Illustrazione di Andy Pen inspirata a: Tamara de Lempicka Mon portrait 1929 (Autoritratto nella Bugatti verde) olio su tavola, 35 x 27 cm ...

Pagina creata da Mario Casagrande
 
CONTINUA A LEGGERE
Illustrazione di Andy Pen inspirata a: Tamara de Lempicka Mon portrait 1929 (Autoritratto nella Bugatti verde) olio su tavola, 35 x 27 cm ...
Illustrazione di Andy Pen inspirata a:
Tamara de Lempicka
Mon portrait 1929 (Autoritratto nella Bugatti verde)
olio su tavola, 35 x 27 cm, collezione privata

                              © 2021 Giorgio Fipaldini
Illustrazione di Andy Pen inspirata a: Tamara de Lempicka Mon portrait 1929 (Autoritratto nella Bugatti verde) olio su tavola, 35 x 27 cm ...
1. Avrei voluto salire su quella Bugatti verde

Avrei voluto salire, forse anche voi, su quella Bugatti ver-
de.
Sì, senza indugio, accettando qualsiasi destino mi avesse
riservato la Baronessa del pennello: Tamara de Lempi-
cka.

Cosa poteva accadermi?

        Poteva portarmi al Louvre, e poi chiedermi di aiu-
tarla ad appiccare il fuoco al museo per liberarlo da tutto
il vecchiume. Mi avrebbe convinto, raccontandomi che
l’idea era venuta a un certo italiano, poeta futurista, di
nome Marinetti.

       Poteva essere più sfacciata, e portarmi nei suoi
caffè preferiti del porto di Cannes. Arrivati e scesi dall’au-
to, avrei notato che sotto quella sciarpa bianca, Tamara
portava con fierezza i seni scoperti, come tutta la schie-
na. E nello svestirsi, Tamara avrebbe aggiunto solo un
cappello: una inquietante testa d’asino da infilare come
un casco al posto della cuffia in pelle di Hermès.
A quel punto per non farmi sentire a disagio, viste le mie
convenzionali apparenze, prima di entrare in quel caffè
così dantesco, mi avrebbe offerto una sigaretta accom-
pagnata da un tiro o due di cocaina. E dopo tutto, con lei

                    © 2021 Giorgio Fipaldini
accanto, non sarebbe andata così male.
Entrati in quel caffè avrei scoperto che tutti l’adoravano
e ne subivano il fascino.

        Poteva, se fossimo stati a Milano, accompagnarmi
in Via Monte Napoleone al 14 per il vernissage della sua
prima mostra personale. Entusiasta mi avrebbe presen-
tato i suoi illustri amici italiani: pragmatici sognatori fu-
turisti!

Persone capaci di ideare, durante la prima guerra mon-
diale, un’austera quanto coraggiosa galleria d’Arte, un
po’ libreria e un po’ casa editrice, battezzandola con il
nome rinascimentale: “Bottega di Poesia”. Ma se gli ami-
ci riconoscevano il valore della pittura di Tamara, i gior-
nalisti si dimostravano distratti, critici e tradizionalmen-
te ottusi.

Così qualche giorno più tardi ci saremmo recati al lago
di Garda, non per una romantica evasione ma per sano
opportunismo.

Tamara schietta mi avrebbe confessato che doveva, suo
malgrado, ritrarre un poeta fisicamente lontano dai suoi
canoni estetici, ma talmente importante ed influente che,
forse, l’avrebbe aiutata a migliorare le critiche ricevute.
Probabilmente, arrivati a Gardone Riviera al Vittoriale,
sarei stato invitato ad attendere fuori il tempo necessario
perché Tamara ritraesse il sommo poeta D’Annunzio.

Certo, sarebbe stata un’attesa breve, non per merito del
talento di Tamara ma per l’incompatibilità dei caratteri e
desideri tra i due.

                    © 2021 Giorgio Fipaldini
Delusa da quell’incontro, Tamara mi avrebbe chiesto
di portarla a vedere un po’ di bellezza - era chiaro che
D’Annunzio aveva apprezzato il suo corpo e non la sua
Arte - così da buon amico, conoscendo i gusti di lei, avrei
guidato fino a Firenze per accompagnarla ad ammirare i
“Michelangeli”: Buonarotti e Merisi (detto Caravaggio).
Artisti che già conosceva e apprezzava sin dai tempi del
suo tour in Italia. Sarebbe rifiorita e forse mi avrebbe
ringraziato con un bacio.

