Focus on Mauro Panichella - Gian Marco Casini Gallery

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Focus on Mauro Panichella - Gian Marco Casini Gallery
focus on
Mauro Panichella
Focus on Mauro Panichella - Gian Marco Casini Gallery
Nasce a Genova nel 1985. Vive e lavora tra
                              Genova e Albissola
                              Attraverso un forte interesse verso la natura
                              e la tecnologia, Mauro Panichella crea ponti
                              tra mondo reale e mondo virtuale, la sua opera
                              racchiude un immaginario onirico, cosmico e
                              quantico
                              Ha    partecipato   a    diverse    esposizioni
                              collettive e personali in Italia, Francia,
                              Slovacchia, Spagna, Ungheria, Portogallo e
                              Austria. Nel 2010 partecipa al progetto di
                              residenza della Jeune Creation Européenne di
                              Parigi.
                              Ha lavorato e collaborato con numerosi artisti
                              tra cui Cesare Viel, Ben Patterson, Eric
                              Andersen, Antonello Ruggieri, Mauro Ghiglione,
                              Philip Corner e Ben Vautier. Con quest’ultimo
                              nel 2014 realizza il progetto benandmauro.it
                              Nel 2015 espone al Museo d’Arte Contemporanea
                              di Villa Croce di Genova e nello stesso anno è
                              ospite in residenza presso la Emily Harvey
                              Foundation di Venezia
                              Nel 2017 riceve la menzione speciale del
                              COMBAT Prize con l’installazione Fulgur, che
                              viene esposta in spazi pubblici a Genova e a
                              Livorno
                              E’ docente di discipline pittoriche al Liceo
                              Artistico Giordano Bruno di Albenga, dal 2011
                              collabora con l’Archivio Caterina Gualco e la
                              galleria UnimediaModern. Dal 2017 lavora con
                              la Gian Marco Casini Gallery di Livorno.
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Orion 2020                        Ophicius 2020
alluminio piegato, luce al neon   alluminio piegato, luce al neon
140x100x4 cm                      120x140x4 cm
Focus on Mauro Panichella - Gian Marco Casini Gallery
Hercules 2020
     alluminio piegato, luce al neon
     140x130x4 cm
Focus on Mauro Panichella - Gian Marco Casini Gallery
Standstill 2020
C-print
50x75 cm
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Cetus 2018
alluminio piegat
90x200x4 cm
             o
Focus on Mauro Panichella - Gian Marco Casini Gallery
COSMOGONIE
Mauro Panichella
Dopo “Cetus”, opera presentata alla galleria UnimediaModern durante l’esposizione “tiro incrociato”, (vedi
Catalogo mostra “Tiro Incrociato”) ho deciso di continuare la serie di lavori dedicati alle costellazioni e
di considerare questa serie in divenire con i medesimi criteri adottati per la realizzazione di “Cetus”, sia
nella realizzazione che nella genesi poetica.
Le costellazioni mettono in relazione la mitologia e la scienza. Sono strettamente collegate alla cultura e
alla mitologia greca e romana, ma esistono cosmogonie in molte altre culture. Sono simboli generati dalla
pratica artistica di “unire i puntini”, dall’osservazione del cielo e dal bisogno umano di trovare e generare
punti di riferimento e metafore. La manifestazione grafica (spesso figurativa) dello spazio che unisce tra
loro un gruppo di stelle, altro non è che una trasposizione di ciò che l’uomo ha osservato “in piccolo”:
animali, geometrie, figure antropomorfe, fiumi, oggetti etc... Le costellazioni sono immagini generate
dall’uomo per dare un senso all’ignoto, per familiarizzare con ciò di cui non conosceva l’origine, grossomodo
con lo stesso spirito e principio con il quale i popoli hanno generato (spesso figurizzandole) le proprie
divinità.
Stiamo vivendo un momento storico dominato dall’incertezza, durante il quale sentimento più condiviso è stato
indubbiamente quello di impotenza di fronte ad un antagonista invisibile. Spesso si è associata l’attuale
situazione mondiale ad una lotta contro un nemico impalpabile, un entità mostruosa, che dall’alto della sua
invulnerabilità osserva gli eroi dei nostri tempi: i medici, gli infermieri i lavoratori e, in senso più
generale, ognuno di noi. L’umanità intera, in oriente come in occidente, su ogni piano sociale, sta facendo i
conti con il sentimento della speranza, della ricerca della salvezza. Tale sentimento incarna l’atavico
stimolo alla continua ricerca di una spiegazione a ciò che accade in natura; la scienza e la fede, la
medicina e la magia in questo senso coincidono e non è un caso che, in molti miti del passato e del presente,
il Mostro e il Santo costituiscano spesso un unico ente supremo. In ogni storia, mito o artefatto in cui è
presente l’intervento umano, vi è celato il suo tormento.
Le opere presentate sono la raffigurazione di tre costellazioni ben visibili nel cielo notturno: Asclepio,
Orione e Ercole. Ognuna è legata ad un personaggio mitologico maschile ed è rappresentata nell’azione di
soccorso. Asclepio impugna un serpente, che gli suggeriva quali medicine utilizzare per guarire i malati;
Orione e Ercole (spesso associati) impugnano un bastone e la pelle di un leone nell’atto di sconfiggere il
Minotauro e l’Idra di Lerna.
Focus on Mauro Panichella - Gian Marco Casini Gallery
Lettuce scantype
     stampa Lambda su plexiglass
     55x50 cm
Focus on Mauro Panichella - Gian Marco Casini Gallery
Squid scantype
stampa Lambda su plexiglass
70x100 cm
Focus on Mauro Panichella - Gian Marco Casini Gallery
Jelly sh Nebula
          stampa Lambda su plexiglass
          70x70 cm
fi
SCANTYPE
Grazia Previati

