La struttura sartoriale della veste maschile - dal IX al XIV secolo - Cians
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La struttura sartoriale della veste maschile dal IX al XIV secolo di Carla Ferliga* Disegni, foto e ricostruzione I l passaggio dall’età classica al Medioe- vo è segnato, nella storia dell’abbiglia- T. Questo artificio riduceva quindi al mini- mo le cuciture necessarie. mento, dalla diffusione in Europa della La veste, in genere lunga, richiedeva gran- delle vesti: Carla Ferliga veste tagliata sartorialmente - e di conse- de ampiezza, sproporzionata rispetto alle guenza cucita - che soppianta a poco a poco maniche, e veniva radunata con cinture. quella drappeggiata . Questo stile si è mantenuto per buona par- * Carla Ferliga, geologo, svolge lavoro di ri- L’epoca romana e il tardoantico (Occidente te del Medioevo nell’iconografia - sempre cerca per la Carta Geologica d’Italia; da più circummediterraneo), infatti, sono caratte- molto conservativa - dei Santi, della Vergi- vent’anni si interessa di ricostruzione di abi- ti storici; attualmente frequenta il corso di rizzati da vesti - sia maschili che femminili ne e del Cristo, ed è ben riconoscibile nel- laurea in Storia, indirizzo antico-medievale - ottenute sfruttando tutta l’ampiezza della le immagini dal drappeggio che interessa presso l’Università Statale di Milano. stoffa, variamente disposta e drappegiata anche la parte alta attorno alla scollatura e con l’ausilio di fibule e cinture. alle spalle [1c]. I reperti della Provincia d’Egitto, prove- nienti dai siti di Antinoe e del Fayum (King, Il “modello germanico” 1996), datati al IV secolo, mostrano altresì Le popolazioni seminomadi di origine ger- tuniche in cui sono presenti giunzioni la- manica che ripetutamente raggiungono terali cucite: si tratta in questo caso delle l’Impero, e ivi si insediano, portano invece cosiddette “tuniche a T”, caratterizzate con sè uno schema vestimentario radical- dalla forma squadrata, con manica perpen- mente diverso e ben sviluppato in Oriente. dicolare alla lunghezza della veste [1a-b]; è Capi base sono un indumento più o meno da notare che alcuni capi giunti sino a noi aderente che riveste le singole gambe 1a sono comunque in un unico pezzo, ovvero - funzionale per una vita a cavallo - e che tessuti già sul telaio con la forma a doppia troveremo con fogge e denominazioni di- verse, dalle bracae già in uso presso i Celti, [1] La tunica a T di età tardo-antica (sulla base dei reperti di Antinoe e del Fayum, IV 1c sino ai femoralia adottati anche dall’eser- secolo d.C., conservati presso il Museo di cito romano dei primi secoli d.C.; e una o Berlino e il Metropolitan Museum di New più vesti sovrapposte, relativamente corte York). a: completa; b: aperta, sul telaio; c: e sagomate sul torso e le braccia mediante Duccio di Boninsegna, Maestà (New York), tentazione di Cristo; il dipinto mostra come ai giunzioni cucite. pittori medievali fosse ben chiara la differenza Un abbigliamento di questo tipo risulta più di panneggio della tunica a T. funzionale per il tipo di vita che conduco- no queste popolazioni; è inoltre più adatto alle condizioni climatiche continentali, ben diverse dal clima temperato mediterraneo (Hald, 1980). Da notare a questo proposi- to come le civiltà classiche si sviluppino in una fase definita di “optimum climatico”, con condizioni particolarmente favorevoli e una stagionalità meno accentuata di quel- la attuale; successivamente, il problema di difendersi dal freddo nei mesi non estivi diverrà via via più importante (Le Roy La- 1b durie, 1982). Ars Historiæ 18 ottobre/dicembre 2008
