Il Metodo Radiografico (RT)

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Il Metodo Radiografico (RT)
Il Metodo Radiografico (RT)
 La radiografia è la tecnica che consente di
ottenere immagini del contenuto di un solido
mediante impressione di un elemento
sensibile (pellicola, schermo, ecc.) da parte
di radiazioni ionizzanti quali raggi X o
raggi γ.

 Il     meccanismo        di     formazione
dell’immagine è legato al differente
assorbimento delle radiazioni nel pezzo in
funzione della variazione di spessore, dei                         Pellicola
diversi costituenti chimici, di disuniformità
nella densità, della presenza di difetti o di
eventuali fenomeni di scattering

L’informazione ottenibile da un singolo
controllo radiografico è bidimensionale e,
come tale, deve essere integrata con altre
                                                        Vista dall’alto della pellicola
radiografie o con altri metodi volumetrici
affinché la discontinuità possa essere                    = minore esposizione
completamente caratterizzata
                                                          = maggiore esposizione
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                             Maggiore assorbimento

Minore assorbimento
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Le radiazioni elettromagnetiche
Radiazione

Energia emessa da una sorgente che si propaga nello spazio:

a) sotto forma di onde elettromagnetiche continue
b) in pacchetti discreti di energia chiamati fotoni

Esempi di radiazione:

Luce visibile, onde radio, microonde, calore, raggi X

Tutti i tipi di radiazione vanno a costituire, nel loro insieme il
cosiddetto spettro elettromagnetico, del quale la luce visibile
costituisce una piccola porzione
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Lo spettro elettromagnetico
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Lo spettro elettromagnetico
Il Metodo Radiografico (RT)
Radiazioni ionizzanti

Le radiazioni si classificano in:

Ionizzanti: quando le onde elettromagnetiche (o i fotoni) possiedono
energia sufficiente a produrre ioni nella materia (raggi X, raggi gamma)

Non Ionizzanti: radiazioni che non possiedono energia sufficiente a
rimuovere elettroni fortemente legati al nucleo dalle loro orbite (microonde,
luce visibile)

L’unità di misura che si impiega per descrivere l’energia di una radiazione è
l’elettronVolt (eV)

1 eV rappresenta l’ammontare di energia guadagnata da un elettrone che
attraversa una differenza di potenziale pari a 1 Volt

                         1eV = 1,602 ⋅10 −19 J
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Tipi di di radiazioni ionizzanti
    I raggi α sono una forma di radiazione corpuscolare altamente ionizzante (cioè capace
    di strappare elettroni agli atomi) e con un basso potere di penetrazione. Sono

α   tipicamente emessi dai nuclei radioattivi degli elementi pesanti, per esempio dagli
    isotopi dell’uranio, del torio, del radio.

    I raggi alfa, a causa della loro carica elettrica, interagiscono fortemente con la materia e
    quindi possono viaggiare solo per pochi centimetri nell’aria. Le particelle alfa (anche se
    molto ionizzanti) non possono superare strati di materia superiori a un foglio di carta.
    Possono essere assorbite dagli strati più esterni della pelle umana e così generalmente
    non sono pericolose per la vita a meno che la sorgente che le emette non venga inalata o
    ingerita. In questo caso i danni sarebbero invece maggiori di quelli causati da qualunque
    altro tipo di radiazione ionizzante, e se il dosaggio fosse abbastanza elevato
    comparirebbero tutti i sintomi tipici dell’avvelenamento da radiazione.

    I raggi β    sono una forma di radiazione ionizzante emessa da alcuni tipi di nuclei
    radioattivi come il cobalto-60. Questo tipo di radiazione assume la forma di elettroni o

β   positroni ad alta energia, espulsi da un nucleo atomico. L’interazione delle particelle
    beta con la materia ha generalmente un raggio d’azione dieci volte superiore, e un
    potere ionizzante pari a un decimo rispetto all’interazione delle particelle alfa. Vengono
    bloccate completamente da pochi millimetri di alluminio.
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Tipi di di radiazioni ionizzanti

    Scoperti casualmente durante esperimenti su tubi catodici. La loro
    produzione è legata all’utilizzo di un dispositivo alimentato (tubo di
X   Coolidge o similari) che sia in grado di accelerare elettroni contro un
    bersaglio.

