Il trovatore GIUSEPPE VERDI - Stagione d'Opera - Teatro Alighieri

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Il trovatore GIUSEPPE VERDI - Stagione d'Opera - Teatro Alighieri
Teatro Dante Alighieri
 Stagione d’Opera
 2010-2011

Il trovatore
GIUSEPPE VERDI
Il trovatore GIUSEPPE VERDI - Stagione d'Opera - Teatro Alighieri
Fondazione Ravenna Manifestazioni
Comune di Ravenna
                                                     Teatro di Tradizione Dante Alighieri
Assessorato alla Cultura
Ministero per i Beni e le Attività Culturali         Stagione d’Opera e Danza
Regione Emilia Romagna
                                                     2010-2011

                                               Il trovatore
                                               DRAMMA IN QUATTRO PARTI
                                               LIBRETTO DI SALVATORE CAMMARANO
                                               DAL DRAMMA “EL TROVADOR”
                                               DI ANTONIO GARCÍA-GUTIÉRREZ
                                               MUSICA DI

                                               Giuseppe Verdi

con il contributo di

partner

                                                Teatro Alighieri
                                                novembre | venerdì 19, domenica 21
Il trovatore GIUSEPPE VERDI - Stagione d'Opera - Teatro Alighieri
Sommario
                                                     La locandina................................................................. pag.            5

                                                     Introduzione di Angelo Nicastro ................ pag.                                         7

                                                     Il libretto ......................................................................... pag.   9

                                                     Il soggetto ..................................................................... pag.       31

                                                     Il trovatore
                                                     di Susanna Venturi ................................................... pag.                  35

                                                     A proposito di un Trovatore…
                                                     di Cristina Mazzavillani Muti . ........................... pag.                             43

Coordinamento editoriale e grafica                   La spazializzazione dei suoni
Ufficio Edizioni                                     di Alvise Vidolin............................................................ pag.           45
Fondazione Ravenna Manifestazioni
Redazione Cristina Ghirardini
                                                     Il Do della discordia
Il libretto è una riedizione del programma di sala   di Marco Beghelli . ..................................................... pag.               47
del Trovatore di Ravenna Festival 2003.

Immagini fotografiche Enrico Fedrigoli.              I protagonisti .............................................................. pag.           57
In copertina una foto dell’allestimento del 2003.

Foto di scena Maurizio Montanari.

Si ringrazia per la collaborazione
l’Ufficio Edizioni del Teatro alla Scala.

L’editore si rende disponibile per gli eventuali
aventi diritto sul materiale utilizzato.

Stampa Tipografia Moderna, Ravenna
Il trovatore GIUSEPPE VERDI - Stagione d'Opera - Teatro Alighieri
Il trovatore
                             dramma in quattro parti, libretto di Salvatore Cammarano
                                dal dramma El Trovador di Antonio García-Gutiérrez
                                       (Universal Music Publishing Ricordi)
                                                    musica di
                                                 GIUSEPPE VERDI

                  interpreti venerdì 19                personaggi                interpreti domenica 21

                       Piero Pretti                   Manrico                    Antonio Coriano
                     Anna Kasyan                      Leonora                    Simge Büyükedes
               Alessandro Luongo                    Conte di Luna                Dario Solari
                    Clara Calanna                     Azucena                    Anna Malavasi
                  Luca Dall’Amico                     Ferrando                   Deyan Vatchkov
                 Laura Baldassari                       Ines                     Laura Baldassari
                   Giorgio Trucco                       Ruiz                     Giorgio Trucco

                                                  direttore
                                          NICOLA PASZKOWSKI
                                         regia e ideazione scenica
                                      CRISTINA MAZZAVILLANI MUTI

                                  luci Vincent Longuemare
                                   costumi Alessandro Lai
           visual director Paolo Miccichè immagini fotografiche Enrico Fedrigoli
                      progetto spazializzazione dei suoni Alvise Vidolin
                                   realizzata da BH Studio
                     allestimento scenico a cura di Roberto Mazzavillani

                                   Orchestra Giovanile Luigi Cherubini
                                  Coro del Teatro Municipale di Piacenza
                                    maestro del coro Corrado Casati
                                  assistente alla regia e direzione di scena Maria Grazia Martelli
                                             assistente visual director Davide Broccoli
            maestri di sala Elisa Cerri, Davide Cavalli capo sarta Anna Tondini sarte Marta Benini, Manuela Monti
                        trucco e parrucche Denia Donati, Mariangela Righetti attrezzista Enrico Berini
                                              proiezioni Visual Technologies, Ravenna
  realizzazione scenica laboratorio del Teatro Alighieri Tirelli Costumi, Roma Calzature Pompei, Roma Gioielli Pikkio, Roma

                                         allestimento Ravenna Festival 2003
coproduzione Teatro Alighieri di Ravenna, Fondazione Pergolesi Spontini di Jesi, Teatro dell’Aquila di Fermo,
             Teatro A. Rendano di Cosenza, Teatro Comunale di Ferrara, Teatro Verdi di Pisa

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Il trovatore GIUSEPPE VERDI - Stagione d'Opera - Teatro Alighieri
R
         iproponendo a 7 anni di distanza Il trovatore prodotto nel 2003 da Ravenna
         Festival, abbiamo deciso di ripubblicare nel programma di sala gli stessi saggi e
         testi che lo accompagnarono allora.
L’operazione era infatti talmente innovativa che conserva intatti tutti i motivi di interesse
e di suggestione che la caratterizzarono e perciò risulta significativo ancora oggi
ripercorrere la consapevolezza e le motivazioni che la guidarono.
Il contesto nel quale nacque l’idea di questo Trovatore era quello di un festival dedicato
alla nostra città intitolato “Ravenna visionaria, pellegrina e straniera”. Si scelse di
rappresentare quella che, sicuramente, è una delle opere più visionarie della storia del
melodramma utilizzando le suggestive fotografie che Enrico Fedrigoli aveva scattato per
raccontare la sua visione di Ravenna, immagini raccolte nel libro Ravenna viso-in-aria
che regala prospettive e squarci del nostro paesaggio – le fabbriche, il porto, le valli, la
campagna – catturati con amore e poesia in lunghi e ripetuti appostamenti.
La regista, o piuttosto la “impaginatrice” come ama definirsi un po’ schernendosi Cristina
Mazzavillani Muti, ha costruito il suo progetto su due fondamentali linee guida: da una
parte la convinzione che il futuro dell’opera passi attraverso l’uso spregiudicato – nel
senso letterale di “senza pregiudizi” perciò libero e disincantato – delle più aggiornate
risorse tecnologiche nel campo della proiezione dell’immagine e del suono, dall’altro il
rispetto del dettato musicale e artistico, che passa attraverso un’artigianalità dal sapore
antico e che ripropone l’eterno fascino fanciullesco della “baracca” dei burattini.
La lungimiranza con la quale si realizzò allora una scenografia totalmente virtuale di
grande spettacolarità, ha di fatto prodotto i risultati sperati aprendo nuove prospettive
anche dal punto di vista della organizzazione e della economicità della messa in scena:
gli enormi progressi compiuti dalla tecnologia multimediale in questo breve lasso di
tempo, infatti, hanno consentito di semplificare enormemente l’apparato tecnico allora
richiesto producendo considerevoli risparmi ed una grande flessibilità della scena che
porteremo agevolmente in ben altri cinque teatri senza onerosi costi di trasporto e
successivi problemi di stivaggio, immagazzinamento e manutenzione.
Lo spettacolo dunque è il medesimo ma rivisitato. Il progresso tecnico, che consente
oggi di realizzare tutto con un solo computer ed un grande proiettore, ci consegna anche
immagini digitali più nitide e definite che si integrano ancor di più col sapiente gioco
di luci creato da Vincent Longuemare, che fa emergere e immerge i personaggi nella
sospensione fluttuante della scena virtuale. Le voci dialettali e il suono della fisarmonica,
che anticipavano i temi musicali e gli accadimenti del grande affresco popolare verdiano,
costituivano un unicum della precedente edizione legata al tema e al clima di quel festival
e non saranno pertanto riproposti.

Angelo Nicastro
Direttore Artistico

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Il trovatore GIUSEPPE VERDI - Stagione d'Opera - Teatro Alighieri
Il trovatore
                       Dramma in quattro parti
                 (libretto di Salvatore Cammarano)
         dal dramma El Trovador di Antonio García-Gutiérrez

                       Musica di Giuseppe Verdi

                             PERSONAGGI

Il Conte di Luna                                        baritono
Leonora                                                 soprano
Azucena                                            mezzosoprano
Manrico                                                   tenore
Ferrando                                                   basso
Ines                                                    soprano
Ruiz                                                      tenore
Un vecchio zingaro                                         basso
Un messo                                                  tenore

Compagne di Leonora e religiose, familiari del Conte, uomini d’arme,
                       zingari e zingare.

    L’avvenimento ha luogo parte in Biscaglia, parte in Aragona,
                    al principio del xv secolo.

