazioni di prodotto (relative alle caratteristiche del bene e/o del DISPONIBILE PER LʼANALISI servizio venduto, a seconda della tipologia d’impresa considerata), di processo (relative Disponibilità di informazioni alle modalità di produzione/erogazione del a livello d’impresa e macroeconomico prodotto e di distribuzione), organizzative Disponibilità di informazioni solo a livello d’impresa
Le voci degli investimenti in innovazione consi- Per le voci dalla I alla III esiste una corrispon- derate in questo Rapporto sono: denza, seppure imperfetta, tra l’informazione qualitativa raccolta dalle indagini a livello I. Acquisto di nuovi macchinari, attrezzature, d’impresa e l’informazione quantitativa di hardware contabilità nazionale, mentre per la voce IV (quella relativa alla formazione del personale II. Ricerca e sviluppo (R&S), realizzata in per progetti innovativi) l’informazione è dispo- proprio o commissionata a terzi nibile solo a livello d’impresa. III. Acquisto di licenze, software e database Le attività di R&S svolgono un ruolo di fonda- mentale importanza perché riguardano investi- IV. Formazione del personale per progetti menti volti a creare e sviluppare conoscenze d’innovazione tecnologiche proprietarie attraverso attività solitamente rischiose, caratterizzate da un La voce I si riferisce agli investimenti in capitale elevato grado di incertezza circa gli esiti positi- tangibile, mentre le voci dalla II alla IV cattura- vi della creazione innovativa. Considerare gli no l’importanza degli investimenti in capitale investimenti in macchinari, attrezzature, intangibile. hardware e quelli in software e banche dati permette, d’altro canto, di cogliere un altro aspetto importante del fenomeno innovativo, che la sola attività di R&S non risulta essere in grado di cogliere, legato alla capacità dell’impresa di ricombinare tecnologiche già presenti sul mercato all’interno dei propri processi e prodotti, per generare ulteriori innovazioni. L’investimento in formazione delle risorse umane, infine, consente di catturare ili. l’importanza dell’accrescimento della qualità nib del capitale umano ai fini dell’innovazione. o Investimenti Ricerca sp i di in macchinari, e sviluppo Considerare le quattro voci di investimento ci ion attrezzature, consente quindi di avere un quadro sufficiente- az hardware mente ampio – seppure non esaustivo4 – di ase delle inform come le imprese siano in grado di innovare Input del processo innovativo progressivamente i modelli organizzativi e di considerato nell’analisi business per rimanere competitive, anche di quelle che non svolgono attività formali di ricerca scientifica applicata. sulla b tori i au 4 Non sono disponibili informazioni per cogliere, ad esempio, i rapporti delle singole imprese innovatrici ion Formazione del Software, licenze, con il resto dell’ecosistema, e quindi per monitorare, az personale per banche dati tra le altre cose, se e in che misure esse abbiano or ab l’innovazione adottato strategie di open innovation. el : n te Fo
UNO SGUARDO MACRO ALLʼINNOVAZIONE Un sistema produttivo che investe sul futuro… Totale investimenti fissi lordi Mettendo in rapporto i dati di contabilità nazio- nale sugli investimenti fissi lordi in macchinari e attrezzature, ricerca e sviluppo (R&S), software, 13% licenze e banche dati con il valore aggiunto 12% prodotto annualmente in Italia, è possibile 11% calcolare un tasso annuo d’investimento per 10% l’economia italiana, ossia una misura di quanta della ricchezza prodotta dalle imprese italiane 9% viene reinvestita per accrescere la loro dotazio- 8% ne di capitale tangibile e intangibile. 