La struttura sartoriale della veste maschile - dal IX al XIV secolo - Cians

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La struttura sartoriale della veste maschile - dal IX al XIV secolo - Cians
La struttura sartoriale
della veste maschile
dal IX al XIV secolo
di Carla Ferliga*

Disegni, foto e ricostruzione
                                                   I        l passaggio dall’età classica al Medioe-
                                                           vo è segnato, nella storia dell’abbiglia-
                                                                                                       T. Questo artificio riduceva quindi al mini-
                                                                                                       mo le cuciture necessarie.
                                                          mento, dalla diffusione in Europa della      La veste, in genere lunga, richiedeva gran-
delle vesti: Carla Ferliga                             veste tagliata sartorialmente - e di conse-     de ampiezza, sproporzionata rispetto alle
                                                       guenza cucita - che soppianta a poco a poco     maniche, e veniva radunata con cinture.
                                                       quella drappeggiata .                           Questo stile si è mantenuto per buona par-
* Carla Ferliga, geologo, svolge lavoro di ri-
                                                       L’epoca romana e il tardoantico (Occidente      te del Medioevo nell’iconografia - sempre
cerca per la Carta Geologica d’Italia; da più
                                                       circummediterraneo), infatti, sono caratte-     molto conservativa - dei Santi, della Vergi-
vent’anni si interessa di ricostruzione di abi-
ti storici; attualmente frequenta il corso di          rizzati da vesti - sia maschili che femminili   ne e del Cristo, ed è ben riconoscibile nel-
laurea in Storia, indirizzo antico-medievale           - ottenute sfruttando tutta l’ampiezza della    le immagini dal drappeggio che interessa
presso l’Università Statale di Milano.                 stoffa, variamente disposta e drappegiata       anche la parte alta attorno alla scollatura e
                                                       con l’ausilio di fibule e cinture.               alle spalle [1c].
                                                       I reperti della Provincia d’Egitto, prove-
                                                       nienti dai siti di Antinoe e del Fayum (King,   Il “modello germanico”
                                                       1996), datati al IV secolo, mostrano altresì    Le popolazioni seminomadi di origine ger-
                                                       tuniche in cui sono presenti giunzioni la-      manica che ripetutamente raggiungono
                                                       terali cucite: si tratta in questo caso delle   l’Impero, e ivi si insediano, portano invece
                                                       cosiddette “tuniche a T”, caratterizzate        con sè uno schema vestimentario radical-
                                                       dalla forma squadrata, con manica perpen-       mente diverso e ben sviluppato in Oriente.
                                                       dicolare alla lunghezza della veste [1a-b]; è   Capi base sono un indumento più o meno
                                                       da notare che alcuni capi giunti sino a noi     aderente che riveste le singole gambe
   1a                                                  sono comunque in un unico pezzo, ovvero         - funzionale per una vita a cavallo - e che
                                                       tessuti già sul telaio con la forma a doppia    troveremo con fogge e denominazioni di-
                                                                                                       verse, dalle bracae già in uso presso i Celti,
[1] La tunica a T di età tardo-antica (sulla
base dei reperti di Antinoe e del Fayum, IV                                                1c          sino ai femoralia adottati anche dall’eser-
secolo d.C., conservati presso il Museo di                                                             cito romano dei primi secoli d.C.; e una o
Berlino e il Metropolitan Museum di New                                                                più vesti sovrapposte, relativamente corte
York). a: completa; b: aperta, sul telaio; c:                                                          e sagomate sul torso e le braccia mediante
Duccio di Boninsegna, Maestà (New York),
tentazione di Cristo; il dipinto mostra come ai                                                        giunzioni cucite.
pittori medievali fosse ben chiara la differenza                                                       Un abbigliamento di questo tipo risulta più
di panneggio della tunica a T.                                                                         funzionale per il tipo di vita che conduco-
                                                                                                       no queste popolazioni; è inoltre più adatto
                                                                                                       alle condizioni climatiche continentali, ben
                                                                                                       diverse dal clima temperato mediterraneo
                                                                                                       (Hald, 1980). Da notare a questo proposi-
                                                                                                       to come le civiltà classiche si sviluppino in
                                                                                                       una fase definita di “optimum climatico”,
                                                                                                       con condizioni particolarmente favorevoli
                                                                                                       e una stagionalità meno accentuata di quel-
                                                                                                       la attuale; successivamente, il problema di
                                                                                                       difendersi dal freddo nei mesi non estivi
                                                                                                       diverrà via via più importante (Le Roy La-
   1b
                                                                                                       durie, 1982).

