Flesh & Blood MONDO VAMPIRO - FRANCESCO MARRELLI - AMBROSIA LIBRI

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FRANCESCO MARRELLI

 MONDO
VAMPIRO

    S.J. CONNOR
Flesh & Blood

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© AMBROSIA EXTRA 2020

DIRETTORE RESPONSABILE
Maurizio De Paola

CAPO REDATTORE
Barbara Francone

PUBBLICITÀ E COMUNICAZIONE
Stefano Cerati

EDITING
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COPERTINA
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Semestrale - Anno VIII N. 17 - settembre 2020
Registrazione n° 154 del 23/03/2012 - Tribunale di Milano.

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INDICE

5     Introduzione – Maurizio De Paola

11    MONDO VAMPIRO – Francesco Marrelli

13    Overture
61    Secondo Movimento: Allegro con Brio
115   Terzo Movimento: Andante Cantabile Con Moto
167   Quarto Movimento: Minuetto
219   Quinto Movimento: Adagio
261   Coda

273   FLESH & BLOOD – S.J. Connor
Mondo Vampiro

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Introduzione

                          Introduzione
                      di Maurizio De Paola

  Ogni mattina in Africa, appena sorge il sole, un leone si sveglia e
sa che dovrà correre più della gazzella o morirà di fame. Ogni mat-
tina in Africa, appena sorge il sole, una gazzella si sveglia e sa che
dovrà correre più veloce del leone o finirà sbranata. Ogni mattina in
Africa, appena sorge il sole non importa che tu sia leone o gazzella,
l’importante è che cominci a correre.
  (Proverbio africano)

 Quello appena letto è diventato uno dei proverbi più fa-
mosi della nostra epoca e lo è diventato perché la rappre-
senta meglio di qualsiasi altro scritto, motto ed espressio-
ne letteraria.
 Poche righe per definire un mondo in cui o sei predatore
o sei preda; ma non basta. Devi anche correre in conti-
nuazione per non perdere tutto (vita compresa) da un mo-
mento all’altro. Qualche migliore e più immediata meta-
fora del mondo competitivo, veloce ed iper tecnologico in
cui viviamo?
 Una spietata lotta per la sopravvivenza benedetta dai te-
orici della competitività, della meritocrazia, della selezio-
ne naturale a livello sociale.
 Corri, corri... corri appena ti svegli e non smettere di
farlo finché non tramonta il Sole. Ma non solo: corri per
sbranare la gazzella, non per sfuggire al leone.
 Eh sì, perché quando pensiamo a questo proverbio e lo
trasliamo nelle nostre vite, quasi nessuno si identifica nel-
la gazzella, ma tutti con il leone. La società vuole che ci
sentiamo tutti predatori, azzannatori del prossimo, non
prede che devono darsela a gambe.
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Mondo Vampiro

 Solo sentendoci belve feroci, identificandoci con esse
possiamo dare il massimo ed anche di più, possiamo sgo-
mitare, schiacciare, competere... vincere.
 Sì, vincere.
 Perché crediamo che sia il leone a vincere quando ha
sbranato la gazzella e non la gazzella quando è riuscita a
sfuggire al leone, lasciandolo con un palmo di naso.
 Ma c’è un problema: nella savana questo rapporto fun-
ziona benissimo perché le gazzelle sono tante ed i leoni
sono pochi. Nel nostro mondo, dove tutti vogliamo essere
leoni, le gazzelle finirebbero subito. Ed ai leoni non reste-
rebbe che sbranarsi tra loro.

 In secoli di letteratura il vampiro non è mai stato visto
esattamente come un predatore, ma più precisamente
come un parassita.
 Vive in mezzo alle comunità umane, ma non produce
niente, non crea nulla e si limita a godere delle creazioni
altrui, nutrendosi del sangue di vittime isolate e condu-
cendo una vita eterna fatta in realtà di un eterno presente
in cui reitera all’infinito le stesse azioni.
 Spesso conduce un’esistenza agiata, ma non per merito
suo. Occupa dimore che non sono sue o che al massimo
ha ereditato, ricompensa poco e male i suoi servitori
(quando ne ha) e non condivide niente con nessuno, nem-
meno la passione per il sangue altrui. Dai vampiri non
viene nulla e questo perché non hanno la scintilla creativa
che serve per generare qualcosa di nuovo.
 La creazione è un mistero per i vampiri, una meta ambi-
ta, ma mai raggiunta. A cominciare dalle opere d’arte:
dipinti, romanzi, statue, palazzi, poemi... niente, nemme-
no ricette di cucina.
 Il vampiro “classico” si ritiene un predatore, ma non ha
un branco, non contribuisce alla catena alimentare e, dul-
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Introduzione

