IL SUGHERO IN ENOLOGIA ANALISI DELLA FILIERA NAZIONALE

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IL SUGHERO IN ENOLOGIA ANALISI DELLA FILIERA NAZIONALE
ATTI DI CONVEGNO / CONFERENCE PROCEEDINGS

            SANDRO DETTORI (*) - MARIA ROSARIA FILIGHEDDU (*) (°)

                        IL SUGHERO IN ENOLOGIA
                     ANALISI DELLA FILIERA NAZIONALE

(*) Dipartimento di Scienze della Natura e del Territorio - DipNeT, Università di Sassari - UniSS, via E.
De Nicola 9, 07100 Sassari
(°) Autore corrispondente; mrfili@uniss.it

Le foreste e le savane di quercia da sughero della Sardegna rappresentano nell’ordine l’81 e il 100% delle
superfici nazionali ma solo il 5% di quelle mondiali. La filiera italiana, pur a fronte di una sostenuta
domanda di tappi in sughero, conosce una fase critica: incendi e degrado dei soprassuoli, riduzione numerica
di PMI e addetti, e crescente presenza di tappi di provenienza iberica a chiudere i tanti vini italiani. Il
(Nuovo) Piano Sughericolo Nazionale e i Piani di Sviluppo Rurale devono favorire l’integrazione tra i
diversi momenti della filiera, promuovere sia il restauro e l’espansione delle superfici forestali, sia l’aggiorna-
mento tecnologico della fase manifatturiera, ad es. per controllare la contaminazione dei tappi da TCA.
Sempre fondamentale il contributo delle attività di ricerca e sviluppo.

Parole chiave: Quercus suber; tappo; TCA; politiche forestali; Sardegna.
Key words: Quercus suber; cork stopper; TCA; forest policy; Sardinia.
Citazione: Dettori S., Filigheddu M.R., 2016 - Il sughero in enologia. Analisi della filiera nazionale. L’Ita-
lia Forestale e Montana, 71 (6): 331-343. http://dx.doi.org/10.4129/ifm.2016.6.02

1. PREMESSA

    La quercia da sughero è una specie forestale edificatrice di silvosistemi che,
per quanto di rado naturali, risultano fondamentali per il paesaggio e l’ambiente
di molte aree mediterranee. Infatti queste foreste assicurano la costante coper-
tura del suolo come conseguenza di un’utilizzazione del bosco che prevede la
raccolta del sughero ma non il taglio degli alberi, mentre il grande potere coibente
del ritidoma e l’elevata capacità pollonifera le consentono non solo di controllare
l’evapotraspirazione e resistere a freddo e vento ma anche di riprendersi rapida-
mente dopo il passaggio del fuoco (Dettori e Filigheddu, 2003).
    Sin dall’antichità l’uomo ha scoperto l’elevato valore nutritivo delle ghiande
e, nel caso della sughera, anche le peculiarità della corteccia utilizzata per pro-
durre contenitori per liquidi, galleggianti per reti da pesca, tappi e chiusure di
contenitori per liquidi, materiale isolante, ecc.; e proprio all’azione protettrice
dell’uomo è imputabile la presenza della sughera anche in ambienti dove altre