2a 2b 2c 2d Le fonti iconografiche europee - affreschi, “gonna”, in maniera da poter permettere la [2] Vesti maschili sagomate e svasate: carrellata miniature, bassorilievi - mostrano almeno più ampia possibilità di movimento [3]. attraverso i secoli e attraverso la sterminata sin dal IX secolo vesti maschili che arrivano Questa silouette è strettamente legata allo documentazione iconografica. a) S. Giovanni, Müstair (Grigioni), attorno al ginocchio e piuttosto aderenti al utilizzo di vesti tagliate e cucite anzichè Danza di Salomè, 830 - 840; torso [2a]. Le immagini richiedono un mi- drappeggiate; solo grazie ad un sapiente b) San Vincenzo, Galliano di Cantù, nimo di lavoro di decifrazione, poichè sono taglio sartoriale e a numerose giunzioni Martirio di San Vincenzo, 1007; realizzate con linguaggi pittorici diversi cucite si possono infatti ottenere contem- c) Abbazia di St. Savin sur Gartempe (Poitou), Costruzione della torre di Babele, 1050 - 1060; nelle varie epoche e nei vari materiali; così poraneamente i due effetti, ovvero, un’abi- d) Biblioteca di Poitiers, ms. 250, f. 38 v., Mira- il panneggio che si vede negli affreschi ro- colo della veste di S. Radegonda, manici appare diverso da quelli del ricamo tardo XI secolo; di Bayeux, in altre opere le linee tendono e) Bayeux, Ricamo della regina Matilda, tardo XI secolo ad evidenziare la struttura del corpo e il f) Assisi, Giotto, Strage degli innocenti, suo movimento anzichè la forma realistica 1290 (?); dell’abito, in alcuni casi infine sono chiara- 2g g) forma della veste ricavata dalle immagini mente dei segni grafici convenzionali usati dal IX al XIV secolo. per rappresentare la tridimensionalità del- [3] Sant’Ambrogio, Milano; ciborio: figura la figura e non la fotografia fedele di un in- maschile in atto di omaggio; prima metà dividuo specifico. del XII secolo. La postura evidenzia Un elemento è però costante in tutte le l’ampiezza della veste all’orlo, in contrasto con l’aderenza del busto. rappresentazioni: la veste è aderente al busto, elemento talvolta evidenziato con li- nee trasversali che suggeriscono l’estrema 3 aderenza del capo, mentre si allarga a par- tire dalla vita o dai fianchi in una specie di 2e 2f ottobre/dicembre 2008 19 Ars Historiæ
[4] Abbazia di Nonantola, portale, bassorilievo to aderente al corpo, con tutte le conse- sullo stipite sinistro; XII secolo. Lo stile della scul- guenze estetiche e di protezione, ma largo tura romanica sottolinea l’ampia veste svasata che a sufficienza fra il bacino e le cosce per si apre in numerose canne a partire da un busto permettere agevolmente tutte le attività aderente, rimborsato sulla cintura. quotidiane [4]. La vecchia tunica a T da questo punto di vista invece non è più funzionale: dovendo un bene prezioso e non andavano sprecati stringere il rettangolo base per calzare il producendo ritagli non utilizzabili (1). tronco, mantenendone la forma dritta si ar- Sull’intrigante problema del taglio fanno 4 riva infatti ad una veste troppo stretta sulle luce i numerosi reperti tessili - databili dal gambe per potersi muovere agevolmente. IX al XIV secolo - provenienti dall’Europa Essa verrà quindi rapidamente abbando- continentale (Hald, 1980; Nockert, 1985) nata. senza di abiti “costruiti” con una sapienza e conservatisi in ambienti particolari qua- tecnica raffinata, in modo da rispondere al li le torbiere o in terreni di sepoltura con Le caratteristiche di base meglio ad alcuni requisiti base: particolare chimismo ed acidità; clamoro- Si è spesso liquidato l’abbigliamento “me- - la funzionalità, ovvero la capacità di ren- si sono poi i reperti del permafrost della dievale” come “primitivo”, e spesso si vedo- dere agevoli i movimenti più svariati Groenlandia (Norlund, 1924), questi ultimi no nelle rievocazioni capi sommariamente - l’immagine, che evidentemente prevede- però databili oltre il XIII secolo (2). eseguiti cucendo assieme rozzamente ret- va un corpo offerto alla vista nella sua for- tangoli di stoffa, per ottenere tuniche a tu- ma e proporzioni e non avvolto e celato da I materiali bino assolutamente scomode per qualsisi volumi di stoffa ingannevoli Tutti questi reperti appaiono come vere tipo di movimento. - lo sfruttamento massimo delle risorse, e proprie vesti (3) e sono realizzati in lana, In realtà già dal IX secolo siamo in pre- considerato che i tessuti erano comunque spesso tinta in colori che dovevano essere vivaci (4). Questo è legato anche alle particolari con- dizioni di conservazione nelle torbiere, dove le sostanze tanniche e gli acidi orga- nici portano alla vera e propria concia delle pelli e delle parti molli dei corpi e alla con- servazione ottimale dei composti cherati- nici quali peli e capelli, mentre si osserva spesso decalcificazione delle parti schele- triche e pressochè completa distruzione delle fibre vegetali. Pertanto l’assenza di 5a 5b 5c [5] Tessuti ad armatura saia. a) saia 2/2; b) saia 2/1; c) aspetto del tessuto. Ars Historiæ 20 ottobre/dicembre 2008