La luce, il fluire del tempo, il contatto personalissimo del corpo in eterna trasformazione con la realtà. Le
costanti che caratterizzano l’esistenza: dal primo vagito all’ultimo respiro. Ogni scatto fotografico che
riprende un movimento o un’espressione è testimonianza unica e irripetibile di un momento che non
tornerà più. La vita diventa processo creativo da personalizzare e la luce investe tutto questo; una luce
senza la quale nulla esisterebbe e niente sarebbe investigabile, riconoscibile. Abbandonarsi al flusso del
tempo, al suo eterno passare oltre i corpi e i piccoli drammi personali, diventa sempre più difficile.
Invecchiare e rincorrere una modernità che sorpassa i tempi biologici, richiede un processo inconsapevole di
scrematura di stimoli del reale per considerare soltanto ciò che serve a noi stessi, ciò che fa sopravvivere
e ci rende individui. Ed è proprio il processo, il non fermarsi mai dello scanner di Mauro Panichella, il suo
monotono ronzio a proporre la sensazione di moto perpetuo, di ricambio, del naturale susseguirsi della vita
sulla terra, provando a fermare l’immagine per indagarne i dettagli e le sue imperscrutabili variabili.
Galleggiare assume un nuovo significato: osservare il moto perpetuo dell’acqua, che percepisce ogni sussulto
della terra e lo amplifica in anelli ed onde irregolari. Il moto continua, rallenta e provoca reazioni
inattese al quale ogni organismo cede inevitabilmente, improvvisandosi danzatore talentuoso. Una reazione a
catena, dunque. Una sorta di compendio del nostro quotidiano, che nonostante gli avanzati strumenti della
modernità, è sottomesso agli eventi dalla potenza e dalla furia inaspettata. Nonostante questo, il flusso non
si ferma, dall’inizio del tempo il “panta rei” appartiene a ognuno, alla percezione di perdere o rincorrere
qualcosa.
Cassiopea 2018
stampa Fuji Satin su dibon
30x40 cm
                      d
Cetus 2018                   Andromeda 2018
stampa Fuji Satin su dibon   stampa Fuji Satin su dibon
30x40 cm                     30x40 cm
                    d

                    d
Perseo 2018
stampa Fuji Satin su dibon
30x40 cm
                      d
https://vimeo.com/131309846

