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                   VA
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                    IN
INNOVAZIONE        CRESCE

          ITALIA
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Il Rapporto Innovazione Italia 2021 è stato realizzato dal
Centro Studi Confindustria con il coordinamento scientifico di
Livio Romano e l’indirizzo generale di Alberto Antonietti,
Vicepresidente di Assoconsult.

Autori del Rapporto: Giovanna Ciaffi (Università degli Studi di
Roma 3), Livio Romano (Centro Studi Confindustria), Ilaria
Straccamore (Istat).

Si ringraziano per la preziosa collaborazione: Francesca
Caminiti, Luigi Riva, Stefano Braschi, Marco De Amicis e tutti gli
associati che hanno preso parte al gruppo di lavoro “Progetto
Innovazione” di Assoconsult.

Si ringrazia l'Istat, ed in particolare il Servizio statistiche struttu-
rali sulle imprese, istituzioni pubbliche e non-profit della
Direzione Centrale delle Statistiche Economiche, per il lavoro
di costruzione della base dati integrata a livello d'impresa
utilizzata in questo studio.
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PREFAZIONE
La crisi economica che ci ha colpiti nell’ultimo       Da questa considerazione nasce l’idea di realiz-
biennio è solo l’ultima di numerose sfide che le        zare uno studio che fotografi, nel modo più
aziende italiane si sono trovate ad affrontare         oggettivo possibile, quale sia lo stato attuale
negli ultimi 15 anni. Prima della pandemia, che        dell’innovazione delle imprese italiane.
nel 2020 ha portato a un calo del PIL dell’8,9%,
l’economia italiana era già stata messa a dura         Nelle analisi quantitative delle prossime pagine
prova dalla crisi finanziaria nel 2009 (-5,3% di        troviamo da subito riscontro di un sistema
PIL) e dalla crisi del debito pubblico nel 2012        produttivo dinamico e che addirittura si
(-3,0% di PIL).                                        posiziona tra le principali economie europee
                                                       quanto a propensione ad investire. Allo stesso
Il susseguirsi di questi ostacoli, però, ha portato    tempo, però, vediamo che gli investimenti
molte imprese a intraprendere importanti               delle aziende italiane si sono concentrati molto
programmi di innovazione e trasformazione              su asset tangibili (come macchinari e attrezza-
che ne hanno aumentato notevolmente la                 ture) ma meno su software e tecnologia, aree
resilienza e la competitività. Questi anni,            sulle quali emergono ampi spazi di crescita.
seppur difficili, hanno quindi contribuito a
creare un contesto favorevole nel quale gli            Grazie alla collaborazione con il Centro Studi
investimenti del PNRR, che unitamente agli altri       Confindustria e al prezioso supporto di ISTAT
programmi europei porterà risorse per 235              abbiamo sviluppato un modello che ci consen-
miliardi di euro, potrebbero fornire un’ulteriore      tisse di comprendere e quantificare l’impatto
accelerazione alla trasformazione digitale e alla      che l’innovazione gioca sulle performance
transizione energetica del nostro attuale              aziendali. In prima battuta, abbiamo segmenta-
modello produttivo. Le promettenti previsioni          to le imprese in base a come hanno allocato i
di crescita ne sono una prova: nonostante il           loro investimenti degli ultimi anni su quattro
clima di incertezza, stando alle ultime proiezio-      principali leve di innovazione: asset tangibili,
ni l’Italia riuscirà a recuperare i livelli pre-pan-   software, Ricerca e Sviluppo e formazione del
demia già nel 2022 e la crescita è attesa              personale. Emerge che il 73% delle imprese
robusta (oltre il 2%) anche nel 2023. Affinché          hanno fin ora adottato strategie di investimen-
tale crescita economica risulti essere anche           to che possiamo definire “semplici”, in quanto
sostenibile e duratura nel lungo periodo sarà          combinano solamente una o due delle leve
fondamentale sviluppare le competenze                  identificate, e quindi solo il restante 27%
necessarie a far sì che la spinta all’innovazione      mostra un profilo di investimento più “comples-
sia diffusa e polivalente, cioè che non si focaliz-    so” che si articola su tre o addirittura tutte e
zi solo nel perseguire l’eccellenza di prodotto        quattro le direttrici di innovazione. Inoltre,
ma che sia orientata a cogliere in maniera             abbiamo anche riscontrato il persistere di
olistica le opportunità offerte anche da altre         importanti differenze tra le strategie di investi-
direttrici di innovazione quali, ad esempio, il        mento di aziende appartenenti a classi dimen-
digitale, l’utilizzo dei dati, l’implementazione       sionali diverse e tra le diverse aree geografiche
delle nuove tecnologie e la sostenibilità              del Paese.
ambientale.
Abbiamo poi messo in relazione i profili deriva-     In questo particolare momento dove tutti sono
ti dall’esercizio di segmentazione con le perfor-   chiamati a fare la loro parte, anche la nostra
mance delle imprese durante la pandemia ed è        associazione e i tanti professionisti della consu-
emersa una chiara correlazione tra la comples-      lenza che essa rappresenta desiderano dare il
sità della strategia di innovazione e l’andame-     proprio contributo mettendo a fattor comune
nto del fatturato.                                  l’esperienza maturata sul campo. Lavorando da
                                                    sempre al fianco delle imprese e degli impren-
In sintesi, ciò che si evince dalle analisi è che   ditori su progetti di trasformazione, sappiamo
l’innovazione è sempre cosa positiva ma             bene che per fare innovazione non servono
quando gestita e orchestrata in maniera olistica    solo risorse finanziarie ma sono essenziali
genera valore esponenziale.                         anche visione, strategia, governance e una
                                                    corretta esecuzione.
A chiusura del report, proponiamo quindi
alcune linee guida su come impostare strategie      Ci auspichiamo che questo studio, con il quale
di investimento che consentano alle imprese di      vogliamo focalizzare i nostri sforzi associativi a
rinnovarsi e di esprimere appieno tutto il loro     supporto delle tematiche legate all’innovazi-
potenziale. In linea con le precedenti evidenze     one, possa essere un ulteriore stimolo per un
empiriche, le strategie più efficaci sono quelle     dialogo costruttivo tra le istituzioni, le imprese
che attivano in maniera sinergica molteplici        e le associazioni di categoria. L’occasione è
leve di innovazione, affiancando al rinnova-         unica e forse irripetibile: ora che il contesto
mento degli asset fisici anche tecnologia, dati,     macroeconomico è favorevole e abbiamo a
sostenibilità e formazione. Inoltre, rimarchiamo    disposizione ingenti risorse finanziarie urge un
l’importanza di mettere in atto iniziative di       importante sforzo di coordinamento che faccia
sistema che consentano di includere nel             convergere la politica industriale del nostro
percorso di rilancio della nostra economia tutto    Paese su progetti innovativi e lungimiranti che
il mondo delle PMI italiane. Vera ossatura del      coinvolgano i distretti economici territoriali e
nostro tessuto imprenditoriale, sono spesso         interessino le filiere produttive in tutta la loro
loro ad avere bisogno di maggior supporto           lunghezza. Solo così la diversificazione del
nell’attivare programmi di profonda trasforma-      tessuto imprenditoriale italiano potrà esprime-
zione.                                              re tutto il suo potenziale e far sì che l’Italia
                                                    tenga il passo delle maggiori economie
A conferma di quanto sia possibile sostenere        europee e mondiali.
iniziative in tal senso vi proponiamo tre storie
che riguardano altrettanti esempi di innovazio-     Buona lettura
ne virtuosa: il rilancio dei consorzi e delle
associazioni di categoria, raccontato attraverso                                Alberto Antonietti
il Consorzio Intellimech per la Meccatronica di                         Vicepresidente Assoconsult
Bergamo; la responsabilizzazione delle azien-
de leader e di quelle capo-filiera, con l’esempio
importante di Enel; e la valorizzazione dei
distretti economici territoriali e dei poli di
formazione all’avanguardia, come l’esperienza
di Open Italy di Elis.
In questo delicato frangente storico, in cui          Dall’analisi emerge con forza come la competiti-
convergono trasformazioni tecnologiche e              vità dell’Italia poggi su basi solide. Un risultato
geo-politiche e una grande occasione di               tutt’altro che scontato dopo un decennio in cui le
rilancio per il Paese, rappresentata dal Piano        imprese hanno dovuto resistere alle due peggio-
Nazionale di Ripresa e Resilienza è di vitale         ri recessioni economiche del dopoguerra. Ma
importanza fornire una fotografia aggiornata e         l’analisi mostra anche che per accelerare il
obiettiva del grado di innovazione del sistema        cambiamento e rendere le imprese più resilienti
produttivo italiano per supportare con l’evide-       agli shock, come quello prodotto dalla diffusione
nza dei fatti le decisioni delle imprese e della      del Covid-19 che stiamo ancora oggi vivendo,
politica. Questo è l’impegno che ha guidato il        queste basi richiedano di essere fortificate,
Centro Studi Confindustria nella realizzazione         facendo evolvere il genius loci italiano verso una
dell’edizione 2021 del Rapporto sull’innovazi-        maggiore valorizzazione del suo capitale
one e lo spirito con il quale abbiamo coinvolto       intellettuale, che sappia affiancare sempre più
sul piano scientifico l’Istituto Nazionale di          quello fisico nella costruzione delle imprese del
Statistica, grazie al quale è stato messo a dispo-    futuro.
sizione dei ricercatori coinvolti in questo
progetto un patrimonio informativo unico per                                      Alessandro Fontana
ricchezza e qualità dei dati.                                      Direttore Centro Studi Confindustria