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Il trovatore GIUSEPPE VERDI - Stagione d'Opera - Teatro Alighieri
PARTE PRIMA – IL DUELLO                               Coro                                        Armigeri                                        Tutti
                                                      Chi?… Favella… Chi mai?                     E di colei non s’ebbe                           Ah! sia maledetta la strega infernal!
Scena prima                                                                                       Contezza mai?                                   (Gli uomini d’arme accorrono in fondo; i
Atrio nel palazzo dell’Aliaferia.                     Ferrando                                                                                    Familiari corrono verso la porta.)
Da un lato, porta che mette agli appartamenti         Abbietta zingara, fosca vegliarda!          Ferrando
del Conte di Luna.                                    Cingeva i simboli di malïarda!                             Nulla contezza… Oh, dato
Ferrando e molti Familiari del Conte giacciono        E sul fanciullo, con viso arcigno,          Mi fosse rintracciarla                          Scena seconda
presso la porta; alcuni Uomini d’arme                 L’occhio affiggeva torvo, sanguigno!…       Un dì!…                                         Giardini del palazzo.
passeggiano in fondo.                                 D’orror compresa è la nutrice…                                                              Sulla destra, marmorea scalinata che mette agli
                                                      Acuto un grido all’aura scioglie;           Familiari                                       appartamenti. La notte è inoltrata; dense nubi
Ferrando                                              Ed ecco, in meno che il labbro il dice,              Ma ravvisarla                          coprono la luna.
(Ai Familiari vicini ad assopirsi.)                   I servi accorrono in quelle soglie;         Potresti?                                       Leonora ed Ines.
All’erta, all’erta! Il Conte                          E fra minacce, urli e percosse
N’è d’uopo attender vigilando; ed egli                                                            Ferrando                                        Ines
                                                      La rea discacciano ch’entrarvi osò.
Talor presso i veroni                                                                                       Calcolando                            Che più t’arresti?… l’ora è tarda: vieni.
Della sua cara, intere                                Coro                                        Gli anni trascorsi… lo potrei.                  Di te la regal donna
Passa le notti.                                       Giusto quei petti sdegno commosse;                                                          Chiese, l’udisti.
                                                                                                  Armigeri
                                                      L’insana vecchia lo provocò.
Familiari                                                                                         			                           Sarebbe           Leonora
               Gelosia le fiere                       Ferrando                                    Tempo presso la madre                                        Un’altra notte ancora
Serpi gli avventa in petto!                           Asserì che tirar del fanciullino            All’inferno spedirla.                           Senza vederlo…
                                                      L’oroscopo volea…
Ferrando                                                                                          Ferrando                                        Ines
                                                      Bugiarda! Lenta febbre del meschino
Nel Trovator, che dai giardini move                                                               All’inferno? È credenza che dimori                               Perigliosa fiamma
                                                      La salute struggea!
Notturno il canto, d’un rivale a dritto                                                           Ancor nel mondo l’anima perduta                 Tu nutri!… Oh come, dove
                                                      Coverto di pallor, languido, affranto
Ei teme.                                                                                          Dell’empia strega, e quando il cielo è nero     La primiera favilla
                                                      Ei tremava la sera,
                                                                                                  In varie forme altrui si mostri.                In te s’apprese?
                                                      Il dì traeva in lamentevol pianto…
Familiari
                                                      Ammalïato egli era!                         Coro
        Dalle gravi                                                                                                                               Leonora
                                                      (Il Coro inorridisce.)                      (Con terrore.)
Palpebre il sonno a discacciar, la vera                                                                                                                            Ne’ tornei. V’apparve
                                                      La fatucchiera perseguitata                 			                              È vero!
Storia ci narra di Garzia, germano                                                                                                                Bruno le vesti ed il cimier, lo scudo
                                                      Fu presa, e al rogo fu condannata;
Al nostro Conte.                                                                                                                                  Bruno e di stemma ignudo,
                                                      Ma rimaneva la maledetta                    Alcuni
                                                                                                                                                  Sconosciuto guerrier, che dell’agone
Ferrando                                              Figlia, ministra di ria vendetta!…          Su l’orlo dei tetti alcun l’ha veduta!
                                                                                                                                                  Gli onori ottenne… Al vincitor sul crine
                  La dirò: venite                     Compì quest’empia nefando eccesso!…
                                                                                                  Altri                                           Il serto io posi… Civil guerra intanto
Intorno a me.                                         Sparve il fanciullo… e si rinvenne
                                                                                                  In upupa o strige talora si muta!               Arse… Nol vidi più! come d’aurato
(I Familiari eseguiscono.)                            Mal spenta brace nel sito istesso
                                                                                                                                                  Sogno fuggente imago! ed era volta
                                                      Ov’arsa un giorno la strega venne!…
                                                                                                  Altri                                           Lunga stagion… ma poi…
Armigeri                                              E d’un bambino… ahimè!… l’ossame
                                                      Bruciato a mezzo, fumante ancor!            In corvo tal’altra; più spesso in civetta!
(Accostandosi pur essi.)                                                                                                                          Ines
                                                                                                  Sull’alba fuggente al par di saetta.
            Noi pure…                                                                                                                             		                         Che avvenne?
                                                      Coro
                                                      Ah scellerata!… oh donna infame!…           Ferrando
Familiari                                                                                                                                         Leonora
                                                      Del par m’investe odio ed orror!            Morì di paura un servo del conte,
		                      Udite, udite.                                                                                                             				                                        Ascolta.
                                                                                                  Che avea della zingara percossa la fronte!
(Tutti accerchiano Ferrando.)                                                                                                                     Tacea la notte placida
                                                      Alcuni                                      (Tutti si pingono di superstizioso terrore.)
                                                                                                  Apparve a costui d’un gufo in sembianza         E bella in ciel sereno
Ferrando                                              E il padre?
                                                                                                  Nell’alta quïete di tacita stanza!…             La luna il viso argenteo
Di due figli vivea padre beato
                                                      Ferrando                                    Con l’occhio lucente guardava… guardava,        Mostrava lieto e pieno…
Il buon Conte di Luna:
                                                                 Brevi e tristi giorni visse:     Il cielo attristando d’un urlo feral!           Quando suonar per l’aere,
Fida nutrice del secondo nato
                                                      Pure ignoto del cor presentimento           Allor mezzanotte appunto suonava…               Infino allor sì muto,
Dormia presso la cuna.
                                                      Gli diceva che spento                       (Una campana suona improvvisamente a            Dolci s’udiro e flebili
Sul romper dell’aurora un bel mattino
                                                      Non era il figlio; ed, a morir vicino,      distesa mezzanotte.)                            Gli accordi d’un lïuto,
Ella dischiude i rai;
                                                      Bramò che il signor nostro a lui giurasse                                                   E versi melanconici
E chi trova d’accanto a quel bambino?
                                                      Di non cessar le indagini… ah! fûr vane!…                                                   Un Trovator cantò.

