LE MOTIVAZIONI ALL'AIUTO - Empowerment e burnout nelle professioni d'aiuto
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Psicologia di comunità-Corso di Studi in Educatore Sociale- Facoltà di Scienze della Formazione- Polo di Rimini 1 Empowerment e burnout nelle professioni d'aiuto LE MOTIVAZIONI ALL'AIUTO Comportamento prosociale (altruista): studi sul volontariato. ● Caratteristiche innate dei soggetti (livello biologico): Teoria della selezione parentale (Wilson 1975-sociobiologo); ● Tratti di personalità (livello individuale) (Rushton 1980); ● Effetto dell'umore (livello individuale) (Forgas 1992); ● Rapporto tra attore, destinatario e situazione (livello interpersonale): Teoria dello scambio (Homans 1961); ● Norme sociali (livello macrosociale) (culture individualiste VS culture collettiviste); Impostazione multidimensionale che privilegia l'interazione tra caratteristiche personali e situazioni specifiche, tra soggettività e situazioni sociali.
Psicologia di comunità-Corso di Studi in Educatore Sociale- Facoltà di Scienze della Formazione- Polo di Rimini 2 Empowerment e burnout nelle professioni d'aiuto LE MOTIVAZIONI ALL'AIUTO Per Moscovici (1992) esistono tre forme di altruismo : 1-altruismo partecipativo: impegno coinvolgente e partecipazione intensa alle attività di una comunità. Altruismo rivolto ad un “NOI”, non ad un “ALTRO” generico; 2-altruismo fiduciario: ciò che facciamo in favore dell'altro dipende dal grado di fiducia (o di sospetto) che gli individui percepiscono o desiderano stabilire tra di loro; 3-altruismo normativo: atto altruistico compiuto per rispettare delle norme sociali vigenti in ogni cultura e che stabiliscono chi deve essere aiutato, con quali mezzi e modalità va aiutato, nonché un repertorio di situazioni in cui si trova in difficoltà va aiutato.
Psicologia di comunità-Corso di Studi in Educatore Sociale- Facoltà di Scienze della Formazione- Polo di Rimini 3 Empowerment e burnout nelle professioni d'aiuto LE MOTIVAZIONI ALL'AIUTO Moscovici (1992) distingue inoltre tra: 1-altruismo egoistico, proprio di coloro che credono di poter ricevere senza dare, supponendo negli altri una specie di obbligo d'altruismo. I sacrifici che vengono raccomandati e indotti negli altri sono il prodotto non di altruismo, ma di motivazioni egoistiche e coloro che sono incitati ad agire altruisticamente in questo modo farebbero bene ad interrogarsi sullo loro reali motivazioni che li spingono a compiere un atto altruistico, per assicurarsi di aiutare, e non di servire gli altri.; 2-egoismo altruistico, proprio di chi prova sentimenti di empatia per la miseria altrui e attua gesti di aiuto non per generosità verso chi soffre e ha bisogno di noi, ma per motivi di paura, dettati dal timore di assumere un desiderio che proviamo noi stessi e che preferiamo riversare sugli altri. Già la psicoanalisi ha svelato che sottostante alla devozione totale verso gli altri si cela la paura folle di affrontare
Psicologia di comunità-Corso di Studi in Educatore Sociale- Facoltà di Scienze della Formazione- Polo di Rimini 4 Empowerment e burnout nelle professioni d'aiuto LE MOTIVAZIONI ALL'AIUTO Alla base delle motivazioni troviamo vari aspetti: 1-di tipo espressivo: realizzazione personale nel presente e nel futuro; 2-centrati sul compito: imparare un lavoro; 3-orientati alla cura: presa in carico di persone bisognose; 4-centrati sul dovere o l'impegno religioso.