7% 6% Analizzando tale indicatore si può apprezzare 5% come il sistema produttivo italiano si caratteriz- zi per un’elevata propensione ad investire in 4% 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 2019 innovazione, posizionandosi, tra le principali economie europee, dietro solo alla Francia DEU FRA ITA GBR (Figura 1). All’alba dello scoppio della pande- mia (nel 2019) gli investimenti fissi lordi per il Figura 1: Investimenti fissi lordi totali in totale dell’economia (al netto del settore rapporto al valore aggiunto pubblico) sono stati pari al 10,4% del valore (Spesa per macchinari, attrezzature, R&S, aggiunto, contro l’11,9% della Francia, il 9,6% software e banche dati, totale economia al netto della Germania e il 6,4% del Regno Unito. del settore pubblico). Inoltre, con uno sguardo alla dinamica nel Fonte: elaborazioni autori su dati Eurostat. tempo si può constatare come, dopo gli anni della recessione economica (2011-2013), il tasso d’investimento sia cresciuto in Italia a ritmi confrontabili con quelli francesi e superio- ri a quelli tedeschi e inglesi. Gran Bretagna 6,4% Investimenti fissi lordi totali in rapporto Germania al valore aggiunto - Anno 2019 9,6% (Spesa per macchinari, attrezzature, R&S, software e banche dati,totale economia al netto del settore pubblico) Francia Investimenti 11,9% Italia 10,4%
…molto sugli asset tangibili, meno su quelli intangibili Scomponendo il tasso d’investimento per Investimenti fissi lordi in rapporto tipologia di asset – ossia considerando separa- al valore aggiunto per tipologia di asset tamente gli investimenti in macchinari e attrez- zature, quelli in R&S e quelli in software e Macchinari banche dati – emergono quelle che sono le 7,0% peculiarità del modello d’innovazione italiano. 6,5% 6,0% L’analisi mostra, infatti, come il sistema produt- 5,5% tivo italiano si discosti da quello degli altri 5,0% principali partner europei con riferimento ai 4,5% diversi mix degli input di investimenti in capita- 4,0% le tangibile e intangibile utilizzati per innovare 3,5% (Figura 2). L’Italia presenta una propensione 3,0% molto più elevata della media europea all’inve- 2,5% stimento in macchinari e attrezzature, ponen- 2,0% dosi al primo posto in questa categoria, perfino 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 2019 davanti alla Germania. Il tasso d’investimento in questa tipologia di asset è peraltro cresciuto Ricerca e sviluppo ulteriormente nel corso degli ultimi anni, anche 3,5% grazie alla spinta fornita dagli incentivi del Governo per il rinnovo del parco macchinari e 3,0% attrezzature delle imprese. Di contro, risulta 2,5% essere ancora limitata, seppure in crescita nel 2,0% tempo, la propensione ad investire in R&S e in software e banche dati, dove per entrambi gli 1,5% indicatori l’Italia si colloca al terzo posto rispet- 1,0% to ai principali partner europei. 0,5% Nel 2019 gli acquisti di macchinari e attrezzatu- 0,0% re sono stati pari al 6,7% del valore aggiunto, 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 2019 contro il 5,3% della Germania, il 4,5% della Francia e il 2,7% del Regno Unito. Di contro, il Software tasso d’investimento in R&S nello stesso anno è 5,0% stato dell’1,9% in Italia (stabile negli ultimi 4,5% quattro anni) contro il 2,9% della Francia, il 4,0% 3,3% della Germania e l’1,5% del Regno Unito; 3,5% quello in software e banche dati è stato pari 3,0% all’1,9% in Italia, contro il 4,5% della Francia, il 2,5% 2,2% del Regno Unito e lo 0,9% della Germa- 2,0% nia. 1,5% 1,0% Nel complesso, quindi, il modello di investi- 0,5% mento italiano si caratterizza per un forte 0,0% sbilanciamento verso gli investimenti di beni 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 2019 capitali tangibili. Il modello francese si colloca all’estremo opposto, avendo una forte propen- DEU FRA ITA GBR sione ad investire in R&S e software e banche dati e molto meno in macchinari e attrezzature. Il modello tedesco si colloca in una posizione Figura 2: Investimenti fissi lordi in rapporto al intermedia, avendo una forte propensione valore aggiunto per tipologia di asset all’investimento in R&S, una medio-alta all’inve- (Totale economia al netto del settore pubblico) stimento in macchinari e attrezzature ma essen- do bassa quella in software e banche dati. Fonte: elaborazioni autori su dati Eurostat.