       Poteva, se mi avesse trovato interessante, portar-
mi nel suo atelier di Parigi per dipingermi. Lusingato mi
sarei spogliato e messo in posa, scoprendo solo poi che
Tamara non dipingeva uomini nudi: unicamente donne.

Le sue preferenze sessuali non avevano confini di genere,
ma nella sua pittura il nudo era riservato alle modelle,
come nella gran parte delle Accademie. Nel ruolo di mo-
dello avrei scoperto due cose: la fatica di stare fermo in
posa e l’instancabile lavoro di Tamara. Non si distraeva,
concentrata nel dipingere, si sarebbe fermata solo alle 5
del pomeriggio, poi come “rimedio terapeutico” avrebbe
sorseggiato due calici di Champagne immersa in un ba-
gno caldo per concludere con un lento massaggio.

        Poteva, da “donna virile”, chiedermi di rimanere
in auto mentre cambiava la ruota forata. Oppure, di an-
dare a fare la spesa per la cena che lei orgogliosamente
avrebbe cucinato. Dei funghi selvatici, un po’ di acetosel-
la, lucci e, infine, prugne per il dolce. Era questa la lista
per uno dei suoi menù preferiti. Tamara sapeva cucina-
re e ricevere, le sue cene erano apprezzate quanto i suoi
quadri, ma riservate a pochi: “mai più di dieci persone”.

                    © 2021 Giorgio Fipaldini
Era originale in tutto, con disinvoltura.

       Poteva, poteva, poteva… Ma a guardare bene il
dipinto, quel giorno Tamara non desiderava compagnia,
era già lontana con i suoi pensieri.

Tamara aveva 32 anni quando dipinse l’autoritratto nella
Bugatti verde. Era nel pieno del suo successo. Il suo stile
nell’arte e nella vita era inconfondibile e desiderato. Era
un’icona di eleganza e bellezza. Era il simbolo della don-
na indipendente e moderna. Aveva conquistato tutto con
la sua forza e intelligenza. Ora sentiva che quella ascesa
prima o poi sarebbe cessata, mutando in discesa.

Se fossi salito sulla Bugatti verde Tamara con quello
sguardo che non ti osserva ma seduce, con quell’elegan-
za algida e disinvolta, con quella voce densa e autorevole,
mi avrebbe semplicemente detto: non salire, ho fretta,
mi aspettano già in molti. Preferisco stare sola.

E forse sarebbe stata la sua ennesima finzione.

                   © 2021 Giorgio Fipaldini
© 2021 Giorgio Fipaldini
Bollinger R.D.

“Lo Champagne lo bevo quando                estrema raffinatezza ed eleganza
sono contenta e quando sono triste.         alle Cuvée.
Talvolta lo bevo quando sono sola.          Fu portatrice di grande innovazione,
Quando ho compagnia lo considero            creando la prima annata della
obbligatorio. Lo sorseggio quando           Cuvée de Prestige Bollinger
non ho fame e lo bevo quando ne             R.D., ossia Récemment Dégorgé
ho. Altrimenti non lo tocco, a meno         (sboccato di recente).
che non abbia sete”.
                                    L’inconfondibile stile evolutivo
Così parlava Madame Lily Bollinger, dato dalla lunga sosta sui lieviti e il
la cui passione per lo champagne dosaggio Extra-Brut lo posizionano
l’accomuna alla nostra Tamara de in controtendenza rispetto alle
Lempicka.                           usanze dell’epoca che preferivano
                                    champagne più zuccherini.
Possiamo anche fantasticare
fossero ottime compagne di bevute L’R.D. è passato anche alla storia per
mondane, dato che le accomuna essere lo champagne dell’agente
anche la stessa intraprendenza e 007, James Bond. E qui è lecito
audacia.                            immaginare che Tamara con il suo
                                    autoritratto possa essere stata un
Lily Bollinger prese in mano la modello di riferimento per le Bond
Maison nel 1941 con la morte di suo Girls più intraprendenti ed eleganti.
marito, portando la sua firma di

PRODUTTORE: Bollinger
VITIGNI: Pinot Nero con piccola percentuale di Chardonnay
DENOMINAZIONE: Champagne AOC
REGIONE: Champagne -Francia
VINIFICAZIONE e AFFINAMENTO: millesimato, prodotto solo nelle annate migliori.
Imbottigliato con tappo di sughero per la seconda fermentazione per migliorare
l’invecchiamento, remuage e degorgèment manuale. Affinamento sui lieviti per oltre 60
mesi.

                            © 2021 Giorgio Fipaldini
Puoi anche leggere