Il Ponte rosso INFORMAZIONIDIARTEECULTURA numero44-aprile2019 - Cierre Edizioni

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Il Ponte rosso INFORMAZIONIDIARTEECULTURA numero44-aprile2019 - Cierre Edizioni
Il Ponte rosso
INFORMAZIONI DI ARTE E CULTURA   numero 44 - aprile 2019
EVENTI NEL MESE DI MAGGIO                       Sommario
                                                Qui Trieste. Alabama(?) ........................................... 3
                                                Eterno dileguare, eterno essere ......................... 4
                                                di Laura Ricci
                                                Cime irredente ........................................................... 7
                                                di Luca G. Manenti
                                                Mazzinianesimo contro la “prigione
           Via della Maiolica, 15/a - Trieste   dei popoli” .................................................................10
                                                di Fulvio Senardi
MARTEDÌ 7 MAGGIO 2019 - ore 18.00               Un giallo nella Trieste del Medio Evo ..............11
Inaugurazione della mostra di                   di Anna Calonico
Andrea Comari                                   Sorrisi, nostalgie e cazzotti di Ugo Pierri ........12
                                                di Walter Chiereghin
DALLA FOTOGRAFIA ALLA TELA
                                                L’arte è antica? Stia in castigo ............................14
presentazione di Gabriella Pastor               di Roberto Curci
ingresso libero - catalogo in galleria
                                                Osservazioni di un dirigente .................................16
                                                di Luca Caburlotto
MARTEDÌ 28 MAGGIO 2019 - ore 18.00
                                                Gli spettri dei Balcani .............................................18
Inaugurazione della personale di                di Diego Zandel
Gianna Lampe                                    Uno stimolante percorso critico.........................22
IL MIO PERCORSO                                 di Fulvio Senardi
presentazione di Walter Chiereghin              Nata a Trieste la guida sentimentale
ingresso libero                                 di Orvieto ...................................................................24
                                                di Walter Chiereghin
                                                Il secolo stupido ......................................................26
                                                di Francesco Carbone
                                                Una fiaba in bianco e noir ...................................29
                                                di Stefano Crisafulli
                                                Letizia Battaglia, non solo mafia ...........................30
                                                di Michele De Luca
                                                L’altra Italia di Cristina Benussi ...........................32
                 Via San Nicolò, 20 - Trieste   di Marina Silvestri
MERCOLEDÌ 29 MAGGIO 2019 - ore 18.00            Geometrie della bellezza ......................................34
                                                di Walter Chiereghin
Presentazione del volume
                                                Canaletto & Venezia ...............................................36
UNA VITA IN SECCA                               di Nadia Danelon
di Aljoša Curavić                               Il desiderio che ci abita .........................................38
Converseranno con l’Autore                      di Martina Vocci
Martina Vocci e Walter Chiereghin               La famiglia Slataper ...............................................40
                                                di Walter Chiereghin
GIOVEDÌ 30 MAGGIO 2019 - ore 18.00              Slanci multiculturali fra Nizza e Trieste ...........43
Presentazione del volume                        di Enzo Santese
ADRIATICO IN FIAMME                             Una vita in secca, romanzo di Aljoša Curavić ....46
                                                di Walter Chiereghin
Tracce e memorie della Grande                   I confini siamo noi ..................................................48
Guerra negli scrittori giuliani                 di Silva Bon
A cura di Fulvio Senardi                        Verso Punta Marina ................................................49
Converseranno con il curatore                   di Giuseppe O. Longo
Fabio Romanini (Università di Trieste)          Crali, l’ultimo futurista ..........................................50
Luca Zorzenon (Presidente Associazione          di Fabio Favretto
Culturale Il Ponte rosso)
CIME IRREDENTE                                                                                                STORIA
                                                                                                               sommario
                                                               di Luca G. Manenti

