GLI ALUNNI CON DISTURBO DELLO SPETTRO AUTISTICO
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GLI ALUNNI CON DISTURBO DELLO SPETTRO AUTISTICO G. Doneddu*, R. Fadda** Centro Regionale per i Disturbi Pervasivi dello Sviluppo, Azienda Ospedaliera “G. Brotzu” Dipartimento di Psicologia, Università di Cagliari 1
DISTURBO AUTISTICO • Compromissione qualitativa dell’interazione sociale • Compromissione qualitativa della comunicazione • Modalità di comportamento, interessi e attività ristretti, ripetitivi e stereotipati • Esordio prima dei 36 mesi 2
SINDROME DI ASPERGER • Compromissione qualitativa dell’interazione sociale • Compromissione qualitativa della comunicazione • Nessun ritardo significativo del linguaggio • Nessun ritardo significativo nello sviluppo cognitivo o nel comportamento adattivo 3
SINDROME DI ASPERGER caratteristiche associate • Deficit pragmatici • Deficit di coordinazione motoria • Interessi circoscritti • Poca capacità di leggere i segnali sociali • Poca comprensione delle regole che governano il comportamento sociale • Disturbi affettivi Sally Ozonoff - Geraldine Dowson - James McPartland, Sindrome di Asperger e autismo. Una guida per i genitori, Armando, Roma, 2007 Volume rivolto prevalentemente ai genitori di bambini affetti da sindrome di Asperger, nel quale vengono trattate non solo le difficoltà che si incontrano nella diagnosi del disturbo, ma anche e soprattutto nella vita quotidiana. Vengono proposte alcune problematiche a titolo di esempio, descrivendo le strategie utili per insegnare al bambino affetto da tale disturbo a interagire adeguatamente con i fratelli e i compagni. P. Cornaglia Ferraris, Io sento diverso, Erickson, Trento, 2006 Racconto in prima persona di un bambino affetto da sindrome di Asperger. Hans Asperger, Bizzarri, isolati e intelligenti, Erickson, Trento, 2003 Opera nella quale il pediatra austriaco dexrive la sindrome che porta il suo nome. 4
Ami Klin - Fred R. Volkmar - Sara R. Sparrow, La sindrome di Asperger. I disturbi generalizzati ad alto funzionamento, Giovanni Fioriti, Roma, 2003 Guida specialistica per psichiatri, psicologi, neuropsichiatri infantili, operatori socio-sanitari, medici. F. Borellini (a cura di), Una scuola per me, Fratelli Frizzi Editori, 2003 Libro scritto sulla base delle esperienze di genitori di bambini affetti da sindrome di Asperger: si propone di offrire consigli didattici nel percorso didattico dei primi anni. E. Schopler - G. B. Mesibov - L. J. Kunce, Sindrome di Asperger e autismo High-Functioning, Erickson, Trento, 2001 T. De Meo - C. Vio - D. Maschietto, Intervento cognitivo nei disturbi autistici e di asperger, Erickson, Trento, 2000 COMPROMISSIONE DELL’ INTERAZIONE SOCIALE • Imitazione • Stile di Interazione (distaccato, passivo, attivo ma “strano”) • Interazione Nonverbale – Contatto Oculare – Gesti – Espressioni facciali – Postura/Orientamento 5
COMPROMISSIONE DELL’ INTERAZIONE SOCIALE • Relazioni con i pari – Relazioni inapropriate al livello di sviluppo – Quantità e Qualità • Assenza o numero limitato di amicizie • Incapacità o difficoltà nel mantenere le amicizie • La Prospettiva del Partner della Comunicazione – Attenzione Congiunta – Teoria della Mente • Reciprocità Sociale/Emozionale – Il dare e il prendere delle interazioni – Iniziare vs. Rispondere – Espressione dell’affetto – Leggere e rispondere alle emozioni degli altri COMPROMISSIONE DELLA COMUNICAZIONE – Comunicazione non-verbale – Linguaggio ecolalico – Linguaggio significativo limitato • Parole Singole • Frasi/Brevi Periodi • Pragmatica 6
COMPROMISSIONE DELLA COMUNICAZIONE • Uso del linguaggio stereotipato e ripetitivo o linguaggio idiosincrasico • Uso inaccurato dei pronomi, del SI e del NO, uso delle dichiarazioni come domande • Ecolalia Immediata e/o Ritardata COMPROMISSIONE DELLA COMUNICAZIONE – Difficoltà con i comandi semplici – Difficoltà a comprendere parole con significati multipli – Difficoltà a fare inferenze – Interpretazione letterale dell’humor, delle esagerazioni e del sarcasmo – Difficoltà a comprendere le domande retoriche – Difficoltà a comprendere le espressioni figurate • (e.s. “ti ha mangiato la lingua il gatto?”) 7