                                                 10                                                                                              11
Il trovatore GIUSEPPE VERDI - Stagione d'Opera - Teatro Alighieri
Versi di prece ed umile                         Tu desta sei; mel dice,                              Tratta in errore io fui!                            Conte
Qual d’uom che prega Iddio                      Da quel verone, tremolante un raggio                 (Riconoscendo entrambi, e gettandosi ai piedi di          Al mio sdegno vittima
In quella ripeteasi                             Della notturna lampa…                                Manrico, agitatissima.)                             È d’uopo ch’io ti sveni…
Un nome… il nome mio!…                          Ah!… l’amorosa fiamma                                A te credei rivolgere
Corsi al veron sollecita…                       M’arde ogni fibra!… Ch’io ti vegga è d’uopo,         L’accento e non a lui…                              Leonora
Egli era! egli era desso!…                      Che tu m’intenda… Vengo… A noi supremo               A te, che l’alma mia                                Oh ciel! t’arresta…
Gioia provai che agli angeli                    È tal momento…                                       Sol chiede, sol desìa…
                                                                                                                                                         Conte
Solo è provar concesso!…                        (Cieco d’amore avviasi verso la gradinata.           Io t’amo, il giuro, io t’amo
                                                                                                                                                         		                    Seguimi…
Al core, al guardo estatico                     Odonsi gli accordi d’un liuto: egli s’arresta.)      D’immenso, eterno amor!
La terra un ciel sembrò.                                         Il Trovator! Io fremo!                                                                  Manrico
                                                                                                     Conte
                                                                                                                                                         Andiam…
Ines                                            La voce del Trovatore                                Ed osi?
Quanto narrasti di turbamento                   (Fra le piante.)                                                                                         Leonora
M’ha piena l’alma!… Io temo…                    Deserto sulla terra,                                 Manrico
                                                                                                                                                                  (Che mai farò?
                                                Col rio destino in guerra,                           (Sollevando Leonora.)
                                                                                                                                                         Un sol mio grido perdere
Leonora                                         È sola speme un cor                                         (Ah, più non bramo!)
                                                                                                                                                         Lo puote…) M’odi…
			                              Invano!        Al Trovator!
                                                                                                     Conte
                                                Ma s’ei quel cor possiede,                                                                               Conte
Ines                                                                                                 Avvampo di furor!
                                                Bello di casta fede,                                                                                     		                      No!
Dubbio, ma triste presentimento                                                                                       Se un vil non sei discovriti.
                                                È d’ogni re maggior                                                                                      Di geloso amor sprezzato
In me risveglia quest’uomo arcano!
                                                Il Trovator!                                         Leonora                                             Arde in me tremendo il foco!
Tenta obliarlo…
                                                                                                     (Ohimè!)                                            Il tuo sangue, o sciagurato,
                                                Conte                                                                                                    Ad estinguerlo fia poco!
Leonora
                                                Oh detti!… Oh gelosia!…                              Conte                                               (A Leonora.)
               Che dici!… oh basti!…
                                                Non m’inganno… Ella scende!                                     Palesa il nome…                          Dirgli, o folle, – Io t’amo – ardisti!…
Ines                                            (S’avvolge nel suo mantello.)                                                                            Ei più vivere non può…
Cedi al consiglio dell’amistà…                                                                       Leonora                                             Un accento proferisti
Cedi…                                                                                                (Sommessamente a Manrico.)                          Che a morir lo condannò!
                                                Scena quarta                                         Deh, per pietà!…
Leonora                                         Leonora e il Conte.                                                                                      Leonora
        Obliarlo! Ah, tu parlasti                                                                    Manrico                                             Un istante almen dia loco
                                                Leonora                                              (Sollevando la visiera dell’elmo.)
Detto, che intendere l’alma non sa.                                                                                                                      Il tuo sdegno alla ragione…
                                                (Correndo verso il Conte.)                                            Ravvisami,
Di tale amor che dirsi                                                                                                                                   Io, sol io, di tanto foco
                                                			                              Anima mia!          Manrico io son.
Mal può dalla parola,                                                                                                                                    Son, pur troppo, la cagione!
D’amor che intendo io sola,                     Conte                                                                                                    Piombi, ah! piombi il tuo furore
                                                                                                     Conte
Il cor s’inebriò!                               (Che far?)                                                                                               Sulla rea che t’oltraggiò…
                                                                                                                     Tu!… Come!
Il mio destino compiersi                                                                                                                                 Vibra il ferro in questo core,
                                                                                                     Insano temerario!
Non può che a lui dappresso…                    Leonora                                                                                                  Che te amar non vuol, né può.
                                                                                                     D’Urgel seguace, a morte
S’io non vivrò per esso,                                    Più dell’usato
                                                                                                     Proscritto, ardisci volgerti                        Manrico
Per esso io morirò!                             È tarda l’ora; io ne contai gl’istanti
                                                                                                     A queste regie porte?                               Del superbo vana è l’ira;
                                                Co’ palpiti del core!… Alfin ti guida
Ines                                            Pietoso amor tra queste braccia…                                                                         Ei cadrà da me trafitto.
                                                                                                     Manrico
(Non debba mai pentirsi                                                                                                                                  Il mortal che amor t’ispira,
                                                                                                     Che tardi?… or via, le guardie
Chi tanto un giorno amò!)                       La voce del Trovatore                                                                                    Dall’amor fu reso invitto.
                                                                                                     Appella, ed il rivale
(Ascendono agli appartamenti.)                  			                                 Infida!…                                                             (Al Conte.)
                                                                                                     Al ferro del carnefice
                                                (La luna mostrasi dai nugoli, e lascia scorgere                                                          La tua sorte è già compita…
                                                                                                     Consegna.
                                                una persona, di cui la visiera nasconde il volto.)                                                       L’ora ormai per te suonò!
Scena terza                                                                                                                                              Il suo core e la tua vita
                                                                                                     Conte
Il Conte.                                                                                                                                                Il destino a me serbò!
                                                                                                                Il tuo fatale
                                                Scena quinta                                                                                             (I due rivali si allontanano con le spade
Conte                                                                                                Istante assai più prossimo
                                                Manrico e detti.                                                                                         sguainate; Leonora cade, priva di sentimento.)
Tace la notte! immersa                                                                               È, dissennato… Vieni…
Nel sonno, è certo, la regal Signora;           Leonora
                                                                                                     Leonora
Ma veglia la sua dama… Oh! Leonora,             Qual voce!… Ah, dalle tenebre
                                                                                                     Conte!

                                           12                                                                                                           13
Il trovatore GIUSEPPE VERDI - Stagione d'Opera - Teatro Alighieri
PARTE SECONDA – LA GITANA                             Zingari                                           Azucena                                                   Manrico
                                                      Mesta è la tua canzon!                            Condotta ell’era in ceppi al suo destin tremendo!         Non son tuo figlio? E chi son io, chi dunque?
Scena prima                                                                                             Col figlio sulle braccia, io la seguìa piangendo.
Un diruto abituro sulle falde di un monte della       Azucena                                           Infino ad essa un varco tentai, ma invano, aprirmi…       Azucena
Biscaglia. Nel fondo, quasi tutto aperto, arde un     		                      Del pari mesta            Invan tentò la misera fermarsi e benedirmi!               (Con la sollecitudine di chi cerca emendare il
gran fuoco. I primi albori.                           Che la storia funesta                             Ché, fra bestemmie oscene, pungendola coi ferri,          proprio fallo.)
Azucena siede presso il fuoco. Manrico le             Da cui tragge argomento!                          Al rogo la cacciavano gli scellerati sgherri!             Tu sei mio figlio!
sta disteso accanto sopra una coltrice ed             (Rivolge il capo dalla parte di Manrico e         Allor, con tronco accento: Mi vendica! esclamò.
avviluppato nel suo mantello; ha l’elmo ai piedi e    mormora sommessamente:)                                                                                     Manrico
                                                                                                        Quel detto un’eco eterna in questo cor lasciò.
fra le mani la spada, su cui figge immobilmente       Mi vendica… Mi vendica!                                                                                                       Eppur dicesti…
lo sguardo. Una banda di Zingari è sparsa                                                               Manrico
                                                      Manrico                                                                                                     Azucena
all’intorno.                                                                                            La vendicasti?
                                                      		                          (L’arcana                                                                       			                            Ah!… forse…
Zingari                                               Parola ognor!)                                    Azucena                                                   Che vuoi! quando al pensier s’affaccia il truce
Vedi! le fosche notturne spoglie                                                                                      Il figlio giunsi a rapir del Conte:         Caso, lo spirto intenebrato pone
De’ cieli sveste l’immensa vôlta;                     Vecchio Zingaro                                   Lo trascinai qui meco… Le fiamme ardean                   Stolte parole sul mio labbro… Madre,
Sembra una vedova che alfin si toglie                               Compagni, avanza il giorno:         		                                      [già pronte.      Tenera madre non m’avesti ognora?
I bruni panni ond’era involta.                        A procacciarci un pan, su, su!… scendiamo
                                                      Per le propinque ville.                           Manrico                                                   Manrico
All’opra! all’opra! Dàgli, martella.
                                                                                                        (Con raccapriccio.)                                       Potrei negarlo?
(Dànno di piglio ai loro ferri del mestiere;
                                                      Uomini                                            Le fiamme!… oh ciel!… tu forse?…
al misurato tempestar dei martelli cadenti sulle                                                                                                                  Azucena
                                                      		                   Andiamo.
incudini, or uomini, or donne, e tutti in un tempo                                                                                                                                 A me, se vivi ancora,
                                                      (Ripongono sollecitamente nel sacco i loro        Azucena
infine intonano la cantilena seguente:)                                                                                                                           Nol dêi? Notturna, nei pugnati campi
                                                      arnesi.)                                                                  Ei distruggeasi in pianto…
Chi del gitano i giorni abbella?                                                                                                                                  Di Pelilla, ove spento
                                                                                                        Io mi sentiva il core dilanïato, infranto!…
La zingarella!                                        Donne                                                                                                       Fama ti disse, a darti
                                                                                                        Quand’ecco agli egri spirti, come in un sogno,
                                                      			                              Andiamo.                                                     [apparve      Sepoltura non mossi? La fuggente
Uomini
                                                      (Tutti scendono alla rinfusa giù per la china;    La visïon ferale di spaventose larve!                     Aura vital non iscovrì, nel seno
(Alle donne, sostando un poco dal lavoro.)
                                                      tratto tratto e sempre a maggior distanza odesi   Gli sgherri ed il supplizio!… La madre smorta 		          Non t’arrestò materno affetto?… E quante
Versami un tratto; lena e coraggio
                                                      il loro canto.)                                                                             [in volto…      Cure non spesi a risanar le tante
Il corpo e l’anima traggon dal bere.
                                                                                                        Scalza, discinta!… il grido, il noto grido ascolto…       Ferite!…
(Le donne mescono ad essi in rozze coppe.)            Zingari
                                                                                                        Mi vendica!… La mano convulsa tendo… stringo
                                                      Chi del gitano i giorni abbella?                                                                            Manrico
Tutti                                                                                                   La vittima… nel foco la traggo, la sospingo…
                                                      La zingarella!                                                                                              (Con nobile orgoglio.)
Oh guarda, guarda! del sole un raggio                                                                   Cessa il fatal delirio… l’orrida scena fugge…
                                                                                                                                                                          Che portai nel dì fatale…
                      mio                             Manrico                                           La fiamma sol divampa, e la sua preda strugge!
Brilla più vivido nel     bicchiere!                                                                                                                              Ma tutte qui, nel petto!… Io sol, fra mille
                      tuo                             (Sorgendo.)                                       Pur volgo intorno il guardo e innanzi a me
                                                                                                                                                                  Già sbandati, al nemico
All’opra, all’opra… Dàgli, martella…                  Soli or siamo; deh, narra                                                                      [vegg’io
                                                                                                                                                                  Volgendo ancor la faccia!… Il rio De Luna
Chi del gitano i giorni abbella?                      Questa storia funesta.                            Dell’empio Conte il figlio…
                                                                                                                                                                  Su me piombò col suo drappello; io caddi,
La zingarella!
                                                                                                        Manrico                                                   Però da forte io caddi!
                                                      Azucena
Azucena                                               		                    E tu la ignori,             		                          Ah! come?
                                                                                                                                                                  Azucena
(Canta: gli Zingari le si fanno allato.)              Tu pur!… Ma, giovinetto, i passi tuoi
                                                                                                        Azucena                                                   		                      Ecco mercede
Stride la vampa! – la folla indomita                  D’ambizïon lo sprone
                                                                                                        				                                    Il figlio mio,    Ai giorni, che l’infame
Corre a quel fuoco – lieta in sembianza;              Lungi traea!… Dell’ava il fine acerbo
                                                                                                        Mio figlio avea bruciato!                                 Nel singolar certame
Urli di gioia – intorno echeggiano:                   E quest’istoria… La incolpò superbo                                                                         Ebbe salvi da te!… Qual t’acciecava
Cinta di sgherri – donna s’avanza!                    Conte di malefizio, onde asserìa                  Manrico                                                   Strana pietà per esso?
Sinistra splende – sui volti orribili                 Côlto un bambin suo figlio… Essa bruciata         		                        Che dici! quale orror!
La tetra fiamma – che s’alza al ciel!                 Venne ov’arde quel foco!                                                                                    Manrico
Stride la vampa! – giunge la vittima                                                                    Azucena                                                   Oh madre!… Non saprei dirlo a me stesso!
Nerovestita, – discinta e scalza!                     Manrico                                           Sul capo mio le chiome sento rizzarsi ancor!              Mal reggendo all’aspro assalto,
Grido feroce – di morte levasi;                       (Rifuggendo con raccapriccio dalla fiamma.)       (Azucena ricade trambasciata sul proprio                  Ei già tocco il suolo avea:
L’eco il ripete – di balza in balza!                  		                     Ahi! Sciagurata!           seggio, Manrico ammutolisce colpito d’orrore e            Balenava il colpo in alto
Sinistra splende – sui volti orribili                                                                   di sorpresa. Momenti di silenzio.)                        Che trafiggerlo dovea…
La tetra fiamma – che s’alza al ciel!