Lo sguardo con cui è stato approcciato il tema
dell’innovazione è volutamente ampio, ossia non
circoscritto alla sola dimensione tecnico-scientifi-
ca della ricerca e sviluppo o ai soli settori
cosiddetti ad alta intensità tecnologica. Questo
perché il cambiamento in corso coinvolge tutte
le funzioni aziendali e richiede uno sforzo di
tutte le forze produttive del sistema, chiamate a
dare il proprio contributo alla sostenibilità
economica, sociale e ambientale del modello
di sviluppo italiano in base al diverso ruolo
ricoperto all’interno delle catene del valore,
nazionali e internazionali.
SINTESI
Gli investimenti in innovazione sono fonda-           tangibile, a fronte di un ricorso più limitato alle
mentali affinché le imprese italiane siano in          diverse tipologie di capitale intangibile, e in
grado di far evolvere i propri modelli di             particolare degli investimenti in ricerca e
business in una fase storica di grandi cambia-        sviluppo, nei software e nelle licenze per l’anali-
menti che lo scoppio della pandemia da                si dei dati, nel rinnovamento delle competenze
Covid-19 ha contribuito ad accelerare. L’uso          dei lavoratori.
pervasivo delle tecnologie digitali in tutti gli
ambiti del vivere, dal lavoro al tempo libero,        Inoltre, a fronte dell’elevata propensione
l’urgenza di contrastare il degrado ambientale        all’investimento, le strategie innovative risulta-
prodotto dalle attività antropiche, la necessità      no generalmente a bassa o medio-bassa
di gestire reti di scambi internazionali in piena     complessità, ossia attivano contemporanea-
trasformazione pongono sfide competitive               mente poche leve d’investimento in capitale
complesse, che coinvolgono gli attori economi-        tangibile e intangibile. Questo risultato è
ci del Paese a tutti i livelli delle catene del       spiegato dal comportamento prevalente delle
valore, dalla manifattura ai servizi, e che richie-   realtà produttive di più piccola dimensione,
dono una capacità di adattamento continuo             che sono la stragrande maggioranza della
delle strategie.                                      popolazione di imprese in Italia.

Le informazioni statistiche elaborate in questo       Esistono differenze tra settori nella capacità
Rapporto 2021 sull’innovazione, curato dal            innovativa. Esse riguardano soprattutto la
Centro Studi Confindustria con la collaborazio-        propensione all’investimento (che è massima
ne scientifica dell’Istat e il sostegno di Assocon-    per alcuni comparti del manifatturiero e per i
sult, che ne è stato promotore, forniscono una        servizi ICT), molto meno il grado di complessità
fotografia aggiornata (a poco prima dello              delle strategie innovative, che rimane ovunque
scoppio della pandemia) dell’attuale capacità         relativamente bassa, in media.
dell’economia italiana di generare progetti
d’innovazione e di come questi progetti contri-
buiscano alla sua capacità competitiva e alla
sua resilienza.

L’analisi mostra innanzitutto come il sistema
produttivo italiano si caratterizzi per un’elevata
propensione ad investire in innovazione.
Questo risultato è trainato da un’intensità
molto elevata nell’utilizzo della leva degli                       È IMPRESCINDIBILE
investimenti in macchinari e attrezzature da                       AUMENTARE LA QUALITÀ
parte delle sue imprese, ossia in capitale
                                                                   DELLE COMPETENZE TECNICHE
                                                                   E MANAGERIALI DETENUTE
                                                                   DALLE IMPRESE
Considerando la diversa localizzazione geogra-        Complessivamente, l’analisi suggerisce quindi
fica delle imprese sul territorio italiano, si         come il sistema produttivo italiano (se si
registra invece un preoccupante divario               esclude la componente delle microimprese
Nord-Sud sia nella propensione all’investime-         non oggetto di valutazione in questo Rapporto)
nto innovativo sia nella complessità delle            appaia tutt’altro che statico, ma che necessiti di
strategie innovative implementate, in entrambi        un cambio di passo nel disegnare percorsi
i casi più bassa per le imprese al Meridione.         evolutivi più articolati, che sappiano affiancare
                                                      al tradizionale canale di investimento in beni
Chi ha avviato progetti d’investimento spesso         tangibili una maggiore valorizzazione di quelli
lo ha fatto con uno sguardo rivolto al digitale       intangibili. Per farlo è imprescindibile aumenta-
avanzato e all’ambiente. Tra le imprese innova-       re la qualità delle competenze tecniche e
trici con almeno 10 addetti, il 26% ha investito      manageriali detenute dalle imprese, a partire
in tecnologie digitali 4.0 e il 67% in azioni volte   da quelle di taglia più ridotta che sono ancora
a ridurre l’impatto ambientale delle proprie          oggi la spina dorsale del Paese.
attività. La percentuale cresce laddove è
maggiore la sinergia tra investimenti in capitale
tangibile e intangibile, ossia la complessità
delle strategie innovative adottate.