          Atlas Pulveris 2015
          partitura, stampa su carta translucent,
          cuffie, lettore MP
          90x60 cm

          (partitura e brano per pianoforte di Massimo Pastorelli)

     3
Atlas pulveris è un'operazione concettuale ispirata alle celebri composizioni di John Cage sugli atlanti
stellari di Antonín Bečvár. Mauro Panichella lavora sull'immagine fotografica di una scansione vuota,
apparentemente nera, nella quale gli unici elementi parzialmente visibili sono i pulviscoli di polvere che,
depositati sul vetro dello scanner, entrano a far parte dell'immagine rendendola molto simile ad un cielo
stellato. Massimo Pastorelli ha composto un brano per pianoforte a partire dall'immagine fotografica di
Panichella ed associandola ad una propria rilettura dell'operazione di Cage sugli atlanti stellari.
Il lavoro di Panichella e Pastorelli mette in relazione le stelle e la polvere, due entità lontane ma spesso
associate. Atlas pulveris è la rivisitazione in chiave microcosmica del lavoro di Cage Atlas Eclipticalis; il
tempo, lo spazio, il vuoto e il silenzio entrano in relazione tra loro attraverso la polvere depositata sul
vetro, come nel famoso "elevage de poussière" fotografato da Man Ray sul Grande Vetro di Marcel Duchamp

ATLAS PULVERIS
Massimo Pastorelli

La prima cosa che mi è venuta in mente guardando Atlas pulveris di Panichella è la stessa a cui penso ogni
volta che contemplo il cielo stellato. Gli uomini hanno cercato istintivamente un ordine, un disegno, in
un'infinità di punti senza ordine né disegno congiungendoli arbitrariamente per ricavarne delle figure dotate
di senso (come si fa in un popolare gioco enigmistico, "La pista cifrata"), alle quali hanno dato il nome di
costellazioni. Walter Benjamin vedeva in questa costruzione umana delle figure stellari, addirittura, il
processo stesso del pensare: «Le idee intrattengono con le cose un rapporto simile a quello che c'è tra le
immagini delle stelle e le stelle.»
Tentare di tradurre ciò in musica significava, innanzi tutto, dare movimento a un'immagine fissa, perché un
brano musicale è inconcepibile al di fuori di un movimento di suoni nel tempo. Ho pensato perciò di risalire
con l'immaginazione alla fase instabile che precede la formazione di ogni cosmogonia, sia macro (stelle in
formazione) che micro (polvere agitata dall'aria prima di depositarsi su una superficie): una materia
musicale (5 note, come 5 sono i colori usati da Panichella) in fermento cerca una stabilizzazione (quella
fermata dall'immagine) che trova solo alla fine, quando i 5 "granelli" sonori si separano e si distribuiscono
distintamente nello spazio acustico dopo essere stati "in ebollizione" per 5 variazioni (ognuna basata su una
tecnica pianistica diversa). Idealmente, quindi, il pezzo termina nel momento in cui l'immagine di Panichella
inizia.

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Fulgur (44°19’38.9”N 8°30’16.3”E)
          Livorno 2017
          stampa Fine Art su carta cotone
          Hahnem hl
          70x70 cm
ü
     e
Ritorno al mondo reale (Neon) 2017
     luce al neon, stampa Lambda su plexiglas
     180x70x50 cm
s
Ritorno al mondo reale (Folgoriti) 2017
     disegno e folgorite su cart
     100x25 cm cad.
a
Folgoriti 2017
folgoriti, contenitore in plastic
dim. variabili
                             a
RITORNO AL MONDO REALE
Henry Martin