L’Italia Forestale e Montana / Italian Journal of Forest and Mountain Environments            71 (6): 331‐343, 2016
© 2016 Accademia Italiana di Scienze Forestali                                          doi: 10.4129/ifm.2016.6.02
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specie risultano ecologicamente più competitive: la quercia delle Canarie nel
Nord Africa, il pino marittimo in Corsica, il leccio in Sardegna, ecc.
   L’attuale stato di crisi delle savane a quercia da sughero, la cui densità è inver-
samente proporzionale all’età delle piante, trova la sua origine in: semplificazione
degli ecosistemi ed eccessivo sfruttamento della componente arborea, sovrapa-
scolamento con mancata regolamentazione di carichi e turni, lavorazioni mecca-
niche del suolo con semina di essenze foraggiere e cereali per alimentazione
umana, sfruttamento intensivo dell’albero per l’utilizzo di altezze di decortica ec-
cessive, carenza di manodopera specializzata nelle tecniche estrattive con danneg-
giamento del cambio subero-fellodermico, periodico verificarsi di incendi estivi di
vaste proporzioni e forte intensità spesso legati all’abbandono di foreste non più
produttive. L’azione negativa delle attività antropiche è esaltata dal cambiamento
climatico (Costa et al., 2016; Oliveira et al., 2016) col sempre più frequente verifi-
carsi di annate siccitose che hanno indebolito i popolamenti di una specie “ocea-
nica” come la sughera; in queste condizioni la rinnovazione naturale risulta molto
limitata e i soprassuoli sono colpiti con preoccupante frequenza da parassiti di
debolezza, rappresentati soprattutto da funghi ma anche da virus e micoplasmi.

2. SUPERFICI FORESTALI, PRODUZIONI DI SUGHERO E VINO

    A livello mondiale, le sugherete occupano una superficie complessiva di poco
più di 2 milioni di ettari, concentrati nella Penisola iberica (61%, 715.922 ha in
Portogallo, 574.248 in Spagna), nel Maghreb (33%, di cui in Marocco 383.120
ha, 85.771 ha in Tunisia e 250.000 ha in Algeria) e Italia e Francia (quest’ultima
con 65.228 ha).
    Il quadro nazionale, desunto (pur con alcune incertezze statistiche), dall’In-
ventario forestale nazionale del 2005 (INFC) riporta una superficie complessiva
pari a 168.602 ettari per i boschi alti e 17.742 per boschi bassi, boschi radi e
boschetti (afferenti alle altre terre boscate). A livello regionale (Tabella 1), si con-
ferma il noto ruolo centrale della Sardegna che con 114mila ettari di sugherete
mediterranee contribuisce per l’83% al valore nazionale, mentre i 22mila ettari
di pascoli arborati (le savane a sughera) non trovano riscontro nel resto d’Italia.
Superfici di un certo interesse si rinvengono in Toscana (6.503 ha) e, soprattutto,
Sicilia con poco meno di 18mila ettari.
    Un importante supporto alla sughericoltura isolana è venuto dalle misure di
accompagnamento alla riforma Mac Sharry della PAC e, in particolare, dal Re-
golamento CEE 2080/92 (poi ripreso nel Reg. 1257/99), nel cui contesto gli
imprenditori agricoli hanno decisamente privilegiato la sughera, sia nelle nuove
piantagioni che nelle ricostituzioni boschive (Colletti, 2001; Dettori et al., 2006;
Bertoni, 2008).
    L’espansione delle superfici conseguente all’azione dei regolamenti comuni-
tari non è stata, comunque, sufficiente a fermare l’arretramento e la tarlatura delle
superfici. Infatti, nel periodo di attività del Reg. 2080/92 (tra il 1998 e il 2005), il
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bilancio tra superfici percorse dal fuoco e nuove piantagioni si è chiuso con
1.216 ha/anno-1 di sugherete sottratte alla produzione (Dettori et al., 2008; Tabella
2). La sola provincia gallurese, tradizionalmente legata alla sughera e sede dell’unico
Distretto industriale del Sughero, mostra, per lo stesso periodo, un bilancio positivo
tra nuove piantagioni e sugherete percorse dal fuoco: +1.231 ha. Negli anni suc-
cessivi, dal 2006 al 2015, le superfici a sughera percorse in Sardegna dal fuoco sono
leggermente aumentate risultando pari a 1.291 ha anno-1, ma con anni di punta in
cui le superfici sono risultate oltre il triplo rispetto alla media (Figura 1).