Psicologia di comunità-Corso di Studi in Educatore Sociale- Facoltà di Scienze della Formazione- Polo di Rimini 5 Empowerment e burnout nelle professioni d'aiuto LE MOTIVAZIONI ALL'AIUTO Motivazione dei volontari: Dimensioni individuate da Amerio, Capasso e Calligaris (1996). ● Individuali: bisogno di autorealizzazione, crescita personale, concretizzazione di ideali e valori; ● Collettive: desiderio di assumere un ruolo attivo nella società, dovere morale e civile di fronte alle sofferenze altrui. Diff. di genere: le donne privilegiano le dimensioni individuali (crescita personale e scambi emotivo/affettivi), gli uomini sono più orientati alla risoluzione di problemi sociali. Per entrambi l'elemento centrale è il bisogno di appartenenza ad una collettività in cui ci si sente chiamati in causa come membri attivi nei processi di cambiamento sociale.
Psicologia di comunità-Corso di Studi in Educatore Sociale- Facoltà di Scienze della Formazione- Polo di Rimini 6 Empowerment e burnout nelle professioni d'aiuto L'AIUTO PROFESSIONALE Sistemi di sostegno informale: parenti, amici, colleghi, gruppi di auto aiuto e volontariato; Sistemi di sostegno formale: enti istituzionali e figure professionali che offrono prestazioni di cura. !IMPORTANTE! Come si caratterizza una relazione di aiuto professionale? ● Non c'è semplicemente chi è in difficoltà e chi può aiutarlo, ma due soggetti profondamente coinvolti in una relazione di scambio, dove entrambi impareranno qualcosa. ● Rapporto asimmetrico ● Distribuzione differenziata delle risorse ● Necessità di un contratto per la costruzione di un progetto comune ● Stimolazione dell'empowerment da parte del professionista.
Psicologia di comunità-Corso di Studi in Educatore Sociale- Facoltà di Scienze della Formazione- Polo di Rimini 7 Empowerment e burnout nelle professioni d'aiuto L'AIUTO PROFESSIONALE !Attenzione ai dilemmi delle professioni di aiuto (Lenrow 1978)! Possibili fonti di stress per chi aiuta e fonti danno per chi è aiutato: ●Conflitto tra necessità di basarsi sul proprio giudizio di fronte a decisioni da prendere e l'esigenza di mantenere una visone critica dei propri giudizi; ●Conflitto tra il proprio sistema di credenze e valori e quello della persona che si aiuta (es. l'infibulazione); ●Necessità di avere il consenso dell'utente che non sempre è capace di comprendere cosa sta succedendo; ●Conflitto tra la consapevolezza del propri limiti e il senso del dovere in situazioni in cui appare chiaro che l'intervento è inutile.
Psicologia di comunità-Corso di Studi in Educatore Sociale- Facoltà di Scienze della Formazione- Polo di Rimini 8 Empowerment e burnout nelle professioni d'aiuto IL PROCESSO DI EMPOWERMENT !IMPORTANTE! PRINCIPIO DI AUTODETERMINAZIONE: evitare la delega all'esperto, stimolare lo sviluppo delle competenze della persona e favorire la sua partecipazione consapevole attiva alla vita della comunità. Dalla SOLUZIONE alla PROMOZIONE l'esperto non eroga SOLUZIONI, ma favorisce nell'utente il PROCESSO DI SOLUZIONE DEL PROBLEMA facilitare il processo di crescita; promuovere l'autonomia; recuperare e capacità decisionali; ampliare le scelte possibili; fornire strumenti che rendano la persona autosufficiente.
Psicologia di comunità-Corso di Studi in Educatore Sociale- Facoltà di Scienze della Formazione- Polo di Rimini 9 Empowerment e burnout nelle professioni d'aiuto IL PROCESSO DI EMPOWERMENT Empowerment (Rappaport 1977): acquisizione di potere, incremento della capacità delle persone di controllare attivamente la propria vita. Passività appresa Acquisizione di fiducia in sé (learned helplessness) (learned hopefullness) vicinanza con i costrutti di : LOCUS OF CONTROL (caratteristica di personalità) (Rotter, 1966) SELF EFFICACY (credenze dell'individuo circa le proprie capacità) (Bandura, 1995)
Psicologia di comunità-Corso di Studi in Educatore Sociale- Facoltà di Scienze della Formazione- Polo di Rimini 10 Empowerment e burnout nelle professioni d'aiuto IL PROCESSO DI EMPOWERMENT L'empowerment è un concetto multilivello perchè è possibile articolarlo in un livello individuale (psicologico), organizzativo, sociale e di comunità. Bruscaglioni (1994) empowerment = “processo di ampliamento (attraverso il miglior uso delle proprie risorse attuali e potenziali acquisibili) delle possibilità che il soggetto può praticare e rendere operative”. Dimensioni dell'empowerment psicologico 1-personalità: tratti di personalità (ad es. locus of control) 2-cognizione: percezione di sé (ad es. l'autoefficacia) 3-motivazioni: livello di coinvolgimento.