Ci si chiede dove questa mostra cominci e dove finisca. Dopo tutto, Mauro Panichella ha scritto un testo che
l’accompagna e predisposto un video-rendering dell’allestimento. Che questo materiale sia o meno parte della
mostra e in quale misura, o che rappresenti una parte dei lavori è una discussione aperta, e sicuramente ci
sono cose alle quail vale la pena di pensare, anche se non si sa esattamente come
Il testo, inoltre, fa riferimento sia a Marcel Duchamp sia a John Cage, mettendoci in guardia sui luoghi di
pellegrinaggio verso cui il lavoro pare muoversi, o forse, per meglio dire, sul contesto in cui lo situa. A
mio avviso, è il riferimento a Duchamp quello che risulta più significativo
Le due caratteristiche salienti del lavoro di Marcel Duchamp sono la sua vertiginosa complessità e la sua
assoluta privacy, che sembrano non offrire alcuno spazio allo spettatore, se non quello puramente fisico che
può capitare di condividere all’opera e ai suoi spettatori. Tuttavia Duchamp accettò e difese quello stato di
reciproco isolamento - dell'opera rispetto allo spettatore e dello spettatore rispetto all'opera - con enorme
flemma e generosità, persino con un senso di amicizia: inventò la nozione di ciò che chiamava "Il
coefficiente dell’arte ", e dichiarò che una cosa è un'opera d'arte in relazione alla misura in cui le
percezioni del suo osservatore sono in contrasto con l'intenzione di colui che l'ha realizzata. Questo è un
corollario al suo editto molto più famoso: l'artista fa soltanto metà del lavoro, lo spettatore fa l'altra
metà. Ed è anche più di un corollario, poiché affronta la natura della relazione tra queste due metà
dell'opera. L'artista è libero di fare tutto ciò che pensa o apprezza, e lo spettatore è libero di fare lo
stesso.Questo significa anche che l'arte non è un "linguaggio". Non esiste una relazione univoca - o una
relazione idealmente non ambigua - tra "significanti" e "significati", il che semplicemente significa che
l’arte ha poco da spartire con la comunicazione. È un evento naturale, come la saetta di Mauro Panichella.
Accade per caso e più o meno istantaneamente, allo stesso modo in cui le linee prendono forma nei suoi vetri
rotti. (La mia prima reazione - una reazione adolescenziale, assolutamente ingenua - alle linee della rottura
nel Grande Vetro di Duchamp è stata quella di chiedermi come fosse riuscito a realizzarle esattamente in quel
modo, presumendo che le avesse "progettate". Non avevo la minima idea del ruolo che il caso può svolgere nel
funzionamento di un'opera d'arte dove anche l'ignoranza può essere un fattore nel calcolo del Coefficiente
dell’Arte.) C'è una sottigliezza nei lavori di Mauro Panichella: una sottigliezza che mi ricorda un'altra
nozione duchampiana: la sua nozione di inframince. L'inframince è il mondo di tutte le piccole cose, di tutti
i fenomeni minori, dei quali, in generale, non possiamo concepire l’importanza nell’immensità dell'universo:
gli piaceva l'esempio del calore che lasciamo sul sedile di una sedia quando ci alziamo in piedi e ci
allontaniamo da essa. Questo è come il battito delle ali di una farfalla che non scatena un uragano
dall'altra parte del globo. Ma c'è anche una domanda a proposito della scala da tenere a mente in relazione
all’universo in generale. Quanto piccolo deve essere "minore" in un universo infinitamente grande? Ci
potremmo anche chiedere se un filamento di folgorite potrebbe essere un altro esempio dell'inframince.
Infine potremmo stabilire che questa escursione verso l’immensità sia stata suggerita da una delle opere di
Mauro Panichella: Ritorno al mondo reale (Display)n°5 potrebbe essere la sezione di una mappa della
radiazione cosmica che i fisici vedono ai confini più remoti e antichi dell’universo.
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https://vimeo.com/148281561