                                       Sugherete (Boschi alti)                           Sugherete
                                                                                        (Boschi bassi,
                  Sugherete         Pascolo        Sugherete non           Totale
                                                                                        Boschi radi e
                 mediterranee      arborato a     classificate per la    Sugherete        Boscaglie)
Regione
                                    sughera         sottocategoria
                  Superficie       Superficie         Superficie         Superficie      Superficie
                    (ha)             (ha)               (ha)               (ha)            (ha)
Liguria                      0               0                   0              0                 0
Toscana                  6.142               0                   0          6.142               361
Lazio                    2.211               0                   0          2.211                 0
Campania                   368               0                   0            368               368
Puglia                       0               0                   0              0                 0
Calabria                 4.104               0                 746          4.851                 0
Sicilia                 13.267               0               2.274         15.541             2.242
Sardegna               114.137        22.367                 2.985        139.489            14.770
Italia                 140.229        22.367                 6.006        168.602            17.742
Tabella 1 - Distribuzione regionale delle sugherete rilevate da INFC (2005), ripartite nelle diverse
sottocategorie forestali.

                         Superfici percorse            Reg. CEE 2080/92 (ha)                 Saldo
 Provincia                 dal fuoco (ha)         Imboschimenti       Miglioramenti        superfici
                         Totale    a sughera     Totale     a sughera  sugherete           a sughera

 Cagliari                 6.128        595        1.833            563           62              31
 Carbonia - Iglesias      4.264        632          682            111           16            -505
 Medio Campidano          1.509        244          623            198           23             -23
 Nuoro                    8.199      2.343        1.708            644          446          -1.253
 Ogliastra                5.012        325           79             12            -            -313
 Olbia - Tempio           4.185      1.024        1.346          1.297          957           1.230
 Oristano                 6.157      1.286        1.115            407          122            -757
 Sassari                 10.728      3.282          845            553          199          -2.530
 Sardegna                46.183      9.730        8.230          3.785        1.825          -4.120
Tabella 2 - Confronto tra superfici forestali percorse dal fuoco (1998-2005), e imboschimenti e rico-
stituzioni boschive realizzati in base al Reg. CEE 2080/92 (al 31/05/01). (Fonte: Dettori et al., 2008).
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                                                              Figura 1 - Superfici a sughera
                                                              percorse dal fuoco in Sarde-
                                                              gna tra il 2006 e il 2015.
                                                              (Fonte: ns. elaborazione da
                                                              shape CFVA e UDS, RAS).

    Anche per questo, l’espansione dei boschi, riconosciuta per il contesto nazio-
nale, non sembra applicabile alle sugherete e, in particolare, ai sistemi agro-forestali
e silvo-pastorali. L’analisi diacronica della copertura vegetale di aree significative
della provincia di Nuoro, coinvolte in sistemi agro-forestali e vincolate in larga
misura ad usi civici (Sedda et al., 2011) registra, in un primo periodo di osservazione
(1954-1998), che il 29% delle sugherete pure ha cambiato destinazione d’uso tra-
sformandosi in sughereta rada, macchia, pascoli naturali e seminativi. Dal 1998 al
2006 il cambiamento è proseguito in analoga direzione come conseguenza di un
intensificarsi delle attività agricole e zootecniche legate alla filiera del latte ovino
(Ruiu, 2016), mentre un peso modesto ha avuto l’infrastrutturazione territoriale e
l’espansione degli insediamenti urbani.
    Preoccupante anche la situazione sanitaria e il livello di benessere delle sughe-
rete (Moricca et al., 2016).
    In definitiva, il trend decrescente del prezzo del sughero, la difficile convi-
venza con la componente pastorale legata alla filiera del latte ovino, gli incendi e
la desertificazione delle zone interne della Sardegna, la regione italiana con l’in-
dice più basso per natalità e più alto per abbandono scolastico, devono essere
tenuti presenti nell’interpretare gli ultimi dati statistici, che mostrano, a livello
nazionale, un arretramento della filiera con forti riduzioni nelle quantità di su-
ghero raccolto (Figura 2), importanti decrementi nel numero di imprese e ad-
detti, incremento dell’export di sughero naturale e dell’import di tappi, soprat-
tutto dai paesi iberici (Figura 3).
    Al contempo l’Italia ha consolidato, nel 2016, la sua posizione di primo
produttore mondiale di vino con 48,8 M di hl, precedendo Francia e Spagna che,
nell’ordine, si fermano a 41,9 e 37,8 Mhl (OIV, 2016). I volumi globali oscillano
tra i 260 e i 300 milioni di hl anno-1, con valori decrescenti negli ultimi anni per il
verificarsi di sfavorevoli andamenti meteorologici (Figura 4). Rimane, comunque,
alta la domanda internazionale di chiusure affidabili e sicure, e l’abbinamento nel
giudizio del consumatore del vino di alta qualità con le chiusure in sughero: le
percentuali di consumatori che vedono nel tappo in sughero un indicatore di
qualità oscillano tra l’83% del mercato francese e il 93% di quello statunitense,
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passando per l’85% del consumatore cinese (Bleibaum, 2013). Le chiusure
risultano, nell’attuale fase, prevalentemente in sughero per i vini di fascia medio-
alta e i mercati tradizionali, anche in materiali alternativi per vini di livello medio-
basso e consumatori non assuefatti al tappo in sughero.