Inoltre, tra le imprese innovatrici maggiore è
stata la capacità di recupero dei volumi di affari
nella seconda metà del 2020, dopo i mesi del
lockdown. La percentuale di quelle che ha
registrato variazioni tendenziali positive dei
ricavi nel periodo giugno-ottobre 2020 è stata
superiore rispetto alle imprese non innovatrici
di circa 5 punti ed è stata massima, ancora una
volta, all’interno del gruppo di imprese che,
prima dello scoppio della pandemia, avevano
investito con strategie d’innovazione più
complesse.
INTRODUZIONE
Il contesto economico e sociale a livello globa-                 Lo scoppio della pandemia nel 2020 ha agito
le è attraversato già da alcuni anni da cambia-                  da acceleratore del cambiamento, imponendo
menti epocali, incentrati sulla duplice transizio-               una rottura forzata del business as usual da cui
ne digitale ed ecologica e su un ridimensiona-                   è scaturito uno nuovo sguardo dei consumatori
mento del grado di frammentazione internazio-                    e delle imprese sul futuro. A ciò si è aggiunta la
nale delle catene del valore, che stanno portan-                 spinta dei massicci piani di intervento pubblico
do a una progressiva trasformazione nella                        varati nel frattempo in tutta Europa in risposta
logica di generazione e di appropriazione del                    all’emergenza, che hanno accentuato ancora di
valore per le imprese italiane1. La necessità di                 più l’impegno sia della UE sia del Governo
rapportarsi al cliente sempre più come fornito-                  italiano a catalizzare le risorse pubbliche e
re di soluzioni personalizzate a problemi                        private intorno a nuovi modi di concepire
complessi, di aumentare il grado di coordina-                    l’attività produttiva, che siano più digitali e più
mento con gli altri attori della filiera per accre-               sostenibili del passato.
scere il grado di resilienza agli shock inattesi e
per massimizzare gli spillover della conoscen-                   Questo orientamento verso strategie di miglio-
za, e di non perdere il passo dell’evoluzione                    ramento qualitativo dell’offerta richiede forme
costante nei bisogni – spesso latenti – della                    sempre più strutturate e “visibili” d’innovazi-
domanda si traducono in un innalzamento del                      one, che affianchino ai tradizionali saperi taciti
fabbisogno d’investimento in innovazione, che                    custoditi dall’interno delle organizzazioni e alla
non si limita agli aspetti direttamente legati                   reputazione costruita nel tempo attraverso
all’efficienza dei processi ma abbraccia sempre                   scambi di informazioni non codificate (la cd.
di più le diverse funzioni aziendali a monte e                   soft information) una valorizzazione delle
valle dello stesso, dalla progettazione al marke-                attività formali di ricerca, sviluppo e progetta-
ting fino al post-vendita, in una logica di accre-                zione dei prodotti, un uso sistematico dei dati a
scimento del valore intrinseco del prodotto                      disposizione del management per il monito-
offerto.                                                         raggio dei processi e delle tendenze di merca-
                                                                 to, un aggiornamento costante delle compe-

1
    Sul punto si veda, tra gli altri, l’analisi del Centro Studi Confindustria (2021).
tenze possedute dalla forza lavoro, lo sfrutta-        to, come essa si combini con quella degli
mento commerciale della proprietà intellettua-         investimenti tangibili in una logica di comple-
le. Ciò per rispondere alla crescente richiesta -      mentarità; dall’altro, indagare se e in che
dei consumatori finali, dei mercati finanziari,          misura i progetti d’innovazione portati avanti
del legislatore - di accountability delle imprese      dalle imprese italiane siano un acceleratore
rispetto al raggiungimento di standard                 della duplice transizione digitale ed economi-
adeguati di sostenibilità (ESG) e che coinvolge        ca, e possano rappresentare un fattore di
gli attori produttivi a tutti i livelli delle catene   resilienza di fronte agli shock, come quello
del valore; ma anche per allargare l’orizzonte         inatteso causato dalla pandemia di Covid-19.
geografico entro cui sono costruiti i rapporti tra
l’impresa e gli stakeholder di riferimento, così       Le pagine che seguono danno conto degli
da facilitare l’accesso a risorse finanziarie,          sforzi analitici compiuti per rispondere a questi
competenze tecniche, mercati potenziali, che           due obiettivi e sono la base per le considerazio-
sono distanti dai tradizionali territori di insedia-   ni di policy che vengono presentate in conclu-
mento.                                                 sione.

È all’interno di questo quadro in piena trasfor-
mazione che si inscrive il primo Rapporto
sull’innovazione curato dal Centro Studi
Confindustria con la collaborazione scientifica
di Istat e il sostegno di Assoconsult, che ne è
stato il promotore. Il suo obiettivo è duplice: da
un lato fotografare, con i dati più aggiornati ad
oggi disponibili, il grado di innovazione del
sistema economico italiano, studiando in
particolare come la leva degli investimenti in
asset intangibili (nelle sue diverse componenti)
sia utilizzata dalle imprese italiane e, soprattut-
MISURARE
LʼINNOVAZIONE
Secondo il padre degli studi economici nel           (relative a sistemi informativi, gestione delle
campo dell’innovazione, l’economista austriaco       risorse umane e dei rapporti tra le varie funzio-
Joseph Schumpeter, quest’ultima si verifica           ni aziendali e di queste con l’ambiente esterno),
“ogniqualvolta l’economia o un settore, o            e di marketing (relative a politiche di prezzo,
alcune aziende di un settore fanno qualcosa di       selezione e fidelizzazione della clientela,
diverso, qualcosa che è al di fuori della pratica    pubblicità, packaging)3.
esistente”2. Questa definizione, che è quella
implicitamente seguita nelle pagine che              L’approccio seguito in questo Rapporto è
seguono e che non si limita agli aspetti stretta-    quello che parte dagli input del processo
mente tecnologici dell’innovazione, è sufficien-      innovativo. Ciò consente di raccordare l’analisi
temente ampia da ricomprendere sia innova-           microeconomica, compiuta a livello di singola
zioni di tipo “radicale”, ossia quelle innovazioni   impresa italiana grazie alle informazioni
che rappresentano un punto di rottura rispetto       qualitative raccolte dall’Istat nell’ultimo Censi-
a quanto già esistente sul mercato, sia le           mento (si veda in seguito per dettagli), con
innovazioni di tipo “incrementale”, di gran          quella macroeconomica, ricavata dai dati
lunga le più diffuse, che comportano invece un       quantitativi di contabilità nazionale sugli
miglioramento dello stato dell’arte e che, non       investimenti fissi lordi. I dati di contabilità
di rado, si sostanziano nell’imitazione di scelte    nazionale possono a loro volta essere confron-
già compiute in precedenza da altre imprese.         tati poi con quelli relativi ad altri paesi europei,
                                                     così da restituire anche un’analisi comparata a
Ma come misurare in pratica la capacità innova-      livello internazionale sulle scelte d’investime-
tiva delle imprese? Gli approcci possibili sono      nto in innovazione delle imprese italiane.
due. Il primo si concentra sugli input del
processo innovativo, ossia considera le diverse
voci d’investimento utilizzate dalle imprese per
rinnovarsi come elementi qualificanti dell’attivi-    2
                                                       La traduzione è contenuta nella versione italiana
tà innovativa delle stesse. In particolare, si       (del 2013, pag. 68) della “Teoria dello sviluppo
distinguono gli investimenti che portano a un        economico”, pubblicata in lingua inglese nel 1934.
rinnovamento del capitale tangibile detenuto         3
                                                       I due approcci sono ovviamente complementari,
dalle imprese e quelli che puntano invece ad         perché partendo dagli input è possibile ricostruire
incrementare il capitale intangibile posseduto,      in un secondo momento gli output che ne sono
anche denominato capitale intellettuale. Il          scaturiti o, viceversa, partendo dagli output è
                                                     possibile risalire agli input che li hanno generati.
secondo approccio, invece, si focalizza diretta-
mente sull’output innovativo, ossia sulla tipolo-
gia di innovazione che scaturisce dagli investi-
menti nelle varie tipologie di input innovativi
possibili. In questo caso, ad essere prese in
                                                             INPUT INNOVATIVI
esame come misura dell’attività innovativa                   E TIPOLOGIA DI DATO
delle imprese sono le innovazioni di prodotto
(relative alle caratteristiche del bene e/o del
                                                             DISPONIBILE PER LʼANALISI
servizio venduto, a seconda della tipologia
d’impresa considerata), di processo (relative                     Disponibilità di informazioni
alle modalità di produzione/erogazione del                        a livello d’impresa e macroeconomico
prodotto e di distribuzione), organizzative
                                                                  Disponibilità di informazioni
                                                                  solo a livello d’impresa
Le voci degli investimenti in innovazione consi-                                           Per le voci dalla I alla III esiste una corrispon-
           derate in questo Rapporto sono:                                                            denza, seppure imperfetta, tra l’informazione
                                                                                                      qualitativa raccolta dalle indagini a livello
                 I. Acquisto di nuovi macchinari, attrezzature,                                       d’impresa e l’informazione quantitativa di
                 hardware                                                                             contabilità nazionale, mentre per la voce IV
                                                                                                      (quella relativa alla formazione del personale
                 II. Ricerca e sviluppo (R&S), realizzata in                                          per progetti innovativi) l’informazione è dispo-
                 proprio o commissionata a terzi                                                      nibile solo a livello d’impresa.