COMPROMISSIONE DELLA COMUNICAZIONE - Funzioni comunicative limitate • Richiedere • Nominare • Condividere gli interessi (parlano esclusivamente dei loro interessi “speciali”) – Non comunicano frequentemente per: • Commentare • Raccontare gli eventi • Condividere i sentimenti COMPROMISSIONE DELLA COMUNICAZIONE Difficoltà nel: • Mantenere l’argomento (commenti “fuori-tema”) • Chiedere chiarimenti • Conoscere come/quando cambiare argomento • Portare gli altri a commentare/fare domande • Mostrare interessi per le idee/commenti degli altri • Conoscere quando/come finire le conversazioni in maniera appropriata • Sapere quando l’altra persona ha finito la conversazione 8
COMPROMISSIONE DELLE ABILITÀ DI GIOCO • Spesso preferiscono oggetti che non sono giocattoli • Spesso “rompono” i giocattoli • Usano i giocattoli in maniera inusuale • Preferiscono giocare da soli (o in parallelo) • Preferiscono giocare con gli stessi (pochi) giocattoli COMPROMISSIONE DELLE ABILITÀ DI GIOCO • Uso ripetitivo del giocattolo • Gioco di finzione assente, scarso o altamente ripetitivo e schematizzato • Quando giocano con gli altri, spesso insistono nel “dirigere” il gioco e si “arrabbiano” o si confondono se gli altri deviano dallo “script” 9
Interessi ristretti • Ossessione per specifiche parti degli oggetti • Perserverazione • Reazioni forti ai cambiamenti • Routines non funzionali /Rituali • Manierismi motori strereotipati • Ossessione per un interesse (abnorme per intensità e focus) UN ALUNNO CON DISTURBO PERVASIVO DELLO SVILUPPO PUO’ CREDERE CHE: “Tutti credono le stesse cose che credo io“ “Se io so qualcosa lo sanno anche tutti gli altri” “In un gruppo, l’interlocutore sta parlando soltanto a me“ 10
UN ALUNNO CON DISTURBO PERVASIVO DELLO SVILUPPO PUO’ CREDERE CHE: “ In un gruppo l’interlocutore non sta parlando a me “ “ Se qualcuno dice qualcosa è vera “ “ Io dovrò fare esattamente quello che mi viene detto, nel modo esatto in cui mi viene detto o insegnato “ “ Se io non so che cosa fare esattamente, non devo fare niente “ • L’inflessibilità rende difficile l’adattamento ai cambiamenti e l’inserimento armonioso nel mondo sociale, nonostante gli sforzi • I comportamenti convenzionali sono considerati inappropriati e quelli non convenzionali normali o ragionevoli • Non condividono una struttura sociale comune o un punto di vista intuitivo • Sono incapaci di leggere il linguaggio corporeo sottointeso o gli indicatori che segnalano che gli altri sono annoiati o imbarazzati, e desiderano concludere l’interazione 11
STILI DI APPRENDIMENTO • Incapacità a modulare, elaborare o integrare le stimolazioni sensoriali • Ridotte abilità ad analizzare un’area o un ambiente da identificare e focalizzarsi o consistentemente su elementi o eventi importanti • L’informazione uditiva non è elaborata efficientemente • Il significato non è automaticamente associato all’informazione visiva STILI DI APPRENDIMENTO • Incapacità a risolvere problemi e generare soluzioni nuove o alternative per affrontare le situazioni mutevoli • L’informazione non è organizzata automaticamente o indipendentemente per eliminare la confusione e estrarre un significato o determinare le relazioni di una nuova informazione con quella dell’esperienza passata 12
SFIDE PER L’APPRENDIMENTO per gli alunni con Disturbo Pervasivo dello Sviluppo: • Distraibilità • Difficoltà nell’organizzazione • Problemi nella discriminazione • Difficoltà nell’ordinare in sequenza • Iperselettività negli stimoli • Difficoltà a generalizzare e a mantenere gli apprendimenti • Peculiarità nel sistema di motivazione • Peculiarità nel profilo di apprendimento • Difficoltà nella comprensione e nella elaborazione dell’informazione linguistica STILI DI APPRENDIMENTO • Organizzare e strutturare l’informazione verbale (Pierce,1999); • Organizzare e strutturare gli eventi (Jansen,1996); • Organizzare e strutturare gli spazi (Harris e Handleman,1994); • Organizzare e strutturare il tempo (Maurice,1996) 13
Organizzazione e strutturazione dell’informazione verbale • Difficoltà nell’individuare l’interlocutore • Difficoltà nell’individuare e mantenere l’argomento in una conversazione • Difficoltà nell’individuare i mezzi di comunicazione • Compromissione del desiderio di comunicare • Assenza di comprensioni delle relazioni di causa ed effetto (distinzione mezzi-fini) ( Pierce, 1999) 14
