Festival della Missione: tra

Pagina creata da Andrea De Luca
 
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Festival della Missione: tra
testimonianze              e
anticipazioni,   presentata
l’edizione del 2022
«Non sono il numero di anni di una vita che contano, ma la
vita che c’è in quegli anni – ha detto Zakia Seddiki durante
la presentazione del Festival della Missione 2022, in
programma a Milano dal 29 settembre a 2 ottobre prossimo -.
Luca ha dato senso alla sua vita e anche alla sua morte. Siamo
tutti di passaggio, meglio rendere quello che ci è dato di
vivere qualcosa di utile per gli altri. Abbiamo tutti una
missione: la mia è vivere per le mie figlie ma anche per i
bambini del mondo come io e mio marito avevamo sognato
insieme».

A tenere a battesimo il Festival sono intervenuti, insieme al
Mons. Mario Delpini, arcivescovo di Milano, tre testimoni che
con la loro vita ne interpretano il titolo Vivere per dono: la
sopraccitata Zakia Seddiki, attivista e moglie di Luca
Attanasio, l’ambasciatore italiano nella Repubblica
democratica del Congo assassinato lo scorso 22 febbraio; padre
Christian Carlassare, religioso e missionario vicentino,
vescovo di Rumbek (Sud Sudan), sopravvissuto a un attentato il
25 aprile 2021; padre Pierluigi Maccalli, religioso e
missionario della diocesi di Crema, liberato dopo due anni di
prigionia dai miliziani jihadisti che lo avevano rapito in
Niger.

«Durante la mia prigionia ho vissuto per due anni sempre
all’aperto, nel deserto del Sahara dormivo su una stuoia per
terra, bevevo acqua che sapeva di benzina, ma la più
importante delle cose di cui ero privato era il non poter
comunicare – testimonia padre Pierluigi Maccalli –. Ho sentito
forte come siamo intessuti di relazione, siamo relazione.
Proprio in quel periodo ho capito che missione è
umanizzazione».

«Quando gli attentatori sono entrati nella mia stanza, ho
sentito che la vita andava donata, qualunque cosa fosse
successa – ha detto padre Christian Carlassare –. Quando mi
sono risvegliato in ospedale, la prima parola è stata
“perdono”. Mi è uscita dal cuore. E proprio quella parola mi
ha liberato dalla paura e dal rancore. Mi ha dato libertà.
Oggi desidero tornare in Sud Sudan, proprio perché credo che
la mia esperienza possa aiutare questo popolo così diviso a
superare la violenza e a vivere con responsabilità
l’indipendenza che ha conquistato».

Benché manchi ancora poco meno di un anno al Festival, la
macchina organizzativa si è già messa in moto per preparare il
Prefestival che fino ad agosto 2022 anticiperà i temi che
saranno al centro del Festival vero e proprio. In tutto il
Paese, dal Trentino alla Sicilia passando dalla Lombardia, si
terranno animazioni nelle scuole, laboratori, gemellaggi tra
giovani italiani e coetanei che vivono in Africa, Asia,
America Latina. Nelle università gli studenti lavoreranno
sull’applicazione degli obiettivi fissati dall’Agenda 2030 nei
Paesi del Sud del mondo grazie alle collaborazioni con i
principali atenei italiani. Nelle parrocchie saranno aperti i
“Cantieri Festival”, serie di incontri, conferenze, iniziative
varie. In quattro differenti carceri, dal nord al Sud
dell’Italia, si svolgeranno laboratori sulla giustizia
riparativa.

È     già      online      il     sito      del     Festival
(www.festivaldellamissione.it) e contestualmente sono attivi i
canali social Facebook, Instagram, Twitter e YouTube. Durante
la conferenza è stato presentato il video promo ufficiale del
Festival.
“Vivere per dono”, verso il
2° Festival della Missione
“Vivere per dono” è il tema dato al 2° Festival della
Missione, che si terrà a Milano dal 29 settembre al 2 ottobre
2022. Lunedì 25 ottobre la conferenza stampa, che si terrà nel
palazzo arcivescovile di Milano, aprirà ufficialmente il
percorso che conduce al Festival. Si è aperto anche un sito
internet dedicato in modo specifico        a   queste   evento:
www.festivaldellamissione.it.

La scelta della location è il felice risultato di un percorso
di discernimento promosso dalla Conferenza Episcopale Lombarda
(CEL). I due promotori: CIMI (Conferenza degli Istituti
Missionari Italiani) e Fondazione MISSIO ITALIA hanno
rafforzato e innovato la struttura organizzativa, dando
riconoscimento giuridico al Festival con la nascita del
Comitato culturale Festival della Missione, e nominando un
direttore generale a sostegno e a perno del progetto, nella
persona di Agostino Rigon (direttore di MISSIO Vicenza e
responsabile della Commissione missionaria Triveneto). La
Direzione Artistica è stata affidata alle competenze e alla
passione di Lucia Capuzzi (Giornalista di “Avvenire”).