                          Ars Historiæ        18   ottobre/dicembre 2008
La struttura sartoriale della veste maschile - dal IX al XIV secolo - Cians
2a                           2b                                 2c                                            2d

Le fonti iconografiche europee - affreschi,      “gonna”, in maniera da poter permettere la       [2] Vesti maschili sagomate e svasate: carrellata
miniature, bassorilievi - mostrano almeno       più ampia possibilità di movimento [3].          attraverso i secoli e attraverso la sterminata
sin dal IX secolo vesti maschili che arrivano   Questa silouette è strettamente legata allo      documentazione iconografica.
                                                                                                 a) S. Giovanni, Müstair (Grigioni),
attorno al ginocchio e piuttosto aderenti al    utilizzo di vesti tagliate e cucite anzichè      Danza di Salomè, 830 - 840;
torso [2a]. Le immagini richiedono un mi-       drappeggiate; solo grazie ad un sapiente         b) San Vincenzo, Galliano di Cantù,
nimo di lavoro di decifrazione, poichè sono     taglio sartoriale e a numerose giunzioni         Martirio di San Vincenzo, 1007;
realizzate con linguaggi pittorici diversi      cucite si possono infatti ottenere contem-       c) Abbazia di St. Savin sur Gartempe (Poitou),
                                                                                                 Costruzione della torre di Babele, 1050 - 1060;
nelle varie epoche e nei vari materiali; così   poraneamente i due effetti, ovvero, un’abi-      d) Biblioteca di Poitiers, ms. 250, f. 38 v., Mira-
il panneggio che si vede negli affreschi ro-                                                     colo della veste di S. Radegonda,
manici appare diverso da quelli del ricamo                                                       tardo XI secolo;
di Bayeux, in altre opere le linee tendono                                                       e) Bayeux, Ricamo della regina Matilda,
                                                                                                 tardo XI secolo
ad evidenziare la struttura del corpo e il                                                       f) Assisi, Giotto, Strage degli innocenti,
suo movimento anzichè la forma realistica                                                        1290 (?);
dell’abito, in alcuni casi infine sono chiara-      2g                                            g) forma della veste ricavata dalle immagini
mente dei segni grafici convenzionali usati                                                       dal IX al XIV secolo.
per rappresentare la tridimensionalità del-                                                      [3] Sant’Ambrogio, Milano; ciborio: figura
la figura e non la fotografia fedele di un in-                                                     maschile in atto di omaggio; prima metà
dividuo specifico.                                                                                del XII secolo. La postura evidenzia
Un elemento è però costante in tutte le                                                          l’ampiezza della veste all’orlo,
                                                                                                 in contrasto con l’aderenza del busto.
rappresentazioni: la veste è aderente al
busto, elemento talvolta evidenziato con li-
nee trasversali che suggeriscono l’estrema                                                                           3
aderenza del capo, mentre si allarga a par-
tire dalla vita o dai fianchi in una specie di