                 III. Acquisto di licenze, software e database                                        Le attività di R&S svolgono un ruolo di fonda-
                                                                                                      mentale importanza perché riguardano investi-
                 IV. Formazione del personale per progetti                                            menti volti a creare e sviluppare conoscenze
                 d’innovazione                                                                        tecnologiche proprietarie attraverso attività
                                                                                                      solitamente rischiose, caratterizzate da un
           La voce I si riferisce agli investimenti in capitale                                       elevato grado di incertezza circa gli esiti positi-
           tangibile, mentre le voci dalla II alla IV cattura-                                        vi della creazione innovativa. Considerare gli
           no l’importanza degli investimenti in capitale                                             investimenti in macchinari, attrezzature,
           intangibile.                                                                               hardware e quelli in software e banche dati
                                                                                                      permette, d’altro canto, di cogliere un altro
                                                                                                      aspetto importante del fenomeno innovativo,
                                                                                                      che la sola attività di R&S non risulta essere in
                                                                                                      grado di cogliere, legato alla capacità
                                                                                                      dell’impresa di ricombinare tecnologiche già
                                                                                                      presenti sul mercato all’interno dei propri
                                                                                                      processi e prodotti, per generare ulteriori
                                                                                                      innovazioni. L’investimento in formazione delle
                                                                                                      risorse umane, infine, consente di catturare
                                                                                               ili.

                                                                                                      l’importanza dell’accrescimento della qualità
                                                                                            nib

                                                                                                      del capitale umano ai fini dell’innovazione.
                                                                                           o

 Investimenti                       Ricerca
                                                                                         sp
                                                                                     i di

in macchinari,                    e sviluppo                                                          Considerare le quattro voci di investimento ci
                                                                                  ion

 attrezzature,                                                                                        consente quindi di avere un quadro sufficiente-
                                                                                az

   hardware                                                                                           mente ampio – seppure non esaustivo4 – di
                                                                ase delle inform

                                                                                                      come le imprese siano in grado di innovare
    Input del processo innovativo                                                                     progressivamente i modelli organizzativi e di
       considerato nell’analisi                                                                       business per rimanere competitive, anche di
                                                                                                      quelle che non svolgono attività formali di
                                                                                                      ricerca scientifica applicata.
                                                         sulla b
                                                    tori
                                                                i au

                                                                                                      4
                                                                                                        Non sono disponibili informazioni per cogliere, ad
                                                                                                      esempio, i rapporti delle singole imprese innovatrici
                                                             ion

Formazione del               Software, licenze,                                                       con il resto dell’ecosistema, e quindi per monitorare,
                                                          az

 personale per                 banche dati                                                            tra le altre cose, se e in che misure esse abbiano
                                                        or
                                                      ab

 l’innovazione                                                                                        adottato strategie di open innovation.
                                                    el
                                                     :

                                                    n
                                                  te

                                                  Fo
UNO SGUARDO MACRO
  ALLʼINNOVAZIONE
  Un sistema produttivo che investe sul futuro…

  Totale investimenti fissi lordi                       Mettendo in rapporto i dati di contabilità nazio-
                                                       nale sugli investimenti fissi lordi in macchinari e
                                                       attrezzature, ricerca e sviluppo (R&S), software,
  13%
                                                       licenze e banche dati con il valore aggiunto
  12%                                                  prodotto annualmente in Italia, è possibile
  11%                                                  calcolare un tasso annuo d’investimento per
  10%                                                  l’economia italiana, ossia una misura di quanta
                                                       della ricchezza prodotta dalle imprese italiane
   9%
                                                       viene reinvestita per accrescere la loro dotazio-
   8%                                                  ne di capitale tangibile e intangibile.
   7%
   6%                                                  Analizzando tale indicatore si può apprezzare
   5%
                                                       come il sistema produttivo italiano si caratteriz-
                                                       zi per un’elevata propensione ad investire in
   4%
        2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 2019
                                                       innovazione, posizionandosi, tra le principali
                                                       economie europee, dietro solo alla Francia
          DEU         FRA          ITA        GBR      (Figura 1). All’alba dello scoppio della pande-
                                                       mia (nel 2019) gli investimenti fissi lordi per il
  Figura 1: Investimenti fissi lordi totali in          totale dell’economia (al netto del settore
  rapporto al valore aggiunto                          pubblico) sono stati pari al 10,4% del valore
  (Spesa per macchinari, attrezzature, R&S,            aggiunto, contro l’11,9% della Francia, il 9,6%
  software e banche dati, totale economia al netto     della Germania e il 6,4% del Regno Unito.
  del settore pubblico).
                                                       Inoltre, con uno sguardo alla dinamica nel
  Fonte: elaborazioni autori su dati Eurostat.         tempo si può constatare come, dopo gli anni
                                                       della recessione economica (2011-2013), il
                                                       tasso d’investimento sia cresciuto in Italia a
                                                       ritmi confrontabili con quelli francesi e superio-
                                                       ri a quelli tedeschi e inglesi.
 Gran Bretagna
    6,4%                                               Investimenti fissi lordi totali in rapporto
                    Germania                           al valore aggiunto - Anno 2019
                     9,6%                              (Spesa per macchinari, attrezzature, R&S,
                                                       software e banche dati,totale economia al
                                                       netto del settore pubblico)

Francia                                                Investimenti
11,9%

                          Italia
                        10,4%
…molto sugli asset tangibili, meno su quelli
intangibili