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Deficit di organizzazione e strutturazione degli eventi Ogni evento può essere definito come una routine,costituita da una sequenza ordinata di azioni che conducono ad un risultato. I bambini con autismo presentano gravi compromissioni nella capacità di PREPARARE, INIZIARE, METTERE IN ATTO IN SEQUENZA e TERMINARE le azioni che compongono le routine di vita quotidiana. ( Jansen, 1996) Deficit di organizzazione e strutturazione degli SPAZI • Analizzare un’area e localizzare i punti di riferimento • Muoversi all’interno di un’area andando a posizionarsi in un punto ben definito • Evitare gli ostacoli presenti nel proprio percorso • Individuare la collocazione dei materiali necessari per lo svolgimento di determinate attività • Localizzare l’area deputata allo svolgimento delle attività ( Harris e Handleman, 1994) 16
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Deficit di organizzazione e strutturazione del TEMPO • Analizzare e dare senso alla successione di eventi che compongono un’esperienza • Elaborare sequenze di azioni che consentano di programmare o prevedere un evento futuro ( Harris e Handleman, 1994) 18
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Da maestra “numero 1” a maestra Maria Vittoria: la conquista della dimensione sociale nel rapporto alunno- insegnante e l’integrazione nel gruppo classe. Maria Vittoria Pischedda*, Roberta Fadda**, Giuseppe Doneddu***, Luca Ferretti +, Isabella Marotto*, Maria Antonietta Cossu ++, Rosalba Flora* • * Scuola Primaria IV° Circolo Olbia • ** Dipartimento di Psicologia, Università di Cagliari • *** Azienda Ospedaliera “G.Brotzu”, Cagliari • + Azienda Ospedaliera “G.Brotzu”, Cagliari • ++ Centro “F.K.T.”, Olbia 21
• L’esperienza che andiamo a descrivere riguarda la faticosa conquista della dimensione sociale del rapporto alunno- insegnante e dell’integrazione nel gruppo classe di un alunno con diagnosi di Disturbo Autistico, che d’ora in avanti chiameremo F., nel corso dei primi quattro anni della scuola primaria. • L’intervento pedagogico-didattico rivolto al bambino nel corso del primo anno e di buona parte del secondo è stato improntato sul buon senso, la pazienza e la fermezza. • F., pur reagendo favorevolmente a tale intervento, continuava tuttavia a manifestare numerosi comportamenti bizzarri e frequenti comportamenti problema, al punto da far maturare negli insegnanti e nei genitori la consapevolezza che questi potessero essere la manifestazione di un disturbo, dalla cui conoscenza poteva dipendere la possibilità di programmare per F. un intervento didattico mirato ed efficace, basato sui suoi bisogni specifici. 22
• Si è dunque proceduto ad applicare una strategia di insegnamento basata sull’approccio comportamentale naturalistico, che prende il nome di incidental teaching, che si basa sul modello del condizionamento operante di Skinner e si applica in contesti naturali, con materiali particolarmente appetibili, che catturano l’interesse del bambino e motivano la comunicazione (Rogers, 2006). • Secondo questo approccio, l’interazione alunno-insegnante è funzionale dal punto di vista pragmatico e costituisce il tramite per insegnare forme sempre più mature di comunicazione. • Elemento chiave per l’applicazione di questo metodo di insegnamento è stata l’analisi dei rinforzi, svolta in stretta collaborazione con i genitori. 23
• All’inizio della classe terza, F. si impegnava nelle attività esclusivamente per ottenere un rinforzo tangibile (es: un giocattolo o svolgere un’attività piacevole). • Questi rinforzi sono stati sempre accompagnati dai rinforzi sociali (es: lodi e incoraggiamenti), che costituiscono ormai al termine della classe quarta i rinforzi più importanti per F. • Il passaggio dal rinforzo tangibile al rinforzo sociale è stato promosso dall’utilizzo di un sistema di rinforzo simbolico, con il quale l’alunno guadagnava dei gettoni per raggiungere un premio finale. • Questo sistema di rinforzo è di tipo secondario in quanto i gettoni sono essenzialmente stimoli neutrali che, essendo costantemente associati ad un rinforzo, diventano essi stessi potenti rinforzanti. • Il suo uso aumenta la capacità di ritardare la gratificazione, riduce la sazietà e consente di usare rinforzi più naturali nel contesto classe, sino al passaggio ai rinforzi di natura sociale. 24