             2e                                                2f

                                                                         ottobre/dicembre 2008     19     Ars Historiæ
La struttura sartoriale della veste maschile - dal IX al XIV secolo - Cians
[4] Abbazia di Nonantola, portale, bassorilievo
to aderente al corpo, con tutte le conse-                                                           sullo stipite sinistro; XII secolo. Lo stile della scul-
guenze estetiche e di protezione, ma largo                                                          tura romanica sottolinea l’ampia veste svasata che
a sufficienza fra il bacino e le cosce per                                                           si apre in numerose canne a partire da un busto
permettere agevolmente tutte le attività                                                            aderente, rimborsato sulla cintura.
quotidiane [4].
La vecchia tunica a T da questo punto di
vista invece non è più funzionale: dovendo                                                          un bene prezioso e non andavano sprecati
stringere il rettangolo base per calzare il                                                         producendo ritagli non utilizzabili (1).
tronco, mantenendone la forma dritta si ar-                                                         Sull’intrigante problema del taglio fanno
                                                       4
riva infatti ad una veste troppo stretta sulle                                                      luce i numerosi reperti tessili - databili dal
gambe per potersi muovere agevolmente.                                                              IX al XIV secolo - provenienti dall’Europa
Essa verrà quindi rapidamente abbando-                                                              continentale (Hald, 1980; Nockert, 1985)
nata.                                               senza di abiti “costruiti” con una sapienza     e conservatisi in ambienti particolari qua-
                                                    tecnica raffinata, in modo da rispondere al      li le torbiere o in terreni di sepoltura con
Le caratteristiche di base                          meglio ad alcuni requisiti base:                particolare chimismo ed acidità; clamoro-
Si è spesso liquidato l’abbigliamento “me-          - la funzionalità, ovvero la capacità di ren-   si sono poi i reperti del permafrost della
dievale” come “primitivo”, e spesso si vedo-        dere agevoli i movimenti più svariati           Groenlandia (Norlund, 1924), questi ultimi
no nelle rievocazioni capi sommariamente            - l’immagine, che evidentemente prevede-        però databili oltre il XIII secolo (2).
eseguiti cucendo assieme rozzamente ret-            va un corpo offerto alla vista nella sua for-
tangoli di stoffa, per ottenere tuniche a tu-       ma e proporzioni e non avvolto e celato da      I materiali
bino assolutamente scomode per qualsisi             volumi di stoffa ingannevoli                    Tutti questi reperti appaiono come vere
tipo di movimento.                                  - lo sfruttamento massimo delle risorse,        e proprie vesti (3) e sono realizzati in lana,
In realtà già dal IX secolo siamo in pre-           considerato che i tessuti erano comunque        spesso tinta in colori che dovevano essere
                                                                                                    vivaci (4).
                                                                                                    Questo è legato anche alle particolari con-
                                                                                                    dizioni di conservazione nelle torbiere,
                                                                                                    dove le sostanze tanniche e gli acidi orga-
                                                                                                    nici portano alla vera e propria concia delle
                                                                                                    pelli e delle parti molli dei corpi e alla con-
                                                                                                    servazione ottimale dei composti cherati-
                                                                                                    nici quali peli e capelli, mentre si osserva
                                                                                                    spesso decalcificazione delle parti schele-
                                                                                                    triche e pressochè completa distruzione
                                                                                                    delle fibre vegetali. Pertanto l’assenza di

                                                                                                       5a                          5b

                                                                                                       5c

                                                                                                    [5] Tessuti ad armatura saia.
                                                                                                    a) saia 2/2;
                                                                                                    b) saia 2/1;
                                                                                                    c) aspetto del tessuto.

                       Ars Historiæ    20        ottobre/dicembre 2008
La struttura sartoriale della veste maschile - dal IX al XIV secolo - Cians
6a

                                                                          6b

                                                                                                                    [6] La struttura base della veste.
                                                                                                                    a) camicia ricostruita
                                                                                                                    sulla base di reperti
                                                                                                                    del XII-XIII secolo;
                                                                                                                    b) ampi triangoli di stoffa
                                                                                                                    (gheroni) inseriti sui fianchi,
                                                                                                                    dietro e davanti
                                                                                                                    ampliano l’orlo.