                                                                   Figura 2 - Produzione ita-
                                                                   liana di sughero in tonnel-
                                                                   late (Fonte dei dati: ISTAT,
                                                                   serie storiche).

Figura 3 - Saldo commerciale per la categoria di prodotto 450110 - Sughero naturale, greggio
o semplicemente preparato (ISTAT, dati commercio estero). Sono indicate le esportazioni
(EXP, valori positivi) e le importazioni (IMP, valori negativi) verso mondo (W) e paesi iberici
(S-P). (Fonte dati: https://www.coeweb.istat.it/).

Figura 4 - Dinamica della
produzione mondiale e
italiana di vino (Fonte dei
dati: Organisation Inter-
nationale de la Vigne et
du Vin).
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3. CARATTERISTICHE FISICO-MECCANICHE DEL SUGHERO

    Il cambio subero-fellodermico è un meristema secondario del fusto e delle ra-
dici capace, in diverse specie forestali, di dare origine a peridermi di notevole spes-
sore (Figura 5), deputati a difendere il fusto da avverse condizioni ambientali. Nella
quercia da sughero il periderma assume rilevante spessore e proprietà fisico-mec-
caniche che lo rendono un materiale idoneo, tra l’altro, alla chiusura di contenitori
per liquidi, soprattutto quelli che, come nel caso del vino, devono al contempo
assicurare una perfetta tenuta e consentire gli scambi gassosi utili per l’affinamento
del prodotto (Oliveira, 2016). Infatti il completo isolamento dei tessuti interni della
pianta è evitato dalla presenza di lenticelle che conferiscono discontinuità al su-
ghero, altrimenti impermeabile; la loro dimensione, distribuzione e densità influi-
sce sulla qualità merceologica del sughero. Sovente, al loro interno, si diffondono
agenti biologici quali l’Armillaria.
    Le esclusive proprietà del sughero (Pereira, 2015) derivano dal processo di su-
berificazione cui sono sottoposte le cellule del periderma, con formazione di uno
spesso strato di suberina (poliestere di acidi organici, che costituisce, in media, il
53% della parete cellulare contro il 26% della lignina) che si deposita, come lamelle,
internamente alla parete cellulare primaria. Una parete cellulosica terziaria delimita
la cellula all’interno. Il processo comporta la morte della cellula e la scomparsa del
protoplasma che viene sostituito dall’aria. La parete suberificata è molto poco per-
meabile all’acqua e ai gas, mentre è resistente all’azione degli acidi. Le cere, presenti
anche come componenti non-strutturali della parete cellulare, contribuiscono a
diminuire la permeabilità all’acqua.

                                                     Figura 5 - Sezione radiale del fusto di
                                                     un albero con indicata la posizione di
                                                     legno, floema, periderma e meristemi
                                                     secondari (cambio e fellogeno). Da
                                                     Cork: Biology, Production and Uses (Pe-
                                                     reira, 2007).