6a 6b [6] La struttura base della veste. a) camicia ricostruita sulla base di reperti del XII-XIII secolo; b) ampi triangoli di stoffa (gheroni) inseriti sui fianchi, dietro e davanti ampliano l’orlo. capi in lino o canapa con funzione di cami- La struttura simmetria viene recuperata inserendo una cia/sottoveste non deve trarre in inganno: La struttura base della veste, analogamen- falsa cucitura, priva di ogni funzionalità. se esisteva sotto queste vesti uno strato in te a quanto osservabile nelle immagini, è In un caso è osservabile anche un profondo fibra vegetale a contatto con la epidermide, costante per parecchi secoli. spacco anteriore che dimezza il gherone; esso può non essere giunto sino a noi. Essa è legata a motivazioni funzionali e a nelle immagini gli spacchi anteriori sem- Sottovesti di questo tipo sono reperibili in- tecniche specifiche affinate nel tempo, e brano diffondersi tardi, fra il XII e il XIII vece, con una certa frequenza, nei “tesori” appartiene a mio avviso alla “lunga durata”; secolo, probabilmente a scopo anche este- di edifici sacri - abbazie, conventi, cattedra- la variazione nella “breve durata” (moda) tico, dato che si trovano su vesti comunque li - essendo quivi state “salvate” precoce- si esplica invece ad un livello di superficie, già di per sè ampie e che non danno grossi mente, o comunque esumate da sepolture attraverso variazioni di lunghezza, colori, problemi di movimento [7]. in edificio e quindi con condizioni di con- tipo di scollatura, bordure ornamentali, Analogamente si hanno variazioni per le servazione molto diverse. Anche queste cinture etc. maniche, con scalvo assente, accennato, sottovesti mostrano struttura analoga a La veste è formata da due pannelli centrali più o meno accentuato, e giro-manica da quella delle vesti in lana. rettangolari, uno per il davanti e uno per rettilineo a variamente incurvato. Sempre Il materiale più frequente, anche nei re- il dietro, che a volte si trovano cuciti sulla comunque esse appaiono strette al polso, perti frammentari, è il tessuto detto twill, o spalla, a volte costituiscono un unico telo mentre si allargano dal gomito in su. armatura saia (Crowfoot et al., 2001; Hald, continuo; la loro larghezza è quella neces- Gli esemplari più antichi mostrano mani- 1980), ovvero caratterizzato da fili di tra- saria a rivestire il torso. che tagliate in uno o più pezzi comunque ma che si intrecciano con un filo di ordito L’ampiezza maggiore necessaria dalla vita rettangolari, allargate con l’inserzione di almeno ogni due fili e non più di quattro, in giù per permettere i movimenti è invece elementi triangolari nel sottobraccio; suc- sfalsando ogni volta gli intrecci in modo ottenuta attraverso l’inserzione di segmen- cessivamente appaiono maniche di taglio tale da generare un caratteristico disegno ti triangolari di stoffa, denominati ghe- a linee diagonali [5]. Questo tipo di tessi- roni (gore nei testi inglesi), cuciti lun- 7 tura, più complesso dell’armatura tela, è go i fianchi nonchè inseriti in profondi giustificato dal minore numero di punti di spacchi al centro davanti e dietro [6a-b]. legatura, sfalsati tra loro secondo diagona- Si arriva in tal modo ad ampiezze all’or- li, che permettono battitura più fitta della lo di almeno 220 cm per le vesti “corte” trama quindi un tessuto più compatto; essa maschili; per le analoghe vesti femmi- inoltre dà alla stoffa una migliore capaci- nili, più lunghe, l’ampiezza all’orlo sale tà di drappeggio, maggiore flessibilità