Scomponendo il tasso d’investimento per                 Investimenti fissi lordi in rapporto
tipologia di asset – ossia considerando separa-         al valore aggiunto per tipologia di asset
tamente gli investimenti in macchinari e attrez-
zature, quelli in R&S e quelli in software e            Macchinari
banche dati – emergono quelle che sono le
                                                        7,0%
peculiarità del modello d’innovazione italiano.
                                                        6,5%
                                                        6,0%
L’analisi mostra, infatti, come il sistema produt-      5,5%
tivo italiano si discosti da quello degli altri         5,0%
principali partner europei con riferimento ai           4,5%
diversi mix degli input di investimenti in capita-      4,0%
le tangibile e intangibile utilizzati per innovare      3,5%
(Figura 2). L’Italia presenta una propensione           3,0%
molto più elevata della media europea all’inve-         2,5%
stimento in macchinari e attrezzature, ponen-           2,0%
dosi al primo posto in questa categoria, perfino                2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 2019
davanti alla Germania. Il tasso d’investimento
in questa tipologia di asset è peraltro cresciuto       Ricerca e sviluppo
ulteriormente nel corso degli ultimi anni, anche        3,5%
grazie alla spinta fornita dagli incentivi del
Governo per il rinnovo del parco macchinari e           3,0%
attrezzature delle imprese. Di contro, risulta          2,5%
essere ancora limitata, seppure in crescita nel
                                                        2,0%
tempo, la propensione ad investire in R&S e in
software e banche dati, dove per entrambi gli           1,5%
indicatori l’Italia si colloca al terzo posto rispet-   1,0%
to ai principali partner europei.
                                                        0,5%
Nel 2019 gli acquisti di macchinari e attrezzatu-       0,0%
re sono stati pari al 6,7% del valore aggiunto,                2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 2019
contro il 5,3% della Germania, il 4,5% della
Francia e il 2,7% del Regno Unito. Di contro, il        Software
tasso d’investimento in R&S nello stesso anno è         5,0%
stato dell’1,9% in Italia (stabile negli ultimi         4,5%
quattro anni) contro il 2,9% della Francia, il          4,0%
3,3% della Germania e l’1,5% del Regno Unito;           3,5%
quello in software e banche dati è stato pari           3,0%
all’1,9% in Italia, contro il 4,5% della Francia, il    2,5%
2,2% del Regno Unito e lo 0,9% della Germa-             2,0%
nia.                                                    1,5%
                                                        1,0%
Nel complesso, quindi, il modello di investi-           0,5%
mento italiano si caratterizza per un forte             0,0%
sbilanciamento verso gli investimenti di beni                  2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 2019
capitali tangibili. Il modello francese si colloca
all’estremo opposto, avendo una forte propen-                  DEU          FRA         ITA         GBR
sione ad investire in R&S e software e banche
dati e molto meno in macchinari e attrezzature.
Il modello tedesco si colloca in una posizione          Figura 2: Investimenti fissi lordi in rapporto al
intermedia, avendo una forte propensione                valore aggiunto per tipologia di asset
all’investimento in R&S, una medio-alta all’inve-       (Totale economia al netto del settore pubblico)
stimento in macchinari e attrezzature ma essen-
do bassa quella in software e banche dati.              Fonte: elaborazioni autori su dati Eurostat.
UNO SGUARDO MICRO
ALLʼINNOVAZIONE
Attraverso i dati raccolti dall’Istat con l’ultimo Censimento sulle imprese del 2019, è stato possibile
mappare le scelte d’investimento del totale delle imprese italiane con almeno 10 addetti, realizzate
nell’ambito di progetti di innovazione intrapresi nel triennio 2016-2018. Si tratta di scelte relative
all’acquisto di macchinari, attrezzature, hardware, di spese per attività di R&S, per licenze, software e
database, e nella formazione del personale propedeutica all’innovazione. L’informazione a disposizio-
ne per l’analisi è relativa all’esistenza o meno di queste attività all’interno dei progetti di innovazione, e
non anche all’ammontare di risorse economiche destinate a ciascuna di esse. Non è possibile quindi
misurare l’intensità dello sforzo innovativo, ma solo una propensione all’innovazione.

Si conferma il dinamismo del settore
produttivo italiano e il forte peso dei tangibili

I microdati del Censimento confermano                      capitale intangibile la leva dell’acquisto di
l’immagine per l’Italia di un sistema produtti-            licenze, software e database è quella più
vo in piena evoluzione prima dello scoppio                 utilizzata (48,4%), seguita dalla spesa in R&S
della pandemia, già emersa dai dati di conta-              (44,2%) e, da ultimo, dalle spese per la forma-
bilità nazionale sugli investimenti fissi lordi:            zione del personale (35,7%).
delle oltre 200mila imprese italiane con più di
10 addetti, più della metà (il 53%) ha dichiara-           Le strategie innovative che vengono perse-
to di aver effettuato almeno una delle quattro             guite dalle imprese italiane puntano quindi ad
tipologie di investimento sopra menzionato                 acquistare e ricombinare prevalentemente
nell’ambito di un progetto di innovazione                  capitale di conoscenza già esistente sul
(Figura 3).                                                mercato, attraverso investimenti in asset
                                                           tangibili e investimenti intangibili in software,
Si conferma, inoltre, come la leva degli investi-          licenze e banche dati. Più limitata risulta
menti in capitale tangibile (macchinari, attrez-           essere invece la quota di imprese che utilizza
zature, hardware) sia di gran lunga quella più             come leva quella di sviluppare internamente
utilizzata in Italia per innovare: ne fanno uso            capitale di conoscenza attraverso attività di
circa 76 mila imprese (il 67,6% del totale delle           R&S e investimenti sull’accrescimento delle
imprese innovative). Tra gli investimenti in               competenze detenute dal capitale umano.
Innovatori              Asset tangibili                                                          67,6%
                53%
                                              Software                                       48,4%

                                                  R&s                                     44,2%

   Non
innovatori
  47%                                       Formazione                             35,7%

Figura 3: Innovatori in Italia e tipologia di input innovativo utilizzato
(Imprese con almeno 10 addetti, progetti d’innovazione nel triennio 2016-18)

Fonte: elaborazioni autori su dati Istat.

Relativamente bassa la complessità delle
strategie innovative

Definizione della complessità delle strategie innovative

Sulla base della possibile compresenza tra I) investimenti in asset tangibili, II) software, licenze, banche
dati, III) R&S, IV) formazione del personale per progetti innovativi, si definiscono quattro tipologie di
innovatori:

   • Innovatore 1: utilizzo di una sola leva d’investimento su quattro

   • Innovatore 2: utilizzo di due leve d’investimento su quattro

   • Innovatore 3: utilizzo di tre leve d’investimento su quattro

   • Innovatore 4: utilizzo di tutte e quattro le leve d’investimento

Analizzando in che misura le diverse tipologie
di investimento considerate nell’analisi si realiz-
zano congiuntamente all’interno delle imprese
italiane, si constata come l’elevata propensione                         Innovatore 4
all’investimento in progetti innovativi si traduce                           8%
in strategie che in tre casi su quattro sono a
bassa o medio-bassa complessità (Figura 4).               Innovatore 3

Tra tutte le imprese innovative solo l’8% svolge,
                                                              19%                                    Innovatore 1

infatti, tutte le quattro attività di investimento
                                                                                                         38%
contemporaneamente; il 19% ne svolge tre su
quattro; il 35% solo due su quattro e il 38% una
sola tra le quattro considerate nell’analisi.

Figura 4: Distribuzione innovatori per grado
di complessità delle strategie innovative                 Innovatore 2
(Imprese italiane con almeno 10 addetti,                      35%
progetti d’innovazione 2016-18)

Fonte: elaborazioni autori su dati Istat.
Strategie d’investimento per                Esiste un pattern prevalente di impiego degli
“Innovatore 1”                              input innovativi al crescere della complessità
                                            delle strategie innovative aziendali, che spiega
                                            la diversa incidenza delle varie voci d’invest-
      Tangibili                 46%         imento in asset tangibili e intangibili. La più alta
                                            incidenza di investimenti in macchinari, attrez-
           R&S            28%               zature, hardware, e a seguire degli investimenti
                                            in software e banche dati, è spiegata dal fatto
      Software      14%                     che essi sono quelli più frequentemente
                                            utilizzati sia all’interno di strategie innovative
   Formazione      12%                      relativamente poco complesse –che sono la
                                            maggioranza– sia all’interno di quelle più
                                            sofisticate. Di contro, la bassa incidenza di
                                            imprese che investono sulla R&S, e ancor meno
                                            sulla formazione del personale si deve al fatto
Strategie d’investimento per                che queste leve compaiono soprattutto nelle
“Innovatore 2”                              strategie a medio-alta complessità, ossia in una
                                            minoranza di casi (Figura 5).
    Tangibili &
     Software                     38%
                                            Dall’analisi svolta emerge, quindi, come per le
                                            strategie di innovazione meno complesse
Tangibili & R&S           18%               l’innovazione in Italia proceda tipicamente
                                            attraverso l’acquisizione di conoscenze dall’est-
    Tangibili &                             erno, prima mediante investimenti in asset
   Formazione            16%
                                            tangibili (Innovatore 1) e poi, uniti a questi,
                                            investendo in licenze, software e banche dati
R&S & Software       12%
                                            (Innovatore 2). Solo nelle strategie più sofistica-
                                            te (Innovatore 3 e 4) a queste voci si aggiunge
       R&S &
   Formazione       10%                     l’investimento esplicito sulla conoscenza
                                            interna all’impresa (attraverso attività di R&S e
    Software &                              investimenti sulle competenze del personale
   Formazione      6%
                                            addetto).