Psicologia di comunità-Corso di Studi in Educatore Sociale- Facoltà di Scienze della Formazione- Polo di Rimini 11 Empowerment e burnout nelle professioni d'aiuto IL PROCESSO DI EMPOWERMENT Torre (1985) empowerment = “processo attraverso il quale le persone diventano sufficientemente forti da partecipare, condividere il controllo ed influenzare gli eventi e le istituzioni che incidono sulla propria vita”. Come si realizza l'empowerment (Kieffer 1984)? 1-senso di sé che promuove il coinvolgimento sociale attivo; 2-capacità di analisi critica; 3-abilità di sviluppare strategie di azione e di assunzione di responsabilità; 4-collaborazione e confronto con gli altri (es. nell'orientamento).
Psicologia di comunità-Corso di Studi in Educatore Sociale- Facoltà di Scienze della Formazione- Polo di Rimini 12 Empowerment e burnout nelle professioni d'aiuto IL PROCESSO DI EMPOWERMENT Pratiche di intervento Lo scopo principale è quello di aiutare le persone ad utilizzare le proprie forze, risorse, abilità e competenze nella risoluzione di problemi. Interventi su più livelli: 1-dimensione personale: stabilire un primo rapporto con l'utente e valutare i suoi bisogni e le sue possibili risorse: 2-dimensione inter-personale: seminari, incontri con piccoli gruppi, gruppi di auto aiuto rivolti a fornire conoscenze ed abilità necessarie per padroneggiare i compiti di sviluppo propri di una specifica situazione; 3-dimensione micro-ambientale: focalizzati sul cambiamento o la mediazione nell'ambito del contesto immediato dell'utente (incontri informativi sull'organizzazione di istituzioni ecc.) 4-dimensione macro-ambientale: coinvolgimento utenti su aspetti politici dei problemi; legame tra problemi personali e dinamiche sociali.
Psicologia di comunità-Corso di Studi in Educatore Sociale- Facoltà di Scienze della Formazione- Polo di Rimini 13 Empowerment e burnout nelle professioni d'aiuto IL BURNOUT DEGLI OPERATORI Freudenberger (1074), Maslach (1982) BURNOUT = BRUCIATO, SCOPPIATO, ESAURITO Stato di logoramento e stress psicofisico che rende l'operatore meno attento e disponibile ai problemi degli utenti. Risposta ad una situazione avvertita come intollerabile. Senso di impotenza acquisita. Sintomi fisici: fatica, mal di testa, disturbi gastrointestinali, insonnia, cambiamenti nelle abitudini alimentari, insonnia; Sintomi psicologici: senso di colpa, negativismo, alterazioni dell'umore, scarsa fiducia in sé, irritabilità, scarsa empatia e capacità di ascolto; Reazioni comportamentali: assenze o frequenti ritardi sul posto di lavoro, evitamento del dialogo, distacco emotivo dall'utente, scarsa creatività, ricorso a procedure standardizzate, spersonalizzazione nei rapporti.
Psicologia di comunità-Corso di Studi in Educatore Sociale- Facoltà di Scienze della Formazione- Polo di Rimini 14 Empowerment e burnout nelle professioni d'aiuto IL BURNOUT DEGLI OPERATORI Il danno del burnout investe tutti i soggetti coinvolti nella gestione dei servizi: Operatori; Utenti; Comunità: spreco di energie e di investimenti. Per Maslach (1982) il burnout è una sindrome caratterizzata da tre dimensioni tra loro indipendenti: ●Esaurimento emotivo: senso di “svuotamento” e di “inaridimento”; ●Depersonalizzazione: atteggiamenti negativi di distacco, freddezza e cinismo verso gli utenti; ●Ridotta realizzazione personale: percezione di inadeguatezza e incompetenza nel lavoro.