4. PRODUZIONE DEL TAPPO E CONTROLLI DI QUALITÀ

    Il tappo rappresenta nell’ordine l’80 e il 90% del reddito della sughereta e del
sughero raccolto e avviato alla trasformazione; la rimanente quota è riconducibile
al valore della ghianda (ottimo alimento zootecnico), della legna (poco apprezzata,
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molto meno di quella di leccio) e di eventuali diritti di pascolo (erbatico). Poiché
la produzione di una sughereta adulta varia, in Sardegna, tra i 200 e i 400 kg ha-1
anno-1, e il prezzo del sughero attualmente è prossimo a 400 euro t-1 (calcolato
come “frutto pendente”, con estrazione a carico dell’acquirente), il ricavo può es-
sere quantificato in un valore compreso tra 80÷160 euro ha-1 anno-1. I proprietari
più accorti utilizzano un turno di decortica di 11-12 anni, articolato in 3-4 coorti
disetanee che consentono, ogni 3-4 anni, di raccogliere il sughero maturo dal
25÷30% della superficie in produzione. Ciò consente di abbreviare il periodo di
attesa per il rientro dei capitali e riduce l’entità del danno in caso di incendio.
    Già negli anni Ottanta del secolo scorso si era avvertita la necessità di indu-
strializzare e ammodernare il ciclo produttivo del tappo in sughero, che conser-
vava ancora aspetti artigianali non più rispondenti alle esigenze di una moderna
enologia. Infatti il consumo di vino aveva assunto in Europa, nel passaggio da
una società contadina a una industriale e, poi, post-industriale e della comunica-
zione, nuovi significati e funzioni: i consumi si erano ridotti per la concorrenza
di bevande alternative (birra e bibite analcoliche gassate) passando, in Italia e
Francia ad esempio, dagli oltre 100 l pro-capite anno-1 degli anni Cinquanta agli
attuali 40÷45, mentre era aumentata l’esigenza di un’alta qualità perché il vino
non era più una fonte di energia (un alimento) ma veniva consumato, in preva-
lenza, per motivazioni edonistiche e di socializzazione. Il consumatore europeo
e nord-americano, poi il modello si impone a tutte le società post-industriali, è
sempre più informato ed educato ad apprezzare le tante sfumature e sensazioni
che un vino può offrire e chiede che il tappo di sughero conservi, e se possibile
migliori, tutti i valori sensoriali che il vino ha in sé.
    In questo quadro un ruolo centrale è rappresentato dalla problematica del
cosiddetto “gusto o sentore di tappo” (cork taint), insieme di sensazioni olfattive,
prima, e gustative, poi, che il consumatore avverte al momento dell’apertura della
bottiglia e successivo assaggio del vino, il cui contenuto risulta contaminato, o di-
fettoso, poiché “sa di tappo” (il vino è definito corky). Questi sentori di
muffa/muffito, di cantina umida o di “cane bagnato”, sono di norma attribuibili
alla presenza, nel vino, di contenuti importanti (ad esempio >10 ng l-1) di tricloro-
fenoli, in particolare del TCA (2,4,6-tricloroanisolo), provenienti dal tappo, anche
se l’origine può essere, in alcuni casi, ricondotta alle botti, alla scarsa igiene dei
locali di imbottigliamento e a tecniche di conservazione delle bottiglie non ade-
guate (per esempio una lunga esposizione alla luce del sole). Soleas et al. (2002)
hanno trovato una correlazione appena significativa tra i contenuti in TCA e TCP
(triclorofenolo) di 2.400 vini e dei rispettivi tappi in sughero, ma anche molti vini
difettosi (corky) privi di triclorofenoli ovvero con concentrazioni inferiori alla soglia
di sensibilità strumentale e, quindi, non avvertibili dal consumatore.