    Quello di Livio Sirovich è un libro       solo pochi riescono, Sirovich ha prefe-
estremamente godibile: un po’ saggio,         rito essere, ed è stato, passionale, sicuro
un po’ memoriale, un po’ pamphlet, un         della posizione da assumere, certo sugli
po’ romanzo. Riedizione di un volume          amici come sui nemici, trascinato da una
uscito nel 1996, il testo, che vanta l’ag-    verve polemica che è il sale di questo la-
giunta di un inedito capitolo finale, scor-   voro. Troppo sale rende la pietanza in-
re benissimo grazie a una prosa sapiente      digesta, è vero, ma egli ha cucinato un
e controllata, pur richiedendo, insieme,      piatto letterario gustoso; perlomeno chi
un alto grado d’attenzione, sia perché        scrive, rimanendo nella metafora, se ne
l’autore ci accompagna nei meandri del-       è cibato con appetito. Insomma, egli si
le sue minuziose ricerche in archivi e bi-    è preso quelle libertà che lo storico non
blioteche, nei discorsi mai banali con i      si può prendere, ma l’ha fatto con con-
compagni di cordata, addentrandosi con        sapevolezza, dichiarandolo, mettendosi
curiosità nelle pieghe dei documenti e        così al riparo dall’accusa di non essersi
delle parole, sia perché vi si discute, con   comportato secondo le convenzioni ac-
levità ma mai con superficialità, di cose     cademiche.
molto serie, ossia della storia tormentata         Sul suo banco degli imputati sono fi-
                                                                                                           Livio Isaak Sirovich
di Trieste.                                   niti, in primis, il fascismo e il razzismo
                                                                                                               Cime irredente.
    Punto di partenza del racconto: una       nelle varianti antisemita e antislava. È
diatriba legata alla partecipazione di        indubbio: Trieste ha avuto dei cittadini,                   Un tempestoso caso
un gruppo alpinistico a un comitato dai       non tutti e non sempre, ma in determina-                      storico-alpinistico
chiari intenti politici, che fornisce il      ti momenti determinati cittadini, che si         Cierre, Sommacampagna 2019
destro all’autore per un tuffo nel pas-       sono macchiati di gravi colpe: arrogan-                     pp. 432, euro 18.00
sato della città adriatica, e dunque per      za culturale, boria nazionalista, violenza
un’analisi della sua identità: sviscerata,    verbale e fattiva, inneggiando a una pu-
sezionata, disintegrata nei suoi meccani-     rezza etnica e culturale inesistente, qui
smi di funzionamento. Perché l’identità       smascherata in modo implacabile. L’au-
è un costrutto culturale sempre suscet-       tore scruta con caparbietà ossessiva nei
tibile di contrattazione e rinegoziazio-      panni sporchi di Trieste; fa i nomi, rivela
ni, non un dato di natura. Questa, si sa,     delle tradizioni, stabilisce dei legami, in-
è notoriamente materia per lo storico di      dividua delle genealogie familiari, mette
professione, epiteto che l’autore rifiuta     a nudo le malefatte, si concentra sul lato
ma che non si può in parte non attribuir-     oscuro di una identità «triplice», diceva
gli, perché egli ha redatto un testo che è    con entusiasmo Slataper, caratterizzata
anche un ricerca storica, tuttavia carican-   da «anfibismo culturale», diceva con di-
dolo di un tale pathos, mettendovi un tale    sprezzo Timeus.
impegno civile, in molti punti anche un            Sirovich, poi, ha un’opinione precisa
tal senso d’indignazione, da fare di Cime     sulla massoneria, che avrebbe svolto nel-
irredente qualcosa di diverso da un sag-      la città di San Giusto un ruolo deleterio.
gio vero e proprio.                           Senza negare il fatto che nell’Ottocento
    Lo storico di professione, infatti, non   la libera muratoria abbia abbracciato, più
può permettersi di fare ciò che l’autore      che la causa della fratellanza universale
ha fatto, ossia una cavalcata nelle vicen-    di cui pure si diceva paladina, quella di
de otto-novecentesche di Trieste senza        una patria intesa in senso esclusivista, e
l’onere di contestualizzare ogni volta la     che nel Novecento alcune sue branche
situazione geopolitica del continente, di     siano rimaste invischiate in scandali tor-
citare le fonti più aggiornate, di sotto-     bidi, offrendo l’immagine di cricche af-
porre a prove e controprove le risultanze     faristiche, va pur detto che le logge svol-
ottenute. Se nessuno storico è oggettivo,
al massimo può tentare d’essere equili-
                                              sero a Trieste e in Europa nel Settecento,
                                              per buona parte del secolo successivo e,       Il Ponte rosso
                                                                                             INFORMAZIONI DI ARTE E CULTURA
brato, impresa comunque ardua, in cui         sotto certi aspetti, di quello successivo
                                                                                                          N. 44 - aprile 2019

                                                                                                                             7
STORIA                           In una nuova edizione ampliata il libro di Livio
sommario                         Sirovich che non piacque a Manlio Cecovini