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Il trovatore GIUSEPPE VERDI - Stagione d'Opera - Teatro Alighieri
Quando arresta un moto arcano,                       Azucena                                                Il mio ben, la mia speranza!…                          Ferrando
Nel discender, questa mano…                          (Scuotendosi.)                                         No, che basti ad arrestarmi                            		                     Ah bada!
Le mie fibre acuto gelo                              (Che fia!)                                             Terra e ciel non han possanza…
Fa repente abbrividir!                                                                                      Ah!… mi sgombra, o madre, i passi…                     Conte
Mentre un grido vien dal cielo,                      Manrico                                                Guai per te s’io qui restassi! …                       			                               Taci!…
Che mi dice: Non ferir!                              (Al Messo.)                                            Tu vedresti ai piedi tuoi                              Non odo… andate… di quei faggi all’ombra
                                                              Veloce scendi la balza,                       Spento il figlio di dolor!                             Celatevi…
Azucena                                              E d’un cavallo a me provvedi…                          (S’allontana, indarno trattenuto da Azucena.)          (Ferrando e gli altri Seguaci si allontanano.)
Ma nell’alma dell’ingrato                                                                                                                                                    Ah! fra poco
Non parlò del cielo un detto!                        Messo                                                                                                         Mia diverrà… Tutto m’investe un foco!
Oh! se ancor ti spinge il fato                       Corro…                                                 Scena terza                                            (Ansioso, guardingo osserva dalla parte donde
A pugnar col maledetto,                                                                                     Atrio interno di un luogo di ritiro in vicinanza di    deve giungere Leonora, mentre Ferrando e i
                                                     Azucena
Compi, o figlio, qual d’un Dio,                                                                             Castellor.                                             Seguaci dicono sottovoce:)
                                                     (Frapponendosi.)
Compi allora il cenno mio!                                                                                  Alberi nel fondo. È notte.
                                                            Manrico!                                                                                               Ferrando, Seguaci
Sino all’elsa questa lama                                                                                   Il Conte, Ferrando ed alcuni Seguaci inoltrandosi
Vibra, immergi all’empio in cor.                                                                            cautamente avviluppati nei loro mantelli.              Ardire!… Andiam… celiamoci
                                                     Manrico
                                                                                                                                                                   Fra l’ombre… nel mister!
                                                                      Il tempo incalza…
Manrico                                                                                                     Conte                                                  Ardire!… Andiam!… silenzio!
                                                     Vola, m’aspetta del colle a’ piedi.
Sì, lo giuro, questa lama                                                                                   Tutto è deserto, né per l’aura ancora                  Si compia il suo voler.
                                                     (Il Messo parte frettolosamente.)
Scenderà dell’empio in cor.                                                                                 Suona l’usato carme…
(Odesi un prolungato suono di corno.)                                                                       In tempo io giungo!                                    Conte
                                                     Azucena
L’usato messo Ruiz invia!                                                                                                                                          (Nell’eccesso del furore.)
                                                     E speri, e vuoi?…
Forse…                                                                                                      Ferrando                                               Per me, ora fatale,
(Dà fiato anch’esso al corno che tiene ad            Manrico                                                		                   Ardita opra, o Signore,           I tuoi momenti affretta:
armacollo.)                                                          (Perderla?… Oh ambascia!…              Imprendi.                                              La gioia che m’aspetta
                                                     Perder quell’angelo?…)                                                                                        Gioia mortal non è!…
Azucena                                                                                                     Conte                                                  Invano un Dio rivale
       Mi vendica!                                   Azucena                                                            Ardita, e qual furente amore               S’oppone all’amor mio;
(Resta concentrata quasi inconsapevole di ciò        		                       (È fuor di sé!)               Ed irritato orgoglio                                   Non può nemmeno un Dio,
che succede.)                                                                                               Chiesero a me. Spento il rival, caduto                 Donna, rapirti a me!
                                                     Manrico                                                Ogni ostacol sembrava a’ miei desiri;                  (S’allontana a poco a poco e si nasconde col
                                                     (Postosi l’elmo sul capo ed afferrando il mantello.)   Novello e più possente ella ne appresta…               Coro fra gli alberi.)
Scena seconda                                        Addio…                                                 L’altare! Ah no, non fia
Messo e detti.                                                                                              D’altri Leonora!… Leonora è mia!                       Coro interno di Religiose
                                                     Azucena                                                Il balen del suo sorriso                               Ah!… se l’error t’ingombra,
Manrico                                                    No… ferma… odi…                                  D’una stella vince il raggio!                          O figlia d’Eva, i rai,
(Al Messo.)                                                                                                 Il fulgor del suo bel viso                             Presso a morir, vedrai
		              Inoltra il piè.                      Manrico                                                Novo infonde in me coraggio!…                          Che un’ombra, un sogno fu,
Guerresco evento, dimmi, seguìa?                     			                         Mi lascia…                 Ah! l’amor, l’amore ond’ardo                           Anzi del sogno un’ombra
                                                                                                            Le favelli in mio favor!                               La speme di quaggiù!
Messo                                                Azucena
                                                                                                            Sperda il sole d’un suo sguardo                        Vieni e t’asconda il velo
(Porgendo il foglio che Manrico legge.)              (Autorevole.)
                                                                                                            La tempesta del mio cor.                               Ad ogni sguardo umano!
Risponda il foglio che reco a te.                    Ferma… Son io che parlo a te!
                                                                                                            (Odesi il rintocco de’ sacri bronzi.)                  Aura o pensier mondano
                                                     Perigliarti ancor languente
Manrico                                                                                                     Qual suono!… oh ciel…                                  Qui vivo più non è.
                                                     Per cammin selvaggio ed ermo!
“In nostra possa è Castellor; ne dêi                                                                                                                               Al ciel ti volgi e il cielo
                                                     Le ferite vuoi, demente,                               Ferrando
Tu, per cenno del prence,                                                                                                                                          Si schiuderà per te.
                                                     Rïaprir del petto infermo?                             		                       La squilla
Vigilar le difese. Ove ti è dato,                    No, soffrirlo non poss’io…                             Vicino il rito annunzia!
Affrettati a venir… Giunta la sera,                  Il tuo sangue è sangue mio!…                                                                                  Scena quarta
Tratta in inganno di tua morte al grido,             Ogni stilla che ne versi                               Conte                                                  Leonora con seguito muliebre. Ines, poi il Conte,
Nel vicin Chiostro della croce il velo               Tu la spremi dal mio cor!                              		                      Ah! pria che giunga            Ferrando, Seguaci, indi Manrico.
Cingerà Lëonora”.                                                                                           All’altar… si rapisca!…
(Con dolorosa esclamazione.)                         Manrico                                                                                                       Leonora
		                  Oh giusto cielo!                 Un momento può involarmi                                                                                      Perché piangete?