    Allo stato delle conoscenze, vi è unanimità di consensi sull’interazione tra
l’azione di batteri e funghi e i costituenti del tappo in sughero, in particolare la
lignina presente nelle pareti cellulari (Barreto et al., 2011). Tra gli agenti biologici
un ruolo centrale è giocato dall’Armillaria mellea, il comune “chiodino”, capace di
sintetizzare una tossina proteica che già nel sughero naturale, quindi in foresta,
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porta alla formazione di triclorofenoli a partire dalla lignina. Una linea di ricerca
alternativa e/o parallela propone, invece, un’origine antropica legata all’impo-
nente utilizzo industriale di clorofenoli, dal DDT (Dicloro-Difenil-Tricloroe-
tano, largamente utilizzato in Sardegna negli anni ’50 per combattere la zanzara
anofele) al più recente TCP (2,4,6-triclorofenolo), componente di vernici, pro-
dotti igienizzanti per il legno e i pavimenti, nonché principio attivo di tanti pe-
sticidi di largo uso sino a non molti anni fa. Anche l’uso del cloro per la potabi-
lizzazione delle acque può aver avuto un ruolo nell’inquinamento dei suoli fore-
stali (Sefton e Simpson, 2005).
    Le principali industrie europee del sughero hanno risposto alle crescenti ac-
cuse mosse al tappo e alla diffusione di chiusure alternative prima col “Progetto
Quercus”, che ha istituito una rete di laboratori pubblici e privati operanti se-
condo il protocollo ISO 20752 per una determinazione standardizzata del TCA
rilasciabile1, poi con l’istituzione della Confederazione Europea del Sughero
(C.E. Liège) che, nel 1996, impegna tutte le industrie aderenti, tra queste un ri-
dotto numero di aziende italiane, all’adozione del sistema di certificazione della
qualità “SysteCode” (International Code of Cork Stopper Manufacturing Practice), con
verifiche affidate ad un ente terzo, indipendente e capace di certificazione inter-
nazionale: il Bureau Veritas.
    Nonostante i grandi sforzi compiuti e gli innegabili progressi, il cork taint ri-
mane ancora un problema centrale per il tappo monopezzo in sughero naturale,
il più pregiato e costoso, riservato ai grandi vini che maturano in bottiglia. Il
problema assume un particolare rilievo per la filiera nazionale del tappo in su-
ghero poiché il difetto, avvertibile sia in foresta sia sulle plance in fase di trasfor-
mazione, sembra interessare un numero crescente di foreste, tra le quali, in Sar-
degna, soprassuoli sinora noti per l’alta qualità del sughero. L’interpretazione del
fenomeno deve tenere presente che le sugherete sarde, al contrario di quelle ibe-
riche, sono solo per una quota minoritaria rappresentate da “savane”, poiché le
densità sono molto più alte di quelle delle dehesas (50÷100 piante ha-1) giungendo
con le “sugherete mediterranee” (“pure” ovvero specializzate, a seconda del me-
todo di classificazione) a 400÷600 piante ha-1. Le condizioni microclimatiche di
queste foreste portano alla formazione di cortecce di colore chiaro soprattutto a
confronto col sughero bruno-grigio, meno pregiato sul piano merceologico, for-
nito dalle molto più luminose e soleggiate savane iberiche. Con condizioni di par-
tenza di alta umidità atmosferica e bassa luminosità, il ridursi delle cure colturali
applicate alle sugherete sarde e il cambiamento climatico possono aver modificato
il microclima delle foreste a favore di agenti biologici sia batterici che fungini. Co-
munque, negli ultimi anni le imprese, e gli intermediari tra proprietari e imprese,
applicano al già basso prezzo di acquisto del sughero in pianta (40 ÷ 50 euro q-1)