Strategie d’investimento per                Figura 5: Quali leve d’investimento in base
“Innovatore 3”                              alla complessità delle strategie innovative
                                            (Frequenze relative, imprese con almeno 10
     Tangibili &                            addetti, progetti d’innovazione 2016-18)
Software & R&S                        38%
                                            Fonte: elaborazioni autori su dati Istat.
     Tangibili &
     Software &                   36%
    Formazione

Tangibili & R&S           17%
 & Formazione

R&S & Software
 & Formazione       9%
La rilevanza della dimensione d’impresa
per l’innovazione

Definizione della dimensione d’impresa
  • Piccola: numero di addetti compreso tra 10 e 49

  • Media: numero di addetti compreso tra 50 e 249

  • Grande: numero di addetti pari o superiore a 250

Come mostra un’ampia letteratura empirica e              Quanti innovatori?
teorica sul punto, la propensione all’innovazi-
                                                                                           80%
one è positivamente correlata alla taglia                                 70%
dimensionale delle imprese. In altre parole, è
più facile che un progetto innovativo si realizzi           50%                                            53%
all’interno di grandi organizzazioni piuttosto
che in piccole, soprattutto se questo progetto
richiede un’elevata dotazione di capitale,
finanziario e umano5. Questa regolarità si
osserva anche nel caso italiano (Figura 6,
                                                                                                           Totale
sopra): la quota di imprese innovative è del
50% per le imprese di piccola dimensione
(definite imprese che impiegano un numero di
addetti compreso tra 10 e 49), del 70% per
quelle di media taglia (con numero di addetti            Quali input innovativi utilizzati per innovare?
compreso tra 50 e 249), dell’80% per quelle
                                                                      Asset tangibili         Software
grandi (con numero di addetti almeno pari a
250).                                                                      R&S          Formazione

                                                          80%
Si osserva inoltre come il modello di innovazio-
ne tipico del sistema produttivo italiano, incen-
trato sull’investimento in beni capitali e poi            40%
sull’acquisto di licenze e software, sia prevalen-
te in tutte le diverse classi dimensionali: le due         0%
leve di input innovativo si collocano rispettiva-
mente al primo e al secondo posto per
frequenza d’investimento sia per le piccole
imprese che per le medie e le grandi organizza-          Quanto complesse le strategie innovative?
zioni aziendali. Tuttavia, sia l’attività di R&S sia
gli investimenti sul capitale umano risultano                      Innovatore 1         Innovatore 2
essere correlati positivamente con la dimensio-                        Innovatore 3         Innovatore 4
ne aziendale: se tra le piccole imprese vi
                                                          40%
investono rispettivamente una quota del 41 %
e del 34%, tra quelle di dimensione maggiore              30%
le quote crescono rispettivamente al 60% e al
                                                          20%
51% (Figura 6, al centro).
                                                          10%
Al crescere della dimensione cresce quindi non
                                                           0%
solo la propensione all’investimento innovativo
ma anche la complessità delle strategie imple-
mentate. Così, se tra le imprese di piccola
dimensione tre su quattro si caratterizzano per
strategie innovative che implicano solo una o al         Figura 6: Innovazione e dimensione d’impr-
massimo due leve d’investimento, tra quelle di           esa in Italia
grandi dimensioni, invece, più della metà ha             (Quote di imprese per classe dimensionale,
abbracciato l’innovazione facendo ricorso a tre          progetti d’innovazione nel triennio 2016-18)
o a tutte e quattro le leve prese in esame
(Figura 6, sotto).                                       Fonte: elaborazioni autori su dati Istat.

5
  Per una discussione generale del problema si vedano, tra gli altri, Soete (1979) e Vaona e Pianta (2008).
Rispetto alle peculiarità del contesto produttivo italiano e al ruolo delle imprese di piccole dimensioni si
vedano Archibugi et al. (1991) e Bugamelli et al. (2012).
La rilevanza del settore produttivo
per l’innovazione

Settori produttivi analizzati                     Come mostra un’ampia letteratura empirica e
                                                  teorica sul punto, la propensione all’innovazi-
                                                  one è influenzata dal settore di appartenenza
Manifattura:                                      delle imprese, soprattutto nella sua dimensione
                                                  tecnologica in ragione delle specificità
       Made in Italy tradizionale                 tecnico-produttive nei processi di accumulazio-
       Industrie alimentari e bevande,            ne e generazione della conoscenza6. Questo è
       industrie tessili e articoli di            vero anche nel caso italiano: tra i settori consi-
       abbigliamento, fabbricazione di            derati nell’analisi, la propensione ad avviare
       articoli in pelle, mobili e gioielleria    progetti innovativi varia dal 58% nel settore del
                                                  commercio all’ingrosso a oltre il 70% nei
       Meccanica, elettronica                     comparti manifatturieri della chimica e dei
       Metallurgia, prodotti in metallo,          prodotti derivati (tra cui la farmaceutica), in
       elettronica, apparecchiature elettriche,   quello della meccatronica e nel comparto dei
       meccanica strumentale, mezzi di            servizi ICT (Figura 7, sopra). All’interno di questi
       trasporto                                  ultimi tre raggruppamenti settoriali, a differen-
                                                  za di quanto osservato altrove, la distanza nella
       Chimica e derivati                         propensione all’innovazione tra imprese picco-
       Prodotti chimici, farmaceutici,            le e grandi è peraltro relativamente contenuta,
       petroliferi, articoli in gomma-plastica    ad indicare che la taglia dimensionale della
                                                  singola impresa in questi casi non rappresenta
       Altra manifattura                          un vincolo all’innovazione tanto stringente
                                                  quanto quello osservato nel resto dell’econo-
                                                  mia.

                                                  Analizzando nel dettaglio come le diverse leve
Non manifattura:                                  di investimento in innovazione vengono impie-
                                                  gate dalle imprese sulla base della classifica-
       Energia                                    zione settoriale emergono delle differenze
                                                  significative (Figura 7, al centro). Gli investi-
                                                  menti in capitale tangibile assumono un ruolo
       Commercio all’ingrosso                     preminente per le imprese manifatturiere e per
                                                  quelle che operano nel settore del commercio
                                                  all’ingrosso, anche se rimangono significativi in
       Servizi ICT                                tutti i comparti considerati, confermando
                                                  quindi la loro centralità all’interno dell’econo-
                                                  mia italiana. L’investimento intangibile in
       Servizi finanziari e assicurativi           licenze e software risulta, invece, essere una
                                                  leva innovativa molto utilizzata soprattutto al di
                                                  fuori della manifattura, ed in particolare nel
                                                  comparto dell’energia, dei servizi ICT e della
                                                  finanza; nel manifatturiero tale voce di investi-
                                                  mento ha un ruolo ancora relativamente mode-
                                                  sto, sovrastata per importanza oltre che
                                                  dall’investimento in macchinari e attrezzature
                                                  anche da quello in R&S. L’attività di R&S gioca
                                                  un ruolo significativo soprattutto in alcuni

                                                  6
                                                    A partire dal lavoro di Pavitt (1984) sul ruolo delle
                                                  caratteristiche settoriali nell’influenzare i processi
                                                  innovativi delle imprese, diversi contributi recenti
                                                  hanno analizzato tale aspetto. Si vedano tra gli
                                                  altri: Archibugi (2001), Schneider et al. (2010),
                                                  Bogliacino e Pianta (2016).
comparti cd. ad alta intensità tecnologica: è il                          Non emergono spiccate differenze a livello
 caso del macro-comparto della chimica e                                   settoriale rispetto alla distribuzione delle
 derivati (all’interno della quale un contributo                           imprese per complessità delle strategie innova-
 fondamentale è fornito dal farmaceutico), del                             tive. Quelle relativamente meno complesse
 settore ICT e, in misura più contenuta all’inte-                          (Innovatori 1 e 2) sono prevalenti in tutti i
 rno del macro-comparto della meccanica ed                                 comparti considerati nell’analisi. Le strategie
 elettronica (all’interno della quale esiste una                           innovative più complesse (Innovatori 3 e 4)
 forte eterogeneità tra comparti ad alta intensità                         occupano un peso nettamente superiore alla
 di ricerca - come l’elettronica e i mezzi di                              media dell’intera economia nel caso della
 trasporto - e comparti a più bassa intensità -                            chimica e derivati, del settore dell’energia e dei
 come la fabbricazione di prodotti in metallo).                            servizi ICT (Figura 7, sotto).
 Infine, l’attività di investimento in capitale
 umano appare relativamente contenuta in tutti                             Figura 7: Innovazione e settore di attività in
 i comparti, ad eccezione del settore finanzia-                             Italia
 rio-assicurativo, in cui tale voce di investimento                        (Quote di imprese per classe dimensionale,
 risulta addirittura più utilizzata degli investi-                         progetti d’innovazione 2016-18)
 menti in capitale tangibile e in software e
 licenze.                                                                  Fonte: elaborazioni autori su dati Istat.