    I raggi gamma sono una forma di radiazione elettromagnetica prodotta
    dalla radioattività o da altri processi nucleari o subatomici. Uno
    schermo per raggi gamma richiede una massa notevole. Per ridurre del

γ   50% l’intensità di un raggio gamma occorrono 1 cm di piombo, 6 cm di
    cemento o 9 cm di materiale pressato. Nonostante i raggi gamma siano
    meno ionizzanti degli alfa e beta, occorrono schermi più spessi per la
    protezione degli esseri umani.
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Proprietà dei Raggi X e γ

• possono penetrare nella materia;
• sono assorbiti in maniera differenziale;
• si propagano in linea retta;
• producono      degli   effetti   fotochimici    sulle   emulsioni
fotografiche;
• ionizzano il gas attraversato;
• non sono deviati da campi elettrici e magnetici;
• la loro velocità di propagazione è uguale a quella della luce;
• possono liberare elettroni per effetto fotoelettrico;
• provocano la fluorescenza di alcune sostanze
Il Metodo Radiografico (RT)
Produzione dei raggi X

 Le radiazioni X si producono ogniqualvolta una sostanza è
          bombardata da elettroni ad alta velocità

In pratica i raggi X si ottengono da processi di conversione
dell’energia quando

1. Elettroni ad alta velocità sono bruscamente decelerati
   quando passano interagiscono con “atomi bersaglio”
   (Bremsstrahlung, Radiazione di frenamento)

2. Elettroni incidenti espellono elettroni delle orbite interne di
   atomi bersaglio (Radiazione caratteristica)
Produzione dei raggi X

I raggi X presentano uno spettro misto costituito da due parti:

• uno spettro continuo, determinato dalla variazione continua di energia, dovuta alla
diminuzione di velocità che gli elettroni subiscono nell’attraversare il bersaglio
metallico

• uno spettro a bande (discontinuo), o spettro caratteristico, determinato dal rilascio di
energia da parte degli elettroni urtati del bersaglio che ritornano sull’orbita originaria.
Ad ogni riga corrisponde un preciso livello di energia associato al salto dell’ orbita.

                                         • Lo spettro caratteristico dipende dal materiale
                                         del bersaglio ed è importante sottolineare che la
                                         sua energia è piccola se confrontata con quella
                                         dello spettro continuo.

                                         • L’intensità   dello spettro continuo è
                                         proporzionale al quadrato della tensione
                                         secondo la relazione
                                                                       2
                                                        I = K ⋅V
Breve storia della Radiografia

 1895
W.C. Roentgen osserva la fluorescenza in alcuni cristalli disposti
in prossimità di un tubo catodico

 1913
Coolidge realizza il primo tubo sottovuoto che consente di
raggiungere energie dell’ordine dei 100 kV

 1931
L’ASME accetta il metodo radiografico quale strumento di
controllo dei recipienti in pressione.
Principi fisici del metodo
Supponiamo di avere un filo di materiale conduttore e di renderlo incandescente (per
effetto Joule) mediante il passaggio di una opportuna corrente.

Gli elettroni eccitati dall’ apporto di energia riescono a staccarsi dall’atomo e a
fuoriuscire dal conduttore. Se poniamo ad una certa distanza dal filo una piastrina di
metallo caricata positivamente gli elettroni fuoriusciti dal conduttore verranno attratti e
cadranno sulla piastrina con una velocità, e quindi con un energia, direttamente
proporzionale alla differenza di potenziale esistente tra conduttore e piastrina.

In altre parole maggiore è la differenza di potenziale più alta è l’energia degli
elettroni.

Quando un elettrone arriva sulla piastrina può urtare contro un elettrone di un atomo
del materiale oppure non urta altri elettroni, ma viene deviato passando nelle vicinanze
di un atomo.