e ad almeno 300 cm, dato concordante resilienza, nonché una minore tendenza a con quanto ricavabile dall’analisi delle sporcarsi. L’armatura saia, già nota nel pri- immagini. mo millennio a.C., nel IX secolo ha ormai Ciascun reperto mostra poi minime va- raggiunto raffinati esiti ornamentali, alter- riazioni, o interpretazioni di una stessa nando tratti a diagonale sinistra con tratti a struttura base. diagonale destra variamente combinati per Mentre i gheroni laterali sono sempre ottenere disegni a spina o a rombi. due per fianco (anteriore e posteriore) In alcuni reperti è conservata lungo un quelli centrali possono essere singoli lato la cimosa; sarebbe altresì interessante o composti di due pezzi, o mancare del [7] Pierpoint Library, New York, ms. M638 noto rintracciare esemplari in cui siano presenti tutto come nei reperti del IX-X secolo. come “Bibbia Maciejowski”, f. 37r; metà XIII secolo: la posizione inginocchiata dell’armato ambedue le cimose, unico elemento que- Solo in qualche caso si sono trovati fianchi evidenzia l’ampiezza della cotta d’arme, tale da sto per definire con certezza l’altezza origi- asimmetrici, con un gherone ampio da un permettere il movimento senza utilizzare lo spacco naria del tessuto (5). lato e due semigheroni dall’altro; a volte la anteriore. ottobre/dicembre 2008 21 Ars Historiæ
infatti dalle fonti scritte l’unire assieme due tagli lungo la direzione e dalle immagini è ver- di sbieco. so l’accorciamento della Il gherone centrale viene inserito in un veste maschile; il tipo di taglio ricavato al centro del corpo rettan- costruzione è però iden- golare ed esteso sino all’altezza dell’arti- tico sia per i capi corti colazione dell’anca; la sua lunghezza sarà [11] che per le vesti più quindi in funzione della lunghezza scelta lunghe, anche sino alla per la veste e delle proporzioni di chi la in- caviglia, usate spesso da dosserà [10]. personaggi di rango più I lati obliqui dovrebbero avere lunghezza alto o comunque come pari all’altezza del triangolo stesso, quindi vesti per le “occasioni l’orlo del gherone risulterà arrotondato; ufficiali”. essi risentono però dell’allungamento lun- La consultazione ac- go la direzione di sbieco, sta quindi all’abili- curata dei repertori di tà della sarta eseguire le giunzioni in modo fonti relativi al periodo da evitare un allungamento eccessivo. Una e all’area che si vuole buona norma è comunque quella di la- rievocare è quindi fon- sciare un po’ di cm di margine e di rifinire damentale per decidere l’orlo alla fine: per quanto accurati si possa sulla lunghezza che si essere, qualcuno dei teli risulterà sempre vuole ottenere. un po’ più lungo e occorrerà rifilarlo. I due gheroni centra- Molti dei reperti degli scavi di Londra 8 li si ricavano ognuno (Crowfoot et al., 2001) mostrano orli rifiniti ritagliando via i due con l’applicazione di una sottile striscia di triangoli che andranno tessuto - diremmo paragonabile alle mo- [8] Personaggio di agiata condizione borghese, XIII secolo, abbigliato con mantello e pellegrina in a costituire i gheroni laterali. In tal modo derne fettuccie - poi rivoltato all’interno lana follata, per affrontare le intemperie autunna- si ottengono sempre cuciture che appaia- [12]; in questo modo si riduceva al mini- li, e veste a gheroni in saia di lana lunga sino al no un drittofilo con un taglio sbieco, cosa mo lo spreco di materiale per il risvolto ginocchio e rimborsata in cintura. questa assai più vantaggiosa rispetto al- dell’orlo, affidandosi per la finitura pro- [9] Come disporre i pezzi su di un taglio di stoffa [10] Schema delle misure da prendere più complesso, strutturato secondo sche- attuale (altezza circa 140 cm). mi diversi da quelli in uso nella sartoria attuale e rispondenti ad una diversa funzio- nalità (6). 