Questa edizione vedrà sul territorio ospitante la
realizzazione di un Pre-Festival e di un Post-Festival che
vorrebbero coinvolgere, in modo particolare, le parrocchie, le
scuole, le università e lasciare un “testimone” per la
“staffetta” della futura edizione.

Il Festival avrà un respiro nazionale, i beneficiari, quindi,
non saranno solamente gli abitanti di Milano e provincia, ma
potenzialmente tutti gli italiani sensibili al tema della
missione. Il coinvolgimento dei diversi Uffici Missionari e
degli Uffici di Pastorale Giovanile delle diocesi italiane, in
particolare quelli della Lombardia, si spera assicuri la
presenza di un numero considerevole di persone.

IL LOGO

Il logo scelto per il Festival
della Missione – di cui Raffaele
Quadri è l’autore – ha come
finalità           l’immediata
individuazione    dell’identità
della proposta e di alcune idee portanti che soggiacciono
all’impianto organizzativo. La prima cosa che colpisce del
logo è il gomitolo con i suoi fili colorati che si srotola dal
basso, ma subito dopo, notando la forma a sfera,
particolarmente precisa, il pensiero si sposta facilmente
verso un possibile “globo”. Si tratta proprio di un “mondo”,
ma a definirlo non sono i contorni delle nazioni, a cui siamo
generalmente abituati, ma i colori “fondamentali” (bianco,
rosso, verde, blu e giallo) dei continenti, a cui i Paesi
tutti appartengono. Il gomitolo senza le sagome dei
continenti, ma con i fili di diversi colori può richiamare
anche altre “idee di fondo”, per esempio, che:

     il mondo reale, oggi, supera decisamente i confini
     politici territoriali in cui noi ci riconosciamo;
     il mondo reale, oggi, è essenzialmente interconnesso e
     interdipendente;
     il mondo reale, oggi, è palesemente plurale e cosmico.

A dirla tutta, il mondo è anche “altro ancora”, è molto di più
rispetto a quello che possiamo effettivamente dire per
definirlo o per contenerlo. In questo contesto, la missione
appare nel logo simbolicamente e indissolubilmente legata al
destino del mondo, di chi – in questo mondo – viene scartato e
costretto all’“invisibilità”. Ecco il perché dello srotolarsi
del gomitolo dal basso, indicando così il Sud e le periferie
della storia. È lì che si poseranno preferibilmente i nostri
occhi. Da questo “luogo privilegiato” proveremo anche noi
leggere e capire il mondo. In tutto questo, la “missione”
svolge un RUOLO DI SVELAMENTO (® ben visibile dallo srotolarsi
del gomitolo) continuo, anche se mai completo. Uno svelamento
che ha avuto inizio già dall’azione di Dio lungo i secoli,
attraverso i suoi profeti e martiri, sognatori e poeti,
artisti e religiosi, donne e uomini semplici e molte volte
sconosciuti ai più. Ma la “missione”, intesa innanzitutto come
opera e presenza di Dio nella storia attraverso i suoi
prolungamenti umani (pensiamo ai discepoli-missionari, ma
anche e soprattutto “agli uomini e alle donne di buona
volontà” di cui è piena la Terra e che fanno già – senza
saperlo – tanta ”missione”), è anche il “luogo teologico e
antropologico” che meglio riconosce il legame di fratellanza
umana già presente in radice nel cuore dell’uomo e che unisce
in una sola Famiglia Umana tutti e tutti, tutti a tutto!
Possiamo parlare di un triplice svelamento:

     di NOI al mondo, perché tutti siamo “nella stessa barca”
     e nessuno può permettersi di vivere oggi da solo,
     isolato dal resto del mondo, indifferente a tutto ciò
     che non gli appartiene;
     del MONDO a sé stesso, aiutando il mondo (fatto di
     persone e di popoli, compresi noi) a riconoscere l’alta
     vocazione umana a cui è chiamato, per il bene di tutti e
     la salvaguardia del creato;
     di DIO al mondo, per riconoscere le “tracce” della sua
     Presenza amorosa in ogni anfratto della storia
     millenaria dell’umanità ® come una Luce che
     impercettibilmente ci attrae al bene e verso cui tutti,
     inconsapevolmente, aneliamo.

Il Festival, in fondo, si propone di narrare proprio questo,
non solo gli accadimenti, ma anche e soprattutto “ciò che di
invisibile, misterioso e prezioso già sta nascendo” si tratta
di contribuire, con tanta umiltà e senza retorica, alla
rigenerazione di un “nuovo mondo”, fondato sulla “fratellanza
umana e l’amicizia sociale”, in cui riconoscerci tutti
“fratelli e sorelle”.
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