Psicologia di comunità-Corso di Studi in Educatore Sociale- Facoltà di Scienze della Formazione- Polo di Rimini 15 Empowerment e burnout nelle professioni d'aiuto IL BURNOUT DEGLI OPERATORI Cause della sindrome di BURNOUT: ormai si concorda pienamente sul fatto che il burnout non è semplicemente un sintomo di una sofferenza individuale collegata all'attività lavorativa, ma un possibile indicatore di inadeguatezze organizzative e un problema di natura sociale. POSSIBILI INTERVENTI (Cherniss 1980) 1-sviluppo professionale dello staff: incontri periodici, formazione dei neo-assunti, gruppi di sostegno, supervione; 2-cambiamenti nella struttura di ruolo e di lavoro: distribuzione dei compiti, prevedere periodi di riposo; 3-sviluppo del management: programmi di formazione per i responsabili; 4-incremento delle modalità di problem solving organizzativo e di presa di decisioni: strumenti formali (regole) per risoluzione di conflitti (organizzativi e non), partecipazione alle decisioni;
Psicologia di comunità-Corso di Studi in Educatore Sociale- Facoltà di Scienze della Formazione- Polo di Rimini 16 Empowerment e burnout nelle professioni d'aiuto IL BURNOUT DEGLI OPERATORI 5-definizione degli obiettivi del programma e di modelli di gestione: consapevolezza di avere obiettivi e scopi comuni, senso di responsabilità verso utenti e comunità sociale. Santinello e Furlotti (1992) propongono 4 programmi generali di intervento: 1-lavorare per obiettivi e piani; 2-promuovere la partecipazione del personale ai momenti decisionali; 3-agire sulla struttura dei compiti e delle mansioni; 4-realizzare un sistema di monitoraggio periodico.
Psicologia di comunità-Corso di Studi in Educatore Sociale- Facoltà di Scienze della Formazione- Polo di Rimini 17 IL GRUPPO NELLE PROFESSIONI D'AIUTO Il gruppo come setting formativo Distinzione tra GRUPPO, AGGREGATO e CATEGORIA SOCIALE. Caratteristiche che definiscono un GRUPPO: ●Relazioni tra i membri: di tipo faccia a faccia, ma possono essere anche indirette; ●Consapevolezza dell'appartenenza: da parte dei membri del gruppo; ●Consapevolezza dell'appartenenza: anche da parte dei membri esterni al gruppo; ●Sentimenti associati all'appartenenza: soddisfazione, orgoglio, gratificazione, ma a volte anche sentimenti negativi; ●Struttura interna del gruppo: norme, ruoli, posizione di potere.
Psicologia di comunità-Corso di Studi in Educatore Sociale- Facoltà di Scienze della Formazione- Polo di Rimini 18 IL GRUPPO NELLE PROFESSIONI D'AIUTO Il gruppo come setting formativo GRUPPO nel contesto lavorativo: ●Molte professioni richiedono la capacità di lavorare con gli altri; ●La qualità del lavoro non dipende dalla qualità professionale dei singoli individui; ●La qualità del lavoro dipende dalla capacità dei membri dell'organizzazione di collaborare al fine di raggiungere obiettivi comuni; ●Necessità di creare un clima soddisfacente per le persone che operano nell'organizzazione.
Psicologia di comunità-Corso di Studi in Educatore Sociale- Facoltà di Scienze della Formazione- Polo di Rimini 19 IL GRUPPO NELLE PROFESSIONI D'AIUTO Il gruppo come setting formativo Per Quaglino e Cortese (2003) la realtà dei gruppi di lavoro si esprime su due piani interdipendenti: 1-piano razionale (produttivo): fare insieme al fine di raggiungere gli obiettivi; 2-irrazionale-simbolico (relazionale): bisogno di stare insieme. Che relazione tra queste due dimensioni? Gruppi molto coesi che faticano a raggiungere i obiettivi (es. team sportivi). Gruppi poco coesi che raggiungono facilmente gli obiettivi (es.: idem). Studi sulla coesione di gruppo (Hogg 1992) 1-attrazione personale: simpatia reciproca tra i membri 2-attrazione sociale: senso di appartenenza ad una organizzazione o team. Può esserci attrazione sociale anche in assenza di att. pers.