1 International Standard ISO 20752, first edition 2007-02-01. Cork stoppers - Determination of releasable 2,
4, 6-trichloroanisol (TCA). 100 tappi prelevati casualmente dalla partita commerciale sono immessi in una
soluzione idroalcolica (etanolo/acqua al 12% in volume) per 24 h ± 2 h a temperatura ambiente. La determi-
nazione del TCA è realizzata con GC-MS sulla soluzione.
IL SUGHERO IN ENOLOGIA. ANALISI DELLA FILIERA NAZIONALE                               339

una penalizzazione del 30% se le plance presentano il difetto all’analisi visiva
(“macchia gialla”) e/o olfattiva.
    L’analisi dell’archivio delle verifiche effettuate sui tappi in sughero mono-
pezzo dal laboratorio di un’importante industria nazionale del settore, in appli-
cazione della normativa ISO 20572, conferma la portata del fenomeno “sentore
di tappo”. Infatti, nel quadriennio 2011-2014, il panel test sensoriale di campio-
nature di 100÷120 tappi monopezzo per 133 partite commerciali ha rilevato sen-
tori anomali (off-flavours) nel 4,1% dei turaccioli. L’analisi GC-MS della soluzione
idroalcolica in cui gli stessi tappi sono stati immersi ha mostrato contenuti di
TCA rilasciabile sicuramente sensibili (>10 ng l-1) nel 4,5% dei campioni, mentre
si sono collocati al di sotto della soglia di percezione (
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soprassuoli dell’Agenzia FoReSTAS, distribuiti nell’alta collina della regione Sar-
degna su suoli di origine magmatica, con caratteristiche propriamente forestali e
gestione “sostenibile” (presenza minoritaria di altre specie arboree, ricco e arti-
colato strato arbustivo, assenza di interventi impattanti diversi dalla raccolta del
sughero) a confronto con una sughereta privata “silvopastorale” con buona den-
sità del soprassuolo ma sottobosco rado (Tabella 3).
    I primi risultati confermano sia la portata del fenomeno (due soprassuoli oltre
i 10,1 ng l-1) e altri due nell’intervallo di incertezza 4÷10 ng l-1, sia la forte varia-
bilità tra le singole piante poiché spesso la responsabilità di un elevato valore
medio è riconducibile a una o due delle 20 plance analizzate per ogni foresta.

      Foresta             Comune           Quota          Gestione        TCA rilasciabile
                                           m s.l.m.                       ng l-1 (±dev.st.)
 Sos Littos            Alà dei Sardi        710           Pubblica          0,8 (±0,2)
 Limbara                Berchidda           458               “            12,8 (±17,9)
 Fiorentini               Bultei            580               “            12,2 (±12,8)
 Monte Olia               Monti             630               “             2,2 (±0,8)
 Neoneli                 Neoneli            550               “             5,4 (±4,4)
 Sette Fratelli           Burcei            610               “             3,1 (±2,7)
 Antonuzzu                Padru             171            Privata          1,0 (±0,3)
 Media                       -              505                             4,8 (±8,4)

Tabella 3 - Contenuti in TCA rilasciabile (ISO 20572: 100 cilindri di sughero grezzo per plancia
da 5 piante) in foreste a gestione pubblica e privata.

5. CONCLUSIONI

    La tutela e il restauro di foreste e savane a quercia da sughero sono motivati
dalla multifunzionalità dei soprassuoli, filo rosso di paesaggi unici a elevata e
peculiare biodiversità capaci di fornire importanti servizi ecosistemici: sequestro
di carbonio, conservazione della qualità delle acque e della biodiversità, controllo
della desertificazione, tutela del suolo, redditi e ricadute occupazionali dalla pro-
duzione di sughero, latte e carne (Moreno et al., 2014). Infatti gli ecosistemi fo-
restali, agro-forestali e silvopastorali rappresentano un tradizionale modello di
uso del suolo, fortemente legato ai saperi locali e capace di coniugare in un com-
promesso sostenibile ed equo vaste aree rurali che altrimenti perderebbero
un’importante patrimonio ambientale e culturale.
    L’arretramento dei livelli produttivi e la scomparsa di tante PMI richiedono
un’azione programmatica organica, di filiera, capace di mettere insieme i proprie-
tari delle sugherete e il mondo della trasformazione con l’obiettivo di differen-
ziare il tappo italiano, anche attraverso certificazioni di prodotto (gestione soste-
nibile delle foreste) e di processo, valorizzando quei parametri merceologici che
l’ambiente forestale assicura al sughero sardo.
    L’efficacia della governance territoriale sarà legata al coordinamento sinergico
che Stato, Regioni e territori locali sapranno sviluppare, elaborando una struttura
IL SUGHERO IN ENOLOGIA. ANALISI DELLA FILIERA NAZIONALE                                341