In entrambi i casi, la maggior parte dell’energia liberata viene emessa sotto forma di
radiazione nell’intervallo dell’infrarosso come calore, mentre una piccola parte sotto
forma di onde elettromagnetiche a lunghezza d’onda ridotta e frequenza elevata
chiamate appunto raggi X
Principi fisici del metodo

1. Il tubo è un’ampolla di vetro nella quale è praticato
il vuoto spinto (la pressione interna è dell’ordine dei      Anodo di Tungsteno                          Fascio di elettroni
10-2 MPa) e che contiene due elettrodi

Il catodo, o elettrodo negativo, è costituito da un
filamento di tungsteno avvolto a spirale (sorgente di                                                      Catodo
elettroni) e da una cupola di concentrazione (schermo
focalizzante)
All’estremità opposta si trova l’ anodo (elettrodo
positivo) che è realizzato usualmente con una
placchetta di tungsteno. Questa rappresenta il
bersaglio metallico                                                                                     Braccio catodico
                                                            Braccio anodico
2. Il filamento di tungsteno, riscaldato fino
all’incandescenza da una corrente di debole intensità                               Raggi X
alimentata da un piccolo trasformatore, emette un
fascio di elettroni che viene focalizzato dalla cupola di
concentrazione verso l’anodo.

                                                              3 Gli elettroni liberati dal filamento sono successivamente attratti
                                                              verso il bersaglio e l’emissione dei raggi X è dovuta
                                                              all’interazione tra gli elettroni (i cosiddetti raggi catodici) con gli
                                                              atomi dell’anodo

                                                              4 Il passaggio verso l’esterno del tubo è assicurato da “finestre”
                                                              metalliche realizzate con sottili fogli di berillio od alluminio
Il Tubo di Coolidge
Energia della radiazione
Lo spettro continuo dei raggi X può essere
modificato    attraverso   due   parametri
fondamentali:
 la corrente con la quale viene prodotto il fascio
elettronico per effetto termoionico
 la tensione di alimentazione imposta tra catodo e
anodo che determina l’accelerazione degli elettroni.
Aumentare la corrente del filamento provoca
un aumento della emissione di elettroni dal
filamento stesso e quindi un aumento di
intensità della radiazione prodotta che non ha                    Zona a basso spessore
influenza sull’energia della stessa.
Aumentare la tensione del tubo significa
aumentare la differenza di potenziale esistente
tra catodo e anodo, e quindi agire sul campo
                                                         Bassa Energia              Alta Energia
elettrico che spinge gli elettroni sull’anodo. Ciò
si traduce in un aumento dell’energia della
radiazione X prodotta.
Energia della radiazione

La figura mostra la curva di intensità per quanto
riguarda lo spettro continuo dei raggi X.
 La curva (a) è stata ottenuta con bassa corrente
mentre la (b) è ottenuta con una corrente più
elevata mantenendo costante la tensione di
alimentazione.
 Il punto di intersezione di ciascuna curva con
l’asse delle lunghezze d’onda è chiamato “limite
inferiore di lunghezza d’onda” (λmin), questo
valore è completamente determinato dalla tensione
di alimentazione del tubo.
 Aumentando la corrente del tubo radiogeno si
ha l’effetto di aumentare l’intensità massima dei
raggi X ma non la loro energia, la quale è
inversamente proporzionale alla lunghezza d’onda.
 L’intensità massima si ha infatti per lo stesso
valore della lunghezza d’onda λmax, e il limite
inferiore di lunghezza d’onda è rimasto invariato.
Energia della radiazione

• Quindi, per aumentare l’energia dei raggi
X, e quindi la loro capacità di penetrare la
materia, è necessario aumentare la tensione
di alimentazione tra catodo e anodo, cioè la
tensione del tubo. In figura è mostrato come
varia l’emissione in funzione della tensione di
alimentazione.
• All’aumentare       della    tensione    di
alimentazione da 50 a 200 kV si riduce il
limite inferiore di lunghezza d’onda ed anche
il valore di λ per cui si ha la massima
intensità di radiazioni.
• I raggi X di lunghezza d’onda minima sono
prodotti dagli elettroni aventi velocità
massima o massima energia.
I Raggi γ