Psicologia di comunità-Corso di Studi in Educatore Sociale- Facoltà di Scienze della Formazione- Polo di Rimini 20 IL GRUPPO NELLE PROFESSIONI D'AIUTO Il gruppo come setting formativo Per Francescato, Tomai e Ghirelli (2002) i gruppi di lavoro possono essere: 1-setting potenzialmente positivi (setting empowering); 2-setting potenzialmente negativi (setting disempowering) Grandi difficoltà a far funzione efficacemente un gruppo. Necessità di formazione al fine di rendere la capacità di lavorare in gruppo una delle competenze trasversali degli individui. ●Capacità di osservare e leggere ciò avviene nel gruppo ●Sviluppo del senso di collaborazione ●Sviluppo delle competenze comunicative ●Sviluppo delle competenze relazionali ●Allargamento delle strategie di coping ●Sviluppo delle competenze di leadership
Psicologia di comunità-Corso di Studi in Educatore Sociale- Facoltà di Scienze della Formazione- Polo di Rimini 21 IL GRUPPO NELLE PROFESSIONI D'AIUTO Il gruppo come strumento terapeutico e formativo ●Nei processi formativi di gruppo la concezione l'individuo non è considerato un vaso vuoto da riempire. ●Nel gruppo tutti i membri sono considerati portatori di conoscenze ed esperienze da scambiare con gli altri. ●Nel gruppo l'individuo è protagonista del proprio processo di formazione. SCOPI DEI GRUPPI TERAPEUTICI E DI FORMAZIONE ●promozione della (auto)consapevolezza; ●migliorare le capacità comunicative e relazionali; ●produrre cambiamento negli atteggiamenti e nei comportamenti dei membri.
Psicologia di comunità-Corso di Studi in Educatore Sociale- Facoltà di Scienze della Formazione- Polo di Rimini 22 IL GRUPPO NELLE PROFESSIONI D'AIUTO Il gruppo come strumento terapeutico e formativo SCOPI DEI GRUPPI TERAPEUTICI: ●portare l'individuo a superare problemi o comportamenti disfunzionali e/o patologici; ●migliorare il rapporto con sé e con gli altri. SCOPI DEI GRUPPI DI FORMAZIONE ●Aiutare i partecipanti a prendere coscienza delle proprie e altrui modalità di stare in gruppo; ●Aiutare i partecipanti a prendere coscienza dei fenomeni che avvengono al suo interno; ●migliorare i processi comunicativi e relazionali al fine di un avanzamento sia produttivo sia socioaffettivo del gruppo.
Psicologia di comunità-Corso di Studi in Educatore Sociale- Facoltà di Scienze della Formazione- Polo di Rimini 23 IL GRUPPO NELLE PROFESSIONI D'AIUTO Il gruppo come strumento terapeutico e formativo CARATTERISTICHE DEI GRUPPI TERAPEUTICI E FORMATIVI: ●Numero di partecipanti limitato (generalmente tra le 12 e 16 persone); ●Durata degli incontri di circa 1 ora e mezza/ due (ad eccezione degli incontri residenziali). TIPOLOGIE DI GRUPPO ● Gruppi terapeutici. – Scopi curativi: ● aiutare la persona a prendere coscienza delle radici del proprio disagio; ● Condivisione e conforto nella condivisione con altri che hanno lo stesso problema; ● Ricerca della soluzione sia nel conforto e sostegno del gruppo, sia in quello offerto dal terapeuta.