 Quanti innovatori?

  76%             74%            72%
                                                  66%             64%             60%            60%            58%
                                                                                                                               53%

Chimica e      Servizi ICT    Meccanica,         Finanza         Energia         Altra         Made in       Commercio         Totale
 derivati                     elettronica                                      manifattura      Italy        all'ingrosso

 Quali input innovativi utilizzati per innovare?

                                       Asset tangibili        Software          R&S          Formazione
 80%
 60%
 40%
 20%
  0%
        Made in Italy    Meccanica,        Chimica e         Altra           Energia     Commercio        Servizi ICT       Finanza
                         elettronica        derivati       manifattura                   all'ingrosso

 Quanto complesse le strategie innovative?

 45%                    Innovatore 1          Innovatore 2          Innovatore 3         Innovatore 4
 40%
 35%
 30%
 25%
 20%
 15%
 10%
  5%
  0%
        Made in Italy    Meccanica,        Chimica e         Altra           Energia     Commercio        Servizi ICT       Finanza
                         elettronica        derivati       manifattura                   all'ingrosso
La rilevanza della localizzazione geografica
per l’innovazione

Macro-ripartizioni geografiche riferite alla     La letteratura teorica ed empirica ha, da
sede legale dell’impresa                        tempo, evidenziato come la vicinanza geogra-
                                                fica aiuti le imprese nel processo di condivi-
                                                sione delle informazioni e di diffusione della
                        Nord-Est                conoscenza tacita, portando alla creazione di
Nord-Ovest
                                                nicchie di conoscenze localizzate non
                                                facilmente imitabili dalla concorrenza, che si
                                                alimentano nel tempo generando vantaggi
                                                competitivi duraturi. Allo stesso tempo, e per
                                                ragioni speculari, l’assenza di un tessuto
                                                connettivo sufficientemente sviluppato a
                                                livello territoriale rende più difficile il proces-
                                                so innovativo da parte delle imprese e più
                                                instabili i vantaggi competitivi nel tempo7.
                                                Queste considerazioni appaiono di particola-
         Centro                                 re rilevanza nel caso italiano, caratterizzato da
                                       Sud
                                                una storica divergenza tra Settentrione e
                                                Meridione nelle traiettorie di sviluppo econo-
                                                mico. Il divario ha radici profonde e si è acuito
                                                da dopo la crisi finanziaria del 2008, che ha
                                                colpito in modo molto più violento l’economia
                Isole                           meridionale di quanto non sia accaduto nel
                                                resto del Paese, indebolendo ulteriormente
                                                un tessuto produttivo che ha vissuto a partire
                                                dagli anni ’80 un forte ridimensionamento,
                                                soprattutto nella sua componente industria-
                                                le 8. I dati sulla propensione ad avviare proget-
• Nord-Ovest: imprese che hanno la sede         ti innovativi confermano l’esistenza di questo
legale in Valle d’Aosta, Liguria, Lombardia e   divario: a fronte di una quota di innovatori pari
Piemonte                                        al 57% nelle macro-ripartizioni del Nord, e al
                                                49% per le regioni centrali, essa scende al
• Nord-Est: Trentino-Alto Adige, Veneto,        45% e al 41% rispettivamente nelle ripartizioni
Friuli-Venezia Giulia e Emilia-Romagna          Sud e Isole (Figura 8, sopra).

• Centro: Toscana, Umbria, Marche e Lazio

• Sud: Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata,
Puglia e Calabria

• Isole: Sicilia e Sardegna

                                                7
                                                  La letteratura industriale fa riferimento in partico-
                                                lare alle esternalità positive e agli spillover di
                                                conoscenza derivanti dall’agglomerazione di
                                                attività produttive in aree contigue. Sul tema si
                                                vedano, tra gli altri, Audretsch e Feldman (1996),
                                                Feldman (1999) e Thompson (2006). Sul ruolo
                                                delle istituzioni pubbliche, ed in particolar modo
                                                delle università, nel generare spillover di
                                                conoscenza si veda Fritsch e Slavtchev (2007). Per
                                                un’analisi sullo specifico caso italiano si vedano
                                                Paci e Usai (1999).
                                                8
                                                  Per una ricostruzione dell’evoluzione storica del
                                                divario economico e sociale tra Nord e Sud dell’Ita-
                                                lia si rimanda a Lepore (2017). Per un’analisi
                                                economica sulle evoluzioni più recenti, conse-
                                                guenti gli effetti della crisi finanziaria del 2009, si
                                                rimanda a Panetta (2019) e SVIMEZ (2020).
La differenza tra i comportamenti registrati            Appare, in particolare, più limitato il ricorso
dalle imprese del Meridione rispetto a quelle           alle attività di R&S (Figura 8, al centro), ma
del resto del Paese si riflette non solo in una          soprattutto risultano mediamente meno
diversa propensione all’investimento in                 articolate le strategie implementate (Figura 8,
innovazione ma anche in una diversa compo-              sotto): confrontando il dato tra le quattro
sizione delle voci d’investimento attivate.             macro-ripartizioni territoriali, il peso delle
                                                        imprese che perseguono strategie poco
                                                        complesse (Innovatori 1) è massimo al Sud e
                                                        Isole, mentre è minimo quello delle imprese
Quali input innovativi utilizzati
                                                        che perseguono le strategie a più alta
per innovare?
                                                        complessità (Innovatori 4).
       Asset tangibili         Software
             R&S         Formazione

70%
60%
50%
40%
30%
20%
10%
 0%
      Nord      Nord       Centro     Sud       Isole
       est      ovest

Quanti innovatori?                                      Quanto complesse le strategie innovative?

