Il neonato con grave cerebropatia: dopo la TIN quale trattamento?
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Bosisio Parini 11 ottobre 2008 Il neonato con grave cerebropatia: dopo la TIN quale trattamento? Anna Cavallini, Rosario Montirosso, Renato Borgatti R Reparto t di NNeuropsichiatria i hi t i e N Neuroriabilitazione i bilit i Età Evolutiva - IRCCS E. Medea - Bosisio Parini
Il neonato con grave cerebropatia, a lungo accolto in una TIN, prima di tornare a casa può aver bisogno di un periodo di ricovero in una struttura ospedaliera che si proponga come “realtà intermedia” tra la terapia intensiva e il territorio. Il ricovero presso il nostro reparto trova indicazione per : 1. Valutazione ed avvio trattamenti in ambito neuromotorio, neurovisivo, psicosensoriale. psicosensoriale 2. Valutazione e trattamento complicanze neurologiche (es. epilessia). 3 Valutazione e impostazione programma alimentare (svezzamento 3. (svezzamento, sondino, PEG). pp gg e sostegno 4. Appoggio g alla coppia pp g genitoriale.
1 Alcune riflessioni come “cornice teorica” su cui inserire la 1. nostra attività 1 Tra 1. T contenimento t i t ed d espulsione, l i pensiero i ed d azione. i 2. Il Modello di regolazione reciproca (MRM) 2. La nostra breve esperienza raccontata ripercorrendo i momenti del ricovero: 1. L’ingresso 2 La 2. L permanenza ((valutazioni l t i i e ttrattamenti) tt ti) 3. Le dimissioni 3. Alcune considerazioni per concludere
1.1 mente e pensiero Per Bion la mente umana nei confronti di emozioni, pensieri, esperienze che la attraversano è in grado di recepire messaggi e tollerare frustrazioni assorbendoli e metabolizzandoli in una sorta di digestione psicologica i l i senza attivarei processii espulsivi l i i di tipo p proiettivo p legati g alle ansie persecutorie. p funzione del “contenimento”
1.1 mente e pensiero Viceversa in condizioni di stress psichico p possono prevalere modalità di funzionamento della mente caratterizzate dalla frammentazione dei messaggi, delle emozioni e dei pensieri che la attraversano attraversano. In questa condizione nessuna sofferenza psichica può essere tollerata ma deve essere immediatamente espulsa e proiettata all’esterno
1.1 mente e pensiero In questa condizione qualunque messaggio proveniente dal mondo esterno perde le sue caratteristiche complessive mantenendo soltanto quegli aspetti settoriali consonanti con il mondo interno e con le esigenze persecutorio- proiettive i i d dell soggetto.
1.1 mente e pensiero Per Bion è possibile il passaggio da uno stato mentale all’altro e ogni individuo compie questo percorso con modalità e caratteristiche che variano da soggetto a soggetto tt e, per lo l stesso t soggetto, tt a seconda dei vari momenti in cui si trova ad agire e delle condizioni di stress emozionale che deve affrontare.
1.1 mente e pensiero La condizione di nascita pretermine pretermine, la presenza di una grave cerebropatia, il lutto per il bi bimbo b ttanto t atteso tt e sognato, t lla presenza di gravi limitazioni, rappresentano condizioni di grave sofferenza psichica che spingono il genitore a funzionare p g più che altro secondo un modello mentale dove prevale la frantumazione e l’espulsione l espulsione e molto meno il contenimento contenimento.
1.1 mente e pensiero In questo stato mentale è ben difficile per il genitore attribuire un senso ad i vari elementi che caratterizzano la nuova esperienza che si trova a vivere. Anche gli operatori che vengono a contatto e condividono con i genitori un’esperienza così carica i di sofferenza ff e di morte t più iù ffacilmente il t tenderanno a funzionare secondo questa modalità di pensiero.