cis in fundo, non si riproduce.
  I vampiri “generano” altri vampiri per contagio, ma
sempre in condizioni particolari e non molto spesso, ben
consci che se il loro numero fosse maggiore, la loro como-
da vita di parassiti sarebbe pressoché impossibile.
  Ma i tempi cambiano e la nostra società ci vuole tutti
predatori ed anche parassiti dello stesso Sistema che ci
governa. Ci spinge a succhiare il sangue del prossimo,
anzi a dissanguarlo per ricevere una medaglia al merito, a
sfruttare tutte le risorse che abbiamo a disposizione fino
ad esaurirle completamente.
  Il vampiro non viene più presentato come un mostro
parassita, ma come un modello da seguire, un’icona di
una società che è vampirica nella sua quotidianità profon-
da e che ha bisogno di “eroi” che la guidino. Il suo valore
fondante non è la creazione di qualcosa di utile agli altri,
ma la depredazione di ciò che gli altri hanno: sangue,
energie, tesori, sentimenti, la vita stessa.
  Tutti vampiri, signore e signori! Anche se non avete i
canini aguzzi, vi spunteranno prima o poi. E non c’è biso-
gno di stare svegli di notte e dormire di giorno perché la
società vuole che si tengano gli occhi aperti 24 ore su 24.
  Il riposo è stato abolito.
  Il vampiro vince, ma perde allo stesso momento perché
l’equilibrio diventa altamente instabile e basta poco per
farlo crollare.
  Tutti predatori... e le prede si estinguono presto. Che ci
vuole? Una “catastrofe” ambientale o artificiale ed i debo-
li vengono spazzati via.
  Il Mondo Vampiro trionfa, il mondo è dei vampiri.
  Che però, ora si trovano ad essere leoni senza gazzelle,
parassiti senza ospiti, carnefici senza vittime.

 Ed ecco che Francesco Marrelli pensa: come sarebbe un
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Mondo Vampiro

Mondo Vampiro in cui – in seguito ad una non specificata
“Catastrofe” – le prede (ovvero gli umani) si sono quasi
estinti, mentre per motivi misteriosi i vampiri sono tutti
sopravvissuti?
  Si trovano ad ereditare un mondo di cui apparentemente
non sanno bene cosa farsene, perdono la cognizione del
tempo e sembra che neanche lo sappiano più calcolare
con precisione.
  Sono incapaci di creare il nuovo e solo alcuni riescono a
mettere insieme qualcosa delle vecchie conoscenze cultu-
rali e scientifiche umane, tra mille difficoltà ed incompren-
sioni. Si fregiano di epiteti aristocratici e dei vecchi nomi
che gli umani avevano dato loro, magari tirandoli fuori
dal baule delle fantasie letterarie gotiche e mantenendoli
anche quando sono nati come dispregiativi (non-morti, no-
sferatu, ghoul) perché non sono in grado di inventarne altri.
  Questi vampiri padroni del mondo conoscono a malape-
na l’esistenza di altri vampiri e solamente in un ristretto
circondario territoriale, al massimo nel raggio di qualche
centinaio di chilometri. Del resto, una nube tossica e ra-
dioattiva avvolge il mondo e nessuno sa come dissolverla.
  Parlano in continuazione di se stessi, ma non conoscono
la propria storia e, se la conoscono, se la dimenticano su-
bito perché la loro attenzione è concentrata solo su una
cosa: la sete.
  Quell’irrefrenabile bisogno di sangue che costituisce la
loro vera natura e che rappresenta allo stesso tempo sia la
loro forza sia la loro maledizione.
  Una tortura implacabile che può essere alleviata solo da
sangue e per farlo ci vogliono gli umani, quegli stessi
umani che ora, ridotti al lumicino nel numero, vanno ac-
cuditi e preservati come bestiame indispensabile.
  Ciò che ti dà forza è anche ciò che ti distrugge, una dro-
ga micidiale che ti fa andare avanti per lunghissimi giorni
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Introduzione

tutti uguali e che alla fine ti schiavizza.
 Perché il vampiro non crea, si prende solo quello che
hanno creato altri. E le alternative sono due: proteggere
chi è capace di “creare” o riuscire – tra sofferenze immen-
se – a staccarsi ed essere capaci di farne definitivamente a
meno.
 Disintossicati e muori di astinenza, oppure continua e
prima o poi morirai di overdose.

 Accade così che i vampiri intuiscono istintivamente quel-
lo che non comprende la nostra società.
 Nel Mondo Vampiro, essi si rendono conto della follia che
lo domina ed in qualche maniera cercano di rimediare,
maledicendo in eterno quello stesso “gregge” umano che
fornisce loro sostentamento ed un’immortalità che, passo
dopo passo, sembra perdere ogni giorno valore, come
una linea ininterrotta di patimenti dovuti ad una sete ine-
stinguibile e la consapevolezza di non lasciare nulla dietro
di sé.
 Una vita in cui il passato ed il futuro diventano visioni
dai contorni sempre più sbiaditi e dove ogni legame è
messo alla prova della contingenze di un presente che di-
vora lentamente lo spazio ed il tempo, perché in mancan-
za della scintilla creativa, tutto ciò che esiste non sarà mai
rinnovato, ma può solo sbriciolarsi progressivamente fino
a scomparire.
 Esattamente come quel Mondo Umano che viene visto con
una miscela di odio e di nostalgia, un paradiso che gli
umani hanno perduto e che i vampiri – invincibili preda-
tori senza prede – non sanno ritrovare.

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