I raggi γ sono radiazioni elettromagnetiche emesse
dalla disintegrazione di un isotopo radioattivo

• Un isotopo possiede un nucleo instabile che non ha
energia    sufficiente   a   mantenersi    unito   La
disintegrazione spontanea di un nucleo atomico
origina un rilascio di energia e materia (decadimento
radioattivo)

• Dal punto di vista dell’impiego radiologico, le
sorgenti γ più impiegate sono il Cobalto (Co-60),
l’Iridio (Ir-192), il Cesio (Cs-173), l’itterbio e il tulio.

• A seconda della sostanza impiegata, si possono
testare spessori di materiale estremamente variabili;
per esempio le radiazioni originate dal cobalto
possono penetrare una lastra di acciaio di spessore
oltre 200 mm.
I Raggi γ

• La maggior parte degli isotopi radioattivi
impiegati nei controlli industriali viene prodotta
artificialmente mediante un processo di
attivazione a partire da elementi stabili

• La tecnica dell’attivazione neutronica consiste
sostanzialmente nell’esposizione del campione
contenente l’elemento stabile ad un flusso di
neutroni (generalmente provenienti da un
reattore nucleare) per un tempo prefissato
I Raggi γ
•A differenza dei raggi X, prodotti da una
sorgente alimentata, la produzione di raggi
gamma non può essere interrotta.

• I radioisotopi sono dunque incapsulati per
prevenire la contaminazione ambientale

• La capsula radioattiva è attaccata ad un cavo
per costituire il cosiddetto “pigtail”

• Il Pigtail possiede uno speciale connettore
ad una estremità che lo collega ad un sistema
di movimentazione.
I Raggi γ

Per conservare, trasportare ed esporre il pigtail contenente il materiale
radioattivo si impiega un dispositivo speciale pesantemente schermato
I Raggi γ
I Raggi γ
I principali vantaggi dell’impiego di sorgenti a raggi γ
sono:
• ridotte dimensioni della sorgente, che è compatta e facile
da trasportare
• elevata penetrazione delle radiazioni se comparata con le
sorgenti a raggi X di uso industriale,
• prezzo relativamente basso rispetto ad alcune
apparecchiature a raggi X,
• non è necessaria alcuna sorgente di elettricità,
• radiazione monocromatica
• il contrasto abbastanza tenue dell’immagine permette
ad un grande dominio di spessori di materiale di essere
radiografati in una sola esposizione e sulla stessa pellicola.

Svantaggi derivanti dall’impiego di sorgenti a raggi γ:
• Impossibilità di controllare i parametri di emissione
(on/off)
• Immagini poco contrastate
• Significativi problemi di sicurezza
I Raggi γ
Schema della Procedura Radiografica

       Dalla sorgente ha origine un fascio di
       radiazione divergente che attraversa il
       provino, ne viene differentemente assorbito
       (in funzione delle sue caratteristiche fisico-
       chimiche) e finisce per impressionare una
       pellicola      sensibile,  uno       schermo
       fluorescente, un convertitore fotonico
       (scintillatore).

       L’immagine che si ottiene (in scala di grigi)
       deve essere successivamente interpretata
       per valutare la presenza di discontinuità
       che producono livelli diversi di densità
       dell’immagine in funzione delle loro
       caratteristiche.
Schema della Procedura Radiografica

    La relazione esistente tra la direzione del fascio
   incidente e le caratteristiche geometriche delle
   discontinuità rappresenta un fattore estremamente
   critico ai fini della caratterizzazione radiografica di un
   componente

    È      possibile     osservare    come      difettosità
   apparentemente simili nella tipologia (cricche orientate
   perpendicolarmente tra loro) sono rappresentate da
   immagini estremamente diverse tra loro; infatti la
   discontinuità orientate parallelamente alla direzione di
   propagazione del fascio appaiono nettamente più
   distinguibili     rispetto    a     quelle     orientate
   perpendicolarmente