UNO SGUARDO MICRO ALLʼINNOVAZIONE Attraverso i dati raccolti dall’Istat con l’ultimo Censimento sulle imprese del 2019, è stato possibile mappare le scelte d’investimento del totale delle imprese italiane con almeno 10 addetti, realizzate nell’ambito di progetti di innovazione intrapresi nel triennio 2016-2018. Si tratta di scelte relative all’acquisto di macchinari, attrezzature, hardware, di spese per attività di R&S, per licenze, software e database, e nella formazione del personale propedeutica all’innovazione. L’informazione a disposizio- ne per l’analisi è relativa all’esistenza o meno di queste attività all’interno dei progetti di innovazione, e non anche all’ammontare di risorse economiche destinate a ciascuna di esse. Non è possibile quindi misurare l’intensità dello sforzo innovativo, ma solo una propensione all’innovazione. Si conferma il dinamismo del settore produttivo italiano e il forte peso dei tangibili I microdati del Censimento confermano capitale intangibile la leva dell’acquisto di l’immagine per l’Italia di un sistema produtti- licenze, software e database è quella più vo in piena evoluzione prima dello scoppio utilizzata (48,4%), seguita dalla spesa in R&S della pandemia, già emersa dai dati di conta- (44,2%) e, da ultimo, dalle spese per la forma- bilità nazionale sugli investimenti fissi lordi: zione del personale (35,7%). delle oltre 200mila imprese italiane con più di 10 addetti, più della metà (il 53%) ha dichiara- Le strategie innovative che vengono perse- to di aver effettuato almeno una delle quattro guite dalle imprese italiane puntano quindi ad tipologie di investimento sopra menzionato acquistare e ricombinare prevalentemente nell’ambito di un progetto di innovazione capitale di conoscenza già esistente sul (Figura 3). mercato, attraverso investimenti in asset tangibili e investimenti intangibili in software, Si conferma, inoltre, come la leva degli investi- licenze e banche dati. Più limitata risulta menti in capitale tangibile (macchinari, attrez- essere invece la quota di imprese che utilizza zature, hardware) sia di gran lunga quella più come leva quella di sviluppare internamente utilizzata in Italia per innovare: ne fanno uso capitale di conoscenza attraverso attività di circa 76 mila imprese (il 67,6% del totale delle R&S e investimenti sull’accrescimento delle imprese innovative). Tra gli investimenti in competenze detenute dal capitale umano.
Innovatori Asset tangibili 67,6% 53% Software 48,4% R&s 44,2% Non innovatori 47% Formazione 35,7% Figura 3: Innovatori in Italia e tipologia di input innovativo utilizzato (Imprese con almeno 10 addetti, progetti d’innovazione nel triennio 2016-18) Fonte: elaborazioni autori su dati Istat. Relativamente bassa la complessità delle strategie innovative Definizione della complessità delle strategie innovative Sulla base della possibile compresenza tra I) investimenti in asset tangibili, II) software, licenze, banche dati, III) R&S, IV) formazione del personale per progetti innovativi, si definiscono quattro tipologie di innovatori: • Innovatore 1: utilizzo di una sola leva d’investimento su quattro • Innovatore 2: utilizzo di due leve d’investimento su quattro • Innovatore 3: utilizzo di tre leve d’investimento su quattro • Innovatore 4: utilizzo di tutte e quattro le leve d’investimento Analizzando in che misura le diverse tipologie di investimento considerate nell’analisi si realiz- zano congiuntamente all’interno delle imprese italiane, si constata come l’elevata propensione Innovatore 4 all’investimento in progetti innovativi si traduce 8% in strategie che in tre casi su quattro sono a bassa o medio-bassa complessità (Figura 4). Innovatore 3 Tra tutte le imprese innovative solo l’8% svolge, 19% Innovatore 1 infatti, tutte le quattro attività di investimento 38% contemporaneamente; il 19% ne svolge tre su quattro; il 35% solo due su quattro e il 38% una sola tra le quattro considerate nell’analisi. Figura 4: Distribuzione innovatori per grado di complessità delle strategie innovative Innovatore 2 (Imprese italiane con almeno 10 addetti, 35% progetti d’innovazione 2016-18) Fonte: elaborazioni autori su dati Istat.