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• Le insegnanti hanno inoltre scelto di strutturare l’ambiente, il materiale e le attività tramite l’utilizzo di elementi mutuati dal metodo TEACCH (Lord, Schaffer, Schopler, Watson, 1998). • In particolare, sono stati utilizzati i supporti visivi, per scandire le attività della giornata. • Tra i tanti supporti utilizzati, è stato predisposto un calendario settimanale affisso alla parete e visibile dall’intera classe, composto da diverse icone rappresentanti le attività della giornata per ciascun giorno della settimana, che il bambino poteva staccare e riporre in una busta al termine di ogni attività, in modo da visualizzare il trascorre del tempo a scuola. 26
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• I calendari visivi costituiscono una componente critica dell’ambiente strutturato, in quanto comunicano con chiarezza all’alunno che cosa succederà e con quale frequenza. Nello specifico, consentono di intervenire sulle difficoltà di memoria sequenziale e di organizzazione del tempo, riducono l’ansia e la manifestazione di comportamenti problema, favoriscono la gestione autonoma delle transazioni. • L’uso del calendario con immagini ha riscosso un immediato successo con F., che nel giro di tre settimane utilizzava in autonomia il calendario per l’80% - 90% delle volte. • Sempre mutuando degli elementi dal metodo TEACCH, le insegnanti hanno predisposto nel corso della seconda metà della classe terza una postazione di lavoro indipendente, nella quale F. poteva svolgere compiti in autonomia, senza il supporto dell’insegnante. L’utilizzo di un sistema di lavoro indipendente aumenta la produttività perché rende chiaro quanto si deve lavorare e quando si finirà. 28
• Lo scopo principale non è tanto quello di favorire l’apprendimento di nuove abilità quanto di promuovere la capacità di iniziare, eseguire e concludere una sequenza di attività in modo indipendente. Pertanto, tutte le attività di lavoro inserite in questo sistema devono essere state acquisite precedentemente mentre deve essere insegnato sistematicamente il passaggio da un’attività all’altra. 29
Compiti di lavoro all’interno del Sistema di Lavoro • I compiti di lavoro dovrebbero favorire il piano educativo individuale o il curriculum dello studente • Lavorare con ciò che può essere svolto in maniera indipendente • Prima fare apprendere le abilità e poi farle usare per il mantenimento e la generalizzazione • L’obiettivo è di promuovere, non di apprendere una nuova abilità • I compiti devono avere un inizio e una fine chiari 30
Tipi di lavoro • Scelta • Associazione • Sequenza • Assemblaggio • Materie di insegnamento funzionali Organizzare in sequenza 31
Materie curriculari 32
Compiti di Lavoro: Concetti/Scelta 33
• La postazione di lavoro indipendente è stata strutturata nel banco di F., all’interno della classe. Il materiale didattico, che consisteva in attività di letto-scrittura e calcolo o in attività artistiche, in genere corrispondenti agli argomenti trattati dal gruppo classe, era organizzato all’interno di tre cartelline di diverso colore, contrassegnate da un’etichetta plastificata e velcrata, in cui era rappresentato un numero. • F. aveva a disposizione una striscia di cartoncino plastificata e velcrata sul quale erano state applicate una sequenza di numeri, corrispondenti alle cartelline. Egli doveva imparare a staccare il primo numero dalla striscia di velcro, applicarlo sulla cartellina con il numero corrispondente, aprire la cartellina, eseguire l’attività e riporre il tutto in un contenitore con la scritta “Finito”. La sequenza si ripeteva per ciascuna delle tre cartelline, sino a conclusione. • F. ha lavorato con successo alla postazione di lavoro indipendente, raggiungendo l’autonomia già dopo il primo mese di utilizzo. All’inizio della classe quarta, poichè F. dimostrava un’autonomia del 100% nell’esecuzione delle attività nella postazione di lavoro indipendente, le cartelline sono state sostituite dai normali quaderni scolastici, sui quali F. ha continuato a lavorare nel corso di tutta la classe quarta. 34