capi in lino o canapa con funzione di cami-      La struttura                                     simmetria viene recuperata inserendo una
cia/sottoveste non deve trarre in inganno:       La struttura base della veste, analogamen-       falsa cucitura, priva di ogni funzionalità.
se esisteva sotto queste vesti uno strato in     te a quanto osservabile nelle immagini, è        In un caso è osservabile anche un profondo
fibra vegetale a contatto con la epidermide,      costante per parecchi secoli.                    spacco anteriore che dimezza il gherone;
esso può non essere giunto sino a noi.           Essa è legata a motivazioni funzionali e a       nelle immagini gli spacchi anteriori sem-
Sottovesti di questo tipo sono reperibili in-    tecniche specifiche affinate nel tempo, e          brano diffondersi tardi, fra il XII e il XIII
vece, con una certa frequenza, nei “tesori”      appartiene a mio avviso alla “lunga durata”;     secolo, probabilmente a scopo anche este-
di edifici sacri - abbazie, conventi, cattedra-   la variazione nella “breve durata” (moda)        tico, dato che si trovano su vesti comunque
li - essendo quivi state “salvate” precoce-      si esplica invece ad un livello di superficie,    già di per sè ampie e che non danno grossi
mente, o comunque esumate da sepolture           attraverso variazioni di lunghezza, colori,      problemi di movimento [7].
in edificio e quindi con condizioni di con-       tipo di scollatura, bordure ornamentali,         Analogamente si hanno variazioni per le
servazione molto diverse. Anche queste           cinture etc.                                     maniche, con scalvo assente, accennato,
sottovesti mostrano struttura analoga a          La veste è formata da due pannelli centrali      più o meno accentuato, e giro-manica da
quella delle vesti in lana.                      rettangolari, uno per il davanti e uno per       rettilineo a variamente incurvato. Sempre
Il materiale più frequente, anche nei re-        il dietro, che a volte si trovano cuciti sulla   comunque esse appaiono strette al polso,
perti frammentari, è il tessuto detto twill, o   spalla, a volte costituiscono un unico telo      mentre si allargano dal gomito in su.
armatura saia (Crowfoot et al., 2001; Hald,      continuo; la loro larghezza è quella neces-      Gli esemplari più antichi mostrano mani-
1980), ovvero caratterizzato da fili di tra-      saria a rivestire il torso.                      che tagliate in uno o più pezzi comunque
ma che si intrecciano con un filo di ordito       L’ampiezza maggiore necessaria dalla vita        rettangolari, allargate con l’inserzione di
almeno ogni due fili e non più di quattro,        in giù per permettere i movimenti è invece       elementi triangolari nel sottobraccio; suc-
sfalsando ogni volta gli intrecci in modo        ottenuta attraverso l’inserzione di segmen-      cessivamente appaiono maniche di taglio
tale da generare un caratteristico disegno       ti triangolari di stoffa, denominati ghe-
a linee diagonali [5]. Questo tipo di tessi-     roni (gore nei testi inglesi), cuciti lun-                   7
tura, più complesso dell’armatura tela, è        go i fianchi nonchè inseriti in profondi
giustificato dal minore numero di punti di        spacchi al centro davanti e dietro [6a-b].
legatura, sfalsati tra loro secondo diagona-     Si arriva in tal modo ad ampiezze all’or-
li, che permettono battitura più fitta della      lo di almeno 220 cm per le vesti “corte”
trama quindi un tessuto più compatto; essa       maschili; per le analoghe vesti femmi-
inoltre dà alla stoffa una migliore capaci-      nili, più lunghe, l’ampiezza all’orlo sale
tà di drappeggio, maggiore flessibilità e         ad almeno 300 cm, dato concordante
resilienza, nonché una minore tendenza a         con quanto ricavabile dall’analisi delle
sporcarsi. L’armatura saia, già nota nel pri-    immagini.
mo millennio a.C., nel IX secolo ha ormai        Ciascun reperto mostra poi minime va-
raggiunto raffinati esiti ornamentali, alter-     riazioni, o interpretazioni di una stessa
nando tratti a diagonale sinistra con tratti a   struttura base.
diagonale destra variamente combinati per        Mentre i gheroni laterali sono sempre
ottenere disegni a spina o a rombi.              due per fianco (anteriore e posteriore)
In alcuni reperti è conservata lungo un          quelli centrali possono essere singoli
lato la cimosa; sarebbe altresì interessante     o composti di due pezzi, o mancare del           [7] Pierpoint Library, New York, ms. M638 noto
rintracciare esemplari in cui siano presenti     tutto come nei reperti del IX-X secolo.          come “Bibbia Maciejowski”, f. 37r; metà XIII
                                                                                                  secolo: la posizione inginocchiata dell’armato
ambedue le cimose, unico elemento que-           Solo in qualche caso si sono trovati fianchi      evidenzia l’ampiezza della cotta d’arme, tale da
sto per definire con certezza l’altezza origi-    asimmetrici, con un gherone ampio da un          permettere il movimento senza utilizzare lo spacco
naria del tessuto (5).                           lato e due semigheroni dall’altro; a volte la    anteriore.