Strategie d’investimento per Esiste un pattern prevalente di impiego degli “Innovatore 1” input innovativi al crescere della complessità delle strategie innovative aziendali, che spiega la diversa incidenza delle varie voci d’invest- Tangibili 46% imento in asset tangibili e intangibili. La più alta incidenza di investimenti in macchinari, attrez- R&S 28% zature, hardware, e a seguire degli investimenti in software e banche dati, è spiegata dal fatto Software 14% che essi sono quelli più frequentemente utilizzati sia all’interno di strategie innovative Formazione 12% relativamente poco complesse –che sono la maggioranza– sia all’interno di quelle più sofisticate. Di contro, la bassa incidenza di imprese che investono sulla R&S, e ancor meno sulla formazione del personale si deve al fatto Strategie d’investimento per che queste leve compaiono soprattutto nelle “Innovatore 2” strategie a medio-alta complessità, ossia in una minoranza di casi (Figura 5). Tangibili & Software 38% Dall’analisi svolta emerge, quindi, come per le strategie di innovazione meno complesse Tangibili & R&S 18% l’innovazione in Italia proceda tipicamente attraverso l’acquisizione di conoscenze dall’est- Tangibili & erno, prima mediante investimenti in asset Formazione 16% tangibili (Innovatore 1) e poi, uniti a questi, investendo in licenze, software e banche dati R&S & Software 12% (Innovatore 2). Solo nelle strategie più sofistica- te (Innovatore 3 e 4) a queste voci si aggiunge R&S & Formazione 10% l’investimento esplicito sulla conoscenza interna all’impresa (attraverso attività di R&S e Software & investimenti sulle competenze del personale Formazione 6% addetto). Strategie d’investimento per Figura 5: Quali leve d’investimento in base “Innovatore 3” alla complessità delle strategie innovative (Frequenze relative, imprese con almeno 10 Tangibili & addetti, progetti d’innovazione 2016-18) Software & R&S 38% Fonte: elaborazioni autori su dati Istat. Tangibili & Software & 36% Formazione Tangibili & R&S 17% & Formazione R&S & Software & Formazione 9%
La rilevanza della dimensione d’impresa per l’innovazione Definizione della dimensione d’impresa • Piccola: numero di addetti compreso tra 10 e 49 • Media: numero di addetti compreso tra 50 e 249 • Grande: numero di addetti pari o superiore a 250 Come mostra un’ampia letteratura empirica e Quanti innovatori? teorica sul punto, la propensione all’innovazi- 80% one è positivamente correlata alla taglia 70% dimensionale delle imprese. In altre parole, è più facile che un progetto innovativo si realizzi 50% 53% all’interno di grandi organizzazioni piuttosto che in piccole, soprattutto se questo progetto richiede un’elevata dotazione di capitale, finanziario e umano5. Questa regolarità si osserva anche nel caso italiano (Figura 6, Totale sopra): la quota di imprese innovative è del 50% per le imprese di piccola dimensione (definite imprese che impiegano un numero di addetti compreso tra 10 e 49), del 70% per quelle di media taglia (con numero di addetti Quali input innovativi utilizzati per innovare? compreso tra 50 e 249), dell’80% per quelle Asset tangibili Software grandi (con numero di addetti almeno pari a 250). R&S Formazione 80% Si osserva inoltre come il modello di innovazio- ne tipico del sistema produttivo italiano, incen- trato sull’investimento in beni capitali e poi 40% sull’acquisto di licenze e software, sia prevalen- te in tutte le diverse classi dimensionali: le due 0% leve di input innovativo si collocano rispettiva- mente al primo e al secondo posto per frequenza d’investimento sia per le piccole imprese che per le medie e le grandi organizza- Quanto complesse le strategie innovative? zioni aziendali. Tuttavia, sia l’attività di R&S sia gli investimenti sul capitale umano risultano Innovatore 1 Innovatore 2 essere correlati positivamente con la dimensio- Innovatore 3 Innovatore 4 ne aziendale: se tra le piccole imprese vi 40% investono rispettivamente una quota del 41 % e del 34%, tra quelle di dimensione maggiore 30% le quote crescono rispettivamente al 60% e al 20% 51% (Figura 6, al centro). 10% Al crescere della dimensione cresce quindi non 0% solo la propensione all’investimento innovativo ma anche la complessità delle strategie imple- mentate. Così, se tra le imprese di piccola dimensione tre su quattro si caratterizzano per strategie innovative che implicano solo una o al Figura 6: Innovazione e dimensione d’impr- massimo due leve d’investimento, tra quelle di esa in Italia grandi dimensioni, invece, più della metà ha (Quote di imprese per classe dimensionale, abbracciato l’innovazione facendo ricorso a tre progetti d’innovazione nel triennio 2016-18) o a tutte e quattro le leve prese in esame (Figura 6, sotto). Fonte: elaborazioni autori su dati Istat. 5 Per una discussione generale del problema si vedano, tra gli altri, Soete (1979) e Vaona e Pianta (2008). Rispetto alle peculiarità del contesto produttivo italiano e al ruolo delle imprese di piccole dimensioni si vedano Archibugi et al. (1991) e Bugamelli et al. (2012).