                                                16                                                                                                                17
Donne                                              A danno mio rinunzia                                   Conte
		              Ah!… dunque                        Le prede sue l’inferno!                                (Sguainando la spada.)
Tu per sempre ne lasci!                            Ma se non mai si fransero                                           Involarmi costei!
                                                   De’ giorni tuoi gli stami,                             No!
Leonora                                            Se vivi e viver brami,
		                        O dolci amiche,          Fuggi da lei, da me.                                   Ruiz, Armati
Un riso, una speranza, un fior la terra                                                                   (Accerchiando il Conte.)
Non ha per me! Degg’io                             Manrico                                                   Vaneggi!
Volgermi a Quei che degli afflitti è solo          Né m’ebbe il ciel, né l’orrido
Sostegno e dopo i penitenti giorni                 Varco infernal sentiero…                               Ferrando, Seguaci
Può fra gli eletti al mio perduto bene             Infami sgherri vibrano                                              Che tenti, Signor?
Ricongiungermi un dì!… Tergete i rai               Mortali colpi, è vero!                                 (Il Conte è disarmato da quei di Ruiz.)
E guidatemi all’ara!                               Potenza irresistibile
                                                                                                          Conte
(Incamminandosi.)                                  Hanno de’ fiumi l’onde!
                                                                                                          (Con gesti ed accenti di maniaco furore.)
                                                   Ma gli empi un Dio confonde!
Conte                                                                                                     Di ragione ogni lume perdei!
                                                   Quel Dio soccorse a me.
(Irrompendo ad un tratto.)
                                                                                                          Leonora
		                No, giammai!…                    Donne
                                                                                                          (M’atterrisce…)
                                                   (A Leonora.)
Donne                                              Il cielo in cui fidasti                                Conte
Il Conte!                                          Pietade avea di te.                                                    Ho le furie nel cor!
Leonora                                            Ferrando, Seguaci                                      Ruiz, Armati
       Giusto ciel!                                (Al Conte.)                                            (A Manrico.)
                                                   Tu col destin contrasti:                               Vien: la sorte sorride per te.
Conte
                                                   Suo difensore egli è.
		                 Per te non havvi
                                                                                                          Ferrando, Seguaci
Che l’ara d’imeneo.
                                                                                                          (Al Conte.)
                                                   Scena quinta                                           Cedi; or ceder viltade non è.
Donne
                                                   Ruiz seguito da una lunga tratta di Armati, e detti.   (Manrico tragge seco Leonora, il Conte è
		                  Cotanto ardìa!…
                                                                                                          respinto; le donne rifuggono al cenobio. Scende
                                                   Ruiz
Leonora                                                                                                   subito la tela.)
                                                   Urgel viva!
Insano!… E qui venisti?…
                                                   Manrico
Conte
                                                               Miei prodi guerrieri!
		                         A farti mia.
(E sì dicendo scagliasi verso Leonora, onde        Ruiz
impadronirsi di lei; ma fra esso e la preda        Vieni…
trovasi, qual fantasma sorto di sotterra,
Manrico. Un grido universale irrompe.)             Manrico
                                                   (A Leonora.)
Leonora                                                  Donna, mi segui.
E deggio… e posso crederlo?
Ti veggo a me d’accanto!                           Conte
È questo un sogno, un’estasi,                      (Opponendosi.)
Un sovrumano incanto!                              		                         E tu speri?
Non regge a tanto giubilo
Rapito, il cor sospeso!                            Leonora
Sei tu dal ciel disceso,                           Ah!
O in ciel son io con te?
                                                   Manrico
Conte                                              (Al Conte.)
Dunque gli estinti lasciano                            T’arresta…
Di morte il regno eterno;

                                              18                                                                                                            19
PARTE TERZA – IL FIGLIO DELLA ZINGARA                    Scena seconda                                     Azucena                                              Conte
                                                         Il Conte.                                         Aita!… Mi lasciate… O furibondi,                                 Di’, traesti
Scena prima                                              (Uscito dalla tenda volge uno sguardo bieco a     Che mal fec’io?                                      Lunga etade tra quei monti?
Accampamento.                                            Castellor.)
A destra il padiglione del Conte di Luna, su                                                               Conte                                                Azucena
cui sventola la bandiera in segno di supremo             Conte                                                            S’appressi.                           Lunga, sì.
comando; da lungi torreggia Castellor.                   In braccio al mio rival! Questo pensiero          (Azucena è tratta innanzi al Conte.)
Scolte di Uomini d’arme dappertutto;                     Come persecutor demone ovunque                    			                        A me rispondi             Conte
alcuni giuocano, altri puliscono le armi, altri          M’insegue!… In braccio al mio rival!… Ma corro,   E trema dal mentir!                                            Rammenteresti
passeggiano, poi Ferrando dal padiglione del             Surta appena l’aurora,                                                                                 Un fanciul, prole di conti,
Conte.                                                   Io corro e separarvi… Oh Leonora!                 Azucena                                              Involato al suo castello,
                                                         (Odesi tumulto.)                                  		                    Chiedi!                        Son tre lustri, e tratto quivi?
Alcuni armigeri
Or co’ dadi, ma fra poco                                                                                   Conte                                                Azucena
Giocherem ben altro gioco.                               Scena terza                                       			                          Ove vai?                E tu, parla… sei?…
                                                         Ferrando e detto.
Altri                                                                                                      Azucena                                              Conte
Quest’acciar, dal sangue or terso,                       Conte                                             Nol so.                                              		                    Fratello
Fia di sangue in breve asperso!                          Che fu?                                                                                                Del rapito.
                                                                                                           Conte
(Un grosso drappello di balestrieri attraversa il
                                                         Ferrando                                                  Che?…                                        Azucena
campo.)
                                                                 Dappresso il campo                                                                                           (Ah!)
                                                                                                           Azucena
Alcuni                                                   S’aggirava una zingara: sorpresa
                                                                                                                        D’una zingara è costume                 Ferrando
Il soccorso dimandato!                                   Da’ nostri esploratori,
                                                                                                           Mover senza disegno                                  (Notando il mal nascosto terrore di Azucena.)
                                                         Si volse in fuga; essi, a ragion temendo
Altri                                                                                                      Il passo vagabondo,                                                 (Sì!)
                                                         Una spia nella trista,
Han l’aspetto del valor!                                                                                   Ed è suo tetto il ciel, sua patria il mondo.
                                                         L’inseguîr…                                                                                            Conte
Tutti                                                                                                      Conte                                                		                     Ne udivi
                                                         Conte
Più l’assalto ritardato                                                                                    E vieni?                                             Mai novella?
                                                                       Fu raggiunta?
Or non fia di Castellor.
                                                                                                           Azucena                                              Azucena
                                                         Ferrando
Ferrando                                                                                                           Da Biscaglia, ove finora                                   Io?… No… Concedi
                                                         		                         È presa.
Sì, prodi amici; al dì novello è mente                                                                     Le sterili montagne ebbi a ricetto!                  Che del figlio l’orme io scopra.
Del capitan la rôcca                                     Conte
                                                                                                           Conte                                                Ferrando
Investir d’ogni parte.                                   			                                   Vista
                                                                                                           (Da Biscaglia!)                                      Resta, iniqua…
Colà pingue bottino                                      L’hai tu?
Certezza è rinvenir più che speranza.                                                                      Ferrando                                             Azucena
Si vinca; è nostro.                                      Ferrando
                                                                                                                             (Che intesi!… O qual sospetto!)                      (Ohimè!…)
                                                                 No; della scorta
Tutti                                                    Il condottier m’apprese                           Azucena                                              Ferrando
		                    Tu c’inviti a danza!               L’evento.                                         Giorni poveri vivea,                                 		                         Tu vedi
Squilli, echeggi la tromba guerriera,                                                                      Pur contenta del mio stato;                          Chi l’infame, orribil opra
Chiami all’armi, alla pugna, all’assalto;                Conte
                                                                                                           Sola speme un figlio avea…                           Commettea…
Fia domani la nostra bandiera                                    Eccola.
                                                                                                           Mi lasciò!… m’oblìa, l’ingrato!
Di quei merli piantata sull’alto.                        (Tumulto più vicino.)                                                                                  Conte
                                                                                                           Io deserta, vado errando
No, giammai non sorrise vittoria                                                                           Di quel figlio ricercando,                                            Finisci.
Di più liete speranze finor!…                                                                              Di quel figlio che al mio core
                                                         Scena quarta                                                                                           Ferrando
Ivi l’util ci aspetta e la gloria,                                                                         Pene orribili costò!…
                                                         Detti, Azucena, con le mani avvinte, trascinata                                                        		                          È dessa.
Ivi opimi la preda e l’onor.                                                                               Qual per esso provo amore
                                                         dagli Esploratori, un codazzo d’altri soldati.
(Si disperdono.)                                                                                           Madre in terra non provò!                            Azucena
                                                         Esploratori                                                                                            (Piano a Ferrando.)
                                                                           Innanzi, o strega, innanzi…     Ferrando
                                                                                                                                                                (Taci.)
                                                                                                           (Il suo volto!)