Floating Venice (the last hope is the unexpected) 2015
video a colori a 20 canali, audi
7’ 56”
                               o
PERCORSI
Giulia Vasta

Floating Venice è un’opera video nella quale Mauro Panichella indaga il concetto di soglia, di limite. Lo
sguardo dello spettatore è sul filo dell’acqua e, da questa prospettiva, trova davanti a sé il mondo da un
altro punto di vista, a metà tra due elementi: acqua e aria.
Come una bottiglia galleggiante, magari con all’interno un messaggio di speranza, vaghiamo, incontriamo
oggetti inaspettati che galleggiano insieme a noi in questo limbo. Il suono ovattato che sentiamo mentre
guardiamo questo video, ci porta dentro l’acqua, è come se entrasse prepotentemente dentro le nostre orecchie
e, in un attimo, è come se fossimo lì in mezzo al mare. Da una parte una strada, dall’altra una grossa nave
da crociera, dall’altra un gondoliere. Siamo testimoni silenziosi di quello che accade sul filo dell’acqua.
Conosco bene quest’opera, l’ho vista nascere e crescere nella mente di Mauro, che ha un modo molto intenso di
vivere l’arte e la vita. Ormai per lui come per me, sono due entità inseparabili. Lui si butta a capofitto,
fino a finirci completamente dentro ed è proprio così che è iniziata la nostra residenza veneziana presso la
Emily Harvey Foundation, con una bella caduta in un canale, per la precisione Rio Racchetta dove, durante un
sopralluogo per studiare i punti dai quali fare le riprese che vediamo in quest’opera, splash...è finito in
acqua. Ma questo è solo un aneddoto divertente, seppur realmente accaduto. Quello che volevo dire è che Mauro
è un artista che pensa, ragiona, progetta, indaga la realtà, le diverse realtà, in tutti i loro aspetti,
studia ogni dettaglio in maniera precisa e minuziosa, non lascia niente al caso se non la magia della
sensazione che il pubblico ha quando ammira le sue opere. Non si ferma davanti a niente e a volte inventa lui
stesso qualsiasi mezzo per poter arrivare al risultato desiderato. Per la realizzazione di quest’opera, ad
esempio, ha costruito una boat cam che gli ha permesso di effettuare delle riprese dal punto di vista che
stava cercando.
Floating Venice è stata realizzata a Venezia dove abbiamo entrambi lavorato ogni giorno anche al nostro
progetto comune: Venice Paths. Abbiamo scelto la parola “Path”, in italiano “Percorsi”, perché è ciò che
abbiamo realmente fatto in quel periodo, abbiamo girato Venezia in lungo e in largo, abbiamo tracciato e
seguito percorsi trasformando il nostro fare in un’opera.
Abbiamo raccolto, lui via “mare” e io via “terra”, quello che incontravamo, e abbiamo incontrato davvero
molti oggetti misteriosi e, a volte, immagini surreali. Un giorno, ad esempio, passeggiando lungo le
Fondamenta, nel quartiere ebraico, abbiamo incontrato un vecchio televisore, di quelli ancora a tubo
catodico, che galleggiava lungo il canale di Cannaregio. Siamo rimasti scioccati e affascinati da questa
visione e ancora penso: un televisore che galleggia sul filo dell’acqua, le riprese di Mauro sul filo
dell’acqua, che cortocircuito incredibile! E ancora le diverse realtà che si incontrano, la realtà analogica
e quella digitale proprio come agli inizi del suo lavoro dove il concetto di soglia era legato a quello di
divisione tra due mondi, qui in quest’opera diventa un nuovo mondo. Tutto questo mi riporta alla memoria la
prima volta che ho visto Mauro, il suo viso era di profilo ed immerso nell’acqua, era l’immagine di un frame
del suo primo video la scansione della realtà quello che è stato per lui, a mio parere, l’inizio del suo
percorso e dopo qualche anno da quella visione, del nostro.
                