gerarchica dove il (Nuovo) Piano Sughericolo Nazionale (MiPAAF, in corso di
elaborazione) può inserirsi al livello più alto divenendo il punto di raccordo delle
iniziative regionali e il fulcro della politica nazionale. Le fonti di finanziamento
devono essere reperite e utilizzate in tempi brevi, ad esempio già all’interno dei
Piani di Sviluppo Rurale 2014-2020 delle regioni interessate (Sardegna, Sicilia e
Toscana), con particolare riferimento alla Misura 8 “Investimenti nello sviluppo
delle aree forestali e nel miglioramento della redditività delle foreste”. Per l’Isola si
deve segnalare che la sottomisura 8.1 (sostegno alla forestazione/all’imboschi-
mento) impegna 20 milioni di euro (su uno stanziamento complessivo di 41 Ml)
per sostenere gli interventi ai sensi dei Reg. (CEE) n. 2080/1992 e (CE) n.
1257/1999, in transizione dai precedenti periodi di programmazione. Al con-
tempo sarà possibile e opportuno attivare specifici programmi e misure a favore
della filiera, come prevedeva il Piano Forestale e Ambientale della regione Sarde-
gna (RAS, 2007) e come ribadisce la recente legge del 27 aprile 2016, n. 8 (Legge
forestale della Sardegna).
    Gli interventi ammessi a finanziamento, nell’ambito di una pianificazione di
distretto e locale, dovranno favorire l’infrastrutturazione stradale secondaria (piste
forestali), indispensabili sia per l’auspicato utilizzo turistico e ricreativo (ciclo-iti-
nerari ad es.), sia per un’efficace difesa antincendio; la manutenzione della sughe-
reta, con realizzazione di un piano antincendio aziendale e relativi interventi (fa-
sce); diradamenti selettivi con limitazione (ma non eliminazione) delle specie con-
correnti; controllo del cespugliame e incremento della rinnovazione artificiale
nell’ambito di sistemi di Gestione Forestale Sostenibile; potatura e infittimenti.
    I sistemi agro-forestali e silvopastorali saranno incoraggiati ad adottare delle
linee guida per la regolamentazione dei carichi animali pascolanti, con defini-
zione di periodi e tempi di pascolamento. La sospensione del pascolamento, ne-
cessaria dopo il passaggio del fuoco, nelle aree degradate e dove siano attuate
misure a favore della rinnovazione, sarà oggetto di interventi di compensazione
sufficientemente lunghi ad assicurare l’affermazione del soprassuolo.
    Ogni fase della filiera dovrà essere supportata da attività di ricerca e innova-
zione, con particolare riferimento alle tematiche della gestione forestale sosteni-
bile, della trasformazione industriale e delle relazioni con la filiera viti-vinicola.

                                        SUMMARY

                       Cork and Enology. Analysis of the Domestic Chain

    The Sardinian cork oak woodlands and savannas are, in the order, 81 and 100%
of the Italian cork oak surface but only 5% of global ones. The domestic industry,
even in the face of strong demand for cork stoppers, knows a critical phase fol-
lowing wildfires and degradation of topsoil, reduction in numbers of SMEs and
workers, and the growing presence of Iberian origin stoppers used for many
Italian wines. The (New) Cork Oak National Plan and the Rural Development
Plans should promote the integration between the different moments of the pro-
duction chain, promoting the restoration and expansion of woodlands, and the
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technological upgrading of the manufacturing phase, eg. to control the stopper
contamination by TCA. Increasingly essential is the contribution of research and
development.

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