                                                    20                                                                                                         21
Ferrando                                  Trema… V’è Dio pe’ miseri,                          Scena sesta                                            Manrico
      È dessa che il bambino              E Dio ti punirà!                                    Manrico e Leonora.                                     (Accostandosi al verone.)
Arse!                                                                                                                                                Oh ciel! mie membra oscillano…
                                          Conte                                               Leonora                                                Nube mi copre il ciglio!
Conte                                     Tua prole, o turpe zingara,                         		                   Di qual tetra luce
    Ah! perfida!                          Colui, quel traditore?…                             Il nostro imen risplende!                              Leonora
                                          Potrò col tuo supplizio                                                                                    Tu fremi!
Coro                                      Ferirlo in mezzo al core!                           Manrico
		                 Ella stessa!           Gioia m’innonda il petto,                           Il presagio funesto,                                   Manrico
                                          Cui non esprime il detto!…                          Deh, sperdi, o cara!…                                            E il deggio!… Sappilo.
Azucena                                                                                                                                              Io son…
                                          Meco il fraterno cenere
Ei mentisce…                                                                                  Leonora
                                          Piena vendetta avrà!
                                                                                              		                      E il posso?                    Leonora
Conte                                                                                                                                                       Chi mai?
                                          Ferrando, Coro
                Al tuo destino                                                                Manrico
                                          Infame pira sorgere,
Or non fuggi.                                                                                 Amor… sublime amore,                                   Manrico
                                          Ah, sì, vedrai tra poco…
                                                                                              In tale istante ti favelli al core.                                        Suo figlio!…
Azucena                                   Né solo tuo supplizio
                                                                                              Ah! sì, ben mio, coll’essere                           Ah! vili!… il rio spettacolo
                Deh!…                     Sarà terreno foco!…
                                                                                              Io tuo, tu mia consorte,                               Quasi il respir m’invola…
                                          Le vampe dell’inferno
                                                                                              Avrò più l’alma intrepida,                             Raduna i nostri, affrettati…
Conte                                     A te fian rogo eterno;
                                                                                              Il braccio avrò più forte;                             Ruiz… va… torna… vola…
		                  Quei nodi             Ivi penare ed ardere
                                                                                              Ma pur se nella pagina                                 (Ruiz parte.)
Più stringete.                            L’anima tua dovrà!
                                                                                              De’ miei destini è scritto                             Di quella pira l’orrendo foco
(I soldati eseguiscono.)                  (Al cenno del Conte i Soldati traggon seco
                                                                                              Ch’io resti fra le vittime                             Tutte le fibre m’arse, avvampò!…
                                          Azucena. Egli entra nella sua tenda, seguito da
Azucena                                                                                       Dal ferro ostil trafitto,                              Empi, spegnetela, o ch’io fra poco
                                          Ferrando.)
                Oh! Dio!… Oh Dio!…                                                            Fra quegli estremi aneliti                             Col sangue vostro la spegnerò…
                                                                                              A te il pensier verrà                                  Era già figlio prima d’amarti,
Coro                                      Scena quinta                                        E solo in ciel precederti                              Non può frenarmi il tuo martir.
Urla pure.                                Sala adiacente alla Cappella in Castellor, con il   La morte a me parrà!                                   Madre infelice, corro a salvarti,
                                          verone nel fondo.                                   (Odesi il suono dell’organo della vicina cappella.)    O teco almeno corro a morir!
Azucena                                   Manrico, Leonora e Ruiz.
(Con disperazione.)                                                                           A due                                                  Leonora
         E tu non m’odi,                  Leonora                                             L’onda de’ suoni mistici                               Non reggo a colpi tanto funesti…
O Manrico, o figlio mio?…                 Quale d’armi fragor poc’anzi intesi?                Pura discende al cor!                                  Oh, quanto meglio sarìa morir!
Non soccorri all’infelice                                                                     Vieni; ci schiude il tempio                            (Ruiz torna con Armati.)
Madre tua?                                Manrico                                             Gioie di casto amor.
                                          Alto è il periglio! vano                            (Mentre s’avviano giubilanti al tempio, Ruiz           Ruiz, Armati
Conte                                     Dissimularlo fora!                                  sopraggiunge frettoloso.)                              All’armi, all’armi! eccone presti
           Sarebbe ver?                   Alla novella aurora                                                                                        A pugnar teco, teco a morir.
Di Manrico genitrice?                     Assaliti saremo!…                                   Ruiz                                                   (Manrico parte frettoloso seguito da Ruiz e dagli
                                                                                              Manrico?                                               Armati, mentre odesi dall’interno fragor d’armi
Ferrando                                  Leonora                                                                                                    e di bellici strumenti.)
Trema!…                                   		                  Ahimè!… che dici!…              Manrico
                                                                                                        Che?
Conte                                     Manrico
         Oh sorte!… in mio poter!         Ma de’ nostri nemici                                Ruiz
                                          Avrem vittoria… Pari                                               La zingara,
Azucena                                   Abbiam al loro ardir, brando e coraggio!…           Vieni, tra ceppi mira…
Deh, rallentate, o barbari,               (A Ruiz.)
Le acerbe mie ritorte…                                                                        Manrico
                                          Tu va’; le belliche opre,
Questo crudel supplizio                                                                       Oh Dio!
                                          Nell’assenza mia breve, a te commetto.
È prolungata morte…                       Che nulla manchi!…
D’iniquo genitore                                                                             Ruiz
                                          (Ruiz parte.)                                              Per man de’ barbari
Empio figliuol peggiore,
                                                                                              Accesa è già la pira…

                                     22                                                                                                             23
PARTE QUARTA – IL SUPPLIZIO                            scuotesi, ed è in procinto di partire, allorché   Abuso io forse del poter che pieno               Fra mille atroci spasimi
                                                       viene dalla torre un gemito e quindi un mesto     In me trasmise il prence! A tal mi traggi,       Centuplicar sua morte…
Scena prima                                            suono: ella si ferma.)                            Donna per me funesta!… Ov’ella è mai?            Più l’ami, e più terribile
Un’ala del palazzo dell’Aliaferia.                                                                       Ripreso Castellor, di lei contezza               Divampa il mio furor!
All’angolo una torre con finestre assicurate da        Manrico                                           Non ebbi, e furo indarne                         (Vuol partire, Leonora si avviticchia ad esso.)
spranghe di ferro. Notte oscurissima.                  (Dalla torre.)                                    Tante ricerche e tante!
Si avanzano due persone ammantellate: sono             Ah, che la morte ognora                           Ah! dove sei, crudele?                           Leonora
Ruiz e Leonora.                                        È tarda nel venir                                                                                  Conte…
                                                       A chi desia morir!…                               Leonora
Ruiz                                                   Addio, Leonora!                                   (Avanzandosi.)                                   Conte
(Sommessamente.)                                                                                         		                      A te davante.                    Né cessi?
Siam giunti; ecco la torre, ove di Stato               Leonora
Gemono i prigionieri… ah, l’infelice                                   Oh ciel!… sento mancarmi!         Conte                                            Leonora
Ivi fu tratto!                                                                                           Qual voce!… come!… tu, donna?                    		                  Grazia!…
                                                       Voci interne
Leonora                                                Miserere d’un’alma già vicina                     Leonora                                          Conte
             Vanne,                                    Alla partenza che non ha ritorno!                 			                                  Il vedi.    Prezzo non havvi alcuno
Lasciami, né timor di me ti prenda…                    Miserere di lei, bontà divina                                                                      Ad ottenerla… scostati…
Salvarlo io potrò forse.                               Preda non sia dell’infernal soggiorno!            Conte
(Ruiz si allontana.)                                                                                     A che venisti?                                   Leonora
Timor di me?… sicura,                                  Leonora                                                                                            Uno ve n’ha… sol uno!…
Presta è la mia difesa.                                Sull’orrida torre, ah! par che la morte           Leonora                                          Ed io te l’offro.
(I suoi occhi figgonsi ad una gemma che le             Con ali di tenebre librando si va!                              Egli è già presso
fregia la mano destra.)                                Ahi! forse dischiuse gli fian queste porte        All’ora estrema; e tu lo chiedi?                 Conte
                 In quest’oscura                       Sol quando cadaver già freddo sarà!                                                                              Spiegati,
Notte ravvolta, presso a te son io,                                                                      Conte                                            Qual prezzo, di’.
E tu nol sai… Gemente                                  Manrico                                           Osar potresti?…
                                                       (Dalla torre.)                                                                                     Leonora
Aura che intorno spiri,
                                                       Sconto col sangue mio                             Leonora                                          (Stendendo la destra con dolore.)
Deh, pietosa gli arreca i miei sospiri…
                                                       L’amor che posi in te!…                                         Ah sì, per esso                                   Me stessa!
D’amor sull’ali rosee
                                                       Non ti scordar di me!                             Pietà dimando…
Vanne, sospir dolente:                                                                                                                                    Conte
Del prigioniero misero                                 Leonora, addio!
                                                                                                         Conte                                            Ciel!… tu dicesti?…
Conforta l’egra mente…                                                                                                      Che! tu deliri!
Com’aura di speranza                                   Leonora
                                                                         Di te, di te scordarmi!!…       Io del rival sentir pietà?                       Leonora
Aleggia in quella stanza:                                                                                                                                 		                E compiere
Lo desta alle memorie,                                 Tu vedrai che amore in terra
                                                       Mai del mio non fu più forte;                     Leonora                                          Saprò la mia promessa.
Ai sogni dell’amor!                                                                                      Clemente Nume a te l’ispiri…
Ma deh! non dirgli, improvvido,                        Vinse il fato in aspra guerra,
                                                                                                                                                          Conte
Le pene del mio cor!                                   Vincerà la stessa morte.
                                                                                                         Conte                                            È sogno il mio?
(Suona la campana dei morti.)                          O col prezzo di mia vita
                                                                                                         È sol vendetta mio Nume… Va.
                                                       La tua vita io salverò,                                                                            Leonora
Voci interne                                           O con te per sempre unita                         Leonora                                                          Dischiudimi
Miserere d’un’alma già vicina                          Nella tomba io scenderò.                          (Si getta disperatamente a’ suoi piedi.)         La via fra quelle mura…
Alla partenza che non ha ritomo!                                                                         Mira, di acerbe lagrime                          Ch’ei m’oda… Che la vittima
Miserere di lei, bontà divina,                                                                           Spargo al tuo piede un rio:                      Fugga, e son tua.
Preda non sia dell’infernal soggiorno!                 Scena seconda
                                                                                                         Non basta il pianto? svenami,
                                                       S’apre una porta; n’escono il Conte ed alcuni                                                      Conte
                                                                                                         Ti bevi il sangue mio…
Leonora                                                Seguaci.                                                                                                             Lo giura.
                                                                                                         Calpesta il mio cadavere,
Quel suon, quelle preci solenni, funeste,              Leonora si pone in disparte.
                                                                                                         Ma salva il Trovator!
Empiron quest’aere di cupo terror!…                                                                                                                       Leonora
Contende l’ambascia, che tutta m’investe,              Conte                                                                                              Lo giuro a Dio che l’anima
                                                                                                         Conte
Al labbro il respiro, i palpiti al cor!                Udite? Come albeggi,                                                                               Tutta mi vede!
                                                                                                         Ah! dell’indegno rendere
(Rimane assorta; dopo qualche momento                  La scure al figlio ed alla madre il rogo.
                                                                                                         Vorrei peggior la sorte:
                                                       (I Seguaci entrano nella torre.)