    Il fenomeno grazie al quale i raggi X producono
   un’immagine variamente contrastata è quello
   dell’attenuazione, che avviene a seguito di fenomeni di
   scattering e di assorbimento
Schema della Procedura Radiografica

0o            10o              20o
Importanza del contrasto nell’immagine

Raggi X 150 kV          Raggi γ Ir-192
Fattori critici per l’esame radiografico

Esame visivo preliminare dell’oggetto.
È importante analizzare ad occhio nudo l’oggetto da testare per decidere l’orientamento
della direzione di indagine sia sulla base della possibile collocazione dei difetti
all’interno del componente, e sia in relazione agli spessori che devono essere
attraversati dal fascio.

Energia dei raggi X
L’energia dei raggi X deve essere selezionata considerando la composizione
dell’oggetto, la lunghezza del percorso che il fascio deve attraversare e le eventuali
problematiche legate alla dispersione dei raggi.

Registrazione dell’immagine
L’immagine può essere osservata su uno schermo controllato in remoto o su pellicola in
unione con opportuni schermi luminosi.

Interpretazione delle radiografie
Il risultato finale di una radiografia è una proiezione che non offre alcuna informazione
relativamente alla profondità dei difetti nel pezzo.
Assorbimento e Scattering nella Materia
                               Effetto Fotoelettrico
                               L’assorbimento fotoelettrico avviene quando un fotone dei raggi X di
                               bassa energia (≈ 0,5 MeV) collidendo con un atomo trasferisce tutta la
                               sua energia ad un elettrone e, se tale energia raggiunge un certo livello di
                               soglia, l’elettrone è espulso e liberato dalla forza di attrazione del nucleo.
                               Questo fenomeno avviene per basse energie del fotone (il quale viene
                               completamente assorbito) e per elevati livelli di numero atomico
                               dell’atomo.
Effetto Compton
L’effetto Compton, noto anche come “scattering incoerente”, avviene
quando un fotone con energia superiore alla soglia necessaria alla
liberazione di un elettrone, collide con un atomo; della sua energia, parte
viene usata per espellere un elettrone dell’orbitale più esterno, e parte
prosegue sotto forma di fotone avente però energia inferiore e direzione
di propagazione diversa rispetto al fotone incidente.

                                 Produzione di coppie
                                 La produzione di coppie si verifica quando un fotone ad elevata energia
                                 (superiore a 1,2 MeV) collidendo con un atomo viene completamente
                                 assorbito e al suo posto si formano un elettrone ed un positrone. Il
                                 positrone ha una vita brevissima; esso svanisce con la formazione di due
                                 fotoni aventi energia pari a 0,5 MeV ciascuno.
Leggi di attenuazione

Si può dimostrare che un fascio omogeneo di raggi X di intensità I0, nell’attraversare un
spessore di materiale ∆x, subisce un’attenuazione di intensità ∆I, che è proporzionale
all’intensità del fascio incidente e allo spessore del materiale
                                     ∆I = − µ ∗ I ∗ ∆x

                                     I = I 0 ∗ e (− µ∗x)

  Questa relazione esprime la legge fondamentale sull’assorbimento di un fascio omogeneo di
 raggi X o raggi gamma.
  La costante di proporzionalità µ è definita coefficiente di assorbimento lineare e si esprime in
 cm-1.
  Questo parametro esprime, in sostanza, la frazione di energia assorbita per cm di materiale
 attraversato, ed il suo valore numerico dipende dalla lunghezza d’onda della radiazione incidente
 e dal tipo di materiale attraversato.
Leggi di attenuazione

 Nella pratica, però, può risultare più conveniente riferire i fenomeni di assorbimento
alle caratteristiche di densità del materiale

 Il coefficiente di assorbimento per unità di massa dipende, infatti sia dal materiale sia
dal suo stato fisico e questo spiega perché, ad esempio, l’intensità dei raggi X non
diminuisce allo stesso modo quando questi attraversano uno spessore unitario di
vapore acqueo o di acqua allo stato liquido.