• Per quanto riguarda i comportamenti problema, che costituivano una forte causa di disagio per F. e un’ importante fonte di stress per compagni, insegnanti e genitori, l’intervento in classe si è basato su un approccio funzionale e pro-attivo, in grado di prevenire questi comportamenti e finalizzato ad insegnare abilità sostitutive. Secondo questo approccio, l’insegnante deve identificare le situazioni in cui più frequentemente insorgono i comportamenti problematici. • In genere si tratta di situazioni in cui gli alunni incontrano una difficoltà e, non avendo le risorse per risolverle, comunicano il loro disagio in modo inadeguato al contesto e alla situazione. • Ogni comportamento problema è pertanto strettamente legato alle condizioni ambientali (antecedenti e conseguenze) e ai bisogni dell’alunno in una specifica situazione (Doneddu e Fadda, 2007). Nel caso di F., uno dei comportamenti problema che egli metteva in atto più frequentemente era la fuga dall’aula. Tanto repentina quanto allarmante, per il timore dei pericoli che gli si potevano prospettare, essa determinava come conseguenza l’attenzione dei compagni e dell’insegnante, che si impegnava “nell’inseguimento”. • L’analisi funzionale del comportamento ha consentito di definire quale condizione antecedente il comportamento problema la presenza in aula di una sola insegnante, la cui attenzione doveva essere rivolta all’intero gruppo classe. 35
• L’intervento positivo sostitutivo, realizzato con l’aiuto dello stesso F., è consistito nella realizzazione di un cartellone, successivamente fissato sulla porta dell’aula, raffigurante un segnale di divieto con annessa la regola che indicava la proibizione ad uscire dall’aula senza permesso. Mentre la maestra continuava a svolgere la sua lezione, l’insegnante di sostegno gli ha insegnato a tornare indietro una volta arrivato alla porta, andare dalla maestra che al momento faceva lezione e chiedere gentilmente il permesso di uscire. Questo consentiva a F. di ottenere l’attenzione dell’insegnante che desiderava e di trasformare il comportamento di fuga in un comportamento funzionale, quale quello di raggiungere il bagno. • Le osservazioni che hanno valutato l’efficacia di tale intervento proattivo hanno evidenziato che la manifestazione del comportamento problema aveva subito una riduzione dell’80% nel corso di un mese. • Lungo tutto questo percorso, le insegnanti e i genitori hanno maturato sempre più la consapevolezza che i risultati positivi ottenuti con F. fossero strettamente connessi al modo di rapportarsi a lui nel contesto classe. • L’approccio da parte delle insegnati è cambiato nella misura in cui nella prassi educativa quotidiana è entrata la necessità di “programmare” (definire obiettivi direttamente osservabili e misurabili, ordinati gerarchicamente), di “scandire” (il tempo che scorre così come la sequenza delle azioni da compiere), di “organizzare” (il ritmo di lavoro così come il momento del disimpegno e del riposo), al fine di andare incontro ai suoi bisogni di chiarezza e prevedibilità. 36
• Ma soprattutto i risultati positivi sono stati ottenuti nel momento in cui la programmazione dell’intervento ha iniziato a basarsi non più su osservazioni anedottiche ed estemporanee ma su un’attenta analisi delle risposte comportamentali del bambino agli stimoli dell’ambiente scolastico, condotta sistematicamente tramite schede di osservazione strutturate. • L’F. dal quale la maggior parte della classe rifuggiva perché considerato “aggressivo” o inappropriato, quando strillava o lanciava gli oggetti, è lo stesso bambino che oggi viene accolto nella squadra di calcio durante la ricreazione, che discute con la compagna l’uso “dell’imperfetto”, che viene invitato alle feste di compleanno e che, con nostra grande gioia, ha smesso di “classificare” noi maestre come numeri e si rivolge a noi guardandoci negli occhi e chiamandoci finalmente con il nostro nome. 37
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