                                                  24                                                                                                     25
Conte                                                    Azucena                                      Manrico                                                Manrico
               Olà!                                      		                   L’invocai più volte,                    Oh madre!… oh madre!                   		                Oh, mia Leonora!
(Correndo all’ uscio della torre. Si presenta un         Ma fugge il sonno a queste luci… Prego…                                                             Ah, mi concedi, pietoso Nume,
custode; mentre il Conte gli parla all’orecchio,                                                      Azucena                                                Gioia sì grande, anzi ch’io mora?
Leonora sugge il veleno chiuso nell’anello.)             Manrico                                                                              Un giorno,
                                                         L’aura fredda è molesta                      Turba feroce l’ava tua condusse                        Leonora
Leonora                                                  Alle tue membra forse?                       Al rogo… Mira la terribil vampa!                       Tu non morrai… vengo a salvarti…
(M’avrai, ma fredda esanime                                                                           Ella n’è tocca già! già l’arso crine
Spoglia.)                                                Azucena                                      Al ciel manda faville!…                                Manrico
                                                         		                       No; da questa       Osserva le pupille                                     Come!… a salvarmi?… fia vero!
Conte                                                    Tomba di vivi sol fuggir vorrei,             Fuor dell’orbita lor!… ahi… chi mi toglie
(A Leonora, tornando.)                                   Perché sento il respiro soffocarmi!…         A spettacol sì atroce?                                 Leonora
        Colui vivrà.                                                                                  (Cadendo tutta convulsa fra le braccia di Manrico.)    			                            Addio…
                                                         Manrico                                                                                             tronca ogni indugio… t’affretta… parti…
Leonora                                                  (Torcendosi le mani.)                        Manrico                                                (Accennandogli la porta.)
(Alzando gli occhi, cui fanno velo lagrime di gioia.)    Fuggir!                                      Se m’ami ancor, se voce
(Vivrà!… contende il giubilo                                                                          Di figlio ha possa d’una madre in seno,                Manrico
I detti a me, Signore…                                   Azucena                                      Ai terrori dell’alma                                   E tu non vieni?
Ma coi frequenti palpiti                                 (sorgendo)                                   Oblìo cerca nel sonno, e posa e calma.
Merce’ ti rende il core!                                        Non attristarti:                      (La conduce presso alla coltre.)                       Leonora
Ora il mio fine impavida,                                Far di me strazio non potranno i crudi!                                                                               Restar degg’io!…
Piena di gioia attendo…                                                                               Azucena
Potrò dirgli morendo:                                    Manrico                                      Sì, la stanchezza m’opprime, o figlio…                 Manrico
Salvo tu sei per me!)                                    Ah! come?                                    Alla quïete io chiudo il ciglio…                       Restar!…
                                                                                                      Ma se del rogo arder si veda
Conte                                                    Azucena                                                                                             Leonora
                                                                                                      L’orrida fiamma, destami allor.
Fra te che parli?… volgimi,                                           Vedi?… le sue fosche impronte                                                                    Deh! fuggi!…
Volgimi il detto ancora,                                 M’ha già stampato in fronte                  Manrico
                                                         Il dito della morte!                                                                                Manrico
O mi parrà delirio                                                                                    Riposa, o madre: Iddio conceda
                                                                                                                                                             		                      No.
Quanto ascoltai finora…                                                                               Men tristi immagini al tuo sopor.
Tu mia!… tu mia!… ripetilo.                              Manrico
                                                         		                Ahi!                                                                              Leonora
Il dubbio cor serena…                                                                                 Azucena
                                                                                                                                                             (Cercando di trarlo verso l’uscio.)
Ah!… ch’io lo credo appena                                                                            (Tra il sonno e la veglia.)
                                                         Azucena                                                                                             		                       Guai se tardi!
Udendolo da te!                                                                                       Ai nostri monti… ritorneremo…
                                                         		                  Troveranno               L’antica pace… ivi godremo..
                                                         Un cadavere muto, gelido!… anzi                                                                     Manrico
Leonora                                                                                               Tu canterai… sul tuo lïuto…                            No…
Andiam…                                                  Uno scheletro!                               In sonno placido… io dormirò!
                                                         Manrico                                                                                             Leonora
Conte                                                                                                 Manrico                                                   La tua vita!…
           Giurasti… pensaci!                                           Cessa!                        Riposa, o madre: io prono e muto
                                                                                                      La mente al cielo rivolgerò.                           Manrico
Leonora                                                  Azucena
                                                                                                      (Azucena si addormenta.                                		                Io la disprezzo…
È sacra la mia fe’!                                      Non odi?… gente appressa…
                                                                                                      Manrico resta genuflesso accanto a lei.)               Pur figgi, o donna, in me gli sguardi!…
(Entrano nella torre.)                                   I carnefici son… vogliono al rogo
                                                         Trarmi!… Difendi la tua madre!                                                                      Da chi l’avesti?… ed a qual prezzo?…
                                                                                                                                                             Parlar non vuoi?… Balen tremendo!…
                                                                                                      Scena ultima                                           Dal mio rivale!… intendo… intendo!…
Scena terza                                              Manrico
                                                                                                      Si apre la porta, entra Leonora: gli anzidetti, in     Ha quest’infame l’amor venduto…
Orrido carcere. In un canto finestra con inferriata.     			                            Alcuno,
                                                                                                      ultimo il Conte con seguito di Armati.                 Venduto un core che mio giurò!
Porta nel fondo. Smorto fanale pendente dalla            Ti rassicura, qui non volge…
volta.                                                                                                Manrico                                                Leonora
                                                         Azucena
Azucena giacente sopra una specie di rozza                                                            Ciel!.. non m’inganna quel fioco lume?…                Oh, come l’ira ti rende cieco!
                                                         (Senza badare a Manrico, con ispavento.)
coltre, Manrico seduto a lei dappresso.                                                                                                                      Oh, quanto ingiusto, crudel sei meco!
                                                         			                        Il rogo!          Leonora
                                                         Parola orrenda!                                                                                     T’arrendi… fuggi, o sei perduto!
Manrico                                                                                               Son io, Manrico…
Madre?… non dormi?

                                                    26                                                                                                      27
Nemmeno il cielo salvar ti può!                Leonora                                        Conte
(Leonora si getta ai piedi di Manrico.)        Senti! la mano è gelo…                         (Trascinando Azucena verso la finestra.)
                                               (Toccandosi il petto.)                         		                Vedi?…
Azucena                                        Ma qui… qui foco orribile
(Dormendo.)                                    Arde…                                          Azucena
Ai nostri monti… ritorneremo…                                                                 			                          Cielo!
L’antica pace… ivi godremo…                    Manrico
Tu canterai… sul tuo lïuto…                         Che festi!… o cielo!                      Conte
In sonno placido… io dormirò…                                                                 			                                È spento!
                                               Leonora
Manrico                                        Prima che d’altri vivere…                      Azucena
Ti scosta…                                     Io volli tua morir!…                           Egli era tuo fratello!…

Leonora                                        Manrico                                        Conte
          Non respingermi…                     Insano!… ed io quest’angelo                    		                     Ei!… quale orror!…
Vedi?… languente, oppressa,                    Osava maledir!
Io manco…                                                                                     Azucena
                                               Leonora                                        Sei vendicata, o madre!
Manrico                                        Più non resisto!                               (Cade a’ pie’ della finestra.)
          Va’… ti abbomino…
Ti maledico…                                   Manrico                                        Conte
                                                                Ahi misera!…                  (Inorridito.)
Leonora                                        (Entra il Conte, arrestandosi sulla soglia.)   		                        E vivo ancor!
              Ah, cessa!
Non d’imprecar, di volgere                     Leonora
Per me la prece a Dio                          Ecco l’istante… io moro…
È questa l’ora!                                (Stringendogli la destra in segno d’addio.)
                                               Manrico! Or la tua grazia…
Manrico                                        Padre del cielo… imploro…
              Un brivido                       Prima… che… d’altri vivere…
Corse nel petto mio!                           Io volli… tua morir!
                                               (Spira.)
Leonora
(Cade bocconi.)                                Conte
Manrico!                                       (Ah! volle me deludere,
                                               E per costui morir!)
Manrico                                        (Additando agli armati Manrico.)
(Accorrendo a sollevarla.)                     Sia tratto al ceppo!
        Donna, svelami…
Narra.                                         Manrico
                                               (Partendo tra gli armati.)
Leonora                                        		                  Madre… oh madre, addio!
     Ho la morte in seno…
                                               Azucena
Manrico                                        (Destandosi.)
La morte!…                                     Manrico!… Ov’è mio figlio?