 Tuttavia, quando si prende in considerazione la densità dei due l’assorbimento per
unità di massa risulta essere lo stesso e dunque la frazione di raggi X assorbita per una
data quantità d’acqua è la stessa, sia che essa si trovi sotto forma di ghiaccio, di acqua
di vapore
Assorbimento e Scattering

Il coefficiente di assorbimento che è misurato dal rivelatore risulta essere composto da due
parti: un termine legato all’assorbimento vero e proprio e un termine causato dalla dispersione.

1. L’assorbimento vero e proprio è caratterizzato dalla scomparsa di un quanto di energia e dal trasferimento
di essa agli elettroni del materiale attraversato

2. La radiazione dispersa (scattering) è, invece, caratterizzata da una variazione di direzione rispetto al
fascio incidente, e da un’energia minore

Lo scattering (dispersione) è il fenomeno in seguito al quale una parte raggi emergenti dal
corpo assorbente (dopo averlo attraversato) seguono delle direzioni diverse rispetto al fascio
incidente. Questa radiazione è definita anche radiazione diffusa.

Durante l’esposizione ai raggi X o γ, la pellicola radiografica è colpita dalla frazione di radiazioni
che hanno attraversato il pezzo in esame (che non sono state assorbite) e dalla radiazione di
scattering.
A seconda dello spessore del materiale, dei difetti presenti o della presenza di eventuali inclusioni
di materiale a diverso coefficiente di assorbimento, le radiazioni subiscono un differente livello di
attenuazione e, quando infine vanno ad incidere sulla pellicola, la impressionano in maniera
differenziata con diverse densità di annerimento.
Registrazione delle Immagini

Le tecniche di rappresentazione dei risultati di un’indagine
radiografica possono essere classificate come segue:

• Radiografia su pellicola (Film Radiography)

• Radiografia Computerizzata (Computed Radiography)

• Radiografia in tempo reale (Real-Time Radiography)

• Radiografia Digitale Diretta (Direct Radiography)
Registrazione delle Immagini
Nella     pratica industriale, la  pellicola
radiografica è di gran lunga il sistema più
impiegato

 Nel metodo fotografico, la radiazione X
modifica le caratteristiche dell’emulsione
fotografica allo stesso modo in cui la luce nelle
lunghezze d’onda del visibile rende possibile la
realizzazione di fotografie.

 Le pellicole per radiografie a raggi X sono
formate da una base di materiale trasparente
(acetato di cellulosa) uniformemente rivestita sui
due lati con un’emulsione gelatinosa di bromuro
d’argento. Il bromuro d’argento si trova sotto
forma di piccoli cristalli ed è disposto
uniformemente all’interno della gelatina. Lo
spessore di ciascuno strato è circa 0,025 mm.
Registrazione delle Immagini
 Quando i raggi X o γ incidono sull’emulsione,
ha luogo una reazione chimica nei cristalli del
bromuro d’argento con una energia che è
proporzionale all’intensità della radiazione
incidente e al tempo di esposizione

 Il risultato di tali modificazioni chimiche è
latente sulla pellicola e, affinché possa essere
osservato, è necessario trattare la stessa con una
soluzione chimica chiamata rivelatore

 Il rivelatore ha un’azione riduttrice nei
confronti del bromuro d’argento, che consiste
nel prelevare il bromuro dai cristalli esposti del
bromuro d’argento, e depositare atomi di argento
nero    sulla    gelatina.  La     concentrazione
dell’argento metallico nero, per unità di
superficie dell’emulsione, dipende dal tempo
di esposizione e dunque, in definitiva, è il fattore
che determina la densità della pellicola.
Registrazione delle Immagini

                            Rivelatore
   Impressione              (sviluppo)           Arresto
  della pellicola       Metolo-idrochinone   (Acido Acetico)

     Fissatore              Lavaggio           Essiccatura
(Iposolfito di sodio)
Le pellicole

 Per le radiografie vengono utilizzati
diversi tipi di pellicole che differiscono per
la loro velocità (rapidità di esposizione,
ISO), il contrasto e la dimensione dei grani.