La rilevanza del settore produttivo per l’innovazione Settori produttivi analizzati Come mostra un’ampia letteratura empirica e teorica sul punto, la propensione all’innovazi- one è influenzata dal settore di appartenenza Manifattura: delle imprese, soprattutto nella sua dimensione tecnologica in ragione delle specificità Made in Italy tradizionale tecnico-produttive nei processi di accumulazio- Industrie alimentari e bevande, ne e generazione della conoscenza6. Questo è industrie tessili e articoli di vero anche nel caso italiano: tra i settori consi- abbigliamento, fabbricazione di derati nell’analisi, la propensione ad avviare articoli in pelle, mobili e gioielleria progetti innovativi varia dal 58% nel settore del commercio all’ingrosso a oltre il 70% nei Meccanica, elettronica comparti manifatturieri della chimica e dei Metallurgia, prodotti in metallo, prodotti derivati (tra cui la farmaceutica), in elettronica, apparecchiature elettriche, quello della meccatronica e nel comparto dei meccanica strumentale, mezzi di servizi ICT (Figura 7, sopra). All’interno di questi trasporto ultimi tre raggruppamenti settoriali, a differen- za di quanto osservato altrove, la distanza nella Chimica e derivati propensione all’innovazione tra imprese picco- Prodotti chimici, farmaceutici, le e grandi è peraltro relativamente contenuta, petroliferi, articoli in gomma-plastica ad indicare che la taglia dimensionale della singola impresa in questi casi non rappresenta Altra manifattura un vincolo all’innovazione tanto stringente quanto quello osservato nel resto dell’econo- mia. Analizzando nel dettaglio come le diverse leve Non manifattura: di investimento in innovazione vengono impie- gate dalle imprese sulla base della classifica- Energia zione settoriale emergono delle differenze significative (Figura 7, al centro). Gli investi- menti in capitale tangibile assumono un ruolo Commercio all’ingrosso preminente per le imprese manifatturiere e per quelle che operano nel settore del commercio all’ingrosso, anche se rimangono significativi in Servizi ICT tutti i comparti considerati, confermando quindi la loro centralità all’interno dell’econo- mia italiana. L’investimento intangibile in Servizi finanziari e assicurativi licenze e software risulta, invece, essere una leva innovativa molto utilizzata soprattutto al di fuori della manifattura, ed in particolare nel comparto dell’energia, dei servizi ICT e della finanza; nel manifatturiero tale voce di investi- mento ha un ruolo ancora relativamente mode- sto, sovrastata per importanza oltre che dall’investimento in macchinari e attrezzature anche da quello in R&S. L’attività di R&S gioca un ruolo significativo soprattutto in alcuni 6 A partire dal lavoro di Pavitt (1984) sul ruolo delle caratteristiche settoriali nell’influenzare i processi innovativi delle imprese, diversi contributi recenti hanno analizzato tale aspetto. Si vedano tra gli altri: Archibugi (2001), Schneider et al. (2010), Bogliacino e Pianta (2016).