Leonora                                        Conte
            Ah, fu più rapida                  			                          A morte corre!…
La forza del veleno
Ch’io non pensava!…                            Azucena
                                               Ah ferma!… m’odi…
Manrico
		                   Oh fulmine!

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Il soggetto
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     Parte prima (Il duello)

     Atrio nel palazzo dell’Aliaferia.
     Ferrando, capitano degli armigeri del Conte di Luna, attende l’arrivo del suo signore, che
     tarda a tornare perché sorveglia nottetempo, geloso, una donna amata alla quale un mi-
     sterioso trovatore rivolge le sue attenzioni (introduzione “All’erta, all’erta!”). Invitato dai
     presenti, Ferrando narra loro la storia del fratello del Conte. Il vecchio Conte di Luna aveva
     due figli (“Di due figli vivea padre beato”); accanto alla culla del minore la nutrice aveva
     trovato, una mattina, una zingara, che era stata immediatamente cacciata. Ma il bimbo,
     evidentemente stregato, aveva iniziato a deperire: la zingara era stata allora condannata
     al rogo e arsa. La figlia di costei, per vendicarsi, aveva rapito il bambino; in seguito erano
     stati trovati, sul luogo stesso del rogo, i resti di un bimbo bruciato. Il vecchio Conte era
     morto pochi giorni dopo, facendosi promettere dal figlio maggiore che avrebbe comun-
     que continuato le ricerche del fratello. Suona intanto la mezzanotte.

     Giardini del palazzo.
     Leonora, dama di compagnia della principessa d’Aragona, confida a Ines d’essersi inna-
     morata di uno sconosciuto cavaliere (scena e cavatina “Tacea la notte placida”). Questi
     era apparso, incognito, ai tornei; poi Leonora l’aveva sentito cantare, una notte, sotto le
     sue finestre accompagnandosi col liuto e pronunciando il suo nome. Da allora non riesce
     a dimenticarlo e sente che i loro destini sono legati per sempre. Giunge il Conte di Luna,
     che vorrebbe dichiarare alla dama il suo amore; ma è interrotto dagli accordi di un liuto,
     sui quali un trovatore intona la sua canzone d’amore (scena e romanza “Deserto sulla
     terra”). Leonora discende e sta per gettarsi tra le braccia del Conte, che ha scambia-
     to per l’amato; ma accortasi dell’errore, dichiara al trovatore di non amare altri che lui
     (terzetto “Qual voce!… Ah! dalle tenebre”). Quando il Conte di Luna, furente, gli chiede
     di svelarsi, l’ignoto giovane dichiara di chiamarsi Manrico. In lui il Conte riconosce un
     seguace del principe ribelle Urgel e lo sfida a duello. Nonostante le preghiere di Leonora,
     i due si allontanano per battersi.

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Parte seconda (La gitana)                                                                        Parte quarta (Il supplizio)

Accampamento di zingari.                                                                         Nei pressi del palazzo dell’Aliaferia.
Sul finir della notte alcuni zingari, nel loro accampamento, lavorano (coro “Vedi, le fo-        Leonora, condotta da Ruiz, giunge al luogo che rinchiude Manrico prigioniero. Guarda
sche notturne spoglie”). Accanto al fuoco la zingara Azucena inizia a cantare, attirando         un anello che porta sulla destra e pensa all’amato (scena e cantabile “D’amor sull’ali
l’attenzione generale: il fuoco le ricorda il rogo della madre, morta invocando vendetta         rosee”), quando al suo orecchio giungono il canto del Miserere e la voce di Manrico, che
(canzone “Stride la vampa!”). Gli zingari scendono a valle e Azucena rimasta sola col fi-        sta per morire e le chiede di non dimenticarlo. Leonora dichiara che il suo destino sarà
glio Manrico, gli racconta la storia appena accennata: si tratta della nonna, fatta condan-      per sempre legato al suo (cabaletta “Tu vedrai che amore in terra”). Quando vede uscire
nare e ardere dal vecchio Conte di Luna (scena e racconto “Condotta ell’era in ceppi”).          da una porta il Conte e dare gli ordini per l’esecuzione, gli si avvicina e gli promette il pro-
Azucena narra anche d’aver rapito per vendetta uno dei figli del Conte, d’averlo bruciato        prio corpo in cambio della salvezza di Manrico (scena e duetto “Qual voce!… come!… tu
sul luogo del supplizio ma d’essersi accorta d’aver ucciso, nel delirio, non il bimbo rapito     donna?”). Leonora beve segretamente il veleno racchiuso nell’anello.
bensì il suo stesso figlio. Allo stupore di Manrico, Azucena lo tranquillizza, sostenendo
che i tristi ricordi la fanno uscire di senno. Si fa poi promettere dal figlio – che già aveva   Carcere.
incontrato Luna in battaglia, ma gli aveva risparmiato la vita perché aveva avvertito una        Manrico è seduto accanto alla madre, stesa su un giaciglio (finale ultimo “Madre… non
misteriosa forza celeste – che non avrà più alcuna pietà del Conte (scena e duetto “Mal          dormi?”). Nel delirio, la zingara rivede il rogo della madre, ma il figlio la calma, facendola
reggendo all’aspro assalto”). Un messo chiama Manrico alla difesa del fortilizio di Castel-      addormentare nel ricordo della pace dei loro monti (“Ai nostri monti… ritorneremo!…”).
lor, appena conquistato, e gli comunica che Leonora sta per prendere i voti, credendolo          Compare Leonora, che invita Manrico a fuggire senza tuttavia poterlo seguire. Quando
morto. Manrico, nonostante la preoccupazione della madre, parte immediatamente.                  questi conosce il prezzo della sua libertà, inveisce contro Leonora (concertato “Parlar
                                                                                                 non vuoi!… Balen tremendo!…”) ma si ricrede quando apprende che la fanciulla si è av-
Luogo di ritiro in vicinanza di Castellor.                                                       velenata per non essere di nessun altro, e la vede morire. Il Conte ordina che Manrico
Il Conte di Luna, che non si rassegna alla perdita di Leonora, si prepara con i suoi a rapirla   sia giustiziato. Solo allora apprende, da Azucena, con orrore, di aver mandato a morte il
(scena e aria “Il balen del suo sorriso”). Preceduta da un coro di religiose (“Ah! se l’error    proprio fratello: la vendetta della zingara è compiuta.
t’ingombra”), compare Leonora, che si appresta a prendere il velo. Il Conte di Luna inter-
viene per rapirla, ma fra lui e la fanciulla si intromette, inaspettato, Manrico. Lo stupore
generale (concertato “E deggio e posso crederlo?”) è rotto dall’arrivo di Ruiz e dei segua-
ci di Urgel, che traggono in salvo Manrico e Leonora.

Parte terza (Il figlio della zingara)

Accampamento nelle vicinanze di Castellor.
I soldati del Conte di Luna, accampati in vista di Castellor, giocano a carte e cantano
(coro “Or co’ dadi, ma fra poco”), Ferrando annuncia loro che l’indomani attaccheranno il
fortilizio. Il Conte di Luna è deciso a strappare Leonora all’odiato Manrico, ma un tumulto
lo distrae dai suoi propositi: nel campo è stata trovata una zingara, che gli viene condotta
innanzi. Si tratta di Azucena, nella quale Ferrando crede di riconoscere la zingara che un
tempo rapì il bambino (scena e terzetto “Giorni poveri vivea”). Se ne convince quando la
vede impaurirsi al nome del Conte di Luna, che la fa arrestare. Quando Azucena invoca il
nome di Manrico, il Conte infierisce ancor più; gli astanti reclamano il rogo.

Sala del palazzo.
Manrico informa Leonora che l’indomani ci sarà battaglia e dà disposizioni a Ruiz per la
difesa. I due amanti, al suono dell’organo, si accingono al rito nuziale (scena e cantabile
“Ah sì, ben mio”), quando Ruiz accorre e mostra a Manrico la pira sulla quale sta per es-
sere arsa Azucena. Manrico in preda al massimo furore (cabaletta “Di quella pira”), lascia
la fidanzata per accorrere in soccorso della madre.

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