                                 ancora, un ruolo amalgamante; divenne-         dro dipinto dall’autore, che ha indagato
                                 ro cioè il punto d’incontro di una borghe-     il risvolto della medaglia del concetto di
                                 sia in ascesa sociale, multilingue, multi-     patria, la sua versione degenerata, che
                                 religiosa, plurietnica.                        tanti, troppi danni ha causato a Trieste e
                                     Greci, italiani, tedeschi, turchi, arme-   altrove. Un contributo nocivo all’umani-
                                 ni, sloveni, francesi e inglesi nei templi     tà riassunto in un particolare approccio,
                                 di Hiram si addestravano alla democra-         in un preciso atteggiamento sociale che
                                 zia, poiché la gerarchia massonica pote-       pare attraversare, quando più quando
                                 va essere scalata grazie a meriti persona-     meno, l’intera parabola della Trieste
                                 li e non di nascita, in virtù delle propria    contemporanea: l’antislavismo, o meglio
                                 capacità e non del proprio cognome; uno        sarebbe dire l’antislovenismo, per usare
                                 spazio, insomma, in cui tutti gli uomini       un neologismo cacofonico ma puntuale:
                                 (e solo gli uomini, perché le donne non        un’opposizione preconcetta a un vicino
                                 vi erano ammesse), compresi gli ebrei,         di casa avvertito come alieno, totalmente
                                 potevano considerarsi alla pari, in una        altro da sé, in nome di un’italianità, o di
                                 parola, dalla forte pregnanza in ambito        un’italianissimità, assolutamente male
                                 libero muratorio, fratelli.                    intesa, lontana anni luce dal concetto
                                     La massoneria e la patria hanno a          che ne ebbe, per fare un nome, Mazzini,
                                 lungo camminato insieme, e i peccati           che guardò sempre con rispetto agli slavi
                                 della seconda si sono riverberati sulla        meridionali dell’impero danubiano, con
                                 prima, che sempre l’ha difesa, ma en-          cui gli italiani avrebbero dovuto cercare
                                 trambe hanno avuto anche degli incon-          una proficua intesa e una duratura colla-
                                 testabili meriti, quei meriti che gli isra-    borazione.
                                 eliti di Trieste, e non solo loro, hanno            Cime irredente è, insomma, uno
                                 riconosciuto all’una e all’altra. Fra XIX      spassoso atto d’accusa, perché con piglio
                                 e XX secolo, quando il borgomastro di          umoristico, che gioca bene sul crinale che
                                 Vienna era Karl Lueger, feroce antise-         divide la canzonatura scapata dall’espli-
                                 mita stimato da Hitler, nel regno d’Italia     cito attacco, l’autore punta il dito contro
                                 gli ebrei erano in parlamento, facevano        l’immondizia della storia. Sirovich, cer-
                                 i deputati, i senatori, i ministri, mentre     to, corre qua e là il rischio, che sempre si
                                 Gran maestro, vale a dire massima carica       corre in tali frangenti, d’irrigidirsi in una
                                 del Grande Oriente d’Italia, era Ernesto       posa moralistica, indebolendo la propria
                                 Nathan, mazziniano d’origine ebraica,          forza di persuasione, sebbene egli sappia
                                 sindaco di Roma dal 1907 al 1913.              anche complicare il suo tessuto narrati-
                                     Nel 1925 il fascismo indusse la mas-       vo, che è sì nella sostanza bicolore, dove
                                 soneria all’autoscioglimento, nonostante       il giusto e lo sbagliato sono separati con
                                 l’affiliazione di non pochi dei suoi mem-      nettezza, ma è pure pieno di meditazioni
                                 bri, e nel 1938 discriminò gli ebrei, che      sul da farsi, messe in discussione della
                                 non s’aspettavano d’essere così ricom-         propria strategia di comportamento, au-
                                 pensati del forte contributo, in termini       tocritiche.
                                 intellettuali e d’azione concreta, che essi         Non è una coincidenza che nella pri-
                                 avevano dato sia al Risorgimento sia           ma pagina del volume compaia in esergo
                                 all’Italia liberale, guardata con ammira-      una frase di Kafka che recita: «un libro
                                 zione dagli irredentisti triestini, parecchi   deve essere una picozza per rompere il
                                 dei quali erano massoni ed ebrei. Si pen-      ghiaccio che è dentro di noi». Arrivati
                                 si, su tutti, a Felice Venezian, uomo po-      alla fine del volume, si capisce perché
                                 tente nella Trieste asburgica nello stesso     questo motto lo introduce. L’autore
                                 momento in cui Lueger era uomo poten-          sembra infatti aver frantumato in mille

Il Ponte rosso
INFORMAZIONI DI ARTE E CULTURA
                                 te nella capitale dell’impero.
                                     Quanto appena detto non confuta, ma
                                                                                pezzi il ghiaccio che era dentro di lui,
                                                                                che abbia usato la ricerca per mettere
                                 vorrebbe arricchire di sfumature il qua-       alla prova le proprie idee, affrontando un
N. 44 - aprile 2019