comparti cd. ad alta intensità tecnologica: è il Non emergono spiccate differenze a livello caso del macro-comparto della chimica e settoriale rispetto alla distribuzione delle derivati (all’interno della quale un contributo imprese per complessità delle strategie innova- fondamentale è fornito dal farmaceutico), del tive. Quelle relativamente meno complesse settore ICT e, in misura più contenuta all’inte- (Innovatori 1 e 2) sono prevalenti in tutti i rno del macro-comparto della meccanica ed comparti considerati nell’analisi. Le strategie elettronica (all’interno della quale esiste una innovative più complesse (Innovatori 3 e 4) forte eterogeneità tra comparti ad alta intensità occupano un peso nettamente superiore alla di ricerca - come l’elettronica e i mezzi di media dell’intera economia nel caso della trasporto - e comparti a più bassa intensità - chimica e derivati, del settore dell’energia e dei come la fabbricazione di prodotti in metallo). servizi ICT (Figura 7, sotto). Infine, l’attività di investimento in capitale umano appare relativamente contenuta in tutti Figura 7: Innovazione e settore di attività in i comparti, ad eccezione del settore finanzia- Italia rio-assicurativo, in cui tale voce di investimento (Quote di imprese per classe dimensionale, risulta addirittura più utilizzata degli investi- progetti d’innovazione 2016-18) menti in capitale tangibile e in software e licenze. Fonte: elaborazioni autori su dati Istat. Quanti innovatori? 76% 74% 72% 66% 64% 60% 60% 58% 53% Chimica e Servizi ICT Meccanica, Finanza Energia Altra Made in Commercio Totale derivati elettronica manifattura Italy all'ingrosso Quali input innovativi utilizzati per innovare? Asset tangibili Software R&S Formazione 80% 60% 40% 20% 0% Made in Italy Meccanica, Chimica e Altra Energia Commercio Servizi ICT Finanza elettronica derivati manifattura all'ingrosso Quanto complesse le strategie innovative? 45% Innovatore 1 Innovatore 2 Innovatore 3 Innovatore 4 40% 35% 30% 25% 20% 15% 10% 5% 0% Made in Italy Meccanica, Chimica e Altra Energia Commercio Servizi ICT Finanza elettronica derivati manifattura all'ingrosso
La rilevanza della localizzazione geografica per l’innovazione Macro-ripartizioni geografiche riferite alla La letteratura teorica ed empirica ha, da sede legale dell’impresa tempo, evidenziato come la vicinanza geogra- fica aiuti le imprese nel processo di condivi- sione delle informazioni e di diffusione della Nord-Est conoscenza tacita, portando alla creazione di Nord-Ovest nicchie di conoscenze localizzate non facilmente imitabili dalla concorrenza, che si alimentano nel tempo generando vantaggi competitivi duraturi. Allo stesso tempo, e per ragioni speculari, l’assenza di un tessuto connettivo sufficientemente sviluppato a livello territoriale rende più difficile il proces- so innovativo da parte delle imprese e più instabili i vantaggi competitivi nel tempo7. Queste considerazioni appaiono di particola- Centro re rilevanza nel caso italiano, caratterizzato da Sud una storica divergenza tra Settentrione e Meridione nelle traiettorie di sviluppo econo- mico. Il divario ha radici profonde e si è acuito da dopo la crisi finanziaria del 2008, che ha colpito in modo molto più violento l’economia Isole meridionale di quanto non sia accaduto nel resto del Paese, indebolendo ulteriormente un tessuto produttivo che ha vissuto a partire dagli anni ’80 un forte ridimensionamento, soprattutto nella sua componente industria- le 8. I dati sulla propensione ad avviare proget- • Nord-Ovest: imprese che hanno la sede ti innovativi confermano l’esistenza di questo legale in Valle d’Aosta, Liguria, Lombardia e divario: a fronte di una quota di innovatori pari Piemonte al 57% nelle macro-ripartizioni del Nord, e al 49% per le regioni centrali, essa scende al • Nord-Est: Trentino-Alto Adige, Veneto, 45% e al 41% rispettivamente nelle ripartizioni Friuli-Venezia Giulia e Emilia-Romagna Sud e Isole (Figura 8, sopra). • Centro: Toscana, Umbria, Marche e Lazio • Sud: Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Puglia e Calabria • Isole: Sicilia e Sardegna 7 La letteratura industriale fa riferimento in partico- lare alle esternalità positive e agli spillover di conoscenza derivanti dall’agglomerazione di attività produttive in aree contigue. Sul tema si vedano, tra gli altri, Audretsch e Feldman (1996), Feldman (1999) e Thompson (2006). Sul ruolo delle istituzioni pubbliche, ed in particolar modo delle università, nel generare spillover di conoscenza si veda Fritsch e Slavtchev (2007). Per un’analisi sullo specifico caso italiano si vedano Paci e Usai (1999). 8 Per una ricostruzione dell’evoluzione storica del divario economico e sociale tra Nord e Sud dell’Ita- lia si rimanda a Lepore (2017). Per un’analisi economica sulle evoluzioni più recenti, conse- guenti gli effetti della crisi finanziaria del 2009, si rimanda a Panetta (2019) e SVIMEZ (2020).