1 1 mente 1.1 t e pensiero i Il bi bisogno di ““agire” i ” iin contrasto t t con il “pensare”, la messa in atto di molteplici interventi settoriali e tra loro poco integrati sono quindi rischi a cui facilmente si può andare in corso.
1.2 mutuall regulation l model d l Sistemi Semplici Complicati Lineari Lineari L I-S-U Causa/effetto Complessi complesse procedure di analisi/sintesi Glouberman S, Zimmerman B. Complicated and complex systems: what would successful reform of Medicare look like? Commission on the Future of Health Care in Canada, 200 2 http://www.healthandeverything.org/pubs/Glouberman_E.pdf
1 2 mutual regulation model 1.2 Sistemi complessi Sono diversi dai precedenti. Uno degli aspetti centrali infatti è che il loro funzionamento implica una dinamica che è molto di più della sommatoria dell dell’azioni azioni delle singole parti costituenti il sistema. In questo senso la loro attività produce delle proprietà emergenti. Queste proprietà non possono essere previste dalla conoscenza dei singoli elementi che costituiscono il sistema, per quanto accurata questa conoscenza sia. Ad esempio: l’attività cerebrale.
1 2 mutual 1.2 t l regulation l ti model d l Un sistema complesso: (Rocha, 1999) Include elementi tra loro interconessi in modo dinamico; L’attività è di carattere non lineare (ovvero non derivabile dalla somma dell’attività dei singoli componenti); È in grado di scambiare energia con l’esterno l esterno, ma di mantenere una coerenza sistemica; Può raggiungere livelli di complessità crescente; Sviluppa auto auto-organizzazione. organizzazione.
1.2 mutuall regulation l model d l Lo sviluppo psichico umano può essere concepito come un sistema complesso. Schore (1997) sostiene che l’auto-organizzazione è processo intrinseco nello sviluppo cerebrale cerebrale. Tuttavia,, i processi p di auto-organizzazione g che incrementano la complessità hanno limiti che pongono una soglia alla complessità massima del sistema (Tronick, 2008).
1.2 mutual regulation model Tronick (2008) suggerisce che come un qualsiasi sistema biologico aperto nel corso dello sviluppo psichico, l’individuo deve acquisire energia dall’ambiente per mantenere e aumentare la propria coerenza coerenza, e complessità. Dal punto di vista psichico nei primi mesi di vita tale energia è costituita prevalentemente da scambi emozionali che assumono significato all’interno della relazione madre- bambino. Per questa ragione l’auto-organizzazione cerebrale si presenta nel contesto di una relazione con un Altro diverso da Sé e un altro cervello.
1 2 mutual 1.2 t l regulation l ti model d l Nei primi mesi di vita il principale ruolo di un Altro da Sè è assicurare i un livello li ll di ffunzionamento i t ottimale tti l attraverso il supporto ai processi di regolazione biologica ed emozionale. Ecco perché i processi di auto auto-regolazione regolazione sono esperienza-dipendenti e in particolare sono in rapporto con la qualità delle esperienze affettive implicate nella relazione precoce madre-bambino
Il cargiver primario svolge una funzione di “cervello/mente esterna” che non solo stimola il cervello/mente del bambino, ma ne favorisce l’auto-regolazione.