                                                                            ottobre/dicembre 2008     21     Ars Historiæ
infatti dalle fonti scritte        l’unire assieme due tagli lungo la direzione
                                                                             e dalle immagini è ver-            di sbieco.
                                                                             so l’accorciamento della           Il gherone centrale viene inserito in un
                                                                             veste maschile; il tipo di         taglio ricavato al centro del corpo rettan-
                                                                             costruzione è però iden-           golare ed esteso sino all’altezza dell’arti-
                                                                             tico sia per i capi corti          colazione dell’anca; la sua lunghezza sarà
                                                                             [11] che per le vesti più          quindi in funzione della lunghezza scelta
                                                                             lunghe, anche sino alla            per la veste e delle proporzioni di chi la in-
                                                                             caviglia, usate spesso da          dosserà [10].
                                                                             personaggi di rango più            I lati obliqui dovrebbero avere lunghezza
                                                                             alto o comunque come               pari all’altezza del triangolo stesso, quindi
                                                                             vesti per le “occasioni            l’orlo del gherone risulterà arrotondato;
                                                                             ufficiali”.                         essi risentono però dell’allungamento lun-
                                                                             La consultazione ac-               go la direzione di sbieco, sta quindi all’abili-
                                                                             curata dei repertori di            tà della sarta eseguire le giunzioni in modo
                                                                             fonti relativi al periodo          da evitare un allungamento eccessivo. Una
                                                                             e all’area che si vuole            buona norma è comunque quella di la-
                                                                             rievocare è quindi fon-            sciare un po’ di cm di margine e di rifinire
                                                                             damentale per decidere             l’orlo alla fine: per quanto accurati si possa
                                                                             sulla lunghezza che si             essere, qualcuno dei teli risulterà sempre
                                                                             vuole ottenere.                    un po’ più lungo e occorrerà rifilarlo.
                                                                             I due gheroni centra-              Molti dei reperti degli scavi di Londra
                                                                     8       li si ricavano ognuno              (Crowfoot et al., 2001) mostrano orli rifiniti
                                                                             ritagliando via i due              con l’applicazione di una sottile striscia di
                                                                             triangoli che andranno             tessuto - diremmo paragonabile alle mo-
[8] Personaggio di agiata condizione borghese,
XIII secolo, abbigliato con mantello e pellegrina in      a costituire i gheroni laterali. In tal modo          derne fettuccie - poi rivoltato all’interno
lana follata, per affrontare le intemperie autunna-       si ottengono sempre cuciture che appaia-              [12]; in questo modo si riduceva al mini-
li, e veste a gheroni in saia di lana lunga sino al       no un drittofilo con un taglio sbieco, cosa            mo lo spreco di materiale per il risvolto
ginocchio e rimborsata in cintura.                        questa assai più vantaggiosa rispetto al-             dell’orlo, affidandosi per la finitura pro-

                                                          [9] Come disporre i pezzi su di un taglio di stoffa   [10] Schema delle misure da prendere
più complesso, strutturato secondo sche-                  attuale (altezza circa 140 cm).
mi diversi da quelli in uso nella sartoria
attuale e rispondenti ad una diversa funzio-
nalità (6).                                                                                                        10
Data la dispersione delle datazioni e il nu-
mero comunque ridotto di esemplari, a mio
avviso è problematico tracciare una sicura
correlazione e definire una precisa linea
evolutiva per ciascuno di questi elementi;
non si può escludere infatti che alcune sia-
no variazioni “locali” legate alla disponibili-
tà del materiale o all’abilità del sarto.

Esperimenti di ricostruzione
L’abito qui riprodotto [8] ricalca lo schema
descritto. I singoli pezzi possono essere
disposti sulla stoffa secondo incastri che
riducano al minimo lo scarto [9].
Le misure-base da prendere sono essen-
zialmente la circonferenza del torace e la
lunghezza, elementi che permettono di di-
segnare i due teli rettangolari [10]. La lun-
ghezza è funzione non solo dell’altezza del-
la persona ma anche del tipo di veste che si                     9
vuole riprodurre: la tendenza che si ricava