La differenza tra i comportamenti registrati Appare, in particolare, più limitato il ricorso dalle imprese del Meridione rispetto a quelle alle attività di R&S (Figura 8, al centro), ma del resto del Paese si riflette non solo in una soprattutto risultano mediamente meno diversa propensione all’investimento in articolate le strategie implementate (Figura 8, innovazione ma anche in una diversa compo- sotto): confrontando il dato tra le quattro sizione delle voci d’investimento attivate. macro-ripartizioni territoriali, il peso delle imprese che perseguono strategie poco complesse (Innovatori 1) è massimo al Sud e Isole, mentre è minimo quello delle imprese Quali input innovativi utilizzati che perseguono le strategie a più alta per innovare? complessità (Innovatori 4). Asset tangibili Software R&S Formazione 70% 60% 50% 40% 30% 20% 10% 0% Nord Nord Centro Sud Isole est ovest Quanti innovatori? Quanto complesse le strategie innovative? Innovatore 1 Innovatore 2 Innovatore 3 Innovatore 4 57% 45% 40% 57% MEDIA 35% ITALIA 30% 53% 25% 20% 15% 10% 49% 5% 0% Nord Nord Centro Sud Isole est ovest 45% Figura 8: Innovazione e area di insediamen- 41% to delle imprese italiane (Quote di imprese per ripartizione geografica, progetti d’innovazione 2016-18) Imprese che innovano Fonte: elaborazioni autori su dati Istat.
Cosa innovano le imprese italiane Tra gli output innovativi realizzati a seguito Fuori dalla manifattura, dove maggiore è delle strategie d’investimento intraprese dalle l’importanza relativa degli investimenti in imprese italiane, le forme prevalenti sono le software e banche dati, risulta coerentemente innovazioni di processo, quelle di prodotto, e maggiore anche il peso delle innovazioni quelle legate ai sistemi informatici, che sono organizzative riguardanti i sistemi informativi. indicate da quasi un rispondente su due. Infine, la finanza, dove maggiore risulta l’inve- Molto meno frequenti, tra le altre, le innova- stimento sulla riqualificazione del capitale zioni che riguardano la gestione delle risorse umano, risulta il comparto dove maggiore è umane e le innovazioni di marketing, che sono anche il peso delle innovazioni che impattano presenti in un terzo circa dei casi (Figura 9). direttamente l’organizzazione del lavoro (Tavola 2). La distribuzione delle diverse forme di output innovativo non è omogenea a livello settoriale L’esistenza di una relazione tra input e output e presenta delle corrispondenze con la distri- del processo innovativo9 si evince anche dal buzione, anch’essa eterogenea, delle voci di fatto che al crescere della complessità delle input del processo innovativo. Così, tra i setto- strategie innovative (ossia del numero di leve ri manifatturieri, dove maggiore è stata d’investimento attivate contemporaneamente riscontrata l’importanza relativa degli investi- dalle imprese) cresce anche la varietà menti in macchinari, attrezzature e hardware dell’innovazione realizzata (ossia del numero risulta elevato anche il peso delle innovazioni di innovazioni introdotte). In particolare: il di processo, che si realizzano innanzitutto numero medio di output innovativi tra i sette proprio attraverso l’introduzione di nuovi mappati dall’analisi è pari a 2,0 per la catego- mezzi per la produzione. Nei settori a maggio- ria degli Innovatori 1 (a bassa complessità re intensità di investimenti in R&S (la parte della strategia innovativa), a 2,5 per quella chimico-farmaceutica e meccanica del degli Innovatori 2 (a medio-bassa complessi- manifatturiero e i servizi ICT) maggiore è tà), a 3,2 per quella degli Innovatori 3 (a d’altro canto il peso delle innovazioni di medio-alta complessità), a 4,0 per quella degli prodotto, ossia dell’output prevalente delle Innovatori 4 (ad alta complessità). attività di sperimentazione scientifica da parte delle imprese. 