 Nonostante la differenza di qualità tra le
radiazioni delle sorgenti a raggi X e le
sorgenti a raggi gamma, per entrambi i
casi si impiegano gli stessi tipi di pellicole.

 Ciascun tipo di pellicola è caratterizzato
da una curva densitometrica che
rappresenta graficamente il grado di
annerimento      ottenibile     al     variare
dell’esposizione cui la pellicola è soggetta.
I Densitometri

 Il densitometro è lo strumento atto alla
misura della densità della pellicola che aiuta il
tecnico a stabilire se i limiti di densità sono
rispettati

 I densitometri ottici prendono anche il nome
di “strisce densitometriche” e si compongono di
varie bande di grigio corrispondenti a densità
note: la densità incognita della pellicola viene
determinata per confronto visivo diretto con le varie
bande.

 Questo metodo consente stime di densità
sufficientemente precise anche se, ovviamente,
occorre tenere presente i limiti dell’apparato
visivo umano.
Radiografia Digitale
Nella Radiografia Computerizzata (Computed Radiography (CR)) al posto
della pellicola si impiega una speciale lastra sensibile (composta da uno strato
di fosfori) riutilizzabile che viene esposta seguendo esattamente la stessa
procedura del film tradizionale
Radiografia Digitale
I raggi X che hanno attraversato il pezzo, eccitano i fosfori della lastra e tale
cambiamento si imprime in modo stabile.

                    CR Phosphor Screen Structure
                                      X-Rays

                                                            Protective Layer
             Phosphor Layer

             Phosphor Grains                                 Substrate
Radiografia Digitale
La lastra viene letta da una stazione dotata di PC e apposito scanner e poi
cancellata (sempre per via elettronica)
Radiografia Digitale

Mentre il laser scansiona la lastra, si origina un’emissione luminosa dalle zone colpite
dai raggi X che è proporzionale all’energia accumulata durante la fase di esposizione.
La radiazione luminosa è letta da un fotomoltiplicatore (rivelatore elettronico di luce
estremamente sensibile nell'ultravioletto, in luce visibile e nel vicino infrarosso) e
convertita in informazione binaria da un convertitore A/D

                           Scanner ottico    Tubo Fotomoltiplicatore

     Fascio Laser

                                                               A/D
                                                             Converter

                  Lastra
                                                        110010010010110
                                      Motore
Radiografia Digitale

Le immagini sono inviate ad una workstation per l’editing
l’analisi e l’archiviazione finale
Radiografia digitale diretta

• Nella Radiografia Digitale Diretta, la
pellicola è sostituita da uno speciale
pannello piatto

• Il pannello lavora convertendo la
radiazione incidente in cariche elettriche

• All’interno del pannello sono ospitati
minuscoli condensatori che si caricano in
funzione del’intensità della radiazione
incidente

• Il segnale elettrico è convertito in
immagine digitale
La formazione dell’immagine radiografica

          L’intensità dei raggi X decresce con il
         quadrato della distanza come accade, del resto,
         per tutti gli altri tipi di onde elettromagnetiche

          Il fascio emesso (divergente) investe i
         differenti    piani     che    lo   intersecano
         perpendicolarmente secondo aree              di
         dimensione progressivamente crescente nelle
         quali l’intensità rilevata in un singolo punto
         diminuisce

          Questa legge è valida solo se la dimensione
         della sorgente è piccola confrontata con la
         distanza sorgente-oggetto (nella maggior parte
         delle applicazioni pratiche > 50 mm)
La penombra geometrica

            La penombra (unsharpness), si definisce
           come l’incapacità di riprodurre fedelmente i
           bordi di un dato oggetto.

            Lo stesso termine viene anche usato per
           indicare la distanza minima che può essere
           risolta da un dato sistema radiografico.