Psicologia di comunità-Corso di Studi in Educatore Sociale- Facoltà di Scienze della Formazione- Polo di Rimini 24 IL GRUPPO NELLE PROFESSIONI D'AIUTO Il gruppo come strumento terapeutico e formativo TIPOLOGIE DI GRUPPO ●T-group (group training). – Scopi di addestramento: Apprendimento (imparare ad imparare); ● ● Promozione del cambiamento; – Caratteristiche: ● Gruppi autocentrati (si lavora sul “qui ed ora”, su quello che succede all'interno del gruppo) ● Feedback del gruppo sui partecipanti sulle proprie modalità di interagire e di porsi agli altri;
Psicologia di comunità-Corso di Studi in Educatore Sociale- Facoltà di Scienze della Formazione- Polo di Rimini 25 IL GRUPPO NELLE PROFESSIONI D'AIUTO Il gruppo come strumento terapeutico e formativo TIPOLOGIE DI GRUPPO ●Gruppi d'incontro di Rogers. – Scopo di empowerment: ● Crescita della persona; ● Sviluppo della comunicazione; ● Sviluppo dei rapporti interpersonali. – Partecipanti: ● Persone non affette da patologie, ma bisognose di forti e intensi rapporti con gli altri per vincere il senso di solitudine e isolamento. – Caratteristiche: ● Esperienze intensive (durano più giorni) ● incontri residenziali: favoriscono gli scambi anche al di fuori delle sedute di gruppo; ● Conduttore come facilitatore dei processi di gruppo.
Psicologia di comunità-Corso di Studi in Educatore Sociale- Facoltà di Scienze della Formazione- Polo di Rimini 26 IL GRUPPO NELLE PROFESSIONI D'AIUTO Il gruppo come strumento terapeutico e formativo TIPOLOGIE DI GRUPPO ●Gruppi di formazione. – Scopi: ● Promozione di consapevolezza dei processi interattivi; ● Promozione del cambiamento di comportamenti interattivi; – Caratteristiche: ● Gruppi eterocentrati (non si lavora sul “qui ed ora”, ma su argomenti specifici: es. analisi delle modalità comunicative o di determinati comportamenti sociali). Articolazione in alcune tappe: 1-mappatura preliminare dei bisogni formativi dl gruppo; 2-progettazione dell'intervento sulla base della mappatura; 3-'intervento intensivo VS formazione ricorrente; 4-mix di metodi di intervento (lezioni frontali, attività di gruppo); 5-valutazione dell'intervento.
Psicologia di comunità-Corso di Studi in Educatore Sociale- Facoltà di Scienze della Formazione- Polo di Rimini 27 IL GRUPPO NELLE PROFESSIONI D'AIUTO Il gruppo come strumento terapeutico e formativo TIPOLOGIE DI GRUPPO ●Gruppi di supervisione. – Scopi: ● Affrontare problemi che vengono continuamente rimandati o risolti in modo abitudinario senza riflessione; ● Miglioramento del proprio lavoro e dei propri rapporti interpersonali; – Caratteristiche: ● Incontri periodici sotto la supervisione di un esperto.
Psicologia di comunità-Corso di Studi in Educatore Sociale- Facoltà di Scienze della Formazione- Polo di Rimini 28 IL GRUPPO NELLE PROFESSIONI D'AIUTO Il gruppo come strumento terapeutico e formativo TIPOLOGIE DI GRUPPO ●Gruppi di auto-aiuto (self-help). – Scopi: ● Mutuo aiuto tra i membri; ● Risoluzione di problemi specifici attraverso valori quali la solidarietà e la responsabilità specifica; – Caratteristiche: ● Piccoli gruppi a base volontaria; ● Forte senso di appartenenza di ogni membro al gruppo; ● Assenza di un esperto; ● Risorsa volontaria che colma i vuoti e le carenze dell'intervento istituzionale.
Psicologia di comunità-Corso di Studi in Educatore Sociale- Facoltà di Scienze della Formazione- Polo di Rimini 29 IL GRUPPO NELLE PROFESSIONI D'AIUTO Il gruppo come strumento terapeutico e formativo TIPOLOGIE DI GRUPPO ●Tipologie di gruppi di auto-aiuto. – Gruppi composti da persone che hanno problemi di controllo del comportamento (alcol, droga, gioco d'azzardo, sessualità eccessiva...) – Gruppi composti da persone portatrici di handicap o malattie croniche e quindi non possono cambiare la propria condizione (malattie croniche, handicap permanenti, malati terminali ...) – Gruppi composti da parenti di persone con problemi gravi (familiari di alcolisti, tossicodipendenti, malati psichiatrici, portatori di handicap, carcerati...) – Gruppi composti da persone che attraversano un periodo di crisi (lutti, separazioni, licenziamenti, violenza sessuale...)