Ri Riassumendo d La mente umana è normalmente in grado di dare significato alle diverse esperienze, azioni, emozioni, eventi …. che l’attraversano In condizioni di stress questa funzione aggregazione/contenimento può venir meno e prevalgono modalità di funzionamento che privilegiano la framentazione dei messaggi messaggi. Lo sviluppo psichico può essere considerato un sistema complesso in grado di auto-regolarsi. I processi di autoregolazione sono in stretta dipendenza con le esperienze ambientali ed in particolare con le esperienze emozionali che caratterizzano la relazione l i madre-bambino d b bi
2 La nostra esperienza Dal 2004 abbiamo progressivamente aperto il nostro reparto all’accoglimento dei neonati (169 - agosto 08). 36 settimane e.g. e g l’età del più piccolo 20 i trasferimenti direttamente dalle TIN per un progetto condiviso prima dell’inserimento nel territorio Lecco, Como (VD e SA), Monza, Milano Buzzi, Rho, Magenta le TIN invianti
2 La nostra esperienza La permanenza in reparto è variabile (3-4 settimane) ed è più in funzione del bisogno della mamma/famiglia di sentirsi p pronta p piuttosto che p per la necessità di effettuare un vero intervento “intensivo” sul bambino La dimissione avviene solo quando è stato attivato un servizio di “rete” territoriale che accolga madre e bambino e fornisca loro tutti gli aiuti necessari (dimissione protetta)
2.1 L’ ingresso L’impatto con il reparto …. ….. qui non è come in patologia neonatale dove i bambini nelle loro incubatrici sembrano tutti uguali … … è l’impatto con la disabilità
2.1 L’ ingresso … genitori che restano chiusi in camera e non parlano l con le l altre lt mamme … il confronto li spaventa ….. dottoressa d tt ss mi mio fi figlio li nnonn ssaràà mi mica come m i bambini b mbini che h ricoverate qui, vero? … il confronto li conforta … dottoressa non capisco come fanno ad essere così serene (riferito alle mamme dei bambini più grandi ricoverati)
2.1 L’ ingresso una camera singola per … •… consentire una maggior intimità con il proprio bimbo •… provare a fare come a casa propria • dare spazio alla famiglia allargata •…
2.1 L’ ingresso La prima notte … … dottoressa questa sera sarà la prima volta che dormo con lui • la difficoltà di rimanere con il proprio bimbo da sole •… •… l’emergere g di fantasie di inadeguatezza g •… l’emergere di fantasie di morte … sancisce un passaggio
2.2 la permanenza Il primo periodo, subito seguente l’ingresso in reparto, viene dedicato alla messa in atto delle diverse valutazioni indispensabili per un primo bilancio dei bisogni clinici del bambino e la programmazione degli interventi riabilitativi Se per i medici e i terapisti la fase di valutazione risponde alla necessità di effettuare un bilancio clinico per il genitore spesso è la prima occasione per “pensare pensare ad un bambino nella sua pienezza pienezza” e non solo come una serie di parametri bio-fisiologici.
Il protocollo prevede la valutazione degli 2.2 la permanenza aspetti tti neuromotori t i •Visita neurologica •Visita Vi it fisiatrica fi i t i •Valutazioni fisioterapista aspetti p alimentari •Visita pediatrica •Visita chirurgo pediatra •Visita foniatrica con •Videofluoroscopia FEES •Valutazione logopedica •Valutazioni dietologica
2.2 la permanenza aspetti sensoriali visivi •Visita oculistica •Valutazione ortottica •Valutazione della funzione visiva •Esami elettrofisiologici aspetti sensoriali uditivi •Visita audiologica •ABR soglia aspetti neurofisiopatologici •EEG veglia sonno •Video-poligrafia
2.2 la permanenza Se ppresenti ese problemi p ob e specifici spec c •Visita genetica clinica •Visita ortopedica p •Visita cardiologica •Visita chirurgo maxillo-faciale Vengono inoltre sempre previsti •Colloqui con assistente sociale •Osservazioni psicologiche dell’interazione madre-bambino e colloqui psicologici Spesso p ricerca di un sostegno g ppsicologico g “informale” … dottoressa ieri sera però non è venuta
2.2 la permanenza Supe ata la Superata a fase ase ddi valutazione a uta o e viene e e dato a avvioo ag agli interventi riabilitativi programmati in base alle specifiche necessità: trattamento fisiochinesiterapico stimolazioni plurisensoriali stimolazioni visive stimolazioni miorali o avvio allo svezzamento dalla nutrizione enterale
2.2 la permanenza TUTTE LE VALUTAZIONI ED I TRATTAMENTI VENGONO ESEGUITI IN PRSENZA DELLA MAMMA
2.3 la dimissione Laaddimissione ss o e viene e ep programmata og a ata pe per te tempo po e co concordata co data co con la famiglia. Sempre è preceduta da una serie di contatti che l’assistente sociale intrattiene, insieme alla famiglia, con le strutture territoriali Il medico prende sempre contatti telefonici con il pediatra di famiglia e con i colleghi NPI della UO territoriale in modo da dimettere il bambino con appuntamenti pp e i nominativi dei referenti già definiti. Se vi è la necessità di presidi (aspiratore, pompa per la nutrizione, sondino nasogastrico, PEPMask,..), vengono prescritti prima della dimissione e quando consegnati ai genitori viene effettuato in reparto l’addestramento l addestramento dei genitori all’uso.