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Trieste: una identità «triplice», diceva con entusiasmo                                                        STORIA
      Slataper, caratterizzata da «anfibismo culturale»,                                                        sommario
                            diceva con disprezzo Timeus

argomento spinoso con una vena umori-          che aleggia anche quando non è diret-
stica capace di far fare un salto di qualità   tamente nominato, è Manlio Cecovini.
al testo, di rendere palatabile un tema al-    E non poteva essere altrimenti, essen-
tamente drammatico. Si pensi alla figura       do egli stato un massone alto graduato,
fantasmatica del proto editoriale, di volta    politico di destra, erede della tradizione
in volta supposto colpevole di errori che      del partito liberal-nazionale. Insomma,
generano una finta commedia degli equi-        un uomo in grado di condensare su di sé
voci. Chi leggerà, ne riderà.                  quasi tutti quelli che agli occhi dell’auto-
    Cime irredente è, inoltre, una dichia-     re sono stati i vizi di Trieste. Cecovini ha
razione d’amore verso la montagna, in-         criticato con signorilità, ma con fermez-
tesa come luogo dai contenuti quasi spi-       za, la prima edizione di Cime irredente
rituali, che dovrebbe trascendere le cure      nel Dizionarietto di filosofia quotidiana,
umane e che, invece, è stato storicamen-       in cui afferma: «il Sirovich scava con li-
te al centro degli antagonismi nazionali,      bidine dissacratoria nelle vicende anche
che hanno inquinato l’alpinismo, trasfor-      privatissime dei migliori triestini del re-
mando la sfida dell’uomo con sé stesso         cente passato, intendendo dimostrare che
nella sfida di uomini con altri uomini.        nessuno di quanti sono passati alla storia
Nella mentalità fascista l’alpinismo do-       dell’irredentismo aveva le carte in rego-
veva contribuire, al pari degli altri sport,   la per dichiararsi “italianissimo”, essen-
alla rigenerazione morale e fisica degli       do in realtà mezzo slavo, ebreo o mezzo
italiani. Derivata dalla cultura futurista e   ebreo, massone o altro ancora […] Io
superomistica e dall’arditismo, l’alpini-      sono un abbastanza tipico triestino, cioè
smo si legò allora alla volontà nazionali-     un sanguemisto: ma mi dichiaro e voglio
stica di confermare l’italianità delle Alpi.   essere riconosciuto per tale, perché sin
Sull’argomento molto è stato scritto, e lo     dall’infanzia sono stato educato a consi-
stesso Sirovich vi si è in altri saggi ci-     derarmi italiano, pure rispettando senza
mentato, da un pezzo su Napolene Cozzi         riserve chi si sente o si dichiara qualcosa
in una miscellanea di qualche tempo fa,        di diverso. Rispetto anche Sirovich. Ciò
a un contributo nel volume L’invenzione        che in lui respingo è il suo ingiustificato
di un cosmo borghese: valori sociali e         livore per chi la pensa diversamente da
simboli culturali dell’alpinismo nei se-       lui».
coli XIX e XX, titolo bellissimo e azzec-          Chi scrive condivide il ragionamen-
cato, già contenente una tesi: a scalare       to di Cecovini fin dove parla di un sen-
le vette montuose era quella classe che        timento di attaccamento a una comunità
stava scalando le vette sociali, la bor-       linguistica e culturale che rispetti i diritti
ghesia appunto, alla quale appartengono        di tutte le altre comunità linguistiche e
molti protagonisti di Cime irredente, per      culturali, non l’idea che Sirovich abbia
non dire tutti. Fra un racconto e l’altro      agito con livore verso chi non la pensa
di colloqui coll’avvocato e di problemi        come lui, perché l’oggetto del suo j’ac-
giudiziari, l’autore sa regalare intermez-     cuse non sono stati coloro che potrebbero
zi poetici, come il seguente: «La neve si      rientrare nella definizione offerta dall’ex
è fatta farinosa, mettiamo gli sci. Il bello   sindaco, corrispondente in pieno al pro-
di questo tipo di alpinismo è soprattutto      totipo del mazziniano perfetto, ma quanti
la salita: passo ritmato, spatole che fen-     hanno dichiarato la propria presunta su-
dono la neve. Un modo dolce e natura-          periorità su altri esseri umani, con buona
le di salire la montagna, come ai vecchi       pace dei principi della fratellanza e della
tempi, nel silenzio». Suggestivo.              solidarietà. In definitiva, Cime irredente
    Ma Cime irredente è anche, di per sé,      è un libro divertente, stuzzicante e nel
una fonte storica, che proietta il lettore
nella Trieste del Melone. E difatti, un
                                               contempo di vera denuncia, che ha sco-
                                               perchiato una pentola dove, forse, bolle         Il Ponte rosso
                                                                                                INFORMAZIONI DI ARTE E CULTURA
personaggio onnipresente nel volume,           ancora qualcosa.
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