            La penombra dipende dalle dimensioni della
           macchia focale, e dalle distanze sorgente-
           oggetto e oggetto-pellicola

                                 d
                        Ug = F ∗
Penombra                         D
La penombra geometrica

         d
Ug = F ∗
         D
La penombra geometrica
Casi particolari:

 Pellicola e oggetto a contatto (d=0): la penombra è trascurabile

 Distanza tra pellicola e oggetto molto grande: si ha ingrandimento
Contrasto e definizione

 Il contrasto può essere definito come la differenza di densità che si
registra nella pellicola, in seguito all’esistenza di una variazione di spessore
o di densità del pezzo radiografato. Questo parametro risulta essere
particolarmente critico ai fini della bontà del controllo radiografico, infatti un
difetto può essere individuato nell’immagine radiografica proprio a causa del
contrasto tra la densità della sua immagine e la densità del materiale
circostante. Più questa differenza è rilevante più facile diventa rintracciare il
difetto all’interno del pezzo.

 Mentre per “contrasto” si intende la differenza di densità tra due zone
contigue della radiografia, con il termine “definizione” radiografica si esprime
la rapidità con la quale avviene tale passaggio. Ottenere un’elevata
definizione vuol dire, in sostanza, poter distinguere in modo nitido i bordi del
pezzo o i contorni di eventuali discontinuità mentre, quando la definizione è
scarsa, l’immagine appare velata e poco leggibile.
Contrasto e definizione
Sensibilità

 La sensibilità radiografica esprime convenzionalmente la minima differenza di
spessore del materiale in esame che è possibile rilevare sull’immagine finale,
valutata nella direzione del fascio primario. In sostanza, questo parametro ha un
diretto riscontro nella nitidezza con la quale la radiografia è capace di evidenziare le
discontinuità nel pezzo radiografato.

 La valutazione pratica della sensibilità radiografica viene effettuata mediante
l’impiego dei cosiddetti “penetrametri” o “Indicatori della Qualità dell’Immagine”
(IQI), che commercialmente sono realizzati secondo tipologie differenti con materiali
che possono essere omogenei rispetto al pezzo da testare o radiologicamente simili.

                                     Quanti gradini riesco a visualizzare?
Qualità dell’Immagine
Gli Indicatori di Qualità dell’Immagine

        La tipologia più diffusa è quella degli IQI
       a fili, che sono costituiti da una serie di sette
       fili (Fe-Al-Cu-Ti etc.) di diametro diverso, in
       funzione delle caratteristiche del test da
       eseguire, pressati su un supporto di plastica
       (vedi figura, diametri da 0.25 a 0.81 mm)

        La sensibilità radiografica (percentuale) è
       calcolata come rapporto tra il diametro del
       filo più sottile visibile sulla radiografia e lo
       spessore del pezzo radiografato.

        Questo tipo di penetrametro viene posto
       generalmente a cavallo della zona di
       interesse che deve essere radiografata.
Gli Indicatori di Qualità dell’Immagine

         Un altro tipo di penetrametro molto
        utilizzato è quello “a fori” che è
        sostanzialmente realizzato da una piastrina
        di spessore “T” (che rappresenta una certa
        percentuale dello spessore del pezzo da
        radiografare) sulla quale si eseguono tre fori
        di diametro T, 2T, 4T.

         In questo caso la sensibilità si valuta sulla
        base del diametro del foro che risulta più
        visibile sull’immagine radiografica.
Gli Indicatori di Qualità dell’Immagine

         Quando viene fatta una radiografia i penetrametri a
        piastra forata sono generalmente posti sulla superficie
        rivolta alla sorgente di radiazioni in prossimità della
        regione che deve essere radiografata. Se ciò dovesse
        risultare difficoltoso (o addirittura impossibile) i
        penetrametri possono essere posti sulla pellicola.

         Se il profilo del penetrametro è visibile sulla
        radiografia e lo spessore del penetrametro è, per
        esempio, il 2% dello spessore del provino, la sensibilità
        radiografica è almeno del 2%.

         L’immagine dei fori o dei fili fornisce un’indicazione
        sulla chiarezza con la quale un difetto sarà visibile sulla
        radiografia

         Il penetrametro può essere pensato come un difetto
        artificiale di cui siano note a priori tutte le caratteristiche
        quantitative e qualitative.
Alcuni esempi
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