2.3 la dimissione Nei e cas casi domiciliati do c at nelle e e vicinanze c a e ssi a avvia auun pe percorso co so ambulatoriale presso l’ Istituto che, indicativamente, prevede: •FKT 2-3 volte/settimana •stimolazioni plurisensoriali 1-2 volte/settimana •stimolazioni visive 1 1-2 2 volte/settimana •stimolazioni miorali insegnate alla mamma da eseguire più volte al dì con supervisione p logopedica g p settimanale
Concludendo …. Farsi carico di un bambino molto piccolo in condizioni precarie per la sopravvivenza perché affetto da una grave cerebropatia con conseguente compromissione multisistemica rappresenta un compito molto oneroso. Laa multiproblematicità u t p ob e at c tà (problemi (p ob e motori, oto , alimenatari, a e ata , sensoriali se so a etc etc..)) cche e caratterizza questa condizione può facilmente indurre il clinico ad attivare interventi settoriali colludendo così con istanze di frammentazione proprie o del genitore. genitore Il reparto può rappresentare un luogo di riparazione, il luogo dove il genitore può ricominciare a pensare al proprio figlio non tanto come la somma di singoli problemi ma come persona, oggetto di cure ed attenzioni
OSSERVARE ASPETTARE E DOMANDARSI OSSERVARE, (UN APPROCCIO PER LAVORARE CON I BAMBINI E I LORO GENITORI) (mutuato ( t t da d Nancy N JJ. C Cohen h della d ll Hincks-Dellcrest Hi k D ll tCCentre University t & U i it off T Toronto) t ) Struttura dell’intervento dell intervento con bambini da 0 a 30 mesi: – Colloqui psicologici con la madre preliminari; – Video-registrazione dell’interazione madre-bambino sia in scambi liberi che in situazioni di stress controllato (still-face); ( ); – Le video-registrazioni sono riviste e discusse con la madre, al fine di analizzare i comportamenti del bambino bambino, della madre stessa e il tipo di interazione.
Obiettivi dell’intervento per le madri con bambini di pochi mesi: ¾Favorire una regolazione emozionale che permetta di sviluppare o ampliare le “finestre temporali“ di contatto con il bambino mentre è in uno stato di veglia attiva; ¾Riconoscere e sintonizzarsi sui specifici segnali inviati dal bambino; ¾Individuare modalità appropriate e sensibili per rispondere ai messaggi del bambino.
Aiutare il genitore a riconoscere: ¾ se il bambino mostra preferenze per certi stimoli (oggetti animati, inanimati); ¾ i segnali proto-linguistici (es., protrusione della lingua, movimenti buccali, vocalizzazioni); ¾ i comportamenti di auto-acquietamento (es., suzione non nutritiva, auto-contatto, auto contatto, evitamento dello sguardo, ecc.); ¾ i segnali di disagio minori (es.: rigurgiti, sbadigli, cambi di colore l della d ll pelle, ll ecc.); ) ¾ i segnali g di disagio g maggiori gg (es.: ( agitazione, g , aumento attività motoria, ecc.).
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