10 Data la dispersione delle datazioni e il nu- mero comunque ridotto di esemplari, a mio avviso è problematico tracciare una sicura correlazione e definire una precisa linea evolutiva per ciascuno di questi elementi; non si può escludere infatti che alcune sia- no variazioni “locali” legate alla disponibili- tà del materiale o all’abilità del sarto. Esperimenti di ricostruzione L’abito qui riprodotto [8] ricalca lo schema descritto. I singoli pezzi possono essere disposti sulla stoffa secondo incastri che riducano al minimo lo scarto [9]. Le misure-base da prendere sono essen- zialmente la circonferenza del torace e la lunghezza, elementi che permettono di di- segnare i due teli rettangolari [10]. La lun- ghezza è funzione non solo dell’altezza del- la persona ma anche del tipo di veste che si 9 vuole riprodurre: la tendenza che si ricava Ars Historiæ 22 ottobre/dicembre 2008
so la prova sperimentale, di affermare che probabilmente questo tipo di taglio è alla base di gran parte delle vesti maschili rap- presentate nelle opere d’arte per svariati secoli. Questo tipo di struttura, documentata come visto nelle fonti iconografiche alme- no a partire dal IX secolo [2], si mantiene in uso con una continuità sorprendente. Una camicia da donna conservata al Museo del Tessuto di Prato e datata alla metà del XVI secolo mostra come l’estrema razionalità di questo taglio ne abbia determinato una lunghissima sopravvivenza nella pratica quotidiana (7). Da essa quindi si può partire per ricavare vesti maschili almeno per l’arco di tempo 11 che va dal IX al XIV secolo; è solo nel cor- 12a so del ‘300 infatti che iniziano ad apparire [11] Camicia in lino (un po’ troppo sbiancato dai significative variazioni a questo schema [12a] Orli realizzati con l’applicazione di una lavaggi moderni...!) corta, prima metà del XIV. striscia di tessuto e poi rivoltati; finitura a mano base, con l’introduzione di indumenti mol- con punto obliquo. to più sagomati sul busto, non solo aderenti babilmente a strisce ricavate da ritagli di ma anche modellanti, sia corti, appena al di tessuto o addirittura riciclate da vesti non sotto dell’inguine, che lunghi; in quest’ulti- quindi l’esposizione prolungata del reperto e più utilizzabili perchè logore nelle parti di mo caso comunque, l’ampiezza dai fianchi le manipolazioni possono aver alterato i risul- maggiore uso. all’orlo poteva essere ottenuta ancora me- tati. Anche quando si proceda a campionare La manica può essere disegnata con spalla diante l’inseriemento di gheroni. subito dopo l’esumazione, resta il problema rettilinea e attaccata direttamente al corpo del margine di errore dei metodi radiometrici rettangolare - soluzione questa più “primi- Note: per epoche così prossime a noi; esso può ag- tiva” e piuttosto scomoda, soprattuto per 1 Questo discorso ovviamente non vale per le girarsi infatti fra +/- 50 e +/-100 anni: ad esem- le taglie robuste - oppure si può disegnare aristocrazie al potere, che, per motivi anche pio, se leggo la datazione incompleta (e scor- uno scalvo e una spalla della manica arro- simbolici, dovevano e potevano indossare retta) “1230” in realtà essa più correttamente tondati secondo lo schema, curando che la grandi quantità di tessuti pregiati, spesso im- potrebbe essere “1230+/-70” il che significa lunghezza dello scalvo sia analoga a quella portati dall’Oriente; anche nell’impero germa- un intervallo di tempo compreso fra il 1160 e del giro manica; trattandosi di tagli obliqui, nico l’abito cerimoniale ricalca spesso quello il 1300. È evidente che dal punto di vista stori- l’elasticità del tessuto permette di “assorbi- classico assunto come simbolo della regalità, co, una datazione di questo tipo è largamente re” differenze dell’ordine del cm; ampiezza e si permette drappeggi e lunghezze non co- insufficiente... dello scalvo e lunghezza della manica sono muni nella vita quotidiana. 