9 La relazione deve essere intesa in senso biunivoco, perché in una prospettiva dinamica gli output innovativi contribuiscono a loro volta a determinare la successiva domanda di input per l’innovazione. Tavola 2. Output innovativo e settore di attività dell’impresa (Quote di imprese italiane con almeno 10 addetti, progetti d’innovazione 2016-18) Innovazione nell' Innovazione Innovazione nell' Innovazione organizzazione Innovazione di nei sistemi Innovazione organizzazione nei sistemi Innovazione delle funzioni Comparto processo informatici di prodotto del lavoro contabili di marketing aziendali Made in Italy 61.7% 49.4% 56.8% 37.4% 33.2% 38.3% 26.3% Meccanica, elettronica 67.1% 56.1% 64.5% 46.4% 32.2% 32.0% 35.1% Chimica e derivati 69.9% 55.2% 64.0% 46.0% 36.5% 36.0% 34.6% Altra manifattura 55.6% 43.1% 48.2% 34.7% 28.6% 28.5% 27.0% Energia 36.0% 57.1% 30.3% 47.4% 40.0% 35.4% 39.4% Servizi ICT 45.1% 53.9% 41.4% 35.7% 34.6% 42.6% 27.6% Commercio all'ingrosso 40.5% 57.2% 61.3% 43.9% 36.4% 36.7% 34.6% Finanza 42.9% 63.4% 53.0% 54.7% 37.3% 47.5% 45.1%
Innovazione di processo 48,0% Innovazione sistemi informatici 47,6% Innovazione di prodotto 45,9% Innovazione organizzazione lavoro 38,1% Innovazione sistemi contabili 33,0% Innovazione di marketing 31,9% Innovazione organizzazione funzioni aziedali 29,4% Figura 9: I risultati degli sforzi innovativi in Italia (% risposte per tipologia di innovazione, 2018) L’innovazione aiuta la duplice transizione digitale ed ecologica L’analisi dei dati relativi alle strategie innovati- parole, le imprese che hanno attivato contem- ve delle imprese italiane rileva come i progetti poraneamente le leve degli investimenti in d’investimento portati avanti negli ultimi anni capitale tangibile e nelle diverse forme di stanno contribuendo alla transizione digitale capitale intangibile sono quelle che con ed ecologica del Paese, accelerando la maggiore probabilità hanno abbracciato trasformazione dei prodotti e dei processi anche la duplice transizione digitale ed ecolo- verso nuove modalità di generazione del gica dei loro business. Tra gli innovatori che valore economico: tra le imprese innovatrici, adottano le strategie meno complesse (Inno- infatti, una su quattro (il 26%) ha investito in vatori 1), la percentuale di quelli che hanno tecnologie digitali avanzate, le cd. tecnologie investito in tecnologie digitali avanzate è del 4.0 (almeno una tra: IoT, robotica avanzata, 17% mentre tra gli innovatori che si collocano analisi dei big data, manifattura additiva, al vertice della scala di complessità (Innovato- realtà virtuale e aumentata), mentre il 79% è ri 4) la quota è del 52%. Nel caso della transi- stata impegnata nella riduzione dell’impatto zione ecologica, la progressione è meno sull’ambiente delle proprie attività, miglioran- pronunciata: dal 75% per gli Innovatori 1 do l’efficienza energetica dei processi, all’83% per gli Innovatori 4; ciò è spiegato dal utilizzando fonti energetiche rinnovabili, fatto che le “pratiche” a favore della sostenibi- puntando su modelli circolari di gestione lità ambientale sono ampiamente diffuse tra delle risorse (Figura 10). le imprese italiane, anche a prescindere dall’investimento in innovazione: anche tra L’analisi rileva inoltre come al crescere della quelle che non avevano avviato progetti complessità della strategia innovativa adotta- innovativi nel triennio 2016-2018 ben il 65% ta cresce anche la percentuale di imprese che ha dichiarato infatti di aver agito comunque ha investito in tecnologie digitali avanzate e in per ridurre l’impatto ambientale delle proprie modelli sostenibili di produzione. In altre attività. Investire in tecnologie digitali avanzate Iniziative per la sostenibilità ambientale +18% Innovatori 4 52% Innovatori 4 83% +18% Innovatori 3 36% Innovatori 3 83% +13% Innovatori 2 78% Innovatori 2 24% +10% Innovatori 1 75% Innovatori 1 17% Totale +14% innovatori 79% Totale innovatori 26% Non innovatori 65% Nota: gli investimenti in tecnologie digitali Figura 10: Investimenti sul digitale 4.0 e avanzate sono quelli relativi a tecnologie IoT, impegno per l’ambiente robotica avanzata, analisi dei big data, manifat- (Quota imprese per tipologia, strategie tura additiva, realtà virtuale e aumentata. Iniziati- ve per la sostenibilità ambientale sono quelle innovative nel triennio 2016-2018) utili a ridurre l’impatto negativo sulle matrici ambientali delle attività economiche. Fonte: elaborazioni autori su dati Istat.
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