Evento del 27 Giugno presso il Giardino Botanico Spinarosa
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Evento del 27 Giugno presso il Giardino Botanico Spinarosa L’Erbario di Emily Dickinson Una delle più grandi poetesse americane di sempre. Fede, vita appartata, con pochissimi viaggi e movimento. Forte impronta puritana determinata dall’ambiente familiare. Almeno due grandi amori non corrisposti e idiosincrasia per il matrimonio. La natura, Dio e la Morte costellano la sua poesia brevissima, istintiva, piena di illuminazioni e di sofferenza elevata a preghiera laica. Biografia e poesia sono in lei fortemente connesse. Si è svolta, sabato 27 giugno 2020, la giornata dedicata alla poesia di Emily Dickinson. Primo dei tre appuntamenti organizzati all’interno del Giardino Botanico Spinarosa di Borghetto Borbera. Gli eventi sono dedicati alla produzione poetica di grandi autori che, dalla profonda affinità e passione per la bellezza delle piante, hanno creato bellezza anche nella poesia. Il relatore Davide Ferreri, con profonda partecipazione, ci ha affascinato con letture delle poesie della Dickinson (intensa ed anticonvenzionale poetessa statunitense) con delicate descrizioni della passione botanica della poetessa e ci ha fatto intravedere il legame tra l’amore per il giardino della Dickinson e la sua poesia. Emily Dickinson Nacque nel 1830 ad Amherst da una famiglia borghese Gli studi della Dickinson non furono regolari e le sue amicizie furono scarse. Emily Dickinson trascorse la maggior parte della propria vita nella casa dove era nata. La giovane donna amava la natura, ma era ossessionata dalla morte. A partire dal 1865 iniziò a vestirsi solo di bianco, in segno di purezza, rifiutando il matrimonio. Emily Dickinson morì nello stesso luogo in cui era nata, ad Amherst, nel Massachusetts, il 15 maggio 1886, all'età di 55 anni. C’è un altro cielo. Emily Dickinson C'è un altro cielo, sempre sereno e bello, e c'è un'altra luce del sole, sebbene sia buio là - non badare alle foreste disseccate, Austin, non badare ai campi silenziosi - qui è la piccola foresta la cui foglia è sempre verde - qui è un giardino più luminoso - dove il gelo non è mai stato, tra i suoi fiori mai appassiti odo la luminosa ape ronzare, ti prego, Fratello mio, vieni nel mio giardino!
La poetessa solitaria amava tantissimo le piante ed i fiori. Era solita donarli ai numerosi destinatari delle sue lettere perchè lei ogni fiore aveva un suo particolare significato. Proprio di alcune di queste lettere il relatore Davide Ferreri ci ha regalato una splendida lettura. Lettere – Emily Dickinson 7 maggio 1845, alla sua amica Abiah Root Le mie piante hanno un aspetto piacevole ora. Insieme a questa lettera ti mando una piccola foglia di Geranio che devi far seccare per me. Non hai ancora fatto un Erbario? Se è così spero che lo farai, sarebbe un tale tesoro per te, la maggior parte delle ragazze se ne sta facendo uno. Se lo fai forse potrò contribuire con i fiori che crescono qui intorno. Nella casa di Amherst, già circondata da uno splendido e rigoglioso giardino, il padre di Emily, avendo riconosciuto l’immenso amore della figlia per la natura, fece costruire una bellissima serra che la poetessa curava quotidianamente in ogni stagione. Essere un fiore. Emily Dickinson Fiorire – è lo scopo – chi incontra un fiore e lo guarda senza pensare a malapena potrà sospettare la circostanza minore Partecipare alla faccenda della luce così complicata che poi al meriggio come una farfalla viene donata – Disporre il bocciolo – combattere il verme – ottenere la giusta rugiada – mitigare il calore – eludere il vento – sfuggire all’ape furfante
Non deludere la grande Natura che quel giorno l’attenderà – essere un fiore, è una profonda responsabilità – Tra i manoscritti della Dickinson è d’obbligo, in questo contesto, ricordare l’Herbarium. L’Herbarium originale è conservato nella Emily Dickinson Room presso la Houghton Rare Book Library di Harvard e, per preservarne lo stato di conservazione, persino agli studiosi è vietato esaminarlo. L’Herbarium fu composto nell’adolescenza della giovane. È una raccolta di 424 esemplari essiccati (almeno più della metà specie autoctone o naturalizzate della Regione di Amherst), celebrati dalla poetessa come i “bei fanciulli della primavera”, organizzati con una sensibilità degna di nota, tenendo conto delle dimensioni e dei colori, in sessanta pagine conservate in un album rilegato con il cuoio. Una delle pagine più belle è quella che raccoglie otto diversi tipi di violetta, un fiore che la Dickinson amava più di tutti gli altri per il suo splendore. La cura che la poetessa mise nel suo erbario, non usuale per una giovane adolescente, rivela la passione per la natura che l’avrebbe accompagnata per tutta la vita e influenzatone la poetica. La passione della Dickinson per i fiori fece sì che fosse conosciuta prima ancora che come poetessa come l’esperta di giardinaggio nella cui serra “i fiori esotici profumavano l’aria anche d’inverno”. “ L’immortalità dei fiori deve arricchire la nostra e ci dovremmo sicuramente dolere per una redenzione che li escludesse” (Emily Dickinson) “Perché nasca un prato, bastano un trifoglio, un’ape e un sogno. E se non ci sono le api e il trifoglio, può bastare anche il sogno” (Emily Dickinson) E’ stato un bellissimo pomeriggio, ricco di natura e poesia, un’esperienza particolare per la quale si ringraziano i partecipanti per l’interesse e la curiosità dimostrata e soprattutto il relatore Davide Ferreri che con competenza, semplicità e simpatia ha reso possibile questo evento.
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