3 In genere - e fino al XV secolo - si possono le altre due misure che vanno calcolate sul- 2 Il problema delle datazioni è delicato. Molti distinguere, dal punto di vista funzionale: ca- la persona. Per ottenere maggiore libertà di questi reperti sono stati scavati agli inizi del micia o sottoveste, “vestiti strecti per di sotto” di movimento, può essere utile inserire secolo scorso e datati solo dopo molto tempo, o vesti vere e proprie, e “robe larghe per di anche un triangolo di stoffa in corrispon- denza del sottobraccio, o addirittura una 12b losanga come si osserva in alcuni reperti più antichi. Collaudo e considerazioni... La ricostruzione della veste maschile se- condo questo schema permette di vedere l’abito “in opera”, quindi in tutte le possibili posizioni e movimenti [13] - cosa non pos- sibile con i singoli, fragili reperti originali - e confrontarlo con le fonti iconografiche: la somiglianza della linea ottenuta [14], dei volumi, del modo di drappeggiarsi della stoffa è ben evidente, e permette, attraver- [12b] L’ampiezza ottenuta, confrontabile con quella dei reperti, permette agevolmente movimenti ampi. ottobre/dicembre 2008 23 Ars Historiæ
chio (Stauffer, 2002); l’abito della torbiera di Huldre, in Danimarca (VI secolo a.C.), realiz- zato su telaio tubolare, ha altezza del tessuto pari a 168 cm. Documenti dell’archivio Datini di Prato dall’altro lato indicano l’esistenza di telai con orditi di 2000 - 2500 fili nel XIII secolo (Melis, 1964); considerato che tutti i reperti tessili di Londra del periodo dal XIII al XV (Crowfoot et al., 2001) presentano riduzioni 13 comprese fra 8 e 16 fili/cm (ad esclusione dei tessuti più fini), si ricavano facilmente altezze [13] Veduta posteriore: si notano le canne formate dai gheroni centrale e laterali. di tessuto finito confrontabili con quelli attua- li. Lo stereotipo dei tessuti medievali “bassi” sopra” (definizione quattrocentesca che ben mente scomparso. Sostanze tintorie ben do- per motivi di insufficienza tecnica va quindi illustra uno schema vestimentario preesisten- cumentate dal punto di vista chimico sono ad per lo meno ridimensionato. te; citato in: Fiorentini Capitani et al. 1994) esempio la robbia e il kermes per la gamma 6 Il problema dell’evoluzione tecnica dello o sopravvesti, caratterizzate da taglio ampio. dei rossi, ed il guado per i blu. scalvo e della manica è complesso ed affasci- Questi capi base assumono poi nomi diversi 5 Il problema dell’altezza dei telai è dibattuto nante, e sarà oggetto di una trattazione spe- a seconda delle epoche, delle variazioni dei (Crowfoot et al., 2001). Telai estremamente cifica. dettagli, dei luoghi. semplici, del tipo verticale a pesi in uso nell’età 7 una versione più semplificata e con minor 4 Le analisi chimiche più recenti permettono di del ferro, permettevano già di ottenere tessuti ampiezza, ottenuta solo con l’inserzione dei rintracciare le molecole dei pigmenti organici in lana di altezza pari ad almeno 90 cm, come gheroni laterali, è quella presentata da una ca- anche quando il colore visibile è completa- si desume dai reperti villanoviani di Verruc- micia da notte datata 1630 e conservata pres- so il Victoria and Albert Museum di Londra. Bibliogrfia: - CROWFOOT E., PRITCHARD F., STENI- LAND K., 2001 - Textiles and clothing, 1150 - 1450. Museum of London, London. - FIORENTINI CAPITANI A., RICCI S., 1994 - Considerazioni sull’abbigliamento del ‘400 in Toscana. in: Il costume al tempo di Pico e di Lorenzo il Magnifico, a cura di Fiorentini Capitani A., Erlindo V., Ricci S., ed. Charta, Milano. - HALD M., 1980 - Ancient Danish Textiles from Bogs and Burials. National Museum of Denmark, Copenhagen. - LE ROY LADURIE E., 1982 - Tempo di festa, tempo di carestia. Storia del clima dall’anno Mille. Einaudi. Torino. - KING D., 1996 - Roman and Byzantine Dress in Egypt. Jorn. Cost. Soc., n. 30. - MELIS F., 1964 - Città, mercanti, dottrine nel- l’economia europea (IV - XVI secolo). Giuffrè, Milano. - NOCKERT M., 1985 - Bockstensmannen och Hans Drakt. Falkemberg, Sweden. - NORLUND P., 1924 - Buried Norsemen at He- rjolfsnes. Copenaghen. - STAUFFER A., 2002 - Abiti cerimoniali. In: Guerriero e sacerdote. Autorità e Comunità nell’età del ferro a Verrucchio. La tomba del trono, a cura di P. Von Eles. Quaderni di Ar- cheologia dell’Emilia Romagna, All’insegna del Giglio, Firenze. Ars Historiæ 24 ottobre/dicembre 2008
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