                          Ars Historiæ       22        ottobre/dicembre 2008
so la prova sperimentale, di affermare che
                                                    probabilmente questo tipo di taglio è alla
                                                    base di gran parte delle vesti maschili rap-
                                                    presentate nelle opere d’arte per svariati
                                                    secoli.
                                                    Questo tipo di struttura, documentata
                                                    come visto nelle fonti iconografiche alme-
                                                    no a partire dal IX secolo [2], si mantiene in
                                                    uso con una continuità sorprendente. Una
                                                    camicia da donna conservata al Museo del
                                                    Tessuto di Prato e datata alla metà del XVI
                                                    secolo mostra come l’estrema razionalità
                                                    di questo taglio ne abbia determinato una
                                                    lunghissima sopravvivenza nella pratica
                                                    quotidiana (7).
                                                    Da essa quindi si può partire per ricavare
                                                    vesti maschili almeno per l’arco di tempo
  11
                                                    che va dal IX al XIV secolo; è solo nel cor-            12a
                                                    so del ‘300 infatti che iniziano ad apparire
[11] Camicia in lino (un po’ troppo sbiancato dai   significative variazioni a questo schema               [12a] Orli realizzati con l’applicazione di una
lavaggi moderni...!) corta, prima metà del XIV.                                                           striscia di tessuto e poi rivoltati; finitura a mano
                                                    base, con l’introduzione di indumenti mol-
                                                                                                          con punto obliquo.
                                                    to più sagomati sul busto, non solo aderenti
babilmente a strisce ricavate da ritagli di         ma anche modellanti, sia corti, appena al di
tessuto o addirittura riciclate da vesti non        sotto dell’inguine, che lunghi; in quest’ulti-        quindi l’esposizione prolungata del reperto e
più utilizzabili perchè logore nelle parti di       mo caso comunque, l’ampiezza dai fianchi               le manipolazioni possono aver alterato i risul-
maggiore uso.                                       all’orlo poteva essere ottenuta ancora me-            tati. Anche quando si proceda a campionare
La manica può essere disegnata con spalla           diante l’inseriemento di gheroni.                     subito dopo l’esumazione, resta il problema
rettilinea e attaccata direttamente al corpo                                                              del margine di errore dei metodi radiometrici
rettangolare - soluzione questa più “primi-         Note:                                                 per epoche così prossime a noi; esso può ag-
tiva” e piuttosto scomoda, soprattuto per           1
                                                     Questo discorso ovviamente non vale per le           girarsi infatti fra +/- 50 e +/-100 anni: ad esem-
le taglie robuste - oppure si può disegnare         aristocrazie al potere, che, per motivi anche         pio, se leggo la datazione incompleta (e scor-
uno scalvo e una spalla della manica arro-          simbolici, dovevano e potevano indossare              retta) “1230” in realtà essa più correttamente
tondati secondo lo schema, curando che la           grandi quantità di tessuti pregiati, spesso im-       potrebbe essere “1230+/-70” il che significa
lunghezza dello scalvo sia analoga a quella         portati dall’Oriente; anche nell’impero germa-        un intervallo di tempo compreso fra il 1160 e
del giro manica; trattandosi di tagli obliqui,      nico l’abito cerimoniale ricalca spesso quello        il 1300. È evidente che dal punto di vista stori-
l’elasticità del tessuto permette di “assorbi-      classico assunto come simbolo della regalità,         co, una datazione di questo tipo è largamente
re” differenze dell’ordine del cm; ampiezza         e si permette drappeggi e lunghezze non co-           insufficiente...
dello scalvo e lunghezza della manica sono          muni nella vita quotidiana.                           3
                                                                                                           In genere - e fino al XV secolo - si possono
le altre due misure che vanno calcolate sul-        2
                                                     Il problema delle datazioni è delicato. Molti        distinguere, dal punto di vista funzionale: ca-
la persona. Per ottenere maggiore libertà           di questi reperti sono stati scavati agli inizi del   micia o sottoveste, “vestiti strecti per di sotto”
di movimento, può essere utile inserire             secolo scorso e datati solo dopo molto tempo,         o vesti vere e proprie, e “robe larghe per di
anche un triangolo di stoffa in corrispon-
denza del sottobraccio, o addirittura una
                                                        12b
losanga come si osserva in alcuni reperti
più antichi.

Collaudo e considerazioni...
La ricostruzione della veste maschile se-
condo questo schema permette di vedere
l’abito “in opera”, quindi in tutte le possibili
posizioni e movimenti [13] - cosa non pos-
sibile con i singoli, fragili reperti originali
- e confrontarlo con le fonti iconografiche:
la somiglianza della linea ottenuta [14], dei
volumi, del modo di drappeggiarsi della
stoffa è ben evidente, e permette, attraver-        [12b] L’ampiezza ottenuta, confrontabile con quella dei reperti, permette agevolmente movimenti ampi.