Psicologia di comunità-Corso di Studi in Educatore Sociale- Facoltà di Scienze della Formazione- Polo di Rimini 30 IL GRUPPO NELLE PROFESSIONI D'AIUTO Il gruppo come strumento terapeutico e formativo Fasi iniziali del processo di auto aiuto (Grosso 1996). – Fase di avvio: incontri informali di due o tre amici che intendono allargare la propria esperienza anche ad altre persone che hanno lo stesso problema; ricerca di organizzazione (di volontariato che offra sostegno); – Fase di licenziamento del conduttore inizialmente messo a disposizione dell'organizzazione: fase di autonomizzazione del gruppo; – Fase di complessificazione dell'intervento: il gruppo comincia a promuovere iniziative nella comunità (attività di prevenzione, consulenze, progetti di intervento ecc.).
Psicologia di comunità-Corso di Studi in Educatore Sociale- Facoltà di Scienze della Formazione- Polo di Rimini 31 STARE IN GRUPPO L'avventura del neofita Studi sui bambini in età prescolare – Fase di osservazione a distanza; – Fase di gioco parallelo; – Fase di gioco interattivo. Strategie e tattiche con cui il bambino tenta di entrare nel gruppo: – Tattiche a basso rischio, poco intrusive e tollerate dal gruppo: gironzolare attorno al gruppo, mimare le attività del gruppo, aspettare, fare commenti; – Tattiche ad alto rischio, piuttosto intrusive: ridurre la vicinanza, attirare l'attenzione su di sè, fare azioni di disturbo, dire frasi non pertinenti alle attività in corso.
Psicologia di comunità-Corso di Studi in Educatore Sociale- Facoltà di Scienze della Formazione- Polo di Rimini 32 STARE IN GRUPPO L'avventura del neofita Strategie e tattiche che rendono più facile all'adulto entrare nel gruppo: – Svolgere un accurato esame di ricognizione per scegliere il gruppo giusto. – Giocare il ruolo del novellino esibendo comportamenti cauti, dipendenti ed attendisti. – Cercare tra i membri del gruppo dei tutor (mentore) che possano aiutare il neofita ad entrare ed inserirsi più facilmente. – Collaborare con nuovi altri arrivati.
Psicologia di comunità-Corso di Studi in Educatore Sociale- Facoltà di Scienze della Formazione- Polo di Rimini 33 STARE IN GRUPPO I ruoli nel gruppo – Leader. – Il nuovo arrivato. – Il capro espiatorio. – Il clown o buffone (un ruolo socio-emozionale che svolge una notevole importanza per allentare le tensioni di gruppo attraverso battute umoristiche, scherzi, uso dell'ironia).
Psicologia di comunità-Corso di Studi in Educatore Sociale- Facoltà di Scienze della Formazione- Polo di Rimini 34 STARE IN GRUPPO Il conformismo al gruppo Esperimento di Asch sul conformismo – Compiacenza. – Accettazione. – Convergenza.
Psicologia di comunità-Corso di Studi in Educatore Sociale- Facoltà di Scienze della Formazione- Polo di Rimini 35 STARE IN GRUPPO Dissenso e devianza dal gruppo Esperimento di Asch sul conformismo – Rifiuto esplicito o totale: il deviante viene considerato un impostore. – Rifiuto parziale: richiesta di riserbo e silenzio. – Ridicolizzazione: strategia di controllo sociale. – Disconferma: il dissidente viene trattato come se non si fosse, come se non esistesse. – Naturalizzazione. strategia volta a rovinare la credibilità del dissidente attraverso: ● Biologizzazione ● Psicologizzazione ● Sociologizzazione
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