                                                                                                        
Flow River Flow 2015
     video, monitor, arco, legno, ferr
     dim. variabili
o
FLOW, RIVER, FLOW
Mauro Panichella

Flow, river, flow! è un opera dal carattere narrativo e fa riferimento ad una antica leggenda della
popolazione Hopi del Nordamerica, che racconta il viaggio fatto dal figlio del capo tribù verso il popolo del
serpente, custode del segreto della pioggia.
Il lavoro mette in luce l'influenza del contesto e la differenza che intercorre nel rapporto tra la
narrazione sacra e la sua rappresentazione visiva: una relazione presente in ogni cultura. Da anni,
l'autenticità delle leggende appartenenti alla cultura dei nativi americani è minac- ciata da dissacranti
forme di turismo, indotte dall'influenza della società consumistica e dallo sterminio che ha visto coinvolti
gli indiani e la loro storia.
L'installazione è composta da quattro elementi posti sulla parete secondo una struttura circolare, ognuno dei
quali corrisponde a una tappa del viaggio
Il carattere illusorio del video e dello schermo televisivo trasmette le situazioni narrative nelle quali
l'acqua è l'elemento centrale; semplice legno, invece, è il materiale degli altri elementi: quattro bastoni
disposti a ventaglio e un arco perdono il loro carattere magico per diventare meri oggetti della
rappresentazione.
Durante lo sviluppo di questo lavoro ho avuto modo di approfondire le modalità di alcuni rituali Hopi, primo
fra tutti il rituale del serpente: una vera e propria danza circolare che prevede, appunto, l'utilizzo
pacifico di serpenti a sonagli tenuti in bocca dai danzatori e poi rilasciati verso i quattro punti cardinali
per evocare il popolo del serpente e propiziare la pioggia.
                                     .
Mostre personali
                                                                                                               di Antonio d’Avossa, Caterina Gualco e Henry Martin,
2020 “Il rituale dell’inatteso”, a cura di Sara Fontana,                                                       Unimedia Modern Contemporary Art, Genova e Emily Harvey
UnimediaModern Genova                                                                                          Foundation, Venice
2019 “Il rituale dell’inatteso”, a cura di Sara Fontana,                                                       2014 “Art is Food. Food is Art. Sustainability and
Gian Marco Casini Gallery, Livorno                                                                             Culture” – a cura di Antonio d’Avossa - Grattacielo
2017 “Ritorno al mondo reale”, Gian Marco Casini                                                               Pirelli, Spazio       Regione Lombardia, Milano
Gallery, Livorno. “Fulgur” a cura di Caterina Gualco e                                                         2013 “Italia/Finlandia, Le latitudini dell’arte” a cura
Antonio d’Avossa, Spazio 46, Palazzo Ducale, Genova                                                            di ArtCommission events, Sala del Munizioniere, Palazzo
2015 “Conversations about the snake, Mauro Panichella -                                                        Ducale, Genova. “Stone” con Giulia Vasta in occasione di
Antonello Ruggieri” A cura di Antonio d’Avossa, Museo                                                          Rolli Days, Palazzo Tobia Pallavicino, Genova
d’arte contemporanea di Villa Croce, Genova                                                                    2012 “La vulnerabile parola dell’arte” a cura di Gaia
2014 “Ben&Mauro.it, Mauro Panichella - Ben Vautier” A                                                          Rotango, Art on Stage, Vigevano (PV). “Lost&Found” a
Cura di Caterina Gualco , Unimedia Modern Contemporary                                                         cura di Juliana Mrvova, Ateliéry Tranzit, Hangar–
Art, Palazzo Squarciafico, Genova                                                                              Bratislava (SK
2013 “Light, Flow, Threshold” A Cura di Caterina Gualco,                                                       “Aperto Uno” a cura di Atelier-A, Castello della
Alessandra Gagliano Candela e Grazia Previati, Sala                                                            Lucertola, Apricale (IM). “Abbey Contemporary Art” a
Dogana,    Palazzo Ducale e Unimedia Modern Contemporary                                                       cura di Michele Dell’Aria, Ex Abbazia di San Remigio,