                                                                                  ottobre/dicembre 2008        23      Ars Historiæ
chio (Stauffer, 2002); l’abito della torbiera di
                                                                                                             Huldre, in Danimarca (VI secolo a.C.), realiz-
                                                                                                             zato su telaio tubolare, ha altezza del tessuto
                                                                                                             pari a 168 cm. Documenti dell’archivio Datini
                                                                                                             di Prato dall’altro lato indicano l’esistenza di
                                                                                                             telai con orditi di 2000 - 2500 fili nel XIII secolo
                                                                                                             (Melis, 1964); considerato che tutti i reperti
                                                                                                             tessili di Londra del periodo dal XIII al XV
                                                                                                             (Crowfoot et al., 2001) presentano riduzioni
                                                                                                   13
                                                                                                             comprese fra 8 e 16 fili/cm (ad esclusione dei
                                                                                                             tessuti più fini), si ricavano facilmente altezze
[13] Veduta posteriore: si notano le canne formate dai gheroni centrale e laterali.                          di tessuto finito confrontabili con quelli attua-
                                                                                                             li. Lo stereotipo dei tessuti medievali “bassi”
sopra” (definizione quattrocentesca che ben             mente scomparso. Sostanze tintorie ben do-            per motivi di insufficienza tecnica va quindi
illustra uno schema vestimentario preesisten-          cumentate dal punto di vista chimico sono ad          per lo meno ridimensionato.
te; citato in: Fiorentini Capitani et al. 1994)        esempio la robbia e il kermes per la gamma            6
                                                                                                                 Il problema dell’evoluzione tecnica dello
o sopravvesti, caratterizzate da taglio ampio.         dei rossi, ed il guado per i blu.                     scalvo e della manica è complesso ed affasci-
Questi capi base assumono poi nomi diversi             5
                                                         Il problema dell’altezza dei telai è dibattuto      nante, e sarà oggetto di una trattazione spe-
a seconda delle epoche, delle variazioni dei           (Crowfoot et al., 2001). Telai estremamente           cifica.
dettagli, dei luoghi.                                  semplici, del tipo verticale a pesi in uso nell’età   7
                                                                                                               una versione più semplificata e con minor
4
 Le analisi chimiche più recenti permettono di         del ferro, permettevano già di ottenere tessuti       ampiezza, ottenuta solo con l’inserzione dei
rintracciare le molecole dei pigmenti organici         in lana di altezza pari ad almeno 90 cm, come         gheroni laterali, è quella presentata da una ca-
anche quando il colore visibile è completa-            si desume dai reperti villanoviani di Verruc-         micia da notte datata 1630 e conservata pres-
                                                                                                             so il Victoria and Albert Museum di Londra.

                                                                                                             Bibliogrfia:
                                                                                                             - CROWFOOT E., PRITCHARD F., STENI-
                                                                                                             LAND K., 2001 - Textiles and clothing, 1150
                                                                                                             - 1450. Museum of London, London.
                                                                                                             - FIORENTINI CAPITANI A., RICCI S., 1994
                                                                                                             - Considerazioni sull’abbigliamento del ‘400
                                                                                                             in Toscana. in: Il costume al tempo di Pico e
                                                                                                             di Lorenzo il Magnifico, a cura di Fiorentini
                                                                                                             Capitani A., Erlindo V., Ricci S., ed. Charta,
                                                                                                             Milano.
                                                                                                             - HALD M., 1980 - Ancient Danish Textiles
                                                                                                             from Bogs and Burials. National Museum of
                                                                                                             Denmark, Copenhagen.
                                                                                                             - LE ROY LADURIE E., 1982 - Tempo di festa,
                                                                                                             tempo di carestia. Storia del clima dall’anno
                                                                                                             Mille. Einaudi. Torino.
                                                                                                             - KING D., 1996 - Roman and Byzantine Dress
                                                                                                             in Egypt. Jorn. Cost. Soc., n. 30.
                                                                                                             - MELIS F., 1964 - Città, mercanti, dottrine nel-
                                                                                                             l’economia europea (IV - XVI secolo). Giuffrè,
                                                                                                             Milano.
                                                                                                             - NOCKERT M., 1985 - Bockstensmannen och
                                                                                                             Hans Drakt. Falkemberg, Sweden.
                                                                                                             - NORLUND P., 1924 - Buried Norsemen at He-
                                                                                                             rjolfsnes. Copenaghen.
                                                                                                             - STAUFFER A., 2002 - Abiti cerimoniali. In:
                                                                                                             Guerriero e sacerdote. Autorità e Comunità
                                                                                                             nell’età del ferro a Verrucchio. La tomba del
                                                                                                             trono, a cura di P. Von Eles. Quaderni di Ar-
                                                                                                             cheologia dell’Emilia Romagna, All’insegna
                                                                                                             del Giglio, Firenze.

                          Ars Historiæ       24     ottobre/dicembre 2008
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