                                                                Innovatore 1        Innovatore 2
                                                                     Innovatore 3        Innovatore 4
                         57%                            45%
                                                        40%
      57%                                   MEDIA       35%
                                            ITALIA      30%

                                            53%
                                                        25%
                                                        20%
                                                        15%
                                                        10%
                         49%                             5%
                                                         0%
                                                              Nord      Nord        Centro    Sud       Isole
                                                               est      ovest

                                          45%
                                                        Figura 8: Innovazione e area di insediamen-
                         41%                            to delle imprese italiane
                                                        (Quote di imprese per ripartizione geografica,
                                                        progetti d’innovazione 2016-18)
Imprese che innovano

                                                        Fonte: elaborazioni autori su dati Istat.
Cosa innovano le imprese italiane

Tra gli output innovativi realizzati a seguito                    Fuori dalla manifattura, dove maggiore è
delle strategie d’investimento intraprese dalle                   l’importanza relativa degli investimenti in
imprese italiane, le forme prevalenti sono le                     software e banche dati, risulta coerentemente
innovazioni di processo, quelle di prodotto, e                    maggiore anche il peso delle innovazioni
quelle legate ai sistemi informatici, che sono                    organizzative riguardanti i sistemi informativi.
indicate da quasi un rispondente su due.                          Infine, la finanza, dove maggiore risulta l’inve-
Molto meno frequenti, tra le altre, le innova-                    stimento sulla riqualificazione del capitale
zioni che riguardano la gestione delle risorse                    umano, risulta il comparto dove maggiore è
umane e le innovazioni di marketing, che sono                     anche il peso delle innovazioni che impattano
presenti in un terzo circa dei casi (Figura 9).                   direttamente l’organizzazione del lavoro
                                                                  (Tavola 2).
La distribuzione delle diverse forme di output
innovativo non è omogenea a livello settoriale                    L’esistenza di una relazione tra input e output
e presenta delle corrispondenze con la distri-                    del processo innovativo9 si evince anche dal
buzione, anch’essa eterogenea, delle voci di                      fatto che al crescere della complessità delle
input del processo innovativo. Così, tra i setto-                 strategie innovative (ossia del numero di leve
ri manifatturieri, dove maggiore è stata                          d’investimento attivate contemporaneamente
riscontrata l’importanza relativa degli investi-                  dalle imprese) cresce anche la varietà
menti in macchinari, attrezzature e hardware                      dell’innovazione realizzata (ossia del numero
risulta elevato anche il peso delle innovazioni                   di innovazioni introdotte). In particolare: il
di processo, che si realizzano innanzitutto                       numero medio di output innovativi tra i sette
proprio attraverso l’introduzione di nuovi                        mappati dall’analisi è pari a 2,0 per la catego-
mezzi per la produzione. Nei settori a maggio-                    ria degli Innovatori 1 (a bassa complessità
re intensità di investimenti in R&S (la parte                     della strategia innovativa), a 2,5 per quella
chimico-farmaceutica e meccanica del                              degli Innovatori 2 (a medio-bassa complessi-
manifatturiero e i servizi ICT) maggiore è                        tà), a 3,2 per quella degli Innovatori 3 (a
d’altro canto il peso delle innovazioni di                        medio-alta complessità), a 4,0 per quella degli
prodotto, ossia dell’output prevalente delle                      Innovatori 4 (ad alta complessità).
attività di sperimentazione scientifica da parte
delle imprese.

9
  La relazione deve essere intesa in senso biunivoco, perché in una prospettiva dinamica gli output innovativi
contribuiscono a loro volta a determinare la successiva domanda di input per l’innovazione.

Tavola 2. Output innovativo e settore di attività dell’impresa
(Quote di imprese italiane con almeno 10 addetti, progetti d’innovazione 2016-18)
                                                                                                                 Innovazione nell'
                                      Innovazione                 Innovazione nell'   Innovazione                  organizzazione
                     Innovazione di    nei sistemi   Innovazione organizzazione        nei sistemi   Innovazione delle funzioni
Comparto                processo       informatici    di prodotto    del lavoro         contabili    di marketing        aziendali

Made in Italy           61.7%           49.4%          56.8%            37.4%           33.2%           38.3%            26.3%
Meccanica,
elettronica
                        67.1%           56.1%          64.5%            46.4%           32.2%           32.0%            35.1%

Chimica e derivati      69.9%           55.2%          64.0%            46.0%           36.5%           36.0%            34.6%

Altra manifattura       55.6%           43.1%          48.2%            34.7%           28.6%           28.5%            27.0%

Energia                 36.0%           57.1%          30.3%            47.4%           40.0%           35.4%            39.4%

Servizi ICT             45.1%           53.9%          41.4%            35.7%           34.6%           42.6%            27.6%
Commercio
all'ingrosso            40.5%           57.2%          61.3%            43.9%           36.4%           36.7%            34.6%

Finanza                 42.9%           63.4%          53.0%            54.7%           37.3%           47.5%            45.1%
Innovazione di processo                                                          48,0%
               Innovazione sistemi informatici                                                        47,6%
                     Innovazione di prodotto                                                      45,9%
          Innovazione organizzazione lavoro                                               38,1%
                 Innovazione sistemi contabili                                     33,0%
                    Innovazione di marketing                                      31,9%
Innovazione organizzazione funzioni aziedali                                   29,4%

Figura 9: I risultati degli sforzi innovativi in Italia
(% risposte per tipologia di innovazione, 2018)

L’innovazione aiuta la duplice transizione
digitale ed ecologica

L’analisi dei dati relativi alle strategie innovati-      parole, le imprese che hanno attivato contem-
ve delle imprese italiane rileva come i progetti          poraneamente le leve degli investimenti in
d’investimento portati avanti negli ultimi anni           capitale tangibile e nelle diverse forme di
stanno contribuendo alla transizione digitale             capitale intangibile sono quelle che con
ed ecologica del Paese, accelerando la                    maggiore probabilità hanno abbracciato
trasformazione dei prodotti e dei processi                anche la duplice transizione digitale ed ecolo-
verso nuove modalità di generazione del                   gica dei loro business. Tra gli innovatori che
valore economico: tra le imprese innovatrici,             adottano le strategie meno complesse (Inno-
infatti, una su quattro (il 26%) ha investito in          vatori 1), la percentuale di quelli che hanno
tecnologie digitali avanzate, le cd. tecnologie           investito in tecnologie digitali avanzate è del
4.0 (almeno una tra: IoT, robotica avanzata,              17% mentre tra gli innovatori che si collocano
analisi dei big data, manifattura additiva,               al vertice della scala di complessità (Innovato-
realtà virtuale e aumentata), mentre il 79% è             ri 4) la quota è del 52%. Nel caso della transi-
stata impegnata nella riduzione dell’impatto              zione ecologica, la progressione è meno
sull’ambiente delle proprie attività, miglioran-          pronunciata: dal 75% per gli Innovatori 1
do l’efficienza energetica dei processi,                   all’83% per gli Innovatori 4; ciò è spiegato dal
utilizzando fonti energetiche rinnovabili,                fatto che le “pratiche” a favore della sostenibi-
puntando su modelli circolari di gestione                 lità ambientale sono ampiamente diffuse tra
delle risorse (Figura 10).                                le imprese italiane, anche a prescindere
                                                          dall’investimento in innovazione: anche tra
L’analisi rileva inoltre come al crescere della           quelle che non avevano avviato progetti
complessità della strategia innovativa adotta-            innovativi nel triennio 2016-2018 ben il 65%
ta cresce anche la percentuale di imprese che             ha dichiarato infatti di aver agito comunque
ha investito in tecnologie digitali avanzate e in         per ridurre l’impatto ambientale delle proprie
modelli sostenibili di produzione. In altre               attività.

Investire in tecnologie digitali avanzate                 Iniziative per la sostenibilità ambientale

                                                                                                               +18%
Innovatori 4                                     52%      Innovatori 4                                 83%
                                                                                                               +18%
Innovatori 3                           36%                Innovatori 3                                 83%
                                                                                                              +13%
                                                          Innovatori 2                                78%
Innovatori 2                    24%
                                                                                                              +10%
                                                          Innovatori 1                                75%
Innovatori 1               17%
                                                               Totale                                         +14%
                                                           innovatori                                 79%
     Totale
 innovatori                      26%
                                                                Non
                                                           innovatori                          65%

Nota: gli investimenti in tecnologie digitali             Figura 10: Investimenti sul digitale 4.0 e
avanzate sono quelli relativi a tecnologie IoT,           impegno per l’ambiente
robotica avanzata, analisi dei big data, manifat-
                                                          (Quota imprese per tipologia, strategie
tura additiva, realtà virtuale e aumentata. Iniziati-
ve per la sostenibilità ambientale sono quelle            innovative nel triennio 2016-2018)
utili a ridurre l’impatto negativo sulle matrici
ambientali delle attività economiche.                     Fonte: elaborazioni autori su dati Istat.
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