art, Genova                                                                                                    Parodi Ligure (AL)
2012 “Scan Light” A Cura di Grazia Previati e Norma                                                            2011 “Bestiario” a cura di Caterina Gualco, Museo di
Stalla, Sala    Consiliare, Celle Ligure(SV)                                                                   S.Agostino, Genova. “erba e fior che la gonna...” a cura
2011 “Scantypes” A Cura di Alessandra Gagliano Candela                                                         di Caterina Gualco e Clelia Belgrado, Vision Quest Art
Unimedia Modern Contemporary Art, Genova. “Days in                                                             Gallery e Unimedia Modern Contemporary Art, Genov
Paris” A Cura di Andrea Ponsini, Atelier in Montrouge,                                                         2010 “E.A.S.E.L.” a cura di Daniela Legotta,
Parigi                                                                                                         GalleriaStudio 44, Genova. Esposizione del video “Scan
2010 “Scantypes: Identità Fluttuanti” a cura di Emilia                                                         Yourself” presso il John Erickson Museum (JEMA) durante
Marasco, Ristorante Di Sopra, Palazzo Ducale, Genova                                                           la mostra “All-over Museum” a cura di The John Erickson
2009 “Born. Yourself. Die.” a cura di Michael Blueme,                                                          Museum (JEMA) in collaborazione con Unimedia Modern
GalleriaStudio44, Genova                                                                                       Gallery. Raccolte Frugoni. Musei di Nervi, Genova. “La
                                                                                                               stanza delle memorie” a cura di Renato Carpi Spazio
Mostre collettive                                                                                              della Dogana, Palazzo Ducale, Genova
                                                                                                               2009 Partecipazione alla biennale itinerante JCE ( JEUNE
2019 “Tiro incrociato” (con Vincenzo Agnetti, Mauro                                                            CREATION EUROPÉENNE) , selezione italiana a cura di
Ghiglione, Franco Vaccari), UnimediaModern, Genova.                                                            Sandra Solimano, Montrouge, Paris, FRANCE - Klaipedia,
2018 “Nero Positivo-Nero Negativo”, Gian Marco Casini                                                          LITHUANIA - Bratislava SLOVAKIA - Pecs, HUNGARY -
Gallery, Livorno. “Labrys project”, Galleria Mario di                                                          Sazburg, AUSTRIA - Genoa,ITALY - L’hospitalet de
Iorio – Biblioteca Statale Isontina, Gorizi                                                                    Llobregat, SPAIN - Amarante, PORTUGAL. “Le Parole
2017 “Teatrum Botanicum”, PAV Parco Arte Vivente, Torin                                                        dell’arte” curata da Alessanda Gagliano Candela,
“Rosa”, Gian Marco Casini Gallery, Livorno. “387 a game                                                        Biblioteca Berio, Sala Mostre, Genova. Partecipazione
with names and numbers”, Emily Harvey Foundation,                                                              alla collettiva di installazioni “site
Venezia                                                                                                        specific” “Lo Spazio Ritrovato/Lo Spazio Reiventato”
2015 “ZAMATOVÝ OBJEKT TÚŽBY” a cura di Juliana Juliana                                                         curata     da Elisabetta Rota, SPAC, Pieve di Teco (IM)
Mrvová, Galéria Gagarinka, Bratislava (SK). “Marcel
Duchamp and John Cage - Les grands trans-parents” a cura
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PUBBLICAZIONI

Il rituale dell’inatteso   Ritorno al mondo reale   Finds
SAGEP edizioni             ed. GMCG                 ed. De Ferrari
Genova 201                 Livorno 201              Genova 2016
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                                   7
Gian Marco Casini Gallery
             Via Montebello 5, Livorn
                           340 301408
                          info@gmcg.it
                           www.gmcg.it
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